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Autore: Jules_Weasley    23/09/2015    8 recensioni
Siamo nel Post Seconda Guerra Magica, qualche anno dopo la caduta di Voldemort: Hermione, tornata da un viaggio di qualche mese, bussa al negozio del vecchio Ollivander, con una richiesta molto strana. La sua vita non è come la vorrebbe e la guerra le ha fatto realizzare che ha una sola possibilità di essere felice, e non la vuole sprecare facendo quello che è opportuno o che ci si aspetta da lei. Ora, di nuovo in Inghilterra, decide di virare la rotta ed imparare a creare qualcosa con le proprie mani le farà riscoprire le piccole grandi gioie dell'esistenza. In tutto ciò dovrà anche fare i conti con una vita sentimentale... movimentata. Che fine ha fatto Ron? E quale sarà il ruolo di Fred nella sua vita? E quale sarà quello di Malfoy? Questa storia sarà una Fremione o una Dramione? O semplicemente la storia di una ragazza che cerca il suo posto nel mondo? Queste sono le domande, la risposta è la storia...
Genere: Angst, Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Fred Weasley, Hermione Granger, Olivander | Coppie: Draco/Hermione, Fred Weasley/Hermione Granger, Harry/Ginny
Note: OOC | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Da Epilogo alternativo
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CAPITOLO DIECI – Baci Mancati



Dopo quella lite, tra Hermione e Fred era tornata la calma. Nelle tre settimane che seguirono non ebbero molto tempo per parlare o semplicemente per stare insieme. Marzo era arrivato di soppiatto ed Hermione non se n'era nemmeno resa conto. Fred fu costretto a stare via per tre o quattro giorni, a curare le forniture di materiale primario per la Polvere Buiopesto Peruviana – i cui composti principali arrivavano ovviamente dal Perù.

Hermione, dal canto suo, stava fino a tardi in negozio con Ollivander, cercando di imparare tutto il necessario sul come riconoscere il legno da bacchetta – motivo per il quale fecero altre escursioni. Ormai era capace di sfruttare al meglio gli Asticelli – guardiani degli alberi da bacchetta – curandosi di tenersi a debita distanza per non farsi staccare un dito a morsi, e di ricompensarli dandogli da mangiare piccoli insetti. Ricevette persino il suo primo stipendio (ormai era deciso che l'avrebbe pagata ogni quindici giorni).

Quando rientrava a casa aveva poco tempo per parlare con Fred, perché doveva dedicarsi alla traduzione delle Fiabe di Beda il Bardo, che la affascinava moltissimo ma che le stava rubando un sacco di ore di sonno.

"Sul serio hai intenzione di ignorarmi per tradurre quella robaccia?" le aveva detto una di quelle sere, dopo cena – l'unico momento di pace che aveva.

"Non è robaccia!" protestò lei. "E poi mi pagano bene" precisò.

Fred sbuffò e mise il broncio. Hermione non potè fare a meno di considerarlo adorabile, pur consapevole di quanto fosse idiota anche solo aver pensato una cosa simile di Weasley.

Era davvero strano come per lei Weasley significasse Fred. Non c'era alcun rischio di confonderlo con Ronald: quel cognome le richiamava alla mente solo uno dei due.

"Che c'è?" indagò lui. Evidentemente Hermione doveva aver assunto un'espressione meditabonda, o addirittura stranita.

"Riflettevo; a volte capita, sai?" lo punzecchiò con un sorrisetto canzonatorio. Fred rise di gusto e le scompigliò i capelli.

"Sai che sei veramente un'insopportabile e acida So-Tutto-Io?" celiò, e le strappò il libro di mano. "Smettila di fare la saccente e posa questo maledetto Sillabario dei Sortilegi, Granger!".

"Ridammelo!" gli ordinò invano.

"Sennò che fai, mi metti in castigo? Non sei più Prefetto, lo sai vero?" ghignò.

Lei si sporse per riprendere il libro che lui teneva sospeso in aria. Consapevole di quanto fosse più alto, la Granger non aveva la minima possibilità di sottrarglielo, e lui si divertiva a spostare il tomo da una mano all'altra e a vederla dondolare sul posto, nel disperato tentativo di riaverlo.

"Se non vuoi che vada a prendere la bacchetta, molla il mio libro, Frederick!" il suono del suo nome, per quanto irritato potesse essere il tono di lei, lo destabilizzò.

Per un attimo bloccò le mosse che stava facendo con le braccia ed Hermione, anzichè approfittarne per sgraffignargli il libro, rimase ferma a guardarlo negli occhi. Nessuno dei sue sembrava intenzionato a parlare.

Un secondo che sembrò durare un secolo e poi, all'improvviso, i loro volti cominciarono ad avvicinarsi, fin quando i loro nasi si sfiorarono.

Sta davvero per succedere?, si chiese Hermione, il cuore che batteva all'impazzata.

