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Autore: EmmaStarr    26/09/2015    4 recensioni
Alexander Lightwood appartiene alla Gilda di assassini più potente di New York, gli Shadowhunters. Ma cosa succede se gli viene assegnato l'unico incarico che non potrà mai svolgere?
* * *
«Quindi sembra proprio che dovrò ucciderti» sospirò Alec fra sé e sé, lanciando il biglietto nel fuoco. «Magnus Bane.»
* * *
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Magnus Bane degli Warlocks è sempre stato un tipo eccentrico: ogni giorno un'idea nuova, un nuovo divertimento. Ma che succede se la sua vita viene messa improvvisamente a rischio?
* * *
«Gli Shadowhunters vogliono uccidermi?» ripeté, cercando di non mostrarsi troppo spaventato. Lo sapevano tutti, in città, che avere gli Shadowhunters contro era un gran brutto affare.
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Due ragazzi, due vite agli antipodi destinate a collidere. Cosa si è disposti a mettere in gioco per amore? Quanto si è disposti a perdere?
* * *
[Malec] [assassini!AU]
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Alec Lightwood, Magnus Bane, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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-III-




L'Istituto si premurò di far recapitare a casa di Magnus la parcella per l'operazione, ma Alec si sentiva ancora terribilmente in debito per com'erano andate le cose. Ricordava solo l'imboscata, e come avesse fatto il possibile per proteggere i suoi fratelli -fallendo miseramente nel tentativo, oltretutto. Poi si era risvegliato nel letto della casa di Magnus, circondato dalla sua famiglia. Non era riuscito a vedere lo Warlock neanche di striscio, perché a quanto pareva aveva “delle faccende da sbrigare” e se n'era andato appena conclusa l'operazione.

«Perché mi hai portato ?» gemette rivolto a Isabelle quando furono finalmente soli. «Sai com'è la situazione.»

Lei giocherellava con una ciocca di capelli, evitando il suo sguardo. «Lo so, cosa credi?» sbottò. «Ma... che altra scelta avevo? Voglio dire, stavi morendo» replicò con voce tremante. «Jace continuava a dire che era una pazzia, ma ho pensato... cioè, non gli ho proprio detto che stavate insieme, ma...»

«Izzy, noi non stiamo insieme» specificò Alec inarcando un sopracciglio.

«Vabbè, è lo stesso» lo liquidò lei. «Voglio dire, so che per te ora sarà più difficile...»

«Sarà impossibile» la corresse lui con un sussurro. «Izzy, io non...»

Lei abbozzò un sorriso triste. «Lo so.»

«Che cos'è che sapete tutti e io no?» fece una voce da dietro di loro.

Alec sospirò. «È una storia lunga, Jace. Vieni qua.» Che sapesse, anche lui. Tanto, le cose non potevano andare peggio di così.

 

* * *

 

Non l'aveva detto né a Ragnor né a Catarina. Figuriamoci, l'avrebbero ucciso. Triturato. Sezionato vivo. Andiamo, gli si era presentata un'occasione d'oro! Sarebbe bastato rifiutarsi, o non aprire la porta, o fingere che l'operazione fosse andata male. Niente di più facile.

Molto probabilmente gli Shadowhunters però avrebbero intuito qualcosa. Morto in circostanze misteriose intorno al suo obiettivo super-segreto. E poi avrebbero assegnato la missione a qualcun altro, giusto! Qualcuno di più difficile da identificare, qualcuno di più abile negli appostamenti o cose del genere. Inoltre, c'era sempre la possibilità che Alec non fosse affatto chi lui temeva che fosse, e non salvarlo sarebbe stato un omicidio bello e buono.

Continuava a ripetersi queste ragioni nella testa, ma era comunque convinto che Ragnor e Catarina avrebbero ballato sul suo cadavere se gli avesse rivelato cos'aveva combinato. Sul rapporto aveva scritto solo “Shadowhunter ferito” e la parcella, senza aggiungere altro.

Era perso nelle sue macabre elucubrazioni quando sentì suonare il campanello. Sospirò: sapeva di chi si trattava, e come no? «È aperto, Alexander» disse ad alta voce.

