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Autore: BowtiesAreCool    30/09/2015    3 recensioni
“Mio caro! Hai sentito la splendida notizia?”
“Cosa accade, mia cara?” Chiese il signor Jonh, ancora intento a far scorrere la penna lentamente sulla carta. “Ho incontrato la signora Lucas che mi ha avvertito che Griffith Park é stata finalmente affittata. A dei gentiluomini!” Cianciò, tutta eccitata. Il tramestio incuriosì anche Jane ed Elisabeth –Rispettivamente secondogenita e terzogenita della coppia- che si unirono al resto della famiglia nel piccolo salottino. “Ascoltate bambine mie!” Riprese Elisabeth, “La casa é stata affittata da un certo signor Rogers, scapolo e con una rendita annuale di diecimila sterline!”
Genere: Commedia, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Agente Phil Coulson, Altri, Clint Barton/Occhio di Falco, Steve Rogers/Captain America, Tony Stark/Iron Man
Note: AU, Cross-over, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Note Autrici:
Eccoci tornate con una cosina inspirata al fantastico mondo di Jane Austen. I fatti sono liberamenti ispirati ad Orgoglio e Pregiudizio, con le dovute modifiche, ovviamente! La storia conta tre capitoli, già pronti per la pubblicazione. Speriamo vi piacerà e che ci farete sapere cosa ne pensate!





 
Capitolo Uno


 
 
13 Luglio 1813


Philip se ne stava comodamente seduto in poltrona, un romanzo tra le dita affusolate e lo sguardo attento a seguire le parole, mentre sua sorella Mary picchiettava i tasti del pianoforte in legno, posto in un angolino della sala, canticchiando di quanto in quanto qualche parola. Suo padre era accanto al camino, scrivendo su un piccolo tavolino rotondo, piegato sui fogli come se stesse cercando di trasmettere le parole attraverso la mente più che con la penna. D’un tratto si sentì rumore di passi e la signora Elisabeth Coulson entrò in sala, seguita subito dalle figlie minori. “Mio caro! Hai sentito la splendida notizia?”
“Cosa accade, mia cara?” Chiese il signor Jonh, ancora intento a far scorrere la penna lentamente sulla carta. “Ho incontrato la signora Lucas che mi ha avvertito che Griffith Park é stata finalmente affittata. A dei gentiluomini!” Cianciò, tutta eccitata. Il tramestio incuriosì anche Jane ed Elisabeth –Rispettivamente secondogenita e terzogenita della coppia- che si unirono al resto della famiglia nel piccolo salottino. “Ascoltate bambine mie!” Riprese Elisabeth, “La casa é stata affittata da un certo signor Rogers, scapolo e con una rendita annuale di diecimila sterline!” Kitty e Lydia –Quinta e sesta delle figlie dei signori Coulson, così simili alla madre per aspetto e carattere quanto Philip e le due maggiori erano uguali alla figura paterna- emisero degli urlettini eccitati, subito incitati dalla madre, “Ebbene si! Diecimila! E sembra sarà accompagnato da due suoi cari amici, il signor Stark e il signor Barton!” Jane e Lizzy scambiarono subito uno sguardo di intesa col fratello, che nel frattempo aveva chiuso il libro e rivolto tutta la sua attenzione alla madre. “Ma c’é di più! Sembra che ci sarà anche la signorina Rogers!” Aggiunse la signora Coulson, “Che porterà in dote ben ventimila sterline all’uomo che la mariterà!” Sbatté le mani, guardando orgogliosa il suo primogenito, “Sono la risposta a tutte le mie preghiere!”
“Non ne capisco il motivo, mia cara.” Smorzò l’entusiasmo il signor Coulson, “Saranno dei semplici vicini.”
“Semplici vicini?!?” Rispose la moglie, inorridita, “Tre uomini e una donna tutti in età da marito! Dimentichi forse i nostri sei figli, mio caro? Sarei la donna più felice della terra se il nostro Phil sposasse la signorina Rogers! E le nostre ragazze? Tre uomini giovani, ricchi e scapoli! Devono sposare le nostre figlie! Tu non vivrai per sempre, mio caro e dobbiamo assicurarci che le nostre figlie sposino degli ottimi partiti!”
“Mamma, io non mi agiterei così tanto.” Phil prese la parola con i suoi soliti modi pacati, “Non credo che persone così ricche possano venire qui a cercar moglie. Saranno qui solo per il periodo di caccia.”
“Non dire sciocchezze! Le tue sorelle sono tra le ragazze più belle della contea e degli uomini scapoli devono per forza trovar moglie e voglio che sposino una di voi. Se riusciste a sposarli tutti e tre io morire felice!” Jane tossicchiò appena per prendere la parola, “Ma mamma non credo che riusciremo comunque a conoscerli se non ci vengono presentati.” A quelle parole, la signora saltò sul divano, “Ma certo che ci saranno presentati! Domani sera saranno alla festa della parrocchia!” A quella notizia, Lydia e Kitty urlarono entusiaste e subito cominciarono a litigare su cosa avrebbero indossato. Il signor Coulson tornò alle sue lettere, come se la notizia non gli importasse poi tanto, mentre Phil, Lizzy e Jane sospiravano affranti: quando loro madre si metteva qualcosa in testa era difficile dissuaderla, quasi impossibile, invero.
