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Autore: Jules_Weasley    16/09/2015    7 recensioni
Siamo nel Post Seconda Guerra Magica, qualche anno dopo la caduta di Voldemort: Hermione, tornata da un viaggio di qualche mese, bussa al negozio del vecchio Ollivander, con una richiesta molto strana. La sua vita non è come la vorrebbe e la guerra le ha fatto realizzare che ha una sola possibilità di essere felice, e non la vuole sprecare facendo quello che è opportuno o che ci si aspetta da lei. Ora, di nuovo in Inghilterra, decide di virare la rotta ed imparare a creare qualcosa con le proprie mani le farà riscoprire le piccole grandi gioie dell'esistenza. In tutto ciò dovrà anche fare i conti con una vita sentimentale... movimentata. Che fine ha fatto Ron? E quale sarà il ruolo di Fred nella sua vita? E quale sarà quello di Malfoy? Questa storia sarà una Fremione o una Dramione? O semplicemente la storia di una ragazza che cerca il suo posto nel mondo? Queste sono le domande, la risposta è la storia...
Genere: Angst, Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Fred Weasley, Hermione Granger, Olivander | Coppie: Draco/Hermione, Fred Weasley/Hermione Granger, Harry/Ginny
Note: OOC | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Da Epilogo alternativo
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CAPITOLO OTTO – Il battesimo di Hermione



"Granger..." sentì un bisbiglio e un forte odore di caffè. Aveva voglia di rigirarsi tra le lenzuola e ignorare la voce che la stava richiamando dal mondo dei sogni, ma sollevò lentamente le palbebre e le sbattè più volte per mettere a fuoco.

La stanza, piena di libri vecchi e nuovi, tra cui alcuno sull'Arte delle Bacchette, era sempre la stessa.

L'unico elemento 'fuori posto' era un ragazzo alto e dai capelli rossi che le sorrideva sfrontato ai piedi del letto, una tazza fumante di caffè nella mano destra.

"F-Fred" pigolò lei, ancora non molto reattiva. "Che ci fai qui?" domandò.

"Beh" il roscio diede un'alzata di spalle, "sono venuto a svegliarti" le spiegò.

"Mmh" commentò lei, la bocca impastata di sonno.

"Temo che tu sia in ritardo" le comunicò; piuttosto divertito dall'espressione sconvolta che le si dipinse in volto.

Diede un'occhiata alla sveglia che teneva sul comodino e vide qualcosa che non avrebbe voluto: erano le otto e mezza, l'esatto orario in cui avrebbe dovuto varcare la soglia della bottega di Ollivander. Saltò giù dal letto con uno strillo.

"Cielo! Devo darmi una mossa o mi farà a pezzi!" mormorò iniziando a tirare fuori i vestiti dall'armadio.

"Chi ti farà a pezzi?" domandò lui nella speranza che, colta di sorpresa, gli rivelasse il nome del datore di lavoro. Cosa che, ovviamente, non avvenne. Lei ridacchiò.

"Bel tentativo Fred! Te lo dico un'altra volta..." tagliò corto. "Sono in un ritardo mostruoso". Era rossa in viso e molto agitata; la trovò fantastica.

Trovi fantastica la Granger agitata e irritabile, ma sei scemo?

Si alzò di botto dal letto e la raggiunse davanti all'armadio; lei si voltò a guardarlo: sembrava che volesse dirle qualcosa, ma si limitò a prenderle silenziosamente la mano e a consegnarle la tazza di caffè che le aveva portato.

Hermione, senza il minimo preavviso da parte del suo ormai morto cervello, si sporse e gli lasciò un lieve bacio sulla guancia.

"Grazie" mormorò, a mo' di giustificazione.

Ufficialmente l'aveva baciato per ringraziarlo del caffè, ufficiosamente perché le andava di farlo – voleva fare anche di più, veramente.

Per un secondo – solo un secondo, sia chiaro – aveva avuto l'impulso di cambiare traiettoria e spostarsi sulle labbra, ma per fortuna aveva evitato di assecondarlo.

Fred farfugliò qualcosa di incomprensibile ed uscì dalla stanza, lasciandola sola a prepararsi. Fissò per un attimo la porta da cui era uscito e ricominciò la corsa frenetica contro il tempo.





"Signorina Granger!" esclamò Ollivander, irritato. "Venti minuti di ritardo! Credevo di doverti aspettare a vita!".

Hermione trovò eccessivo il suo tono severo, e la sua lingua si mosse senza interpellarla.

"Credevo che i fabbricanti di bacchette fossero dotati di pazienza!" replicò caustica, pentendosene nello stesso istante.

