3. Presentazioni
-Selyan-
Seguendo la
Somma Sacerdotessa, Selyan osservava gli immensi corridoi del palazzo.
Erano
intricati come un labirinto e affiancati da colonne enormi come non ne aveva
mai viste prima.
Erano così grandi
che, forse, neanche gli alberi più antichi dei loro boschi avevano quelle
dimensioni.
Dalia
procedeva a passo sicuro e con il solito comportamento altero. Probabilmente
era più che certa che il re le avrebbe accettate grazie al fascino di sua nipote
o a qualche suo intricato piano che, sicuramente, le avrebbe fatte odiare
subito.
Keira
cercava di imitare sua zia. Aveva lasciato i lunghi ricci rossi sciolti sulle
spalle per poter indossare un fermaglio d'oro più grande del necessario e aveva
messo al polso sinistro un grande bracciale d’oro largo quasi un palmo e
all’altro braccio una quantità indefinita di piccoli cerchietti tintinnanti.
Voleva attirare l’attenzione del re con le ricchezze o voleva essere certa di
attirare l’attenzione con il tintinnio che accompagnava ogni suo passo?
Quello che
Selyan non si sarebbe mai aspettata era vederla mordersi un labbro
nervosamente. Le sembrava impossibile che Keira fosse spaventata. Proprio lei
che si comportava sempre come se niente avesse importanza.
Distolse in
fretta lo sguardo per non sorridere al pensiero di cosa avrebbe detto Irmelin
se avesse scoperto che la sua nemica giurata era solo una ragazzina spaventata.
<<
Bene, ragazze, siamo arrivate. Dietro questa porta c'è il re. Voi fate del
vostro meglio, so che siete le migliori e... beh, che la Dea vi aiuti, bambine
>>
Selyan
rimase ancora più spiazzata. Anche la vecchia
aveva paura?
Era davvero
così temibile quel re?
Oltretutto,
da quando aveva visto quella porta, il cuore aveva cominciato a batterle più
forte per l'emozione.
Aveva una
paura tremenda di sbagliare qualcosa, dire una stupidaggine o non saperne
abbastanza delle cose che le avrebbero chiesto.
<<
Selyan! >> irruppe la gracchiante voce di Keira << Vuoi smettere di
fissare la porta come una stupida? Mia zia ti ha chiesto se hai domande
>>
Si riprese
di scatto << Madre, come dobbiamo comportarci al cospetto del re? Voglio
dire... avete detto che non dobbiamo guardarlo in viso perché non è educato, ma
basta questo o ci sono altre cose che potremmo- >>
<< Sei
la solita>> la interruppe di nuovo la ragazza accanto a lei <<
Stupida come la tua amica! Cosa vorresti fare? Devi limitarti a stare dietro di
me e fissare il pavimento, non mi sembra difficile da capire >>
Se pochi
secondi prima le aveva fatto quasi tenerezza, adesso aveva di nuovo voglia di
strozzarla.
La Somma
Sacerdotessa annuì << Hai ragione, ma non farti sentire gridare così o
passerai da stupida anche tu. Selyan, quando ti sarà richiesto, ti presenterai
e poi ti limiterai a fare come ha detto mia nipote. Adesso andiamo >>
La donna
colpì la grande porta con le nocche di una mano e questa si spalancò
all’istante per mano degli efficienti servi del re.
Selyan si
ricordò troppo tardi che doveva fissare il pavimento e arrossì violentemente
abbassando il viso. Il re era davvero giovane come aveva detto Dalia e, cosa
che non le piaceva per niente, non era solo. Era ovvio che avrebbe avuto
qualcuno a consigliarlo.
Odiava
parlare davanti a tante persone.
Se doveva
fare tutto Keira, perché lei doveva stare lì a tremare come una foglia?
Perché la
Dea aveva stabilito che Keira fosse un disastro e che proprio lei dovesse
rimediare ai suoi errori? Non poteva mandare un’altra delle sue compagne?
Avrebbe
tanto voluto essere nel grande giardino con Irmelin e Elydet.
La voce
acuta e sgradevole della Somma Sacerdotessa riempì la sala
<<
Vostra Altezza, queste sono le mie sacerdotesse più potenti, come avevo
promesso >> poi protese una mano verso la ragazza dai capelli rossi
<< Questa è mia nipote Keira e->>
Ma il
sovrano la interruppe << Se sono potenti come dici, saranno almeno in
grado di presentarsi da sole >>
Dalia
balbettò un << Certamente, Altezza, chiedo scusa. Ragazze... >>
<< Sono
Keira, figlia del secondo fratello del re, dichiarato erede al trono dal
sovrano della terra da cui proveniamo, e della sorella della Somma
Sacerdotessa. So combattere con la spada e tirare con l'arco. So molte cose
sull'arte magica, ma vorrei migliorare le mie conoscenze, se me ne concederete
la possibilità >>
Il re annuì
<< Bene, e tu invece? >>
Selyan
voleva davvero andare via, ma sapeva che non poteva più tirarsi indietro
<< Il mio nome è Selyan, Maestà. Sono in grado di dominare l'acqua e sono
qui per... >> si morse un labbro.
Lei era lì
solo per aiutare Keira e nient'altro, ma non poteva dirlo e non poteva neanche
dire quello che voleva perché Dalia le aveva ripetuto esplicitamente che lei
non contava niente. Ma ormai aveva parlato.
<<
Per...? >> la esortò il re.
Questa
l'avrebbe pagata cara alla Somma Sacerdotessa.
<< Se
mi riterrete all'altezza, maestà, vorrei migliorare le mie conoscenze in campo
medico >>
Il sovrano
sembrò soddisfatto << Magia e
medicina. Vediamo cosa sapete fare. Dunque, sapete combattere.... >>
Il re fece
una pausa durante la quale Selyan si sentiva sempre più nervosa.
<< Fai
chiamare Tanet e fagli dire di portarsi due spade >>
Doveva
essersi rivolto a uno dei suoi servitori. E chi era quel Tanet che dovevano far
venire? Peccato che fossero costrette a fissare il pavimento.
Poi il re si
rivolse di nuovo a loro << Mentre aspettiamo ditemi qualcosa di più su
chi siete e sul posto da cui venite >>
Era un
ordine chiaro e deciso. Dal tono che aveva usato il re non c’erano dubbi che
non volesse essere ignorato, eppure, come prevedibile, la Somma Sacerdotessa
cercò di evitare la risposta
<<
Beh...potente sovrano noi... ehm… insomma>>
Selyan si
permise di approfittare della balbuzie improvvisa di Dalia per sbirciare il
sovrano. Sembrava serio e annoiato, per niente ben disposto nei loro confronti.
