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Autore: _Sherazade_    21/09/2015    4 recensioni
Tutti conosciamo la storia di Ade, misterioso e tenebroso signore dell'Oltretomba che un giorno rapì la bella Persefone, figlia di Demetra, per portarla nel suo regno e farne la sua sposa.
Tutti conoscono questa storia, eppure solo in pochi conoscono cosa sia successo veramente.
Solo in pochi conoscono ciò che realmente accadde molti anni prima di quegli avvenimenti, cosa spinse davvero Ade a fare di Persefone la sua Regina, cosa si celasse davvero nei loro cuori.
Questa è la storia di come la luce di superficie riuscì a toccare le tenebre dell'Averno.
Dal prologo:
- E dunque? Cosa vuoi in cambio? - chiese lei mandando le ninfe a prendere quello che gli serviva.
- Non ti chiedo nulla. Sarà l'Averno a chiedere qualcosa quando lo vorrà, perché ricordalo: niente di ciò che appartiene all'Averno, può essergli tolto. Un giorno, ciò che oggi mi hai chiesto e mi hai sottratto, troverà il modo di ritornare.
Genere: Generale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ade, Demetra, Gea, Persefone, Zeus
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Ritorno alle radici -




Zeus fissava con apprensione il fratello accasciato sul proprio trono, nella grande sala. Non molto tempo prima, tutte le divinità si erano ritrovate in quello stesso luogo per giudicare la Dea Afrodite, e nonostante qualche difficoltà, tutto sembrava essere tornato alla normalità.
Come potevano le cose, essere precipitate così rovinosamente?
Era ed Estia stavano cercando di tenere calma la sorella, mentre Poseidone sedeva con apprensione accanto al fratello maggiore dal volto ancora più pallido del solito.
Ade aveva perso il controllo del suo regno, dopo che quel giorno, Demetra l'aveva separato da Kore...




