Storie originali > Fantasy
Segui la storia  |       
Autore: TaliaAckerman    14/09/2015    3 recensioni
L'ultimo atto della saga dedicata a Fheriea.
Dubhne e Jel si sono finalmente incontrati, ma presto saranno costretti a separarsi di nuovo. Mentre la minaccia dal Nord si fa sempre più insistente, un nemico che sembrava battuto torna sul campo di battaglia per esigere la sua vendetta. Il destino delle Cinque Terre non è mai stato così incerto.
Dal trentaquattresimo capitolo:
"Dubhne si portò una ciocca di capelli dietro l'orecchio e ricordò quando, al suo arrivo a Città dei Re, l'avevano quasi rasata a zero.
- Quando ero nell'Arena... - mormorò - dovevo contare solo su me stessa. Un Combattente deve imparare a tenere a bada la paura, a fidarsi solo del proprio talento e del proprio istinto. Non c'è spazio per altro.
Jel alzò gli occhi e li posò su di lei - E che cosa ti dice ora il tuo istinto?
- Sopravvivi. "
Se volete sapere come si conclude il II ciclo di Fheriea, leggete!
Genere: Azione, Fantasy, Guerra | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'II ciclo di Fheriea'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
5








UNA SETTIMANA DOPO


Le permisero di trascorrere del tempo nella casa che era appartenuta a Janor Camosh.
Gala aveva avuto tempo di porre la richiesta soltanto diverse ore a seguito dell'arrivo del corteo reale a Grimal. Giunti in città, la ragazza non aveva avuto un attimo da perdere. Nel momento stesso della loro partenza da Città dei Re diversi corvi erano stati indirizzati nelle varie corti di Fheriea per informare i regnanti delle nazioni dell'imminente e fondamentale riunione del Gran Consiglio che si sarebbe tenuta a distanza di qualche giorno; dunque il Re delle Cinque Terre non aveva perso un attimo: tutti i Consiglieri avevano ricevuto l'obbligo di presentarsi nella sala delle riunioni quello stesso pomeriggio.
Inutile dire che non erano giunti a molto. Le Sei Pietre - passate dalle mani di Jel a quelle del maestro Anérion - erano state mostrate agli altri membri del Consiglio, ma non era accaduto molto di più. Perlopiù Gala si era astenuta dall'esprimere opinioni. Nove giorni di viaggio quasi ininterrotto l'avevano ulteriormente provata, questo in aggiunta al terribile senso di oppressione che l'aveva avvolta nel presentarsi ad un riunione del Consiglio per la prima volta senza la compagnia rassicurante di Camosh.
Non che si fosse persa nulla di particolare: in precedenza era stato proprio Camosh ad occuparsi della ricerca a proposito delle proprietà magiche delle Pietre, ma con lui disperso - o morto - non c'era da stupirsi che nessun altro avesse trovato il tempo di dedicarsi con impegno e perseveranza nella cosa. Con una guerra ormai più che alle porte e i disordini che andavano accumulandosi, i Consiglieri dovevano essere parecchio occupati.
Il risultato era che, ancora una volta, le Cinque Terre si ritrovavano in una situazione di stallo.
Personalmente Gala, non si fosse sentita così mortalmente stanca e delusa, avrebbe desiderato ardentemente urlare in faccia al Re o a chiunque altro quanto si fossero dimostrati incapaci; lei e Jel avevano girato il mondo oltrepassando ostacoli al limite dell'invalicabile, ma loro? Trovare un modo per utilizzare le Pietre, ecco cosa avrebbero dovuto fare. E non c'erano riusciti.
Non erano riusciti nemmeno ad impedire che Janor Camosh, uno dei membri più importanti del consiglio, venisse rapito o, molto più probabilmente, ucciso.
Erano al punto di partenza, ancora al maledetto punto di partenza.
Gala fissò il soffitto sopra di lei con insistenza.
Tanto tempo prima, in una vita precedente, sua madre le aveva sussurrato in un orecchio un segreto: stai crescendo ormai, e una donna forte non piange. Nel momento in cui sei convinta di non riuscire a trattenere le lacrime, posa la sguardo su un un punto, un punto qualsiasi. Guardalo all'infinito, più che puoi, e le lacrime non scenderanno più.