Forse era solo il suo dovere essere diffidente verso chi chiedeva ospitalità,
ma, se avesse dovuto parlare lei al posto di Dalia, sicuramente non si sarebbe
sentita degna neanche di aprire bocca davanti a quegli occhi così seri e
scrutatori. La stupida vecchia, invece, si rivolgeva a lui guardandolo
direttamente in viso come da pari a pari.
<<
Veniamo da una terra al di là del Grande Mare, oltre la foce del fiume, Altezza
>>
<<
Questo l'hai già detto. Il campo di addestramento è abbastanza lontano, hai
tutto il tempo di dirmi qualcosa di nuovo >>
Selyan vide
Dalia irrigidirsi alle ultime parole di quel re così giovane e, a quanto
pareva, così esperto.
Nessuno aveva
mai interrotto la Somma Sacerdotessa. Perfino il loro re si era sempre mostrato
sottomesso. Quella terra avrebbe rimesso le cose al loro posto?
<< Vi
chiedo scusa, ma non mi avete dato il tempo necessario a terminare il mio
discorso. Lì è tutto molto diverso dalla vostra terra: ci sono moltissimi
boschi e i fiumi sono molto più numerosi sebbene sembrino solo torrenti in
confronto al grande fiume della vostra terra, il sole non è così caldo e...
>>
Selyan perse
il resto del racconto di Dalia. Era sbalordita dalla stupidità di quella donna.
Era sicurissima che la vecchia avesse capito che il re voleva sapere il vero
motivo per cui erano lì perché la scusa di imparare da loro le grandi arti non
stava in piedi.
La Somma
Sacerdotessa era convinta che bastasse e la ragazza sapeva che non avrebbe mai
rivelato il vero motivo per cui erano lì.
Selyan, per
certi versi, era anche d'accordo con lei. Se avesse detto la verità, non le
avrebbero mai accettate, ma il modo in cui cercava di prendere tempo era
patetico. Aveva paura che da un momento all'altro l'avrebbe sentita parlare
degli uccellini che cinguettavano sugli alberi.
Il re sembrò
pensarla alla stesso modo perché la interruppe di nuovo cambiando discorso
<<
Come si chiama il posto da cui venite? >>
Poi cambiò
idea << Voglio che mi risponda la ragazza dai capelli rossi. Sembra che
tu abbia dimenticato le cose importanti >>
Selyan
ringraziò la Dea perché il re non lo aveva chiesto a lei. Dalia avrebbe potuto far
scoppiare una rivolta in quel caso, ma, dal momento che la mossa del re aveva
attirato le attenzioni dei presenti in sala sulla nipote, sicuramente avrebbe
dimenticato l’offesa del re nei suoi confronti.
<<
Vostra maestà, vi chiedo umilmente perdono, ma non posso >> esordì Keira
<< Non voglio mancarvi di rispetto, e non lo voleva neanche la Somma
Sacerdotessa, ma tra le nostre leggi una delle più importanti ci vieta di
pronunciare i nomi delle persone defunte e delle città ormai distrutte. La
nostra terra esiste ancora, ma è devastata e in mano al nemico. Per noi è
impossibile farvi ritorno adesso, perciò non possiamo pronunciarne il nome
>>
Keira per
difendere la zia si era inventata una bugia che era grande quanto una delle
enormi colonne nei corridoi del palazzo reale, ma che, proprio come quelle,
sembrava stare in piedi. Lei non sarebbe mai stata così furba al suo posto.
La sua
solidarietà verso Keira, però, andò in pezzi quando la sentì continuare il
discorso << Per questo mia zia non ha pronunciato il nome della nostra
città e Selyan non ha neanche accennato ai suoi genitori quando si è presentata
>>
Dove diamine
voleva arrivare con quel discorso? Doveva capirlo in fretta, ma non ne aveva il
tempo così si convinse che voleva solo farla innervosire prima che qualcuno le
facesse qualche domanda.
In quella
conversazione ci sarebbero state molte cose su cui riflettere, ma decise che
non era il momento adatto, ne avrebbe riparlato in seguito con sua sorella e,
soprattutto, con Irmelin. In quel momento doveva limitarsi a tenerle a mente.
<<
Quindi, una volta che avrete imparato quello che vi serve, dove andrete? Da
quello che ho capito non avete un posto in cui tornare >> chiese il re.
Dalia era
pronta alla domanda << Cercheremo
di fare ritorno nella nostra terra per riconquistarla, se la Dea lo consentirà
. È distrutta, ma è pur sempre casa
nostra. Avevamo degli alleati, non ci resta che sperare che siano ancora
disposti ad aiutarci e, se questo non sarà possibile, andremo dove la Dea ci
porterà. Non resteremo qui se non saremo gradite mio re >>
<<
Nessuno ha detto questo >> commentò prima di riprendere le domande
<< Keira, giusto? >>
La ragazza
si inchinò << Sì, Mio Signore >>
<<
Perché vuoi imparare l'arte magica? >>
<<
Beh... perché quando combatteremo per salvare la nostra terra ci sarà utile dal
momento che i nostri avversari sono molto forti e agguerriti >>
Il sovrano
non le rispose. Selyan avrebbe pagato oro per poterlo guardare in faccia in
quel momento. Immaginava già la sgridata che si sarebbe presa da Irmelin quando
le avrebbe raccontato che il re era rimasto in silenzio dopo una risposta di
Keira e lei non si era degnata di controllare che fosse abbastanza disgustato
dalla racchia dai capelli rossi
<< Tu affianco a lei, non ricordo il tuo
nome >>
Selyan si
inchinò educatamente << Mi chiamo Selyan, Maestà >>
<<
Già, tu vuoi imparare l'arte medica, vuoi spiegarmi per quale motivo? >>
Dovette
lottare contro una voglia immensa di girarsi e uscire dalla porta senza
rispondere. Maledisse Dalia e, dal momento che ormai, o parlava, o faceva una
figura ancora peggiore, si fece coraggio per dire quello che pensava piuttosto
che quello che la Somma Sacerdotessa avrebbe voluto sentirle dire.
<< In
ogni guerra che viene combattuta, indipendentemente da chi vince o chi perde,
si crea un enorme numero di feriti. Con il potere che mi ha concesso la Dea
posso guarire le ferite superficiali o, se nelle schiere nemiche sono presenti
dei maghi, posso dissolverne i sortilegi, ma contro le ferite serie posso ben
poco mio re. Basta un solo uomo con una ferita profonda a farmi esaurire le mie
forze magiche e senza quelle non sono in grado di fare nient'altro. So che ci
sono un sacco di cose che potrei fare senza dover ricorrere continuamente alla
magia e vorrei poterle imparare qui da voi >>
Per sua
fortuna, l'uomo che era stato mandato a chiamare aveva fatto il suo ingresso e
aveva distratto il sovrano prima che avesse il tempo di farle altre domande. Le
tremavano già le gambe per quella breve conversazione
<<
Vostra Altezza >> si annunciò il nuovo arrivato.
