Capitolo
4- Something good
Il
sole brillava alto nel cielo
segnalando che probabilmente erano le prime ore del pomeriggio e i suoi
raggi
riscaldavano, creando un lieve tempore, la pelle di Beth, che seduta di
fianco
a Daryl, poggiava la testa contro il sedile dell’auto con gli
occhi chiusi e godendosi
il sole.
Stavano viaggiando sempre sulla
statale, fortunatamente deserta e la tacchetta del carburante segnalava
che
finalmente i due avevano avuto un po’ di fortuna: erano
riusciti a fare un
pieno.
L’uomo era determinato a
raggiungere una dimora prima di sera e premeva forte
sull’acceleratore per
raggiungere la cittadina ormai vicina.
Senza muoversi di un centimetro la
ragazza ruppe il silenzio:
“Quando
inizi a insegnarmi come
usare la mia balestra?”
“Presto.”
taglio corto lui
Beth
aveva aperto gli occhi e lo osservava
mentre lui guidava impassibile:
“Intendi
dire quando il mio piede
sarà a posto?”
“Mh-Mh”
“Ok,
anche se vorrei iniziare
subito dovrò prendermi ancora alcuni giorni di riposo dato
che mi fa ancora un
po’ male…tu come hai imparato?”
“A
non cadere nelle trappole?”
aveva detto lui accenando un sorriso e guardandola di sfuggita per un
secondo.
“Piantala!
Sai anche tu che è stato
un incidente! Comunque no, intendevo a cacciare, a seguire le tracce, a
usare
la balestra: lo sapevi già fare prima di tutto
questo?”
“No,
almeno, non tutto: io e Merle
andavamo nei boschi per cacciare qualche volta ma usavamo dei fucili.
Sono
sempre stato bravo a seguire le tracce e ovviamente sono migliorato
quando un
amico di mio padre mi ha insegnato alcuni trucchi”
“E
la balestra,quindi, hai imparato
ad usarla durante
l’apocalisse?”
“Si,
non avevamo trovato nulla in
armeria tranne che quella stupida balestra, ma dovevo pur difendermi da
quei
bastardi e così ho imparato, le prime settimane avevo le
braccia distrutte. Ma
poi non sono riuscito più a separarmene”
Beth
si sentiva sempre più
sbalordita: insomma, lui era sempre in grado di risolvere ogni suo
problema, di
badare a se stesso, di badare agli altri, ed era anche riuscito ad
imparare da
solo come usare una balestra e sicuramente non era cosa da tutti. Lo
ammirava
molto.
Ma improvvisamente il motore
si spense.
“Merda!”
aveva gridato l’arciere,
mentre cercava di riavviare la macchina girando freneticamente la
chiave anche
se essa sembrava perseverare nel rimanere spenta. Aprì
dunque la portiera e
disse nervosamente:
“Vado
a controllare il motore, stai
su!”
Beth
voleva protestare e andare con
lui ma non aveva voglia di urlare ancora e non voleva far innervosire
Daryl
ulteriormente, così aspetto in macchina spinta anche dal
fatto che stranamente
era rimasto gentile con lei fino a quel momento.
L’uomo aprì il cofano, tirò fuori
una sigaretta e la accese cercando di capire quale fosse il problema e
mente
controllava che nessun serbatoio avesse delle perdite l’unica
cosa a cui
riusciva a cui riusciva a pensare era Beth.
–Piantala!-
disse fra sé e sé–
spera solo che Hershel non sappia che stai pensando a sua figlia, se no
ti ucciderà
durante la notte! Perché continui a pensarci?Eh? Porca
puttana! Sei un
pervertito ecco cosa sei! Dovrei stargli lontano, deve vivere la sua
vita, senza di me: non sono degno
di una
persona così pura…l’unica cosa che
farò sarà distruggerla..e questo non lo
voglio, è così difficile accettarlo…
ma devo
farlo. -
Mentre lei aspettava all’interno
dell’auto stava esaminando l’interno del suo zaino,
facendo una sorta di
inventario, ma poi si era stufata e decise di guardarsi per un attimo
nello
specchietto retrovisore così magari da riuscire a rifarsi
una coda decente ma
ciò che colpì la sua attenzione non furono
affatto i suoi capelli scompigliati
ma una cosa orribile. Una mandria. Una mandria enorme. Era comparsa dal
nulla
ma il problema è che si dirigeva verso di loro. E Daryl era
là fuori ignaro di
tutto ciò.
La Beth di prima si sarebbe fatta
prendere dal panico e avrebbe iniziato ad urlare: ma le cose ora erano
diverse
e la prima cosa da fare era avvisarlo.
