Ninfadora [giugno 1973]
Andromeda chiuse gli occhi, abbandonandosi esausta
sui cuscini. Il
pianto proveniente dalla stanza a fianco la fece sorridere: ce l'aveva
fatta.
Le era sembrato un tempo infinito, distesa sul letto a urlare per il
dolore
mentre Ted cercava di rassicurarla e le stringeva la mano. Il ragazzo
aveva
fatto tutto il possibile per non far vedere quanto fosse agitato, ma
aver tra
le braccia Meda e non poter far niente per alleviarle il dolore l'aveva
fatto
sentire impotente.
Ora il sole era sorto e illuminava la camera da
letto dove marito e
moglie stavano aspettando di incontrare la loro bambina. Quando Lucy
aveva
annunciato che era una femmina, Andromeda si era voltata appena verso
Ted,
sorridendo: « Visto? »
Il ragazzo si chinò su di lei, posandole
un bacio leggero sulle
labbra.
« Sei stata bravissima, amore »
sussurrò, scostandole i capelli dalla
fronte sudata.
In quel momento, Lucy entrò nella stanza
con un piccolissimo fagotto
rosa in braccio. Senza dire niente, lo poggiò tra le braccia
di Andromeda,
mostrandole come doveva tenerlo. Poi, dopo un'ultima occhiata ai due,
uscì.
Ted e Andromeda abbassarono lo sguardo sulla
bambina avvolta nella
coperta. La testolina era già completamente ricoperta di
capelli nerissimi,
mentre gli occhi erano ancora chiusi.
« È minuscola »
mormorò Meda, accarezzandole delicatamente la testa.
« È perfetta »
aggiunse Ted.
Lì tra le sue braccia c'era il frutto
del loro amore. Tutto quello
per cui avevano lottato e per cui avrebbero continuato a lottare.
Quella
piccola bambina era venuta al mondo nella loro casa chiedendo di essere
protetta e amata, e loro avrebbero fatto tutto il possibile per darle
una vita
meravigliosa.
« Hai deciso il nome? » chiese
Ted, attirando la moglie a sé.
« Sì » rispose Meda.
« La chiameremo Ninfadora ».
Un breve silenzio seguì le sue parole.
« Come? » chiese lui,
scostandosi per guardarla in faccia. Ma lei non
gli prestava attenzione, troppo presa dalla piccola.
« Ninfadora. È un bel nome,
non credi? » sorrise, voltandosi verso il
marito.
« È un po'…
insolito » commentò, cauto. Bisognava stare
attenti a
contraddire Andromeda, non tutti ne uscivano indenni.
Lei si sistemò meglio la bambina tra le
braccia.
« Come Andromeda » rispose, per
nulla toccata dalla perplessità di
Ted. « Mia figlia non può avere un nome comune,
lei è speciale ».
Ted tornò a guardare il fagottino.
« Ninfadora » ripeté, assorto.
«
Sì, può andare ». Anche
se probabilmente
ci odierà per questo, penso tra sé.
Improvvisamente, successe qualcosa di inaspettato.
Senza che nessuno
dei due facesse niente, i capelli di Ninfadora cambiarono colore,
virando verso
un biondo chiaro.
« Oh! » disse Andromeda,
sorridendo.
« Cos'è successo?
Perché fa così? » esclamò
Ted, sgomento.
« Credo che… »
« Andromeda, cara, è meglio se
mangi qualcosa, non hai ancora… » Lucy
si bloccò di colpo quando entrò in camera con un
vassoio pieno di cibo. Fissava
la bambina, che ora sfoggiava una meravigliosa chioma verde acqua. La
donna
riuscì a mantenere il controllo sufficiente per appoggiare
il vassoio su un
mobile e sedersi sul letto, gli occhi spalancati.
« Che le avete fatto? »
sussurrò, incapace di dire altro.
« Niente » disse Meda,
sorridendo con stupore alla figlia. « Credo
sia un Metamorfomagus ».
« Un che? » chiesero gli altri
due in coro.
« Metamorfomagus »
ripeté. « Vuol dire che può cambiare il
suo
aspetto a suo piacimento, anche se immagino che finché
è piccola le
trasformazioni saranno involontarie. Non è stato ancora
scoperto cosa determina
che un bambino abbia o no questi poteri, ma si nasce così.
Comunque, sono rari,
non ne nascono molti » aggiunse, compiaciuta.
« La nostra bambina è davvero
speciale » disse Ted, ancora sconvolto
da quella novità.
« E te ne stupisci? »
ribatté Meda. « È figlia nostra,
dopotutto! »
Entrambi si voltarono verso Lucy, che ancora non
aveva parlato.
« Be' » commentò,
« ancora così piccola e già ci riserva
così tante
sorprese! Avete deciso come chiamarla? »
« Ninfadora » risposero
entrambi. « Ninfadora Tonks ».
