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Autore: Jules_Weasley    29/09/2015    6 recensioni
Siamo nel Post Seconda Guerra Magica, qualche anno dopo la caduta di Voldemort: Hermione, tornata da un viaggio di qualche mese, bussa al negozio del vecchio Ollivander, con una richiesta molto strana. La sua vita non è come la vorrebbe e la guerra le ha fatto realizzare che ha una sola possibilità di essere felice, e non la vuole sprecare facendo quello che è opportuno o che ci si aspetta da lei. Ora, di nuovo in Inghilterra, decide di virare la rotta ed imparare a creare qualcosa con le proprie mani le farà riscoprire le piccole grandi gioie dell'esistenza. In tutto ciò dovrà anche fare i conti con una vita sentimentale... movimentata. Che fine ha fatto Ron? E quale sarà il ruolo di Fred nella sua vita? E quale sarà quello di Malfoy? Questa storia sarà una Fremione o una Dramione? O semplicemente la storia di una ragazza che cerca il suo posto nel mondo? Queste sono le domande, la risposta è la storia...
Genere: Angst, Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Fred Weasley, Hermione Granger, Olivander | Coppie: Draco/Hermione, Fred Weasley/Hermione Granger, Harry/Ginny
Note: OOC | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Da Epilogo alternativo
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CAPITOLO UNDICI – Il nocciolo della questione



La mattina seguente all'irruzione di Harry in casa di Fred, nessuno dei tre era di buonumore. Hermione e il roscio rimuginavano sull'accaduto, mentre Harry era solo spossato e sbuffava di continuo.

"Merlino, che mal di schiena!" si lamentò entrando in cucina, in cerca di qualcosa da mettere sotto i denti. Hermione, intenta a leggere la Gazzetta del Profeta, lo salutò con un sorriso, mentre Fred accennò un grugnito.

"Non lamentarti, o la prossima volta ti chiudo fuori" gli rispose ridendo.

"Se sono qui è solo colpa di tua sorella!" ribattè Harry, scrocchiandosi il collo.

"Non sono mica responsabile per lei" obiettò Fred, arraffando dei biscotti. "Come dice Granger: hai voluto la bicicletta, e ora pedala" sentenziò strizzandogli l'occhio. Hermione scosse la testa.

"E' un detto babbano, non l'ho inventato io".

"Non devi spiegarlo a me" sbuffò Harry, lasciandosi cadere su una sedia. A volte tendeva a dimenticare che – pur non essendo babbano di nascita – Harry era cresciuto come lei. Anche se Potter, a differenza sua, aveva sangue magico nelle vene (benché 'contaminato' da quello di Lily Evans).

Nella stanza era calato un silenzio sonnolento e meditabondo. Hermione si chiese se Fred stesse pensando a quello che era avvenuto prima che giungesse Harry.

"Non volevo disturbare..." ripetè Potter, riemerso dopo un po' da chissà quali pensieri.

"Hai già espresso il concetto ieri sera, Harry. Nessun disturbo, vero Fred?" Hermione coprì la voce di Fred che cercava di dire qualcosa, per impedirgli di fare commenti. "Puoi restare quanto vuoi; sebbene mi auguro che tu e Ginny risolviate presto" aggiunse con aria benevola.

Harry le fece un sorriso e si mise a sedere, spalmando burro e marmellata su una fetta di pane e versandosi del succo di zucca nel bicchiere. Si sporse sopra la sua spalla e diede un'occhiata al giornale nelle mani dell'amica; ora Hermione aveva aperto il Settimanale delle Streghe.

"Da quando leggi questa roba?" domandò Harry, assai sorpreso.

"Non è mio" fece, stizzita. Il salvatore del Mondo Magico spostò lo sguardo sul proprietario dell'appartamento, con una faccia a metà tra il biasimo e il disgusto.

"Posso spiegare, Harry" si difese il roscio, sentendosi chiamato in causa. "Non è come sembra. Mia madre è stata qui qualche giorno fa e l'ha dimenticato, quindi" – qui si rivolse alla strega – "non è mio!" calcò con una certa enfasi sul concetto.

"Mh" mugugnò Harry, continuando a mangiare e borbottare insieme. Perlomeno lui riusciva a farsi comprendere un minimo, al contrario del suo amico del cuore. Hermione ripensò con un risolino ai pasti che avevano condiviso ad Hogwarts, e a tutto ciò che Ron aveva ingurgitato ruminando senza ritegno. Persa in quei voli pindarici, Hermione fu richiamata all'attenzione dell'amico con una poderosa pacca sulla spalla.

