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Autore: Jules_Weasley    19/09/2015    6 recensioni
Siamo nel Post Seconda Guerra Magica, qualche anno dopo la caduta di Voldemort: Hermione, tornata da un viaggio di qualche mese, bussa al negozio del vecchio Ollivander, con una richiesta molto strana. La sua vita non è come la vorrebbe e la guerra le ha fatto realizzare che ha una sola possibilità di essere felice, e non la vuole sprecare facendo quello che è opportuno o che ci si aspetta da lei. Ora, di nuovo in Inghilterra, decide di virare la rotta ed imparare a creare qualcosa con le proprie mani le farà riscoprire le piccole grandi gioie dell'esistenza. In tutto ciò dovrà anche fare i conti con una vita sentimentale... movimentata. Che fine ha fatto Ron? E quale sarà il ruolo di Fred nella sua vita? E quale sarà quello di Malfoy? Questa storia sarà una Fremione o una Dramione? O semplicemente la storia di una ragazza che cerca il suo posto nel mondo? Queste sono le domande, la risposta è la storia...
Genere: Angst, Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Fred Weasley, Hermione Granger, Olivander | Coppie: Draco/Hermione, Fred Weasley/Hermione Granger, Harry/Ginny
Note: OOC | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Da Epilogo alternativo
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CAPITOLO NOVE – Di litigi e Crostatine Canarine



"Fred?" flautò Hermione spalancando allegramente la porta di casa. Aveva voglia di vederlo, di parlargli, di raccontargli la propria giornata, ovviamente omettendo i segreti sull'arte delle bacchette, tanto cari al suo datore di lavoro.

L'immagine del vecchio dai capelli bianchi e dagli occhi cerulei le si presentò alla mente, strappandole un sorriso.

"Granger, finalmente..." si riscosse dal pensiero di Ollivander; non aveva mai sentito la voce di Fred così fredda. Le era comparso davanti, nell'ingresso, un'espressione tirata in volto.

Deve essere solo un'impressione, Hermione. Lui non è mai freddo!

"Stavo per mettermi a tavola" la informò il roscio, gelido come un ghiacciolo.

Ok, non è un'impressione.

Le diede le spalle e si diresse in cucina, senza degnarla più di uno sguardo. Hermione lo seguì, indecisa su come interpretare quel comportamento. Qualsiasi cosa lo turbasse, di sicuro si stava sfogando con lei.

Giornata storta? Mal di testa? Disturbi della personalità mutipla? Hermione è pronta a farvi da pungiball, si trovò a pensare.

"Mh" tentò di attirare l'attenzione di lui. "Va... va tutto bene?".

Il roscio, preso ad agitare la bacchetta per apparecchiare la tovaglia, la guardò per la prima volta.

"Certo, Granger" sorrise con freddezza. "Perché non dovrebbe? Come mai me lo domandi? Hai qualcosa da nascondere?" domandò, sibillino.

"Ehm... non so, sei... distaccato" commentò. Lui si strinse nelle spalle e non le rispose, di nuovo. "Aspetta" riprese lei, aggrottando la fronte, "che intendi con qualcosa da nascondere?". Lo guardò, in cerca di una spiegazione a quel comportamento, che trovava davvero molto strano.

Fred smise di armeggiare con la bacchetta e si fermò ad osservarla con aria torva.

"Non so, dimmelo tu".

"Senti, ero venuta a casa per raccontarti un sacco di cose; ti-ti stai comportando in maniera alquanto bizzarra" gli fece notare, contrariata. "E il peggio è che non so neanche perché".

Lui sollevò un sopracciglio e allargò le braccia, in un gesto di esasperazione.

"Raccontarmi cosa? Tu non racconti mai nulla di vero, Granger!".

"Io non ti ho detto bugie" protestò energicamente.

"Possiamo chiamarle omissioni, se preferisci..." replicò seccamente.

Hermione alzò un sopracciglio, restando sbigottita a quel tono brusco. Sentire Fred Weasley così risentito era bislacco come lo sarebbe stato udire Tiger e Goyle fare affermazioni dotte e citazioni intellettuali.

"Non ho il piacere di comprenderti" disse, le mani sui fianchi in una posa alquanto scocciata. "Se vuoi illuminarmi nella tua immensa magnanimità, te ne sarò grata!".

"Beh" mugghiò, "per esempio mi hai nascosto che tutte le mattine ti rechi da Ollivander!".

L'espressione indispettita di lui si mutò per un attimo in puro terrore, leggendo sul viso della So-Tutto-Io Granger l'arrabbiatura selvaggia che si stava per manifestare: tra tre... due... uno...

