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Autore: bibersell    20/09/2015    7 recensioni
Una calda sera di Maggio Abigail Jensen, la figlia diciottenne di uno dei più importanti giudici di pace dell'intera Washington, viene rapita da Storm, il quale è pronto a correre qualsiasi rischio pur di assecondare il suo folle e sconsiderato piano. Sarà proprio questa stessa follia che porterà Abby e il suo carnefice su una strada piena di sorprese e colpi di scena.
Il giudice è pronto a tutto pur di riavere indietro la sua bambina, ma riuscirà a tradire la giustizia pur di salvarla?
Storm riuscirà a rinunciare a quella ragazza dal viso d'angelo che giorno dopo giorno si insinuerà maggiormente nella sua testa?
Ed Abby riuscirà mai a perdonare sia il padre che Storm?
Dal nono capitolo:
"Per la prima volta riuscii a vederlo. Vederlo veramente. Senza apparenze e inutili maschere.
Se ne stava lì con le spalle leggermente ricurve come se il peso morale che si portava sempre dietro lo avesse piegato definitivamente al proprio volere. Le labbra erano chiuse e totalmente inespressive, ma gli occhi brillavano di una luce nuova. Sembravano essersi accessi e persi in una valle di ricordi felici fatti di gioia e spensieratezza.
Era totalmente immobile, eppure si muoveva".
Storia in revisione.
Genere: Angst, Azione, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Contesto generale/vago
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Vi invito a sentire questa canzone che a mio pare rappresente le emozioni provate da Storm ed Abby in questo e nei precedenti capitoli



"Un grazie dal profondo del mio cuore.
Grazie a chi segue questa storia capitolo dopo capitolo.
Gazie per tutte le meravigliose recensioni che leggo sempre col sorriso sulle labbra.
Grazie per il supporto e il sostegno che mi date. È solo grazie a voi se la storia è arrivata a questo punto.
Grazie a tutte. Questo capitolo lo dedico a voi."





XXVIII
Farewell

 
 Capitolo interamente a reating rosso. Il contenuto del capitolo non è di fondamentale rilevanza per il proseguo della storia. Spero che non disturbi nessuno. Le scene non sono particolarmente esplicite.




