Serie TV > The Walking Dead
Segui la storia  |       
Autore: Anmami    15/09/2015    3 recensioni
Niente è più lo stesso dopo gli eventi del Grady. Beth se n'è andata portandosi via molte delle speranze del gruppo. In particolare quelle di Daryl che, svuotato e devastato, è alla disperata ricerca di qualcosa in grado di alleviare il suo senso di colpa per non averla protetta, una giusta punizione per aver fallito così miseramente.
Questa storia è un viaggio. Un viaggio attraverso il dolore, passando per la disperazione e la sconfitta, fino ad arrivare quasi in fondo al tunnel, fino a raggiungere un piccolo spiraglio di luce.
Dal testo:
"Beth finalmente riposava, avrebbe passato l'eternità in quel prato, circondata da fiori e all'ombra di un albero secolare. Da viva avrebbe adorato quel luogo.
Daryl aveva scelto con cura il posto, senza nemmeno interpellare Maggie."
"Un uomo distrutto, sia nello spirito che nel corpo. Un uomo incapace di trovare una motivazione che lo spingesse a non arrendersi, che gli desse ancora un briciolo di speranza."
Genere: Drammatico, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Beth Greene, Daryl Dixon, Nuovo personaggio, Rick Grimes
Note: Lime | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Capitolo 23

TOGETHER.

Doveva essersi addormentata. In quel periodo di forte stress le capitava spesso di crollare ed i suoi sogni erano sempre popolati da una sola persona. Un uomo ed i suoi occhi azzurri, occhi che l'avevano stregata fin dal primo sguardo. Nascondevano una malinconia incredibile ed erano spietati indagatori, capaci di guardarti dentro perforandoti l'anima.
Quando si era svegliata, poche ore più tardi, si aspettava di trovare Daryl al suo fianco e restò piuttosto delusa quando le sue speranze non furono esaudite. La delusione fu duplice quando scoprì chi c'era seduto accanto al suo letto in infermeria.
Aprì gli occhi e se li stropicciò per controllare di essere davvero sveglia e di non avere le allucinazioni.

-Che diavolo ci fai qui A.J?- domandò Jordan seccata.

Non lo voleva lì. L'aveva messa in pericolo più di una volta e l'arciere non sarebbe stato affatto felice di trovarlo al suo arrivo, dato che tra i due non correva buon sangue. Il giorno prima aveva assistito al teatrino organizzato da Patrick senza muovere un muscolo e lei aveva notato uno sguardo divertito nei suoi occhi.
La sua sola presenza la faceva inorridire, le dava il voltastomaco. Era un viscido verme senza cervello e lei  non voleva avere nulla a che fare con lui.

-Ti ho portato questi. Spero che tu stia meglio. Sono qui per scusarmi per non essere intervenuto ieri, sai credo che siamo partiti con il piede sbagliato.- spiegò A.J porgendole un mazzolino di margherite gialle.

-Non voglio né i tuoi fiori né tanto meno le tue scuse e soprattutto non ti voglio qui!- strillò la ragazza alterata.

-Hai ragione ad avercela con me, sono un coglione, anch'io ce l'avrei con me al tuo posto.- fece lui tranquillo.

-Sei un coglione, pienamente d'accordo.- disse lei, stupita dalla sua ammissione.

Senza che quasi se ne accorgesse, si ritrovò a parlare con lui del più e del meno, per quasi tutto il pomeriggio.
Era un coglione senza cervello, l'opinione che aveva non era cambiata, ma non era poi così cattivo come credeva. Limitato ed idiota, ma non cattivo.
Quando Doc entrò nella stanza, con l'intenzione di cambiare la medicazione alla ragazza, A.J la salutò con un bacio in fronte e uscì promettendole che sarebbe sicuramente tornato a trovarla.

-Hai ricevuto visite oggi.- affermò il dottore mentre le disinfettava la ferita.

-Solo lui, mi ha portato questi.- spiegò lei indicando le margherite.

-Daryl è uscito nei boschi, è venuto a trovarti mentre dormivi e mi ha detto di avvisarti.- fece lui sistemandosi meglio gli occhiali sul naso.