- Madre! - cercò di calmarla Kore, spaventata per la reazione violenta di Demetra.
- Lo sapevo che non potevo fidarmi di te! Non è un caso se fra tutti, proprio tu sei finito nell'oscuro mondo di sotto! - disse con rabbia la Dea delle messi, sputando ai piedi del Dio – Solo un essere dal cuore nero come il tuo poteva esserne il Sovrano, e solo un essere così spregevole poteva cercare di ghermire una figlia della superficie!
Ade si toccò la guancia che bruciava ancora per la violenza dello schiaffo infertogli dalla sorella.
- Demetra... - disse con voce neutra, ma con le mani che tremavano, - … sei mia sorella, e a te ci tengo, ma non immischiarti in cose che non ti riguardano. - lo sguardo gelido del Dio incrociò quello di lei. Thanatos e Hypnos raggiunsero il loro Sovrano, e ripresero forma umana senza dire nulla. In tale circostanza, persino Thanatos non avrebbe osato proferire parola. Ma l'apprensione delle due divinità non sfuggì allo sguardo di Kore.
- Madre, voi non capite... - la voce della giovane Dea era una supplica che Demetra non voleva proprio udire. Le afferrò con forza i polsi, gridandole che mai avrebbe dovuto accettare le attenzioni di Ade, e che mai più avrebbe dovuto mettere piede in quegli angusti luoghi. Kore la implorò di lasciarla andare, le unghie di Demetra le stavano lacerando la pelle, e non appena la Dea se ne accorse lasciò la presa e la strinse a sé scusandosi.
- Lo faccio per te, bambina mia. - le spiegò lei, anche se Kore era ancora spaventata. - Ade ti vuole solo usare, non gli permetterò di portarti via da me, dalla tua casa!
- Come se tu potessi impedirlo. - la sbeffeggiò Ade. - Ricordi? Tanti anni fa mi hai chiesto qualcosa, e io te l'ho dato. Ora spetta a me ricevere qualcosa in cambio.
Lo sguardo di Demetra s'incupì, e allora comprese l'inganno ordito molto tempo prima.
- Tu sapevi già! Tu lo sapevi, maledetto! - la terra tremava, e la voce di Demetra, che di solito era dolce come il miele, mostrò un'asprezza tale che Kore rimase spiazzata.
- Tu hai accettato di stipulare un patto con me, nessuno ti ha obbligata, ricordi? Sarà l'Averno a chiedere qualcosa quando lo vorrà, perché ricordalo: niente di ciò che appartiene all'Averno, può essergli tolto. Un giorno, ciò che oggi mi hai chiesto e mi hai sottratto, troverà il modo di ritornare.
Ade citò se stesso, ripetendo alla sorella le stesse identiche parole che le aveva detto il giorno in cui lei era scesa nell'Oltretomba per chiedergli l'acqua dei suoi fiumi.
- Tu e le Moire... voi mi avete ingannata! Mi avete usata e ora volete privarmi di mia figlia, e usare anche lei come strumento per i vostri giochetti. - Kore non capiva cosa stesse accadendo, di cosa stesse parlando la madre, e delle accuse che lanciava ad Ade... c'erano delle cose che le erano state taciute. Cose importanti, ma in quel momento, la giovane Dea non faceva altro che guardare impensierita Ade, che sembrava sul punto di esplodere dalla rabbia ma che, con compostezza, cercava di trattenere. Quell'alone nero che poche altre volte aveva avvolto il suo corpo, era ricomparso, e si stava espandendo pian piano.
- Mi credi davvero così bieco da comportarmi in quella maniera? Da ingannarti solo per ottenere un giorno una donna? È davvero questo quello che pensi di me? - lui tremava mentre rispondeva a tono alla sorella. Hypnos mosse un passo verso Ade, ma questi alzò la mano, intimandogli di non avvicinarsi e di non parlargli. I due gemelli si scambiarono uno sguardo d'intesa. In quanto creature dell'Averno, e quindi strettamente collegate sia al regno, che al loro stesso Signore, i due avvertivano tutta la tensione che Ade stava provando... e così anche quella dello stesso Sottosuolo. Come Ade, il suo stesso regno, in quel preciso momento, era in uno stato di sconvolgimento, e se Ade avesse perso il controllo, nessuno avrebbe potuto contenerne gli effetti che ne sarebbero conseguiti. - Se fossi il mostro che tu ti affanni ad affermare che io sia, avrei trascinato giù con me la tua preziosissima figlia, e ne avrei fatto mia moglie senza nemmeno chiederle se la cosa poteva interessarle. - L'aura nera che avvolgeva il corpo di Ade si faceva sempre più intensa, emanando tutta la sua potentissima energia. L'erba sotto i suoi piedi, e così anche la terra, e le piante accanto a loro, morivano lentamente. L'acqua della sorgente si seccò, mentre gli occhi di Kore si riempivano di lacrime.
La giovane Dea non era solo terrorizzata per quell'orribile scena che vedeva coinvolte due persone che amava, ma anche perché sentiva tutto il dolore che stava provando Ade in quel momento. Come era successo la prima volta che era scesa negli inferi, stava vedendo un Ade stanco, sul punto di crollare. Ma non era stanchezza del troppo lavoro. Non era solo quello.
- Ade... - sussurrò lei, muovendo pochi passi nel tentativo di raggiungerlo. Scambiandosi un semplice sguardo, dal viso del Dio scomparve momentaneamente quella rabbia che sembrava essere sul punto di prendere possesso di lui, e l'aria di morte che si stava propagando per i boschi, si arrestò. Prima che Kore potesse però raggiungerlo, la madre le bloccò la strada.
- Eh no! Tu non vai da nessuna parte. Non dovrai rivederlo mai più! - Demetra afferrò di nuovo la figlia, decisa a non cedere la presa, anche a costo di farle del male lei stessa. Un giorno, Kore avrebbe capito perché lei si stava comportando in quella maniera. Di certo lo avrebbe fatto. L'orribile presagio delle Moire non si sarebbe mai avverato. - Ora ti porterò via di qua e tu... - l'odio di Demetra parve investire il Signore dell'Oltretomba. - Prova ad avvicinarti ancora a noi e te la farò pagare. Fosse l'ultima cosa che faccio, Ade!
- Non è una decisione che spetta a te, mia cara. Kore... - il Dio dell'Oltretomba si rivolse alla giovane con la solita calma. Era una situazione delicata e tremendamente instabile. Più Demetra lo insultava e più Ade cedeva sotto il peso dei suoi poteri. Il solo pronunciare il nome dell'amata, pareva restituire ad Ade sia le forze che il pieno controllo di sé, facendo sospirare di sollievo gli inermi Thanatos e Hypnos. Quando Ade era in quello stato, intervenire per cercare di sedare la situazione, non faceva altro che complicare le cose, anche se il loro amato Sovrano sembrava sempre più debole. - Ignora tua madre, e ascolta la richiesta che prima ti ho posto. - fece una pausa, e con voce ansante glielo chiese ancora: - Vieni con me, a casa!
Kore guardò prima lui, e poi la madre, combattuta fra il desiderio di correre fra le braccia di lui, e di riaccompagnarlo nel suo regno, e la consapevolezza che se avesse lasciato il fianco della madre, questa si sarebbe disperata creando chissà quali catastrofi. Se Ade, di fronte all'opposizione di Demetra aveva perso per poco tempo il controllo dei propri poteri facendo morire la natura che li circondava, come avrebbe potuto reagire sua madre, che senza battere ciglio aveva ucciso Adone?
- Mi spiace, zio. - disse lei con le lacrime agli occhi, voltandogli le spalle. Incredulo, lui rimase ammutolito, mentre Demetra lo fissava con aria di superiorità e sorridendo vittoriosa.
- Ma mia Signora... - la chiamò Hypnos, ma Kore non rispose. Si incamminò da sola verso la strada che l'avrebbe riportata a casa.
- Hai visto, Ade? Tu non sei poi così potente come vorresti far credere. Vali meno di quanto gli altri non possano pensare. Tutti ti temono, ma come puoi ben vedere, noi, Dee della natura, davanti a te non tremiamo. - lei lo derise con gusto. Thanatos era sul punto di intervenire, ma Ade lo precedette.
- Demetra... sei ancora in tempo. Lasciala libera. - le disse il Signore dell'Averno con una voce così grave da ricordare quella del loro orribile padre. Anche se indebolito, Ade aveva ancora la sua compostezza.
- Non hai sentito, fratello? È stata mia figlia a rifiutarti. Per fortuna è rinsavita, temevo davvero che potesse essersi affezionata a te al punto di accettarti davvero come suo sposo. - La Dea rise, e in quel momento, Kore, che anche se distante, li poteva ancora udire, non poté fare a meno di accostare il comportamento della madre con quello infantile e crudele della Dea Afrodite. - Né in questa né in nessun'altra dimensione tu avresti mai potuto averla. - Demetra aveva dato fiato a quelle parole, senza pensare minimamente a quello che ne sarebbe potuto conseguire. - Tu vali meno di niente. Può la tenebra avere qualsivoglia pretesa sulla luce? Mai! Tornatene nel tuo lugubre regno, e sparisci per sempre dalla terra dei vivi!
Ade si appoggiò a Thanatos, ignorando l'ultima offesa della sorella, e chiedendogli di portarlo a casa.
Mai, neanche una volta in tutti quei secoli, il Signore dell'Averno, si era sentito così debole.
Non erano certo le parole sprezzanti della sorella ad aver fatto star male il Dio, ma il rifiuto della sua Regina.
Kore era già Regina del suo regno, anche se non era ancora stata incoronata. L'Averno stesso l'aveva riconosciuta, e con le sue visite, lei aveva cominciato ad entrare in simbiosi con esso. Per la giovane Dea, questo richiamo non era ancora così potente, ancora non comprendeva, né lo sentiva pienamente. Ma l'Averno sì, e col suo rifiuto, seguito dalle continue interferenze della madre con il proprio Signore, l'Averno si stava ora ribellando, prosciugando delle energie il povero Ade.
Il mondo dei vivi e quello dei morti non avrebbero mai dovuto fondersi. Ade, come sovrano dell'Averno, aveva il compito di mantenere quell'invisibile equilibrio che permetteva che nello stesso mondo i due regni potessero coesistere, senza però fondersi. Dovevano rimanere separati.
L'Averno era un regno potente, un regno oscuro per chi non ne conosceva la storia, un regno vivo; solo il degno sovrano avrebbe potuto mantenerlo sano. Ma Ade, che da secoli vi regnava in solitudine, aveva finito con l'esaurire buona parte della sua energia per mantenere il precario equilibrio.
Con Kore, l'unica legittima Regina, avrebbe potuto restituire a quelle terre l'antico splendore che si era andato ad estinguere. Ristabilire ciò che era andato perduto da molto prima che Ade si insediasse in quelle Terre.


Dopo la spartizione del mondo, il Caos, che in quegli anni aveva governato grazie all'operato di Crono, e prima ancora di Urano, venne infine sconfitto, e l'Equilibrio ripristinato.
Il Caos cercherà sempre di stravolgere l'Universo, ed è nostro compito preservare l'Equilibrio.
Giorno e Notte, Vita e Morte, Uomo e Donna, Re e Regina... tutto deve avere la sua controparte, il suo opposto.
L'Equilibrio è la chiave del mondo, e Gaia ne è la sua protettrice.