Abigail’s point of view


Il corpo di Storm era immobile tra le mie braccia che lo avvolgevano in una stretta protettiva. Poggiai la testa sulla sua spalla e lascia ricadere i capelli ancora umidi sulla sua schiena. Lentamente le sue braccia riacquistarono vita e mi avvolsero delicate senza esercitare alcuna pressione.
Piansi sulla sua spalla bagnandogli la maglia di calde lacrime mentre lo stringevo a me cercando di dargli conforto e farmi forza. Ero rimasta shoccata dal suo racconto e non avrei mai immaginato una storia del genere. Non capivo come Pen avesse potuto abbandonare sua figlia quando era ancora così piccola. Un bambino in età così giovane è sempre una sorpresa che porta con sé conseguenze non sempre positive, ma ciò non giustificava il comportamento assurdo e irresponsabile assunto da Pen. Quello che aveva fatto Jack non era assolutamente giustificabile, bensì comprensibile. La mente umana, se portata ai limiti della sopportazione, è imprevedibile.
Quella famiglia, la famiglia di Storm era stata devastata dal troppo amore e l’unica a farne le spese era una bambina innocente e ignare di tutto.
Automaticamente poggiai le mie labbra sulla spalla di Storm lasciandoci un bacio tenero e salato per poi staccarmi da lui. Lo guardai apertamente coi miei occhi rossi dal pianto e il viso stravolto dalle forti emozioni. Ero tutto troppo e stava succedendo tutto troppo velocemente. La ferita di Storm, la sua gelosia, la ricomparsa improvvisa di Cheikh, le numerose litigate e i baci fin troppo passionali, la mia partenza e ora tutta la verità. Era troppo da assimilare in pochi giorni. Da quel famoso sabato sera era successo tutto troppo velocemente e senza che me ne rendessi conto mi ero trovata impelagata in una faccenda più grande di me.
Storm ricambiò il mio sguardo e i suoi occhi chiari dello stesso colore dell’acqua ghiacciata si fissarono nei miei ed erano così magnetici che mi impedirono di sfuggirgli. Con il braccio destro, che era ancora attorno ai miei fianchi, esercitò una leggera pressione e mi sollevò portandomi a sedere a cavalcioni sulle sue gambe. Seduta in quel modo su di lui e con indosso solo una magliettina mi sentivo a disagio. Mi portai le mani ai bordi lisi della maglia cercando di allungarla il più possibile sotto lo sguardo attento di Storm che sembrava perdersi nemmeno il mio minimo gesto. Abbassai leggermente la testa per permettere ai miei capelli di ricadermi sul viso quel minimo per nascondere un leggero rossore. Un braccio di Storm si mosse avvicinandosi al mio viso e una sua mano superò quella barriera di capelli e mi accarezzò delicatamente entrambe le guance eliminando i residui di lacrime.
«Non piangere..» sussurrò a voce bassissima che sembrava quasi rotta. Sollevai di poco la testa, il giusto per accertarmi che non stesse piangendo. Non lo stava facendo. Il viso era travolto dalla stanchezza e da un senso di dolore che si era insidiato così a fondo che aveva modificato anche i lineamenti del suo volto. Avrei voluto cancellare ogni forma di tristezza dalla sua vita e sostituirla con felicità e amore. Avrei voluto riempirlo di baci e ricucire tutte le sue ferite fino a farle sparire. Continuò ad accarezzarmi il volto e ad asciugarmi le guance finché del mio pianto non ne fu soltanto un lontano ricordo e quelle attenzione da affettuose diventarono qualcosa di più.
Lentamente, in una carezza quasi esasperante, la sua mano appollaiata sul mio fianco scese lungo la coscia fino al ginocchio per poi risalire seguendo lo stesso percorso. Sentire la sua pelle a diretto contatto con la mia mi fece rabbrividire e perdere la testa come non era mai successo. Non ero totalmente inesperta in quel campo nonostante non fossi mai arrivata in quarta basa con nessun ragazzo. Forse se i miei ex avrebbero saputo toccarmi come Storm procurandomi gli stessi brividi probabilmente ci saremmo arrivati.
In uno slancio di pura follia lo baciai e quel mio gesto lo colse alla sprovvista. Non si aspettava certo la mia iniziativa ma recuperò quasi subito ricambiando a sua volta. Decisi di continuare su quell’onda di follia e spensi totalmente il cervello per non pensare che quella era il nostro ultimo giorno assieme. Non volevo rattristarmi e piangere nuovamente, quello che dovevo fare era godermi quelle ultime ore insieme a Storm e tornare a casa senza risentimenti.
Una mano di Storm continuava ad accarezzarmi la parte superiore della gamba mentre l’altra si era tuffata tra i miei capelli dedicandosi a lenti ed estenuanti massaggi concentrici. Le mie, invece, avevano scelto da sole la loro meta infilandosi direttamente sotto la sua maglia.
«Non ti facevo così intraprendente» disse lui interrompendo il bacio e passando al mio collo senza perdere nemmeno un secondo.
«E io non facevo te così lento» sorrisi deliziandomi della sensazione del suo respiro sulla pelle nuda del mio collo.
«Lento? Ma sentila..» ribadì mordendomi leggermente la spalla coperta della manica della maglia.
«Ahia» mi lamentai scherzosamente non avendo affatto sentito dolore. Lui continuò a baciarmi il collo con labbra umide che mi facevano impazzire sempre di più. L’altra mano scese in una carezza lungo il mio busto per poi infilarsi sotto la maglia e dedicarsi al mio ventre caldo. La situazione si stava surriscaldando e la temperatura sembrava salire sempre di più.
«Credo che questa maglietta sia di troppo». Mi risultava difficile credere che quelle parole fossero uscite proprio dalla mia bocca. Quella frase era più adatta a Storm e non a me. La sua vicinanza mi aveva davvero plagiata fino a quel punto? «Chi sei tu e cosa ne hai fatto della mia Abbs?» disse Storm e quelle parole bloccarono ogni mio gesto facendomi diventare di pietra tra le sue braccia.
«Cosa hai detto?» Le mie mani rimasero immobile sui suoi fianchi e con i lembi della sua maglia stetti tra le dita.
«Che questo comportamento non è assolutamente da te» ripeté in parole diverse la stessa frase di prima.