Ora Gala fissava una macchiolina d'umidità sul soffitto di legno, ed effettivamente le lacrime non avevano nemmeno cominciato a scenderle sulle guance. Rimanevano ferme, come congelate, appese alle sue ciglia. Il respiro modulato, la strega era avvolta da una sorta di malinconica calma.
Non desiderava che Camosh potesse essere lì con lei; aveva bisogno che Camosh fosse lì con lei. Per mesi aveva condiviso tutto con una sola persona, e quella persona era Jel. Ora lui non c'era - probabilmente nei giorni successivi non avrebbero avuto molte occasioni per parlarsi, visti gli impegni di lui con gli altri Consiglieri - e lei aveva bisogno di una figura di riferimento diversa. Aveva bisogno non di un amico con cui confrontarsi, ma di un padre, qualcuno che la confortasse e basta, qualcuno che le assestasse piccole pacche sulle spalle alle semplici parole di "va tutto bene".
Va tutto bene. No, non ci sarebbe potuto essere nulla di più distante dalla verità.
Forse sarebbe stato meglio essere nella condizione di Jel: dal momento in cui erano arrivati, tolta la prima riunione del Consiglio, Jel era stato trattenuto da diversi dei suoi membri, e ognuno di loro l'aveva interrogato su materiale diverso; Gala aveva supposto volessero ricevere da lui ogni informazione possibile ottenuta ad Amaria, o forse un resoconto dettagliato del loro viaggio da inserire nei documenti ufficiali della Corona. E Jel, come Consigliere ormai affermato, era sicuramente più indicato di lei per rispondere a quel compito.
Così lei si ritrovava lì, distesa su un letto di quella casa che nemmeno le apparteneva, gli occhi sempre fissi su quel punto del soffitto dove il legno si inscuriva, rovinato da un lieve gocciolio dalla dubbia origine.
Non seppe mai quanto tempo avesse effettivamente trascorso in bilico tra la veglia e l'incoscienza, quando tre colpi alla porta risuonarono nell'ambiente silenzioso.
Gala si tirò giù dal letto di malavoglia, rinfilandosi gli stivali che aveva abbandonato sul pavimento e sistemandosi un poco la casacca leggera. Si strofinò gli occhi ancora umidi e oltrepassò la porta lasciandosi alle spalle la propria camera da letto.
Raggiunse l'ingresso e, poco prima di girare la chiave nella serratura, poggiò l'occhio destro sullo spioncino di vetro incastonato nel legno della porta.
Era Lys Cambrest.
Che ci faceva la madre di Jel di fronte alla sua porta?
Gala aprì e si ritrovò di fronte al viso gentile della donna.

- Salve, Lys - la salutò senza sorridere, ma tentando di risultare cortese. - Come mai questa visita?

La donna del Bianco Reame le pose una mano sulla spalla in modo gentile. Gala notò che pareva piuttosto provata anch'ella: non portava occhiaie, ma il suo viso era degnato da innumerevoli rughe di preoccupazione. Quando parlò, lo fece con voce stanca e dispiaciuta.

- Mi dispiace disturbarti proprio ora, Gala. Ti stavi godendo un po' di riposo, non è vero?

- Non c'è problema - mentì la ragazza. Era sempre andata piuttosto d'accordo con l'educata madre di Jel, ma in quel momento desiderava solo essere lasciata in pace. Si sentiva troppo debole per portare avanti qualunque discussione.

- Ecco... mi dispiace di essere proprio io a dirtelo - continuò Lys, quasi con aria di scuse.

Una sgradevole quanto familiare calore avvolse le viscere della strega, ma continuò a tacere, lasciando che la donna davanti a lei si spiegasse.

- Sono certa che Jel avrebbe desiderato poter venire qui, per... per essere lui a dirtelo, ma è stato trattenuto a palazzo...

Ti prego, vieni al dunque. Dimmi la verità! Che cosa è successo? Cos'altro può essere accaduto?