<<
Queste ragazze hanno detto di saper combattere. Dai una spada a una delle due e
valuta le loro capacità >>
<< Sì,
mio re >>
Ma Dalia non
perse occasione di fare la figura della stupida urlando << Ma è inaudito!
Ucciderà le ragazze un uomo così... >>
<<
Così cosa? >> chiese il re con chiaro tono scocciato << È il
comandante delle guardie non un semplice soldato e, dal momento che è
specializzato nell'addestramento, sa riconoscere benissimo il limite di chi ha
davanti. Adesso spostati e lasciagli fare il suo lavoro >>
L'uomo
ringraziò il re e passò una spada a Keira.
Selyan si
sentiva tremare. In realtà non aveva mai smesso di farlo da quando era entrata
nella sala. Odiava essere al centro dell'attenzione quando parlava, come odiava
che qualcuno la guardasse fare qualcosa e, appena il turno di Keira si sarebbe
concluso, tutti l'avrebbero guardata combattere. Aveva una paura tremenda e
decise che poteva smettere di fissare il pavimento e studiare l’avversario per
distrarsi.
Doveva
essere poco più grande del re e la cosa le sembrò strana. Era convinta che il
potere fosse sempre in mano ai più anziani perché più saggi, ma in quel regno
sembravano tutti giovani.
Si rese conto
che stava tornando con la mente a ricordi tristi e lontani, così scosse la
testa e si concentrò sul duello.
A giudicare
dai suoi muscoli, il comandante sembrava davvero forte, ma chiunque avrebbe
potuto parare i colpi che scagliava contro Keira. Forse aspettava che lei
stessa mettesse più forza nella sua spada perché non era abituato a combattere
con le ragazze, o perché era convinto che la ragazza non avesse la forza
necessaria per contrastarlo. Non si era neanche accorta di parlare quando sentì
la sua stessa voce gridare << Keira, mettici più forza! >>
Ma la Somma
Sacerdotessa non approvò << Se la
distrai, giuro che te la farò pagare! >>
Anche se un
po' goffa e intimorita, Keira riuscì a parare tutti gli attacchi successivi e
il suo avversario sembrò azzardare una cosa diversa. Con un colpo più forte
fece vacillare la ragazza e, nell'attimo in cui questa cercava di non perdere
l'equilibrio, mirò al suo braccio sinistro. Quando Keira capì cosa stava
succedendo, si abbassò nella speranza che il colpo le passasse sopra, ma la
spada si fermò vicinissima al suo orecchio.
L'avversario
sorrise e le tese una mano << Sarebbe stato meglio pararlo. Così avrei
potuto tagliarvi la testa >>
Keira lo
guardò con tutto il disprezzo e l'arroganza che poteva mettere insieme, non
afferrò la mano del comandante per rialzarsi e passò la spada a Selyan
<<
Divertiti! Sei tu quella che ha un
debole per queste cose >>
Selyan si
sentì di nuovo in preda al panico. La spada era finita per terra perché Keira
l'aveva lanciata più che passata e lei era convintissima di aver già dato una
pessima impressione.
<<
Siete mancina? >> chiese incuriosito il comandante.
<<
Come? >>
<<
Combattete usando la mano sinistra? >>
Si stupì a
quella domanda e scosse la testa, poi si rese conto con orrore che stava
reggendo la spada con la mano sbagliata.
Arrossì di
colpo e cambiò mano << Scusate >>
Quando
cominciarono a combattere, Selyan ebbe la conferma di quello che pensava: se lei
aumentava la forza nei colpi, anche il comandante colpiva più forte.
Era da tanto
che non impugnava una spada e, quello strano duello, ebbe il potere di farle
dimenticare il suo imbarazzo, la gente che la stava guardando e anche le sue
preoccupazioni.
L'ultima
volta che aveva impugnato una spada era ancora nella sua terra, in una
battaglia in cui aveva dimenticato chi fosse e aveva combattuto con tutta la
forza e tutta la rabbia che aveva dentro. Aveva ucciso così tanti soldati che
alla fine aveva gettato la sua spada in mare con la speranza che le sue acque
la liberassero dalle tracce dell'orribile strage che aveva commesso.
Ma non
voleva ricordare e non poteva permettersi errori. Il re doveva accettarle e lei
doveva dimostrargli il loro valore, perciò colpiva con tutte le sue forze la
spada del nemico usando quel finto combattimento come sfogo per tutta la rabbia
e tutta la tristezza che non era riuscita ad affrontare in quei giorni di
navigazione tranquilla.
Si era
decisamente rammollita in quel maledetto viaggio e stava lottando contro
quell’uomo e contro la stanchezza che l’aveva assalita in molto meno tempo di
quanto si sarebbe aspettata quando il re li interruppe
<<
Basta così! Per me è abbastanza, tu che ne pensi? >> chiese rivolto al
comandante.
L'uomo,
aveva il fiatone, ma rispose senza esitazione al suo re << Lei se la cava bene, sono pochi i
soldati che riescono a ferirmi >> e mostrò il dorso della mano destra sul
quale spiccava un lungo taglio rosso scarlatto.
Selyan si
sentì sprofondare. Non si era neanche accorta di quello che faceva presa
com'era dai suoi pensieri e doveva aver perso il controllo della spada
ferendolo per puro caso. Non era un taglio profondo, ma si sentiva rimordere la
coscienza come se gli avesse tagliato una mano.
Perché
diamine non stava mai attenta a quello che faceva?
<< Mi
dispiace davvero tanto per quello che ho fatto, non me ne sono resa conto e-
>>
Ma lui la
fermò agitando una mano << Tranquilla, è solo un graffio. Sul campo di
addestramento è all'ordine del giorno >>
Il
comandante non era arrabbiato, anzi, sembrava soddisfatto. Lei però si sentiva
in colpa ugualmente e ormai era inutile nascondersi per far fare bella figura a
Keira.
Preferiva
prendersi una sgridata da Dalia e magari una punizione, piuttosto che lasciare
le cose come stavano
<< Non
volevo ferirvi. Se mi date il vostro permesso, posso guarirvi >>
<< Non
è necessario >>
Ma il
sovrano lo interruppe e scese dal trono portandosi dietro quello che sembrava
il suo confidente personale << Voglio vedere cosa sa fare >>
Selyan si
morse la lingua. Non pensava di attirare l'attenzione di tutti.
Sua sorella
le diceva sempre che doveva lasciar perdere ogni tanto i danni che combinava,
ma Elydet non capiva che se non rimetteva le cose a posto i rimorsi non le
davano tregua.
Sua sorella
l’avrebbe sicuramente sgridata e anche Irmelin. Soprattutto Irmelin.