Daryl era nei boschi, era passato da lei per dirglielo, ma lei dormiva. 
Sentiva il bisogno di avvertirla dei suoi spostamenti, pensava che fosse giusto farle sapere dove si trovasse.
La ragazza fu colpita da tanta premura e la strana visita di A.J passò immediatamente in secondo piano.
Un urletto da ragazzina isterica le partì dalla gola ed iniziò a sorridere come un'ebete. Lui le pensava. 

Il dottore scosse la testa, evitando di commentare la reazione di Jordan a quella notizia e riprese ad occuparsi della sua medicazione.
Quando ebbe finito, lei si risistemò bene sul letto, ma l'eccitazione per ciò che aveva appreso era troppo grande, non riusciva a contenerla.
Per una persona estranea ai comportamenti di Daryl, quello sarebbe stato soltanto un gesto di cortesia, ma per lei, per lei valeva come oro.
Con il rischio che le si strappassero nuovamente i punti, si alzò dal letto iniziando a volteggiare per l'infermeria, saltellando e ballando. 
Si sentiva una perfetta imbecille anche perché non era sola in quella stanza, ma il giudizio della gente non le era mai importato poi molto. L'avevano considerata sempre tutti un po' matta, fin da ragazzina, non era certo una novità.

Certo avrebbe preferito che Daryl non la vedesse in quel momento, ma ahimè lui fece il suo ingresso in infermeria proprio nell'esatto secondo in cui lei stava finendo una piroetta.
Doc con una scusa uscì e li lasciò soli.
La ragazza avrebbe voluto nascondersi sotto terra per l'imbarazzo. Si fermò e si sedette sul letto schiarendosi la voce.

-Allora... Doc mi ha detto che sei uscito nel bosco.- affermò lei cercando di ricomporsi.

-Sei di buonumore a quanto pare.- disse Daryl avvicinandosi con ancora lo zaino e la balestra in spalla.

Era andato direttamente da lei dopo essere tornato dal giro con Paul, impaziente di portarle i suoi regali. Si sentiva un idiota, con il cervello completamente bollito. Quella strana biondina aveva un effetto devastante su di lui, era come perdere il terreno sotto i piedi e cadere. Un salto nel vuoto, lontano da tutte le sue certezze e dai suoi schemi.

Si sedette sulla sua solita sedia accanto al letto e lei si voltò verso di lui poggiandogli i piedi sulle ginocchia. Non era un gesto premeditato, sembrava solo bisogno di contatto. 
Una delle gambe dei suoi pantaloni, aveva uno strappo proprio all'altezza del ginocchio e Josephine appoggiò delicatamente le sue dita dei piedi nude, sul lembo di pelle lasciato scoperto dallo squarcio nella stoffa.
Daryl la lasciò fare, rendendosi conto che il contatto della loro pelle gli stava provocando un brivido lungo la schiena.

Senza allontanare i piedi di lei, si abbassò verso il suo zaino, che aveva poggiato a terra e ne tirò fuori una busta di carta.
Era un sacchetto molto simile a quelli dei negozi di liquori e Jordan pensò che avesse trovato un'altra bottiglia da usare per una delle loro sbronze serali.

Mentre stava per porgerle quel sacchetto, sul comodino della ragazza notò un bicchiere di vetro con dentro un piccolo mazzetto di margherite.
Qualcuno le aveva fatto visita.

Josephine accorgendosi di dove fosse rivolto lo sguardo di Daryl, si affrettò a spiegarsi, come se avesse fatto qualcosa di male, come se parlare con A.J fosse una sorta di tradimento.

-Me li ha portati A.J, è passato a trovarmi prima.- disse la ragazza tranquilla.

-Quel coglione? Cosa voleva?- domandò lui irrigidendosi.

-Solo farmi visita per vedere come stessi.- rispose Jo.

-Certo, come sei stupida, è talmente evidente...- borbottò Daryl scostandosi da lei.

-Non azzardarti a darmi della stupida! Cosa c'è di così evidente?- chiese lei contrariata.

-Vuole aggiungere una tacca alla sua cintura!- sputò l'uomo con una smorfia.

-E' passato solo per scusarsi di non essere intervenuto in mia difesa, abbiamo soltanto parlato un po'.- si giustificò la ragazza, non sapendo nemmeno lei perché lo stesse facendo.

