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Autore: L_Fy    09/02/2009    15 recensioni
"Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai per una selva oscura, ché la diritta via era smarrita. Ahi quanto a dir qual era è cosa dura esta selva selvaggia e aspra e forte che nel pensier rinova la paura! Tant'è amara che poco è più morte; ma per trattar del ben ch'i' vi trovai, dirò de l'altre cose ch'i' v' ho scorte." Dante Alighieri, La Divina Commedia
Genere: Commedia, Azione, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 4: Il messaggero

Capitolo 4: Il messaggero

Ed elli a me: «Ritorna a tua scïenza,
che vuol, quanto la cosa è più perfetta,
più senta il bene, e così la doglienza.

Tutto che questa gente maladetta
in vera perfezion già mai non vada,
di là più che di qua essere aspetta».

 

Dante Alighieri, La Divina Commedia Inferno, Canto VI

 

“E adesso che si fa?” borbottò Gino camminando di buona lena appena fuori dal convento. La porta alle sue spalle si era richiusa con un tonfo secco, definitivo, come a dire: lasciate ogni speranza, o voi che uscite… Lorella sembrava di nuovo sul punto di scoppiare a piangere ed Eva la guardò storto.

“Tu, pulce, potresti anche tornare dentro e rimanere con Giacinta” grugnì burbera guardando da un’altra parte “Non sei obbligata a rischiare la vita con noi, visto che sei capitata in mezzo a questo casino senza avere colpa. Oddio, personalmente l’idiozia congenita per me è una colpa gravissima, ma visto che Raf ha già aperto la bocca per enumerarmi le trecentododici beatitudini, taglio corto. Puoi andare. Anzi, ti conviene andare, e correre anche prima che buttino via la chiave.”

Lorella socchiuse la bocca e guardò un attimo verso la porta chiusa con aria vagamente speranzosa: poi, lo sguardo le cadde su Raf che le sorrise radioso e bellissimo e di colpo sembrò molto meno fragile e indecisa.

“Io resto con te.” sentenziò coraggiosamente e mentre Gino sogghignava perversamente Eva aggrottò le sopracciglia irritata.

Agitando imperiosa la mano, allontanò Raf dalla ragazza e la trascinò in avanti afferrandola rudemente per il braccio.

“Ascolta, gioia” le ruggì sottovoce all’orecchio senza nemmeno guardarla in faccia “Lasciatelo dire prima che ti cacci nei guai: Raf è zona vietata. Chiaro? Puoi anche piagnucolare tutto il tempo e strusciarti addosso a lui o sezionare ed esibire tutto il tuo ben di Dio su un vassoio d’argento come una porzione di sushi, ma quello non lo smuovi. E’ un Arcangelo: ormoni zero, capito? Il massimo che può offrire è deliziarti con un Coro angelico: lasciatelo dire, una noia mortale. Quindi, se lo fai per il biondo, lascia perdere e fila dalla zitella rinsecchita, è molto meglio così.”

Lorella fissò i grandi occhi sporgenti e stupefatti su Eva con un accenno di meraviglia.

“Piace anche a te!” constatò con evidente meraviglia ed Eva fu lì lì per mollarle un cazzotto tra gli incisivi superiori: desistette per un pelo e solo perché Raf sarebbe di sicuro accorso in salvataggio della donzella in pericolo, coccolandola con tanta dolcezza da far venire il diabete.

“Che stronzata!” si limitò a grugnire lanciando quasi fumo dalle narici “Avanti, caccola, sbrigati a tornare indietro.”

Lorella tentennò un attimo, guardò di nuovo la porta e di nuovo Raf sempre con quella luce incerta negli occhi. Gli ingranaggi del suo cervellino ronzarono con palese attività mettendo a confronto, soppesando e valutando. Quando tornò a girarsi verso Eva, il viso tirato e gli occhioni che quasi cadevano di sotto, sembrava più spaventata che mai.

“Io rimango con te.” miagolò con pochissima convinzione e subito sembrò pentita delle sue stesse parole.

Eva la fulminò con lo sguardo e Raf, prontamente, corse in soccorso di Lorella, passandole protettivo un braccio sulle spalle.

“Hai finito di strapazzare questa poveretta?” chiese con seria aria di rimprovero a Eva che si trattenne a stento dal mollare a lui il pungo destinato prima a Lorella.

“Questa demente non vuole tornare da Giacinta” bofonchiò inferocita “Convincila tu.”

Raf le lanciò un delicato sguardo di sfida prima di chinarsi su Lorella con radiosa aria materna.

“Non ti preoccupare, piccola, penserò io a te.” disse marciando davanti a Eva che venne prontamente affiancata da un garrulo e ridanciano Gino.

“La piccoletta punta in alto, eh?” gracidò l’Umano ridacchiando segretamente nel vedere la faccia di Eva verdastra di bile “Nientemeno che un Arcangelo… d’altra parte, è così tenera, così bisognosa di aiuto: un cuccioletto. Un batuffolo d’ovatta. Non fa tenerezza anche a te?” 

“Come no” grugnì Eva fissando malevola la ragazza davanti a lei abbarbicata addosso all’Arcangelo “Visto che non posso ridurla in poltiglia di materiale organico senza scatenare le ire dell’Arcangelo, se le offrissi un caffè e ci sputassi dentro mi sentirei meglio, secondo te?”

*          *          *

“Io ho un’idea.” sentenziò Gino con solennità e tutti, persino Lorella, lo fissarono guardinghi.

Le idee di Gino, in genere, non riscuotevano un gran successo: o simulavano il genocidio di massa o contemplavano l’uso di materiale radioattivo ed Eva era spesso incline a non prenderle in considerazione.