Dalia aveva
già abbastanza motivi per prendersela con lei, tanto valeva fare le cose per
bene e non lasciare inutili cicatrici a chi non le aveva fatto niente di male.
Stese la
mano a poca distanza dalla ferita del comandante, l’alone di luce azzurra, che
si sprigionava ogni volta che Selyan usava la sua magia, prese a brillare
avvolgendo le loro mani e, quando si spense, la ferita era scomparsa. Completamente
rimarginata.
Il
comandante guardò la sua mano con aria dubbiosa e la chiuse e la riaprì per
essere sicuro che non fosse una presa in giro.
<<
Posso portarmela sul campo di addestramento? >> chiese al re indicando
Selyan che arrossì di nuovo.
<< Non
è una domanda a cui posso rispondere adesso, Tanet >>
Il
comandante annuì e si scusò prima di rivolgersi nuovamente a Selyan <<
Dove hai imparato a combattere così? >>
Era
decisamente una domanda pericolosa. Non poteva dire dove aveva imparato, né con
chi si allenava tutti i giorni prima che il suo addestramento si rendesse
necessario, poteva solo dire dove aveva imparato la rabbia e la violenza dei
colpi. Si concentrò sulle mattonelle ai suoi piedi e cercò di tenere la voce
più ferma possibile << In guerra. Sul campo di battaglia >>
Aveva sempre
saputo che non si sarebbe mai dimenticata di quello che era successo, lo aveva
giurato lei stessa, ma, se ricordarlo era difficile, parlarne era impossibile.
Aveva
promesso che Keira sarebbe stata al centro dell'attenzione, invece lì dentro
facevano di tutto per valutare anche lei e non era certo colpa sua se la Nobile Testa Vuota, come la chiamava
Irmelin, non sapeva combattere.
Non aveva
chiesto lei di finire sul campo di battaglia mentre Keira se ne stava al sicuro
nel palazzo reale.
La cosa che
le dava più fastidio era che qualcuno il giorno della loro partenza le aveva
detto: "Vedrai che volteremo pagina
e ti scorderai di tutto questo"
Ringraziò la
Dea di non ricordarsi chi fosse perché l'avrebbe fatto fuori all'istante!
Voltare
pagina … Ogni minuto che passava le chiedevano qualcosa sul suo passato e lei
cominciava a non sopportarlo più.
<<
Selyan, avrei una cosa da chiederti >>
Era così
immersa nei suoi pensieri che quasi non sentì il sovrano << Ditemi pure,
Maestà >>
<<
Alcuni dei miei più fidati funzionari sono stati colpiti da qualcosa che i miei
guaritori non sono stati in grado di curare. Hai detto che hai qualche nozione
di medicina e di magia, vorresti dirmi cosa ne pensi? >>
<< Ma,
Altezza, posso farlo io >> si intromise Dalia.
<< Le
tue ragazze devono imparare da noi o devi farlo tu? >>
<< Vi
domando perdono, volevo solo offrirvi il mio aiuto. Se mi permettete un
suggerimento, però, Keira è molto più istruita di lei >>
<<
Bene, vedremo quando sarà il momento.
Adesso venite con me e ricordate che non
voglio che prendiate iniziative senza il mio permesso o sarete accusate
di omicidio. Neithel, Tanet, con me anche voi >>
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-Irmelin-
Irmelin si
guardava intorno annoiata.
Selyan era
sparita dietro le grandi porte con la vecchia
bisbetica e la capra di sua nipote
da non sapeva più quanto tempo e quasi tutte le altre erano sedute come lei su un
muretto che costeggiava uno dei grandi giardini reali parlando e ridacchiando
di chissà cosa.
Non era
esattamente odio quello che provava nei loro confronti, ci aveva riflettuto
bene nei lunghi giorni in nave. L’odio era una cosa diversa. Quello che provava
per quelle ragazze in abito da
sacerdotessa era un profondo senso di ripugnanza.
Le loro
movenze e le loro risatine eccessivamente composte e controllate le davano il
voltastomaco. Sembravano ridere solo per educazione, si portavano le mani al
viso per enfatizzare le loro espressioni, ma si vedeva da lontano che non c’era
una sola delle loro reazioni che fosse sincera e una sola mossa che fosse
spontanea.
Come diamine
potevano ancora comportarsi da nobili di alto rango quando ormai non erano
altro che esiliate in cerca di ospitalità?
Doveva
trovare una soluzione per distrarsi o le avrebbe prese tutte a calci, ne era
certa.
Elydet
accanto a lei era persa nei suoi pensieri
e sembrava guardare le altre ogni tanto come se fosse curiosa. Non
poteva permetterlo! Selyan era impegnata a sopportare le due malefiche stupide perché loro avessero
una casa, non poteva ripagarla dei suoi sforzi facendole trovare una sorella
deviata e passata al lato nemico.
La sua amica
le avrebbe dato una casa sulla terra ferma e lei, in cambio, le avrebbe salvato
la sorella. Doveva trovare una soluzione al più presto.
<<
Ely, secondo te esplorare i giardini reali è dignitoso? >> chiese
alludendo alle raccomandazioni di Dalia.
Il viso della sua amica si illuminò, per sua
fortuna, e i suoi occhi abbandonarono le galline
per schizzare da una parte all’altra dei maestosi giardini. L’aveva distratta
per sua fortuna.
<< Secondo me basta avere un
comportamento come quello della vecchiaccia,
non so se mi spiego. Cammini lentamente imitandola, fingi di essere una brava
ragazza e te ne vai dove ti pare mantenendo comunque un comportamento dignitoso
>>
Bastò
un'occhiata tra le due a sigillare il patto: sarebbero andate in giro per i
cortili reali e poi all’esterno
rispettando la regola di non varcare la porta di ingresso. Ne avrebbero cercata
una sul retro.
Senza dire
una parola e con un grande sorriso emozionato, si alzarono dal muretto che
divideva il corridoio dai giardini interni e si diressero verso gli ampi
corridoi senza neanche una parola per le altre.
Nessuna di
loro tentò di fermarle, ma Irmelin sentì scendere silenzio indignato e sapeva
che era carico di occhiatacce verso di loro.
Non erano
abbastanza furbe da capire che, se Dalia le avesse punite, avrebbe aggiunto
solo un punto in più nell'elenco che tenevano segretamente nascosto tra le cose
di Elydet con le decine e decine di punizioni che la Somma Sacerdotessa si
inventava per loro. Non potevano sapere delle serate passate a leggere
quell’elenco ridendo fino ad avere mal di pancia per i ricordi delle loro
imprese.
Perfino
sulla nave, nella disperazione più nera, Selyan era riuscita a ridere di quella
lista.