La porta si socchiuse piano. «Ehm... ciao» mormorò il diretto interessato, avanzando cautamente nel loft. «Io volevo, uhm, ringraziarti. Per... sai, per l'altro giorno. Sarei venuto prima, ma sono tutti assurdamente convinti che io debba stare a riposo e cose varie, anche se ho dormito tre giorni di fila...» Arrossì e smise di parlare. Era arrivato davanti al divano su cui era stravaccato Magnus, e sembrava davvero a corto di parole. Lo Warlock sollevò lo sguardo, divertito, e Alec proseguì. «Quindi, insomma, grazie. Davvero. Mi spiace per la lettera che ha mandato il Conclave, sai, no, quella della parcella. Non mi hanno permesso di cambiarla, anche se per me era troppo impersonale. Quindi grazie» ripeté, un po' impacciato, sedendosi sul divano affianco a lui.

In tanti anni di onorato servizio nella Gilda degli Warlocks, quella era la prima volta in assoluto che uno Shadowhunter lo ringraziava per averlo aiutato. Di norma era abituato ad essere considerato alla stregua di un semplice strumento, e il discorso di Alec per molti Shadowhunters sarebbe stato assurdo tanto quanto il ringraziare un forno a microonde per aver riscaldato la cena. Eppure eccolo lì, davanti a lui, con le guance arrossate e gli occhi determinati.

«Non c'è di che» fece Magnus, malizioso. «Sai, è strano che uno Shadowhunter come te venga di sua spontanea volontà a ringraziare uno Warlock» frecciò.

Alec abbassò lo sguardo. «Già... mi spiace.»

Magnus non resistette più: si voltò e lo baciò proprio lì, sul divano. Fu un bacio terribilmente dolce, nonostante le lingue frenetiche e le mani strette violentemente dietro la nuca. Si staccò che avevano entrambi il fiatone. «Che dire, sono abbastanza contento che tu non sia morto, al momento» soffiò lo Warlock.

«Anch'io... anch'io sono contento. Di non essere morto, dico» balbettò Alec.

«Naturalmente» sorrise Magnus. «Di' un po', che ne diresti di restare qui, stasera? Ti va l'idea?»

A giudicare dall'espressione di Alec, gli andava eccome.

 

* * *

 

Era un disastro, lo sapeva. Gli piaceva pensare che forse, fino a una settimana prima, sarebbe riuscito a farlo. Ma adesso, dopo quello che era successo, Alec sapeva di essere troppo dentro a quella storia per non uscirne distrutto, in un modo o nell'altro. Al momento però non riusciva a preoccuparsene più di tanto, stravaccato sul divano del loft di Magnus: avevano passato una serata stupenda e ora se ne stavano semplicemente uno appoggiato all'altro, mentre una musica da atmosfera suonava piano nella stanza di fianco.

Magnus ridacchiò e fece per buttarglisi addosso, pronto per un'altra sessione di baci tanto passionali da mozzare il respiro. «Sei ubriaco» bofonchiò Alec, spingendolo indietro.

Magnus emise un gorgoglio tutt'altro che sobrio e ribatté, malizioso: «Anche tu!»

Alec non poté fare a meno di annuire meccanicamente. «Può darsi» ammise. La testa gli girava, e si sentiva leggero come mai gli era capitato. «Ma non quanto te!» aggiunse con un sorriso, impedendogli di infilargli la mano sotto il maglione.

Magnus si incupì. «Lasciami divertire» si imbronciò. «Potrei non avere più quest'occasione» sussurrò con aria confidenziale.

Alec corrugò le sopracciglia, sforzandosi per formulare una frase coerente. «Cosa intendi?»

«Tra poco morirò» rivelò Magnus con un sorriso rassegnato. Alec per poco non si strozzò con la sua stessa saliva, ma l'altro non parve farci caso. «Sìssì, mi uccideranno» continuò concitato. «I tuoi amici Shadowhunters hanno deciso che devo tirare le cuoia, ed io non riuscirò a fermarli» fece una pausa, come concentrandosi su qualcosa, «perché non voglio.»