“Illuminaci” disse però in quel momento buttandosi a sedere su un divano bitorzoluto dall’orribile color vomito “In fondo, siamo in casa tua e qui hai tutti i diritti di parlare.”

Gino, prima di rispondere, si guardò intorno soddisfatto: aveva proposto il suo appartamento come rifugio momentaneo, dichiarandolo assolutamente sicuro, e Raf e Lorella avevano accettato entusiasti la proposta. Eva un po’ meno e quando erano arrivati a casa di Gino, l’Arcangelo e l’Umana avevano anche capito perché. L’appartamento stava in un fatiscente palazzone di periferia, sommerso dai panni stesi tra corde precarie e paraboliche appese dove capitava. Le persiane erano tutte chiuse, anzi, più che chiuse: erano inchiodate con metodica cura con regolari assi di legno. Sulla porta d’ingresso c’era la prima trappola, ovvero un secchio pieno di Acqua Santa pronto a rovesciarsi su un eventuale e incauto visitatore indesiderato. L’aveva scoperto bene Raf che se l’era beccato in testa mettendo un piede in fallo entrando per primo nell’appartamento. Il resto delle stanze era un surreale inno alla paranoia misto a inquietante sete di sangue: in camera da letto, tanto per dire, c’era una specie di tagliola rudimentale, e anche il bagno pullulava di inquietanti fili tesi, pronti a scatenare chissà quale orrore. Lorella nel vedere com’era conciata la stanza aveva smesso immediatamente di sentire lo stimolo della diuresi.

“Sentiamo l’idea.” approvò Raf che si stava ancora asciugando dopo l’imprevista doccia con Acqua Santa con un telo di spugna morbido come una fresatrice al titanio.

Gino si alzò dalla sedia traballante e passeggiò impaziente intorno al tavolo (su cui stava una montagna precaria di pallottole e uno spruzzino pieno di Acqua Santa).

“Ecco” sentenziò ispirato “Se davvero sei sicura che non sia stato Vlad a tentare di ucciderti, allora dovresti chiedere il suo aiuto.”

Le parole di Gino caddero fra loro pesanti come un macigno: persino Raf sembrò incurvarsi sotto il loro peso.

“No.” rispose immediatamente Eva con un tono che non ammetteva repliche sprofondando nel divano. Raf e Gino si guardarono in silenzio, valutando la risposta di Eva: con comprensione il primo, con scaltro scetticismo il secondo.

“Eva” mormorò infine Raf, gli occhi celesti liquidi di pazienza e di comprensione “Non credo che ci siano alternative all’idea di Gino, e tu lo sai bene. Sei ancora in pericolo e non abbiamo nemmeno più la protezione di Giacinta. Nessuno può aiutarci. Devi riunire il Triumviro. Devi contattare Vlad.”

“Cazzo, no.” ribadì Eva, cocciuta.

Lorella fece saettare lo sguardo da uno all’altra, preoccupata.

“Triumviro? Vlad?” domandò con una vocetta accorata “Vi decidete a dirmi chi o cosa sono?”

Eva e Raf si sfidavano con gli occhi, scintillanti e cattivi quelli di lei, miti e buoni quelli di lui.

“Rispondile, Eva” sbottò a sorpresa la vociona cupa di Gino spezzando un silenzio duro e freddo come acciaio “La ragazzina ha il diritto di sapere.”

“Chiudi il becco, Gino” ordinò la voce gelida di Eva “Non esporre Lorella più di così.”

“Non esporre?” quasi singhiozzò Lorella con occhi lucidi “Eva, e secondo te non sono già esposta?”

Eva le lanciò uno sguardo scuro e insondabile.

“Credimi” mormorò con voce atona ma convincente “Tutto quello che ti è successo sono fiorellini e stelline a confronto di quello che ci aspetta se ti parlo di Vlad.”

“Ma non abbiamo scelta” le ricordò Raf con tranquilla determinazione prima di dirigere il suo dolce sguardo azzurro su Lorella “Te lo dirò io. Vlad è un Demone.” 

“Raf!” sibilò minacciosa Eva, ma Raf la ignorò con un sorriso di scuse.

“Anzi, dovremmo dire forse il Demone… come Dio ha i suoi Arcangeli, i consiglieri e più stretti collaboratori, così Satana ha i suoi Demoni di fiducia. Vlad è uno di loro.”

“Un Demone” meditò Lorella cercando di non cadere nell’isteria “Dobbiamo chiedere aiuto a un Demone.”

Il Demone.” rettificò Gino con enfasi.

“Perché dobbiamo chiamare proprio lui?” chiese Lorella con voce tremula.

Ci fu un breve silenzio che alla fine fu Eva a spezzare: sembrava stanca mentre distoglieva gli occhi da quelli di Raf.

“Perché Vlad non mi può uccidere” spiegò con voce monocorde “E’ il mio Tutore.”

*          *          *

“Tu… tutore?” balbettò Lorella incerta.

“E’ una storia lunga” spiegò Raf sospirando “Lunga e dolorosa. Eva non ama ricordala.”

“Ci puoi scommettere il culo che non amo ricordarla.” ringhiò Eva con aria feroce.

Lorella si guardò intorno spaesata e Gino ebbe pietà della sua confusione.

“Vedi, Lorella, Eva è un Sanguemisto” disse con voce tranquilla “I Sanguemisto, l’avrai capito, sono esseri strani. Nascono, rarissimamente, dall’unione di due Mezzi opposti e se sopravvivono all’infanzia se li contendono sia gli Angeli che i Demoni perché il fatto che riescano a stare sia da una parte che dall’altra li rende molto utili qui sulla Terra. Ma ufficialmente i Sanguemisto non esistono e non ci sono regole che governino la loro esistenza perché di fatto nessuno sa dove collocarli.”

