§*°UNA
VENDETTA BEN CONGENIATA°*§
Per raggiungere la vera felicità si deve sempre soffrire
Cap. 18
La ferita di Mondo era stata
medicata con estrema cura e Misty si alzò soddisfatta guardando il lavoro
ultimato e sfoggiando un dolce sorriso.
“Finito!”
Il ragazzo si tastò il labbro
ancora gonfio e soffocò un gemito.
“Ehi! Non toccarti!
Altrimenti tutta la fatica che ho fatto sarà stata inutile” lo rimproverò la
ragazza.
Mondo annuì e il suo sguardo
corse ai due ragazzi in piedi dietro di lei. Gary lo guardava con odio, un
sentimento che in quel momento poteva comprendere benissimo, in fondo, aveva
distrutto la sua vita, insieme a quella di tutti gli altri. Ma la persona che
gli fece abbassare nuovamente lo sguardo fu Ash, il quale rimaneva immobile a fissare
la schiena di Misty, quasi sperasse che lei se ne accorgesse e si voltasse per
guardarlo.
E dirgli che andava tutto
bene.
Perché più di tutto il resto,
era di questo che aveva bisogno. Sapere che sarebbe andato tutto per il meglio,
e che lei sarebbe restata accanto a lui.
Fino alla fine.
Improvvisamente delle voci
giunsero dal corridoio e i quattro ragazzi rimasero immobili, sperando con
tutti loro stessi di non venir scoperti.
“Che diavolo, è impossibile
che si siano nascosti qui.” Disse una voce, molto probabilmente una delle
guardie incaricata di stanarli e portarli da madama Boss e Giovanni.
“Dobbiamo liberare gli
altri…e ritrovare mia madre” disse Ash in un sibilo, volgendo lo sguardo verso
la porta, quasi avesse paura che potessero sentirlo anche con quella tonalità.
I tre annuirono e si
guardarono l’un l’altro. Quando le voci si allontanarono si avvicinarono piano
alla porta e dopo aver controllato che fosse tutto a posto corsero nella
direzione opposta a quella delle voci, percorrendo a velocità sostenuta il
lungo corridoio.
“Mondo, dove pensi che si
trovino Vera e gli altri?” chiese Ash senza voltarsi e continuando a correre.
“Negli scantinati, di solito
i prigionieri li portano laggiù” rispose il ragazzo.
“Anche io e Drew eravamo
stati portati li…sembrano delle cantine adibite a prigione” disse la ragazza
dai capelli rossi, mentre un brivido la percosse al ricordo di ciò che aveva
subito in quel luogo.
“Perché eravate stati portati
li?” chiese Gary, ancora all’oscuro di tutto, ma la domanda rimase senza
risposta.
Si fermarono dietro ad un
muro, controllando che, dove il corridoio prendeva un’altra direzione, voltando
verso destra, non ci fossero guardie, o comunque nessuno che potesse rivelarsi
un nemico.
“Sembra tutto tranquillo”
disse Mondo davanti a tutti, come se volesse fare da scudo, cosa che irritò
molto Ash e Gary, che si sentirono in qualche modo protetti come se non fossero
in grado di ragionare a mente lucida.
Cosa che in parte era vera.
Erano ancora troppo accecati
dalla rabbia e dal dolore per adattarsi alla situazione, che pian piano gli
stava irrimediabilmente sfuggendo di male. E in quel momento, in quella
situazione, dovevano mantenere il sangue freddo. O non avrebbero perso uno
stupido incontro.
Ma qualcosa di molto più
importante.
Vivere o Morire
“E se qualcuno facesse da
palo? O da esca…forse gli altri potrebbero tranquillamente andare…”
“Non se ne parla” sibilò Ash,
fissando i suoi occhi in quelli di Misty, la quale, decise di punto in bianco
di restare in silenzio.
Voleva solo aiutarli. Si
rendeva però conto, al tempo stesso, di aver procurato ad Ash un dolore pari
solo a quello che doveva aver provato Delia da giovane.