"Che diavolo ci fai tu in un articolo?" domandò Harry. La sua espressione in quel momento era sorprendentemente simile a quella della statua di Boris il Basito.

"Oh quello!" la strega scrollò le spalle. L'aveva già letto e le aveva solo causato ilarità. "Non è niente! in passato hanno pubblicato di peggio, no?" gli ricordò.

Sia la Granger che il ragazzo occhialuto accanto a lei, erano stati bersagliati dalla penna di Rita Skeeter. "Comunque ero già stata avvisata che sarebbe potuto accadere" dichiarò.

"Avvisata?" chiese Harry, tentando di reprimere uno sbadiglio.

"Vicktor mi ha scritto" spiegò. " per informarmi che lo stesso identico articolo è uscito su un giornale scandalistico bulgaro" dichiarò con noncuranza.

"Tu e Krum vi scrivete ancora?" chiese Harry stolidamente. Fred sentì una fitta di fastidio nel sentirla rispondere che sì, avevano ricominciato a scambiarsi notizie.

"Siete tornati amici, quindi" commentò il roscio, calcando sulla parola 'amici'.

"Così pare" replicò con leggerezza.

"E sei sul giornale". Hermione annuì e il roscio si accostò e si sporse dall'altra spalla della ragazza.

"Bene, ora ci siamo tutti!" brontolò lei con uno sbuffo spazientito.

Non era poi così interessante; era un articolo che parlava della sua prolungata assenza e del suo 'avvistamento' in Bulgaria. C'era proprio scritto avvistamento, quasi fosse una ricercata da sottoporre a giudizio del Wizengamot o una specie in via di estinzione, tipo un Basilisco.

Seguivano un mucchio di illazioni su una sua presunta relazione con Krum (e Hermione non poteva negare fossero esatte). Poi però accennava ad un litigio con tanto di scenata – mai avvenuto – e al fatto che Hermione Granger fosse tornata sola in Gran Bretagna, in dolce attesa.

"Qui dice che sei incinta!" le fece notare Harry, con voce strozzata. Almeno lui aveva ancora il dono della parola.

Fred era completamente assorto a fissare l'unica, insulsa foto ritraente lei e Vicktor insieme – peraltro non in atteggiamenti compromettenti – che camminavano nel giardino di casa Krum.

"Non ho idea di quale sia la fonte" disse la strega con puntiglio, "ma mi pare ovvio che questa notizia non risponda a verità. A meno che il tuo non sia un modo carino per dirmi di dimagrire" aggiunse scherzando.

Harry assunse un'espressione imbarazzata e, non trovando di meglio per dimostrare la propria innocenza in merito, le passò una brioche di zucca.

"Fred!" Hermione lo chiamò e gli sventolò una mano davanti alla faccia.

"Cosa? Ehm, sì..." farfugliò lui, scostandosi. "E' ridicolo che certi giornali riportino notizie a caso. Insomma, addirittura incinta di Krum..." borbottò allontanandosi. Poi si girò verso di lei con espressione ebete. "Non sei incinta, vero Granger?". Hermione lo fissò, incredula.

"COSA? Certo che NO!" sbottò. "E sarà meglio che lo spieghiate anche a mamma Molly, visto che di solito presta fede a questo giornaletto" disse richiudendolo con aria sprezzante, per poi gettarlo sul tavolo e addentare la brioche che Harry le porgeva. Si ricordava perfettamente di quando Molly Weasley le aveva inviato un uovo di Pasqua piccolo come quello di una gallina, perché convinta che Rita Skeeter avesse scritto la verità riguardo al fatto che avesse spezzato il cuore di Harry Potter.

"E non sto mangiando perché sono incinta, prima che me lo chiediate. Sto mangiando perché siete due idioti!" precisò, sfogando in quel modo la rabbia. Nessuno dei due osò replicare a quella sfuriata, ed Hermione divorò tre brioche, innaffiate da succo di zucca. Incinta!

"Bene!" esclamò pulendosi rudemente la bocca col tovagliolo. "Vi saluto e vado da un uomo con un po' di criterio" dichiarò, alzandosi in piedi.

"Sarebbe?" chiesero in coro.

"Garrick Ollivander" rispose stizzita, marciando fuori dalla cucina.