«Non dire mai più una cosa del genere!» esclamò Alec, prendendogli una mano con impeto. Subito dopo arrossì, ma non mollò la presa. «Intendo... non puoi fare così. Devi sopravvivere, capito?» continuò, la voce carica di urgenza. Sentiva che se non avesse bevuto non sarebbe mai stato così audace, ma al momento non riusciva a preoccuparsene. «Non so cosa farei se morissi» mormorò, abbattuto.

«È carino che sia proprio tu a dirlo» biascicò Magnus, la voce impastata dal sonno. «Meglio che sia tu... e non qualcun altro» aggiunse.

«I-in che senso, scusa?» balbettò Alec, il cuore a mille. Magnus sapeva...? Ma era inutile: l'altro gli si era addormentato addosso, la testa che premeva calda sulla sua spalla.

 

* * *

 

«Gliel'hai detto?» gridò Ragnor, fuori di sé.

Magnus allontanò un po' il telefono dall'orecchio. «Ti ho detto che non mi ricordo bene, però...»

«Ti rendi conto che era il tuo unico vantaggio?» chiese di nuovo l'altro.

Magnus si portò una mano alla fronte, infastidito. «E non urlare, che ho un mal di testa...» Alec se n'era andato all'alba, lasciandogli un biglietto nella sua calligrafia ordinata che lo ringraziava per la serata e gli prometteva di passare nel pomeriggio, appena finito l'allenamento. Gli aveva messo addirittura una coperta, dannata cavalleria da Shadowhunters. Perciò non era proprio incline ad ascoltare Ragnor accusarlo di aver appena firmato la propria condanna a morte. Specialmente a quell'ora del mattino.

«Posso sapere almeno come ha reagito?» domandò ironico l'amico.

Magnus si sforzò di concentrarsi. «Ha detto... di non volere che io muoia, credo» rivelò con una certa dose di soddisfazione.

Ragor sospirò, e Magnus era sicuro che si fosse appena passato una mano sulla fronte. «Beh, adesso devi sfruttare la situazione. Chiedigli, non so, di indagare. Di aiutarti. Di rivelarti in anticipo le loro mosse. Può darsi che ne fosse davvero all'oscuro, e questo semplificherebbe di gran lunga tutta la faccenda. O in alternativa, potrebbe finire per tradirsi» ragionò. Magnus annuì, rincuorato: era per questo che non aveva deciso di chiamare Catarina, pensò. Lei si sarebbe limitata ad azzannarlo alla gola, mentre con Ragnor si poteva parlare un po' più civilmente.

«Va bene» promise. «Gli parlerò.» In verità era inutile che mentisse a se stesso: era sicuro al novantanove percento che lo Shadowhunter incaricato di ucciderlo fosse proprio Alec. Nei suoi occhi aveva letto un lampo di paura, la sera prima, per quanto fosse stato veloce a cancellarlo. E sapeva che, in base all'ultima riunione del Consiglio degli Warlock, era suo preciso dovere -pena l'espulsione dalla Gilda- ucciderlo in quanto pericolo per tutti gli Warlocks. Dovevano ammazzarsi a vicenda, non c'era nient'altro da fare.

Però, dannazione, si amavano. Magnus lo sapeva, lo sentiva. Alec aveva avuto migliaia di occasioni per ucciderlo, e non l'aveva fatto. E lo stesso valeva per lui. In qualche modo sperava che... che il loro amore andasse oltre le Gilde, oltre il mondo. A volte credeva che le cose sarebbero potute benissimo andare così, altre volte invece realizzava semplicemente che niente di quello che stavano costruendo sarebbe potuto durare. Sospirò. «Hai ragione. Anzi, sai cosa? Vado a parlargli adesso.»

Fino a quel momento non era mai andato direttamente alla base degli Shadowhunters -l'Istituto, come lo chiamavano loro- perché Alec gli aveva rivelato tra un rossore e l'altro di non aver mai detto ai suoi di essere gay, e che temeva che lo espellessero dalla Gilda se l'avessero saputo. Ma forse poteva anche essere un tentativo di tenerlo lontano dal raggio d'azione degli Shadowhunters, che Alec stesse cercando di proteggerlo dalla sua Gilda. In questo caso, significava che Alec sapeva. E di norma gli Shadowhunters non svelavano il contenuto delle proprie missioni al primo che passava, quindi... Riagganciò ignorando le proteste di Ragnor e si diresse alla volta del quartier generale della Gilda che lo voleva morto.