-Dannazione Josephine! Come fai a non capire?-

-Cosa stai insinuando Daryl?- 

-Mi sembra talmente chiaro! Lui è venuto qui perché vuole infilarsi nelle tue mutande, sei una sfida divertente! Si è scopato metà delle donne presenti al rifugio ed ora vuole riuscire anche con te. Ed a quanto pare è sulla buona strada, vero? Ecco perché eri così felice quando sono entrato.- sbottò lui, mentre i suoi occhi si facevano scuri come la notte.

Senza darle possibilità di ribattere, uscì dall'infermeria scuotendo la testa. Si sentiva un fottuto coglione e doveva allontanarsi da lei, se l'avesse lasciata parlare sarebbe stata la fine definitiva. 

Josephine restò pietrificata. Mai si sarebbe aspettata una conclusione del genere per quella giornata. 
Era stanca di piangere, stanca di soffrire. 

Abbandonato sul pavimento accanto alla sedia, giaceva il sacchetto di carta che Daryl stringeva tra le mani poco prima.
Arrabbiata lo afferrò senza nessuna grazia e ne rovesciò il contenuto sul letto.
Un pezzo di stoffa e qualcosa di metallico caddero sulla sua coperta di lana beige.
Passò le dita sul pezzo di stoffa. Sembrava seta e guardandolo con più attenzione capì che si trattasse di un vestito.
Un abitino color lavanda, ricoperto di farfalle.
La cosa che più colpì la ragazza però, fu l'altro oggetto che uscì dalla busta.
Una catenina con un ciondolo a forma di freccia. Non sapeva dove Daryl lo avesse trovato, ma sembrava fosse stata opera del destino.
Mai regalo sarebbe stato più azzeccato. La freccia. Girava tutto intorno alla freccia.
Quelle incoccate sulla sua balestra, quella puntata sulla sua faccia, le frecce dentro la faretra che gli aveva regalato. 
Le aveva pensato, aveva raccolto quegli oggetti pensando a lei, quindi cosa gli era preso? Cosa lo aveva fatto comportare a quel modo? Il solo odio nei confronti di A.J non poteva giustificare un tale scatto d'ira. La gelosia. La gelosia avrebbe potuto.

Indossò la catenina ed andò in bagno per specchiarsi. Afferrò anche il vestito e se lo appoggiò addosso per farsi un'idea di come le sarebbe stato. Non aveva scarpe adatte, i suoi vecchi scarponi non avrebbero reso giustizia ad un abito così carino e femminile.
Femminile. Sembrava la parola d'ordine.
Le aveva detto di non tagliarsi più i capelli, le aveva detto di lasciarli crescere e poi quel regalo. 
Forse era davvero arrivato il momento di tornare ad essere se stessa, ricominciare ad essere Josephine e Daryl con quei regali, sembrava volerle dire "ti starò vicino in questo momento" e lei gli era terribilmente grata per quello.

Accarezzando con le dita il tessuto morbido dell'abito, ripensò alla scenata che le aveva fatto lui poco prima, ma soprattutto alle sue parole. Vedendola si era convinto del fatto che fosse felice per la visita di A.J. Come poteva essere così cieco? Come faceva a non accorgersi che la sua felicità era strettamente legata ad ogni sua piccola parola o gesto?
Era stanca, a pezzi. Non tanto fisicamente, quanto mentalmente. 
Ritornò nella stanza portando con sé il suo regalo e poggiandolo sulla sedia in modo che non si sgualcisse. La catenina, invece, la tenne al collo.
Si sdraiò sul letto accoccolandosi il più possibile sotto le coperte e fu così che si addormentò, tenendo il pugno stretto intorno al ciondolo a forma di freccia.