“Qualcuno del Comitato di Sorveglianza ebbe la brillante idea di far decidere a loro stessi” mormorò Eva “Dopotutto, se hanno il libero arbitrio delle bestie ingrate come gli esseri umani, perché non i Sanguemisto?”

“Si decise di provare l’esperimento con un Sanguemisto bambino” aggiunse Gino “Affiancato da due Tutori, un Angelo e un Demone.”

“Perché due tutori?” domandò Lorella sbalestrata “Non capisco…”

“Perché il Sanguemisto bambino venisse equamente informato e potesse scegliere con il libero arbitrio da che parte stare” continuò Eva accademica senza voltarsi “Una cazzata madornale, adesso lo sappiamo, ma si vede che a qualcuno era sembrata un’ottima idea.”

“Una Sanguemisto in particolare sembrava perfetta per l’esperimento” mormorò Raf “Una bambina sopravvissuta all’età della contaminazione. Era sveglia. Bella, molto bella… intelligente…”

“Un po’ stronza no?” gorgogliò Gino ed Eva, involontariamente, sorrise.

“Venne scelta. Aveva dieci anni, gli occhi più grandi che avessi mai visto e un sacco di indisciplinati capelli neri.”

“Eva.” gorgogliò Lorella, come se la cosa non fosse già più che palese.

“La scelta per l’Angelo e il Demone fu un pelino più difficile” glissò Eva “Ma alla fine scelsero coloro che rappresentavano il meglio e il peggio di ogni rispettiva fazione.”

“Vlad e Raf, se non lo avessi ancora capito” commentò Gino di ottimo umore “Il compito di ogni tutore era quello di infondere nel Sanguemisto bambino le conoscenze che potessero farlo diventare un alleato Divino o Infernale, a sua scelta. Sempre che qualcuno dei due non cominciasse a giocare sporco.”

“Altra illuminazione mistica” sospirò Eva “E’ stato per prevenire e limitare possibili imbrogli che nacque il Triumviro.”

“L’hai nominato prima!” esclamò Lorella partecipe.

“Il Triumviro è un Patto vincolante e indissolubile” proseguì imperterrita Eva “L’Angelo, il Demone e il Sanguemisto vengono uniti da un legame di reciproca parità che li mette tutti sullo stesso piano di forza. Nessuno può prevalere sull’altro: gli effetti dei rispettivi poteri si elidono. Sembrava perfetto per chi ha studiato questa soluzione, ma avevano tenuto conto solo del fatto che Angeli e Demoni non potevano andare d’accordo. In realtà, il Triumviro potrebbe risultare pericoloso.”

“Molto pericoloso.” sospirò Raf.

“Non devastante?” propose Gino garrulo.

“Non c’è proprio niente di cui ridere” si rabbuiò Eva “Il Triumviro lega tre entità che appartengono a tre universi opposti e si basa sulla certezza che non possono avere lo stesso obbiettivo. Ma se, sfidando qualsiasi legge fisica, Infernale e Divina, Angelo, Demone e Sanguemisto si trovassero in perfetta sintonia su qualcosa…”

“… il potere del Triumviro sarebbe inestimabile e li renderebbe più forti del Paradiso e dell’Inferno.”

“Wow.” mormorò Lorella impressionata fissando Eva quasi con venerazione.

“Ovviamente, il Comitato di Sorveglianza che studiò l’applicazione del Triumviro capì di aver fatto un errore madornale” concluse Eva quasi con tristezza “Quindi, dopo l’esperimento malriuscito con me, Raf e Vlad, scrisse nelle Leggi che poteva esistere uno e un solo Triumviro e la sua applicazione crollò.”

“Esperimento malriuscito…?” domandò Lorella, ma la faccia di Eva fu una risposta più che sufficiente.

“Meglio non chiedere, bimba” suggerì Gino sottovoce “Prendi atto e basta.”

“Ok” sospirò Lorella, per niente tranquillizzata “Ma questo legame, questo Triumviro… è ancora valido o no?”

Eva scambiò un rapido sguardo con Raf che sembrò quasi evitarlo.

“E’ valido.” disse l’Angelo dopo un lungo silenzio, ma sembrava quasi dispiaciuto.

“Quindi, questo Vlad…?” mormorò Lorella cambiando prontamente direzione.

“E’ il mio Demone Tutore” concluse Eva senza guardare nessuno “Come Raf è il mio Angelo Tutore.”

“E ora non abbiamo altra scelta che chiamarlo per riunire il Triumviro.” sospirò Raf.

*          *          *

“Ma non era dai Demoni che stavamo scappando?” mormorò confusa la ragazza e Raf, con pochi passi leggeri, le si avvicinò e la abbracciò delicatamente.

“Nessun Angelo può sapere qualcosa di ciò che complottano negli Inferi” spiegò con voce musicale “Ammettiamolo, chi vuole Eva morta è potente, così potente che nessuno nel regno dei Cieli vi può proteggere. Non posso farlo nemmeno io che sono un Arcangelo, il consigliere di Dio, la sua più diretta e pura emanazione. Dobbiamo chiedere aiuto a qualcuno che sa cosa sta succedendo, per cercare di capire come muoverci.”

Dopo un attimo di sbalordito silenzio, Lorella scattò in piedi come se fosse stata caricata a molla.

“Beh, allora che aspettiamo?” cinguettò di colpo ottimista “Chiamiamo questo Vlad subito!!”

Tutti le lanciarono uno sguardo cupo, rimanendo in silenzio.