Stai davvero per baciarla?, pensò Fred, incredulo.

Nessuno sa cosa sarebbe successo quella sera, anche se forse è immaginabile, perché i due furono interrotti dallo squillo di un cellulare. Hermione si scostò; erano quasi appiccicati.

"Cos'è?" domandò Fred, riscosso dalla suoneria.

"Il mio cellulare" disse correndo a frugare nella borsa, che aveva lasciato all'ingresso. Maledetta tecnologia babbana!

"Il tuo cosa?" domandò lui, parecchio confuso sul concetto di cellulare.

Hermione frugò per un po' nella borsa – aveva il cervello così in pappa da non aver pensato ad un incantesimo di Appello – agguantò il telefono e rispose alla chiamata.

"Ciao tesoro!" la salutò allegramente suo padre.

"E' successo qualcosa?" domandò angosciata.

"No, perché dovrebbe?" replicò l'altro. Poteva quasi vederlo aggrottare la fronte.

"Beh, è tardi" argomentò lei. "Come mai mi chiami a quest'ora?".

"Perché, figlia cara, se non ti chiamiamo noi tu non lo fai mai" le fece presente.

"Non è vero" contestò. "Ci siamo sentiti ieri!".

"Sì" confermò suo padre. "Per cinque minuti prima che ci liquidassi per tornare a lavorare. Come se io avessi capito che lavoro fai..." c'era una punta di rimprovero nella voce dell'uomo.

"Mi stai accusando di trascurarvi?" domandò Hermione, piccata. Probabile che l'avesse fatto, presa com'era dalle novità nella propria vita; e aveva capito da sola che i suoi avevano spesso temuto che il mondo magico potesse, in qualche modo, allontanarla da loro. Perché in fondo quello era il suo mondo. E non era il loro.

"Giusto un po'..." disse ridacchiando, per non farla restare male.

"Scusa" rispose mortificata, "ma il nuovo lavoro mi prende un sacco di tempo, davvero. Non ho tempo nemmeno di dire ciao a Fred!" spiegò. Beh... magari l'affermazione non era valida per quella serata, ma in generale poteva affermare che fosse una rappresentazione veritiera della realtà.

"Ma di' alla mamma che nel week-end vengo a farvi visita".

"Vieni con mezzi babbani, ti prego" si raccomandò.

"No, intendevo Materializzarmi in mezzo al vialetto!" fece ironica, ottenendo una risata da parte dell'uomo. "Ovviamente verrò con mezzi babbani, papà!".

"Non per me – adoro vederti sbucare dal camino o roba simile – ma non vorrei insospettire i vicini con uno sbuffo verde dal camino o una scopa volante che scende dal cielo" specificò allegramente. La figlia rise. "Allora" riprese lui. "Promesso?".

"Promesso" assicurò Hermione. "Ci vediamo domenica mattina, dai un bacio a mamma". Aspettò che suo padre riagganciasse il telefono per sospirare.

In quel momento, per quanto potesse sentirsi egoista, non stava pensando di certo ai genitori. L'unica cosa che le veniva in mente era il respiro caldo di Fred e i loro nasi che si sfioravano. Erano a un passo dal bacio, c'erano quasi. Merlino!

Si rese conto che voleva quel bacio più di quanto avrebbe potuto supporre, e ora che erano stati interrotti non sapeva se considerarlo un segno del destino o semplicemente una tremenda botta di sfiga. Probabilmente, la seconda.

"Tutto ok?" le domandò lui, la voce leggermente roca.

"Sì" assicurò lei fingendo di stare ancora ad armeggiare con la borsa, senza trovare il coraggio di girarsi e guardarlo negli occhi. "Questa domenica vado dai miei" annunciò, piuttosto freddamente.

Non voleva che la sua voce suonasse così, ma non aveva idea di come comportarsi, e soprattutto non aveva idea di cosa le stesse accadendo.

Fred la guardava, come ipnotizzato; non riusciva a distogliere l'attenzione dalla linea morbida della schiena, che riusciva ad intravedere anche sotto il maglione. Da quando Hermione lo attraeva in quel senso? Era strano e sbagliato – sì, sbagliato. Forse no, non era sbagliato. Ma certamente era complicato.

Per la barba di Merlino, è la ex di tuo fratello!

E lei? Cosa provava lei? Perché ora se ne stava di schiena a fingere – perché fingeva- di armeggiare con quello stupido oggetto babbano? Non voleva parlargli? Forse era sollevata per quello che non era successo? E lui? Fred era sollevato che quel bacio non fosse avvenuto? No, per niente.

O non avrebbe sentito una morsa attanagliargli lo stomaco.

L'espressione accigliata del rosso, però, si trasformò in lieve sorpresa quando la Granger si voltò e disse, in modo del tutto naturale:

"Ti va una tisana?".