Quando aprì gli occhi, il mattino seguente, la notte le aveva portato consiglio.
Fu svegliata dal profumo della colazione che le era stata portata da Doc e da una buona notizia. Poteva tornare nel suo alloggio.
Doveva essere cauta ed astenersi da fare cose folli, almeno fino a quando la ferita non si fosse rimarginata del tutto, ma stava bene e poteva lasciare l'infermeria.
Felice decise di indossare il vestito e di andare a cercare Daryl, voleva che fosse il primo a vederla con addosso il suo regalo.
Si alzò dal letto, mangiò del pane tostato e bevve quello schifo di caffè al quale non si sarebbe mai veramente abituata e poi afferrò l'abitino e si diresse in bagno, dopo aver posato un leggero bacio sulla guancia al dottore, lasciandolo perplesso, ma divertito dal suo evidente buonumore.
Si guardò allo specchio... i suoi capelli. Erano un disastro, una specie di nido per uccelli. Li districò con le dita ed i suoi ricci biondi presero una forma che le ricordava quella di tanti cavatappi. La lunghezza della sua chioma, rendeva la sua testa molto simile ad un fungo. Con uno sbuffo contrariato, cercò di ignorare quell'ammasso catastrofico ed informe e si concentrò sul vestito.
Era molto morbido ed aveva la chiusura lampo sul lato sotto l'ascella. Aveva le maniche corte ed una piccola cintura in vita che si legava dietro formando un fiocco. Il color lavanda non si sposava benissimo con i suoi scarponi di pelle marrone, ma purtroppo non aveva nient'altro di più adatto.
Indossò l'abito e si guardò allo specchio ancora. Era dimagrita e le ossa del bacino che sporgevano leggermente, si intravedevano attraverso la seta leggera, ma doveva ammettere di essere carina.
Dopo tutto quel tempo, vedersi di nuovo così le provocò una certa emozione, che tuttavia cercò di reprimere. Era impaziente di scendere in cortile e di mostrare a Daryl il suo abito.

Tornò nella stanza e salutò Doc, il quale la guardò sbalordito, come se fosse la cosa più bella e strana che avesse mai visto.
Attraversò il corridoio e, una volta davanti alla porta principale, prese un respiro profondo, spinse il maniglione anti panico e si ritrovò in cortile.
Al suo passaggio tutti si bloccarono a guardarla. Gli uomini come se stessero guardando una preda in una battuta di caccia e le donne con un misto di invidia ed ammirazione.
Tutta quell'attenzione la imbarazzò, ma andò dritta per la sua strada. Doveva trovare Daryl. Probabilmente avrebbero litigato ancora, ma voleva che lui la vedesse, sperava che indossare quell'abito fosse sufficiente per fargli capire.

Arrivata al gazebo, salutò Rebecca, che le riservò un sorriso tirato e poi incontrò Paul.
Il ragazzino, stupendola, la abbracciò stretta e le chiese scusa per non aver piantato una freccia in testa a Patrick.
Resosi conto di ciò che stava facendo, si stacco ed iniziò a fissare il pavimento piuttosto in imbarazzo.
Vedendo il disagio di Paul, lo tranquillizzò con un sorriso e lo invitò a sedersi con lei per bere una tazza di caffè insieme.

-Josephine quindi?- domandò il ragazzino grattandosi la testa.

-Te l'ha detto lui vero?- rispose Jo con un sorriso.

Paul annuì e portò la tazza alle labbra, guardando la ragazza, come se si aspettasse di ricevere una domanda da parte di lei.

-Ha detto che voleva stare un po' solo, è uscito prestissimo.- disse lui, interpretando perfettamente i pensieri di lei.

-Oh... e tu non sai dove possa essere andato?- chiese speranzosa.

-Forse.- rispose lui. Sembrava che avesse deciso di farla morire di curiosità. 

Josephine lo guardò implorante. Era chiaro che morisse dalla voglia di sapere dove trovare Daryl, ma lui non era certo che l'uomo avrebbe gradito una visita da parte sua. Prima di uscire gli aveva detto che sarebbe stato per un paio di giorni in quella casa che avevano trovato il giorno prima ed alla sua richiesta di spiegazioni, si era limitato a dire che era necessario mettere un po' di distanza.
Subito Paul non era riuscito a comprendere a pieno quel discorso, ma vedendo l'interesse della ragazza, le tessere del puzzle erano andare al loro posto.
Era lei che stava evitando, anche se non gli era completamente chiaro il perché.
Ciò che gli era chiaro, nonostante fosse molto giovane, era il legame che univa quei due era molto forte. Fu in quel momento che decise di fare il cupido della situazione.
Sperando di non fare una sciocchezza, spiegò a Josephine come raggiungere la casa nel bosco e si offrì anche di accompagnarla, ma la ragazza rifiutò.
Con un sorriso a trentadue denti si avviò verso la sua stanza per recuperare le armi.
Quell'abitazione non era molto distante dal rifugio e decise di andarci con addosso il vestito, sperando di non strapparlo in mezzo agli arbusti.
Armata del suo tomahawk e con in spalla un piccolo zaino con lo stretto necessario, uscì dal cancello, diritta verso la direzione indicatagli da Paul, sperando che Daryl gradisse la sua visita.