Rinunciare
Sospirò. Non era quello il
momento per pensieri incoerenti come quello. Dovevano uscire da li. E al più
presto…
*
“Mi scusi? Ehi dico a lei!”
Dawn sventolava energicamente le braccia per attirare l’attenzione della
guardia che se ne stava seduta davanti a loro, al di la delle sbarre e che, a
prima vista, sembrava sul punto di addormentarsi.
“Che vuoi ragazzina?” chiese
con astio la guardia, guardandola ma senza muovere un muscolo.
“Dovrei andare in bagno”
“Trattienila” rispose di
rimando l’uomo, tornando ad appisolarsi.
“Ma non posso!” disse Dawn
contrariata abbassando poi il tono “Me la sto facendo addosso…per favore”
La guardia alzò gli occhi al
cielo, alzandosi e prendendo il grosso mazzo di chiavi dalla cintura, cercando
con lentezza esagerata quella della prigione dove si trovavano loro, mentre
Dawn saltellava impaziente ripetendo a denti stretti “Presto, presto…o la
faccio qui!”
“Si si, ho capito, un attimo
per la miseria” rispose l’uomo, trovando finalmente la chiave e inserendola
nella serratura. Pochi attimi dopo un leggero clank e la porta si aprì.
“La ringrazio…” disse Dawn
sorridendo, mentre l’uomo annoiato faceva un passo verso le scale, per scortare
in bagno la ragazzina.
Appena la guardia le diede le
spalle Dawn nel silenzio più totale estrasse una pokeball facendone uscire il
piccolo Pachirisu, un pokemon elettrico simile ad uno scoiattolo bianco e
azzurro.
“Ma che diav…”
Prima che l’uomo potesse anche solo provare a
difendersi il pokemon elettrico aveva colpito, lasciandolo a terra tramortito.
“Sei grande Dawn!”
“Grazie lo so” rispose lei
inorgogliendosi e aprendo la porta dov’erano rinchiusi gli altri, che era stata
richiusa dall’uomo subito dopo l’uscita di Dawn da essa.
“E ora al piano superiore a
cercare gli altri!” disse Vera e si misero a correre sulle scale, diretti al
piano terra, dove, ancora non lo sapevano li stavano raggiungendo Ash e gli
altri.
*
“Bene, via libera” disse
Mondo e i ragazzi iniziarono a scendere la porta che portava in cantina, ma
neanche a metà strada rischiarono di farsi scoprire a causa del forte spavento
provocato dal vedere di fronte a loro i loro amici.
“Pensavamo foste delle
guardie!” li rimproverò Gary.
“Lo stesso vale per noi…Vera
stava per cacciare un urlo pazzesco” disse Drew scoccando una frecciatina alla
ragazza.
”Ehi!” disse lei contrariata.
“State tutti bene?” chiese
Ash.
“Si, Dawn è stata fenomenale,
ha atterrato una guardia in un attimo” disse Vera elogiandola.
“Oh dai, non esagerare…è
stato facile eheh”
Tutti risero, e per quelli
che sembrarono minuti sembro che l’ansia e la paura che li attanagliava fosse
scemata, facendoli tornare sereni e tranquilli. Ma fu solo un attimo.
“Vi ricordo che non siete qui
in villeggiatura. Abbiamo ancora una persona da portare via…ed è anche la più
difficile da salvare” disse Mondo e tutti annuirono.
Era tempo di agire.
“Stiamo arrivando mamma”
*
“Spero che Ash e i suoi amici
stiano bene…” disse Delia guardando fuori dalla finestra. Ormai il sole
iniziava a calare e la notte portava con se ombre del passato difficili da
cancellare.
“Di che ti preoccupi? A tuo
figlio non verrà torto un capello” disse madama Boss passeggiando avanti e
indietro per la stanza, sorridendo malignamente e tenendo in braccio un
Glameow, ultima conquista da parte di Butch e Cassidy.
“Non è solo di Ash che mi
preoccupo, ma anche dei suoi compagni!” rispose la donna a tono, mentre madama
Boss sbuffava qualcosa di vagamente somigliante ad una risata di scerno.