Il roscio guardava la ragazza con un misto di reverenza e inquietudine: stava visibilmente facendo finta di niente. Di sicuro doveva aver pensato che quello che stavano per commettere fosse un tragico errore – magari un incidente di percorso. Non sembrava molto scossa o turbata, come invece si sentiva lui.

Stavano lì a sorseggiare una tisana e a fare battute come al solito, ma lui non la stava davvero ascoltando.

Rideva quando rideva lei, annuiva quando parlava, rispondeva con cenni e brevi frasi. Avrebbe solo voluto chiederle cosa realmente le passasse per la testa, se provasse lo stesso desiderio che provava lui.

Desiderio di riprendere da dove erano stati interrotti; contro ogni logica, contro ogni saggio proposito di essere buoni coinquilini e basta. Ma lei era sicuramente più saggia di lui, Fred lo sapeva.

"Perché ho l'impressione che tu non mi stia ascoltando?" sbuffò lei, scocciata.

Lui si riscosse da quei pensieri e puntò lo sguardo nelle iridi scure di lei.

"Certo, stavi dicendo che...".

"Che?" lo sfidò lei, un sorrisetto sulle labbra. Lui non rispose, colto in flagranza di reato. "Dicevo" riprese spazientita, "che mi sono appena ricordata di non aver detto a Harry e Ginny del lavoro da Ollivander. Tua sorella è impegnata con la squadra, e Harry è sballottato da una parte all'altra: d'altronde si sapeva che essere un Auror non è una passeggiata. Nemmeno per il Ragazzo-Che-è-Sopravvissuto..." qui si portò alla bocca la seconda tazza di tisana, della quale – per inciso – non aveva affatto voglia. Era semplicemente una scusa per restare alzata a chiacchierare.

Non aveva intenzione di andare a letto; voleva restare con Fred, ma allo stesso tempo non aveva alcun desiderio di riportare l'attenzione su quello che era successo.

Che non è successo, Hermione. Perché non è successo un tubo.

Già... forse non tra di loro, ma in lei qualcosa stava succedendo – e da un po'. Doveva scendere a patti con la realtà: Fred non le era certo indifferente.

Non poteva ignorare la sensazione di benessere che provava in sua compagnia, ma non poteva non tener conto del fatto che probabilmente c'era una vasta gamma di ragioni per cui non infilarsi in una situazione del genere.

Primo: quello era Fred Weasley, e un Weasley solo le era bastato.

Secondo: aveva sofferto abbastanza, ed era convinta – in realtà per sua pura deduzione arbitraria – che Fred non fosse uno da storia seria.

Se le piaceva in quel modo dopo qualche settimana di convivenza, poteva solo immaginare quanto sarebbe rimasta scottata se le cose si fossero evolute.

Terzo: era il fratello di Ron, e del tutto diverso da lei.

Non funzionerebbe. Al momento è possibile che non funzioneresti con nessuno, Hermione Jean Granger; men che mai con Frederick.

"Beh..." riprese Fred, distogliendola da quei fastidiosi pensieri. "Possiamo invitarli a cena, no?" propose con una voce strana. Hermione si morse un labbro, incerta.

L'aveva detto come se quella fosse davvero casa loro, come se lei non fosse solo un'affittuaria, come se fossero... una coppia.

"Chi?" chiese. "Harry e Ginny?".

"Anche Luna e Neville, se ti fa piacere" scrollò le spalle.

"Sei un Legillimens?" insinuò. Era quello che stava pensando.

"Ti conosco più di quello che pensi" rispose in un tono tale che la imbarazzò più del mancato bacio di poco prima. Lo trovava caldo, dolce, familiare, e allo stesso tempo... sensuale.

Sensuale? Sensuale?! Lui è Fred Weasley, Hermione! Svegliati, maledizione.

L'aveva sempre trovato un bel ragazzo; ma non avrebbe mai creduto di ritrovarsi a pensare a lui in quei termini.

"Mh, in fondo sì" rispose tossicchiando. "Sai anche il gusto del mio tè preferito..." tentò di buttarla sullo scherzo, ma era arrossita.

"Venerdì li invitiamo a cena, è deciso" decretò secco, ma sorridendo.

"Hai dimenticato George e Angelina" disse lei. Lui fece un sorrisetto.

"Mi sa che tra i due la Legillimens sei tu, Granger".

Nessuno dei due nominò Ron, pensando di imbarazzare l'altro. In realtà, l'unico imbarazzato all'idea di stare lì con loro sarebbe stato proprio Ron.

Hermione non provava risentimento o altro per il suo ex ragazzo, mentre Fred provava indifferenza per qualsiasi cosa Ron potesse pensare del loro coinquilinato.

"Immagino che domenica non verrai alla Tana..." iniziò lui, un po' dispiaciuto.