"MI HAI SEGUITA?" sbottò urlando. "Come ti sei permesso?" domandò - circa un milione di decibell sopra il suo tono consueto - incrociando le braccia. Per un attimo parve che il roscio volesse fare marcia indietro, probabilmente inquietato dalla voce di lei.

"Sì, Granger!" ribattè in fine. "Ti ho pedinata perché volevo sapere dove vai ogni giorno, d'accordo? Non trovo normale che tu voglia nascondere una cosa del genere" disse a mo' di giustificazione per il proprio comportamento. Quell'atteggiamento non fece altro che indispettirla maggiormente.

"NON OSARE IMPICCIARTI MAI PIU' DEGLI AFFARI MIEI!" gracchiò con voce stridula ma a volume molto alto.

"Volevo solo sapere..." 

"Non hai nessun diritto di farlo!" lo interruppe.

"Viviamo insieme, Granger!".

"Sei il mio coinquilino, Weasley" replicò. "Solo il mio coinquilino. Non sei nessuno per dirmi quello che devo o non devo fare".

L'aveva detto lentamente e guardandolo negli occhi con decisione, quasi con cattiveria. L'impulso di ferirlo aveva vinto su tutto, in quel breve, folle istante. Com'era prevedibile, la ragazza se ne pentì un secondo dopo. L'espressione dipinta sul volto di Fred era di pietra. Dire che ci era rimasto male sarebbe stato utilizzare un eufemismo.

"Con permesso, Granger..." borbottò sfilandole accanto senza degnarla di un'occhiata. "Nessuno se ne va a a dormire!" sibilò.

Detto ciò sbattè la porta della cucina ed Hermione sentì lo scalpiccio per le scale e un'altra porta sbattuta. Si prese a parolaccein svariate lingue, pentita di avergli parlato in quel modo.

Era stata troppo dura, lo sapeva. Ma lui l'aveva seguita! Seguita! Per l'amor di Godric: aveva passato una vita a farsi dire cosa fare, guidata dal concetto di giusto o sbagliato, di appropriato o inappropriato. Per una volta che faceva qualcosa d'insolito, le andava tutto storto. Era stata una giornata appagante e piena, e avrebbe voluto condividere la notizia della propria assunzione con Fred prima che con ogni altra persona. Era il primo che le era venuto in mente, e non sapeva bene come e perché. A pensarci bene, in effetti, i primi avrebbero dovuto essere Harry e Ginny, non certo Fred Weasley. Seppe che stava rimuginando da quaranta minuti solo quando si degnò di consultare l'orologio da polso. Smettila di farti tutte queste domande, per Merlino!

Sì, era tardi ed era stanca. Ci avrebbe pensato il giorno dopo.

Non aveva alcuna voglia di mangiare e decise che, saltato il pranzo, poteva saltare anche la cena. Un giorno intero di digiuno – si trovò a constatare che Gandhi sarebbe stato fiero di lei, anche se scoprì che ciò non la consolava affatto.

Si trascinò stancamente verso la propria stanza e, non avendo alcun desiderio di dormire, lesse fino a tarda notte uno dei suoi beneamati libroni in Antiche Rune. Riprese in mano il Sillabario dei Sortilegi, pensando di dover ripassare qualcosa per prepararsi bene alla traduzione. Già, la traduzione... un'altra cosa che avrebbe voluto condividere con Fred e che non aveva avuto tempo e modo di dirgli.

Improvvisamente di sentì irragionevolmente, completamente, maledettamente sola. Stille trasparenti iniziarono a solcarle il viso, offuscandole la vista. Pianse di tristezza e soprattutto di frustrazione. Forse pianse senza una vera ragione, o per tante ragioni insieme, tutte diverse e tutte uguali. Singhiozzò sommessamente, sperando di non essere udita.

Si guardava intorno; i libri, la scrivania, l'armadio, le foto in movimento che aveva appeso alla parete e tutto il resto. Aveva iniziato a chiamare casa quel posto, ma non perché tutti i suoi oggetti fossero lì. Sentiva – benché consapevole di quanto fosse assurdo – che quella, senza Fred Weasley, non sarebbe stata più una casa, ma solo uno stupido e banale appartamento.

Aveva appena raggiunto questa conclusione, strana e un po' spaventosa, che si sentì improvvisamente stanca, e  il libro le cadde di mano, lasciando che scivolasse di colpo tra le baccia di Morfeo.