Ecco, ora ti sbatte fuori a pedate nel culo, complimenti!

Al contrario di ciò che Hermione si aspettava, gli occhi scoloriti del vecchio si assottigliarono, ma poi la bocca sottile si rilassò in un sorrisetto. Strano ma vero, il suo datore di lavoro stava più o meno sorridendo!

"Mi piace l'ironia, è un modo intelligente per uscire puliti da situazioni disastrose" osservò lui, insolitamente loquace. Tranne quando si parlava di lavoro, Hermione era sicura di non averlo mai udito pronunciare più di cinque parole in sequenza. Gli sorrise di rimando, felice di averla scampata.

Si tolse il cappotto e la sciarpa e si diresse al bancone, pronta a mettersi in ascolto. Quando fece per mettersi seduta, Ollivander la bloccò con un gesto della mano.

"Oggi faremo lezione sul campo" disse. Se quello era il suo modo di spiegarsi, Hermione doveva ammettere che non lo capiva molto bene.

"Mh... che intende con sul campo?" chiese incerta, mordendosi un labbro, agitata.

Il vecchio parve compiaciuto di aver creato quell'alone di mistero che bastava a suscitare la curiosità di Hermione.

"Ogni cosa a suo tempo" le rispose pacatamente. "Ora, prendi sciarpa e cappotto e afferra il mio braccio".

Hermione si affrettò a fare come le era stato detto, e in men che non si dica fu di nuovo accanto a lui, tutta infagottata.

Afferrò con presa salda il braccio del vecchio e improvvisamentesentì il famigliare risucchio che provava Smaterializzandosi.

Con un sonoro crac i due erano spariti, e la bottega ora era vuota.





"Freddie?!" lo chiamò il gemello scuotendolo per un braccio.

"Mh?" mugugnò distratto.

"Stammi a sentire!" lo rimproverò, aggrottando la fronte.

"Come?" si riscosse e guardò il suo doppio. "Come hai detto?".

"Ehi!" George schioccò le dita sotto al suo naso. "Non so se ti sei reso conto di quanta gente ci sia qui dentro!" gli fece notare.

Fred si guardò intorno e scorse una marea di gente invadere il negozio, forse attratta dal vivace colore arancio delle vetrine o dalla fama che in quegli anni aveva valicato i confini di Diagon Alley, e anche dell'Inghilterra – arrivavano ordini via Gufo da tutta Europa.

"Si può sapere a che pensi?!" domandò George, decisamente scocciato dalla totale mancanza di attenzione del fratello.



Hermione, agitatissima per il ritardo, stava per uscire dall'appartamento.

Più passavano i giorni e più la curiosità di Fred aumentava: voleva sapere dove si recasse tutte le mattine, e solo un briciolo di dignità lo aveva trattenuto dallo spiare i movimenti della sua coinquilina. Quella mattina c'era stato un momento, in camera della Granger, in cui aveva sentito il forte impulso di baciarla.

Non sulla guancia – baciarla sul serio. Così, la dignità era svanita di colpo, completamente soppiantata dal desiderio di sapere.

"Vengo con te".

Hermione lo guardò e poi si strinse nelle spalle, in un tacito consenso. Scesero le scale e sbucarono da una porticina secondaria che dava sulla strada – quella principale sbucava direttamente dentro ai Tiri Vispi Weasley.

Era evidente che Hermione non voleva fargli sapere dove andava perché, come previsto, lo salutò e si dileguò frettolosamente tra la folla.

Fred rischiò seriamente di perderla di vista, ma non avvenne. La seguì a una distanza di sicurezza, sentendosi un idiota.

Cosa sperava di ottenere? Di certo non lavorava da Magie Sinister!

Non dovette fare molta strada, perché Hermione entrò nell'ultimo posto – dopo Magie Sinister – in cui Fred si sarebbe aspettato che si recasse: Ollivander.

Che ci faceva Hermione da Ollivander? Forse doveva far riparare la bacchetta o qualcosa di simile, quindi per un po' aspettò di vederla uscire.

Dopo dieci minuti gli fu chiaro che Hermione sarebbe rimasta all'interno. Ma non era possibile che tutte le mattine andasse da Ollivander, perché tutti sapevano che quel vecchio paranoico non aveva lavoranti.

Si avvicinò cautamente alla porta del negozio e la aprì lentamente, producendo un tintinnio di campanelle sopra l'uscio. Si guardò intorno, curioso di risolvere quel mistero, ma non vide nessuno.

Non c'era traccia della Granger, nè di Ollivander.

Provò anche il classico "c'è nessuno?" – con Hermione avrebbe inventato una scusa per la sua presenza lì. Ma niente.

