Famiglia [1972-1973]
L'estate volgeva al termine e nell'aria si sentiva
ancora il profumo
della pioggia caduta quella notte. Il sole era già sorto sul
piccolo paesino di
campagna, i cui abitanti si stavano pian piano svegliando. In una
piccola
casetta, una finestra del primo piano si aprì e Andromeda si
sporse per
respirare l'aria fresca del mattino. Ted era già andato al
lavoro, ovviamente
non prima che la moglie gli preparasse un'abbondante colazione. Ogni
tanto l'uomo
ridacchiava dicendo che così sarebbe diventato una palla di
grasso prima dei
trent'anni, ma Andromeda non gli badava. Come poteva affrontare
un'intera
giornata al lavoro con solo un panino per pranzo, senza una buona
colazione?
Quel giorno era un lunedì, il che voleva
dire che Ted aveva avuto
tutto il weekend per mettere in disordine la casa. Nonostante fossero
sposati
da ormai un anno, Andromeda non era ancora riuscita a inculcargli un
po' di
ordine. La situazione peggiorava quando era a casa tutto il giorno,
anche se
Meda ce la metteva tutta per limitare i danni, compreso lanciargli
contro
oggetti, se necessario. Ormai Ted era diventato piuttosto bravo a
schivare
scarpe, mestoli e cuscini.
Questi tiri al bersaglio finivano sempre con Ted
che la afferrava
alle spalle e la abbracciava ridendo, finché anche Andromeda
non abbandonava la
battaglia, borbottando qualcosa sul fatto che fosse un caso senza
speranza.
Meda scese in salotto, osservando con occhio
critico il disordine che
la sera prima non era riuscita a sistemare. Dopo aver sgridato per
l'ennesima
volta Ted per aver lasciato la tazza di tè sul tavolino, lui
l'aveva trascinata
in camera da letto, facendole dimenticare il motivo per cui si era
arrabbiata.
Andromeda si arrotolò le maniche ed
estrasse la bacchetta. Vivendo in
un paese di Babbani, doveva sempre stare attenta quando usava la magia,
ma
dentro casa, con le tende tirate, poteva stare tranquilla. All'inizio
il non
poter usare liberamente la bacchetta la frustrava un po', ma poi ci
aveva fatto
l'abitudine.
Proprio mentre stava finendo si sistemare,
udì bussare alla porta.
Veloce, nascose la bacchetta e andò ad aprire.
« Buongiorno tesoro, stavo andando al
mercato e ho pensato di passare
a salutarti » sorrise Lucy, mentre Andromeda si spostava per
farla entrare. Era
sempre felice di vedere la suocera, andavano molto d'accordo.
« Mi stupisce che tu riesca a tenere la
casa così ordinata con Ted,
tra lui e suo padre ho sempre avuto qualche difficoltà!
» disse, entrando in
salotto.
« In realtà ho appena finito
di sistemare » ammise Meda, ridendo. «
Approfitto dei momenti in cui è fuori ».
Lucy rise, sedendosi sul divano. « Ti
andrebbe di accompagnarmi al
mercato? Oggi il tempo è decisamente migliore di ieri, per
fortuna ».
Andromeda sistemò gli ultimi cuscini
fuori posto. « Certo, lasciami
un attimo per prepararmi! »
Detto questo, salì svelta al piano di
sopra. Fatte le scale, si
fermò, appoggiandosi al corrimano: un'improvvisa nausea
l'aveva bloccata.
Aspettò qualche secondo per vedere se le passava, ma poi
dovette correre in
bagno.
Sentendo confusione, Lucy la seguì,
affrettandosi a tirarle indietro
i capelli mentre la ragazza vomitava. Poi l'aiutò ad alzarsi
e le portò un
bicchiere d'acqua fresca.
« Stai bene? » chiese,
preoccupata.
Andromeda annuì, respirando
profondamente.
« Sì… È
successo anche la settimana scorsa, dev'essere per il freddo
degli ultimi giorni. Niente di cui preoccuparsi » disse,
bevendo un altro
sorso.
Lucy la osservò per un attimo.
« Forse è meglio fare una piccola
visita al dottore » disse, uscendo dalla stanza.
Meda protestò debolmente: « Ho
detto che sto bene! Forse è solo un
po' di influenza ».
« Non lo metto in dubbio, cara, ma credo
sia meglio andare comunque,
fidati! » urlò la donna dall'ingresso, infilandosi
la giacca e prendendo quella
della ragazza. « Su, non fare la bambina e fa' come ti dico
».
Controvoglia, Meda la seguì fino al
piccolo studio del dottore dove,
per loro fortuna, non c'era nessuno in attesa. Le accolse un uomo sulla
sessantina
che sorrise loro da dietro dei grandi occhiali.