Lys la fissò nuovamente con un'intensità del tutto nuova; pareva profondamente in pena per lei. Alla fine disse lentamente:- Mi sembra giusto che tu debba saperlo. È da poco stato ritrovato il... il cadavere di Janor Camosh.

L'autocontrollo non servì più a niente: Gala si portò una mano alla bocca, non riuscendo però a trattenere un gemito strozzato. Prima che potesse fermarle, le lacrime, sempre pronte a sgorgare in quei giorni, le annebbiarono la vista. Fu scossa da un singhiozzo.

- La notizia è appena arrivata in città. Una delle addette alla biblioteca di Città dei Re si è presentata a palazzo pochi giorni fa. Ha detto di aver urtato un corpo abbandonato in un angolo nel reparto di fondo. Era Disilluso. È stato riconosciuto solo nel momento in cui un maestro ha eluso l'incantesimo. Jel mi ha riferito solo questo... se vuoi sapere... sapere di più... ti consiglio di recarti a palazzo...

- Lo farò - rispose Gala in tono malfermo. - Hai... idea di quando... Quando si terrà il... il...

- Funerale? - sentir pronunciare quella parola ferì Gala con la violenza di una coltellata. - Non lo so, non ancora. Ma te lo farò sapere non appena potrò. Se nel frattempo vorrai recarti a palazzo, vederlo prima della sepoltura... immagino che il corteo funebre lascerà la capitale di qui a poco per riportarlo a casa...

- Basta così - la testa di Gala girò mentre pronunciava quelle parole. - Sei... Sei stata gentile a venire. Ora, ti prego, lasciami.

- Gala, mi dispiace - azzardò la donna con sincera commozione nelle parole. - So che...

La strega non la ascoltò più. Senza guardarla, si ritirò dentro casa e sbatté la porta, solo per poi lasciarsi scivolare a terra appoggiando la testa sul ruvido piano di legno. Fu a quel punto che scoppiò a piangere senza ritegno.


                                                                          ***


Il funerale di Camosh fu sobrio e riservato, esente da celebrazioni pubbliche e inopportuni cortei funebri. Si svolse al chiuso, nel profondo dei sotterranei del palazzo del potere di Grimal, lontano dalla luce del sole e da occhi indiscreti.
Personalmente, Gala preferì che fosse così.
Nei sotterranei che si sviluppavano sotto le fondamenta della reggia dove si svolgevano le riunioni del Consiglio erano sepolti in bare di pietra molti dei più capaci maghi della storia di Fheria, affiancati da grandi Consiglieri e persino alcuni Re del passato, risalenti all'intermedio periodo di restauro nel quale la corte dello Stato dei Re era stata trasferita a Grimal.
Quello era l'onorificenza che Camosh meritava: essere sepolto in quel luogo mistico, imponente nella sua austerità, affinché ognuno di loro ricordasse per sempre che tipo di uomo e di Consigliere fosse stato in vita.

Quando l'Altissimo* di Grimal si fece avanti per dare inizio alla commemorazione, Gala ebbe l'impressione di non riuscire a trattenere le lacrime. La disperazione l'assalì alla gola, avvolgendola con fremiti incontrollabili.

- Janor Camosh è stata una perdita drammatica per il Consiglio e per lo Stato dei Re - esordì l'Altissimo Sefron Kolt, la voce ferma ma sinceramente addolorata mentre pronunciava quelle parole. - Egli ha servito le Cinque Terre come maestro e Consigliere per quaranta lunghi anni, dimostrandosi un mago sopraffino e un grande uomo politico.

Una pausa, attimi di silenzio.
Nessuno fiatava. Lo sguardo di ogni Consigliere e maestro, persino del Re delle Cinque Terre in persona, era fissato sul pavimento in segno di rispetto.
Ma non bastava, non per Gala; la ragazza avrebbe voluto gettarsi sulla bara di pietra levigata di fronte a lei e piangere, e baciarne la superficie, e implorare perdono per il non essersi trovata a Grimal nel momento del trapasso del suo maestro.
Eppure si trattenne. Rimase ferma, in piedi, la schiena dritta, lasciando che l'Altissimo ricominciasse a parlare.