Infatti, la sera dopo, ella stessa passò in rassegna tutti i suoi pargoli per assicurarsi che fossero al meglio per il gran ballo. Poi trascinò le ragazze in carrozza, mentre Phil prendeva il suo fido destriero e li precedeva al palazzo parrocchiale dove si sarebbe tenuto il ballo.

La signora Coulson non era stata l'unica ad aver visto nei nuovi signorotti e nella lady dal nome tanto stravagante la possibilità di veder risolti tutti i loro problemi economici e di scalata sociale. Ovunque un tramestio di scarpine lucide e frusciare di nastri, biancheggiare di spalle e capelli ben acconciati, alla maniera che le fanciulle amavano tenere quand'era occasione di festa e la parrocchia spezzava a suon di cembali e sonagli la monotonia della campagna. I padri s'erano abbigliati nella maniera più nobile ed elegante, sebbene dai loro vestiti buoni provenisse l'inconfessabile odore delle cose tenute a lungo negli armadi; le madri facevano concorrenza alle figlie per avvenenza e chiacchiericcio e non smettevano un istante di sistemar ora la piega ondulata della gonna, ora il grano di una collana, ora il difetto di un guanto lucido, ma o troppo grande o troppo piccolo. Dove fossero i nuovi venuti fu facile capirlo. Un capannello più grande e rumoroso si era stipato alla destra dell'entrata: teneva banco un uomo non molto alto, in verità, con folti capelli neri e occhi nocciola dal guizzo intelligente e scaltro; la barba ben curata, squadrata circondava la bocca curvata in un sorriso indolente, quanto divertito. E parimenti indolente era la posa, parimenti divertita la risata che di quando in quando gli faceva piegare la testa verso sinistra, come se il collo non riuscisse a sostenere il moto di quel sentimento e dovesse per forza torcersi a trovare un nuovo equilibrio. Indossava una camicia di lino candida e lo sparato, ondulato di mille plissettature, gorgogliava tra la cravatta borgogna ed il gilet di una tonalità di rosso così scura da confondersi col nero ad ogni barbaglio di luce. La stessa sfumatura avevano i pantaloni a quattro pezzi, con le cuciture interne come ogni buona sarta sapeva confezionare per un uomo del suo rango; una minuscola abbottonatura d'oro era l'unico segnale, una vezzosa strizzata d'occhio al fatto che al signore non dispiacesse l'andare a cavallo. I suoi occhi, nel mentre che girava aggraziato il polso e faceva scontrare il vino dentro il calice, scivolarono sulla famiglia Coulson un istante e quello dopo già erano tornati all'interlocutore. Eppure un accenno di sorriso continuava a sostare all'angolo destro delle labbra -Come a dire Sì. Vi ho notati. Ora avrete il coraggio di avvicinarvi?

La signora Coulson guardò tutte la famiglie con cortesia, criticando, però, quel vestito, quel nastro o quella acconciatura con Lydia e Kitty che annuivano aggiungendo altre critiche e mal parole. "Quello dev'essere il signor Rogers!" Esclamò una volta entrata e guardando l'uomo in porpora, "Che uomo distinto! E così affascinante! Sarebbe perfetto per Jane!" La poverina, affiancata al fratello e alla sorella, abbassò lo sguardo mortificata, scuotendo leggermente la testa.
Una quieta risata li scosse tutti, sottile e lieve come un alito di vento. Non c'era canzonatura in quel riso, bensì una dolce tenerezza. "Perdonatemi." Disse il giovane che li aveva fatti sussultare e che si avvicinò loro, una mano posata sul cuore. Chinò la testa, segno di saluto, e i capelli biondi furono circondati da una aureola di luce liquida. "Non dovete temere il mio amico." Fece, rivolto a Jane. "Nonostante da alcuni anni siamo lontani dalla Francia, si ostina a comportarsi come se ogni luogo di ritrovo fosse un salotto di Parigi." Il giovane sorrise di nuovo e gli occhi azzurri ebbero un breve bagliore più chiaro attorno alla pupilla. Al contrario dell'amico, la sua eleganza irraggiava da lui senza la ricercatezza spasmodica nel vestire dell'altro. Non abbagliava, come il compagno, ma pure il suo abito blu, la camicia candida i cui bottoni erano un'unica striscia di rosso vermiglio, erano splendidi a vedersi e di taglio innegabilmente costoso.
Phil poggiò le dita sulla mano della sorella in segno di protezione. "Mi perdoni, ma con chi abbiamo il piacere di parlare?" Chiese, sorpreso da quell'uomo che si rivolgeva subito ad una donna senza ne essere stato presentato ne essersi presentato.
"Perdonate ancora: l'impedire alle persone di farsi schiacciare dall'ego del mio amico é un cruccio tanto grande da superare spesso la buona creanza." E qui il giovane abbassò la testa, in segno di rispetto. "Il mio nome é Steven Rogers."
