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Autore: Isobel_Urquart    18/09/2015    2 recensioni
Esattamente un anno fa, una ragazza, scomparsa da vent'anni, ricompare nei pressi del castello di Hogwarts.
Vive la sua nuova vita tra la scuola e la famiglia ritrovata, fino a quando un nuovo vecchio arrivo fa rincominciare tutto da capo.
*
Essendo il secondo "capitolo" della storia, vi metto anche il link dove trovare la prima parte: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3064342
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Minerva McGranitt, Nuovo personaggio, Severus Piton, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4, Più contesti
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- Questa storia fa parte della serie 'Isobel Urquart, Ritorno dal Passato'
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«Signore, è morto circa vent'anni fa» mormoro piano.

«No, impossibile!» scoppia a ridere «Questo è uno scherzo, vero? L'ho visto appena tre giorni fa! É anche grazie a lui che possiamo tenere la Coppa del Mondo di Quidditch senza preoccuparci dei troppo babbani...» spiega «Un gran lavoratore, ma non sapevo avesse una figlia».

 

5

 

Isobel trema accanto a me, la tazza, con uno schianto, cadendole dalle mani è ridotta in mille pezzi sul pavimento.

«Signorina Urquart tutto bene?» domanda.

«Signor Ministro, con tutto rispetto, ma la mia fidanzata» mi fa effetto dirlo, mi suona strano «Ha sempre pensato che suo padre fosse morto, non crede che possa essere un po' uno shock per lei?»

«Non credevo facesse sul serio, professor Piton» risponde scandalizzato «Ma il Elphistone Urquart lo conosco di persona e posso assicurarvi che è decisamente vivo».

«Potrebbe metterci in contatto con lui?» domanda Isobel, come risvegliandosi.

«Certo, ma non prima che finisca la Coppa del Mondo, c'è moltissimo lavoro da fare» spiega.

«Va benissimo» dice seria «Ora, se non le dispiace, avrei bisogno di riposare qualche ora prima della partita».

«Ovviamente» mormora «Ci incontriamo più tardi, allora».

«A più tardi» biascico, uscendo dalla porta.

-

Isobel è sdraiata sul letto a fissare il muro da un paio d'ore ormai. Dice di non aver fame, nonostante l'ora di pranzo sia già passata da un pezzo.

«Isy, tesoro, mangia qualcosa...» le sussurro, sdraiandomi accanto a lei sul letto e avvolgendola con le braccia.

«Non ho fame, Sev».

«Allora, alzati che andiamo a fare una passeggiata» propongo.

«Così magari lo incontro pure...» mormora sconsolata.

«Isy, non ti preoccupare, vieni con me» dico tranquillo «Si chiarirà tutto».

Si volta verso di me «Credi che se gli inviassi un gufo, la lettera gli arrivi?»

«Credo di si, ma Caramell ha detto che è molto impegnato, potrebbe volerci un po'».

«Non importa» dice in un soffio, voltandosi verso di me «Cosa dirà la mamma? Come la prenderà? Non tornerà a stare male?» domanda con le lacrime agli occhi.

«Isobel, non ti preoccupare, tua madre è forte e anche tu lo sei, andrà tutto bene».

Un gong rimbomba nell'aria.

«É ora di andare» le sussurro «Ti va di fare una cosa?»

«Cosa?»

«Lo stadio è dall'altra parte del bosco, dall'altra parte del campeggio... Tu tecnicamente sei maggiorenne quindi possiamo smaterializzarci direttamente allo stadio, senza ritrovarci in mezzo alla folla. Ti va?»

Annuisce piano, accennando un sorrisino timido.

«Allora prendi qualcosa per coprirti, io cerco qualcosa da mangiare da portarci dietro. E fammi un bel sorriso, che il fatto che tuo padre sia vivo è una bella cosa!»

«Hai ragione» mormora, col viso che le si illumina.

-

Isobel

 

Siamo in fila all'ingresso, nonostante la smaterializzazione siamo stati preceduti.

«Professore!» esclama Caramell alle nostre spalle, raggiungendoci «Cosa fate in fila? Per la tribuna d'onore si va da questa parte!»

«Oh, grazie» mormora Severus.

«E lei, signorina Urquart, sta meglio?» mi domanda, cingendomi le spalle con un braccio. Severus diventa paonazzo, stringendomi la mano.

«Sì, signore. Mi scuso per prima, ma la notizia mi ha lasciata... Perplessa».

«Ma si figuri, mi scuso io per averla turbata, non pensavo che, vede, un bravo mago come Elphistone, non credevo nascondesse un segreto di così grande importanza».