Il pensiero che uno dei pochi giorni in cui aveva la possibilità di vederla venisse sprecato lo rendeva un po' triste. Era stupido, dato che vivevano insieme, ma gli sarebbe piaciuto passare con Hermione Granger molto più tempo di quanto fosse lecito ammettere.

"Domenica mattina vado a trovare i miei" rispose. "Altrimenti sarei venuta" mentì spudoratamente.

"Oh, come no! Ti credo..." la sbeffeggiò.

"Beh...prima o poi verrò. Suppongo sia inevitabile, no?" domandò infine.

"La fai sembrare una punizione" ironizzò Fred. Lei si accigliò lievemente.

"Non intendevo... sai cosa intendevo!" farfugliò confusamente.

"Mh, direi di... no" la contraddisse.

"Beh..." sospirò, non proprio lieta di dover affrontare quel discorso. "Voglio bene alla famiglia Weasley, quindi prima o poi tornerò alla Tana. Soprattutto perché tua madre è così gentile da invitarmi ogni volta...".

"Sicura che non sia per Ron?" chiese, la voce più dura di quanto non volesse.

"Dipende cosa intendi". Quella frase era interpretabile in diverse maniere. "Sì, sono imbarazzata al pensiero di stare lì con tutti voi e RonRon e LavLav che si strusciano" fece una smorfia di disgusto al pensiero, "ma non certo perché io provi ancora qualcosa per Ronald"; era come se volesse rassicurarlo.

Si chiese il perché dovesse rassicurare Fred sul fatto che non provasse più sentimenti per Ron. E perché a Fred sarebbe dovuto importare? E allora – se non gli interessava – perché le aveva fatto quella domanda?

Oddio, mi scoppia la testa! Devo smetterla di essere così cervellotica!

Inspiegabilmente, Fred si sentì sollevato dal tono della Granger: era sincera, lo sentiva. Rilassò impercettibilmente le spalle e fece un gran sorriso.

"Ciò non toglie che io debba andare dai miei genitori, o mi disconosceranno" dichiarò alzandosi dal tavolo. Fred pensò che volesse andare a letto, invece si diresse alla credenza e si chinò a prendere del Whiskey Incendiario e due bicchieri. Li fece tintinnare l'uno contro l'altro l'altro e lo guardò furbescamente.

"Bicchiere della staffa?" propose con aria smaliziata. Fred rise di gusto a quell'immagine.

"Non abbiamo bevuto nulla prima, perciò non puoi chiamarlo bicchiere della staffa" precisò con un puntiglio degno della Granger.

"Aha! È qui che ti sbagli: abbiamo bevuto Burrobirra a cena" lo contraddisse Hermione. "Quindi ora ho tutto il diritto di pretendere un bicchiere della staffa, non ti pare?" fece, ovvia. Fred scosse la testa, ma sorrise.

"Ribadisco che secondo me tu non sei Hermione Granger" commentò mentre lei versava il Whiskey Incendiario e si accomodava nuovamente di fronte a lui.

"Oh, andiamo! Qualche bicchiere in più non sarà accettato come prova per il mio presunto omicidio" ribattè, divertita. "E non sono un'altra persona sotto Pozione Polisucco" specificò prima che Fred proponesse quell'ipotesi. "La verità" aggiunse, "è che in Bulgaria ho iniziato ad apprezzare di più un bicchierino dopo cena – non guardarmi così, non sono mica un'alcolista" precisò. "Solo... fa più freddo".

Ma Fred non la stava fissando perché trovava che bevesse troppo, tutt'altro. Quell'accenno alla Bulgaria gli aveva portato alla mente l'immagine di Hermione insieme a Krum, e gli sembrò che lo stomaco andasse a fuoco. Sicuramente doveva essere il Whiskey Incendiario: non c'era da allarmarsi troppo. Se non fosse che non aveva ancora mandato giù un goccio...

"So che non sei un'alcolista, scema" ribattè poi. "Anche con qualche piccola differenza, sei sempre la solita miss perfettina. Mi basta vedere quei tomi di Antiche Rune per ricordarmi chi sei..." la canzonò.

"Ehi!" gli mollò un pizzicotto sul braccio, piccata. "Xenophilius Lovegood è stato molto gentile a procurarmi quel lavoro, quindi mi sembra il caso di svolgerlo al meglio, no?".

"Sì, Caposcuola!" disse in tono cantilenante. "Non sia mai che tu non adempia ai tuoi doveri! Sarebbe un delitto!".

Hermione gli mollò un secondo pizzico sul braccio, stavolta un po' più forte.

"Sei anche diventata violenta, vedo" la celiò. "Vedendo Fleur, pensavo che a Beuxbatons insegnassero le buone maniere; ma a quanto vedo con te non ha funzionato".

Hermione mise su un'espressione offesa, ovviamente del tutto fittizia. Da quando viveva con Fred aveva imparato ad essere molto meno suscettibile, e si chiedeva come avesse fatto Ron a diventare così permaloso pur avendo i gemelli in casa. Ginny era molto più somigliante a Fred e George di quanto non lo fosse Ronald, in fin dei conti.