“Non è così semplice” sbottò alla fine Eva incrociando le braccia sul petto “Prima di tutto, Vlad non è più sulla Terra.”

“Oh” si smontò Lorella afflosciandosi di nuovo sul divano “E dov’è andato?”

“All’Inferno” spiegò brevemente Gino a una sempre più confusa Lorella “Al calduccio e al sicuro nel suo nido adorato. Ora che è un pezzo grosso non può permettersi di rimanere sulla Terra. Ha troppi nemici qui e in forma umana rischierebbe troppo la sua posizione.”

“Po… posizione?” balbettò Lorella, incerta “Vuoi dire che sulla Terra potrebbe morire?”

“In un certo senso sì” rispose Raf sospirando “Se venisse ucciso sulla Terra perderebbe i suoi privilegi di Demone e finirebbe nel girone dei Dimenticati.”

“Vlad ha troppo da perdere per rischiare una cosa del genere” terminò lugubremente Eva “Non tornerà mai e poi mai sulla Terra.” 

“Ma per te potrebbe farlo” si infervorò Lorella speranzosa “In fondo voi siete uniti da quella cosa, il potere del trio o qualsiasi cosa sia il Trigono…”

Eva le lanciò uno sguardo strano, quasi imbarazzato.

“A dire il vero, da quando il Triumviro si è sciolto Vlad e io non siamo rimasti esattamente in buoni rapporti.”

“Tu hai violato le regole” le ricordò Raf sottovoce, senza acrimonia “Hai cercato di far uccidere Vlad.”

Gino sollevò la faccia, sorpreso: questo pezzo non lo conosceva nemmeno lui.

“Avevo le mie ragioni” rispose Eva monocorde fissandosi le unghie con concentrazione “E credimi, Raf, se potessi ci proverei ancora.”

“A questo punto, però, sarà meglio che mimetizzi i tuoi istinti omicidi” buttò lì Gino con leggerezza “Io ovviamente non ne so un cazzo di Triumviri e di diplomazia, ma ho sentito parlare spesso di questo Vlad e so che non è affatto un bene averlo come nemico. Anzi, a quanto mi risulta, nessuno si è mai permesso anche solo di respirare in senso contrario, quando lui è nei paraggi.”

“Sì, Vlad è pericoloso” meditò Raf aggrottato “Se Eva non fosse protetta dal potere del Triumviro, non le proporrei mai e poi mai di avvicinarsi a lui.”

“Perché?” pigolò Lorella, di nuovo spaventata “Cos’è…? C-cosa fa questo Demone?”

Eva e Raf si scambiarono uno sguardo di tacito accordo, ma Gino saltò su prima che i due potessero zittirlo.

“E’ il direttore del Nodo, adesso” esclamò allegramente “Ma lo dirige dal basso… direttamente dal girone dei Lussuriosi. Praticamente, è il capo di Cornelia.”

“E abitano insieme?” domandò Lorella ma l’occhiataccia cupa di Eva fu una risposta più che sufficiente.

“Te l’ho detto che Vlad non è nel nostro Piano” continuò Gino imperterrito “Attualmente, è ben chiuso all’Inferno come un baco nel suo bozzolo, e fino a ieri pensavo fosse meglio così. Sai, Eva è molto debole con la sua categoria di Demoni.”

“Lussuriosi” spiegò Raf sottovoce, come se fosse una parolaccia troppo forte per essere detta a voce alta “Come sua madre.”

“Se non imparate a tenere il becco chiuso vi taglio la lingua e la do in pasto al cane, cazzoni.” ringhiò immediatamente Eva, le guance pallide e fredde come marmo.

“Non arrabbiarti, Eva” sorrise Raf allungando premuroso una mano verso di lei “Tutti hanno qualche debolezza: è per questo che ci sono sette peccati capitali e non uno solo. Tu sei in gamba e sei forte, ma sei anche giovane ed è normale che…”

“Io non sono affatto debole nei confronti di Vlad” tagliò corto Eva con occhi scintillanti “E questo è tutto, chiaro?”

Lorella annuì in silenzio, spaventata; Raf si limitò a sospirare, i begli occhi azzurri miti e pazienti fissi su quelli febbricitanti di Eva; Gino si alzò in piedi facendo scroccare le dita tra di loro.

“Allora, compagni, ricapitoliamo” esordì con voce tonante “Dobbiamo trovare un Demone, anzi, il Demone; questo simpatico figuro è un po’ il pappa supremo dell’Inferno, è inaccessibile come i gioielli della Corona, pericoloso come un mamba incazzato e, oltretutto, ce l’ha a morte con Eva perché lei ha tentato di farlo uccidere. Qualcuno di voi ha un’idea su come contattarlo?”

*          *          *

Lorella trottava con il naso all’insù, ben aggrappata al braccio di Raf che le camminava accanto con la sua splendida camminata sciolta. La strada notturna era stranamente affollata di gente dall’aria inquietante: uomini a un passo dalla vecchiaia con l’aria guardinga, extracomunitari dagli sguardi folli, ragazze di tutte le taglie e le colorazioni di pelle… Un curioso melting pot metropolitano catapultato ai bordi della campagna. La Bruciata, per i residenti, era da secoli la zona a luci rosse del distretto di Modena. Aveva passato indenne l’avvento delle nigeriane, delle slave e infine delle russe. I papponi, riconoscibili a colpo d’occhio, avevano tutti occhi feroci e nasi spaccati, come se avessero voluto portare in faccia i segni della loro vita nella jungla. Per Lorella, quel paesaggio decadente era del tutto nuovo, spaventoso… quasi esaltante. I suoi occhioni sporgenti registravano tutto, facce soffocate di trucco, capelli ossigenati, tanfo di sudore e urla sguaiate. Nonostante fosse nel bel mezzo della strada e tutti li guardassero incuriositi, si sentiva al sicuro al braccio di Raf. Quest’ultimo, poi, teneva il capo chino dall’imbarazzo tanti erano i fischi e gli inviti poco ortodossi che riceveva da chiunque lo incrociasse, uomini e donne indifferentemente. Eva marciava davanti a loro, truce in viso con l’impermeabile svolazzante; Gino invece stava dietro, placido e sorridente come un putto preraffaelita. Insieme formavano un ben strano corteo: certo, però, non più strano del travestito di colore grande e grosso come un carro armato che fece veleggiare la sua enorme parrucca bionda e il suo gonnellino di lustrini argentati verso di loro, caracollando su due tacchi vertiginosi.