"Salve" Hermione salutò il proprio capo entrando nella bottega, ormai così famigliare. Ollivander le riservò un'occhiata in tralice. Lo sguardo diffidente; la studiava come se dovesse trasformarsi in un animale strano da un momento all'altro. La guerra l'aveva reso una persona ancor più sospettosa, eppure in un certo senso consapevole di quei pochi limiti che riteneva di avere.

Rilassò i muscoli facciali e le regalò una smorfia che, nelle intenzioni dell'uomo, sarebbe dovuta essere un sorrisetto.

"Salve" borbottò all'indirizzo della strega.

"Ha già iniziato?" domandò, togliendosi rapidamente cappotto e sciarpa e appendendoli all'attaccapanni. Ollivander annuì, senza alzare lo sguardo.

"Sto esaminando una bacchetta danneggiata, ma temo che non si possa far più nulla per lei".

Un tempo Hermione avrebbe constatato che parlava delle bacchette come se fossero persone e ne avrebbe bonariamente sorriso, ma non più.

Ormai ragionava esattamente alla stessa maniera; motivo per il quale si avvicinò e disse, tristemente:

"E' proprio sicuro?".

Carezzava la bacchetta con lo sguardo, cosa che Ollivander gradì molto – le scoccò un'occhiata soddisfatta, e scosse il capo in segno di diniego. Si sollevò dallo sgabello sul quale era seduto e poggiò la bacchetta sul tavolo da lavoro, rivolgendo a lei l'attenzione.

"Bene" esordì il vecchio; e un guizzo attraversò i suoi occhi argentei. "Oggi inizieremo a parlare dei Nuclei principali delle bacchette" annunciò.

"C-cosa?" farfugliò Hermione. "I-io non so se sono pronta, signore. Alcune peculiarità dei legni non mi sono ancora ben chiare..."

"Sciocchezze" minimizzò con un gesto incurante della mano. "Non ho detto che smetteremo di lavorare sui legni, ho solo detto che inizieremo a trattare i Nuclei" puntualizzò con voce acuta. "La fama del tuo cervello è nota, signorina Granger, perciò credo tu sia grado di affrontare entrambe le cose contemporaneamente" c'era quasi aria di sfida nello sguardo del vecchio. Hermione non potè esimersi.

"Certo che posso, signore" affermò sicura, sedendosi su un vecchio sgabello e prendendo carta e penna. Gli appunti erano un must per lei: non poteva proprio farne a meno.

Ollivander si schiarì la voce e cominciò a spiegarle pregi e difetti, diversità, funzioni dei vari nuclei, intervallando le proprie delucidazioni con domande a bruciapelo su ciò che lei già conosceva. Fu così che, per esempio, nel mezzo della descrizione delle peculiarità della corda di cuore di drago, le lanciò addosso una bacchetta di ciliegio:

"Cosa sai dirmi?" chiese. Solo per un attimo, la strega fu colta in fallo dalla brusca interruzione, ma i test a sorpresa – spauracchio di ogni studente che si rispetti – non avevano mai spaventato Hermione Jean Granger. Si schiarì la voce e parlò.

"E' un legno raro, apprezzato alla Scuola di Magia e Stregoneria di Mahoutokoro*. I giapponesi trovano che possedere una bacchetta di ciliegio sia segno di prestigio, e in effetti hanno qualità rare e possono essere letali se in mano alla persona giusta".

"Conosci persone che possiedono una bacchetta di ciliegio?" le chiese. Hermione era certa che si ricordasse perfettamente – come con tutte le sue creazioni – di averne venduta una a Neville, anni prima.

"Neville Longbottom, dopo aver cambiato la vecchia bacchetta del padre con una di ciliegio, che l'ha scelto, è notevolmente migliorato nel praticare magia..." e a questo punto Ollivander ritenne opportuno interromperla e riprendere le proprie considerazioni sui nuclei.

"La corda di cuore di drago ottiene gli incantesimi più potenti e spettacolari. Tendono a imparare più in fretta delle altre e..."

"...a cambiare bandiera se il proprietario viene sconfitto" concluse Hermione. Non era certo impreparata. Come quando era a più brillante studentessa di Hogwarts, si era premurata di studiare in anticipo, almeno le basi. "Sono più facili da convertire alle Arti Oscure, ma non lo fanno spontaneamente" le sembrò doveroso precisarlo, in quanto ex proprietaria di una bacchetta con nucleo di corda di cuore di drago.

"Molto bene" rispose lui, soddisfatto, continuando poi a illustrarle ogni singola particolarità di quei nuclei – cose che in effetti non erano scritte nemmeno sui libri che Hermione aveva preventivamente imparato a memoria.