Saliamo le scale all'interno dello stadio, ricoperte da centinaia di tappeti viola, saliamo, saliamo quasi fino in cima. Caramell mi tiene la mano sulla schiena accompagnandomi nella salita, mentre Severus, in un silenzio tombale, mi tiene la mano, subito dietro di noi.

Prima dell'ultimo pino c'è un piccolo bar con tavolini alti e sgabelli, tutti sui toni del viola e dell'oro.

«Primo Ministro, la signorina Urquart e io pensavamo di prendere qualcosa da mangiare prima della partita, vi raggiungiamo quando comincia».

«Certo, certo, più che logico! Be', vi auguro buon appetito, allora» alza il cappello «Signorina, professor Piton» e sale l'ultima rampa di scale.

«Sev, tutto bene?» domando preoccupata, voltandomi verso di lui. Rosso in viso, annuisce senza troppa convinzione.

«Vuoi qualcosa dal bar?» chiede.

«Non so, guardo cosa c'è, tu vuoi qualcosa?»

«No...» mi porge qualche moneta, sedendosi a uno dei tavolini.

Mi avvicino al bancone, dietro di esso un uomo vestito di tutto punto sta asciugando un bicchiere con uno strofinaccio.

«Buonasera signorina, cosa desidera?»

«Buonasera, cosa vendete?»

«Non vendiamo nulla, per i maghi della tribuna d'onore è già tutto pagato».

«Oh, allora, avete un pacchetto di Api Frizzole e del succo di zucca?» domando, sentendo alle mie spalle una voce fin troppo conosciuta.

«Professor Piton» mormora preso alla sprovvista il biondino Serpeverde, che risponde al nome di Draco Malfoy.

Mi spingo verso l'angolo del bancone, dove una grossa pianta dai fiori viola dà i primi segni di sofferenza e mi ci nascondo dietro, spiando la scena.

Insieme al Malfoy ci sono un uomo, che riconosco come Lucius Malfoy, quasi per niente diverso da quando frequentava la scuola, e una donna, biondissima come il marito e il figlio, alta e sottile, potrebbe essere particolarmente affascinante se non fosse per l'espressione corrucciata che ha in viso, di sdegno e superiorità.

«Severus, che sorpresa trovarti alla tribuna d'onore» sibila Malfoy Senior.

«Non è una sorpresa invece trovare voi» risponde gelido, con un sorriso rigido.

«Sei qua da solo?» domanda divertito l'uomo, con tono sarcastico.

«Io...» comincia incerto.

Odio come gli parla, non ha nessun rispetto per lui. Ma ho un'idea.

Agisco rapida con la bacchetta.

«Severus, chi sono questi signori?»

-

Severus

 

Isobel, i ricci neri ora castani e i suoi begli occhi d'argento tramutati in blu.

«Severus?»

I Malfoy sono senza parole, la osservano incerti.

«Sono qui con lei» rispondo a Lucius.

Sorride molto cordiale, porgendo loro la mano «Sono Is...Iside, la fidanzata di Severus».

L'uomo dischiude appena la bocca, incredulo, mentre il figlio sgrana gli occhi, guardando prima me e poi lei.

«Esattamente» annuisco «Is, loro sono Lucius e Narcissa Malfoy e loro figlio Draco».

«Piacere di conoscervi» dice allegra.

«Piacere nostro» risponde la donna, stringendo la mano a Isobel, accennando un sorriso.

«Be', noi andiamo a sederci. A dopo...» ci salutano tranquillamente, salendo poi le scale fino alla tribuna.

«Tu mi farai morire prima o poi» mormoro a mezza voce, abbracciandola.

«Non prima di avermi sposato, professore» sorride divertita, accarezzandomi la guancia.

Prendo la bacchetta e la faccio tornare con i capelli neri e i suoi bellissimo occhi.

Voglio baciarla. Posso farlo?

Le labbra morbide, le lunghe ciglia.

Sono sempre più vicino. Forse posso...

Il profumo dolce.

«Signorina» la chiama il mago dietro il bancone «Quello che ha richiesto».

Sospiro, mentre si allontana, prendendo dal barista una bottiglietta di vetro colma di succo arancione e una scatolette ermetica, anch'essa in vetro, con dentro un paio di manciate di Api Frizzole.

«Saliamo anche noi?» domanda.

«Va bene» mormoro con tono di arresa, con un sorriso.

Prima di salire le scale trasfigura nuovamente il suo aspetto, i capelli castani, ma più scuri, per non confondere troppo anche Caramell.