La mattina dopo un raggio di luce filtrò nella camera di Hermione, che si stropicciò gli occhi cisposi. Il suo prezioso libro di Rune Antiche giaceva a terra. Si affrettò a raccoglierlo e a rimetterlo al proprio posto, constatando che doveva essersi addormentata all'improvviso.

Oltre al groviglio di emozioni e alla voglia di chiarire con Fred, sentiva un immenso, sconfinato buco allo stomaco. Erano le sette di mattina, quindi aveva tutto il tempo di farsi la doccia e scendere a fare colazione.

Si trascinò stancamente verso la porta del bagno; fece per abbassare la maniglia, ma qualcuno dall'altra parte compì lo stesso gesto e lei andò a sbattere contro il proprio coinquilino, evidentemente appena uscito da una doccia rilassante. Perlomeno quella volta si era degnato di infilarsi un accappatoio, il ragazzo.

"Aha! Ma allora il tuo è un vizio!" ridacchiò lui. Nella voce, Hermione non udiva più alcuna increspatura, niente che somigliasse alla rabbia o al distacco del giorno prima. Sollevò lo sguardo per vederlo in volto, e notò con piacere che sorrideva. Si fece da parte, perché non era proprio il caso di restare appiccicati sulla soglia del bagno; ma gli sorrise a sua volta, rispondendo a tono:

"Io non ho vizi, Weasley!". 

"Come lo chiami questo?" indicò se stesso e il bagno. "Ti sembra normale piombare sempre all'improvviso mentre mi faccio la doccia?".

"Io non piombo da nessuna parte!" replicò senza scomporsi. "Anche io ho un'igiene personale, Fred" ribattè afferrando la maniglia e chiudendosi in bagno, con un sorrisetto stampato in faccia. Quella schermaglia, pensò, non significava che non avrebbero dovuto chiarirsi, perché chiarire è sempre una buona idea. Significava solo che quella stupida lite non aveva intaccato niente nel loro rapporto. 

Il nostro rapporto? Hermione, ma ti senti quando rifletti?!

Scosse la testa per scacciare i pensieri idioti che le affioravano alla mente, e aprì la doccia con un gesto secco. Si spogliò e vi si infilò, grata che l'acqua calda scendesse su di lei con effetto calmante, e che il sapone le scivolasse sulla pelle, rigenerandola. Tutto sommato, la giornata era iniziata con il piede giusto.




"Fred?" lo chiamò entrando in cucina, intenzionata ad abboffarsi come non mai. Evidentemente, anche il roscio doveva avere una certa fame, perché la strega si trovò davanti ad una colazione con i fiocchi. Le sembrava di essere tornata ai tempi in cui mangiava ad Hogwarts, anche se fortunatamente in casa Weasley non c'erano Elfi Domestici Poveri e Abbrutiti da difendere. Guardò il tavolo: dolce, salato, tè, miele, marmellata, pane, biscotti.

"Fame, eh?" chiese ridendo e sedendosi di fronte a lui e chiedendogli per quale motivo non si stesse ancora scofanando. Le sorrise.

"Ti aspettavo".

"Non dovevi; non hai neanche cenato".

"Tu sì?" domandò. Lei scosse la testa in segno di diniego.

"Granger..." iniziò Fred, dopo qualche minuto passato in silenzio a sfamarsi. Lei sollevò lo sguardo senza parlare – più che altro perché non era carino cianciare con la bocca piena, in stile Ronald Weasley. "Mi dispiace per ieri, davvero... insomma... io non avrei dovuto seguirti" concluse faticosamente.

"E io non avrei dovuto dire certe cose".

"Beh" lui scrollò le spalle. "In fondo hai ragione; voglio dire, è vero che non sono nessuno per impicciarmi degli affari tuoi". Lei deglutì a vuoto, perché in realtà non aveva niente da deglutire – era tanto per perdere tempo.

"Non penso quello che ho detto" ribattè. "Non lo penso affatto, volevo solo ferirti in quel momento" ammise. "Ero arrabbiata a morte con te". Con sua enorme sorpresa, Fred si mise a ridere.

"A quanto pare la Prefetta perfettina non è sempre controllata e razionale, ma possiede degli umani istinti vendicativi". Il tono pungente non scalfiva la risata che le aveva scaldato il cuore.

"Non dirlo in giro" si raccomandò giocosamene, spalmandosi burro e marmellata su una fetta biscottata.

"Mh" mugugnò lui. "E come la metti con Ollivander? Avete un'intricata storia d'amore e/o relazione sessuale, o sei la figlia segreta?".