Di tanto in tanto, le lanciava bacchette e pretendeva riconoscesse il legno in cui erano state intagliate.

Fece così per tutto il tempo – se si esclude la mezz'ora che Hermione si prese per pranzare – ponendole quesiti sempre più difficili. Ad un certo punto le lanciò in grembo addirittura un ruvido sacco, pieno di quelli che parevano chicchi di riso bruno, ma che la strega aveva riconosciuto come Onischi* (considerato anche il fatto che non smettevano un attimo di muoversi, caratteristica di certo non appartenente ai chicchi di riso bruno).

"Sono un'offerta obbligata se si vogliono tenere a bada gli Asticelli che abitano l'albero da cui si preleva il legno" spiegò diligentemente.

Alla fine della giornata, nonostante non si fosse mossa dallo sgabello su cui sedeva, si sentiva mentalmente a pezzi. Strisciò via dal negozio senza desiderare altro che una doccia calda, sperando che Fred non avesse occupato il bagno.

Non si poteva dire che quel ragazzo non avesse cura della propria igiene personale, pensò fra sè e sè.

Percorse velocemente la strada che la separava dall'appartamento sopra I Tiri Vispi; pregustava la pace, completamente dimentica di un avvenimento saliente.

"Sono a casa!" gridò stancamente, chiudendosi la porta alle spalle. Ollivander poteva essere pesante da sopportare, con i continui borbottii e i commenti sgradevoli, fatti appositamente per irritarla. Spesso aveva la sensazione che fosse tutto calcolato, tanto per metterla alla prova. Anzi, sicuramente era così.

"Ehi!" la salutò Harry. Godric, ancora qui!

Si sentì in colpa per aver desiderato che Harry non fosse lì. Era molto egoista pensare ai propri sciocchi desideri, quando i suoi migliori amici avevano litigato.

"Ehi" rispose, per niente entusiasta. Merlino! Si era addirittura dimenticata della presenza di Potter. Nella sua testa c'era una cenetta tranquilla, e si accorse con orrore che 'cenetta', nella sua mente, equivaleva a lei e Fred insieme. Da soli.

Ti piace Fred Weasley, ora è proprio sicuro!

"Fred è in cucina" disse Harry, come le avesse letto nel pensiero. Si stava giusto chiedendo dove fosse finito il roscio.

"Ottimo" rispose avviandosi.

"Granger!" la salutò allegramente. Le fece un gran sorriso; stava allargando il tavolo con la magia, ed Hermione si chiese il motivo. C'era qualcosa che aveva scordato.

"Perché stai apparecchiando per più di tre?"

"E' venerdì sera" fece, il tono ovvio. "Cominci a perdere colpi, eh Granger?" la prese in giro con una strizzata d'occhi.

"Ah" fu l'articolato commento della brillante strega.

Se i bambini che la contemplavano sulle Cioccofigurine* avessero visto la sua faccia inebetita in quel momento, la loro ammirazione per l'eroina del Mondo Magico sarebbe drasticamente calata. Doveva essere piuttosto rimbambita per non ricordare che avevano invitato tutti a cena: Neville, Luna, Ginny, Harry (che tanto era già lì) e George con Angelina – ormai inseparabili.

"Beh, muoviti no? Non vorrai mica aspettare che cresca l'erba*!" la celiò il roscio. L'unica replica che Hermione fece, fu una smorfia.

Si svestì e diede una mano al ragazzo: se la cavava bene con gli incantesimi domestici. Se la cavava bene con ogni tipo incantesimo, com'era di dominio pubblico.

Allargarono il tavolo, apparecchiarono per otto persone e iniziarono a trafficare per cucinare qualcosa di decente.

Magari non erano due assi come mamma Molly, ma potevano cavarsela anche in cucina. Harry James Potter, detto anche il Ragazzo-dalla-molesta-presenza, se ne stava lì a guardarli senza pensare minimamente ad aiutarli.

Giustificheremo questa trascuratezza alla luce del suo pensiero di dover incontrare Ginevra di lì a poco – preoccupazione che realmente lo assillava. Non voleva litigare di nuovo, non davanti a tutte quelle persone. Sperava davvero che la loro saggia migliore amica riuscisse a farla ragionare.

In tutto ciò, Hermione e Fred, indaffarati, non riuscivano a parlare granchè fra di loro– se non per scambiarsi qualche frecciatina. Lei criticava l'operato di Fred (dalla posizione delle sedie al colore della tovaglia scelta) e lui le dava della puntigliosa So-Tutto-Io. Ordinaria amministrazione, insomma.