Ciò che indossava non era certo l'abbigliamento adatto ad un giro nel bosco e sperò vivamente di non incontrare erranti sul suo cammino, l'ultima cosa che desiderava era che il suo bellissimo abito venisse imbrattato di sangue e marciume.
Il fato, almeno per quella volta, sembrava aver deciso di andarle in contro e di collaborare con lei. Sul suo cammino incontrò un paio di vaganti che con qualche stratagemma riuscì ad evitare, facendoli allontanare.
Dopo l'ennesima svolta a destra, si trovò davanti il sentiero di cui le aveva parlato Paul e, da lontano, scorse il tetto grigio della casa che stava cercando.
Felice per essere arrivata a destinazione, ma con una certo timore, percorse tutto il sentiero, giungendo nel giardino davanti all'abitazione, rifugio di Daryl e aguzzò la vista cercando di notare la sua presenza.

Dell'uomo, tuttavia, non vi era nemmeno l'ombra. Guardandosi intorno notò chiaramente i segni del suo passaggio, qualcuno si  era accampato lì intorno e l'erba del giardino era schiacciata in alcuni punti, traccia evidente che qualcuno fosse appena transitato da quelle parti.
Respirò per cercare di calmare il suo cuore impazzito e si avvicinò alla porta di ingresso.

Con una leggerezza da dilettante, non si accorse dello spago che l'uomo aveva posizionato davanti al portone e, urtandolo, i barattoli che vi erano stati legati fecero un gran fracasso annunciando il suo arrivo.
Si maledì mentalmente e aspettò di vedere la porta aprirsi, tentando di ricomporsi. 

Quando Daryl aprì la porta, puntando la sua balestra verso l'esterno pensò di trovarsi davanti un errante desideroso di nutrirsi di lui, ma ciò che l'attendeva sul portico era in un certo senso peggio.
Lei era lì, con i suoi capelli ricci e gonfi, più lunghi di quando l'aveva conosciuta e addosso aveva il vestito che le aveva regalato. 
Era decisamente bella, nonostante i lividi sulle gambe, nonostante i suoi scarponi inadatti a quell'abbigliamento, l'uomo doveva essere onesto: era bella.
Un dettaglio attirò la sua attenzione, sul suo collo faceva bella mostra di sé il ciondolo a forma di freccia che le aveva portato. 
Vedendo i fiori di A.J sul suo comodino, si era pentito immediatamente di averle fatto quei regali ed aveva deciso di non consegnarglieli, ma evidentemente lei doveva aver trovato la busta. 

-Dovrei uccidere quel dannato ragazzino!- esclamò Daryl abbassando l'arma.

-Oh non prendertela con Paul, è colpa mia.- disse lei facendo spallucce.

-Avrebbe dovuto tenere la bocca chiusa.- ringhiò lui, profondamente seccato.

-So essere molto convincente quando voglio.- scherzò la ragazza con un occhiolino.

-Specialmente con quel vestito addosso.-  si lasciò scappare l'uomo, pentendosene nello stesso istante in cui quelle parole erano uscite dalla sua bocca.

Josephine, a disagio, abbassò lo sguardo, incredula per quell'inaspettato complimento e spostò il peso da un piede all'altro giusto per cercare di non stare ferma e impalata.
Era strano il modo in cui l'uomo che aveva di fronte riusciva a metterla in crisi anche con delle parole all'apparenza innocue e prive di significato.
Restarono per qualche minuto a scambiarsi fugaci ed imbarazzate occhiate, senza che nessuno dei due trovasse il coraggio di dire ancora qualcosa.
Come al solito la prima a rompere quel silenzio assordante fu la ragazza che, raccogliendo tutto il suo coraggio, cercò di mettere insieme una frase di senso compiuto per toglierla da quell'impaccio.

-Allora... non mi fai entrare?- domandò guardandosi intorno.