Quando Fred le aveva fatto quella irragionevole proposta di diventare coinquilini, aveva pensato che sarebbe stata una situazione provvisoria. Finchè non avesse avuto uno stipendio abbastanza decente da prendere una casa per sè o finchè Fred non si fosse stufato di avere una coinquilina.

Quello che non aveva previsto era che vivere con Fred le sarebbe piaciuto così tanto; tra quelle quattro mura si sentiva felice e appagata. Se le avessero intimato di andarsene, probabilmente avrebbe opposto non poca resistenza. Nemmeno con Ron si era sentita così – e loro avevano convissuto come coppia.

Era sempre come se fosse sbagliata, fuori posto; le andava stretta quella casa e le andava stretto il rapporto con il suo ragazzo.

Ma con Fred... con Fred era tutto un altro discorso. E il peggio era che sapeva bene di non poter paragonare le due situazioni, perché tra lei e Fred non c'era stato niente. Ma era davvero niente la complicità che sentiva di avere con lui dopo così poco tempo?

Hai complicità anche con Harry, provò a ribattere il suo cervello.

Oh, Hermione, per cortesia, non insultare la tua intelligenza.

A chi voleva darla a bere? La complicità con Fred era... diversa. Non avrebbe saputo dire in quale misura e cosa rappresentasse lui per lei – nè tantomeno lei per lui.

Fred la guardava incuriosito, senza sapere su cosa stesse rimuginando; rimuginava sempre, la Granger. Beh... doveva ammettere che ultimamente rimuginava tanto anche lui – troppo, per essere Fred Weasley.

"Una falce per i tuoi pensieri*" le mormorò, facendola sussultare.

"Pensavo a te" replicò di getto.

Si pentì delle proprie parole immediatamente vedendo gli occhi sgranati di lui; arrossì, cercando il modo di giustificare quell'affermazione fuori luogo che, alla luce del loro quasi-bacio, poteva risultare molto compromettente.

"Al-al fatto che da quando sono qui, ovvero in poco più di un mese, sono diventata meno permalosa" corresse la gaffe come meglio le riuscì.

"Ah" fece lui, un po' deluso da quella precisazione.

"Ora che ci penso" contestò lei, "i miei pensieri valgono almeno un galeone, altro che una falce!" disse contrariata. Era riuscita a spostare la conversazione.

"Un galeone? Nemmeno per sogno, Granger!" protestò energicamente e molto falsamente. Ne avrebbe dati molti di più, per insinuarsi tra le pieghe dei pensieri di Hermione; purtroppo non si era mai informato sulle pratiche dell'Occlumanzia e della Legilimanzia, quindi la lettura del pensiero era fuori discussione.

"Mi sento molto offesa Weasley!" gli rinfacciò con una smorfia.

"Il fatto che tu sia offesa non mi convincerà a sborsare un galeone" ridacchiò lui.

Hermione assunse un cipiglio piccato e Fred rise di gusto a quella vista, pensando che la trovava attraente anche così – imbronciata e fastidiosa.

Si versarono un altro bicchierino di Whiskey, su insistenza di Fred. Si sarebbe scolato tutta la bottiglia e altre cento tisane, pur di restare lì con lei.

"Questo è l'ultimo" aveva detto Hermione. E poi ce n'era stato un altro, e un altro. Alla fine la mezzanotte era scoccata.

"Direi che è l'ora della nanna" asserì Hermione, gettando un'occhiata all'orologio a pendolo. Il roscio annuì.

"Lo penso anch'io" fece per alzarsi e togliere i bicchieri dal tavolo, proprio nello stesso momento in cui lo fece lei, e le loro dita si sfiorarono.

Hermione sollevò lo sguardo e incrociò quello di Fred, denso dello stesso desiderio che albergava in lei da quando erano stati interrotti: voleva baciarla.

Strinse le dita attorno a quelle delicate della ragazza; erano spalla a spalla e Fred si girò di lato per accostare il volto al suo. Di nuovo si avvicinò alla bocca di lei con lentezza esasperante, forse un po' annebbiato dai fumi dell'alcol – non era sicuro di sapere cosa stesse facendo, ma sapeva di volerlo intensamente. Hermione reclinò la testa, pronta a sentire la bocca di Fred sulla propria...

Driiiiiiiin!

Un odioso, insopportabile rumore interruppe il momento magico che si era creato fra di loro. Il campanello dell'appartamento suonava insistentemente, e uno dei due doveva andare ad aprire – quantomeno per squartare il disturbatore.

Fred sembrava imbambolato. Il suo cervello era impegnato a maledirlo per aver permesso che quel babbanofilo di suo padre installasse quell'aggeggio assordante, quando bussare, come ogni mago normale, era tanto comodo.