Probabilmente nessuno dei due avrebbe accennato ai baci mancati, anche senza l'invadente presenza di Harry Potter.

Quando bussarono alla porta, il Ragazzo Sopravvissuto perlomeno si degnò di andare ad accogliere gli ospiti. I ragazzi si salutavano con vigorose pacche sulle spalle, ma Hermione abbracciò Ginny, sussurrandole all'orecchio un "ti devo parlare" e ricevendone in cambio un sospiro. La rossa sapeva perfettamente su quale argomento sarebbe andata a parare.

Luna le si fiondò completamente addosso, ed Hermione si vide costretta a complimentarsi per gli splendidi orecchini a forma di rapanello che sfoggiava. Neville fu molto gentile, come sempre. Dopo la visita a Luna si erano visti solo una volta, per un succo di zucca a Diagon Alley – nessuno dei aveva avuto tempo.

Ora lui lavorava a Hogwarts, come assistente della professoressa Sprout. Avevano perfino parlato di Hannah Abbott, la ragazza con cui stava uscendo da qualche tempo – Hermione aveva lasciato cadere l'argomento quando la faccia di Neville aveva preso una sfumatura decisamente bordeaux.

"Come va con la Sprout?" gli domandò con garbo. Il viso del ragazzo si illuminò.

"Oh! Benissimo! E' convinta che insegnare sia la mia strada, e lo sono anch'io. Erbologia è sempre stata la mia passione" disse.

Erbologia, effettivamente, era la materia preferita di Neville a scuola, oltre ad essere quella in cui era più capace. Forse l'unica per la quale fosse realmente portato.

"Pomona dice che quando lascerà il posto proporrà me come insegnante. È stufa; credo voglia andare in pensione nel giro di un paio d'anni" la informò.

"Magnifico!" si complimentò. "Professor Longbottom, suona bene!".

"Vero?" intervenne Luna, come se si fosse risvegliata da un sogno e avesse sentito solo l'ultima frase. "Gliel'ho detto anch'io".

Aveva lo sguardo di qualcuno che in vita sua non ha ancora visto nulla. Il bello di Luna era che affrontava la vita come se fosse sempre una novità, ed Hermione era sinceramente invisiosa di questa dote.

"Tu, Luna?" fece Fred con un sorrisetto non troppo nascosto. "Come vanno gli studi sul Ricciocorno Schiattoso?".

Quelle parole sembrarono sortire un brutto effetto sul volto di Luna, che si mise a guardare il soffitto, forse sperando di ritrovarci il cielo stellato della sala comune dei Corvonero. Luna non era mai in imbarazzo, ma in quel frangente sembrava volesse sfuggire alla domanda.

"Sono una Naturalista obiettiva" dichiarò infine. "A seguito di attenti studi, devo concludere che il Ricciocorno Schiattoso non esiste*". La frase azzittò tutti quanti per un minuto buono, prima che la Lovegood continuasse.

"A differenza di creature come i Nargilli, la cui esistenza è dimostrata e documentata" – su questa affermazione per Hermione sussistevano parecchi dubbi – "per il Ricciocorno non esistono prove. Penso che papà si sia sbagliato" ammise poi, scrollando le spalle.

I presenti avevano un' espressione buffa in volto, come se avesse appena ammesso di essere una seguace del Signore Oscuro. Di sicuro nessuno si aspettava che Luna negasse l'esistenza di una qualsiasi delle creature 'scoperte' da suo padre Xeno.

"Mh..." Hermione si schiarì la voce. Visto che erano tutti in vena di annunci, quello era il suo turno - Luna che rinsaviva ed Hermione che perdeva il senno. Insensato.

"Io volevo comunicarvi che, da quando sono tornata, ho un nuovo lavoro".

"Fantastico!" esclamò Neville.

"Già. Da un po' sono stata assunta a pieno titolo" aggiunse.

"Di cosa ti occupi, esattamente?" chiese Angelina.

"Lavoro come apprendista alla bottega di Ollivander" le parole le uscirono naturali e scivolarono con grazia fuori dalla bocca. Non aveva gracchiato, nè deglutito, nè tentennato.

"Non scherzare, dai" fu il commento incoraggiante di Ginny – probabilmente espressione del pensiero comune, a giudicare dalle facce di Angelina e George. L'unica che non si scompose fu Luna, la cui sola osservazione fu:

"Mi piace molto il signor Ollivander".