Essendosi visto privato di ciò che egli attendeva con impazienza da secoli, l'Averno perse il controllo, prosciugando i poteri del proprio Signore, che fino ad allora aveva tenuto a bada quelle forze potenti da solo.
Dalla terra, le anime dei morti non ancora giunte a destinazione, ritornarono in superficie, spargendo terrore, e regalando la morte a chiunque entrasse in contatto con loro, ricercando la vita alla quale erano ancora così legati.




- Grazie per essere venuti. - disse Zeus prendendo posto accanto al fratello, visibilmente indebolito per gli sforzi fatti per cercare di arginare il danno prodotto dall'equilibrio destabilizzato del proprio regno. Anche le altre quattro divinità presero posto. - La situazione peggiora di giorno in giorno. Non possiamo più andare avanti in questo modo. Il regno di Ade sta prendendo il controllo della superficie. - Il Dio sospirò mentre si apprestava a spiegare ai suoi fratelli tutto quello che stava accadendo a seguito dello scontro fra Demetra e Ade. - In meno di una settimana la devastazione che ha colpito la terra degli uomini è impressionante. E si sta diffondendo sempre di più, e presto o tardi raggiungerà anche l'Olimpo. Se non ci sbrighiamo, entro pochi mesi la vita potrebbe estinguersi dal pianeta.
- È con lui che te la devi prendere allora, fratello. - rispose acida Demetra, indicando un Ade più taciturno del solito, ben sapendo cosa avesse in mente Zeus. Ben sapendo cosa voleva chiederle. Era solo per quello che lui li aveva chiamati tutti.
- Demetra, lo sai, te lo abbiamo mostrato, l'hai visto tu stessa nello Specchio... Tua figlia deve andare con Ade. L'Averno ne ha bisogno. - le spiegò il Padre degli Dei, con voce grave, senza distogliere lo sguardo dalla sorella.
- Al diavolo l'Averno, e al diavolo gli uomini. Nessuno di voi può togliermi mia figlia! - urlò la Dea disperata, mentre al suo fianco accorrevano le due sorelle.
- Calmati, Demetra. Nessuno ti porterà via Kore, ma dobbiamo mantenere l'Equilibrio, se non lo facessimo... - provò a spiegarle Era, ma la Dea delle messi la spinse via con violenza. La Regina dell'Olimpo cadde a terra, e Zeus l'aiutò a rialzarsi.
- Demetra, sei nostra sorella, come puoi essere così egoista? - gli chiese Zeus con la rabbia che nel cielo si manifestava con tuoni e lampi. Il Dio stava stringendo le mani della moglie, la quale fissava con apprensione quella sorella così fragile.
- Tu devi rendere tua figlia al regno che le appartiene, o sarà la fine per tutti noi. - disse serio Poseidone. - Anche i mari sono stati colpiti da questo problema. Gli spiriti dei morti lo possono solcare e molte navi sono affondate a causa loro, aumentando quindi il numero delle anime erranti già fin troppo numeroso.
- Demetra, sorella cara, nessuno ti impedirà di vederla, - con dolcezza, Estia le carezzò la testa, - tua figlia diventerà una splendida Regina della quale potrai essere molto orgogliosa. Non vuoi vederla serena? - La Dea delle messi tremò a quelle parole, come se la sorella avesse insinuato che lei non era abbastanza per sua figlia, come se lei non potesse donare felicità a quella bambina così tanto desiderata e a lungo cercata.
- La mia Kore sarà felice solo con me!
- Le Moire mi hanno rivelato ciò che ti dissero prima della nascita della fanciulla – disse Zeus. - Lo sai anche tu che quella ragazza non ti appartiene più. Kore deve compiere il suo destino.
- Mai! - Demetra si alzò di scatto, e si scagliò verso Zeus, cercando di sferrargli un pugno nello stomaco, ma Poseidone la fermò.
- Guardalo, sorella. - il Dio prese il volto di Demetra fra le mani, e la costrinse a voltarsi verso quel corpo inanimato che era diventato Ade. - Lui è in quello stato perché sta cercando di trattenere con tutto se stesso l'Averno, che altrimenti ci divorerebbe tutti. Lo sai che potrebbe costargli la vita. Anche noi Dei possiamo morire! - Demetra aveva le lacrime agli occhi. - Se non facciamo qualcosa, non sarà la fine solo per l'uomo, ma anche per noi, per la nostra terra: per Gaia, la madre di tutti noi.
Poseidone la lasciò andare, e Demetra si accasciò al suolo, mentre il silenzio si impossessava della stanza.
- Gaia... - la voce della Dea era un sussurro. - Certo, lei può mettere tutte le cose a posto! - esultò Demetra, come se avesse trovato una scappatoia per quello che le avevano annunciato le Moire molto tempo prima.
Zeus scambiò un'occhiata con Poseidone: anche se avessero parlato con Madre Gaia, nulla sarebbe cambiato.
- Fra tre giorni ci sarà l'allineamento dei pianeti, e io parlerò con Gaia, nel suo tempio nascosto nel cuore del mio bosco sacro. Lei risolverà ogni cosa.
- Demetra, ma hai ascoltato tutto quello che abbiamo detto fino ad ora? - alzò la voce Poseidone. Anche il suo regno era stato colpito, ed era in ansia per il suo popolo, dato che le anime dei morti potevano prosciugare la vita anche alle creature marine. - Non abbiamo più tempo da perdere, troppe vite rischieranno di essere sacrificate inutilmente.
- Vorrà dire che dopo tutto questo, gli uomini si daranno da fare per generare altri figli! Magari tu e Zeus potreste contribuire, dato che vi è sempre così tanto piaciuto! - disse la Dea senza un minimo di comprensione o sensibilità. Il viso di Era era un misto di dolore e rabbia per quelle parole: seppur non così infondate, erano comunque ingiuste e meschine, soprattutto per la sua adorata sorella. - Datemi tre giorni, e vi assicuro che tutto si sistemerà.
- No. - le disse Zeus, anche lui risentito per quella provocazione, ma Ade, nonostante gli costasse fatica, intervenne in difesa di Demetra, e quelle furono le uniche parole che riuscì a dire durante quel loro incontro.
- E sia... ma tanto lo sappiamo già. Kore verrà con me, Demetra. Quella volta mi ha rifiutato solo per non darti un dispiacere, ma quando l'ordine ti verrà dato da Gaia in persona, - Ade ansimava, ma si fece forza per concludere la sua frase, - tu non ti potrai opporre, e me la consegnerai. Restituirai all'Averno ciò di cui lo hai privato, e lo stai privando tutt'ora. Tu mi restituirai ciò che è mio di diritto.
- La vedremo. Madre Gaia mi aiuterà, io sono l'unica tra di voi che possa avvicinarsi a quelli che sono i suoi poteri. Io sola son la Dea della natura, la sua unica vera erede. La Madre mi ascolterà! - disse con decisione abbandonando la sala.
- Ade, sei davvero in grado di reggere ancora così tanto? - chiese con apprensione Estia, accorrendo al fianco del fratello. Il Dio annuì.
- Non avrei mai dovuto lasciarle così tante libertà nella gestione della ragazza. Le si è attaccata troppo. - Zeus sospirò, mentre la moglie lo abbracciava, dicendogli che non avrebbe potuto fare altrimenti. La giovane era cresciuta bene, e presto anche Demetra avrebbe capito l'importanza che avrebbe avuto Kore in quel nuovo mondo che presto sarebbe nato.
- Per nostra sorella deve essere stato uno shock apprendere che l'unica adorata figlia, era pronta per lasciarla. Cerca di capire anche il suo punto di vista. - nonostante Demetra l'avesse allontanata con rabbia e insultata senza riflettere, Era riusciva lo stesso a perdonarla e ad amarla. Lo faceva soprattutto per il suo rispettato fratello Ade, e per la sua adorata Kore. Nonostante fossero passati anni, la Madre degli Dei ricordava ancora la sua stessa ferocia, riversata su quella bambina dagli occhioni color dell'ambra che la fissavano spesso con timore, e di come poi gli si fosse affezionata. Kore era anche sua figlia, non c'erano legami di sangue, ma Era aveva riversato su quella piccina entrata nella loro casa tutto l'amore che non era mai stata in grado di donare ai propri figli.
Il Dio della Morte comparve nella stanza, silenzioso e dal volto appesantito dalla stanchezza. Quei giorni erano stati molto impegnativi per tutte le creature dell'Averno, ninfe e Dei del Sottosuolo, non solo per Ade che aveva cercato di arginare i danni.
- Sono giunto per portare il mio Signore a casa. Possiamo riportare anche la Regina? - quella volta, Thanatos non usò neanche una punta di ilarità o di sarcasmo nella voce. La sua era una richiesta posta con garbo e che lasciava trapelare anche tutta l'urgenza con cui lui la richiedeva anche a nome del regno che abitava. L'Averno era in tumulto, e il suo amato Signore era allo stremo delle forze. Nemmeno lui aveva più la voglia di ridere e scherzare. L'unica cosa che voleva, era rivedere la sua casa tornare alla normalità, vedere di nuovo contento il suo Signore: perché da quando Lei era entrata davvero nelle loro vite, qualcosa era cambiato in Ade. Lui era felice come non lo era più stato da secoli. Non sorrideva più del solito – cosa impensabile per uno come lui! –, ma aveva un'espressione così serena, che tutti in quel regno senza tempo, se ne erano accorti. E tutti gioivano per quella Regina che stava portando la Luce nell'oscurità del Sottosuolo.
Quanto ancora avrebbero dovuto attendere prima che Demetra lasciasse libera la fanciulla?
- Non ancora, Thanatos. - la risposta flebile di Ade lo rattristò. Si avvicinò al suo Sovrano, chinando leggermente il capo in segno di rispetto verso i fratelli e le sorelle del proprio Signore, e con calma, lo accompagnò al cocchio.
- Non vi preoccupate, mio Signore. Ci penseremo io e Hypnos a risolvere ogni cosa. Tutto si risolverà. - disse Thanatos facendo sedere il Dio, e incitando i cavalli a partire. - Noi la riporteremo a casa.