Il posto era deserto, e non gli rimase che tornarsene deluso al negozio, dove già qualcuno stava iniziando ad entrare per fare acquisti.



Fred era perso nei ricordi di quella mattina, quando il fratello l'aveva interrotto bruscamente.

"Uhm? Niente di che..." finse di non capire la domanda e scattò in piedi pronto a sfoderare sorrisi e ad illustrare le peculiarità dei diversi prodotti a una banda di ragazzini scalmanati. George lo guardò allontanarsi e scosse la testa: conosceva suo fratello come le sue tasche, e sapeva che non era stato sincero. George avrebbe dato oro per sapere a chi o a cosa fossero rivolti i pensieri di suo fratello.








Hermione e Ollivander sbucarono su quello che presumibilmente era un colle, in una fitta foresta nella quale la ragazza era certa di non aver mai messo piede.

"Che ci facciamo qui?" chiese, stordita dalla Materializzazione piuttosto brusca. Ollivander la squadrò con attenzione, soppesando con cura le parole da usare.

"Questo, signorina Granger, è il tuo battesimo" annunciò enigmaticamente.

"Prego?" sollevò un sopracciglio, dubbiosa sul significato della frase.

"Siamo qui per scovare alberi da bacchette" dichiarò lui, il tono solenne. "E sarai tu ad individuarli, in base a quello che sai in proposito; sono un bel po' di giorni che ti spiego la teoria, o no?" non aveva formulato una domanda reale, dato che il tono non ammetteva repliche.

Hermione si trovò a desiderare di non essere lì in quel momento: che sarebbe successo se avesse sbagliato? L'avrebbe buttata fuori dalla bottega senza neanche concederle una seconda possibilità?

In fondo era stata proprio lei a dirgli di metterla alla prova, e lui l'aveva avvertita che, se non l'avesse considerata predisposta, non l'avrebbe tenuta a lavorare con sè.

"Ehm..." tossicchiò nervosamente, "...d'accordo".

Guardandosi intorno spaesata si accorse con sgomento che c'erano tantissimi alberi, e tutti di tipo diverso – cosa abbastanza curiosa.

"E' un bosco particolare, vero?" chiese conferma.

"Ottima domanda, signorina Granger" osservò compiaciuto. "Vedo che qualcosa di ciò che ho detto ti è rimasto nella zucca". Hermione si morse la lingua per costringersi a non rispondere a tono a quel vecchio impertinente.

"E' un luogo unico in Inghilterra" spiegò in adorante contemplazione della foresta. "Ci sono diverse tipologie di alberi assemblati insieme, ed è molto frequentato da coloro che fabbricano bacchette, come immaginerai".

Hermione annuì senza parlare; si guardava intorno meravigliata. Non aveva mai immaginato potesse esistere un luogo del genere: le dava un senso di totale tranquillità, di pace.

"Ovviamente hanno dovuto emanare un Decreto per regolamentare l'uso del legname di questa foresta" continuò Ollivander.

"Quindi è un luogo protetto?" chiese lei, ancora presa ad osservare gli alberi e il fogliame.

Una folata gelida le sferzò il viso, facendo tremare un alberello poco distante. Hermione sentì l'improvviso istinto di proteggerlo, di accudirlo, per fare in modo che il vento non lo scalfisse e lo lasciasse crescere in santa pace.

Lo sguardo argenteo del vecchio si posò sul volto della ragazza, e le sembrò di scorgere un lampo di approvazione. Era un Legillimens o solo un uomo perspicace? Se lo stava chiedendo quando lo vide sorridere sotto i baffi e poi girare il capo.

Capì di aver preso la decisione giusta.

Non sapeva dove l'avrebbe portata quella storia delle bacchette, ma di sicuro era stata una splendida, folle, meravigliosa trovata.

Sorrise e si accostò al Mastro Bacchettaio, dando un'ultima occhiata agli alti alberi che svettavano al di sopra delle loro teste.

"Mi metta alla prova" disse piano, ma con decisione. "Non la deluderò".

Lui sollevò la testa e i loro occhi si incrociarono di nuovo, quando le rispose:

"Non ne ho dubbi, signorina Granger".




Nell'istante in cui Hermione e il signor Ollivander si Materializzarono nuovamente all'interno del negozio, entrambi erano piuttosto soddisfatti della loro escursione.

Nella foresta, lei aveva dimostrato di saper distinguere alla perfezione gli alberi da bacchetta da quelli comuni (anche grazie al prezioso aiuto degli Asticelli).

La famiglia Ollivander fabbricava bacchette da sempre, a quanto ne sapeva lei, ma Garrick Ollivander era stato un pioniere della selezione accurata – quasi maniacale – dei legni da bacchetta e dei nuclei.