In quel momento, la Granger avrebbe voluto baciarla. Era l'unica che non la stava guardando con espressione scettica. Le sopracciglia di tutti gli altri presenti – esclusi Harry e Fred – erano scattate in alto, a mettere in dubbio la veridicità di quella dichiarazione ufficiale.

"Oh, lui ti adora" continuò Hermione, con disinvoltura. "Su di te ha solo lodi, e fidati se ti dico che non riserva lo stesso trattamento a tutti" sospirò, pensando a quanto il capo potesse essere burbero e leggermente lunatico.

"Che carino!" esclamò la Lovegood. "E' una persona buona" dichiarò, per niente frenata dal silenzio che era sceso sugli altri. A dire il vero, pareva non se ne fosse accorta. L'occasione in cui Luna e Ollivander si erano conosciuti non era stata delle più felici, ma c'era da dire che condividere la stessa sorte nelle segrete di Villa Malfoy (durante la Seconda Guerra Magica) li aveva uniti parecchio.

Il primo a rompere quel silenzio che era sceso tra loro fu George.

"Ollivander?" chiese. Hermione alzò le spalle e si limitò ad annuire.

"Hai lasciato il Ministero per fare la fabbricante di bacchette?" ebbe l'ardire di domandare Neville, assai perplesso.

"In effetti, è quello che ho fatto" rispose lei con un risolino. Ci pensò su e vide che Angelina stava per aprire bocca. "Se qualcuno obietta con 'Ollivander non ha apprendisti' giuro che lo Schianto!" minacciò. Angelina richiuse prontamente la bocca, ed Hermione capì che era esattamente quello che pensava di dire.

"Ora ne ha una" osservò il padrone di casa, giungendo in suo soccorso.

"Tu lo sapevi?" domandò George, incredulo che il fratello non gli avesse rivelato qualcosa. Fred non aveva segreti per George, nemmeno se riguardavano qualcun altro. Il loro cervello era in connessione. Quello che sapeva uno, sapeva l'altro. Quanto era importante la Granger, se Fred non aveva sentito il bisogno di spettegolare con lui su quella notizia?

"Ammetto che inizialmente sono rimasto sconvolto, ma io e te abbiamo lasciato la scuola per aprire un negozio di scherzi... e la mamma pensava fosse una carriera piuttosto sconveniente" gli ricordò con un sorrisetto furbo.

"Noi siamo Fred e George Weasley... lei è Hermione Granger; fa solo cose sagge e logiche!" obiettò guardandola come se fosse un impostora.

"Non sarà logica..." fece l'altro.

"E forse neanche saggia..." aggiunse Hermione. "Però mi piace. A proposito" fece rivolta a Neville, "oggi ho citato la tua bacchetta di Ciliegio".

"Davvero?" sembrava inorgoglito.

"Frena gli Ippogrifi!" esclamò Ginny, interrompendoli. Aveva appena notato che il suo ragazzo non aveva obiettato, reagito, nè aperto e chiuso la bocca come un pesce lesso. Non pareva stupito da quella novità.

"Tu lo sapevi?" si rivolse a Harry.

"Ehm... io ...veramente..." Potter balbettava, niente di più.

"No, Ginny, non lo sapeva" Hermione andò in suo soccorso, prima che finisse in apnea, o peggio, colpito da una fattura micidiale. "Non fino a ieri sera. L'unico che lo sapeva era Fred".

Meglio chiarire e non darle adito ad aggredire nuovamente Harry: si vedeva che ce l'aveva con lui dal loro non-saluto quando era entrata.

La spiegazione di Hermione sembrò bastare e Harry tirò un sospiro di sollievo alla vista di Ginny che si rilassava, mentre la Granger si appuntò mentalmente di insegnare l'uso della parola al suo migliore amico. Doveva fargli capire che poteva usare il linguaggio per spiegare le proprie ragione, evidentemente. Harry era più un uomo d'azione.

"Dev'essere magnifico" commentò Luna all'indirizzo di Hermione. "Che hai fatto oggi?" chiese con semplicità, sorridendole incoraggiante.

"Abbiamo iniziato a trattare i nuclei" rispose, grata per quello spostamento dell'attenzione su qualcosa di più pratico.

"Interessante" disse George. "E senti... non è che diresti...".

"Alt, fratello! Non provare a carpirle segreti, o anche in questo caso sarai affatturato. Giusto?" fece Fred.