Il signor Coulson posò subito una mano sulla spalla del figlio. "É un onore fare la vostra conoscenza. Io sono Jonh Coulson, mia moglie Elisabeth, i miei maggiori Philip, Jane e Elisabeth e le mie minori Mary, Kitty e Lydia." Le ragazza chinarono il capo e le ginocchia in una piccola riverenza, mentre Phil stringeva la mano all'uomo.
"É un piacere fare la vostra conoscenza." Disse Steven, rispondendo alla stretta sia del figlio che del padre. Quindi si rivolse alle donne della famiglia, si portò una mano al cuore e fece un inchino, "Lieto di poter essere qui ed essere partecipe della vostra gioia e bellezza."
“Lei é davvero molto gentile, signor Rogers.” Rispose di rimando la signora Coulson, studiandolo attentamente e sorridendo gaia, “Spero che Griffith Park sia di vostro gradimento, é la casa più grande dei dintorni.”
"É stato davvero un ottimo acquisto. La trovo di mio gusto e l'ambiente." Qui gli occhi azzurri di Steve abbracciarono l'intorno, si posarono sugli astanti uno per uno e tornarono infine alla famiglia. "É davvero piacevole."
"Steven, già cerchi chi ti abbellisca casa con savio tocco femminile?"
"Signori." Fece Rogers, il sorriso appena più luminoso agli angoli. "Lasciate che vi presenti il signor Anthony Stark." L'aristocratico modellò la bocca ad un'espressione di costruita alterigia, fatta per suscitare una divertita vicinanza e complicità, piuttosto che sdegno sociale. Il capannello che si era raccolto attorno a lui si sciolse, guardandosi l'un l'altro come se non esistesse più nulla, né argomento né aneddoto, in grado di tenerli uniti ora che il perno dei loro discorsi li aveva abbandonati.
"Signor Stark." Jonh gli porse la mano e, come prima aveva fatto con Rogers, presentò nuovamente la sua famiglia. Phil sorrise anche a lui, studiano il modo così ricercato del vestirsi, insieme ai modi così sciolti -Avrebbe pagato per avere anche lui quella spavalderia e quella fiducia in se.
"Signor Coulson." Stark chinò il capo, quindi mise una mano sulla schiena Steven, appena dietro la spalla. "Il mio amico é ancora troppo intimidito dal cambio di ambiente così improvviso, dunque farò io le veci nel porle questa domanda: vi é qualcuno di voi che si diletta con la caccia? Abbiamo visto campi e boschi, venendo qua, e ci é nato in cuore il desiderio di una cerca alla selvaggina." Un ghigno divertito gli affiorò alle labbra. "Nulla di meglio per cementificare le amicizie."
"Se vuoi cementificare amicizie col popolino, da' loro specchietti e ninnoli luccicanti e saranno appagati per una vita intera." L'espressione sul volto di Steve si fece cupa -Persino Stark lasciò cadere la mano per chiudere le dita sul fusto del calice. "Sorella mia, ti prego." Steven le gettò un'occhiata piuttosto significativa. "Non farmi vergognare."
"Mio padre é un grande cacciatore, signor Stark." Rispose Phil, quasi non guardando la donna comparsa al fianco del signor Rogers, "Sarei davvero lieto di accompagnarvi.” Intervenne anche Jonh. La signora Elisabeth, invece, spostò lo sguardo sulla ragazza, studiandola attentamente.
Natasha ricambiò lo sguardo con gelido distaccato, le mani affusolate ora strette attorno al braccio del fratello. Gli occhi erano azzurri come quelli di Steve, ma più freddi, del colore che il cielo invernale, sgombro di nubi, assume quando riflette la luce del sole schiantata sulla neve. L'abito che indossava aveva l'orlo accorciato rispetto ai vestiti di inizio secolo, e applicazioni di volant secondo gli ultimi dettami della moda, i cui ricami scintillavano ai bagliori della sala. Il collo flessuoso appariva ancor più bianco, niveo, sollevato dalla camicia accollata, candida, in abbagliante contrasto col porpora smaltato dell'abito. Portava un vezzo, al collo, un medaglione di pietra nera con incastonato al centro un gioiello che per forma ricordava una clessidra rossa. Da sotto il guanto, le nocche s'alzavano, s'abbassavano, a rendere noto l'incessante flettersi della dita. "Mia sorella Natasha." La presentò Steven. "Di ritorno da un viaggio alla corte dello Zar."
Le signorine chinarono la testa, mentre Phil le porgeva la mano per un leggero baciamano, come da consuetudine. "La Russia dev'essere un terra molto affascinante." Disse Lizzy, ammirando il vestito e il gioiello, "E' davvero così esotico come ho letto, signorina Rogers?"
Natasha inarcò un sopracciglio, del medesimo color sangue che avevano i capelli e le labbra. "Esotico. Un termine troppo caldo e volgare, che é da accostarsi alle terre degli uomini d'Africa e non di certo alle steppe di Alessandro I."
"Natasha." La riprese di nuovo Steven. "Ritengo non sia il caso."