«Sono fortunato ad averti come fidanzata in prestito» le sussurro all'orecchio, un attimo prima di raggiungere il piano di tribuna. Fortunatamente non c'è molta luce e nessuno, Draco Malfoy a parte, si volta a guardare. Raggiungiamo gli ultimi due posti liberi di testa della seconda fila, nella penombra.

La vista è meravigliosa da qua.

Con orrore, all'improvviso, noto una serie di teste rosse sedute nella fila davanti alla nostra. E ovviamente, dove ci sono i Weasley, ci sono anche Potter e Granger. Dovremo filarcela in fretta alla fine della partita, meglio non rischiare.

Uno degli uomini seduti vicino a Caramell prende parola nello stadio utilizzando un Sonorus «Signore e signori... Benvenuti! Benvenuti alla finale della quattrocentoventiduesima Coppa del Mondo di Quidditch!»

Un boato si leva dalla folla.

«E ora, senza altri indugi, permettetemi di presentarvi... Le Mascotte della Nazionale Bulgara!»

Il frastuono copre i miei pensieri.

Isobel mi stringe la mano, gli occhi puntati sul campo, dove centinaia di donne bellissime si riversano sul prato. Veela.

-

Isobel

 

Severus ha un'espressione strana.

Le donne stanno danzando e tutti gli uomini ne sono incantati e affascinati.

Vedo Potter cercare di spingersi oltre il muretto della tribuna e Weasley tentare un salto acrobatico in piedi sulla sua poltrona. La Granger e la giovane Weasley cercano di fermarli anche gli altri ragazzi seduti con loro. Noto Caramell invaghito dalla musica, con le braccia spalancate, approssimandosi al volo. Severus, accanto a me, libera la sua mano dalla mia, cercando di uscire dal suo posto, scavalcandomi.

«Fermati Sev!» esclamo, afferrandolo per le braccia, cercando di trattenerlo. Cerco il suo sguardo, prendendogli il viso, ma è come assente.

Mi assale il panico. Cosa sta succedendo?

«Severus, guardami!»

«Devo andare...»

«No! Ora ti siedi e ti riprendi o ti faccio rinvenire a modo mio!» lo minaccio.

La musica si ferma all'improvviso.

Urla adirate riempiono lo stadio.

«Che è successo?» domanda spaesato.

«Sei tornato in te?» chiedo diffidente, rifilandogli un'occhiataccia.

«Tornato in me? Cos'è successo?»

«Siediti, per Merlino, questa me la devi spiegare» mormoro esasperata, tirandogli la manica.

«E ora... Gentilmente puntate in aria le bacchette... Per le Mascotte della Nazionale Irlandese!»

«Non lo so, Is, stavo soltanto guardando e ho avuto l'impulso di buttarmi e saltare giù» borbotta confuso «Credo sia stato a causa delle Veela, comunque».

«Mi hai fatto prendere un infarto! Non farlo mai più!» gli butto lo braccia intorno al collo, abbracciandolo forte.

Lo sento inspirare profondamente con il naso, il viso immerso nei miei capelli.

«Sai, qual'è il problema?» mi domanda all'orecchio.

-

Severus

 

«No, quale problema?»

Che tu sei un po' come una Veela per me... Ogni volta che ti vedo o sei con me, tutto il resto non conta più.

«Nessuno» rispondo, non riuscendo a dire nulla.

«E ora, signore e signori, vogliate dare il benvenuto alla Nazionale Bulgara di Quidditch! Ecco a voi... Dimitrov! Zograf! Levski! Vulchanov! Eeeee... Krum!»

Sospiro e la bacio sulla fronte.

«E ora, vi prego di salutare la Nazionale Irlandese di Quidditch! Ecco a voi... Connoly! Ryan! Troy! Mullet! Moran! Quigley! Eeeee... Lynch!»

-

In poco più di un paio d'ore, tra mille colpi di scena e fortissimi scontri, la partita si conclude centosettanta a centosessanta per l'Irlanda, ma il boccino è stato preso dal cacciatore bulgaro.

Finita la premiazione, prima che i Weasley & Co. si possano rendere conto della nostra presenza, scivoliamo fuori dalle nostre comode poltrone e scendiamo l'infinita scalinata, smaterializzandoci alla casetta di legno non appena fuori dallo stadio, accompagnati dai canti di vittoria dei tifosi Irlandesi.

Una volta dentro, Isobel si trasfigura, tornando sè stessa. Sul viso, un largo sorriso, mentre cerca di preparare qualcosa di caldo da bere.