Da quel giorno in cui era stata obbligata dalle circostanze a rifiutare Ade, Kore non era più riuscita a darsi pace. Aveva sofferto per la giusta morte di Adone, ma non così tanto. Mai avrebbe creduto di poter soffrire come in quel momento.
Spinta dal desiderio di non far soffrire la madre, aveva rinunciato a quella felicità che aveva intravisto di poter raggiungere con Ade. Per amore di sua madre, aveva rinunciato a qualcosa che non era ancora nato, ma che stava per farlo. Lei stessa, così facendo, aveva calpestato un innocente fiore che stava per schiudersi, e non se lo sarebbe mai potuta perdonare.
Le ninfe facevano la ronda a turno per controllarla, così come aveva ordinato loro Demetra, nel timore che potessero rapirla per trascinarla nell'Oltretomba.
La verità era che una parte di Kore avrebbe voluto uscire di corsa dalla finestra per raggiungere l'ingresso degli Inferi, perché sapeva quanto Lui stesse soffrendo a causa sua.
Anche se la madre e le ninfe avevano fatto di tutto per celarle la verità, Kore sapeva cosa stava accadendo, lei aveva sentito le anime lamentarsi e riversarsi sul mondo. Come una goccia che lentamente si propaga nell'acqua dapprima tranquilla... perché all'inizio erano poche le anime sfuggite al controllo di Ade, ma via via erano sempre più numerose. Lui non ce la faceva più a tenere il controllo del suo regno che si stava ribellando.
Quanto ancora avrebbe resistito?
Doveva trovare il modo di raggiungerlo, Kore non pensava ad altro. Ma come?
E fu allora che la risposta le venne data dalla madre appena tornata dalla riunione tenuta sull'Olimpo.
La giovane la sentì parlare con le ninfe, e allora elaborò un suo piano: quando la madre si sarebbe allontanata per raggiungere il tempio di Gaia, Kore avrebbe potuto fuggire per raggiungere Ade. Ma non poteva farcela da sola. Aveva bisogno di una mano.
Si buttò sul letto e finse di dormire, come aveva fatto spesso in quegli ultimi giorni. Ogni volta diceva che non stava bene a causa di quanto accaduto. Le ninfe la coccolavano, e così anche Demetra. Kore non voleva dare a vedere a nessuno che il motivo della sua sofferenza era proprio la separazione dall'oscuro Signore.
Le sentiva bisbigliare impietosite parole come “Povera Kore”, “Il Dio dell'Oltretomba è uno stolto se ha davvero pensato di poterla trascinare giù con sé”, e altre ancora che lo additavano come mostro. Kore piangeva, e chi la vedeva pensava che era solo la paura a farla piangere, quando invece piangeva perché la faceva soffrire sentire le persone che amava, giudicare Ade con tanta severità , senza nemmeno averlo conosciuto.
Kore aspettò che il silenzio della notte raggiungesse il palazzo della madre, e con un sussurrò evocò un nome, più e più volte, fino a che la creatura desiderata non comparve nella sua stanza, inginocchiata ai piedi del suo letto.
Kore gettò le braccia al collo della figura evocata, singhiozzando.
- Hypnos...
- Mia Signora, non dovete piangere. - sussurrò il Dio del sonno asciugandole le lacrime.
- Lui come sta? - Quel giorno stesso in cui tutto accadde, Kore chiamò Hypnos nel cuore della notte per spiegargli il motivo del suo rifiuto. Ade lo sapeva bene, e persino l'Oltretomba, ma era stato quest'ultimo a non accettare questa scelta imposta. Così, per punire Demetra, l'Averno aveva deciso di lanciare quella piaga sul mondo.
- Mia Signora, la situazione sta peggiorando, e vostra madre...
- Lo so, ed è per questo che mi servi. Hypnos, ascolta le mie parole, e stagli vicino in questi tre giorni. Non appena mia madre lascerà il palazzo, tu...