- Non aveva famiglia. Non aveva preso moglie, nè era padre di figli.

Ero io la sua famiglia! O almeno, avrei dovuto esserlo!

- Ha dedicato tutta la sua vita allo scopo di servire e proteggere le Cinque Terre e le loro istituzioni. Questo, infine, gli è costato la vita. Janor Camosh è stato assassinato. È stato ucciso da qualcuno che non può non essere considerato un nemico di Fheriea, un uomo - o donna - che finora è rimasto sconosciuto e impunito.

Gala avvertì il furore tornare ad avvolgerla come mai in vita sua: le sue membra fremettero, mentre stringeva i denti con tale intensità da farsi male.

- ... Ed è d'obbligo affermare che sarà compito di ogni individuo che serva il bene della nostra nazione, impegnarsi affinché quest'atto efferato venga punito di conseguenza e la morte di Camosh non sia resa vana.

Ancora silenzio. Gala alzò gli occhi lanciando uno sguardo a Jel, di fronte a lei dall'altra parte della bara. Come tutti loro, il giovane vestiva di scuro. Il mantello e la camicia neri, la spilla dorata staccata dai vestiti e nascosta in una tasca.
Alto, il capo chino e il volto terribilmente ombroso, pareva fosse maturato di parecchi anni dall'ultima volta che si erano visti.
Non si era fatto vivo con lei dopo la notizia ufficiale della morte di Camosh.
Gala non ne conosceva il motivo, ma la cosa l'aveva amareggiata terribilmente. Dopotutto anche lui aveva condiviso molto con il suo vecchio maestro, dopotutto era stato una figura di riferimento anche per lui.
La strega aveva pensato che per sempre lei e Jel si sarebbero ritrovati legati indissolubilmente come nello svolgersi della loro solitaria missione, eppure in quei giorni lo sentiva come più lontano che mai. La morte di Camosh non era servita per riavvicinarli, semmai aveva scavato un solco ulteriore tra i loro due mondi.
Jel era ben più che un adulto, ormai. Con Camosh fuori dal Consiglio, il suo ruolo avrebbe molto probabilmente acquisito ulteriore importanza. Quanto a lei, lei era null'altro che un'apprendista esperta, titolo che hai suoi occhi al momento valeva ben poco. Per mesi si era vantata con se stessa e con gli altri del proprio essere ritenuta degna di partecipare alle sedute del Gran Consiglio, ma ora si sentiva terribilmente ridicola, sminuita. Non era neanche una vera e propria Consigliera.
Nel frattempo il discorso di Sefron Kolt si avviava verso la sua conclusione.

- L'animo di Camosh era senza ombra di dubbio solido e di natura nobile. Pregheremo senza sosta affinché esso possa riunirsi alla Magia* che scorre nel mondo e che governa ogni cosa, come quello dei più alti fra gli uomini.
Darihme. Darihme. Darihme.

- Darihme. Darihme. Darihme - ripeté Gala, e come lei ogni altro presente nella stanza.

Accoglilo.

La cerimonia terminò.
Alcuni degli Alti se fecero avanti per sigillare la bara di Janor Camosh, mentre coloro che avevano partecipato al funerale si apprestavano a congedarsi. Circondato dalla scorta che aveva presidiato l'ingresso della sala funebre, il Re fu il primo ad imboccare la rampa di scale che l'avrebbe ricondotto a palazzo.
Quando anche gli Alti ebbero lasciato la stanza, Gala credette di essere sola. Mosse un paio di passi e si ritrovò a ridosso del sarcofago di pietra, sulla quale sommità era stata scolpita in basso rilievo la figura del maestro. Una tradizione riservata ai più potenti e nobili che Gala aveva sempre amato.
Chinò il volto e poggiò le labbra sulla ruvida fronte della raffigurazione.
Mi dispiace, Camosh, mi dispiace tanto. Mi manchi. Ti rivoglio vicino a me.

