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Autore: Nymphy Lupin    23/09/2015    2 recensioni
La vita di Andromeda Black, un personaggio la cui storia è stata appena accennata dalla Rowling nei libri, ma che a me è sempre piaciuta.
Dal primo capitolo:
Una femmina. Un’altra femmina. Quei lunghi mesi erano finiti così, con un’altra delusione. Ecco cosa provava in quel momento Cygnus Black: delusione. È un fatto strano, pensò. Delusione è una parola femminile, mentre orgoglio è maschile. E, per la seconda volta, Cygnus non avrebbe potuto presentare con orgoglio alla famiglia un erede maschio che portasse avanti la Nobile e Antichissima Casata dei Black.
***
I primi 25 capitoli erano già stati pubblicati qualche anno fa, li sto sistemando e ripubblicando per poi portare a termine l'impresa.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Andromeda Black, Famiglia Black, Sorelle Black, Ted Tonks | Coppie: Ted/Andromeda
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
Capitoli:
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Cap 29








Famiglia [1972-1973]


L'estate volgeva al termine e nell'aria si sentiva ancora il profumo della pioggia caduta quella notte. Il sole era già sorto sul piccolo paesino di campagna, i cui abitanti si stavano pian piano svegliando. In una piccola casetta, una finestra del primo piano si aprì e Andromeda si sporse per respirare l'aria fresca del mattino. Ted era già andato al lavoro, ovviamente non prima che la moglie gli preparasse un'abbondante colazione. Ogni tanto l'uomo ridacchiava dicendo che così sarebbe diventato una palla di grasso prima dei trent'anni, ma Andromeda non gli badava. Come poteva affrontare un'intera giornata al lavoro con solo un panino per pranzo, senza una buona colazione?

Quel giorno era un lunedì, il che voleva dire che Ted aveva avuto tutto il weekend per mettere in disordine la casa. Nonostante fossero sposati da ormai un anno, Andromeda non era ancora riuscita a inculcargli un po' di ordine. La situazione peggiorava quando era a casa tutto il giorno, anche se Meda ce la metteva tutta per limitare i danni, compreso lanciargli contro oggetti, se necessario. Ormai Ted era diventato piuttosto bravo a schivare scarpe, mestoli e cuscini.

Questi tiri al bersaglio finivano sempre con Ted che la afferrava alle spalle e la abbracciava ridendo, finché anche Andromeda non abbandonava la battaglia, borbottando qualcosa sul fatto che fosse un caso senza speranza.

Meda scese in salotto, osservando con occhio critico il disordine che la sera prima non era riuscita a sistemare. Dopo aver sgridato per l'ennesima volta Ted per aver lasciato la tazza di tè sul tavolino, lui l'aveva trascinata in camera da letto, facendole dimenticare il motivo per cui si era arrabbiata.

Andromeda si arrotolò le maniche ed estrasse la bacchetta. Vivendo in un paese di Babbani, doveva sempre stare attenta quando usava la magia, ma dentro casa, con le tende tirate, poteva stare tranquilla. All'inizio il non poter usare liberamente la bacchetta la frustrava un po', ma poi ci aveva fatto l'abitudine.

Proprio mentre stava finendo si sistemare, udì bussare alla porta. Veloce, nascose la bacchetta e andò ad aprire.

« Buongiorno tesoro, stavo andando al mercato e ho pensato di passare a salutarti » sorrise Lucy, mentre Andromeda si spostava per farla entrare. Era sempre felice di vedere la suocera, andavano molto d'accordo.

« Mi stupisce che tu riesca a tenere la casa così ordinata con Ted, tra lui e suo padre ho sempre avuto qualche difficoltà! » disse, entrando in salotto.

« In realtà ho appena finito di sistemare » ammise Meda, ridendo. « Approfitto dei momenti in cui è fuori ».

Lucy rise, sedendosi sul divano. « Ti andrebbe di accompagnarmi al mercato? Oggi il tempo è decisamente migliore di ieri, per fortuna ».

Andromeda sistemò gli ultimi cuscini fuori posto. « Certo, lasciami un attimo per prepararmi! »

Detto questo, salì svelta al piano di sopra. Fatte le scale, si fermò, appoggiandosi al corrimano: un'improvvisa nausea l'aveva bloccata. Aspettò qualche secondo per vedere se le passava, ma poi dovette correre in bagno.

Sentendo confusione, Lucy la seguì, affrettandosi a tirarle indietro i capelli mentre la ragazza vomitava. Poi l'aiutò ad alzarsi e le portò un bicchiere d'acqua fresca.

« Stai bene? » chiese, preoccupata.

Andromeda annuì, respirando profondamente.

« Sì… È successo anche la settimana scorsa, dev'essere per il freddo degli ultimi giorni. Niente di cui preoccuparsi » disse, bevendo un altro sorso.