"Tuo fratello ha ragione: non é educato far schiumare di invidia il fegato del campagnoli. Il latte ne uscirà cagliato e del tutto imbevibile." A parlare, un ragazzo dai capelli biondo-castano, gli occhi chiari e l'aria di chi preferirebbe trovarsi in qualunque altro posto, persino alla gogna, piuttosto che ad un evento tanto rustico e disdicevole. Invece di essere inamidato e dritto, il colletto della camicia era lasciato cadere volutamente più molle sulle spalle. Il suo vestiario non era ricercato come quello di Stark, né "garbato" ed elegante come quello di Rogers. Non era rozzo, ma pratico, di chi é abituato a viaggiare, a non star mai fermo in un posto solo e preferisce abbigliarsi di polvere, piuttosto che di batista. "Clinton Barton." Lo presentò Steven. "Il nostro cantastorie giramondo personale." Disse Stark, bevendo un sorso di vino.
Il tempo di presentarsi che fu annunciato l'inizio delle danze e, ad un'occhiataccia della madre, Phil fu obbligato a chiedere a Natasha di danzare. "Mi farebbe l'onore, signorina?" Le porse la mano con un sorriso timido -Era molto bella, perfino troppo per i gusti semplici del ragazzo, eppure gli trasmetteva una freddezza del tutto in contrasto con i capelli rossi e le labbra appena coperte da un filo di rossetto fiamma.
"Se lo desiderate." Ma non vi era alcuna gioia, nella sua voce, ed ella era annoiata e non si preoccupava di darlo a vedere. Steven, con un guizzo degli occhi che poteva essere rivolto a Stark, a Barton, all'intera sala, chiese alla signora Coulson il permesso di invitare Jane. Anthony, con piglio più sicuro e amabile, nella sfrontatezza domandò alle altre figlie chi volesse ballare con lui. Clinton non diede segno di voler anche solo avvicinarsi alle danze e si scostò verso la parete, gli occhi socchiusi ed il bicchiere di vino intoccato in una mano.
Phil condusse Natasha al centro della sala, mentre anche Jane e Lizzy li raggiungevano tra i sorrisi radiosi della signora Coulson. Anche le minori li raggiunsero ben presto, con alcuni dei giovani del paesino e le danze proseguirono per tutta la sera. Dopo un paio di balli, Phil aveva lasciato Natasha accanto a Barton -Ragazzo assai altezzoso, a suo parere, e diciamo che entrambi non rientravano nelle sue simpatie, al contrario di Steven e Anthony, che ballarono con le sue sorelle per almeno tre balli consecutivi. Recuperò due bicchieri di vino e ne porse uno alla sua compagna, con un piccolo sorriso. "Le piace la campagna signorina Rogers?" Chiese per cercare di intraprendere una conversazione -Più per far contenta la madre che altro.
Natasha prese il calice tra le dita sottili e ringraziò con un cenno del mento che poteva benissimo essere un gesto per scostare i capelli dalla fronte. "Mio fratello é dell'idea che col tempo imparerò ad apprezzarla." Appoggiò il vetro alle labbra, ma non bevve. "Al momento, a malapena la tollero."
Phil bevve un sorso solo per trovare le parole per una risposta adatta. "Non le piace la natura, forse?"
"Non mi piacciono gli uomini che la abitano."
"Non possono piacerle le persone se non le conosce, non crede?" Sorrise, spostando lo sguardo poi su Barton dietro di lei, "Lei cosa ne pensa?"
"Che le persone di cui parlate sono come gli animali che abitano la campagna e il loro chiacchiericcio é fastidioso come il ronzare delle api, altrettanto capriccioso, disturbante e velenoso." Clint appoggiò il bicchiere su un tavolo basso, dalle gambe ricurve, e diede il braccio a Natasha. "Inoltre." E indirizzò un sorriso sarcastico a Coulson. "Hanno la grazia di un ciuco, quando si tratta di danza."
"Se avrete voglia di guardare." La sorella di Steve guardò Phil di sottecchi. "Sarà mia premura mostrare a voi e a quanti sono qui quanto ho imparato presso lo Zar." E così dicendo, si diressero entrambi al centro della sala -Dove gli sguardi furono immediatamente per loro.
Phil strinse il calice tra le dita in un moto di rabbia: ma come si permettevano quei due di trattarli come animali, persone così vuote non valevano neanche la pena di una arrabbiatura. Raggiunse la madre, "Mamma andiamo via, si sta facendo tardi."
"Ma come? Le tue sorelle li stanno conquistando ancor più velocemente di quel che pensassi! E tu, Phil? La signorina Rogers é ancor più bella di quanto pensassi!"
"Bella quanto spocchiosa!" Lydia comparve accanto a loro, "Ho sentito che ci considera peggio degli animali da cortile! E quell'amico? Mai conosciuto uno così borioso!"
"Concordo con Lydia, mamma. I signori Rogers e Stark sono dei veri gentiluomini ma non posso dire altrettanto della di lui sorella e dell'amico." La donna annuì, "L'importante sono loro, no? Stanno ballando solo con le vostre sorelle! Sono già conquistati! Due mesi e staremo già preparando i matrimoni, vedrete!"