«Non questo» risposi. «L’altra..cosa» continuai titubante. Sbaglio o aveva detto “la mia Abbs”? Lui mi guardò e nei suoi occhi lessi consapevolezza mischiata a terrore. Aveva capito a cosa mi stessi riferendo ma aveva paura di ripeterlo e di sbagliare.
«Abby» sussurrò ma non ebbe il tempo di continuare che le mie labbra furono sulle sue per suggellare quel momento che sarebbe stato per sempre solo nostro e di nessun altro. Mi avvicinai ancora di più a lui e lo strinsi a me dimenticandomi totalmente della sua maglietta. Non ci furono più parole ma solo il rumore dei nostri baci molto più passionali e voraci. Improvvisamente Storm si alzò in piedi portandomi con sé e io gli allacciai le gambe in vita temendo di cadere.
La maglia si era sollevata lasciandomi scoperto il sedere e avvertivo chiaramente le mani di Storm sotto le mie natiche. «Che fai?» lo ammonii muovendomi e sfregando involontariamente la mia intimità contro la sua. Un rumore rauco e soffocato uscì dalla sua gola.
«Uno di questi giorni mi ucciderai. Non ti rendi nemmeno conto di quanto sai essere provocante» disse salendo le scale cecando di non far cadere entrambi.
«Tu dici?» risposi muovendomi di nuovo ma questa volta con consapevolezza. Sapevo di starlo tentando troppo ma non credevo che si sarebbe addirittura fermato e mi avrebbe sbattuto contro il muro per poi baciarmi con voracità. Questa volta le sue mani non si limitarono ad accarezzarmi le cosce ma risalirono. Una si fermò quasi subito sulle mi natiche mentre l’altra continuò la sua salita fino alla mia pancia per poi salire su fino allo stomaco.
«Non credi di essere caduto nel solito cliché?» interruppi il bacio e parlai ancora ansante. «Sbattere una ragazza al muro non è proprio originale». 
«Io amo il trash» rispose continuando la sua risalita fino al mio seno. Quando le sue dita lo sfiorarono entrambi trattenemmo il respiro.
«Bambolina, questa sì che è una novità» ghignò lui baciandomi la clavicola mentre le sue mani si muovevano sotto l’unico indumento che indossavo. «Non ti facevo una tipa che non indossa il reggiseno».
Quando Storm era arrivato avevo appena finito di farmi una doccia rilassante per levarmi di dosso lo stress di quei giorni. Avevo deciso mi mettere solo la maglia per stare più comoda ma non ero riuscita ad infilarmi anche i pantaloni perché era arrivato lui.
Senza preavviso, come del resto era sempre solito fare, riprese a salire le scale con me avvinghiata ai suoi fianchi. Arrivati in cima percorse il corridoio per poi fermarsi davanti alla porta di una camera. Quando l’aprì la prima cosa che vidi fu il letto matrimoniale rigorosamente rifatto. La luce dei tiepidi raggi solari pomeridiani riscaldava la stanza facendo luccicare tutto di giallo, rosso, rosa e viola. La tenda era aperta e dall’enorme vetrata si poteva ammirare il tramontare di quell’afoso pomeriggio.
Storm mi poggiò con delicatezza sul letto. Mi persi nell’ammirare i meravigliosi colori del tramonto e l’austerità e dolcezza che conferivano a quella stanza. Il rumore di un click mi riscosse e riportai i miei occhi sul ragazzo che da alcuni giorni occupava ogni mio pensiero. Lo vidi poggiare un telecomando sul comodino mentre una ventata di aria fresca mi colpiva facendomi gemere di piacere. Aveva acceso l’aria condizionata. Storm era veramente fissato e risi al ricordo dei nostri litigi in auto proprio sulla ventilazione.
Si sfilò la maglia e la ripose sulla sedia vicino allo scrittoio. Lo vidi incamminarsi verso di me e alla vista del suo petto nudo e dei suoi numerosi tatuaggi il mio cuore perse diversi battiti. Distolsi lo sguardo a disagio e lo puntai oltre la finestra. Lui seguì i miei occhi e dovette interpretare il mio improvviso rossore come vergogna. Si avvicinò alla vetrata e fece per chiudere le pesanti tende e far ricadere la stanza del buio totale, ma lo bloccai. «No, lascia aperto..» dissi a voce talmente bassa che temetti non mi avesse sentito. «Mi piace vedere fuori..» mi giustificai.
Fece come richiesto e lasciò le tende aperte. L’unico rumore udibile era quello delle sue scarpe che battevano ritmicamente sul pavimento mentre veniva verso di me.
«C’è il tramonto..è romantico» dissi per rompere quel silenzio snervante. L’atmosfera era carica di aspettative ed entrambi eravamo fin troppo consapevoli di quello che sarebbe accaduto da lì a pochi minuti. I nostri corpi non erano bruciati dalla stessa passione di pochi minuti prima ma erano carichi di elettricità e di tensione. Piena di domande senza risposte e parole non dette per paura. Eravamo fin troppo consapevoli che quella poteva essere la nostra ultima notte e volevamo usarla nel migliore dei modi stando insieme.
«Oh, Abbs, se così tenera che mi viene voglia di divorarti» disse quando fu davanti a me e poggiò un ginocchio sul letto. Il cuore mi batteva velocissimo nel petto e il respiro non era per niente regolare. Vedevo il petto di Storm muoversi ritmicamente e la vena del collo gli pulsava più del solito. Anche lui era nervoso. Quel pensiero mi tranquillizzò leggermente. Almeno non avrei fatto la figura dell’incapace paurosa alle prima armi. Storm accostò il suo viso al mio e mi preparai all’ennesimo bacio da togliere il fiato, bacio che non arrivò. Morse leggermente il mio labbro inferiore per poi sfiorare teneramente il mio mento con le sue labbra. Scese dal letto e si sfilò le scarpe e le calze. Le ripose in un angolo per poi ritornare sul letto nel quale io ero seduto al centro.
«Rilassati..» mi sussurrò all’orecchio in un tono dolce che mi sorprese. Non l’avevo mai sentito parlarmi in quel modo, nemmeno a Lizzy riservava quel tono. Mi lasciai trascinare da lui e dalla sua voce e mi stesi sul letto con il suo corpo sopra il mio.