- Chi è stato?- sussurrò con rabbia, mentre le lacrime cominciavano a scenderle sulle guance. - Chi ti ha fatto questo? Chi è stato, Janor?

- Le Guardie Reali di Grimal sono già all'opera per scoprire chi è il colpevole.

La ragazza sobbalzò a quelle parole e, voltandosi, incontrò lo sguardo di Jel Cambrest. Il Consigliere sembrava più abbattuto che mai. Gala notò che i suoi occhi erano segnati da profonde occhiaie.

- Credevo non ci fosse più nessuno - proferì la strega con voce roca tornando a fissare la tomba di Camosh.

Jel l'affiancò. - Ti ricordo che il Re ha convocato una riunione del Consiglio subito dopo il funerale.

Gala non rispose; in quel momento non le importava. Anzi, l'apparente apatia nel tono utilizzato dal suo amico la riempì di disappunto. Come poteva mantenere la lucidità per pensare alla politica anche in quel momento? Camosh non meritava forse i loro pensieri, almeno in quelle ore di veglia?

- Non credo che parteciperò. Non mi sento bene - mentì controvoglia.

Jel le lanciò uno sguardo obliquo. - Farò finta di non aver sentito. Sai quanto è importante in questo momento.

Gala si strinse nelle spalle, poi replicò:- Credo che in questo momento la cosa importante sia una sola.
Lasciò correre lo sguardo sulla tomba di pietra e ne accarezzò la superficie. Riuscì a trattenere un singhiozzo.

Il mago le si avvicinò ancora. Le pose una mano sulla spalla ma, quando lei cercò di allontanarlo, la fermò per un polso.

- Gala - proferì in tono fermo.

La ragazza lo guardò con gli occhi pieni di lacrime.

- È da quando abbiamo parlato con il maestro Ellanor che sapevi che questo momento sarebbe arrivato - continuò Jel guardandola negli occhi, e per una volta dal suo sguardo trasparì una grandissima dolcezza. - È finita, ormai. Camosh... Camosh non c'è più. Ma tu sì. Sei ancora viva, sei ancora qui, hai ancora la possibilità di combattere. Di renderlo fiero di te.

A quelle parole Gala non riuscì più a trattenersi e, affranta, si tuffò fra le braccia dell'amico, aggrappandosi a lui, cercando almeno un minimo conforto dal proprio dolore.

- Mi mancherà... Mi mancherà così tanto... Già mi manca.

- Lo so, Gala - il mago le accarezzò i capelli. - Lo so.

Rimasero in quel modo per doversi lunghi istanti, in silenzio. Con la testa appoggiata sul suo petto, Gala poteva distintamente udire il battito del cuore di Jel.

- Resta pure qui ancora per qualche minuto, se vuoi - disse alla fine il giovane sciogliendo l'abbraccio. - Io nel frattempo raggiungo la sala del Consiglio. Non saranno ancora arrivati tutti i Consiglieri...

- Sì, certo... - assentì la strega in tono assente.

Senza dire altro, Jel le voltò le spalle e lasciò la stanza a grandi passi.

Avvertendo un insopportabile peso in fondo allo stomaco, Gala rimase immobile. Chiuse gli occhi, tentando di rimanere calma. Non pensare... Non pensare a niente. Riprendi il controllo.
Se doveva partecipare alla riunione del Gran Consiglio aveva bisogno di concentrazione. Sapeva che molto probabilmente l'argomento trattato sarebbe stato inerente all'utilizzo delle Pietre o alle prossime mosse militari da compiere nel nord di Fheriea: non esattamente temi di minor importanza.

Al diavolo, pensò la ragazzina frustrata, allontanandosi di scatto dalla tomba. Al diavolo, al diavolo, al diavolo. Tutti quanti.

Voltò le spalle alla cripta funeraria e si avviò verso la scalinata che l'avrebbe riportata in superficie.




- Ho atteso che venisse celebrato il funerale del maestro Janor Camosh prima di comunicarvi ciò che sto per dire.