«Ti è piaciuta?» domando, lasciandomi cadere sul divanetto della cucina.

«É stato emozionante!» esclama «Il Quidditch non è una mia passione, ma finchè vedo giocare i ragazzi della scuola... Le Nazionali sono una cosa, non so, sono “WOW”!»

Ridacchio divertito.

Passiamo la serata a chiacchierare e commentare la partita, fino ad addormentarci.

-

Mi sveglio, è ancora notte.

Completamente intorpidito mi alzo e faccio quattro passi.

Esco e percorro tutta la stradina delle casette di legno. In molti sono ancora svegli e in molti ancora festeggiano. Ma qualcosa non va.

Questi non sono festeggiamenti, queste sono grida terrorizzate, urla strazianti.

Nell'accampamento, lampi di luce verde illuminano la notte. Tende a terra, distrutte, alcune in fiamme. Altri lampi di incantesimi si scagliano contro persone e oggetti. In lontananza noto quattro figure galleggiare per aria, roteare su se stesse come trottole, venir spostate a piacimento come fossero manichini. Esplosioni in tutto il campo. Rimango paralizzato a guardare la scena, mentre .

Mangiamorte.

-

Isobel

 

«Isy, alzati, dobbiamo andare!» mi chiama terrorizzato. Non l'ho mai visto così.

Mi sveglio di soprassalto «Cosa succede?» domando assonnata.

«Dobbiamo andarcene subito!»

Mi alzo barcollante, prendendo la mia borsa e il cappotto.

Usciamo dalla porta e per quei pochi secondi sento la gente che urla, che piange, vedo il fuoco, le esplosioni e nel cielo, verde e lucente, un enorme teschio con un lungo serpente che gli esce dalla bocca, contorcendosi su se stesso. É lo stesso simbolo che Severus ha tatuato sul braccio.

La sensazione di venire agganciata per l'ombelico e veder girare tutto intorno a me e sotto i piedi il terreno vortica. Quando tutto si ferma, c'è completo silenzio e siamo immersi nel buio più completo.

Per un istante, tutto ciò che sento è il battito accelerato del suo cuore nel petto sotto il mio orecchio e il suo respiro affannato. Le sue braccia mi stringono forte contro il suo petto.

«Isobel, tutto bene?» mi domanda in un soffio, accendendo con Lumos la punta della bacchetta.

«Sì, ma cos'è successo?»

«I seguaci di Voldemort» mormora «Hanno approfittato del clima confusionario per divertirsi un po'... Quello nel cielo era il Marchio Nero».

Con un gemito si ritrova piegato in due, accasciato a terra, stringendosi il braccio in grembo, la bacchetta illuminata al suo fianco nell'erba.

«Sev!» lo chiamo, inginocchiandomi accanto a lui «Cos'hai?»

Trattiene il fiato, il volto nascosto dai capelli. Si sporge a gattoni lontano da me, vomitando dal dolore.

Mi avvicino, tenendogli i capelli sollevati dal viso e carezzandogli la schiena.

Senza più forze si lascia cadere all'indietro.

«Sev?»

Non mi risponde.

«Sev? Sev!» lo chiamo, scuotendolo.

«Is...»

«Sev, riesci ad alzarti?»

«Sì, credo di sì».

Lo aiuto a rimettersi in piedi e, facendogli da sostegno, percorriamo piano piano la lunga stradina in salita fino al castello, fermandoci di tanto in tanto per riposare.

Arriviamo al castello e lentamente scendiamo nei sotterranei.

Si ferma all'improvviso.

«Sev? Siamo quasi arrivati, resisti ancora un attimo».

Entriamo nell'appartamento e lo faccio sedere sul letto.

«Togliti i vestiti, sono tutti sporchi, ti porto il pigiama» dico dolcemente, cercando di capire come sta.

Noto, con orrore, il Marchio Nero contorcersi e risaltare sulla sua pelle pallida mentre si toglie la camicia.

«Ti fa ancora male?» domando.

Alza le spalle «Non molto ora».

«Va bene, tranquillo, ora metti il pigiama».

«Va bene... Mamma» mormora senza voce, con un sorriso.

«Piantala e metti il pigiama» gli faccio una linguaccia, andando in bagno a prendere un asciugamano bagnato e glielo porgo per potersi pulire il viso «Vuoi un té?»

«No, non preoccuparti, faccio da solo» sorride, cercando di mettersi seduto «Non ero più abituato, ma sto bene».

«Ma cos'è successo?»

«Il Signore Oscuro è tornato».

  
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