«Tranquilla..io sono qui» sussurrò allo stesso orecchio e quel tono e quelle parole mi fecero impazzire ed esplodere il cuore. Il suo corpo mi sovrastava ma non era ancora entrato a contatto con il mio. Lui si sorreggeva sulle braccia per non pesarmi mentre prendeva a baciarmi il lobo dell’orecchio. Mi aspettavo che scendesse a baciare il collo come aveva fatto molte volte quel pomeriggio ma mi stupì risalendo lungo la tempia.
«Non sono così prevedibile, bambolina». Quella frase mi fece sorridere e sentii la tensione stemperarsi. Lasciò una scia di baci umidi lungo il perimetro nel mio volto. Quando baciò nuovamente il mio mento credevo che fosse risalito a dedicarsi alle mie labbra ma anche quella volta mi stupì. Chiusi gli occhi lasciandomi andare alla tenerezza di quei baci che mi stavano facendo sciogliere sempre di più e ringraziai di essere stesa su un letto visto che non ero sicura che le mie gambe avrebbero retto tanta dolcezza di cui non credevo Storm fosse provvisto. Ma quella sera ebbe l’opportunità di stupirmi e lo fece su tutti i fronti.
Mi baciò entrambe le palpebre socchiuse per poi passare al naso che baciò per tutta la lunghezza. «Non sai da quanto tempo desideravo farlo» disse e le mie palpebre si sollevarono per guardarlo negli occhi ma i suoi erano troppo concentrati a fissare le mie labbra. Sollevai la testa per andargli incontro e le nostre labbra si incontrarono a metà strada. Quel bacio lento e tenero servì ad entrambi per sciogliere la tensione e accendere la prima fiammella di quell’esplosione che sarebbe avvenuta a breve.
Lo schiocco dei nostri baci era l’unico rumore udibile ed era anche il più bello che avessi mai sentito. Se fosse stato possibile l’avrei volentieri registrato e poi impostato come suoneria. Le braccia di Storm presero ad accarezzare le mie.
«Sei congelata» disse sulle mie labbra e ci misi buoni minuti per comprendere il senso di quella frase. L’aria condizionata era stata impostata troppo bassa e la mia pelle si era immediatamente raffreddata. «Andiamo sotto le coperte» continuò allungando il braccio verso i cuscini.
«No» lo bloccai. «È la camera di Cheikh». Lui annuì capendo al volo. Non volevo che facessimo l’amore tra le lenzuola di un altro. Avrei voluto che quel letto fosse il nostro, ma così non era.
«Allora permettimi di riscaldarti» ammiccò maliziosamente e solo quello sguardo bastò a smuovermi qualcosa dentro. Con tutta la calma del mondo prese a baciare ogni centimetro delle mie braccia e io mi sentii impazzire già dopo pochi minuti. Il desiderio e la passione crescevano sempre di più e il non poterlo toccare e baciare a mia volta mi faceva perdere la testa, la mia unica consolazione erano i suoi capelli che torturai fino a renderli irriconoscibili.
Sorrisi quando baciò la pianta dei miei piedi, gemetti quando risalì lungo il mio polpaccio ed impazzii quando fu col viso così vicino al centro del mio piacere ma lo evitò. Il sole era orami un ricordo quando finalmente Storm tornò a concentrarsi sulle mie labbra e io morsi le sue con forza per prendermi una piccola rivincita. Presi coraggio ed iniziai a trafficare con i suoi jeans con l’intento di toglierglieli. Era la prima volta che sbottonavo i pantaloni di qualcun altro e mi sentii leggermente in imbarazzo ma il pensiero di essere con Storm mi tranquillizzò all’istante. Quando me lo ritrovai davanti solo in boxer il mio cuore perse diversi battiti e senza riflettere capovolsi la situazione. Lo colsi di sorpresa e riuscii a farlo stendere sul letto.
«Adesso ti ricambio il favore» dissi iniziando a baciare il pomo d’Adamo come avevo desiderato fare fin troppe volte in quei giorni. Lo sentii deglutire sotto le mie labbra e quel gesto mi diede il coraggio di osare. Baciai ogni singolo tatuaggio sul suo petto e mi soffermai maggiormente sul suo ombelico. Solo quando mi sentii soddisfatta mi allontanai da quella zona per scendere più in basso, sempre più in basso. Quando lo sentii deglutire e gemere mi bloccai staccandomi rapidamente da lui. «No, no signorino» lo ripresi da vera smorfiosa. Lo avrei fatto impazzire come lui aveva fatto con me.
«Sei tremenda» mi riprese afferrandomi per i fianchi e ribaltando la situazione. Mi baciò e le nostre lingue litigarono per il predominio. Ormai l’atmosfera si era alleggerita e al posto dell’ansia ora c’era solo pura passione. Le sue mani scesero ad afferrare la mia maglia ma si bloccarono un attimo prima di sfilarla. Storm mi guardò da sotto le fitte ciglia e osservai intensamente quegli occhi languidi e pieni di desiderio. Al mio cenno d’assenso mi sfilò la maglia e fui subito tentata dal coprirmi con le braccia i seni nudi ma mi trattenni. Storm mi osserva incantato e sembrava essere rimasto senza parole. «Sei bellissima» sussurrò un attimo prima di baciarmi per poi tuffarsi nel mio petto per baciare quella parte di corpo che prima non aveva potuto venerare. I toni si fecero sempre più bollenti e le carezze ancora più ardite finché non rimanemmo completamente nudi e pronti ad unire i nostri corpi fino a diventare una singola cosa.
«Storm..» lo bloccai un attimo prima di compiere il passo più importante della mia vita. La mia voce era carica di un emozione che non avrei saputo definire ma sapevo che quella era la cosa giusta da fare. Sentivo il bisogno fisico di unirmi a lui che ormai era diventato il centro di ogni mio pensiero.
«Lo so, piccola» disse con voce tremante e ansante. «La prima volta farà male anche se cercherò di essere il più cauto possibile».
Aveva ragione. Fece un male tremendo e riuscii a stento a trattenere un urlo. Morsi la sua spalla sudata talmente forte che temetti di avergli lasciato il segno dei miei denti. Dopo andò leggermente meglio. La soglia tra piacere e dolore era talmente sottile che oscillare tra l’una e l’altra era facilissimo.
Quella notte i nostri corpi si amarono come le parole non avrebbero mai fatto. Le nostre anime si unirono in una danza dolce e cadenzata e il legame che istaurarono era talmente solido e profondo che separarle al mattino avrebbe fatto un male cane.