"In fede mia, signora Coulson." Fece Stark, alla conclusione del ballo, portando la sorella di Phil in seno alla famiglia. "Vostra figlia ha una vitalità ed un ardore senza pari. Ho faticato a starle al passo, nella danza e nella parlantina."
Lizzy arrossì appena sulle gote, un enorme sorriso a piegarle le labbra. "Ma voi siete un eccellente ballerino, signor Stark!" Elisabeth rise, "La mia Lizzy é tra le più belle e brave ragazze della contea, come tutte le sue sorelle, del resto!" Ci mancò poco che Phil si schiaffeggiasse la fronte per la sfrontatezza della madre.
"Se hanno preso da voi, non ne dubito. Sempre che mi permettiate il complimento, signor Coulson."
Quella rise civettuola, poggiandogli anche una mano sul braccio, "Lei é un vero gentiluomo!"
"A Parigi si impara questo ed altro."
"Ha davvero viaggiato così tanto, signore?" Phil si avvicinò per attirare l'attenzione del ragazzo e cercare di smorzare la pressione della madre su quel poverino.
"Ovunque sentissi il bisogno di andare." Annuì Stark e sollevò appena gli occhi su Steve, che stava avanzando verso di loro, discorrendo amabile con Jane. "Siamo andati ovunque."
"Chissà quante avventure e quante meraviglie avete visto." Gli occhi azzurri di Phil si accesero di stupore, "Sarei davvero lieto di ascoltarla qualche giorno se avrà il piacere di raccontare."
"Non credo di fare torto al signor Rogers dicendo che sarebbe un onore avervi come ospiti."
"Ma sarebbe magnifico!" Intervenne la signora, "Griffith Park é la più bella casa della zona, ho avuto modo di visitarla molti anni addietro quando fu affittata dalla famiglia Garrison. Ma sono sicura voi la teniate molto meglio!" Jonh comparve alle spalle della moglie, "Credo si sia fatta ora, mia cara." E mentre l'uomo trascinava via la donna, Phil, Lizzy e Jane si scambiarono uno sguardo esasperato. Poi le ragazze si congedarono, raggiungendo i genitori. "Vi ringrazio per la meravigliosa compagnia." Salutò Coulson, rivolgendosi anche a Natasha e Barton arrivati in quel momento.
"Vi ringrazio per il ballo." Fece la sorella di Steven. "Spero sia stato di vostro gradimento e che non ne chiederete altri, in futuro."
Il ragazzo rimase un attimo stupito dal sul comportamento, poi piegò le labbra in un piccolo sorriso, "Se vi sono così sgradevole allora non lo farò, madamigella. Vi auguro una buona notte." Accennò appena con la testa e uscì, recuperando il cavallo e avviandosi verso casa: sperava vivamente di non dover più incontrare quella donna tanto odiosa.
Quando se ne fu andato, Natasha inclinò la testa a sussurrare all'orecchio di Clint. "Non hai distolto lo sguardo un solo istante."
"Un uomo che sa risponderti." Disse Barton. "É un uomo che merita la mia attenzione."
 

*****

 
La mattina dopo, a colazione, la signora Coulson fu un tutto “Il signor Rogers di qua” “Il signor Stark di là” e “Due mesi, mio caro e staremo già organizzando il matrimonio!” Phil beveva il suo tea cercando di ignorare la voce della madre –Non l’avrebbe mai ammesso, ma Natasha l’aveva indispettito non poco. Si riteneva un ragazzo piacente, che dimostrava una maturità maggiore dei suoi ventitré anni, non bello come i loro nuovi vicini, ma almeno guardabile! Non aveva viaggiato come loro, ma era intelligente e sapeva sostenere una conversazione meglio di molti dei suoi coetanei, quindi davvero non capiva tutta la sua maleducazione nei suoi confronti. Dieci minuti dopo arrivò una lettera per Jane da parte della signorina Rogers, che la invitava per pranzo. Elisabeth era raggiante. “Posso prendere la carrozza, mamma?”
“Carrozza?” La donna scosse la testa, “Ci andrai a cavallo! Sta per piovere e saranno costretti ad ospitarti!”
“Ma mamma!” Le voci di Phil, Jane e Lizzy si sovrapposero l’una all’altra. “Niente ma!” Si impose la padrona di casa, “Corri a prepararti!”
E come si era augurata la signora Coulson, venne davvero a piovere e la povera Jane fu costretta, a causa di un brutto raffreddore preso per la pioggia a chiedere ospitalità alla famiglia. La lettera della ragazza arrivò all’ora di cena e la signora era felicissima. “Un raffreddore non ha mai ucciso nessuno e così avranno modo di passare del tempo insieme!” Phil la guardava come se fosse pazza e non faceva che scuotere la testa, in disaccordo. Il mattino dopo, di buona lena, si diresse a Griffith Park per assicurarsi che la sorella stesse bene, compiendo le otto miglia di distanza a piedi, arrivando proprio poco dopo la colazione.

All'entrata trovò Barton, chinò ad accarezzare il muso di un cane della muta di Stark, facendo correre le orecchie pendule tra i polpastrelli e mormorandogli parole e versi a mezza bocca.