Toccò a Hermione scansarsi, molto a malincuore, e recarsi a dare il benvenuto all'ospite, che si rivelò essere nientemeno che il Salvatore del Mondo Magico.

"Harry!" esclamò lei con stupore. "Che ci fai qui a quest'ora?" gli chiese, ancora sulla porta. Era combattuta tra il chiedergli se fosse successo qualcosa o rispedirlo fuori a pedate nel sedere e tornare da Fred. Non era certa di voler permettere al Ragazzo Sopravvissuto di sopravvivere ancora.

Alla fine si costrinse a sorridere e a rassicurarlo sul fatto che sia lei che Fred erano ancora in piedi, che si apprestavano ad andare a dormire, e che non aveva affatto disturbato.

"Mi spiace, Mione" si scusò, mortificato per l'ora tarda. "Fred..."

"In cucina" lo informò lei, asciutta. Gli fece strada: Fred era ancora imbambolato nella posa di prima, ma si riscosse quando lo vide.

"Harry" lo salutò senza grande entusiasmo. Hermione sperava che condividesse i suoi istinti omicidi, perché avrebbe significato che teneva a quel bacio, che lo voleva almeno quanto lei.

"Devo chiedervi un favore" esordì Harry con garbo.

"Di' pure" rispose il roscio, sforzandosi di non saltargli alla gola. Sarebbe stato difficile spiegare il motivo per cui aveva ucciso un tizio che era sopravvissuto all'Avada Kedavra del mago più crudele di tutti i tempi.

"Mh... avrei bisogno di dormire qui" comunicò con un certo impaccio. "Solo stanotte" chiarì con aria convinta. "Domani sistemo tutto".

"Ehm... tutto cosa?" domandò Hermione, presagendo il peggio.

"Ho discusso con Ginny, che mi ha buttato fuori di casa".

C'era il piccolo dettaglio che Grimmaud Place n.12 era casa di Harry, ma Hermione conosceva Ginny Weasley come una persona abbastanza impetuosa; probabilmente non ci aveva neanche fatto caso.

"Oh" Fred fece spallucce. "Mia sorella è così, vedrai che domani le passerà".

"Spero di sì, anche perché è una sciocchezza" mugugnò Harry.

"Di che si tratta?" chiese Hermione, preoccupata e anche un po' curiosa.

"E' gelosa di una mia collega" Harry sbuffò sonoramente. "Dice che mi fa il filo; il che è vero, ma io non le ho dato alcuna speranza. Non me ne frega niente delle altre, lo sai" si aspettava una conferma.

"Certo che lo so Harry, non devi spiegarlo a me".

"E poi" riprese, "le ho detto che non mi piace per niente come il suo allenatore le ronza intorno; e Ginny è andata su tutte le furie proclamando la propria innocenza" raccontò, "come avevo fatto io fino a due secondi prima. Solo che, quando mi accusa lei è tutto ok, quando invece lo faccio io scoppia il casino".

Fred ed Hermione si lanciarono un'occhiata d'intesa e lui si chinò a riprendere il Whiskey Incendiario dalla credenza, pensando che potesse risollevare Harry.

"Tieni amico!" disse versando il contenuto in un bicchiere apparso dal nulla. "Alla salute di Ollivander!" aggiunse con un sorrisetto in direzione di Hermione, che lo fulminò con lo sguardo.

Harry bevve tutto d'un sorso – sorso che gli andò di traverso – col solo risultato di iniziare a tossire e a sputacchiare; e Fred fu costretto ad assestargli diverse pacche sulla schiena prima che si riprendesse e tornasse – purtroppo – a ragionare.

"Perché dovremmo brindare 'alla salute di Ollivander'?" chiese, confuso.

"Non gliel'hai ancora detto, Hermione?" sembrava che Fred cadesse dalle nuvole, mentre sapeva benissimo che Harry non era stato informato. Voleva solo metterla in imbarazzo: maledetto Weasley! Come aveva potuto desiderare di baciare un essere così infido e fastidioso?

"Detto cosa?" chiese Harry, posando lo sguardo prima su uno e poi sull'altra.

La ragazza scoccò a Fred un'occhiata di puro odio, per poi rivolgersi a Harry.

"Ollivander mi ha assunto ufficialmente" sputò fuori velocemente. "Era da lui che lavoravo; ed ora è ufficiale: sono l'apprendista".

Harry, che aveva ripreso un sorso di Whiskey Incendiario, lo sputò quasi in faccia a Hermione, suscitando l'ilarità di Fred.

"Weasley, piantala!" intimò lei, puntandogli l'indice al petto.

"Ollivander non ha apprendisti!" contestò Potter, lasciandosi cadere su uno sgabello e posando il bicchiere sul tavolo.

"Uffa!" sbottò Hermione. "Ma sapete dire solo questo?" si lagnò.