Passarono i giorni, e Demetra si preparò energica a raggiungere il tempio di Gaia.
Non appena le avesse parlato, la Grande Madre avrebbe ristabilito l'Equilibrio del Cosmo, e lei avrebbe potuto vivere serena accanto alla sua amatissima figlia
- Bambina mia, presto tutto sarà a posto e nessuno ci infastidirà più. - La Dea delle messi aveva informato la figlia di quanto accaduto sul monte Olimpo e della piaga che si stava spandendo nel mondo. Continuava ad attribuirne la sola colpa ad Ade, ma Kore conosceva la verità. - Non ti manderò più nemmeno sull'Olimpo, neanche loro ci capiscono. - Kore spalancò gli occhi. - Oh non preoccuparti, se vorrai vedere Atena o Artemide, loro potranno raggiungerti qui. Sono sempre le benvenute. - Era passato parecchio tempo anche dal loro ultimo incontro. Demetra le sorrise, proponendole di invitare le due Dee non appena tutto si fosse risolto.
- Madre... - Kore si sentiva in colpa per quello che stava per farle.
- Dimmi? - chiese lei con dolcezza. Kore stava per dirle che non c'era bisogno di scomodare la Grande Madre Gaia, che potevano trovare una soluzione, insieme.
Avrebbe potuto scendere ogni giorno nell'Averno, e poi tornare in superficie da lei. Senza doversi legare in matrimonio ad Ade, svolgendo semplicemente un lavoro al suo fianco.
Ma non riuscì a parlare. Demetra interpretò il silenzio della figlia come i timori per una possibile intromissione di Ade durante la sua assenza.
- Kore, Ade non si avvicinerà più a te. È una promessa. - “Ma io lo voglio”, pensò Kore.
- Fate attenzione, madre. - fu tutto quello che le uscì dalla bocca.
E attese. Attese che la madre si allontanasse abbastanza e allora invocò Hypnos, che intervenne come stabilito.
Le ninfe ad una ad una si addormentarono, e il Dio del Sonno le comparve di fronte agli occhi.
- Mia Signora...
- Andiamo Hypnos, portami da lui. - chiese la giovane Dea con gli occhi che brillavano per l'emozione.


In una radura non molto distante, Ade e Thanatos li stavano attendendo. Ade era ancora molto debole, ma più Kore si avvicinava e più il suo volto riacquistava quel poco colore che normalmente aveva, e l'energia che aveva speso per cercare di arginare i danni, sembrava che gli venisse restituita.
- Di certo avremo una Regina molto avveduta... Anche se avrebbe potuto venire con noi fin da subito.
- Thanatos, Kore voleva evitare che a perdere il controllo fosse Demetra. - Ade si guardò intorno in attesa di vedere comparire la sua Kore. - Se nemmeno io sono stato in grado di contenere il potere del mio regno che si è ribellato a questa privazione, cosa credi che sarebbe successo con Demetra? Conoscendola, avrebbe come minimo causato qualche carestia o chissà che altro... Spero che Madre Gaia possa riuscire nell'ardua impresa di farla ragionare.
Il Dio della Morte non gli rispose, indicò solo il fratello che stava arrivando seguito da Kore.
- Ade. - disse lei con un sussulto prima di abbracciarlo, scoppiando poi in forti singhiozzi. Lui le carezzò la testa, mentre lei si scusava per non aver cercato di fare ragionare la madre. Ma Ade la tranquillizzò, dicendole che non doveva scusarsi, e che aveva agito bene.
- Però per colpa mia, tu ora...
- Non importa, - Ade la strinse baciandole poi la guancia con delicatezza, - non ho nemmeno tenuto al corrente Zeus delle nostre intenzioni. Più tardi invierò qualcuno per informarlo. - Ade fece una pausa e guardò con insistenza ed affetto Kore – Ora...
- Sì, andiamo nell'Averno.
Kore e Ade sorrisero, mentre i due Dei gemelli li precedettero, avviandosi verso l'ingresso dell'Oltretomba.
Però, poco prima che le divinità raggiungessero l'entrata dell'Averno, dalla terra tremante fuoriuscirono dei rovi che si muovevano cercando qualcosa. Cercando qualcuno.
- Mia madre... - disse Kore tremando e aggrappandosi ad Ade.
- No, non è lei! - disse lui facendole da scudo. Il bersaglio di quei rovi, erano proprio Ade e Kore.
Prima ancora che Thanatos e Hypnos potessero intervenire, le due divinità vennero avvolte e trascinate nel profondo della terra.