Daryl si spostò dall'ingresso il tanto che bastava per consentirle di passare e, una volta che lei fu all'interno, chiuse la porta alle sue spalle, ragionando su ciò che fosse meglio fare.
Erano soli in mezzo al bosco e quella situazione gli riportò alla mente un'altra casa ed una altra biondina.
Stava cadendo di nuovo in quel fatale errore. Erano due persone diverse, completamente, eppure tutte e due avevano una cosa in comune oltre ai capelli biondi, non si erano mai arrese con lui, avevano scavato a fondo nella sua anima, analizzando ogni sua piccola sfumatura e donandogli un'immagine di sé di gran lunga migliore rispetto a ciò che pensava essere la realtà.

-Avevi bisogno di una vacanza?- chiese lei girando per il salotto ed osservando ciò che la circondava.

-Una specie.- rispose lui facendo il vago, mentre dentro la sua testa era in atto una battaglia interiore, l'ennesima.

Non era certo di volerla lì con lui, ma doveva essere onesto con se stesso ed ammettere che quando aveva aperto la porta e l'aveva vista ne era stato entusiasta.
Certo la situazione era pericolosa per lui. Non poteva permettersi il lusso di lasciarsi andare per poi scoprire di averlo fatto per i motivi sbagliati.
Era attratto da lei e gli era piuttosto chiaro, ma non era convinto di esserlo proprio dalla ragazza che aveva di fronte o dall'idea che si era fatto di lei.
Il suo timore più grande era quello di essersi avvicinato a Josephine perché in qualche modo gli ricordava qualcun'altra. 
Quella consapevolezza lo investì facendogli mancare il respiro.
Aveva paura di ferirla oppure era soltanto spaventato all'idea di perderla?
La Beth del suo sogno aveva cercato di farlo riflettere e, considerando che quella era una proiezione della sua mente, a conti fatti erano suoi pensieri quelli che la ragazza gli aveva esposto. Josephine gli piaceva, quello era un fatto inequivocabile.
Mascherando il suo tumulto interiore con la sua solita espressione indecifrabile, Daryl si avvicinò alla ragazza e le piantò gli occhi addosso come se stesse cercando di perforarle l'anima con quelle iridi di ghiaccio.

-A.J sa che sei qui?- domandò in tono ironico accendendosi una sigaretta.

-Non vedo perché dovrebbe.- affermò la ragazza tranquilla.

-Beh visto che siete intimi. Sarà stato molto felice di questo vestito, toglierlo sembra molto facile.- disse Daryl soffiandole il fumo in faccia.

Lei tossì e appena e sventolò la mano per allontanare quella nuvola da sé e si perse qualche secondo ad osservare l'uomo che aveva davanti. Le piaceva, Dio solo sapeva quanto e la destabilizzava ogni volta con la sua finta indifferenza e la sua mascherata gelosia. Le faceva girare la testa quel suo modo di fare. Era imprevedibile. Un attimo prima gentile ed un secondo dopo il più grande stronzo sulla faccia della terra.
Daryl era quello. Un uomo indecifrabile, ma, ciò che sarebbe stato insopportabile per un'altra persona, per lei era qualcosa di intrigante e affascinante. L'aveva conquistata quasi subito. Erano bastati pochi sguardi per farle battere il cuore. 
Non era certa che anche lui provasse lo stesso tipo di attrazione nei suoi confronti, ma aveva tutta l'intenzione di scoprirlo.

-A.J è un coglione. E' passato da me, si è scusato, abbiamo parlato e non credo che ricapiterà ancora. Non siamo intimi e non lo diventeremo e vorrei che questo punto ti fosse chiaro. Anche se ad essere onesta non capisco perché ti interessi così tanto. Non credo siano affari tuoi le mie amicizie a meno che...- spiegò Jo lasciando, di proposito, la frase a metà.

-A meno che?- domandò Daryl avvicinandosi a lei, lasciando tra di loro uno spazio minimo.

-...a meno che tu non sia geloso di me perché non vuoi che un altro uomo mi ronzi intorno.- rispose la ragazza fronteggiandolo sicura della sua affermazione.

-Io geloso? Puttanate!- mormorò lui allungando il viso verso la ragazza e parlandole dritto all'orecchio.