Alzando gli occhi, che fino a quel momento aveva mantenuto concentrati sul piano di legno levigato, Gala comprese ciò che il Re stava per dire un attimo prima che lo facesse. Quel discorso era stato trattato più volete nei giorni precedenti, di certo egli desiderava comunicare loro la sua decisione finale. E infatti...

- Fino al momento in cui gli scritti contenenti istruzioni sulle Pietre non saranno rinvenuti, non potremo servircene in alcun modo.

Gala avvertì la delusione, forte, destabilizzante, avvolgerla. Fino a quel momento aveva mantenuto la vaga speranza che qualcuno, preso i posto di Camosh nelle ricerche, fosse riuscito a trovare qualcosa di utile. Lei e Jel avevano messo anima e corpo nella ricerca di quei dannati talismani e, ora che li avevano portati al cospetto del Consiglio, si ritrovavano con le mani legate.

- Pertanto... Al momento, l'unica via per fronteggiare i Ribelli del Nord è nell'unico modo che loro conoscono: con le armi. Con le nostre armate, i nostri uomini. L'Ariador - e fissò intensamente il sovrano Aesyon - ha già sanguinato abbastanza. Da questo momento, è mio volere che ad occuparsi della guerra nel Nord sia l'esercito delle Cinque Terre al completo.

Gala non prestò attenzione al mormorio che si diffuse nella sala non appena il Re pronunciò tali parole.
Bene o male, conosceva le posizioni dei vari componenti del Consiglio.
Lady Kaief del Bianco Reame, insieme ai suoi Consiglieri e al maestro Eloas, pur essendo la sua nazione in trattative per entrare a far parte delle Cinque Terre, si era sempre dimostrata piuttosto restia dinnanzi ad una politica interventista. Il Bianco Reame aveva perpetuato il proprio splendore per secoli senza quasi contatto alcuno con il resto dell'isola; l'essersi uniti alla causa delle Cinque Terre era stato per i regnanti di due secoli prima una decisione pressoché "indotta", quasi sofferta, nonostante la collaborazione con il resto di Fheriea avesse in seguito dato frutti a dir poco trionfali. La Gente Bianca aveva comunque mantenuto i propri caratteri distintivi: autosufficienti, generalmente chiusi e assai poco tendenti al riporre fiducia negli estranei. Sotto quel punto di vista, Lady Kaief rappresentava decisamente bene la sua nazione.

Fu per questi motivi che Gala non mostrò alcun segno di sorpresa quando la donna inarcò un sopracciglio e proferì:- L'esercito della Cinque Terre non è mai stato mobilitato dal momento della sua creazione. Permettetemi di esprimere qualche dubbio sulla sua ipotetica utilità in una situazione come questa.

Gala osservò Jel mentre si apriva in un sorrisetto amaro. Anche lei, in effetti, credeva di aver intuito ciò che si celava dietro la cautela della Lady del Bianco Reame: di certo la sovrana reggente non aveva intenzione di rischiare le sue preziose truppe per occuparsi di una guerra così remota, combattuta dall'altro capo di Fheriea... Anche se, non facendo ancora parte delle Cinque Terre, il Bianco Reame non era in possesso di truppe che appartenessero all'esercito continentale, in caso di un suo dispiego anche la sua nazione era tenuta a fornire un dato numero di uomini.

- Mia signora - rispose il Re con cortesia ma mantenendo un tono fermo. - La guerra del Nord ha assunto proporzioni preoccupanti, come tutti noi sappiamo.

- Mi risulta che sia compito dell'esercito dell'Ariador occuparsi delle guerre combattute sul suolo, per l'appunto, ariadoriano - ribatté il maestro Eloas, al che Kaief e qualche altro Consigliere annuì con aria d'approvazione. - La situazione di cui è vittima l'Ariador in questo momento non è neanche lontanamente paragonabile a quelle pensate per far intervenire l'esercito delle Cinque Terre.

Anche quest'ultima affermazione non era nulla di nuovo. Combattuta tra il sentirsi frustrata e disinteressata, Gala si mosse sulla sedia lasciandosi sfuggire un sospiro che pareva più uno sbuffo.