Con una veloce occhiata alla madre, Ted
capì che negli anni a venire
avrebbe visto molte espressioni simili davanti a quel nome insolito,
per non
dire strano; ma il solo fatto che appartenesse a sua figlia lo rendeva
speciale
e meraviglioso.
I giorni che seguirono la nascita della piccola
Ninfadora furono a
dir poco frenetici. Lucy passava quasi tutto il tempo a casa del
figlio,
assicurandosi che la nuora avesse tutto l'aiuto possibile. Ted era
riuscito a
prendersi qualche giorno libero dal lavoro, ma poi era dovuto tornare,
lasciando la neo mamma alle prese con la bambina.
I poteri di Ninfadora si manifestavano di continuo:
i capelli
cambiavano colore in base al suo umore, ma anche i pianti a
squarciagola
contribuivano a informare la povera Andromeda, che girava per la casa
cullandola e cercando di capire cosa volesse. A volte Lucy interveniva,
ma
quando non c'era Meda faticava a farla smettere di piangere.
Alla sera, quando finalmente Ted tornava a casa e
la donna sperava di
poter affidare a lui la piccola urlante, Ninfadora si calmava e i
capelli viravano
subito su un rosa acceso. In braccio al padre, si addormentava,
sicuramente
esausta dopo tutto quel gridare.
Andromeda non sapeva se ringraziare Ted per quei
miracoli o se
esserne infastidita.
« Forse sarebbe meglio se andassi a
lavorare io e tu rimanessi a
casa! » esclamò una sera, dopo che Ninfadora era
stata messa nel lettino.
« Non essere sciocca, Dromeda, sei una
madre fantastica, è normale
che i bambini piangano! Quello dei miei vicini non smetteva mai, ci
hanno messo
settimane a capire che si calmava solo davanti alle finestre. E poi,
mia madre
ti sta aiutando, no? »
Andromeda sospirò, sedendosi sul divano
vicino a lui. Ted la circondò
con le braccia e l'attirò a sé. Se era stata una
giornata particolarmente
buona, alla sera l'uomo era sommerso dai racconti di ogni minima azione
della
figlia, da un nuovo colore dei capelli a quanto aveva mangiato durante
il
giorno, che secondo Meda era sempre troppo per una bambina
così piccola.
Ma in altri giorni, come quello, quando Ninfadora
piangeva spesso e
per motivi sconosciuti, Andromeda sembrava non avere più
forze.
« Sono arrivate lettere, oggi?
» chiese Ted, cercando di distrarla.
« Sirius ha scritto, vuole una foto di
Ninfadora da far vedere ai
suoi amici » sorrise, immaginando la reazione del ragazzo
alla notizia della
nascita della cuginetta. « Mentre Alex ha detto che
verrà a trovarci appena
può, il nuovo lavoro al Ministero la tiene molto occupata
».
« Speriamo che venga presto,
così può farti un po' di compagnia. Mi
dispiace lasciarti qui da sola per tutto il giorno »
mormorò lui, sfiorandole i
capelli con le labbra.
« Non sono sempre da sola »
rispose Andromeda. « C'è tua madre ».
« Non è la stessa cosa
».
Meda si strinse più vicina a lui,
inspirando forte il suo profumo. Un
po' le mancavano le serate tranquille insieme, senza una bambina a cui
badare,
ma non avrebbe mai voluto tornare indietro: Ninfadora, insieme a Ted,
era la
cosa più bella che quella nuova vita le aveva donato.
Improvvisamente si sentì sollevare.
« Cosa fai?! »
esclamò, ridendo.
Intanto Ted aveva iniziato a salire le scale,
tenendola stretta.
« Lei cosa dice, signora Tonks?
È troppo presto per fare un altro
bambino? » ammiccò lui, aprendo la porta della
loro camera sforzandosi di fare
meno rumore possibile.
« Decisamente sì! »
rise Andromeda.
Quando lui la lasciò cadere sul letto,
se lo tirò dietro, ormai
dimentica della stanchezza. Ted iniziò a baciarle il collo,
lentamente,
assaporando ogni centimetro della pelle della moglie. Meda
sospirò, godendosi
quelle sensazioni che negli ultimi mesi aveva quasi dimenticato. L'uomo
iniziò
a sbottonarle la camicia, impaziente.
« Sveglieremo Ninfadora »
ansimò Andromeda, aiutandolo a sfilare gli
ultimi bottoni.
« A questo si può porre subito
rimedio » rispose lui, allungandosi
verso il comodino per prendere la bacchetta. « Muffiato
» disse, puntandola
verso il muro.
« Ora sei mia »
sussurrò, per poi riprendere a baciarla.
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