 
Note
Rileggendo il capitolo posso dire che in fin dei conti non è niente..è la prima volta che scrivo qualcosa di più..ehm..rosso? Onestamente non so proprio come mi sia uscito perciò fatemi sapere tutto. Emozioni, sensazioni, previsioni per il prossimo capitolo, critiche, insomma ditemi un pò quello che vi pare. Vi sono mancata in queste settimane?
A me tantissimo ma onestamente non ho prorpio avuto la testa per scrivere. Un po' per mancanza di voglia ma mi sono fatta forza perchè non voglio abbandonare voi e i miei personaggi. Non adesso che manca così poco alla fine. 
Poi è iniziata la scuola e tra uscite alla sesta ora, modulo zero e compiti non sono proprio riuscita a far nulla. Giustamente direte: "la scuola è appena iniziata già sei piena?" E bene si, e credo anche di essere indietro con alcune cose (Filosofia..per esempio). Va bene, ciancio alle bande e bando alle ciance, cosa ne pensate di questo capitolo?

Credo che ulteriotri ringraziamenti sino unitili, quindi bacioni e buana serata
-B

P.S. Questa è la terza volta che faccio l'html di questo capitolo e credo che sia venuto un po' male e pieno di errori. Rivedrò il capitolo in questi giorni.

CAPITOLO RIVISIONATO IL 21/09

 
  
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