- Non credo che il Re intenda mobilitare l'interezza dell'esercito sulle Terre del Nord - intervenne a quel punto il maestro Anerion, e la mente di Gala fu sfiorata dal pensiero che probabilmente lui e il sovrano dovevano essersi confrontati prima di prendere parte al Consiglio.

- Come ha detto il maestro Anerion - assentì il Re. - Non è questa la decisione che ho preso. Ma da questo momento in avanti, qualunque generale nel Nord avrà diritto a chiedere rinforzi presso gli schieramenti di qualunque nazione.

- Fino al momento in cui non riusciremo a trovare il modo di servirci delle Sei Pietre, ritengo sia il modo più indicato per agire - convenne il maestro Althon, dall'Haryar. - Questa guerra non interessa solamente l'Ariador. I Ribelli sono riusciti ad imporsi sulle città di Qorren e Hiexil. Non credo ci sia bisogno di ricordare - e scoccò un'occhiata severa a Lady Kaief - il numero di persone rimaste intrappolate al loro interno. Theor ha dimostrato di possedere una tattica apparentemente molto efficace. Non abbiamo la certezza che si limiterà ad accontentarsi di quelle regioni del Nord. Hiexil è alquanto vicina al confine con lo Stato dei Re, le prossime manovre potrebbero vertere su di esso.

- Ma non hanno abbastanza uomini - obiettò Raenys in tono pacato. - Anche se le intere Terre del Nord dovessero riversarsi sullo Stato dei Re, non potrebbero comunque contare su un numero sufficiente di fanteria e cavalleria per controllarne il confine. Se saranno così sciocchi da tentare, occorrerà solo aspettare che si disperdano: allora spetterà alle forze di Ariador e Stato dei Re colpire e spezzare i loro schieramenti, ponendo fine a questa insulsa ribellione.

- Per il momento le sole nostre forze non riescono ad arginare quelle dei Nordici, questo mi sembra chiaro - rispose mestamente il sovrano dell'Ariador. - Alcuni giorni fa ho dato l'ordine di inviare da Tamithia un altro migliaio di soldati nel Nord, di cui a malapena la metà fanno parte della cavalleria. L'obiettivo al momento è di riconquistare Hiexil, per poi concentrarci su Qorren e ricacciare indietro i Ribelli una vota per tutte. Tuttavia, se potessimo contare anche sulle truppe delle Cinque Terre, vi sarebbe la possibilità di intraprendere due assedi contemporaneamente. Ad ogni minuto in cui Qorren e Hiexil restano nella mani dei Ribelli, le Cinque Terre perdono autorità.

- Non sono le Cinque Terre, bensì l'Ariador, mio signore - replicò Lady Kaief. - Tutto ciò è allarmismo, ingiustificato a mio parere. Le due città cadute nelle mani dei Ribelli non sono sufficienti per renderei invincibili. Tutti noi conoscevamo Theor e sappiamo quanto sia versato nella strategia. Ciò non cambia le cose: come ha già sottolineato il maestro Raenys, l'esercito del Nord, che sia regolare o composto da Ribelli, non dovrebbe essere sufficiente per piegare quello ariadoriano.

- Con tutto il dovuto rispetto, mia signora - intervenne Jel, per la prima volta quel giorno, al che Gala si fece nuovamente attenta dopo minuti in cui si era limitata a fissare il tavolo. - Io e la mia compagna di viaggio siamo testimoni di quanto sia grave la situazione nel Nord. Il giorno in cui Hiexil è stata presa ci siamo trovati su un altro campo di battaglia, a poche miglia di distanza. Concordo sul fatto che, probabilmente, Theor non possa contare su abbastanza uomini per costituire una minaccia per l'intera Fheriea, ma il nostro dovere rimane quello di limitare le stragi e porre fine alla guerra il prima possibile. Il Re ha ragione: è tempo che sia anche l'esercito delle Cinque Terre ad intervenire. Non possiamo permettere che l'Ariador affronti da solo questa minaccia.