“Compagni? L’avere dei
compagni è un qualcosa che non ho mai capito. Le persone si sfruttano,
esattamente come i pokemon. Non bisogna farsi assalire da sentimenti come
l’affetto o la compassione. Solo le persone deboli e stolte li provano, e guarda
caso, vengono sempre soggiogate e distrutte da ciò che provano verso gli altri”
Delia strinse i pugni a
quelle parole. Sapeva che quella donna si sbagliava, eppure, un tempo, anche
lei aveva creduto a quelle parole. Indurendo il cuore fino a farsi male.
“Gli amici di Ash sono la sua
forza!”
Madama Boss si fermò e la
guardò con i suoi occhi glaciali ridotti a due fessure taglienti.
“Vorrà dire che ne sarà
privato”
La frase giunse a Delia con
fuoco vivo, si sentì ardere.
“Non può! Sono il suo tesoro
più prezioso! Come lo è per me mio figlio! Lo distruggerà!”
Nessuna riposta. L’anziana
donna si limitò a sorridere, in un modo che le fece ancora più paura della
frase che aveva appena detto.
“Ash…”
*
“Che hai Ash?” chiese Gary
vedendo l’amico rabbrividire improvvisamente.
Si erano nascosti in una
stanza spoglia e fredda, impolverata e sudicia, probabilmente, in disuso da
anni, come l’ala del palazzo dov’erano stati poche ore prima.
“No nulla…ho solo una brutta
sensazione” rispose il moro, sfregandosi le braccia per scaldarsi e
contemporaneamente scacciare quella strana inquietudine.
“Mondo, sai dove tengono
Delia?” chiese d’un tratto Vera, e il ragazzo si distolse dai suoi pensieri.
“No…”
“A che pensi?” gli chiese
Misty curiosa avvicinandosi al ragazzo.
“A diverse cose…insomma…è
stato fin troppo facile arrivare fin qui…ritrovare i vostri compagni…mi chiedo
se non sia tutto in trucco per attirarci in trappola”
“L’unico modo è affrontarli”
disse Drew risoluto.
“Scherzi? Hai idea di quanti
sono? Non avresti neppure il tempo materiale per estrarre la pokeball dalla
tasca o dalla cintura che ti sarebbero gia addosso!” disse Mondo.
“Si ma allora che facciamo?”
chiese Vera pensierosa.
“Io…in fondo è me che
vogliono no? Facciamola finita e basta. Se mi consegnerò a loro voi sarete
liberi. La mia cattura in cambio della vostra libertà” disse Ash lasciando
tutti a bocca aperta.
“Non se ne parla”
“Tu sei completamente idiota”
“Taci e pensa prima di
parlare”
“Sempre col tuo stupido
eroismo”
Non riuscì a dire altro,
perché tutti gli diedero contro. Eppure sapeva che in fondo, quella era la
scelta più giusta da fare. Amava troppo i suoi amici per metterli in
pericolo…ed aveva aspettato anche troppo per agire e difenderli.
Doveva far
qualcosa.
Anche se questo lo avrebbe
inevitabilmente portato a scontrarsi con i suoi migliori amici.
“Ci deve essere un’altra
soluzione…” disse Misty.
Rimasero tutti in silenzio,
nessuno sapeva cosa dire o come comportarsi. Era difficile scegliere, decidere
a mente fredda cosa fare…
Ash si abbassò la visiera del
berretto sugli occhi e la ragazza dai capelli rossi lo fissò. Non era mai un
bel segno quando lo faceva, e lei lo sapeva bene.
“Non farlo…”
Quando alzò lo sguardo, gli
occhi di Ash erano diversi dal solito, sembravano vibrare di una luce intensa,
un fuoco che ingoiava qualsiasi cosa.
Determinazione
“Dovete uscire il più
velocemente da qui. Non dovete voltarvi. Sono stato chiaro?” disse risoluto.
“Ma…e tu?” gli chiese Dawn.
