Non so bene, quando mi è partito il pallino di scrivere,
non ho mai mostrato interesse per la scrittura. Anzi odiavo i temi, quell'essere costretti ad apparire come un fantasma, mi faceva abbastanza schifo.
Lo avevo sempre fatto.
In verità odio certe limitazioni.
Detesto quando le poche parole,
e l'immensitá di un immagine, iniziano una sorta di guerra sul palmo della mia mano sinistra.
Sono stato sempre in prima fila, non per arroganza o per osteggiare le mie abilità, ma per ovviare le distrazioni.
Sono un osservatore, l'ombra di chi o cosa osservo.
Sono un ombra, perciò rubo per poco agli altri la forma, è solo un esperimento di sentimento.
Non fumo, ma potrei descrivere la sensazione di fumare, distinguendomi tra chi fuma per essere un finto ribelle da chi lo fa come rifiuto alla vita.
Mi immedesimo facilmente, come un serpente, che entra nella tana di un topo.
È semplice capire i sentimenti freschi di alcune persone, basta la loro posizione nello spazio.
Ammetto di non essere un buon scrittore,
diciamo che stilo solo una lista di ciò che sopravvive alla guerra.
Mi piace scrivere di vite specchio. Ogni riflesso, alla fine, è in qualche modo il mio. Buttare giù parole, come faccio io, è un modo per tirare fuori la mia forma, in modo contorto e ritorto.