"E' quello che le ho detto io" chiarì Fred, scorgendo l'espressione ebete di Harry.

"Ora ce l'ha, d'accordo?" riprese. "Ho fatto anche una discreta fatica per convincerlo e mi sto impegnando per imparare l'arte delle bacchette, quindi potresti anche dirmi qualcosa di più incoraggiante!".

Harry si tolse gli occhiali, piuttosto appannati, li ripulì con la t-shirt azzurrina, per poi rimetterli sul naso. Due occhi verdi la guardarono intensamente.

"Complimenti" disse con compostezza insolita.

L'amica si mostrò abbastanza stupita da quei complimenti così freddi, ma li rimpianse un secondo dopo, quando Potter aggiunse:

"Ora mi spieghi per quale cavolo di motivo dovresti voler fabbricare bacchette?".

Hermione sospirò e si mise a sedere, mentre Fred usciva dalla stanza, probabilmente per lasciarli da soli o perché, da parta sua, aveva già sentito la spiegazione, per quanto vaga fosse stata.

"Potresti avere mille carriere, Hermione..." non c'era una critica vera e propria, solo una gran curiosità, e forse un po' di apprensione per quella scelta stravagante.

"Beh..." iniziò la strega. "Non lo so Harry. Non ero felice, lo sai. Ho deciso mentre tornavo dalla Bulgaria. Andare da Ollivander a supplicarlo di darmi una possibilità è stata la prima cosa che ho fatto, una volta messo piede in Inghilterra – ancora prima di chiamare te".

"E lui...?" domandò.

"Lui inizialmente non era entusiasta, ma qualcosa deve averlo convinto del fatto che istruire qualcuno può essere una buona idea" rispose meditando. "Non so ancora quanto potrò imparare o quanto diventerò ferrata in questo campo, ma mi sto applicando. Ho passato la vita a fare quello che ci si aspettava da me; quello che io stessa mi aspettavo. Improvvisamente ho voglia di creare, di mettere in pratica la teoria" si stava affannando per trovare quelle parole che non le venivano. Harry si alzò e le mise una mano sul braccio, in un gesto rassicurante.

"Non devi giustificarti" disse con garbo. "Sono con te, come sempre".

A quelle parole la preoccupazione di essere disapprovata o incompresa svanì dal petto di Hermione, che abbracciò il suo migliore amico. Ormai l'unica certezza della sua vita erano – oltre ai genitori – le amicizie. Per il resto era tutto una grande incognita. Anche Fred era un'incognita.

"Ehi" fece ad un tratto lui. "Mi svelerai qualche segreto di Ollivander, vero?".

Lei lo guardò in tralice, come se le avesse chiesto di fare uno spogliarello.

"Sco-rda-te-lo!" il tono fermo e duro.

"Uff!" sbuffò contrariato. "A che serve essere Harry Potter se nessuno mi riserva un trattamento di favore?" chiese. "La mia ragazza mi sbatte fuori da quella che – fino a prova contraria – è la mia casa, e la mia migliore amica non mi considera..."

"Non ti sto prendendo a calci nel fondoschiena, Harry Potter, ed è già un trattamento di favore" lo disse con un'espressione così seria che Harry scoppiò a ridere. Se avesse saputo quanto di vero c'era in quelle parole, di sicuro il sorriso sarebbe svanito.

"Mi spiace piazzarmi qui, ma non ho scelta" farfugliò poi.

"Scemo di un Potter, non è questo il punto" mentì. Un po' era anche quello, il punto.

"E quale sarebbe?" chiese lui, ributtandosi sullo sgabello e togliendosi gli occhiali. "Perché io proprio non lo capisco" si massaggiò la fronte.

"Harry" sbuffò lei. "Tu e Ginny vi amate, giusto?". Lui annuì con foga.

"E allora dovreste smetterla di litigare per queste cavolate; ci sono cose più serie per cui discutere".

"Dillo a lei!" sbottò Harry.

"E' quello che farò non appena ne avrò occasione!" ribattè prontamente.

"Ecco, falla ragionare tu, perché io ci rinuncio".

"Ha solo paura di perderti" spiegò Hermione dolcemente. "Sei il Prescelto, il Salvatore del Mondo Magico, il Ragazzo che è Sopravvissuto...".

"Sì, Mione, hai reso il concetto"sbraitò lui, bloccandola. "E allora?".

"E allora hai un sacco di ammiratori, gente che ti sta addosso. È facile cadere in tentazione in questi casi. Non replicare: so che non lo faresti mai, però è ovvio che Ginny abbia paura". Lui fece schioccare la lingua, spazientito.

"Per favore! Ginny? Ginny che è uscita con più persone di me? Ginny che gioca a Quiddich da professionista e che conosce un sacco di gente in giro? Parli di Ginevra Weasley?". Il sarcasmo evidente nella sua voce era misto a rabbia e a una certa inquietudine.