Sorrise.
“Sarò dietro di voi
tranquilla”
Annuì, eppure, nonostante
fosse considerata una ragazzina superficiale e con la testa fra le nuvole non
riuscì a trattenere un senso di angoscia vedendo quel sorriso. Gli voleva bene,
era come il fratello che non aveva mai avuto.
“Si, ma tua madre?” disse
Vera.
“A quello ci penseremo io e
Gary. Sei pronto?”
Il ragazzo dai capelli
castani annuì, non capendo ancora dove l’amico volesse arrivare.
“Io e te troveremo il luogo
dov’è prigioniera mia madre…e la porteremo in salvo…ho un asso nella
manica…vedrai, non potranno che acconsentire”
“Spero tu abbia ragione” si
limitò a rispondere il ragazzo.
E così facendo si prepararono
a scattare verso il corridoio gremito di guardie, forse, in parte, aveva capito
che li, da qualche parte, in qualche stanza c’era sua madre, e lui avrebbe
fatto qualsiasi cosa per riportarla da lui.
Qualsiasi
“Ok, sono pronto Ash” disse
Gary guardandolo.
“Bene…ah…un momento, ho
dimenticato di fare una cosa”
Si voltò verso il restante
gruppo che lo guardarono e si avvicinò a Misty.
“Andrà tutto bene”
“Lo so…” ripose lei
sorridendogli.
L’abbracciò. Non aveva
intenzione di farlo, non seriamente almeno, però sapeva che in parte, o forse
non poi così in parte come invece pensava, lei era la sua ancora di salvezza.
Qualcosa a cui aggrapparsi quando si sentiva perso. Perché lei non era
nient’altro che lei.
Misty.
Nient’altro.
E questo bastava, perché non
c’era nessuno aggettivo, nessun appellativo che potesse racchiudere la sua
essenza, la sua intera, lucente esistenza. Se non il suo nome.
Solo questo.
Quando la lasciò andare corse
via insieme a Gary. E non poterono fare altro che aspettare, attendere che Ash
e Gary tornassero…
Perché sarebbero tornati.
*
“Che sta succedendo la
fuori?” sbraitò madama Boss facendo cadere il pokemon dalle braccia e
calpestandolo per andare alla porta ed aprirla.
“Ci scusi signora ma…vede,
suo nipote…” disse una guardia lanciato un cenno verso il ragazzo nel
corridoio.
“Oh Ash! Mio caro, vieni pure
insieme al tuo…” assunse un’aria di disgusto vedendo Gary di fianco a lui
“…amichetto”
Fece accomodare i due ragazzi
nella stanza e Delia, alla vista del figlio gli corse incontro abbracciandolo.
“Ash…cosa sei venuto a fare
qui?” gli chiese una volta che lo ebbe lasciato andare.
“Sono qui per negoziare”
disse volgendosi verso madama Boss, la quale inarcò un sopracciglio.
“Non se ne parla!” disse
Delia prendendo un braccio del figlio per farlo voltare verso di lei.
“No, lascialo parlare, può
rivelarsi interessante” disse l’anziana donna, prendendo una sedia e
accomodandosi.
“Dimmi pure caro, sono tutta
orecchie”
“Voglio che liberi
immediatamente mia madre”
Gli occhi della donna si
chiusero in due fessure e il tono che assunse fu tutt’altro che stucchevole
come prima.
“Bada a come parli. Sono IO
che comando qui” sorrise dolcemente “…chiaro? E ora avanti, dimmi pure cosa mi
darai in cambio”
Strinse i pugni. Doveva
resistere, non farsi prendere dalla rabbia, o sarebbe andato tutto in fumo.
“Avrai ciò che vuoi, ma non
adesso. Quando sarò diventato il migliore allenatore tornerò qui…e…” deglutì
“…prenderò in mano tutto”
La donna rise compiaciuta.
“Davvero mi credi così stolta
tesorino?”