« Signora Tonks! O meglio, signore Tonks,
giusto? Tu devi essere la
moglie di Ted! Non abbiamo ancora avuto l'occasione si presentarci. Per
fortuna, direi! » ridacchiò. « Archibald
Smith, piacere! »
« Andromeda » si
presentò, sorridendo.
« Quindi » esclamò
il dottor Smith, tornando a rivolgersi a Lucy, «
qual è il problema? »
« Da qualche giorno Andromeda ha degli
attacchi di nausea » spiegò la
donna, guardando la nuora.
« Non frequenti » aggiunse in
fretta la ragazza. « Ho già detto che
sto bene, avrò solo preso un po' di freddo ».
« In ogni caso »
continuò Lucy, « ho pensato fosse meglio
controllare
».
Lei e il dottore si guardarono per un attimo.
« Ottima idea! Vieni, Andromeda, faremo
in fretta » replicò lui,
indicandole una piccola porta.
« Che cosa? »
esclamò Meda.
Lucy le strinse un braccio, sorridendo. «
Be', cara, ormai siete
sposati da un anno, era ora! »
« Congratulazioni » aggiunse il
dottor Smith. « Direi che ormai sei
di tre settimane ».
Andromeda non riusciva a credere a quello che le
stavano dicendo.
Incinta? Era vero, ormai erano sposati da un po', un bambino prima o
poi doveva
arrivare. Lei e Ted ne avevano parlato qualche volta, soprattutto
all'inizio, ma
tra il nuovo lavoro di lui e, be', la nuova vita di lei, non ci avevano
più
pensato molto.
« Avremo un bambino »
mormorò, più a se stessa che agli altri due.
Lucy non riusciva a smettere di sorridere.
« Sì, e sarà meraviglioso!
Non vedo l'ora di dirlo agli altri! »
Meda alzò lo sguardo, un grande sorriso
stampato in faccia.
« Devo dirlo a Ted! Lucy, puoi tenere il
segreto con Will? » chiese,
alzandosi in piedi e prendendo la giacca.
« Ma certo, cara! Domani siete invitati a
cena, così potrete dargli
voi stessi la bella notizia! Nel frattempo, terrò le labbra
cucine, te
l'assicuro ».
Andromeda l'abbracciò, salutò
il dottore e corse a casa. Aveva tutto
il giorno per pensare a come dirlo a Ted.
La porta d'entrata sbatté e si
udì una voce dall'ingresso.
« Dromeda, sono a casa! »
La ragazza, una volta rientrata, si era fatta un
tè per calmarsi e si
era seduta sul divano per berlo. Senza mai smettere di sorridere, si
era persa
a fissare il vuoto, cercando di elaborare la notizia. Un bambino! Suo e
di Ted!
Niente avrebbe potuto renderla più felice. Da quando Ted le
aveva chiesto di
sposarla, spesso si era fermata a immaginare la sua nuova vita con lui,
nonostante all'epoca ci fosse ancora il problema della sua famiglia. Ma
anche
quando se n'era andata di casa, la prospettiva di potersi creare una
famiglia
tutta sua con il ragazzo l'aveva sollevata nei momenti più
bui. Non aveva più
ricevuto notizie dagli altri Black, se non qualche lettera dallo zio
Alphard,
ma soprattutto da Sirius, il suo piccolo cugino ribelle che, non
contento di
far dannare la zia ogni giorno, si era fatto smistare in Grifondoro!
Quando
Andromeda l'aveva scoperto, si era subito preoccupata di quello che
avrebbe
potuto passare a casa, ma Ted l'aveva convinta che Sirius sarebbe stato
benissimo, ora che poteva stare per gran parte dell'anno lontano dai
genitori.
Questa inaspettata quiete aveva permesso alla
ragazza di fantasticare
con più serenità sul suo futuro, ritrovandosi a
volte a pensare a come ci
sarebbe stato bene un lettino in una delle stanze vuote al piano
superiore. Non
sempre ne aveva parlato con Ted, che era spesso occupato con il lavoro,
ma
sapeva che anche lui sarebbe stato al settimo cielo, una volta saputa
la
notizia.
Ted la trovò ancora immersa nei suoi
pensieri quando entrò in
salotto.
« Ehi, tutto bene? » chiese,
leggermente preoccupato, quando Meda non
diede segno di averlo visto entrare.
Si riscosse dalle sue fantasticherie.
« Certo, benissimo! » sorrise,
andandogli incontro e baciandolo.