Le sue parole le solleticarono il lobo, provocandole dei piccoli brividi lungo la schiena. Sapeva perfettamente che gioco stava facendo. Voleva punzecchiarla e ci stava riuscendo benissimo. Tra loro era così dopotutto. Un continuo punzecchiarsi.
Se Daryl aveva deciso di giocare, Josephine non si sarebbe tirata certo indietro. 
Protendendosi verso di lui gli sfiorò appena il collo con le labbra e gli sorrise maliziosa, in attesa della sua reazione.
L'uomo restò pietrificato e Jo, vittoriosa, decise di infierire con un ultimo affondo.

-Non ho mai ricevuto un regalo così bello.- disse giocherellando con il suo ciondolo ed allargando un po' il colletto del vestito.

Daryl deglutì vistosamente e lei dovette trattenersi dal ridere. 
Bastava davvero poco per trasformarlo in un ragazzino impacciato. Quando erano in missione era molto simile ad un leone, coraggioso e fiero, ma quando lei si avvicinava un po' più del solito si trasformava immediatamente in un gattino spaventato.
Non sapeva definire il sentimento che provava per lui, ma una cosa era certa, si sentiva legata e se A.J ci avesse davvero provato con lei, come insinuava Daryl, non si sarebbe mai lasciata andare. Dal suo punto di vista era sentimentalmente impegnata ed era sempre stata una ragazza fedele.
Si diede mentalmente della stupida per quel pensiero. Era un po' come una bambina, innamorata di un ragazzino più grande, ma ovviamente non ricambiata. Le ricordava molto una di quelle scene alla "sono fidanzata ma lui non lo sa", patetica a dir poco.

-Ti sta bene.- bofonchiò lui grattandosi la nuca con fare imbarazzato.

A quel complimento, così sincero ed inaspettato, la ragazza avvampò. L'arciere non era il tipo di uomo che ti riempie di lusinghe, era piuttosto uno abituato a lasciar parlare i gesti e gli sguardi, ma quella volta e contro ogni previsione, si era sbilanciato. Doveva essergli costato uno sforzo immane farlo, ma per Josephine fu un regalo di gran lunga superiore al vestito e la collanina. 
In quella strana corsa, stava partecipando anche Daryl e sapere di non essere la sola in gara le sollevò il morale e sciolse quasi del tutto i numerosi dubbi che le avevano fatto venire il mal di testa in quei giorni.

-Grazie.- rispose lei timidamente scoccandogli un bacio sulla guancia e abbassando lo sguardo.

L'uomo grugnì qualcosa, un verso più che una vera e propria parola e si passò una mano sul viso come se cercasse di cancellare il disagio di quel momento.

-Possiamo sederci? Mi sento un coglione qui in piedi in mezzo alla stanza.- chiese Daryl indicando il divano.

Non era il massimo della pulizia, anzi era piuttosto malconcio ed impolverato e, per evitare che il vestito della ragazza si sporcasse, Daryl girò al contrario uno dei cuscini, sperando che dall'altro lato la situazione fosse migliore.
Josephine lo ringraziò un po' imbarazzata e lui le fece segno di accomodarsi sedendosi a sua volta, lasciando tra loro lo spazio di una seduta.
La ragazza, si poggiò le mani in grembo ed iniziò a guardarsi intorno. Spesso i loro occhi si incontravano e, dopo essersi scambiati un mezzo sorriso, distoglievano immediatamente lo sguardo. 

-Sai... non mordo...- affermò Jo all'improvviso.
-Ne sei proprio sicura?- scherzò lui prendendola un po' in giro.

La ragazza soffocò una risata, sapeva essere divertente quando voleva anche se capitava di rado. Aveva sempre quell'aria triste ed accigliata, come se tutti i mali del mondo gravassero sulle sue spalle e si sentisse il responsabile di ogni maledetto problema dell'umanità. Josephine aveva ormai imparato a rapportarsi con lui e sapeva che c'era molto altro oltre quella facciata da uomo rude e tormentato. Per quanto si sforzasse di nasconderlo, era indubbiamente una brava persona, plasmata nel tempo dalla sofferenza e dalle perdite, era evidente, ma comunque tutto ciò che doveva essergli successo non era riuscito a cancellare completamente la sua vera essenza.