- Se non è mia madre... chi mai potrebbe essere? - chiese Kore tremando fra le braccia di Ade, mentre sentivano attorno a loro la terra che sfregava contro i rovi che li avevano avvolti.
- Presto lo scoprirai. - Il Dio già conosceva il nome di quella divinità che aveva già manovrato tutto e tutti nei lunghi secoli passati dalla nascita dell'Universo stesso.
Ade sapeva che quel giorno sarebbe arrivato, e sperava che Kore fosse abbastanza matura per accettare quanto presto avrebbe scoperto.
Dopo essere stati trascinati per metri e metri, lontani dalla luce del sole, la loro corsa si arrestò, e le spire che li avvolgevano li liberarono, rivelando il luogo in cui erano stati condotti: il tempio sotterraneo della Grande Madre Gaia.
In quel tempio non vi avrebbero incontrato la divinità primordiale sotto forma di donna, poiché lei era quella terra stessa che li avvolgeva. Lei era ovunque, e aveva sempre vegliato su tutti i figli che abitavano quel piccolo pianeta.
In quel luogo si vedevano solo le radici che impedivano alla terra di crollare sopra le loro teste; c'era una piccola sorgente, e in lontananza un antico altare di pietra, accanto al quale c'era una donna che pregava. Non appena questa avvertì la loro presenza si voltò, e riconoscendoli si avvicinò con furia.
- Tu! - gridò lei, - che cosa ci fai qui con mia figlia? - Ade, che aveva recuperato totalmente le proprie forze, non si scompose, nonostante la sorella si stesse avvicinando a lui sempre più minacciosa.
- Madre Gaia ci ha chiamati qui. - rispose impassibile. - È a lei che devi fare questa domanda.
- Tu... tu osi burlarti di me? - La Dea delle Messi tremava dalla rabbia. - Hai mia figlia tra gli artigli e osi tirare in ballo Madre Gaia?
- Demetra, - una voce che Kore non aveva mai sentito, richiamò l'attenzione delle tre divinità. Quella voce rimbombò per il tempio, e per quanto Kore si affannasse a cercare la fonte di quella voce, non la poté scorgere da nessuna parte. - non tollero che si alzi la voce nel mio tempio.
- Grande Madre... - subito la Dea parve acquietarsi. - Finalmente mi rispondete, ho pregato fino ad ora, e... vi prego, salvate la mia bambina.
- Salvarla? E da cosa? - sembrava quasi che Gaia si stesse divertendo ad ignorare quello che già sapeva.
- Questo spregevole Dio vuole privarmene. Pur di ottenerla, ha scatenato il suo regno contro la superficie. - disse indicando Ade. - Non si è nemmeno preso la responsabilità di ammettere che è stata tutta una mossa studiata per far cedere anche i miei fratelli e le mie sorelle. - Ade mantenne la sua solita compostezza di fronte a quelle infamanti accuse. - È tutto un suo piano per portarmi via la mia adorata bambina. Madre, punitelo e allontanatelo una volta per tutte dalla superficie. Ripristinate l'Equilibrio del mondo e liberateci dalla sua piaga, vi scongiuro. - Il tono della Dea delle messi era al limite dell'isteria.
- Madre, non è vero! Ade non lo farebbe mai, come potete accusarlo così ingiustamente? - disse la giovane Dea guardandola in faccia, e fu allora che comprese quanto dolore la madre stesse provando. A stento riuscì a trattenere un gemito di orrore, di fronte a quella vista.
Demetra, da giovane e bella Dea quale era sempre stata, si stava pian piano sciupando. I capelli che fino a poche ore prima erano luminosi e setosi, si stavano trasformando in una chioma stopposa, ingrigendo di colpo. La pelle morbida cominciò a raggrinzire, e l'espressione del suo volto mostrava una donna sull'orlo della pazzia.
- Bambina, tu non capisci. Tu devi stare con me, tu non puoi abbandonarmi! - Demetra si lanciò verso la figlia, abbracciandola, senza curarsi di Ade che era accanto a loro, e che le aveva lanciato uno di quei rari sguardi di pietà. Non gli importavano tutte le bugie che Demetra aveva appena raccontato, fintanto che Kore credeva ancora a lui; ma vedere ridotta sua sorella in quello stato fu sconcertante anche per uno come lui.
- Io ti ho dato questa figlia perché tu la facessi crescere, per educarla a quello che un giorno sarebbe stato il suo ruolo. Io stessa te l'ho infine affidata. Ricordi? - Demetra lasciò andare la figlia e si guardò attorno, avvicinandosi alla sorgente che c'era di fronte al tempio nascosto nelle viscere della terra.
Guardò lo specchio d'acqua, ma non vide la sua immagine riflessa: Demetra vide il riflesso della nutrice che molti anni prima le aveva permesso di portare via la piccola Kore dopo la morte di Cloe.
- Non... può essere. - singhiozzò la Dea fra le lacrime, prendendosi il volto fra le mani, tremando come una foglia. - Dunque era tutto stato ordito da Voi?
- Io non ho ordito niente. È solo il destino di tutti noi. Ognuno ha un suo ruolo nell'Universo. Il mio è quello di preservare l'Equilibrio. Dovresti saperlo, figlia di Crono e di Rea. - La voce di Gaia non lasciava trasparire alcuna emozione. Demetra era lì al suo cospetto, inerme e disperata, ma nella voce della Dea primordiale non vi era nemmeno una nota di compassione.
- Madre... - Kore si avvicinò a Demetra, e la abbracciò cercando di calmarla. - Anche se voglio bene ad Ade, non significa che non ne voglia più a te. Sei sempre la madre che mi ha dato alla luce e che mi ha cullata e amata in tutti questi anni.
- Non è del tutto esatto, figlia di Demetra.
- Non credo sia necessario, Madre Gaia. - disse Ade, interrompendo la Dea, ma questa parve non udire nemmeno il Signore dell'Averno.
- Cara Kore, tu sei nata mortale. La tua madre naturale si chiamava Cloe, e io stessa l'ho aiutata a metterti al mondo. Tramite anche l'aiuto delle Moire, ho guidato Demetra fino a lei, affinché ti trovasse e ti crescesse da Dea.
- Non è vero. Non crederle, Kore. Tu sei mia figlia, mia e di nessun altro! - Demetra si attaccò a Kore, stringendola, come avrebbe fatto un bambino impaurito che si aggrappa con tutte le proprie forze alla madre in cerca di conforto e protezione. Kore non poteva credere a quanto le stava dicendo Gaia. Sua madre era Demetra. Ne era certa, così come Zeus era suo padre.
- Anche Ade te lo potrà confermare. - La giovane si voltò di colpo, e lui annuì cupo in volto.
- Ade? - la voce di Kore tremava.
- Un giorno tua madre venne da me con le sue ninfe più fidate, chiedendomi le acque dell'Averno e senza spiegarmene il motivo. Quando lei le utilizzò, io potei vedere quanto stava accadendo: lei e Zeus hanno usato non solo le acque degli Inferi, ma anche il loro sangue per donarti l'immortalità. - per Kore fu come ricevere un pugno nello stomaco. Non poteva credere che quelli che aveva sempre creduto essere i propri genitori, la sua famiglia, non fossero altro che degli impostori.
- Ma che stai dicendo? - chiese lei con occhi lucidi, con sguardo fisso sul Dio.
- Mi spiace, Kore. - la voce del Signore dell'Oltretomba era un sussurro.
- Dea della natura, tu eri destinata fin dal tuo concepimento a diventare la Regina dell'Averno, per poter completare il cerchio.
- Il cerchio?
- Giorno e Notte, Vita e Morte, Uomo e Donna, Re e Regina... tutto deve avere la sua controparte, il suo opposto. Ogni regno su cui è fondato questo mondo deve essere in equilibrio, e l'Averno non lo è mai stato, Ade è sempre stato da solo. E ora ha bisogno di te, o sarà la fine per tutti noi. Uomini o Dei, saremo tutti in balia del Caos, se tu non accetti di prendere il tuo posto nel Mondo.
- No, Gaia! Non mi strapperai via mia figlia! - Demetra urlò contro la Dea primordiale. Tremando e piangendo, non si staccava dalla figlia che a sua volta era preda delle lacrime - Non puoi...
- Perché non me lo hai mai detto? - chiese Kore fra i singhiozzi.
- Tu sei mia figlia, che ti abbia partorita o meno. - il volto invecchiato di Demetra commosse Kore. Sua madre era sempre stata possessiva perché temeva che potessero strapparle via quella figlia che le era stata donata. A volte si era dimostrata egoista, ma Kore poteva finalmente comprendere il motivo delle azioni, spesso inspiegabili, che la madre aveva avuto nel corso degli anni. Anni prima l'avrebbe forse odiata per averle taciuto quella verità scomoda, ma vedendola così disperata, non poté fare a meno di compatirla e perdonarla. Demetra era una Dea potente, ma anche fragile, e sola. In Kore aveva riposto il suo amore, e con lei aveva finalmente potuto condividere una vita che fino ad allora era stata così solitaria. Kore aveva riempito il suo vuoto.