Lentamente, Ted passò dalle sue labbra
al collo, stringendola forte a
sé. Poter tornare da lei a fine giornata era una delle tante
cose per cui era
valsa la pena lottare.
Prima che quei baci li portassero ad altro,
Andromeda lo fermò, senza
smettere di sorridere.
« Devo dirti una cosa ».
« Proprio ora? »
mugugnò Ted, il viso nascosto contro la spalla di
lei.
« Sì » rispose,
prendendolo per mano e trascinandolo sul divano.
Il ragazzo la guardò, in paziente
attesa. Meda decise che, dopo
un'intera giornata da sola, non era più in grado di
mantenere il segreto,
quindi arrivò subito al punto.
« Sono incinta! »
esclamò.
Ted rimase immobile per un attimo, Andromeda poteva
vedere
l'informazione che si faceva strada nella sua mente. All'improvviso il
ragazzo
sorrise.
« Un bambino? » chiese, come
per averne conferma.
Annuì, trattenendo il respiro.
Ted lanciò un urlo di
felicità e l'abbracciò, senza badare alla tazza
che cadde dal tavolino. Nessun'altra notizia avrebbe potuto renderlo
più
felice.
Andromeda, sdraiata sul letto, si accarezzava il
pancione, pensosa.
Ormai era sul finire dell'ottavo mese, mancava poco alla nascita del
bambino,
ma ancora non avevano deciso il nome.
« Thomas » propose Ted, mentre
si vestiva davanti allo specchio.
Meda storse il naso. « Secondo me
sarà una femmina » dichiarò,
sicura.
Ted alzò gli occhi al cielo: se fosse
stata una bambina, sarebbe
stato felicissimo, ovviamente, ma temeva che un possibile maschietto
avrebbe
avuto una difficile infanzia, con tutti quei vestiti rosa. Quando
l'aveva fatto
notare alla moglie, lei gli aveva risposto che avrebbero sempre potuto
cambiare
il colore con la magia, aggiungendo poi che sarebbe sicuramente stata
una
femmina.
« Va bene, allora Tracy ». In
risposta ricevette un grugnito di
disapprovazione. « Tiffany » ritentò,
ottenendo solo silenzio. « Theresa! »
Andromeda si alzò di scatto: «
C'è una ragione per cui ti ostini a
proporre nomi con la T? »
Ted si voltò per prendere la giacca,
guardando di sfuggita la donna
sul letto.
« Sta bene con il cognome »
disse, con un'alzata di spalle.
Meda lo guardò, inarcando un
sopraciglio.
« Per fortuna non ti chiami Watson,
altrimenti avresti suggerito
Walburga! »
Ridendo, Ted si avvicinò ad Andromeda e
le posò un bacio sulla
fronte.
« Visto che le mie idee non ti piacciono,
lascio decidere a te,
sicuramente troverai un nome bellissimo. Io sceglierò il
prossimo » dicendo
questo, uscì dalla camera, diretto al lavoro.
Andromeda stette in silenzio per un attimo.
« Il prossimo? »
urlò attraverso le scale. « Io non dormo da
settimane perché a questo qua viene il singhiozzo di notte,
e tu mi parli del
prossimo? Scommetto che lo porterai in pancia tu, il prossimo!
»
Dal piano di sotto si sentì solo il
rumore della porta che si
chiudeva.
« Se non altro »
mormorò tra sé, « mia figlia
avrò un nome bellissimo
».
« Ted? Ted. Ted! »
L'uomo si svegliò di soprassalto,
cercando a tentoni la bacchetta sul
comodino.
« Cosa c'è? Che succede?
» disse, con la voce ancora impastata dal
sonno. « Lumos ».
La stanza fu improvvisamente illuminata a giorno,
costringendo
entrambi a chiudere gli occhi. Dopo essersi abituato alla luce, Ted
guardò
l'orologio: le quattro.
« Dromeda, non è ancora
l'alba! » esclamò, sprofondando la testa nel
cuscino.
« Credo si siano rotte le acque
».
Dal suo fianco venne solo un mormorio soffocato.
« Ted! » lo chiamò,
togliendogli il cuscino da sotto la testa. « Sta
per nascere il bambino! »
Le ultime parole furono seguite da un gemito di
dolore.
Improvvisamente sveglio, Ted corse all'ingresso, mezzo svestito, e
prese il
telefono per chiamare prima il dottor Smith e poi Lucy. Poi
tornò dalla donna e
la aiutò a mettersi a sedere, appoggiata allo schienale del
letto.
«Tranquilla Andromeda, mia madre e il
dottore stanno arrivando »
mormorò, accarezzandole i capelli. « Fai dei
respiri profondi ».
L'alba non gli era mai sembrata così
lontana.
Nymphy xxx