“Eva!” strillò in un falsetto agghiacciante piombando sulla ragazza: la afferrò e la sollevò da terra con sincero entusiasmo sbaciucchiandole rumorosamente le guance come se fosse una bambola di pezza.

“Piccola!” ruggì poi di nuovo sorridendo raggiante “Quant’era che non ti facevi vedere? Sei diventata… uno schianto!!” 

La posò a terra radiografandola con tanta intensità che riuscì a metterla a disagio.

“Ciao Heidi” salutò sorridendo “Tu invece non sei cambiata di una virgola: sempre la stessa parrucca pulciosa… oh, aspetta! Ma quello non è un paio di tette nuove di zecca?”

L’enorme travestito gonfiò fiero il petto, rischiando di provocare un incidente diplomatico facendo rigurgitare il seno prosperoso e solido dalla scollatura abissale.

“L’hai detto, cocca” cinguettò sorridendo “Mi ci sono voluti due anni di marchette, ma adesso… oh!”

L’interruzione di rigore avvenne quando lo sguardo vivace del tizio piombò su Raf, il quale immediatamente arrossì fissandosi imbarazzato i piedi. Gli occhi di Heidi si allargarono così tanto che a guardarli ci si poteva cadere dentro.

“Gesù!” strillò poi con evidente estasi tutt’altro che mistica.

“Beh, quasi” sorrise Eva per niente scossa mentre Raf arrossiva ulteriormente e diventava se possibile ancora più deliziosamente bello e angelico “Lui è Raf. E gli altri sono Gino e Lorella.”

Heidi non guardò i due Umani nemmeno di striscio: i suoi occhi famelici erano fissi su Raf e la sua bocca gonfia e rossa era socchiusa in un’espressione di estatica lussuria.

“Ehm… ciao.” mormorò Raf azzardando uno sguardo rapido tra le ciglia e Heidi sembrò sul punto si mettersi a ululare sbavando come un San Bernardo.

“Ciaaaaaaooo…” sospirò con golosa voce gutturale “Gioia, lasciatelo dire, sei il più bel pezzo di…”

“Heidi” lo interruppe Eva precipitosamente frapponendosi fra lui e Raf “Lascia stare il mio amico, ok? Abbiamo bisogno del tuo aiuto e della tua lucidità e quando metti in moto gli ormoni sei molto poco lucido.”

“Lucida” rettificò Heidi distrattamente aggrottando due sopracciglioni così folti da sembrare una succursale del Gran Paradiso “Cocca, se quel pasticcino allo zucchero è merce tua tengo giù le zampe, ma lasciatelo dire, un gioiellino così fai male a portartelo in giro! Quegli occhioni e quei fianchi stretti da ragazzina… solo a guardarlo vien voglia di…”

“Heidi” sospirò di nuovo Eva, impaziente ma ancora sottilmente divertita “Stai a cuccia. Non vedi che lo metti in imbarazzo? Senti, dobbiamo parlarti. In privato. Hai mica un posto sicuro dove appartarci?”

Heidi annuì senza nemmeno guardarla: con evidente disgusto da parte di Lorella e altrettanto evidente divertimento da parte di Gino, mandò un umido bacio a Raf grondante promesse di tutti i tipi e segnò col pollice alle sue spalle.

“Dì là” gorgogliò senza staccare un attimo gli occhi dall’Arcangelo “Nel mio ufficio. Però viene anche il bambolotto, che mentre tu parli io mi rifaccio gli occhi.”

e se riesco qualcos’altro, pensò con tanta evidenza che quelle parole parvero stamparsi sulla sua fronte.

Raf per poco non affogò nel suo stesso imbarazzo, Gino ridacchiò e Lorella sbuffò oltraggiata.

“Heidi.” mormorò ancora Eva, ma stavolta era già rassegnata.

*          *          *

L’ufficio di Heidi era un furgone Fiat con i sedili girati al contrario per simulare un confortevole salottino e una discreta tenda di perline a separare la zona conversazione dal “reparto notte”. Mentre Lorella, Gino ed Eva si stipavano sul sedile posteriore e Raf si incantucciava in un angolino il più possibile lontano da Heidi, il travestito di colore di accartocciò non senza sforzo su uno dei sedili liberi, schiacciando la parrucca bionda contro il tettuccio bisunto.

“Allora, cocca” cinguettò poi ammiccando verso Raf con un sorrisone da squalo “Qual buon vento ti porta qui alla Bruciata?”

“Ho bisogno del tuo aiuto.” mormorò Eva tornando seria dopo un attimo di riflessione.

Heidi annuì strizzando l’occhio ricoperto di mascara a Raf.

“Certo, certo” cinguettò poi con voce cavernosa “Sai che sono sempre felice di aiutarti!”