- Ade... Perché non me lo hai detto neppure tu? - chiese Kore senza guardarlo, rimanendo abbracciata alla madre.
- Non era il momento giusto per dirtelo. - rispose lui.
- Non è vero. - rispose secca Kore. - Tu non hai voluto dirlo. - La giovane Dea cercava di mantenere la calma, perché dentro di lei l'ombra di un atroce sospetto cominciava a farsi avanti, espandendosi sempre di più. - Ade... tu sei stato gentile con me, solo perché sapevi che ero destinata a scendere nell'Averno per farti da spalla? Per spartire con te il governo del tuo regno? - Ade sussultò.
- Solo all'inizio. Solo quando eri ancora una bambina. - ammise lui. - Ho... chiesto a Hypnos e Thanatos di vegliare sempre su di te, un po' per sapere che tipo di Regina avresti potuto diventare, e un po' per poterti proteggere. - rispose il Dio dicendole una mezza verità. Lui stesso aveva vegliato su di lei, perché già sentiva di appartenerle. - Ma non ho mai mentito su ciò che provavo per te. - Nessuno dei due in realtà si era dichiarato apertamente a parole, ma solo con gesti che dimostravano quanto l'uno tenesse all'altro. Kore, però, cominciava a dubitarne, complice anche il tipico e apparente distacco che il Signore dell'Oltretomba dimostrava persino in quel momento.
- Allora è vero... sono solo uno strumento per te e l'Averno... - Kore lasciò che le lacrime le solcassero il volto.
- Non è vero. - Ade mosse dei passi verso di lei, ma non appena incrociò lo sguardo con quella Demetra deperita, decise di non proseguire. - Io dovevo capire che tipo di persona avrei sposato un giorno. Tu non avresti fatto lo stesso al mio posto? - alzò leggermente la voce, non perché arrabbiato con lei, ma per la situazione che si faceva sempre più pesante per entrambi.
- Non lo so, e non mi interessa saperlo. Mia madre ha dimostrato di essere egoista, ma non mi ha usata, come invece vorreste fare voi. - disse loro, rivolgendosi anche a Gaia. - Dovrai trovarti un'altra Regina, perché io non ne voglio più sapere, né di te né dell'Averno. - rispose secca Kore, rivolgendo ad Ade per la prima volta uno sguardo d'astio. Non lo credeva possibile, si era fidata di lui, credendo per la prima volta che l'amore potesse sbocciare anche fra immortali. - Andiamo madre, torniamocene a casa.
Demetra fissò la figlia rincuorata, e pian piano sembrò riprendersi, ma Gaia separò le due, avvolgendo Demetra fra le stesse spire che già la giovane aveva visto in azione e trascinò via la Dea in lacrime.
- No! Restituitemi mia madre! - gridò Kore guardandosi attorno nel tempio sotterraneo, conficcando le unghie nel terreno che aveva inghiottito la madre, scavando fino a veder sanguinare le proprie dita. Ade si accostò a lei, intimandole dolcemente di smettere.
- No... rivoglio mia madre. - Kore pianse mentre Ade la abbracciava cercando di consolarla. Ma era inutile, e solo quando la Dea si calmò, lo spinse via. Lui aveva sempre temuto che il giorno in cui lei avrebbe scoperto la verità, non sarebbe stata in grado di sopportarla.
- Demetra è al sicuro, di questo puoi starne certa, non le farò del male. - la voce di Gaia riecheggiò per il tempio.
- Restituitemela. Fateci tornare a casa, e trovate un'altra Dea che possa governare l'Averno al fianco di mio zio. - Ade sussultò di nuovo. Detestava che Kore lo chiamasse “zio”. Sapeva che per lei era un modo per erigere un'invisibile muro fra di loro, solo perché la verità da affrontare era difficile.
- Dea della natura, il tuo compito non può essere ceduto ad altri. Devi prendertene carico, che ti piaccia o meno. - la voce di Gaia era severa, e non ammetteva repliche. - Non sarà un compito semplice, ma avete la fortuna di esservi innamorati, o no? - Ade non rispose, ma a dare una risposta alla divinità primordiale ci pensò Kore.
- Uno si può innamorare di una bugia, ma se questa viene rivelata, è inutile continuare a rincorrerla... anche se sarebbe bello poterci ancora credere. - disse la Dea senza mostrare emozioni. - Voglio tornare in superficie, e voglio tornarci con mia madre!
- Demetra è ora in una dimensione priva di tempo e spazio, molto simile all'Averno, e tu non la potrai raggiungere. È un luogo dove non esiste nulla se non la nostra persona. - le spiegò Gaia. - Demetra ne ha bisogno, perché deve imparare ad accettare i disegni che il Fato ha in serbo per noi. Neanche io ho scelto di essere quella che sono, ma non me ne rammarico. - nonostante quelle parole fossero prive di toni, la giovane Dea non aveva potuto fare a meno di provare rabbia di fronte a quel rimprovero. - Non sempre possiamo fare tutto ciò che vogliamo, a volte ci vengono richiesti sacrifici enormi, che ci sembrano davvero ingiusti. Un giorno, però, potremo raccogliere dei frutti così buoni e succosi che le fatiche fatte non ci sembreranno più un peso.
- A me non importa. Cambierò il mio Destino, perché non è tutto scritto, non diventerò mai Regina! - la determinazione di Kore fece ridere Gaia. - Cosa c'è di tanto divertente? Io sono serissima.
- Non tutto il nostro destino è scritto, è vero, Dea della natura. Ma ci son cose che per quanto potremmo provare ad evitarle, finiremmo comunque col doverci confrontare con esse, prima o poi. - quelle note di rimprovero che Kore aveva udito in precedenza erano scomparse, ma non per questo era intenzionata ad accettare quanto la Dea le stava dicendo. - In un modo o nell'altro, tutto deve trovare il proprio posto nel Cosmo. È il cerchio, l'Equilibrio, il Tutto. E tu, Kore, devi accettare quello per cui sei nata e fare la tua parte. Accettala con gioia, o sarà tutto più difficile.
- Io... - Kore era tutta un fremito mentre le rispondeva: era arrabbiata, delusa e amareggiata. Aveva scoperto che tutte le sue certezze erano basate su mere bugie.
Kore poteva perdonare l'egoismo della madre. Cominciava quindi anche a capire il perché da piccola, Era la fissasse con tanto astio, per poi diventare più dolce e buona. Capiva così anche perché Zeus la proteggesse. Si chiese quindi se tutti conoscessero la verità su di lei, e quanti le avevano taciuto la verità.
Tuttavia, non aveva importanza chi le avesse mentito, dato che aveva un legame stretto soltanto con pochi Olimpici. Di certo, Atena e Artemide non ne erano a conoscenza, o prima o poi glielo avrebbero detto. Forse solo i fratelli e le sorelle di sua madre lo sapevano, e le ninfe al loro seguito.
Ciò che non poteva perdonare, l'unica divinità alla quale non avrebbe mai dato più fiducia, era Ade: lui non poteva perdonarlo. Lui non ci teneva a lei, voleva solo spartire con qualcuno il peso del suo regno. L'aveva ingannata, proprio come aveva detto sua madre. L'unica cosa a cui poteva credere, era il fatto che il Dio avesse perso il controllo del proprio regno. Ma i sentimenti che il Dio le aveva mostrato, altro non erano che una menzogna. - Io... non accetterò mai di essere usata da voi. Troverò da sola mia madre, e con lei me ne tornerò a casa. - Kore sapeva di stare per condannare la superficie all'oblio, ma non voleva cedere di fronte a quello che per lei altro non era che un ricatto.
- Allora non mi lasci altra scelta... - Gaia usò di nuovo i suoi rovi per portare sia la giovane che il Dio nel cuore del palazzo dell'Averno. Ade e Kore si fissarono, mentre il terrore si dipingeva sul volto della ragazza.
- Perché siamo qui? Riportami a casa, Ade. - chiese lei con voce strozzata, mentre lui volgeva lo sguardo altrove. Non poteva sopportare di vederla supplicare di allontanarla da lui. - Se è vero che mi hai voluto bene, restituiscimi alla mia casa, ti prego.
- Kore, questa è la tua nuova casa, e non potrai vedere la luce di superficie fino a che non accetterai il tuo ruolo. - le voce di Gaia sembrava sempre più lontana.
- No, non puoi farmi questo!
- L'ho già fatto.
Le grida disperate di Kore si persero fra le pareti del Palazzo e riecheggiarono nel vasto regno del Sottosuolo, mentre il suo Signore rimase lì inerme, fisso a guardarla, non più con il suo sguardo impassibile, ma con un'espressione di pura malinconia sul volto.
Ade temeva che quello che avevano condiviso, non sarebbe stato altro che un bel ricordo destinato a sparire per sempre, bruciato via dalla rabbia che la Dea sembrava decisa a non lasciar estinguere.