Lucy la osservò per un attimo. « Forse è meglio fare una piccola visita al dottore » disse, uscendo dalla stanza.

Meda protestò debolmente: « Ho detto che sto bene! Forse è solo un po' di influenza ».

« Non lo metto in dubbio, cara, ma credo sia meglio andare comunque, fidati! » urlò la donna dall'ingresso, infilandosi la giacca e prendendo quella della ragazza. « Su, non fare la bambina e fa' come ti dico ».

Controvoglia, Meda la seguì fino al piccolo studio del dottore dove, per loro fortuna, non c'era nessuno in attesa. Le accolse un uomo sulla sessantina che sorrise loro da dietro dei grandi occhiali.

« Signora Tonks! O meglio, signore Tonks, giusto? Tu devi essere la moglie di Ted! Non abbiamo ancora avuto l'occasione si presentarci. Per fortuna, direi! » ridacchiò. « Archibald Smith, piacere! »

« Andromeda » si presentò, sorridendo.

« Quindi » esclamò il dottor Smith, tornando a rivolgersi a Lucy, « qual è il problema? »

« Da qualche giorno Andromeda ha degli attacchi di nausea » spiegò la donna, guardando la nuora.

« Non frequenti » aggiunse in fretta la ragazza. « Ho già detto che sto bene, avrò solo preso un po' di freddo ».

« In ogni caso » continuò Lucy, « ho pensato fosse meglio controllare ».

Lei e il dottore si guardarono per un attimo.

« Ottima idea! Vieni, Andromeda, faremo in fretta » replicò lui, indicandole una piccola porta.

 

« Che cosa? » esclamò Meda.

Lucy le strinse un braccio, sorridendo. « Be', cara, ormai siete sposati da un anno, era ora! »

« Congratulazioni » aggiunse il dottor Smith. « Direi che ormai sei di tre settimane ».

Andromeda non riusciva a credere a quello che le stavano dicendo. Incinta? Era vero, ormai erano sposati da un po', un bambino prima o poi doveva arrivare. Lei e Ted ne avevano parlato qualche volta, soprattutto all'inizio, ma tra il nuovo lavoro di lui e, be', la nuova vita di lei, non ci avevano più pensato molto.

« Avremo un bambino » mormorò, più a se stessa che agli altri due.

Lucy non riusciva a smettere di sorridere. « Sì, e sarà meraviglioso! Non vedo l'ora di dirlo agli altri! »

Meda alzò lo sguardo, un grande sorriso stampato in faccia.

« Devo dirlo a Ted! Lucy, puoi tenere il segreto con Will? » chiese, alzandosi in piedi e prendendo la giacca.

« Ma certo, cara! Domani siete invitati a cena, così potrete dargli voi stessi la bella notizia! Nel frattempo, terrò le labbra cucine, te l'assicuro ».

Andromeda l'abbracciò, salutò il dottore e corse a casa. Aveva tutto il giorno per pensare a come dirlo a Ted.

 

La porta d'entrata sbatté e si udì una voce dall'ingresso.

« Dromeda, sono a casa! »

La ragazza, una volta rientrata, si era fatta un tè per calmarsi e si era seduta sul divano per berlo. Senza mai smettere di sorridere, si era persa a fissare il vuoto, cercando di elaborare la notizia. Un bambino! Suo e di Ted! Niente avrebbe potuto renderla più felice. Da quando Ted le aveva chiesto di sposarla, spesso si era fermata a immaginare la sua nuova vita con lui, nonostante all'epoca ci fosse ancora il problema della sua famiglia. Ma anche quando se n'era andata di casa, la prospettiva di potersi creare una famiglia tutta sua con il ragazzo l'aveva sollevata nei momenti più bui. Non aveva più ricevuto notizie dagli altri Black, se non qualche lettera dallo zio Alphard, ma soprattutto da Sirius, il suo piccolo cugino ribelle che, non contento di far dannare la zia ogni giorno, si era fatto smistare in Grifondoro! Quando Andromeda l'aveva scoperto, si era subito preoccupata di quello che avrebbe potuto passare a casa, ma Ted l'aveva convinta che Sirius sarebbe stato benissimo, ora che poteva stare per gran parte dell'anno lontano dai genitori.

Questa inaspettata quiete aveva permesso alla ragazza di fantasticare con più serenità sul suo futuro, ritrovandosi a volte a pensare a come ci sarebbe stato bene un lettino in una delle stanze vuote al piano superiore. Non sempre ne aveva parlato con Ted, che era spesso occupato con il lavoro, ma sapeva che anche lui sarebbe stato al settimo cielo, una volta saputa la notizia.

Ted la trovò ancora immersa nei suoi pensieri quando entrò in salotto.

« Ehi, tutto bene? » chiese, leggermente preoccupato, quando Meda non diede segno di averlo visto entrare.