Lorella fissò Eva speranzosa, ma la ragazza rimase seria e corrucciata mentre Gino grugniva qualcosa dall’aria molto scettica.

“Si tratta di qualcosa di molto particolare” continuò Eva lentamente “E anche potenzialmente pericoloso.”

“Io ci sguazzo nei potenzialmente” sussurrò Heidi sbattendo le ciglia in faccia a Raf “Che ti è successo, cocca? Hai fatto arrabbiare mammina?”

Eva si rabbuiò con aria decisamente irritata: Raf se ne accorse, allungò una timida mano a sfiorarle il polso e cercò i suoi occhi con le terse iridi celesti.

“Tranquilla, Eva” disse con voce musicale “Non è il momento di arrabbiarsi.”

Eva annuì, distratta dal tepore della mano di Raf sul braccio: com’era che bastava che lui la toccasse per rendere tutto il resto insignificante e privo di valore?

“Dunque!” scattò Heidi imbronciandosi vistosamente davanti alla complicità dei due “Di che hai bisogno, cocca?”

“Ho bisogno di un morto.” dichiarò Eva con estrema serietà.

Lorella si girò attonita a guardarla, ma rimase in silenzio: Eva non aveva voluto scucire una sola parola su quello che aveva definito “l’unico cazzo di piano che le fosse venuto in mente”.

“E come lo vuoi?” domandò invece Heidi con aria estremamente professionale “Maschio, femmina, fresco, putrefatto, intero, a pezzi…”

“Mi serve vivo.” rispose Eva e a questo punto Lorella smise di ascoltare, chiudendo gli occhi e iniziando a zappare con convinzione il suo personalissimo giardino Zen mentale.

“Capisco” meditò Heidi con gli occhi brillanti “Beh, questo ti costerà un po’ caro…”

“Andiamo, Rodolfo!” sbuffò Gino con voce tonante “A te non costa niente segnalarcene uno! Sei diventato tirchio tutto d’un colpo o stai mettendo via i soldi per tagliuzzarti via il pisello?”

Heidi lanciò uno sguardo terribile verso Gino e si gonfiò come un gallo in un pollaio.

“Io mi chiamo Heidi!” sibilò offeso con un vocione da camionista che fece rimbombare le portiere del furgone “Capito, ciccione psicopatico? Heidi! Una donna! E tu sei solo uno… stronzo maleducato!”

Si girò bruscamente, le spalle scosse da silenziosi singhiozzi oltraggiati. Eva fulminò Gino con lo sguardo, ma lui si limitò a fare spallucce e a limarsi l’unghia del pollice con la punta di un coltellaccio da caccia che si era tolto con nonchalance dalla tasca.

“Scusaci, Heidi” sospirò Eva con malcelata impazienza “Gino non voleva offenderti. E’ che è fatto così, ciccione psicopatico e anche coglione. Lo frusterò ben bene quando torniamo a casa, ma adesso mi serve davvero il tuo aiuto: puoi per favore, in nome dei bei tempi andati, trovarmi un morto vivo?”

Heidi cogitò in silenzio per un pezzo, tirando su col naso; poi si girò di mezzo profilo con aria sostenuta.

“Posso farlo” dichiarò con voce querula “E non ti chiederò niente, alla faccia del ciccione che mi dà della tirchia.”

“Grazie, Heidi” mormorò Eva nascondendo un sorriso quando Gino le strizzò l’occhio, soddisfatto “Te ne sono davvero grata. Mi ricorderò che mi hai aiutato nel momento del bisogno senza chiedere niente in cambio.”

“Ecco, brava” approvò Heidi ammansita “Magari per ringraziarmi mi lasci dieci minuti sola col bambolotto biondo, qui…”

Raf sobbalzò penosamente ed Eva trattenne a stento uno sbuffo impaziente.

“Ma dico, siete impazziti?!?” sbottò Lorella improvvisamente, stufa di zappare inutilmente il suo giardino Zen mentale “State qui a parlare di morti vivi come se… come se esistessero veramente! Non ci sono i morti vivi, non nella vita reale! Ma ormai, chi lo sa più dove sono finita?! Prima gli Angeli, poi gli zombie, sembra di essere in un film di Dario Argento!!”

Quasi nessuno le prestò attenzione, tranne Gino che la fissava con interesse quasi accademico.

“Calmati, pulce” sentenziò Eva annoiata “I morti vivi esistono eccome, senza scomodare gli zombie. Tutti i mortali sono vivi in attesa di morire: chi prima e chi dopo, tocca a tutti.”

“Heidi ha un dono” spiegò Gino sogghignando “Riesce a vedere se un vivo tirerà le cuoia entro breve. Un cadavere che ancora non sa di esserlo, per intenderci: un morto ancora vivo.”

“Oh, adesso si che è chiaro.” ringhiò Lorella allucinata tornando ad accasciarsi sul sedile.

“Credo di aver intuito il tuo piano, Eva” continuò Gino sorridendo “Oddio, secondo me fa abbastanza schifo, ma nel suo piccolo è davvero geniale. Da mentecatta che si è bevuta il cervello, ma geniale.”

“Ti ringrazio, Gino” sibilò acida Eva “Non so davvero cosa farei senza il tuo costante sostegno. Allora, Heidi, mi serve un morto vivo adesso, qualcuno in mezzo ai tuoi clienti.”

“Un lussurioso!” saltò improvvisamente su Raf, illuminandosi come una lampadina “Ho capito! Stai cercando un peccatore che muoia andando dritto all’Inferno!”

“Nel girone dei lussuriosi, per la precisione” sogghignò Gino raggiante “Dove si troverà al cospetto nientemeno che del capo del Nodo…”

“Vlad!” mormorò Lorella intuendo in un lampo la situazione.