"Sei disgustoso, Weasley". Il riferimento a una sua eventuale relazione sessuale con Ollivander le aveva tolto ogni appetito.

"Comunque" riprese con aria schifata, "ieri volevo dirtelo".

"Della relazione sessuale?" domandò sarcastico.

"No, idiota! Che sono la sua apprendista" ribattè con un sorriso.

Fred sputacchiò una sorsata di tè che la mancò di poco, beccandosi un'occhiataccia in risposta. Probabilmente le avrebbe prestato maggior credito se avesse dichiarato che intratteneva davvero una storia con Ollivander.

"Garrick Ollivander non ha apprendisti!" contestò, neanche il negozio fosse il suo.

"Da ieri sì" ripetè Hermione, con una punta d'orgoglio. "Mi ha assunta ufficialmente come lavorante; volevo dirtelo, ma hai fatto quella ridicola scenata..." gli rinfacciò.

"Ollivander non ha apprensisti".

"Sei ripetitivo Frederick, te l'hanno mai detto?" ridacchiò Hermione, sorseggiando lentamente il suo tè al gelsomino – il suo preferito.

"Credevo che ci tenesse alla segretezza sui suoi metodi di assemblaggio nucleo/legno" Fred argomentò così il proprio stupore.

"Ci tiene infatti, ma si da il caso che si fidi di me – e non guardarmi così! – l'ha detto lui" lo informò. Beh, in realtà non è che l'avesse proprio detto, ma gliel'aveva lasciato intendere. Se non gliel'avesse narrato la Granger in persona, Fred non ci avrebbe mai creduto. La fissava senza neanche sbattere le palpebre.

"Mi sfugge l'ovvio, probabilmente" dichiarò infine, "ma non capisco cosa ci faccia tu nella bottega di Ollivander".

"Sono stata io a chiedergli di assumermi, e ho anche dovuto convincerlo. Non me lo ricordavo così scorbutico, sai? Pensa che..." si stava lanciando in una descrizione che venne stroncata sul nascere.

"Sì, ma che ci fai lì?" ripetè Fred, evidentemente in stato di shock. "Hai mollato un lavoro sicuro per metterti a fabbricare bacchette?" sollevò un sopracciglio, alquanto perplesso.

"...disse il ragazzo che lasciò la scuola per aprire un negozio di scherzi!" ribattè causticamente. In fondo non aveva tutti i torti, e lui era l'ultimo a poter criticare una scelta avventata.

"Io sono sempre stato pazzo" obiettò, "ma tu... che ne hai fatto della Granger? Dov'è il cadavere?" domandò. Lei stette al gioco.

"In fondo al Lago Nero, ovviamente; l'ho dato in pasto alla Piovra Gigante". Fred rise di gusto all'immagine della Granger che faceva sparire un cadavere nel Lago Nero, proprio sotto il naso della McGranitt – praticamente un'impresa impossibile perfino per i Malandrini.

"Quindi è lì che vai ogni mattina" constatò.

"Ho quasi dovuto supplicarlo di darmi una chance; ha dovuto spiegarmi un po' di teoria sui legni e ieri ho avuto il mio battesimo" disse ricalcando le parole del vecchio bacchettaio.

"Il tuo battesimo?" domandò Fred, aggrottando la fronte.

"Oh, lascia perdere..." fece un gesto stizzito e scrollò le spalle, posando la tazza sul tavolo.

"E ora è ufficiale?" le chiese poi.

"Già" non si trattenne dal sorridere. "Puoi dirlo in giro, se vuoi. Solo che a Harry e Ginny devo dirlo io, o tua sorella mi lancerà una Maledizione Senza Perdono, mentre Potter mi terrà il muso perché, a parer suo, non gli dico mai niente".

"Va bene, va bene" rispose con noncuranza. "Ricapitoliamo un'ultima volta: hai supplicato Ollivander di metterti a parte dei segreti del mestiere e lui ti ha dato una possibilità...".

"Giusto" confermò lei con un sorrisetto.

"...e ora ti assume stabilmente e vuole fare di te la sua erede".

"Oh no! Non mi ha promesso niente del genere e io non mi sono mai sognata di proporlo. Non so neanche se ho il talento necessario per fare quello che fa lui – devo vedere come me la caverò con i nuclei. Quelli sì che sono una faccenda complicata" dichiarò con un sospiro preoccupato, tipico marchio Granger (come quelli che faceva quando pensava di non aver preso tutte E agli esami). "La ricerca che compie Ollivander l'ha occupato per tutta la vita, quindi ci metterò un bel po' per imparare anche solo la metà di quello che sa lui. E solo più in là mi insegnerà ad assemblare le bacchette" parlava a raffica, gli occhi gioiosi e un sorriso luminoso nel quale Fred si perse.