Irmelin
prese in seria considerazione l’idea di festeggiare la prima punizione nella
nuova terra non appena avesse trovato il modo di rifornirsi di dolci e
biscotti.
<< Se
ci puniscono festeggiamo? >> chiese Elydet come se stesse spiando i suoi
pensieri
<< Ho
finito le scorte di dolci sulla nave per colpa di Keira, non posso ancora
permettermi una festa, ma ti prometto che mi organizzerò al più presto >>
E aveva
tutte le intenzioni di mantenere quella promessa.
Dalia sulla
nave l’aveva punita per uno stupido dispetto a sua nipote, niente di serio.
Aveva solo finto di farsi scivolare il cucchiaio di mano e le aveva macchiato
la veste. Era passato troppo tempo da quando aveva avuto il tempo e la
spensieratezza necessari a farle inventare uno dei suoi piani perversi per far
impazzire quella vecchia stupida e, forse, era il momento di riportare almeno
le piccole cose alla normalità. Per lei e per la sua amica a pezzi.
<< Per
fortuna non c'è mia sorella o non ci avrebbe permesso di andarcene in giro
così… come se niente fosse. Da che parte andiamo Irmy? >> chiese Elydet
impalata guardandosi intorno.
Irmelin non
aveva la minima idea di quale strada fosse meglio prendere, né tanto meno di
dove volesse andare. Puntò il dito a caso senza pensarci troppo << Quella
e, se è sbagliata, ci scusiamo in maniera dignitosa e cambiamo strada >>
La sorella
della sua amica annuì convinta <<
Speriamo che ci porti in qualche posto interessante >>
<< Ely, speriamo ci porti da qualche uomo interessante! >> la corresse
lei << Devo insegnarti tutto? >>
<< Pensi sempre e solo agli uomini,
vero? >> la prese in giro Elydet.
<< No, ogni tanto anche al cibo e a come
uccidere la vecchia >>
Sapere che
c'era anche Selyan a cercare di convincere il re la rassicurava e la
impensieriva al tempo stesso. Se il sovrano voleva veramente decidere la loro
sorte in base ai poteri che avevano, potevano anche disfare i bagagli perché
quella sarebbe stata la loro casa per il resto della vita, ma Selyan diventava
una stupida davanti agli sconosciuti, figurarsi davanti a un re che doveva
valutare l’intero ordine basandosi su di lei. Se si fossero trovate in una
situazione del genere prima che la guerra distruggesse tutto, Selyan avrebbe
sicuramente cominciato a balbettare e rompere tutto quello che le capitava a
tiro per colpa della sua goffaggine e delle sue maledette mani che tremavano
quando si imbarazzava, in quel caso però, Irmelin aveva paura che la sua amica
si facesse prendere dallo sconforto piuttosto che dall’agitazione e si
incupisse senza rispondere alle domande che le venivano poste.
Irmelin
sospirò pesantemente
<<
Pensi che non riusciremo a restare? >> chiese Elydet preoccupata <<
Io non credo che sopporterei un altro viaggio con quelle stupide >>
Lei si
guardò intorno un po’ per cercare di capire dove stavano andando e un po’ per
prendere tempo prima di risponderle.
Davanti a
loro il corridoio si apriva in un piccolo cortile che non ricordava neanche
lontanamente il grande giardino in cui erano rimaste le altre. A quanto pareva
c’era un muro esterno che circondava il palazzo e loro erano arrivate a una
porta di servizio esattamente come speravano.
Era un
piccolo pizzico di fortuna per loro. Il primo dopo mesi di sventure. Forse
poteva credere che non sarebbe stato l’ultimo. Forse poteva pensare che quella
non sarebbe stata l’ultima volta in cui vedeva quella porta, magari dall’altro
lato come una popolana qualsiasi…
No, qualcosa
le diceva che non sarebbe stato così. Eppure aveva una strana sensazione
addosso.
Come se
l’uomo con l’armatura addosso che sorvegliava quell’uscita secondaria lo
conoscesse da una vita. Non si sentiva come quando si innamorava a prima vista
di qualcuno, aveva provato quell’esperienza diverse volte in passato, sia per
cotte infantili che per quelle che credeva cose
serie e non erano così. In quel momento si sentiva esattamente come quando
vedeva da lontano Selyan o Irmelin dopo una giornata passata a casa dei suoi.
Non erano le emozioni di una cotta, erano quelle di quando si incontra un
vecchio amico.
Forse stava
impazzendo.
<<
Resteremo, Ely >> affermò con una sicurezza che non era certa di potersi
permettere
Elydet rise
di lei e seguì il suo sguardo verso lo sconosciuto soldato << Ti sei
davvero arresa al primo uomo che abbiamo incontrato? Hai già deciso di
sposarlo? >>
Irmelin
represse la voglia di risponderle male e si limitò a sbuffare scuotendo la
testa << No, sciocca. Quanta sfortuna vuoi farci avere? Neanche il fatto
che seguiamo la vecchia bavosa
potrebbe giustificarne tanta! Ora è il momento di una cosa buona per noi, non
credi? Resteremo o giuro che bestemmierò la Dea appena rimetterò piede sulla
maledetta nave con una serie di insulti così pesanti che persino le assi della
nave si sbalordiranno, si staccheranno una alla volta e marciranno da sole
all’istante facendoci affondare. Almeno la
vecchia morirà una volta per tutte >>
Poi si
sistemò meglio le trecce e si diresse a passo deciso verso il soldato
***************************************************************************************
-Elydet-
<<
Chiedo scusa >> esordì Irmelin per niente intimidita da quello che stava
facendo << Ci dispiace disturbarla. Siamo a palazzo da almeno tre mesi
ormai, ma non ricordiamo fino a quando è consentito uscire per comprare il
necessario per->>
<< La
porta sarà chiusa al tramonto. Se non tornerete prima, resterete fuori >>
L’uomo
l’aveva interrotta annoiato e lei si era anche finta irritata storcendo la
bocca e mormorando un << Grazie infinite >>
Era stata
assolutamente fantastica!
<<
Irmy sei stata davvero grande! >> si complimentò felice << Siamo a palazzo da appena due ore e
abbiamo già ignorato un ordine di Dalia e imbrogliato un soldato del re. Di
questo passo ci faremo arrestare in meno di una settimana! >>
Il brivido
della ribellione alla Somma Sacerdotessa le dava alla testa e la rendeva
euforica. Era sempre stato il suo rimedio a ogni preoccupazione.
Lei, Irmelin
e Selyan violavano le regole ogni volta che ne avevano la possibilità, ma ogni
volta per lei era emozionante come la prima. Una vocina piccola piccola, da qualche parte, le ricordava sempre che stava
facendo la cosa sbagliata, ma non le era mai importato e, di certo, non avrebbe
cominciato ad ascoltarla adesso che aveva tutto un mondo da scoprire fuori da
quelle mura.