 

* * *

 

«Che cosa?» gridò Jace, quasi strozzandosi col suo caffè.

Isabelle sbarrò gli occhi. «Sei sicuro che abbia detto proprio così?» domandò, pallida come un fantasma.

Alec si passò una mano sugli occhi, stanco, e non disse niente. Era tornato a casa mentre tutti stavano ancora facendo colazione, e non ce l'aveva proprio fatta a mantenere il segreto: Magnus... Magnus sapeva, dannazione! In qualche modo doveva aver saputo che gli Shadowhunters lo volevano morto, era stato mortalmente chiaro al riguardo.

«Ma come ha fatto a sapere che eri tu?» sbottò Isabelle.

Jace sospirò. «Non credo che ci siano stati tanti altri Shadowhunters ad avvicinarlo recentemente» fece notare. «Se è vero che ha ricevuto una soffiata nello stesso periodo in cui ti ha conosciuto, non ci deve aver messo molto a fare due più due.»

Alec annuì, sconfortato. Questo gli apriva un altro quesito: allora Magnus lo aveva frequentato al solo scopo di tenerselo buono in quanto possibile assassino? Aveva cercato di sedurlo per impedirgli di ucciderlo? In realtà non... non provava nulla? Cercò con tutte le sue forze di cacciare quel pensiero dalla sua testa. Meglio che sia tu... e non qualcun altro, aveva detto Magnus prima di addormentarsi: Alec voleva credere che quello che c'era tra loro fosse vero, per quanto destinato a non durare.

«Non so cosa fare» ammise, la voce roca. «Dovrei parlargli? Cioè, se non fossi io l'assassino mi dovrei come minimo preoccupare del fatto che la mia Gilda stia cercando di ucciderlo. Dovrei chiedermi perché. Dovrei sembrare in conflitto con me stesso. Dovrei fingere di scegliere da che parte stare. Lui si aspetterà che gli offra il mio aiuto.» Più parlava, più si sentiva seppellito dalla montagna di bugie che avrebbe dovuto scaricare su Magnus. Ne sarebbe stato capace? «Oppure potrei... dirgli la verità...» mormorò a mezza voce, lo sguardo fisso sul tavolo della cucina.

Isabelle si alzò in piedi. «No, Alec. Questo è fuori discussione» affermò, decisa.

Jace si mordeva il labbro. «Ha ragione lei, è un rischio troppo alto. Altro che l'Esilio, se ci provassi oltre che i Marchi ti toglierebbero la testa!»

Alec sbuffò. Avevano ragione, ovviamente. Solo che... «Quindi gli dico... gli dico che non lo sapevo. Che mi dispiace. Che posso indagare, anche se ovviamente poi gli dirò di non aver trovato nulla.» Più parlava, più si sentiva sprofondare in un buco nero: non sopportava più quella situazione, ne era letteralmente sopraffatto. Avrebbe preferito non aver mai avuto niente a che fare con quella storia, non aver mai accettato quel biglietto da visita... Ma poi ricordò i baci della sera precedente, e le risate, e gli occhi di Magnus, e realizzò che non era vero, che nonostante tutto era felice di averlo conosciuto. Perché, semplicemente, lo amava. «Io lo amo» disse ad alta voce, lo sguardo fisso sul tavolo. «Lo amo davvero» ribadì, con un tono quasi rassegnato.

«Alec...» mormorò Isabelle, posandogli una mano sul braccio.

«Potresti dirgli di scappare» se ne uscì Jace. Alec rizzò la testa. «Ma sì, digli... digli che gli Shadowhunters sono troppo forti, che farebbe bene a levare le tende e a trovarsi una sistemazione, non so, in Europa. Poi, col Conclave, fa' finta che sia scappato senza dire nulla.»

«Potrebbe funzionare!» esclamò Isabelle, gli occhi luminosi. «Jace, sei un genio! In questo modo nessuno potrebbe incolpare te, e allo stesso tempo Magnus starebbe bene!»