"Mi stai ascoltando?" gli schioccò un dito davanti alla faccia. "Ti annoio?" chiese.

Non riesco a staccarti gli occhi di dosso, sarebbe stata la risposta corretta. Ovviamente non era il caso di dirglielo.

"No" rispose. "E dimmi" si riprese, "cosa ti insegna esattamente?".

Lei sorrise furbescamente e lo fissò.

"Dovrai passare sul mio cadavere prima che te lo riveli!".

"Credevo fosse in fondo al Lago Nero!" la rimbeccò, facendola ridere.

"Allora, che ne pensi? Sincero e diretto!" fece lei.

"La ritengo una scelta folle e insensata" le disse serio. "Ma dannatamente giusta per te" aggiunse, a sorpresa.

In quel momento Hermione provò il forte istinto di saltargli al collo – erano le parole esatte che voleva sentirsi dire.

"Come mai lo pensi?" chiese alzandosi e appoggiandosi alla credenza della cucina; lo fissava, in attesa di una risposta.

"Semplice" si strinse nelle spalle, "non ti ho mai vista sorridere così".

Hermione sembrò soddisfatta e fece un sorrisetto, agguantando una crostata che era rimasta isolata sulla credenza. Stava per addentarla quando Fred si alzò di scatto dalla sedia e la placcò con poco riguardo, togliendogliela di mano in fretta e furia.

"Si può sapere che ti prende?" gli chiese, contrariata. "Ho fame" lo informò, stendendo la mano in attesa che le restituisse il suo cibo.

"Mh... i-io" farfugliò lui. "Se fossi in te non lo farei, ecco".

"Perché mai?" domandò. Si diede dell'idiota un secondo dopo: era ovvio il perché.

Fred aveva spostato lo sguardo sul soffitto, pur di non incrociare quello di Hermione, a dir poco imbufalita.

"Frederick!" disse irritata. "Quando sono venuta ad abitare qui, mi sembrava di essere stata chiara su questo punto".

"Non l'ho lasciata lì di proposito, lo giuro" si affrettò a difendersi.

"Merlino, non mi interessa! Non voglio Crostatine Canarine in giro per casa. Non mi pare un concetto difficile da capire".

"Beh ma infatti..."

"Infatti un corno!" sbottò. "Qualche giorno fa c'era una Pasticca Vomitosa in bagno e l'altro ieri ho trovato un enorme tocco di Torrone Sanguinolento sul mio comodino. Cosa credi che direbbe Ollivander se me ne andassi al negozio con le piume addosso e cinguettando?" chiese sarcastica.

"Beh, Granger, è sempre meglio sentirti cinguettare che sbraitare a questo modo, non credi?" replicò il roscio, sorridendo impertinente. Hermione assottigliò gli occhi e mise su un'espressione irritata.

"Oh, andiamo! Ti ho persino impedito di mangiarla..."

"Lo dici come fosse una concessione magnanima, Weasley!" gli fece notare.

"Ma lo è! Non l'avrei fatto per nessun altro!" replicò sornione. "Adoro vedere le persone diventare piumate..."

"Non è divertente!" ribattè la strega. "Sparisci o ti affatturo..." lo minacciò. Fred non se lo fece ripetere due volte e uscì dalla cucina prima di lei.

"Comunque" bofonchiò con dileggio, "non staresti per niente male versione pennuto!". Prima che Hermione potesse inseguirlo, si era fiondato su per le scale; e la ragazza rimpianse di non avere realmente la bacchetta nella tasca posteriore dei jeans come al solito, perché era sicura che una bella fattura avrebbe fatto un gran bene a Fred Weasley.











ANGOLO AUTRICE

Salve gente,

vi ho mostrato qui la reazione non proprio positiva di Fred alla scoperta che Hermione gli ha taciuto una novità così strana e importante. Perché insomma, non è come se facesse la commessa da scarpe&scarpe. Ollivander è Ollivander. Certo, lei se n'è uscita proprio male, non è stata granchè gentile.

Comunque la cosa si è risolta, non è ancora arrivato il tempo di veri problemi (ovvero che potrebbero anche non venire risolti). Comunque, spero che il capitolo vi sia piaciuto e che mi lascerete una recensione.

Grazie a chi legge, ha messo tra le seguite/preferite/ricordate e a chi recensisce soprattutto. Bacioni a tutti/e,


Jules

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