*          *          *

Ermanno Severi arrancò verso la sua automobile armeggiando impacciato con la cintura dei pantaloni. Diamine, pensò ansimando come una locomotiva a vapore, oramai non aveva più l’età per andare a puttane. Ogni volta di più il cuore gli partiva a razzo, saltellando nel suo petto come una maledetta cavalletta dispettosa, costringendolo ad ansimare e a sudare come un maiale sulla puttana di turno. Alla Bruciata lo evitavano tutte, ormai: un po’ per lo schifo dei suoi grufolamenti, un po’ perché gli piaceva menare le mani, ma per quello Ermanno pagava profumatamente, no? E che cazzo, se fosse andato in cerca di una scopata e basta avrebbe chiuso gli occhi e usato quella prugna rinsecchita della moglie, no? In fondo, aveva pur diritto anche lui al suo fiasco di lambrusco e al suo divertimento quotidiano, no?

Arrivato alla sua auto, si appoggiò al cofano, chiudendo gli occhi per riprendere fiato: sentiva le guance febbricitanti, la schiena completamente zuppa di sudore e il cuore che faceva un rumore assurdo nel petto (Ta-Ta-PUM!-Ta-Ta-Ta…PUM!). Neanche stesse suonando la samba! Quelquel rumore caraibico lo inquietava un pò.

“Ehi, tu.”

Una voce di donna, vicinissima, lo fece girare di colpo (Ta- PUUUM!): poco distante da lui, Ermanno vide una ragazza con addosso un impermeabile, molto bella e molto seria, che lo guardava con due incredibili occhi neri.

“Non stasera” ragliò Ermanno valutando che avrebbe tenuto a mente quei due occhioni da letto “Ma se rimani nei paraggi…”

La ragazza gli fu addosso così rapidamente e con tanta grazia che Ermanno nemmeno se ne accorse: si trovò solo premuto contro la sua auto, con forza ma non dolorosamente.

“Ascoltami bene, ciccio” mormorò la ragazza contro la sua faccia alitandogli contro un delizioso profumo di fiori “Stampati in testa questa cosa: dì a Vlad che lo voglio incontrare. Domani, all’anticamera dell’Inferno, a mezzogiorno.”

“Ma che cazzo stai dicendo?!” borbottò Ermanno francamente meravigliato.

La ragazza lo scosse leggermente, senza fargli male ma con decisione.

“Te lo ripeto, e tu stampati bene queste parole nel cervelletto: potrebbero aiutarti a trovare un posto migliore, là dove stai andando. O forse no. Comunque, devi dire a Vlad che Eva vuole incontrarlo. Domani, a mezzogiorno. Capito?”

Lo scrollò ancora ed Ermanno sentì distintamente il suo cuore cedere un colpo (Ta-… PUMMMM!).

“Ok, ok” gorgogliò allarmato mentre il viso gli diventava paonazzo: il fatto di trovarsi a pochi millimetri da una pazza completa passò immediatamente in secondo piano di fronte alla prospettiva di avere un serio attacco di cuore.

“Capito, coglione?” si imbronciò Eva strattonandolo.

“Capito, capito!” grugnì Ermanno (Ta- PUM- Ta- PUM- TaRATTATAPUM!) “Lasciami, sto male… non respiro…”

Eva lo mollò di colpo ed Ermanno rantolò accasciandosi sul cofano della macchina.

“Ricordati del messaggio” disse la ragazza allontanandosi “Per Vlad. Da Eva. Domani. Mezzogiorno. Anticamera dell’Inferno.”

Ermanno (PUM!!) allungò una mano, ma Eva gli aveva già voltato le spalle.

*          *          *

“Che schifata” borbottò Gino camminando svelto con le mani in tasca “Nemmeno un Demone piccolo così che si sia azzardato a seguirci… roba da matti.”

Si stavano allontanando rapidamente dalla Bruciata, in mezzo al fuggi fuggi generale della gente che scappava al grido “c’è un morto, qui!” lanciato dal vocione tonante di Heidi pochi minuti prima. Ermanno Severi, o ciò che rimaneva di lui, era schiattato molto poco elegantemente davanti agli occhi attoniti di Lorella e quelli indifferenti di Gino, mentre Heidi tentava subdolamente di offrire uno spinello a Raf.

“E’ per la protezione Divina dell’Arcangelo?” mormorò dubbiosa Lorella incrociando lo sguardo di Raf che le sorrise radioso.

“O per quella o per le tre tonnellate di Acqua Santa che il ciccione ha addosso.” specificò Eva distratta.

“Heidi è stata molto carina” continuò Lorella arrancandole dietro incerta “E anche La Rossa… mi ha offerto un cioccolatino, pensa te…”

“Carine, sì” borbottò Eva rabbuiandosi “Dei veri agnellini, quelle lì. L’importante è non girare loro le spalle. Soprattutto tu, Raf: la prossima volta però ti lascio a casa, basta sventolare in giro il tuo faccino e questa plebaglia non capisce più niente.”

“Io… mi dispiace” balbettò Raf sinceramente costernato “Proprio non capisco cosa succede…”

“Buon per te che ti manchino gli ormoni per capire” rispose Gino garrulo “Comunque finché siamo in vista della Bruciata, cammina rasente i muri, che è meglio. Tra un po’ qui sarà pieno di Carabinieri come un cane è pieno di pulci.”

Lorella guardò incuriosita Eva e questa sospirò tra sé e sé rassegnata.

Ci siamo, pensò, adesso questa parte con le domande: come hai fatto a trattare così un cristiano che stava morendo, com’è possibile che tu sia un Mezzo Angelo se non provi nemmeno un briciolo di carità o di pena… e bla bla bla.