Phil si bloccò e si annunciò con un colpo di tosse, "Signor Barton." Inclinò appena il viso in segno di saluto, "Mi dispiace disturbare ma vorrei vedere mia sorella."
Clint girò la testa, diede un'ultima pacca sul corpo flessuoso del cane e si mise in piedi, spazzandosi le ginocchia con le mani. "Sta bene. Steven ha avuto per lei mille cure e premure." Occhieggiò al fango sulle scarpe di Phil. "Vi avremmo mandato a prendere."
Phil si guardò le scarpe e i calzoni, "Ho un cavallo, ma mi andava di passeggiare." Ritornò poi con gli occhi su di lui, "Voglio solo assicurarmi delle sue condizioni e dopo toglierò il disturbo."
"Venite. Spero non vi aspettino per desinare: é assai probabile che Steven vi chieda di rimanere per pranzo."
Phil lo seguì perplesso, sistemandosi appena la camicia bianca e la giacca nera per darsi un'aria meno trascurata. "La ringrazio signore."
"Non dovete ringraziare me." Clint lo condusse nell'atrio, dall'alto soffitto e le pareti adorne di quadri, e fiori e tendaggi preziosi. "Spero non vi siate risentito troppo per la schermaglia verbale avuta con Natasha."
"Avrei dovuto?" Chiese finto noncurante mentre si guardava intorno, ammirando la ricchezza del mobilio.
"Lo fanno in molti. Natasha é come una spada: la si ammira per la bellezza e si soffre per la sua stoccata."
"Oh, quindi lo fa con tutti? Peccato, pensavo di essere un privilegiato."
"Ahimé, temo che non possiate ambire a molto più del suo disprezzo."
"Le posso assicurare che la cosa non mi dispiace per nulla."
Clint arcuò le sopracciglia, con un lieve sogghigno. "Molte persone sarebbero disposte a passare sopra il suo carattere: superato il suo glaciale umore, al fortunato spetta una dote sorprendente."
Il ragazzo lo affiancò e socchiuse appena gli occhi. "Mi dispiace deluderla, signore, ma i soldi non sono di mio interesse. E visto che dovrò passare tutta la vita con la donna che vorrà sposarmi mi auguro sia amabile e di buone maniere. Anche con una dota di dieci sterline."
"Ah! Un vero idealista!" A braccia larghe, come per un abbraccio collettivo che non abbisognava di contatto fisico, Anthony Stark comparve nell'atrio. E sembrava appena uscito da qualche salotto, così paludato di una veste da camera bordeaux con alamari in filo d'oro, una fresca camiciola bianca e gilet ricamato. "Siete venuto per vostra sorella? Una creatura deliziosa, una creatura deliziosa davvero."
"Signor Stark." Phil gli porse la mano con un sorriso molto più grande di quello rivolto a Clint. "La ringrazio. Si, sono qui per vederla."
"Scenderà con Steven a breve. Posso offrirvi del tea, nel frattempo?"
"State tranquillo." Clint li precedette e si girò a dare una quieta pacca sulla spalla dell'amico. "Tony ha assistito ad ogni loro incontro e ha evitato qualsivoglia sconvenienza."
Il ragazzo spalancò appena gli occhi. "Confido nell'educazione del signor Rogers e sono sicuro che non ha fatto nulla di sconveniente. E conosco mia sorella, quindi non sono affatto preoccupato."
"Via, Clint, smettila. Non é carino prendersi gioco degli ospiti." Barton fece un'alzata di spalle e si distese sul canapé, una mano dietro la testa e gli occhi rivolti al soffitto. Stark, forse abituato a quei suoi sbalzi di umore, andò a prendere una tazza da aggiungere alle quattro già presenti sul tavolino dinanzi ad un secondo divanetto, e fece cenno a Phil di sedersi. "Natasha non si unirà a noi." Disse Tony. "É andata in città per alcune spese."
"Aveva invitato anche vostra sorella." Intervenne Clint. "La trova di proprio gusto."
Phil accettò volentieri l'invito a sedersi e anche la tazza di tea. "Lo dite come se fosse una rarità."
"Detto fra noi, non é facile andare a genio alla sorella di Steven." Gli confidò Tony, con tono complice. "É molto meno gelida di quanto la vogliate far sembrare." Replicò Clint.
Prese un sorso di the ed evitò di replicare -Qualcosina gli diceva che c'era del tenero tra Clint e Natasha, quindi era normale la difendesse a spada tratta. "Spero vi troviate bene qui. La casa é molto bella e arredata con gusto."
"Oh, ho semplicemente fatto recapitare qualche chincaglieria da qui e là, e me la sono intesa con qualche merciaio che mi ha fatto dei buoni prezzi." Tony fece un gesto vago col polso, quindi cominciò. A versare il tea anche nelle altre tazze quando si udirono dei passi e delle brevi, ilari risa. Steven spuntò alla soglia del salotto, Jane timidamente a braccetto. Le sopracciglia di Clint schizzarono all'attaccatura dei capelli, ma non disse niente. Stark, intento nella sua opera, non alzò nemmeno la testa. "Signor Coulson." Lo salutò Steven. "Che piacere rivederla!"