Si lancio verso i sedili posteriori
prese la balestra poi lo zaino e uscì dalla portiera dalla
parte del guidatore
visto che l’uomo si era dimenticato di chiuderla.
Finalmente fuori la ragazza si
acquattò e raggiunse l’arciere intento a esaminare
con le mani piene d’olio il
motore.
“Torna
in macch…”
“Shhh!
Zitto…c’è una mandria
immensa che sta arrivando verso di noi, cosa possiamo fare? Scappiamo?
Proviamo
ad accendere la macchina?Cosa?” disse lei il più
velocemente possibile cercando
di nascondere la paura e il nervosismo.
“Cazzo!
Sono troppo vicini ormai, nasconditi
sotto la macchina e non fiatare io arrivo subito!” aveva
detto lui retraendo le
mani dal motore.
Senza
indugiare Beth buttò le sue
cose sotto la macchina, si appiattì contro
l’asfalto e scivolò sotto la
vettura.
Il motore, spentosi da poco,
emanava ancora calore e la ragazza iniziò a sudare sia per
il caldo sia perché era
in ansia.
Se Daryl avesse tentato di compiere
l’ennesimo atto eroico mettendo a rischio solo la sua
vita non lo avrebbe mai
perdonato.
Ma questo non accadde: pochi
secondi dopo c’era anche lui al suo fianco.
Stava per ringraziarlo visto che
non l’aveva lasciata sola ma lui la interruppe portandosi
insistentemente il
dito indice alle labbra facendogli segno di non parlare.
I ringhi si facevano più forti, i
passi lenti più vicini, finché Beth, ormai
immobilizzata dalla paura intravide
un piede informe, con la pelle ormai in decomposizione di uno degli
erranti
passare a pochi centimetri dalla macchina.
Cacciò così la testa verso il
braccio muscoloso del compagno premendogli contro con il viso, portando
tutto
il corpo verso di lui e cercando la sua mano: la trovò e per
un attimo temette
che lui l’avrebbe respinta ma invece gliela strinse forte
portando anche lui la
testa più vicino ai suoi capelli.
Rimasero così per circa un quarto
d’ora con il cuore palpitante, la paura di essere scoperti,
il timore di non
riuscire a farcela ma poi i versi si allontanarono sempre
più lasciando posto a
un silenzio imbarazzante.
I due non si erano mossi di un
centimetro l’uno dall’altra.
Ma poi senza dire niente, Daryl
,agile come un gatto, si allontanò dalla ragazza e
uscì dal loro nascondiglio.
Beth stava per gridargli contro
dicendogli di tornare al riparo ma poi sentì
l’uomo dirgli in tono
rassicurante:
“Beth
esci, se ne sono andati,
siamo al sicuro ora”
“OK!”
disse lei a sua volta
uscendo.
Daryl
gli tese una mano, lei
l’accettò e si tirò su.
“Bel
lavoro, ragazzina!”
“Bel
lavoro, Dixon!” disse lei
indicando la macchina
Entrambi
scoppiarono in una risata
fragorosa, poi l’uomo disse:
“Dobbiamo
continuare per la
foresta, così da aggirare la mandria, pensi di
farcela?”
“Certamente!”
“Forza
allora!”
Daryl che si accorse di tutto ciò
si fermò e si avvicinò alla ragazza
“Dammi
5 minuti, poi ripartiamo”
“Ti
fa ancora male?”
Lei
annuì appoggiando la testa
contro le sue ginocchia.
Erano
arrivati in una specie di
radura: davanti a loro si trovava un laghetto, intorno ad esso
l’erba era verde
accesa, c’erano anche dei bei cespugli qua e là, e
dall’altra parte si trovava
un’impalcatura di ferro, una torre di osservazione per
cacciare. Ma ciò che
attrasse l’attenzione dei due non fu nessuna di queste cose:
a pochi metri
c’era un piccolo bungalow in legno.
“Dimmi
che lo vedi anche tu e che
non sto diventando pazza!” disse lei indicandolo.
“Si
lo vedo anche io, forza
andiamo, ti aiuto io!”
L’uomo
prese lo zaino della ragazza
e se lo issò sulle spalle poi quando Beth fu di nuovo in
piedi la cinse in vita
così da aiutarla a camminare.
Fecero
il percorso arrancando
poiché la ragazza era stremata ma riuscirono ad arrivare
all’ingresso.
Beth
esclamò poi euforica:
“Finalmente!C’è
l’abbiamo fatta!”.
Ciao
a tutti! Ecco a voi il IV
capitolo! Spero vi sia piaciuto! Purtroppo questa settimana
sarò impegnata e
non riuscirò a scrivere niente, spero di riuscire ad
aggiornare il prima
possibile! Come al solito vi invito a lasciare un commento! Un bacione
:-*