Irmelin non
le aveva mai dato l'impressone di farsi il minimo problema a trasgredire le
regole e anzi, il più delle volte era proprio lei a organizzare le loro imprese
alle spalle della vecchia Dalia
<< Lo
so, lo so, sono troppo intelligente. Che vuoi farci? La Dea non mi ha dato
grandi poteri e io ho imparato a usare il cervello per sopperire alla mancanza
>> rispose Irmelin con finta noncuranza.
Ma la vocina
nella testa di Elydet questa volta era pressante e aveva qualcosa di vagamente
simile alla voce di sua sorella. Odiava Selyan quando cercava di convincerle a rispettare
le regole e si faceva venire mille dubbi sui loro piani di fuga, ma adesso che
non c'era, nessuno avrebbe chiesto a Irmelin una spiegazione dettagliata del
perché Dalia non le avrebbe scoperte.
Mandò un
accidenti a sua sorella per averla contagiata con l'abitudine della fifa e
decise di chiedere chiarimenti alla sua amica
<< Credi che la nostra disobbedienza alla Vecchia Zuccona possa compromettere la decisione del re? >>
domandò cercando di apparire il più disinteressata possibile.
<< E
perché dovrebbe? >> rispose Irmelin guardandosi intorno per capire da che
parte andare
<<
Beh... se lei, nella sua stupidità, dovesse dire al re che siamo delle ribelli
per metterci in cattiva luce ai suoi occhi, lui potrebbe pensare che siamo
pericolose e potrebbe mandarci via tutte >> le spiegò correndole dietro
per le strade sconosciute.
<< Mi
sembra di sentir parlare tua sorella. Dalia non è così stupida, sai? È determinata a restare in questo posto al punto da
mettere in mostra Selyan a scapito di sua nipote. Poteva portare una qualunque
delle oche in giardino, l'idiota di Tahnee sarebbe stata perfetta, per una
presentazione a corte al fianco di Keira, ma non l'ha voluta perché- >>
<< Ehi
aspetta! >> la interruppe Elydet << Perché proprio lei? Credi che
abbia più potere di noi? >> chiese offesa.
Quella che
Irmelin aveva nominato come candidata perfetta per le presentazioni non aveva
che un misero potere legato alle piante, cosa aveva di più speciale di lei? Lei
comandava il fuoco, maledizione! Era una delle poche persone al mondo ad avere
ancora quel potere e Irmelin la riteneva seconda a un'oca come Tahnee? Per
quale motivo?!
<< No
Ely, ma Dalia non può fidarsi di noi. È il prezzo da pagare per tutte le nostre avventure >>
Contro la
sua volontà, si arrese e ammise che la ragazza aveva ragione.
Le faceva
paura Irmelin quando diventava così assorta nei ragionamenti. Si era abituata a
considerarla incapace, avventata, un po' stupida e buffa, e tendeva a
dimenticare questo suo lato calcolatorio.
<<
Tahnee è amica di Keira, di buona famiglia, educata, con una buona dose di
potere e anche di bell'aspetto, o almeno così dicono. A me non è mai sembrata
più bella di una rapa >> concluse Irmelin sprezzante.
<< Che
hanno di brutto le rape? >> chiese Elydet pensando di essersi sbagliata
pochi istanti prima a pesare che la sua amica avesse un’intelligenza fuori del
comune.
<<
Niente, ma non hanno neanche niente di bello. Sono rape e basta, e così lei: è
solo una ragazza >>
La
spiegazione che le aveva dato era bizzarra come il paragone che aveva fatto, ma
non faceva una piega e decise di lasciarle finire il suo discorso senza
interromperla di nuovo << Comunque, cercavo di spiegarti che ha preferito
mettersi nelle mani di tua sorella, che rischia di apparire cento volte più stupida
di quella rapa di Tahnee e di fare una pessima figura a corte, visto il momento
che sta passando, perché la vecchia vuole questa terra con tutte le sue forze e
sa che tua sorella pur di non viaggiare più, riuscirà a trovare il cervello
necessario a convincere il re. A noi resta solo da capire perché dopo quasi due
mesi di viaggio verso un altro maledetto posto di cui non ricordo il nome, ha
finto una visione e ha fatto cambiare rotta alla nave per portarci qui >>
concluse Irmelin.
La più
piccola però non rispose e si
immobilizzò. Irmelin aveva l'abitudine di camminare e parlare tenendo lo
sguardo basso per non inciampare, ma lei no. Elydet aveva sempre avuto un
portamento fiero con lo sguardo alto e questo le aveva permesso di vedere ciò
che alla sua amica era sfuggito
<<
Ely? Perché ti sei bloccata? >> chiese Irmelin raggiungendola
<<
Ecco perché >>disse la ragazza puntando un dito verso le case del nuovo
regno che doveva ospitarle.
Quello che
Dalia aveva definito un nuovo regno in pieno splendore e esperto di magia oltre
ogni loro aspettativa, era ridotto in miseria. Il paese era a pezzi. La maggior
parte delle case erano distrutte e i loro resti erano ammucchiati per le
strade. La terra stessa sembrava devastata da crepe e buche enormi che sembravano
fatte da una mandria di elefanti imbizzarriti. Non si vedeva una casa che non
avesse danni e c’erano pochissime persone in giro.
<<
Maledizione! >> imprecò Irmelin << Si può avere più sfortuna di
così?! Se servire la Dea vuol dire essere perseguitate dalla sfortuna, ti
giuro, Elydet, che mi tolgo queste maledette vesti da sacerdotessa e vado a
fare la mendicante per il resto della vita! >> urlò la ragazza
arrabbiata.
<<
Irmy, ti prego, non bestemmiare e non giurare a caso >> cercò di calmarla
la ragazza. Ma i suoi occhi non vedevano che distruzione davanti a lei e non
sapeva proprio cosa pensare o cosa dirle.
<< Non
bestemmiare?!? Ma mi spieghi quando e dove trovo un marito io se continuiamo a
spostarci da un paese devastato all'altro passando per una nave piena di sole
donne e schiavi di Dalia? >> urlò di nuovo Irmelin.
Nonostante
lo sconforto che aveva avuto al vedere quella che doveva essere la loro
salvezza ridotta a un cumulo di macerie, Elydet si stupì a quelle parole
<<
Marito? Ti sembra il problema più urgente adesso? >>le chiese cercando di
farla ragionare << Mia sorella sta cercando di convincere il re di questa
miseria a tenerci qui, Irmy! Sai cosa vuol dire questo? >> chiese senza
darle il tempo di rispondere << Vuol dire che stasera saremo di nuovo in
viaggio su quella maledetta nave senza una meta o che ci legheranno una corda
ai piedi per non farci scappare e ci costringeranno a sistemare questo disastro
a mani nude! Ti sembra che quello del marito sia il nostro problema
principale!? >>
<< È sempre il problema principale! >> urlò di nuovo
l’altra << Sto invecchiando, Ely, e diventerò come Dalia se non troverò
una soluzione! Non voglio diventare vecchia senza aver avuto figli! Chi si
prenderà cura di me quando comincerò a sbavare mentre mangio?! >>
<<
Smetti ogni tanto di comportarti da idiota e dire stupidaggini! Guarda questo
posto e dimmi se pensi davvero di poterti preoccupare della vecchiaia adesso
>> le disse senza garbo e senza educazione.