Si riscosse dalle sue fantasticherie.

« Certo, benissimo! » sorrise, andandogli incontro e baciandolo.

Lentamente, Ted passò dalle sue labbra al collo, stringendola forte a sé. Poter tornare da lei a fine giornata era una delle tante cose per cui era valsa la pena lottare.

Prima che quei baci li portassero ad altro, Andromeda lo fermò, senza smettere di sorridere.

« Devo dirti una cosa ».

« Proprio ora? » mugugnò Ted, il viso nascosto contro la spalla di lei.

« Sì » rispose, prendendolo per mano e trascinandolo sul divano.

Il ragazzo la guardò, in paziente attesa. Meda decise che, dopo un'intera giornata da sola, non era più in grado di mantenere il segreto, quindi arrivò subito al punto.

« Sono incinta! » esclamò.

Ted rimase immobile per un attimo, Andromeda poteva vedere l'informazione che si faceva strada nella sua mente. All'improvviso il ragazzo sorrise.

« Un bambino? » chiese, come per averne conferma.

Annuì, trattenendo il respiro.

Ted lanciò un urlo di felicità e l'abbracciò, senza badare alla tazza che cadde dal tavolino. Nessun'altra notizia avrebbe potuto renderlo più felice.

 

Andromeda, sdraiata sul letto, si accarezzava il pancione, pensosa. Ormai era sul finire dell'ottavo mese, mancava poco alla nascita del bambino, ma ancora non avevano deciso il nome.

« Thomas » propose Ted, mentre si vestiva davanti allo specchio.

Meda storse il naso. « Secondo me sarà una femmina » dichiarò, sicura.

Ted alzò gli occhi al cielo: se fosse stata una bambina, sarebbe stato felicissimo, ovviamente, ma temeva che un possibile maschietto avrebbe avuto una difficile infanzia, con tutti quei vestiti rosa. Quando l'aveva fatto notare alla moglie, lei gli aveva risposto che avrebbero sempre potuto cambiare il colore con la magia, aggiungendo poi che sarebbe sicuramente stata una femmina.

« Va bene, allora Tracy ». In risposta ricevette un grugnito di disapprovazione. « Tiffany » ritentò, ottenendo solo silenzio. « Theresa! »

Andromeda si alzò di scatto: « C'è una ragione per cui ti ostini a proporre nomi con la T? »

Ted si voltò per prendere la giacca, guardando di sfuggita la donna sul letto.

« Sta bene con il cognome » disse, con un'alzata di spalle.

Meda lo guardò, inarcando un sopraciglio.

« Per fortuna non ti chiami Watson, altrimenti avresti suggerito Walburga! »

Ridendo, Ted si avvicinò ad Andromeda e le posò un bacio sulla fronte.

« Visto che le mie idee non ti piacciono, lascio decidere a te, sicuramente troverai un nome bellissimo. Io sceglierò il prossimo » dicendo questo, uscì dalla camera, diretto al lavoro.

Andromeda stette in silenzio per un attimo.

« Il prossimo? » urlò attraverso le scale. « Io non dormo da settimane perché a questo qua viene il singhiozzo di notte, e tu mi parli del prossimo? Scommetto che lo porterai in pancia tu, il prossimo! »

Dal piano di sotto si sentì solo il rumore della porta che si chiudeva.

« Se non altro » mormorò tra sé, « mia figlia avrò un nome bellissimo ».

 

« Ted? Ted. Ted! »

L'uomo si svegliò di soprassalto, cercando a tentoni la bacchetta sul comodino.

« Cosa c'è? Che succede? » disse, con la voce ancora impastata dal sonno. « Lumos ».

La stanza fu improvvisamente illuminata a giorno, costringendo entrambi a chiudere gli occhi. Dopo essersi abituato alla luce, Ted guardò l'orologio: le quattro.

« Dromeda, non è ancora l'alba! » esclamò, sprofondando la testa nel cuscino.

« Credo si siano rotte le acque ».

Dal suo fianco venne solo un mormorio soffocato.

« Ted! » lo chiamò, togliendogli il cuscino da sotto la testa. « Sta per nascere il bambino! »

Le ultime parole furono seguite da un gemito di dolore. Improvvisamente sveglio, Ted corse all'ingresso, mezzo svestito, e prese il telefono per chiamare prima il dottor Smith e poi Lucy. Poi tornò dalla donna e la aiutò a mettersi a sedere, appoggiata allo schienale del letto.

«Tranquilla Andromeda, mia madre e il dottore stanno arrivando » mormorò, accarezzandole i capelli. « Fai dei respiri profondi ».

L'alba non gli era mai sembrata così lontana.

 

 

 

 

*Angolo autrice*

Eeeee appuntamento a mercoledì prossimo! :D
Nymphy xxx

   
 
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