"Signor Rogers é un piacere anche per me." Si sollevò e accolse Jane tra le braccia che gli si era subito gettata incontro. Le lasciò un bacio tra i capelli, "Sono lieto di vederti in piedi, vuol dire che sei più in salute di quanto pensassimo." Poi abbassò il tono perché solo lei potesse udirla, "Nostra madre sarà molto delusa." Le fece l'occhiolino e l'aiutò a sedersi sul divano. "Il signor Rogers é stato molto premuroso e a parte un po' di raffreddore sto bene."
"Siete una donna forte, Jane." Steve sorrise e si sedette in poltrona. Clint prese la propria tazza, dopo aver passato a Jane la sua, mentre Tony andava a posizionarsi accanto Rogers, le reni appoggiate affianco al bracciolo. "Natasha mi ha detto che vi porterà qualcosa dal paese per festeggiare la vostra guarigione, Jane." Disse Barton, la tazza già alle labbra.
"La signorina Natasha é troppo gentile." Rispose quella, le gote arrossate e gli occhi brillanti che si spostavano sulla sala ma che, spesso e volentieri si posavano su Steven. "Se stai bene possiamo tornare subito a casa."
"Potrete rivedere la vostra famiglia e le vostre sorelle, dopo tanta compagnia di vecchi pomposi come noi." Disse Tony, sporgendosi appena in avanti. "Se desiderate." Gli fece eco Steven. "Vi daremo volentieri una carrozza."
"Andremo benissimo a cavallo, grazie." Declinò l'invito Phil, mentre la sorella rideva alla battuta di Stark.
"Volete che vi faccia avere il regalo di Natasha direttamente a casa?" Chiese Clint e Tony annuì alle sue parole, prima che Steve potesse replicare. "Ritengo sia una buona idea. In questo modo il signor Barton si deciderà finalmente a lasciare la proprietà invece di rintanarsi qui come un gufo impagliato."
Phil guardò distrattamente Clint, "Non vogliamo arrecarvi disturbo, potrete darcelo alla prossima occasione." Jane annuì, "Domani c'é la cena a casa dei signori Lucas." Ricordò.
"Allora ve lo daremo lì." Annuì Rogers, che per un istante aveva fatto guizzare gli occhi azzurri su Stark. "E le vostre simpatiche sorelle, a questo proposito?" Indagò Tony. "Ci saranno anche loro?"
"Ovviamente. Le mie sorelle adorano le cene di società. Le trovano molto divertenti."
"Loro trovano tutto divertente." Aggiunse Phil, finendo il tea e poggiando la tazza sul tavolino.
"Sono persone assai garbate e lungimiranti, con molta gioia di vivere in corpo."
"Jane." Steve inclinò la testa. "Siete pallida, d'un tratto. Vi sentite bene?"
La ragazza sollevò gli occhi sul padrone di casa, "Sto bene." Disse, mentre Phil stringeva il polso della sorella tra le dita. "Non vorrei ti stesse ritornando la febbre."
"Ma no, sto bene." Rispose quella liberando gentilmente il polso. "É meglio se ce ne torniamo subito a casa." Phil si sollevò e porse la mano alla ragazza.
"Vi prego." Steven si alzò in piedi e l'occhiata di fuoco che Tony parve rivolgergli si confuse in un mero gioco di luci. "Rimanete qui e accettate entrambi. Voi, Phil, potrete controllare le condizioni di Jane e voi, Jane, potrete riposare ancora un poco senza timore di una ricaduta."
"Grazie ma non vorremo disturbare oltre. Vi siete prodigati già molto per lei."
"Nessun disturbo." Assicurò Steven. Clint si drizzò sul canapé. "Natasha ne sarà felice. Avrà una fanciulla con cui conversare ancora qualche giorno. E col signor Coulson al fianco della sorella, tu, Anthony, potrai finalmente dirti libero da ambasce e smettere gli abiti da eunuco a guardia dell'harem."
"Perdonami se non rido del tuo sagace scherzo." Fu la risposta piccata di Tony.
Phil li guardò confuso, spostando poi l'attenzione sulla sorella che annuì. "Accettiamo volentieri, signore e speriamo davvero di non creare problemi."
"Nessun problema, dico sul serio. Clint, per cortesia, potresti mostrare a Phil e Jane la camera degli ospiti? Jane, potrete decidere voi se dormire ancora in camera di Natasha oppure con vostro fratello."
La ragazza annuì e afferrò la mano del fratello, ringraziando ancora Steven. Nel corridoio, mentre Barton li precedeva, Jane raccontò al fratello la gentilezza e la cura con cui l'avevano trattata in quel giorno e mezzo.
"Hai intenzione di ammogliarti, amico mio?"
"Fra tutte le domandi che potresti pormi, Tony, proprio questa?"
"É una cara ragazza. E ti fa ridere, il tuo volto é sereno."
"É una cara ragazza e forse terrà lontana le malelingue per un po'."