"Giusto" confermò la diretta interessata. "Se lavori da Ollivander la riservatezza è al primo posto, o la concorrenza ci si mangia" dichiarò, come se il negozio fosse anche suo. In effetti, ormai era un po' come se lo fosse.

Se solo un anno prima glielo avessero detto, avrebbe riso a crepapelle; eppure adesso non si sarebbe vista a lavorare in nessun altro luogo.

Con l'andare della serata, una volta accusato il colpo, quasi tutti concordarono sul fatto che, per quanto la scelta fosse bizzarra, doveva essere un lavoro interessante e complesso. Hermione non sapeva se lo dicessero per farle piacere o meno, ma lo apprezzò.

I gemelli raccontarono dei mirabolanti affari che stavano facendo con il nuovo tipo di Caccabombe che avevano lanciato sul mercato, oltre ai progetti per la nuova linea di Merendine Marinare. Angelina e Ginny parlavano della squadra di Quiddich della quale entrambe erano membri (le Holyhead Harpies); Luna narrò di una ricerca su una nuova quanto improbabile creatura; e Neville li informò dei progressi della sua piccola piantagione di Mimbulus Mimbletonia, mentre Harry cianciava delle ultime novità nell'Ufficio Auror. Lei li ascoltava, felice di avere tutti i suoi amici accanto. Harry, Luna, Neville, Ginny...

Ginny!

Una lampadina si accese nella sua testa; aveva promesso a Harry che le avrebbe parlato. Era seduta esattamente fra loro due, quindi le bastò darle di gomito e inventare una scusa con gli altri. Si alzò per andare in salotto e 'chiamare la madre' mentre Ginny usciva per andare in 'bagno' – dove effettivamente si recarono.

Per due ragazze in vena di confidenze non c'è posto più sicuro di un bagno, è una legge matematica (valida per il mondo babbano e per quello magico).

"Andiamo al nocciolo della questione" sparò Hermione, una volta sole.

"Che c'è?" sbuffò Ginny, pur conoscendo la risposta.

Hermione mise su il cipiglio severo dei rimproveri, che chiunque dei suoi amici aveva sperimentato almeno una volta. Lei e Ginny si tenevano testa discretamente, ma quella volta la Granger era certa di aver ragione da vendere. Sarebbe riuscita a placare la sua migliore amica – anche perché non poteva picchiarla come aveva detto a Harry.

"Solo se mi spieghi perché tu e Harry-solo-e-depresso-Potter continuate a litigare per delle mostruose cavolate!" sbottò. Ginny roteò gli occhi, visibilmente poco propensa a parlare del suo ragazzo."Sul serio, dovreste smetterla!" la redarguì.

"Se Harry da fastidio a te o a Fred, puoi fargli una cuccia sul balcone o giù al negozio" propose Ginevra.

Hermione sospirò, armandosi di santa pazienza. Non le piaceva infilarsi in mezzo ai loro affari, ma era sempre meglio che lasciarli affogare nella melma. Sapeva bene cosa succedeva alle coppie che restano troppo tempo senza confrontarsi, e di certo non voleva che accadesse a Ginevra e Harry. Poi pensò che in effetti tra lei e Ron non avrebbe funzionato, silenzi o non silenzi. Semplicemente non combaciavano, loro due. Per lungo tempo sembrava che potessero farlo, che potessero stare bene insieme. Hermione l'aveva amato, di questo era certa. Come lui aveva amato lei. Ma non era andata, perché semplicemente non poteva andare.

Questo però non valeva per Ginny e Harry, che non dovevano assolutamente permettersi di litigare per idiozie del genere, pena l'impiccagione per mano della loro migliore amica.

"Ginny" sospirò. "Tu ami Harry" non era una domanda.

"Certo che sì, ma delle volte mi manda in bestia. Nega l'evidenza, ti ha detto di quella tizia che..." stava già partendo per la tangente.

"Senti" la interruppe. "Ha detto lui stesso che probabilmente la tipa gli fa davvero il filo, ma ha anche detto che lui non la incoraggia. No Ginny" le prese la mano vedendola sbuffare, "io so che non ti tradirebbe mai, come non lo faresti tu e – a proposito – ti informo che Harry è geloso marcio del tuo allenatore".

"Oh sì, me l'ha detto" asserì. "E' assurdo".

"Non direi" la contraddisse. "Qualche tempo fa non mi avevi detto che ci aveva provato con te?". Ginny annuì, un po' a disagio.