“Non ti sto mentendo! Mantengo
sempre le mie promesse!” rispose in un modo che sorprese lo stesso Gary. Era
difficile vedere la determinazione di Ash in qualcosa che non comprendeva
l’universo pokemon. Però, forse, anche l’essere il Team Racket lo avrebbe
legato alla sua passione più grande, anche se in forme e modi differenti.
Madama Boss lo fissò per
alcuni interminabili istanti, dopodichè sospirò e sorrise.
“E sia, siete liberi di
andare dove vi pare e piaccia”
A quelle parole Ash non
riuscì a trattenere un sospiro di gioia, rendendosi conto solo in quel momento
di stare trattenendo il respiro. Troppo preso a non abbassare lo sguardo.
Debolezza
Si avvicinò alla porta e
mentre Gary scortava Delia verso l’uscita si voltò verso la donna.
“Grazie…”
“Non c’è di che”
Dopodichè i tre uscirono
dalla porta, richiudendola alle loro spalle.
“Non c’è di che…mio caro…”
sussurrò malevolmente la donna.
*
Corsero il più velocemente
possibile riuscendo ad uscire dal palazzo dopo aver recuperato il resto del
gruppo. Era strano il fatto che nonostante si fossero messi così in luce,
nessuna guardia aveva provato ad inseguirli all’esterno dell’edificio. Non era
normale.
“Siamo salvi?” chiese Vera
respirando affannosamente, cercando invano di riprendere fiato.
“Sembrerebbe di si” gli
rispose Misty.
Tirarono tutti un sospiro di
sollievo, la brutta avventura, se così si poteva definire, era terminata, erano
al sicuro, non sapevano perché, ma il fatto che li avevano lasciati liberi con
così tanta facilità era una liberazione.
O un tranello.
“Mi sembra troppo strano che
ci abbiano lasciati fuggire senza quasi neanche inseguirci…c’è qualcosa che non
torna” disse Drew arcigno.
“Forse, madama Boss ha detto
alle guardie di lasciarci stare” ipotizzò Gary.
Ma le supposizioni di Drew si
rivelarono esatte.
“Dov’è Ash?” chiese allarmata
Delia guardandosi intorno.
“Non lo so, era dietro di me
fino ad un minuto fa” rispose Gary voltandosi e scoprendo che invece di Ash,
come si sarebbe aspettato di trovare, non c’era nessuno. La strada dietro di
lui era completamente deserta.
“Non è possibile” disse Misty
diventando ancora più bianca del suo normale colorito.
Ora tutto tornava, le guardie
che li avevano lasciati passare nella più totale indifferenza, la loro fuga fin
troppo facile. Non c’era un perché, loro avevano ottenuto la libertà…in cambio
di qualcosa di molto, molto più importante.
“Ash è ancora la dentro”
strillò la ragazza dai capelli rossi saettando davanti a Gary, decisa più che
mai a tornare dentro e portarlo via.
“Dove stai andando? Ti ha
dato di volta il cervello?” disse Gary riuscendo a prenderla per un braccio e
ad attirarla a se giusto una frazione di secondo prima che riuscisse a correre
via.
“Dobbiamo tornare li dentro!
Dobbiamo andare da Ash!” gridò Misty, in preda ad una crisi isterica. Ora
capiva, capiva il perché di quell’amaro sorriso e di quell’abbraccio.
“Andrà tutto bene…”
“Calmati!” disse Delia dando
un sonoro ceffone alla ragazza dai capelli rossi che rimase immobile
fissandola.
Nonostante fosse anch’essa
preoccupata per il figlio, doveva mantenere la calma, o sarebbe andato tutto in
fumo.
“Non gli faranno del
male…tengono troppo a lui…e alla sua vita” disse la donna.
Guardò verso l’enorme palazzo
che si stagliava nella notte di fronte a lei…e sperò, pregò che quell’inquietudine se ne andasse, che la brutta
sensazione che la stava attanagliando, insinuandosi fin dentro le sue ossa
fosse solo una sensazione.
Perché Ash era davvero
importante per lei.
La sua unica ragione di vita.
CONTINUA…