 
L'angolo di Shera ^_^

Finalmente riesco a pubblicare, avrei potuto farlo anche ieri sera, ma ero certa che fosse meglio aspettare stamani, non credo che sarei stata in grado di scrivere il mio siparietto XD.
Parto subito col ringraziare lauraymavi per aver aggiunto la storia fra le seguite e Javaneh_97 per aver aggiunto la storia fra le preferite, e tutti voi che ancora mi seguite e mi commentate. Non avrei mai sperato di vedere una mia storia così tanto seguita e commentata. Sono immensamente felice di constatare che il frutto del mio lavoro venga tenuto così tanto in considerazione :).

Ma passiamo al capitolo:

A me piace Walking Dead, ma non sono una fanatica XD.


Volevo mettervi questa frase a inizio capitolo per farvi strizzare, e pensare subito a un'apocalisse zombie", poi ci ho ripensato, non potevo essere così cattiva XD.

Avevate chiesto il "Ratto", eccovi il mio "Ratto", anche se a commetterlo non è stato Ade. In realtà questa era una di quelle cose pensate fin dal principio, infatti ci sono parecchi rimandi negli ultimi due capitoli, a frasi estrapolate dal prologo. Gaia non è cattiva, come l'ha definita il mio fidanzato, è semplicemente meccanica, indifferente ai bisogni o ai sentimenti delle altre creature. Lei ha un suo ruolo, e lo porta avanti muovendo tutti noi per ottenere ciò che vuole.

Di sicuro i personaggi mi stanno sfuggendo di mano, perché la reazione di Kore non doveva essere quella che avete letto oggi! Kore doveva odiare solo la madre, e invece... invece la cosa si è ribaltata... come caspita abbia fatto non so.
Demetra la volevo cattiva, ma al contempo anche una madre, mi è uscita decisamente fin troppo ossessiva, e sicuramente fragile. Ho attinto da conoscenze personali, non lo posso negare, certe situazioni mi son tornate incredibilmente utili. Non temete, la dimensione di stati in cui per ora è confinata non durerà a lungo, probabilmente non sentiremo parlare di lei solo per il prossimo capitolo. Onestamente non ho ancora ben deciso la scaletta, so solo che Kore non ne vorrà sapere di Ade, e tornerà una vecchia conoscenza.
Credo che questo sia uno dei capitoli più intensi che abbia mai scritto. Lo dico anche soolo per la reazione del mio ragazzo quando gli ho inviato un primo estratto di diagolo della terza parte: era esterrefatto:

- Ma sta dando i numeri? Sta diventando davvero così t***a?
- C
he stia dando i numeri era nei piani.
- Ma addirittura diventare cme Afrodite? Spalare merda così a cazzo, dire vaccate su vaccate? 
Sembra quasi che la tua fiaba sia un elogio all'equilibrio - SOPRATTUTTO NELL'AMBITO DELL'AMORE XD. Se ami troppo qualcuno, diventi pazzo da legare


Devo anche avvisarlo di questa citazione inaspettata XD. Non voglio dire che amare tanto qualcuno faccia impazzire, ma che sì, a volte è tutto TROPPO. e i casi di cronaca ce lo ricordano ogni giorno :/. Per questo li vedo poco.
Questo capitolo, lo avevo già accennato nel precedente, è diviso in tre parti: la separazione, l'incontro dei sei, e la verità. Spero che sia stato intenso quanto promesso. È stata veramente una delle imprese più grandi che io abbia mai affrontato, e son contenta di come è uscito. Demetra e Kore si son invertite i ruoli, e ce le vedo. Kore è più matura, ma non abbastanza da capire che anche Ade, è a suo modo una vittima. Forse poteva dirle la verità, ma non era compito suo.
E con Ade, e la "vendetta" dell'Averno, credo di aver dato il meglio :D. L'Averno è vivo, provate voi a privarlo di ciò che gli spetta quando ha aspettato così tanto... la sua reazione è ancora contenuta. Oh sì, è contenuta perché Ade è buono  si è quasi ammazzato per evitare che l'intero Averno si riversasse in superficie XD.

Bon, direi che mi sono dilungata anche fin troppo.
A presto, e grazie infinite a tutti voi.
Bacioni

Shera ♥
  
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