Non la
sopportava quando arrivava a questi livelli di stupidità.
Solo un
minuto prima aveva avuto timore di lei
al sentirla parlare come le grandi menti dei governi, e adesso che avrebbe
avuto bisogno di qualcuno di serio accanto a lei, la stupida dell'amica di sua
sorella perdeva la testa e ricominciava a pensare agli uomini.
Avrebbe
voluto prenderla a schiaffi in quel momento e si ritrovò a pensare che, forse,
Dalia aveva ragione quando la insultava. Poi vide che le mani di Irmelin, strette
a pugno, tremavano senza sosta e i suoi occhi continuavano a correre da un lato
all'altro di quel panorama devastato nella speranza di trovare qualcosa di sano
in tutte quelle macerie. Forse la stupidità era passata.
<<
Calmati, Irmy, mia madre aveva più anni di te quando mi ha messo al mondo. Sei
ancora giovanissima e questa terra non sembra devastata da una guerra. Forse
quello che l'ha colpita non ha decimato la popolazione >> cercò di
confortarla << Sono sicura che
troveremo qualche bell'uomo libero da qualche parte, ma, ti prego, non dire
niente a Selyan di quello che abbiamo visto >>
<<
Perché? >> chiese la ragazza con voce incolore.
<<
Perché comincerebbe a pensare anche lei che siamo maledette o che Dalia ci ha
portate qui per qualche motivo e non voglio che ricominci a preoccuparsi di
cose che non esistono >> chiarì Elydet.
Ma Irmelin
scosse la testa << Ely, hai visto questo posto? Pur ammettendo che il re
abbia tenuto la bocca chiusa sulle condizioni del suo paese per non apparire
debole agli stranieri, quanto credi di poterlo nascondere a tua sorella? Se ci
accetteranno qui, pensi forse che ci rinchiuderanno nel palazzo? >> la
voce di Irmelin tremava ancora di rabbia e delusione.
Era ancora
convinta di aver subito un terribile affronto dalla Dea e aveva preso a
camminare in direzione della porta dalla quale erano uscite senza neanche
avvisarla che voleva rientrare.
Ma Elydet
non voleva arrendersi. Non poteva più sopportare le continue congetture di sua
sorella su Dalia, né i suoi discorsi blasfemi sulla cattiveria della Dea che
servivano.
<< Sei
stata tu a dire che Selyan ha bisogno di tempo per accettare quello che è
successo. Lascia che lo scopra il più tardi possibile, ti prego >> la
implorò.
Lei non
rispose e tutta la strada del ritorno fu in silenzio. Irmelin non parlava e lei
non sapeva cosa dire. Quel posto era davvero devastato ma, se la Dea aveva
voluto mandarle lì, un motivo doveva averlo. La Potente non poteva lasciare le
loro vite in mano a Dalia e alle sue idee folli. Perché le sue amiche non lo
capivano. Perché continuavano a servire una Dea alla quale non davano fiducia?
Quando
rientrarono nel grande giardino del palazzo, si tennero a debita distanza dalle
altre.
<<
Irmy, così non saremo asociali? >> provò a distrarla Elydet.
<<
Tsk! Piuttosto che parlare con quelle io... non lo so, no ho voglia di pensare,
non ho intenzione di avvicinarmi e- >> ma non finì la frase e si passò
una mano sulla fronte.
<< Che
ti succede? Stai male? >> chiese Elydet preoccupata. Possibile che la vista
del villaggio in quelle condizioni l'avesse turbata al punto da farla stare
male?
<<
Io...non so... Ho sentito un'ondata di freddo e... >>
Elydet la
fece sedere sul muretto che costeggiava il grande giardino e prese posto
accanto a lei
<<
Stai tranquilla, avrai preso troppo sole >> cercò di calmarla << Ci
penserà Selyan a rimetterti a posto >> ma Irmelin la interruppe urlando
<< Selyan! >>
<<
Cosa? >> Elydet si voltò di scatto verso la porta aspettandosi di veder
uscire sua sorella e le altre, ma il portone era ben chiuso e non c'erano segni
di movimento da quelle parti.
<< Le
è successo qualcosa di brutto, l'ho sentito, credimi! >> le disse Irmelin
agitatissima, ma Elydet non dette troppo peso alla cosa << Certo che le è
successo qualcosa di brutto: è dal re con quelle due! Uscirà da lì nervosa e isterica come al solito, ma vedrai che
starà benissimo. E poi io sono sua
sorella. Se le succedesse qualcosa, lo sentirei io e non tu con quello
scintillino di energia che ti ritrovi dentro la tua misera pietruzza >>
Come poteva
la sua amica pretendere di sapere cosa stava succedendo a sua sorella? Già quel
tipo di contatto era difficile tra parenti stretti molto potenti, figurarsi tra
due amiche e con il misero potere di
Irmelin. Non poteva essere possibile.
Per di più
si era stancata di tutta quella situazione. Tutte le leccapiedi di Dalia
stavano conversando tranquillamente poco più in là. Sembravano anche felici,
emozionate dalla possibilità di un nuovo inizio e lei era lì con Irmelin a
deprimersi. Non voleva. Voleva essere felice anche lei, voleva parlare di cose
poco serie e voleva che i suoi sogni avessero la possibilità di sopravvivere
almeno fino a sera come quelli di tutte le altre invece di essere distrutti dal
pessimismo di persone come sua sorella e la sua amica. Selyan le aveva portato
via l'allegria nel viaggio costringendola a sopportare i suoi pianti o la sua
muta tristezza ogni volta che si isolava dal mondo che la circondava per
pensare alle sue disgrazie uscendone ogni volta più isterica, Irmelin le aveva
appena portato via la speranza di un bel posto in cui vivere. Era stanca.
Decise di
risollevare la situazione puntando sul punto debole di Irmelin << Ehi
Irmy, possibile che in un intero pomeriggio non abbiamo visto un bell'uomo né a
palazzo né fuori? Dove li tengono secondo te? >>
La ragazza
alzò le spalle, sciolse i lunghi capelli che per comodità aveva annodato dietro
la testa e i riccioli scuri le ricaddero sul viso e nascosero in parte la sua
preoccupazione.