Alec corrugò la fronte, analizzando il piano alla ricerca di una possibile falla. Agendo in questo modo Magnus sarebbe sopravvissuto, e lui sarebbe rimasto nella Gilda. In teoria era un'ottima soluzione, quasi insperata fino a pochi minuti prima, però... Però non vi vedrete mai più, disse una vocina nella sua mente. Scosse la testa con decisione: non poteva farsi frenare da pensieri del genere. «È geniale. Farò così» disse, sforzandosi di sorridere.

 

* * *

 

Quando il telefono squillò, Magnus rispose senza nemmeno controllare chi lo stesse chiamando. «Sì?» fece, distratto.

«Magnus? Ti ho svegliato?» domandò la voce preoccupata di Alec dall'altro lato del telefono.

Il ragazzo non riuscì a impedire alle sue labbra di aprirsi in un sorriso stanco. «No, tranquillo. Cosa c'è?»

Riusciva a sentirlo mentre si mordeva il labbro, riusciva a vedere la sua fronte corrucciata. «Volevo chiederti se potevo passare da te...» mormorò alla fine, e ancora, Magnus poteva vedere le sue guance arrossire leggermente. «Ma sei in strada?» chiese poi, confuso.

«In effetti sì. Anzi, stavo proprio venendo da te» commentò con noncuranza.

Alec trattenne bruscamente il respiro. «Tu stai... cosa?» Magnus tacque. «Ma sei impazzito? Dove sei?» chiese ancora il ragazzo, alzando un po' la voce.

«Sono appena uscito dalla metropolitana» disse Magnus, sulla difensiva. «Ma non è il caso di...»

«Mi hai appena rivelato di essere il bersaglio di un membro della mia Gilda, e vieni a trovarmi al Quartier Generale? E se il... e se lo Shadowhunter incaricato di ucciderti ti avesse visto? E se qualcuno del Conclave ti avesse visto?»

Era la prima volta che Alec gli parlava così, con un tono tanto concitato, e per un istante Magnus fu assolutamente certo che non poteva essere lui: andiamo, non... non poteva e basta. Poi ripensò al suo sguardo quando gli aveva rivelato la verità, a quella paura mista a consapevolezza riflessa nei suoi occhi così trasparenti, e si sentì come invecchiare di dieci anni. «Hai ragione, scusa» mormorò. Era tutta una finta, quindi? Alec fingeva di tenere a lui per ottenere la sua fiducia, era solo un lavoro come un altro? Non c'era stato niente di vero nei loro baci, nei loro sguardi?

Eppure, il suo tono gli era sembrato così sincero. Non quando parlava del famoso Shadowhunter incaricato di ucciderlo -lì era persino incespicato con la voce-, ma quando aveva citato il Conclave. Forse era davvero preoccupato all'idea di vederlo ucciso sotto casa, dopotutto. Sospirò, leggermente rincuorato. «Scusami, non ho riflettuto» aggiunse.

Alec sbuffò. «Ti vengo incontro, così... così chiariamo la faccenda» affermò. «Facciamo a Central Park, dall'ingresso Nord?»

Magnus annuì meccanicamente. «Ti aspetto lì» promise, e riagganciò. Non era sicuro di niente, al momento, tranne che di una cosa: per quanto assurdo fosse, per quanto pericoloso e sbagliato potesse essere, lui si era perdutamente innamorato di Alexander Lightwood. E questo non avrebbe portato nient'altro che guai.


















Angolo Autrice:
Rieccomi! Stavolta pubblico di sabato perché domani non so se farò in tempo. Quindi... Magnus si è tradito. Un po' perché era ubriaco, ma un po' credo che in qualche modo avesse voluto dirglielo già da un po', perché non è da lui tenere un segreto così grande con la persona che ama. Alec invece è più serio, più un tipo che pensa mille volte alle conseguenze delle sue azioni prima di agire, e quindi riesce meglio a tenere un segreto del genere. Anche se la cosa lo fa star male il triplo.

Detto ciò... che ve ne è parso del capitolo? Spero davvero che vi sia piaciuto, che abbiate trovato i personaggi IC e che deciderete di lasciarmi una recensione! ^^ Ringrazio tutti quelli che hanno recensito lo scorso capitolo, chi l'ha messo tra le ricordate, seguite e preferite!
Un abbraccio, vostra
Emma ^^

  
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