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Autore: The_Lock    28/09/2015    2 recensioni
Sette amici decidono di passare un fine settimana lontano dalla civiltà. Sembra una storia horror qualsiasi, ma in realtà è un gioco interattivo: a fine di ogni capitolo si dovrà scegliere tra due o più opzioni, ognuna delle quali avrà delle conseguenze. Il primo a commentare ha il diritto di scegliere.
Genere: Horror, Suspence, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'It's up to you!'
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DRUMMER ISLAND, ORE 22:38

 

Trevor puntò la torcia all'interno del locale caldaie alla disperata ricerca di un'arma; certo, non si aspettava di trovarvi una sega circolare o un cannone bazooka, ma al ragazzo sarebbe bastato qualsiasi oggetto contundente per affrontare la creatura, stordirla e cercare Brooke.

Si alzò con difficoltà, e alla fine si decise a scardinare un tubo che avrebbe usato per infilzare il mostro come uno spiedo, o almeno quella era la sua idea. Tenendo il tubo sottobraccio, Trevor si affacciò nuovamente alla porta socchiusa e, respirando pesantemente, illuminò il corridoio. Un forte sollievo si impadronì del ragazzo, quando scoprì che, a quanto poteva vedere, la creatura era sparita ed ora aveva il via libera.

Trevor si sporse leggermente, pronto alla ritirata in caso il mostro avesse in piano di tendergli una trappola, ma il moro riuscì a muovere i primi passi senza che nessuno lo assalisse, quindi iniziò la sua ricerca di Brooke con un forte senso di oppressione che gli attanagliava il cuore. Da dove poteva cominciare? L'ospedale aveva tanti piani, e ancora più studi e camere ed il moro temeva nel profondo che la ricerca potesse protrarsi troppo a lungo per salvare la sua ragazza.

Iniziò comunque a camminare nel buio dell'ospedale, preferendo essere un bersaglio mobile che uno fermo che aspetta solo di essere mangiato, quando un ricordo gli attraversò il cervello con la forza di un proiettile.

Si ricordò dell'uomo con la maschera a gas che lo colpì, le sue larghe lenti che riflettevano il volto di Trevor incredulo, l'urlo di Brooke, ma la sua memoria dischiuse un ricordo che consciamente Trevor aveva soppresso: sul camicie del dottore, vi era la scritta Dottor R- qualcosa, il resto non se lo ricordava, ma era comunque un bell'inizio.

Si ricordò immediatamente di quando, con Brooke, solo poche ore prima, aveva cercato di entrare nell'ufficio del Dottor R, e poi quell'uomo era comparso a portar terrore nelle loro vite. Trevor salì le scale con lentezza e fermandosi ogni tanto alla ricerca di qualche suono, ma ormai nulla giungeva alle sue orecchie, se non il rumore delle fronde degli alberi smosse dal vento autunnale.

Poi, però, si perse in altri ricordi: la prima volta che vide Brooke a lezione di psicologia. Fin da subito Trevor fu attratto da quei boccoli rossi che cadevano pigri sulle spalle della ragazza, il tintinnio dei suoi braccialetti mentre prendeva appunti sul quaderno, il colore blu metallico delle unghie smaltate e solo dopo, quasi per magia, Brooke voltò il capo in direzione di Trevor. Il moro doveva esser arrossito in quel momento, perché lei corrugò leggermente la fronte, per poi distenderla e sorridergli. Un semplice sorriso che a Trevor costò mesi di disperato corteggiamento. Ma quello era il passato, ora il moro era ben consapevole che doveva fare di tutto per salvare la sua ragazza, ed infatti bruciò gli ultimi metri con passo veloce. Arrivò sulla soglia dell'ufficio del Dottor R, e provò ad aprirne la porta che si rivelò, ovviamente, chiusa; allora il moro si tolse la maglietta, la avvolse all'altezza del gomito e spaccò il vetro, per poi infilare la mano dall'interno e sbloccare la serratura, così da permettergli l'entrata.