<< Non
lo so >> le rispose con quel tono apatico che ormai era arrivata ad
odiare ed esplose
<<
Uffa! Stai diventando noiosa. Ma ti rendi conto che ti stai facendo un sacco di
problemi troppo presto? Non mi va di spiegarti quello che penso di quello che
abbiamo visto prima qui a portata d'orecchio delle altre e ti stai dando pena
per una stupida sensazione di freddo. Rispondi alla mia domanda: quale elemento
controlli? >>
<< Il
vento, lo sai >> rispose perplessa.
<<
Certo che lo so, stupida! Ti risulta forse che qui ci sia vento? >> chiese
Elydet.
<<
Scherzi? Non si muove un filo d'erba neanche a pagarlo e se si muove è perché
appassisce al sole >>
<<
Quindi...? >> la incitò.
<<
Vuoi di re che questa terra non fa per me? >> le chiese ancora senza
emozione.
<<
Certo che no! Hai sentito freddo perché la tua pietra è a corto di energie.
Ricordi cosa succede a Selyan? >>
<< Sì,
mi fa morire dalle risate. Si arrotola nelle coperte tremando come una foglia
finché non si addormenta e poi dorme ore intere >>
Irmelin si
alzò decisa dal muretto sorridendo << Hai ragione tu: mi preoccupo troppo
della cosa sbagliata. Allora: le guardie fanno pena, ma deve esserci qualche
ragazzo decente! La Dea mi avrà mandato la sfortuna, ma sono sicura che vuole
che io trasmetta la mia enorme intelligenza ad un figlio, quindi non mi
impedirà di trovare un marito. Devo solo avere la pazienza di cercarlo >>
Elydet
sospirò sollevata, per fortuna alla sua amica era tornato il buon umore. Era
impossibile che fosse successo qualcosa a sua sorella. Anche se, a volte, si
cacciava nei guai, cosa avrebbe potuto combinare a un semplice incontro con un
re?
<< Irmy, tu ricordi che le sacerdotesse
sono tali perché scelgono di non avere marito, vero? >> le chiese
ridendo. Il momento brutto era davvero passato per sua fortuna.
<< Io
non ho mai neanche pensato di voler fare la brava sacerdotessa. Appena posso me
ne vado >> replicò Irmelin << Sono entrata nell'ordine perché mia
madre e mio padre volevano a tutti i costi evitarmi la miseria che hanno
sofferto loro quando la nostra piantagione é andata in malora, poi il
giuramento di Dalia mi ha costretta a restare perché non avevamo i soldi
necessari a pagare il mio riscatto. Non sono mai stata una sacerdotessa Ely, e
appena ne avrò l'occasione mi toglierò queste vesti e troverò il modo di
toglierle anche a tua sorella prima che Keira se la sbrani per invidia >>
<< E a
me non ci pensi? >> chiese Elydet con finta aria offesa.
<<
Tsk! Tu sai cavartela benissimo anche da sola. Sbaglio o stai andando in giro a
trasgredire tutte le regole mentre quella testona è lì dentro a fare la brava
ragazza? >>
<< Hai
ragionissima! Io so badare a me stessa, tu porta via Selyan. E adesso
esploriamo questo corridoio >> disse puntando il dito verso la sua
destra.
<< No,
Ely, arrivano >> le rispose Irmelin alzandosi in piedi e correndo al
portone
<< Ma
che dici? >> chiese confusa.
<<
Vieni con me, Dalia sta arrivando >>
Ebbero
appena il tempo di prendere i loro posti in mezzo alle altre che la porta si
aprì.
<< Da
quando sei veggente? >> chiese Elydet guardando l'amica a bocca aperta
per lo stupore.
<< Poi
ti spiego >> le disse con un gesto della mano che le imponeva di lasciar
perdere.
Elydet andò
su tutte le furie. Come poteva darle una risposta del genere?
Era davvero una
visione o aveva sentito un rumore e aveva capito che stavano arrivando? Voleva
saperlo a tutti i costi, ma prima che potesse dire o fare qualcosa Dalia prese
la parola.
<<
Bene ragazze, avete obbedito tutte ai miei ordini. Immagino che sarete curiose
di sapere cosa è successo. Come potete vedere, Selyan non è con noi e il motivo
è che ha combinato così tanti disastri davanti al re che lei stessa ne è
rimesta ferita. Il sovrano di questa terra è stato così generoso da ospitarla
finché non si sarà ripresa ma, ahimè, la vostra compagna ci ha screditate tutte
ai suoi occhi, perciò il re ha deciso di pensarci ancora prima di darci una
risposta definitiva >>
Alle sue
parole un mormorio di protesta tra le ragazze, ma la Somma Sacerdotessa fece
uno dei suoi soliti sorrisetti e riprese a parlare << Silenzio, figlie
mie, dimenticate che con me c'era Keira! Di fronte alla sua bravura è rimasto
sbalordito e ci ha concesso di tornare al tramonto. Se ha bisogno di così poco
tempo, ha già deciso cosa fare di noi e non abbiate timore, non ci manderà via.
Adesso andiamo alla nave a prendere qualcosa di caldo da mettervi addosso,
quando calerà il sole farà freddo e non voglio che vi ammaliate >>
Le
sacerdotesse si avviarono mormorando all'uscita ordinatamente in fila per due,
ma Elydet non si mosse. Come si permetteva quella stupida vecchia di parlare
così di sua sorella? E cos'era successo a Selyan? Ormai il pesante portone era
stato chiuso e non si sarebbe certo aperto per loro, ma non poteva abbandonare
Selyan. Non aveva la minima idea di come comportarsi, accidenti! Perché doveva
sempre trovarsi in quelle situazioni assurde?
<<
Irmelin, che facciamo? >> chiese spaventata guardando la porta davanti a
loro
<<
Preparati. Domani sconterai la punizione di Dalia per aver conosciuto in
anticipo il re di questo posto >> ordinò lei prima di cominciare a
bussare ripetutamente contro il grande portone.
Elydet
guardò la fila di sacerdotesse che si allontanavano obbedienti e ridacchianti.
Le stavano sicuramente prendendo in giro. Dalia in testa alla fila si era
fermata guardandola con un sorriso benevolo per invitarla a seguirla. Non
avrebbe passato nessun guaio se l’avesse seguita in quel momento. Sua madre le
aveva fatto promettere di tenersi lontana dai guai un attimo prima che lei si
imbarcasse sulla nave e lei aveva promesso. Aveva giurato che non avrebbe mai
disobbedito a Dalia e che sarebbe stata lontana dai problemi che causava sua
sorella. Elydet manteneva sempre le sue promesse, perciò…
La voce di
Irmelin che discuteva con qualcuno alle sue spalle la distrasse dai suoi
pensieri. Doveva riprendersi sua sorella!