"Harry, lei non ha mai rinunciato a te. Le piacevi già a dieci anni" gli fece notare con un'occhiataccia. "Se tu non ci avessi messo cinque anni ad accorgerti di lei, non si sarebbe messa nè con Michael Corner nè con Dean Thomas, non credi?" chiese.

Lui non sembrò trovare niente di ragionevole da replicare, perché scrollò le spalle e sospirò. "Io ho baciato solo Cho prima di lei". Hermione sbuffò sonoramente.

"Senti, ora sono stanca. Hai una storia d'amore meravigliosa con una ragazza che conosci da sempre. Al contrario di me e Ron, o di me e Victor, o di me e chiunque altro – a questo punto – voi siete una coppia riuscita. Quindi smettila di lagnarti e dille una buona volta che la ami e vuoi stare solo con lei".

"Se non capisce?" borbottò in tono lamentoso.

"Se non capisce" disse lei per tutta risposta, "la picchio. Tu – ovviamente – non puoi; ma io sono una ragazza come lei, quindi sono autorizzata. Ti va bene?". Harry rise di gusto a quella risposta.

"Non mi pare una gran soluzione" controbattè guardandola storto. "Comunque hai ragione" aggiunse. "Siamo una coppia felice che litiga per delle cazzate galattiche". Si passò stancamente una mano sul volto.

"Appunto!" gli fece eco, finalmente soddisfatta. "Vedo che almeno un neurone ti è rimasto in quella zucca vuota!".

"Solo... non dire più che non puoi avere una storia decente" la rimproverò. "Troverai anche tu il ragazzo perfetto. Cioè, magari non perfetto-perfetto" si corresse. "Diciamo perfetto-meglio-di-Ron-e-Krum". Lei sorrise, grata per quelle parole.

"Dai Harry; cinque minuti, un colpo di bacchetta e il divano sarà pronto per la notte". Uscì dalla cucina e si diresse in salone, sperando ardentemente che Harry avesse ragione, che anche a lei sarebbe stato concesso di avere un rapporto come quello di Harry Potter e Ginny Weasley.



"D0rmi bene" disse piano Hermione.

"Già... sogni d'oro, Harry" cantilenò dolcemente Fred, facendo il verso a Hermione.

Nessuno dei due, salendo le scale, fece menzione di quello che era successo poco prima; benchè, salutandosi sul pianerottolo, entrambi pensassero ai baci mancati della giornata.

Hermione si ritirò con una quella sconfortante verità nel cuore: le piaceva Fred Weasley. Almeno un po'. Sì, giusto un pochino.

Non è grave, Hermione, puoi ancora tirartene fuori. Ti piace un po', solo un po', si ripeteva sprimacciando il cuscino e infilandosi sotto le coperte.

Nella stanza di fronte a quella della strega, Fred era impegnato pressapoco negli stessi ragionamenti: poteva benissimo uscirne e reprimere quella... quella cosa. Di qualunque male pericolosissimo e contagiabile si trattasse.

In fondo non è ancora successo; quindi puoi tranquillamente far finta di niente, giusto Freddie?, disse la vocina nella sua testa.

Sì, doveva essere così. Quella sera erano alticci, perciò non contava.

Sì, ma la prima volta?, domandò malignamente la voce. Somigliava vagamente al tono inquisitorio che George utilizzava con lui in certe occasioni.

"Oh! Sta'zitto!" bofonchiò spegnendo la candela e mettendosi a letto. Bastava non pensarci. Non pensarci era la soluzione perfetta.









ANGOLO AUTRICE


Salve gente,

eccomi a voi con un nuovo capitolo. È lungo circa il doppio degli altri, spero non troppo. E quindi, Hermione e Fred sono stati a tanto così dal baciarsi.

Beh, mi direte cosa ne pensate. Mi scuso per la molesta presenza di Harry Potter che li ha bloccati, è insensibile, lo so. Comunque, tra tipo tre capitoli una testa bionda farà capolino nel cast. Ora, una cosa seria. Un paio di persone mi hanno segnalato il problema che leggendo le mie storie spesso la pagina crashi o addirittura a una ragazza appaiono pubblicità subito, che le impediscono di leggere. Qualcun altro ha questi problemi o roba del genere? Se sì, qualcuno sa come risolvere o da cosa dipendono? Se avete la risposta contattatemi in messaggio privato, vi prego. Perché altrimenti penso che mi dovrò rivolgere all'amministrazione per sapere come ovviare al problema. Ah, un'altra cosa. Qualcuno mi sa dire come si fanno i tag sul sito? Sono terribilmente anti-tecnologica, lo so. Grazie mille per l'attenzione e al prossimo capitolo. Baci,

Jules :)




p.s. Jaded_ visto? Ti avevo mentito, no? Non si sono baciati. Spoiler fasullo, quindi.


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