- A quanto pare, in fin dei conti, intendete lo stesso concetto, Lady Kaief - commentò Althon rivolgendosi alla donna del Bianco Reame. - Chiudere questo capitolo in fretta, se m'intende. E anche se l'Ariador riuscisse a fermare i Ribelli senza aiuti dalle Cinque Terre, sarebbe necessario molto più tempo.

La donna incrociò le braccia, apparentemente ponderante.
In realtà Gala era ben conscia di quanto la volontà di un singolo Consigliere fosse poco rilevante, in un momento come quello. Quando il Re prendeva una decisione di tale importanza, solo figure prestigiose come Raenys e Althon - e un tempo Camosh - potevano avere una speranza di smuoverlo e convincerlo a non firmare il decreto in questione.

Per diversi lunghi istanti la sala rimase sospesa nel silenzio.
Gala continuava a tentare di soffermare l'attenzione sulle parole che il Re e gli altri Consiglieri avevano pronunciato, ma in quel momento le riusciva difficile. Con la mente continuava a tornare laggiù, nel sotterraneo dove Janor Camosh avrebbe riposato per sempre.
Che decidano quello che vogliono... Hai già fatto la tua parte e lo sai.
In fin dei conti, scoprì che non le importava veramente quale fosse la presa di posizione assunta dall'unanimità del Consiglio. Alla fine, a contare davvero era la decisione del Re. E a quanto pareva, quella volta, nessuno aveva avuto la capacità - o l'intenzione - di opporglisi seriamente.
Gala si accorse che lo sguardo di Jel era puntato su di lei. Restituì l'occhiata, senza nemmeno chiedersi se l'intenzione fosse di redarguirla per il proprio scarso interesse o semplicemente controllare che riuscisse a resistere senza scoppiare nuovamente in lacrime. La ragazzina sorrise cercando di apparire serena, rassicurante.
Anche Jel incurvò leggermente le labbra.

Alla fine, il Re si alzò dal proprio scranno e Gala comprese che era giunto ad una conclusione.

- Maestro Anérion - proferì in tono saldo. - Chiama l'attendente Cliff. Digli di portarmi penna e pergamena.








NOTE DELL'AUTRICE

Orsù dunque, in questo capitolo ho introdotto due faccende che da tempo mi premeva trattare, entrambe in ambito religioso.

1*: gli Alti. Gli Alti sono delle specie di figure spirituali, in pratica i sacerdoti di Fheriea. Sono piuttosto rari, in quanto e necessaria un'alta capacità empatica per diventarlo. Il loro compito è svolgere le funzioni religiose e per il resto del tempo meditare cercando un contatto con la Magia assoluta, la forza benefica che si dice sia stata all'origine del pianeta Acryst. L'Altissimo è ovviamente la figura di spicco in mezzo agli altri, mentre i Custodi stessi, coloro che vegliano sulle Sei Pietre, sono Alti a loro volta.
2*: come forma religiosa non ho voluto proporre forme di monoteismo ne di politeismo, bensì una credenza arcaica in una sorta di spirito superiore del quale è impossibile intuire la volontà. A Fheriea non è quindi presente un testo sacro né un codice di leggi puramente religiose. Si tratta di Magia assoluta, appunto, ente dalle possibilità praticamente illimitate. È per questo che ai comuni maghi e possibile modificare i flussi di Magia nei corpi che li circondano: la Magia comunemente praticata a Fheriea si basa sull'alterazione o la manipolazione della forza magica presente nell'ambiente. Gli unici incanti che non seguono queste regole sono quelli appartenenti alla Magia Antica, ma questa è un'altra storia che spiegherò più avanti :)

Dopo questi doverosi spiegoni, beh, spero che il capitolo vi sia piaciuto, anche se ancora molto introspettivo. Ho impiegato più del previsto a stenderlo ma spero di essermi fatta perdonare con la lunghezza credo meritevole ^^
Ringrazio Arya che ha recensito lo scorso capitolo. Please, lasciatemi un parere, magari non ne avete voglia, ma per me è importante...
TaliaFederer
  
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantasy / Vai alla pagina dell'autore: TaliaAckerman