*Fanfiction partecipante al primo Five Day For ZoSan indetto dal Forum PieceFairy-fanfiction&images*
ANGOLO
DELLA DEMENZA
Buongiorno
gente! Anche io mi sono lanciata in questa avventura, e devo dire che
mi sono davvero divertita un sacco a scrivere queste cinque flashfics
con questi due come protagonisti. Sono anche loro i miei beniamini, e
sicuramente mi fanno morire dal ridere, quando sono insieme e si
insultano. Soprattutto quando si insultano!
Non ho molto da dire su
questo capitolo, anche perché a mio parere è
piuttosto semplice e senza
complicanze. Spero che possiate aver gradito!
Ci vediamo al prossimo capitolo, e grazie a chi è arrivato
fino a qui! :)
Peace & Love!
Parola: Cucina
La sporcizia non è mai piaciuta a nessuno, ecco perché esistono gli spazzini
“Ma
ti rendi conto di quanto questo posto faccia schifo?!”
Sanji
era sull'orlo di una crisi di nervi, vedendo il suo santuario ridotto
in quelle condizioni. Aveva lasciato Zoro mezza giornata da solo;
mezza. Non era un'eternità, e le persone normali non
avrebbero
combinato nulla di così catastrofico come aveva appena fatto
lui.
Era
incredibile. Indecente, a dirla tutta.
“Guarda
che casino, ma cosa ti passa in quella testaccia verde, eh?”
masticava insulti tra i denti, Sanji, per non sputarli fuori come
dardi velenosi.
Zoro
sbuffò, per nulla infastidito né scalfito da
quelle parole di
rimprovero.
C'erano
pezzi di cibo sparsi dappertutto, bocconi bruciati di un qualcosa non
molto bene identificato, macchie sui fornelli e sugli sportelli,
attrezzi e posate ovunque, pentole incrostate.
Insomma,
un vero macello.
“Ti
è tanto difficile capire che se hai le mani sporche non ti
devi
appoggiare ai mobili, razza di idiota?”
Il
cuoco guardava tutto quel casino con le lacrime agli occhi, stando
quasi per scoppiare a piangere; gli feriva davvero l'anima uno
spettacolo simile.
“Ma
cosa hai cercato di cucinare, si può sapere?” non
se ne capacitava
proprio. D'accordo non essere capaci nell'armeggiare ai fornelli, ma
lui raggiungeva davvero livelli indicibili.
Il
verde fece spallucce.
“Il
bollito...o almeno credo” fu la sua catatonica risposta, che
non
fece altro che far arrabbiare ancora di più Sanji, il quale
non
potendosi trattenere oltre, iniziò a sbraitare persino in
aramaico.
Zoro
continuava a non far caso a tutti quegli insulti, riuscendo
però a
cogliere parole come cretino, imbecille, totalmente incapace
di
sopravvivere da solo, guardando da un'altra parte con fare
noncurante.
“Mi
stai ascoltando!?” uno stridio più acuto e
fastidioso degli altri
giunse alle sue orecchie.
“Certo,
idiota”
“Cosa
ho detto, allora?” sbuffò Sanji all'esasperazione,
portandosi le
mani ai fianchi con fare da casalinga molto infuriata.
Zoro
non sapeva nemmeno di che argomento stessero parlando, e rimase in
silenzio, pensando che potesse essere la soluzione migliore. Mai cosa
fu più sbagliata.
“Quindi?”
picchiettò il piede per terra nervosamente, il biondo,
accigliato
più che mai.
La
zazzera capì che da quella situazione non sarebbe mai
uscito. Passò
ai fatti, cosa che gli riusciva decisamente molto meglio.
Attirò
il cuoco a sé, posandogli un casto bacio sulle labbra,
mettendo fine
a quelle urla isteriche.
Sanji,
a malincuore ma nemmeno troppo, ricambiò il bacio.
“Non
basterà questo, sappi che dopo dovrai pulire tutto
quanto” gli
disse sulle labbra, strappandogli un sorriso che venne soffocato da
un secondo bacio.
Effettivamente
poche ore dopo Zoro, armato di scopa e paletta e vestito di tutto
punto da perfetto spazzino, era intento a riparare i danni che aveva
combinato quella mattina. Sanji, in un angolo, ridacchiava
sommessamente, con fare diabolico.
“Io
l'avevo avvertito”.