L'ufficio era straordinariamente ordinato, anche se proprio pulito non poteva essere definito. C'erano ovunque macchie di muffa, l'intonaco si sbriciolava alla prima vibrazione e sul suolo vi erano macchie di liquido nerastro.

“Brooke...” mormorò, pensoso, illuminando lo studio coperto da librerie a muro senza lasciare neanche uno spazio libero per uno scorcio di muro.

 

A) Trevor cerca ancora nell'ufficio
B) Trevor cambia stanza

 

 

La conta fu terminata e la mano di Shannen cadde come una ghigliottina sulla testa di Troy, puntandolo come un boia fa col condannato a morte. Il moro annuì e si morse il labbro. Avrebbe fatto volentieri a cambio con chiunque, ma non erano quelli i patti con cui si era accordato con Shannen e Laurel, quindi non gli rimaneva che ingoiare il boccone amaro e dimostrare a tutti che non aveva paura, quando in realtà sentiva la sua anima che cercava di uscire dal corpo prima di provare quell'estremo dolore che la creatura gli avrebbe inflitto. Certo, Lana avrebbe potuto salvarlo in tempo, ma era giusto prepararsi al peggio.

Laurel e Shannen si nascosero nel sottoscala, mentre Troy si metteva con le spalle al muro, difronte alle scale in modo tale che la creatura potesse vederlo in fretta e senza puntare nessun altro; Lana, invece, si mise di lato, in modo da avere una migliore visuale. Pochi secondi dopo, ecco che il braccio secco e forte della creatura spaccò la porta, e con gesti a casaccio e furenti di chi, posseduto da una rabbia assassina non pensa ad altro se non a uccidere chiunque gli capiti davanti, cercò a tentoni la maniglia. La afferrò, la ruppe e spalancò la porta con un colpo di entrambe le mani, scardinandola e facendola cadere per la rampa delle scale. Impaurito, Troy volse lo sguardo per evitare nuovamente di vedere quel volto vicino al suo, ma il mostro spiccò un salto e atterrò sui resti della porta spaccata, evitando di scendere le scale e rimanendo a pochi centimetri dal ragazzo. Quando la creatura si ergeva a due zampe, era possibile vederla alta quasi due metri, e così il mostro si piegò, avvicinando il proprio volto a quello di Troy. Il ragazzo chiuse gli occhi ed una strana immobilità si impossessò del suo corpo: non muoveva un solo muscolo, neanche il diaframma per la normale respirazione, ed ecco che accadde qualcosa di strano. Troy aprì gli occhi, sentendo il respiro fetido della creatura e, senza muovere lo sguardo, la vide che indugiava, e guardava da qualche parte, non nella sua. Era come se, tutto d'un tratto, non lo percepisse più, con i suoi occhi lattei e scoloriti o con il suo naso senza cartilagine ma con le due narici strette da rettile che partivano direttamente da sopra la bocca.

“EHI!” urlò Lana, e la creatura si voltò, ululando verso la ragazza. Poi, accadde tutto in fretta: Lana premette il grilletto mentre la creatura urlava ancora contro di lei, partì un missile infuocato di color magenta che andò a infilarsi nella bocca spalancata del mostro, e un terribile puzzo di carne bruciata si diffuse per la cantina. Il mostro afferrò la propria gola con ambo le mani nel tentativo di sputare il missile, ma a causa di un riflesso esofageo istintivo, la creatura ingoiò il missile così che, poco dopo, cadde a terra, morta.

Attraverso la pelle pallida del mostro, si vedeva ancora risplendere di luce magenta il razzo, e la pelle attorno iniziò a scurirsi in poco tempo, a ricoprirsi di pustole e poi si consumò del tutto, mentre il razzo perforava lo stomaco del mostro e cadeva a terra, coperto di brandelli di carne cotta e sangue nerastro.

Troy guardò tutta la scena con occhi sgranati. Non si era accorto che era scivolato per terra, rimanendo seduto sul pavimento, ma quando il fumo che odorava di carne cotta si diradò, i ragazzi uscirono allo scoperto, e si congratularono con Lana.