"Come sono andata?" chiese, sperando in una lode.

"Niente male, specie nel riconoscere quell'albero di Frassino".

"Oh" sospirò lei. "Credevo di non farcela, era posizionato fra alberi tutti uguali...".

"...ma era l'unico a non essere comune" concluse lui.

Hermione si sentì lusingata dal tono ammirato che Ollivander aveva usato. Da parte sua era come se le avesse dato una laurea, una stretta di mano e un bacio accademico.

"Però" bofonchiò, "non credere che il tuo addestramento sui legni sia concluso. Ci vorrà del tempo prima di passare a parlare di nuclei".

Hermione annuì, troppo felice per contraddirlo.

"Ovviamente" riprese, "non c'è bisogno che io ti ripeta che i segreti che apprenderai devono restare fra te e me, vero?" le scoccò un'occhiata di avvertimento.

"Certo che no" replicò quasi offesa. "So bene che il suo modo di scegliere legni e nuclei e di accoppiarli è quello che distingue il suo negozio dalla concorrenza".

Il vecchio sembrò soddisfatto, e anche un po' inorgoglito. Per la prima volta nella sua lunga vita, si fidava e basta.

"Sei assunta in piena regola" annunziò di colpo.

Sul volto della strega comparve un misto di gioia e stupore, e un sorriso incredulo le increspò le labbra.

"C-come?" lo guardò in cerca di conferma.

"Mi hai sentito" borbottò lui. "Sei una mia lavorante: riceverai uno stipendio ogni quindici giorni e puoi considerarti la prima apprendista che abbia messo piede nel negozio di Garrick Ollivander".

"Io non so cosa dire" esclamò lei. "G-grazie, signor Ollivander" farfugliò.

Il vecchio fece un gesto seccato, come a voler scacciare tutta quella gratitudine sul volto di lei.

"Non me ne faccio nulla di un 'grazie'..." brontolò. "Cerca piuttosto di imparare il mestiere come si deve, mi sono spiegato? Disciplina dev'essere il tuo mantra, signorina Granger!". La strega annuì prontamente. Se c'era una cosa che Hermione conosceva, era proprio la disciplina. Non doveva certo spiegarle che applicarsi era il primo passo per riuscire in qualcosa.

"Ora puoi andare a casa, abbiamo passato tutto il giorno in quel bosco, è già buio".

Guardando fuori, Hermione si rese conto che Ollivander aveva ragione: dovevano essere almeno le sette di sera, e il cielo era scuro.

Prese la propria borsa e si infilò nuovamente sciarpa e cappotto, pronta ad affrontare il freddo serale.

"Arrivederci, signore" disse. Lui le fece un cenno brusco con il capo, ma mentre usciva dal negozio, la ragazza lo sentì bisbigliare:

"A domani, Hermione". Sorrise nell'ombra, senza voltarsi, ma era sicura di non essersi sbagliata. Si chiuse la porta alle spalle e guardò il cielo nuvoloso. Si prospettava una nottata di pioggia.

Non vedo l'ora di dirlo a Fred, fu l'unico pensiero che ebbe dirigendosi a passo spedito verso l'appartamento sopra il negozio di scherzi.





ANGOLO AUTRICE


Ebbene sì, sono passati solo tre giorni e io aggiorno a tamburo battente. Un po' è per la storia del capitoli dal mio punto di vista corti (comunque da un certo punto in poi lo saranno leggermente meno), un po' è perché sono pazza, e un po' è perché certe volte non riesco a fermarmi quando scrivo. Comunque, come potete vedere, Hermione è stata assunta in piena regola e inizierà il suo praticantato dal caro vecchio Ollivander, che è un po' lunatico, ma è una brava persona dai :)

Fred c'è rimasto un po' male, a dire il vero, perché Hermione non gli ha detto una cosa del genere. Cioè, non capita tutti i giorni che qualcuno vada a lavorare da Ollivander... comunque, nel prossimo capitolo avranno un 'confronto verbale'.

Si comincia anche a vedere che tra i due qualcosa è cambiato, sono più intimi ed è inutile negare che sono attratti l'uno dall'altra. Bisogna vedere se filerà tutto liscio come l'olio. Spero che il capitolo vi piaccia e che commentiate in tanti (so che vi lascio poco tempo tra uno e l'altro, ma comunque seguite in tanti e le visualizzazioni sono parecchie, quindi qualcuno in più potrebbe commentare, no?). Comunque grazie a chi recensisce, legge silenziosamente, o mi ha inserito nelle seguite/preferite/ricordate. Un bacio a tutti voi,

Jules


  
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