“Eva?”

“Sì?”

“Cosa diavolo è l’Anticamera dell’Inferno?”

Raf e Gino sorrisero sotto i baffi, scrutando l’espressione perplessa sul viso di Eva e dicendosi che a quella cinica e tormentata Sanguemisto un po’ di sana sorpresa non poteva poi fare tanto male.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

NOTE DELL’AUTRICE:

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Fante: Vorrei dirti che mi dispiace per la settimana bianca pessima… ma l’invidia è una brutta bestia davvero! Piccola anticipazione: no, Vlad non c’entra coi vampiri, ma va tenuto comunque d’occhio…. Beccati adesso i miei mille baci e mi raccomando, fatti risentire!

Chamelion: Ti confesso un segreto, adoro quando nelle recensioni citano le mie frasi!! Forse perché riesco a focalizzarmi su quello che ha davvero colpito, insomma, mi sembra più chiaro… quindi non ti crucciare e cita, cita pure!! (no tarzan, però…). Anche l’annosa diatriba su dove sia il confine tra ironia e blasfemia continua a perplimermi. Vi prego di tenermi aggiornata sempre sul vostro pensiero, affinché io possa eventualmente “correggere il tiro”… Ringrazio onorata e commossa per tutto il resto. Grazie davvero, di cuore!!

Londonlilyt: Ma no, tesoro mio adorato, lascia che l’Ormone Fido corra libero per i campi, si rotoli nell’erica (lì in Inghilterra non ne avete a bizzeffe?), a recuperare legnetti e tronchi di pino (per chi ha orecchie per intendere… he he he!!). Infingarda che bel nome, somiglia un po’ a Cunegonda, mia bisnonna paterna…. Quanta neve è rimasta per fare a pallate?  

Lauraroberta87: Mia piccola palombella prussiana, prima di tutto mi associo al tuoWIWA SAHID!, che se qualche musulmano passa di qua magari ci faccio anche bella figura… e poi grazie perchè ogni tuo intervento è spassosissimo, ci andrebbe fatto un libro a parte!! Ovviamente hai beccato in pieno l’Elfie-pensiero… non avevo valutato la possibilità di inserire un terzo bonazzo super nella storia sottoforma umana, questo a riprova che sei sempre un gradino avanti a me! Ti voglio come consulente!!!    

Levsky: Credo che ormai il biondo-occhi-blu-sorriso-che-ammazza sia un po’ un mio marchio di fabbrica… forse perché la mia massima aspirazione nella vita sarebbe incontrarne uno!! O due, tre, insomma, mi accontento del minimo sindacale, ma se si potesse strafare… e qui si ritorna al pullman destinazione Finlandia: ti vuoi aggregare anche tu? Ma forse è meglio che finisci gli studi prima di traviarti, nipotina adorata… pensaci e fammi sapere!!

Arianrhod: Sono davvero, davvero lusingata e felice che anche questa storia, così “atipica” rispetto alle mie solite commedie romantiche, sia comunque in grado di solleticare le tue corde!!! Grazie, dal profondo del cuore: baci baci, alla prossima!!

Ellemyr: Mia tesora, le recensioni non sono d’obbligo, sia chiaro, anche se cado in estasi mistica se mi arriva qualche vostra parole… sapete quanto sono drogata di commenti, che siano anche battute o critiche (anzi, aiutano a migliorare!!). Il pulmann pro savusilakka posso anche affittarlo io, il problema è pagarlo… ah, se solo ci fossero davvero Teo e Dieci come animatori, si raggranellerebbe sicuramente qualcosa, dici?

Krisma: Amore mio, non è che io preferisca i Demoni, intendiamoci… se Raf è biondo ci sarà un motivo!! E’ che i demoni sono più interessanti da caratterizzare, è quasi liberatorio fargli dire tutto quello che passa per la testa (a te, ma con la loro bocca!!). Aspetto con ansia il tuo ponderato giudizio, fiorellino…

Cicha: Mia cara, carissima guapa! Non posso anticipare niente su Vlad: ogni cosa a suo tempo, e ormai manca davvero pochissimo, quindi pazientate e sappiatemi dire cosa ne pensate del mio demoniuccio… he he he! Il tuo Mezzo dovrebbe sapere parecchie cose a riguardo, lo sai che mangiare borlenghi è un chiaro sintomo di infernalità, vero? Anche se io sono più propensa all’Erbazzone… la mia morte cerebrale, haimè! E tu? La salamina da sugo mi ha depistato… avrei detto Mantova, ma così potrebbe anche essere pieno Piemonte… mah, illuminami!!!!!

ReaderNotViewer: Effettivamente, Giacinta ha proprio la faccia da principe Carlo… come sei brava ad azzeccare le mie sfumature!! Mi sorprendo sempre di come sia acuto il tuo occhio e di quanto tu riesca a leggere, più di quanto io abbia scritto… non so se mi spiego! Sono sempre più onorata e felice di sentirti qui, mia musa. A presto!!

MarzyPappy: Bene, bene, l’esame è passato, sei una grande!! Su Vlad non commento, ormai manca pochissimo prima che possiate farvi una vostra opinione e preferisco aspettarvi al varco… he he he!! Gino e nonna Pat hanno sicuramente parecchi tratti in comune… ma non sono la stessa persona!! Dovevo pur differenziarli in qualche modo. Perché non mi dici qualcosa sulla tua tesi? Oppure metti su una testata giornalistica dell’Altro Mondo, per vociferare di Raf e Vlad in pieno spetteguless? A presto!!

  
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