"Ma gli ho gentilmente fatto capire che non mi interessa l'articolo" le ricordò. Il gentilmente era traducibile con una ginocchiata nelle palle, come all'epoca ci aveva tenuto a narrare con una dovizia di particolari che Hermione si sarebbe volentieri risparmiata.

"Oh, lo so bene!" esclamò con una risata.

"E allora?".

"Allora la collega di Harry gli ronza intorno, ma non significa che a lui interessi l'articolo" disse, ricalcando le parole di Ginevra, che rimase silente, segno che l'arrabbiatura cominciava a scemare.

"Non lasciarti sopraffare dalla gelosia, ti prego. Siete una coppia perfetta. Non rovinate tutto" il tono era tra il supplichevole e l'autoritario, un connubio che fece sorridere l'amica.

"Hai finito?" chiese poi.

"Sì" sospirò Hermione, sperando che il suo discorso avesse sortito qualche effetto. Ginny la guardò un'istante, prima di abbracciarla.

"Grazie, idiota di una Granger" mormorò.

"Prego, idiota di una Weasley" rispose, sommersa dai capelli dell'amica.

Quando tornarono in cucina, gli altri non sembravano aver sentito troppo la loro mancanza, immersi nelle chiacchiere e ben innaffiati dal vino elfico. Hermione si fece da parte per far mettere Ginny accanto a Harry, e la rossa non si sottrasse a quella mossa. Harry la guardò stupito fare quella manovra, un sorrisetto ebete stampato in faccia.

Hermione si accomodò soddisfatta al proprio posto – la buona azione della giornata era stata compiuta.









*NOTE AL CAPITOLO


1) Mahoutokoro non l'ho inventata io, esiste ( si trova in Giappone). Ovviamente esiste nella fantasia della Rowling, purtroppo. Ciò che conta è che non è una mia creazione.

2) Le informazioni sugli Onischi (cibo per Asticelli) sono prese dal capitolo 13 de 'Harry Potter e l'Ordine della Fenice'.

3)Ron, Hermione e Harry sono inseriti nelle figurine delle cioccorane, per ovvi meriti.

4) Questa frase viene detta a Harry dal bigliettaio del Nottetempo, Stan Picchetto, nel terzo film della saga.

5) Seriamente, su Potterpedia (o non so dove altro) ho letto che la Rowling l'ha dichiarato. Dopo attente ricerche, Luna ha dovuto ammettere che il padre si era inventato i Ricciocorni Schiattosi. O almeno mi sembra fossero quelli.












ANGOLO AUTRICE


In questo capitolo Hermione e Ollivander cominciano a parlare dei nuclei delle bacchette, argomento che mi affascina molto (ma delle mie opinioni in merito, ovviamente, non ve ne frega nulla). I giornaletti scandalistici hanno solo iniziato ad infastidire Hermione (spoiler probabilmente poco chiaro, ma vabbè).

Ginny e Harry hanno fatto pace, come è inevitabile che sia (nessuno sfugge ai 'velatissimi' suggerimenti di Hermione Granger). L'annuncio del nuovo lavoro è fatto, e l'unica per niente stupita, è Luna. Nella mia ottica, quella ragazza prende tutto per il verso giusto.

George e Angelina sono in simbiosi, che carini. Fred e Hermione non hanno riparlato del loro bacio, complice anche il fatto che Potter era in mezzo ai piedi. Si presuppone che ora – data la riappacificazione con Ginny – tolga le sue chiappe salvifiche da casa di Fred. Vedremo se altri inconvenienti arriveranno a rompere le uova nel paniere, o se li lascerò in pace. So che i capitoli ultimi forse sono troppo lunghi, perdonatemi.

Comunque, ho scritto all'amministratrice per il problema che molte di voi hanno segnalato (le pagine che crashano quando leggete) e sto aspettando la sua risposta. Giulieth mi ha riferito che sottolinea delle parole del capitolo con il mouse e poi la lascia leggere in pace, senza crashare. Magari funziona anche per altri/e di voi :)

Spero che il capitolo vi sia piaciuto e ringrazio le persone che seguono/ recensiscono o anche solo leggono, e coloro che hanno inserito me o le mie storie tra i preferiti.

Baci baci,

Jules :*



p.s. Il capitolo si chiama così come riferimento non a quello che Hermione dice a Ginny, ma al fatto che Ollivander inizia a parlare dei nuclei, che sono un po' il 'nocciolo' delle bacchette.
  
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