“Grazie.” disse Troy, abbracciandola.

“Figurati.” sorrise Lana, godendosi quell'abbraccio che tanto le riempì il cuore di gioia.

“Ora che facciamo?” domandò Shannen. Con il flash del cellulare, Laurel illuminò le pareti della cantina e vi trovò una cartina appesa dell'isola. Vi era segnato di tutto: le ville, l'ospedale, e addirittura una torretta per la comunicazione via radio.

“Andiamo a cercare gli altri...” propose Laurel.

“Non ci converrebbe chiamare aiuto?” domandò Lana, aggrottando la fronte.

“Possiamo pur sempre dividerci.” annuì Troy.

“Sì, ma la pistola è una sola. Chi ci dice che non ci solo altre bestie del genere, sull'isola?” intervenne Shannen.
“Ok, chi viene all'ospedale con me?” domandò Laurel.

C) Shannen
D) Troy
E) Lana

Brooke aprì gli occhi, stordita, e vide su di sé puntate delle fortissime luci al led. Erano quattro cerchi esterni ed uno interno che formavano come il disegno di un fiore poco aggraziato. La ragazza sentì del liquido caldo scendere dalla fronte, allora provò ad alzare la mano per accertarsi della ferita, ma si pietrificò di paura nel constatare che era legata ad un lettino. C'erano delle stringhe che tenevano fermi i suoi polsi, le sue caviglie, il collo e il bacino.

“No no no no...” pianse, cercando di dimenarsi ma facendosi solamente più male.

“TREVOR! AIUTO!” urlò, iniziando a piangere. Qualcuno entrò dalla porta con passi lenti e misurati. Brooke provò a volgere lo sguardo verso quella persona, ma le fu impossibile a causa della cinghia che le bloccava il collo, ma sentì che iniziava a giocherellare con degli strumenti che suonavano come di ferro, appena posati.

“Ti prego, lasciami andare.” pianse, mordendosi le labbra. L'uomo camminò, fino a rimanere in piedi al fianco della ragazza, e poi le accarezzò i capelli, dicendole con voce fredda ma calma di stare tranquilla.

“Come ti chiami?” disse l'uomo.

“B-Brooke.” balbettò la ragazza.

“Sei destinata a grandi cose, Brooke.” commentò l'uomo, passando un gomitolo di alcol sull'incavo del gomito della ragazza. “Ti ho scelto per una nuova vita, per rinascere più forte e più potente di prima.” le spiegò, facendole intravedere una siringa piena di un liquido nero e denso.

“No no no!” disse lei, cercando di dimenarsi. Spazientito, l'uomo le bloccò le guance con una presa salda e ferma della mano, e si avvicinò a lei, piantandole addosso i suoi occhi blu severi e glaciali; i resto del volto era coperto da una mascherina da chirurgo.

“Sei destinata a grandi cose, Brooke. Ora sta' ferma o ti farò del male.” spiegò, facendo pressione sulla leva della siringa così che dalla punta dell'ago sgorgassero goccioline dense e nere come il catrame.


*Ta-da!*
Ringraziamo "ninas dark moon" per il commento precedente e per le scelte che ha fatto (abbastanza sagge, a parer mio). Ma ora, vi ho posto davanti ad un bel bivio. Diciamo pure che Trevor ha pochissimo tempo per salvare Brooke, e solo una delle due opzioni lo condurrà dalla ragazza; l'altra no. Se potete, ragionateci su (gli indizi ci sono), altrimenti lanciate una moneta e vedremo se la fortuna è dalla parte dei ragazzi.
Poi, dovrete decidere come formare due coppie (una che va all'ospedale ed una che va alla torretta radio) tenendo conto che la pistola lanciarazzi rimarrà a Lana, e che quindi solo una delle due coppie potrà difendersi dai mostri. 
Aspettando nuove indicazioni,
un abbracio
The_Lock

  
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