Daryl non sembrava aver colto la sua frecciatina e, con calma come se avesse paura di spaventarlo, allungò una mano verso di lui raggiungendo una delle sue, mollemente appoggiata sul ginocchio destro.
Sapeva che quelle dimostrazioni di affetto lo irrigidivano, ma ormai tra loro c'era una certa confidenza e sperava vivamente che bastasse a non farlo tirare indietro. 
Raccogliendo tutto il suo coraggio, tirò a sé la mano di Daryl e la portò, stretta nella sua, a cingerle le spalle.

L'uomo, dovette per forza avvicinarsi a lei, diminuendo la distanza che li separava e sistemandosi meglio sul divano.
Era ancora seccato per ciò che era successo con A.J, ma averla così vicina gli aveva fatto dimenticare, come al solito, ogni cosa.
Accanto a Josephine si sentiva subito meglio, alleggerito dal suo fardello, di nuovo capace di credere alle cose belle della vita perché lei era una di quelle. Uno come lui non meritava certo le attenzioni di una ragazza del genere, ma, contro ogni previsione, lei era lì e non sembrava intenzionata a volersene andare. Lo aveva raggiunto nel momento più oscuro di tutta la sua vita, quando voleva decisamente farla finita, se n'era presa cura riportandolo verso la luce a poco a poco. Non c'era nessun dubbio a riguardo, era un bastardo fortunato.

-Non devi essere geloso di quel coglione.- sussurrò la ragazza, giocando con le dita callose di lui che teneva ancora intrecciate con le proprie.

-Ti ho già detto che non lo sono.- rispose lui sbuffando appena.

-Invece lo sei, ma non devi. Non ne hai motivo. Quello stupido ed insulso mazzetto di margherite non cambia nulla. Per me non significa niente.- affermò lei convinta e si voltò a guardarlo.

-Sembravi piuttosto felice della sua visita quando sono arrivato.- disse Daryl alzando appena le spalle.

Aveva frainteso ogni cosa. A volte Jo si dimenticava di quanto fossero strani gli uomini. Era parecchio tempo che non aveva a che fare con uno di loro, anche se quelli incontrati prima di Daryl, non potevano davvero definirsi uomini ed aveva scordato quanto potesse essere complicato far capire loro le cose.
Era sempre stata ipercritica nei confronti del sesso maschile e dover interpretare uno di loro per tutto quel tempo, le era risultato piuttosto difficile, forse per quel motivo nel rifugio tutti pensavano che fosse gay.
Con un sonoro sbuffo, si girò completamente verso di lui e decise che fosse arrivato il momento di mettere le carte in tavola. 

-Questo perché non leggi tra le righe.- disse senza interrompere mai il contatto visivo.

Daryl la guardò confuso, ma non disse nulla, sembrando in attesa di una spiegazione. Spiegazione che non tardò ad arrivare. 
Josephine era stanca di nascondersi, tra di loro c'era qualcosa e girarci intorno stava diventando ridicolo.

-A volte dimentico di avere a che fare con un uomo!- disse lei sogghignando. 

Un attimo di silenzio, si gustò per qualche secondo l'espressione di lui sempre più basita e poi continuò.

-Pochi istanti prima che tu entrassi nella mia stanza Doc mi ha detto una cosa, mi ha informata del fatto che tu fossi passato a trovarmi per avvisarmi che avresti fatto un giro nel bosco. Per questo ero felice, ero felice perché mi avevi pensata. Ritieni opportuno informarmi dei tuoi spostamenti, dammi pure della sciocca sentimentale, ma per me è importante.- spiegò candidamente Jo.

L'uomo la fissò con un misto di sorpresa ed imbarazzo. Tutta quella sincerità lo sconvolse.
Invidiava Josephine e la sua capacità di esprimere a parole tutto ciò che le passasse per la testa, lui non era mai stato capace; il suo collegamento pensieri-bocca doveva essere interrotto.
Per l'ennesima volta era riuscita a stupirlo.
Senza quasi accorgersene la strinse di più a sé e le poggiò le labbra in fronte baciandole appena una tempia.
Lei si accoccolò tra le sue braccia ed in quel preciso istante capì di essere esattamente dove voleva stare.
  
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > The Walking Dead / Vai alla pagina dell'autore: Anmami