*****


"Via, Jane, direte a vostro fratello quanto caro e amorevole sono stato con voi oppure continuerete e tessere le lodi del solo signor Rogers?" Chiese Clint, in un moto di sincero riso, gli occhi che cercavano in un guizzo quelli di Coulson e poi subito si abbassavano al volto felice della giovane.
Jane sorrise, "La simpatia del signor Barton é pari solo alla sua bellezza fratello."
"E alla sua sfrontatezza." Sussurrò Phil all'orecchio della sorella, strappandole una risata.
"Sento che si parla di me. Saranno buoni discorsi o calunnie?" Clint strinse le dita attorno alle maniglie ed aprì la porta della stanza degli ospiti. "Non avete che da chiedere e noi vi daremo."
"La ringrazio signor Barton." Phil accennò appena con la testa, mentre accompagnava la sorella sul letto perché si stendesse e riposasse. "Credo che staremo bene nella stessa stanza, così la signorina Rogers potrà riavere la sua stanza."
"A Natasha non ha comunque creato alcun problema. Ne é stata felice, invero."
"Vuol dire che é molto più gentile di quel che pensassi." Si girò a guardarlo, con un riso sincero sulle labbra, "Volete farmi cambiare idea su di lei, per caso?"
"Ci sto riuscendo?"
"Forse." Poi ritornò da lui, "Potreste mandare qualcuno a prendere qualcosa per me e mia sorella? Così non vi disturberemo oltre."
"Faremo avere ad entrambi il necessario. Intanto riposate e rinfrescatevi: avrete vestiti nuovi e freschi prima di pranzo."
"La ringrazio per la premura."
Clint annuì e li lasciò soli. Scese nuovamente nella sala, si guardò in giro e non vedendo né Steve né Tony si risolse a prendere da sé le tazze, di modo che la donna di servizio li lavasse e preparasse poi per il desinare. "E lenzuola pulite nella stanza padronale." Disse, prima di uscire per occuparsi dei vestiti, come se quell'accorgimento gli fosse saltato alla mente per caso e senza malignità.

 
*****


Il giorno seguente, Phil e Jane ritornarono a casa, tra le urla di gioia della signora Coulson quando apprese la premura con cui Rogers si era preso cura di lei. Sicurissima che nel giro di poche settimane il ragazzo si fosse fatto avanti, si concentrò su Lizzy affinché facesse colpo su Stark e Mary perché cominciasse a puntare a Barton, anche se quest’ultima era ben restia anche solo a rivolgere la parola all’uomo. La donna, quindi, spostò l’attenzione su Phil affinché continuasse a corteggiare Natasha. Alla cena, perciò, tutti tirati a lustro, furono subito spinti tra le braccia dei nuovi vicini.
"Jane, mia cara, siete splendida." Tony fu il primo ad accoglierla, baciandole la mano e sistemando con gesto vezzoso il nastro che le cadeva dietro l'orecchio. "Steven non ha fatto che parlare di voi. Per ripicca, credo, giacché io non ho cessato di nominar voi, amabile Lizzy, nei miei discorsi. Guardavo il cielo e ricordavo il vostro sorriso e le nuvole il biancore della vostra pelle e dell'abito. Lizzy, dicevo, Lizzy adorerebbe i fiori nel nostro giardino, Steven."
Entrambe le sorelle risero, "Voi mi fate troppo onore." Rispose la terzogenita, gli occhi neri che brillavano divertiti. "Mi avevate promesso il racconto delle vostre avventure, caro signore."
"Dunque perché attendere? Sedetevi al mio fianco: mi annoierò presto a parlar di politica." Natasha, dietro a Tony e con la mano appoggiata al braccio di Steve, roteò gli occhi al cielo e poi li rivolse a Jane. "Il vestito che vi ho portato vi sta di incanto, amica mia. Gli altri doni vi sono piaciuti?" Commentò -Le aveva infatti portato un abito turchese e scarpe, due paia di guanti, un cappello per la madre, una cintura per ciascuna sera e per ciascuna sorella tre fazzoletti di tessuto impalpabile, ventagli ed una scatolina di dolci graziosamente infiocchettata.
"Molto." Rispose quella, "Non so davvero come ringraziarvi e ripagarvi per la vostra generosità, signorina." Phil affiancò la sorella, porgendo un bicchiere di vino alle signore.
"Venite a trovarci più spesso. Anche voi, Philip: Clint é rimasto ben impressionato da voi, non é vero, Clint?" E qui bevve un sorso di vino, gli occhi azzurri che ridevano l'imbarazzo tangibile dell'amico. "Avevo intenzione di prendere parte ad una delle battute di caccia di Stark. Non troverei spiacevole la vostra compagnia, Natasha dice il vero."
Phil lo guardò incuriosito, "Mi perdonerete, signore, ma sono più tipo da biblioteca che da caccia. Ma non disdegno le cavalcate, se per voi é lo stesso."
"Oh, Clint, dovresti proprio condurlo lungo il sentiero che abbiamo scoperto la settimana scorsa, cosa ne pensi?"
"Penso che sia ora di non far attendere oltre gli ospiti." Natasha rise e prese sottobraccio Jane prima che potesse farlo Steven, appoggiandole poi la mano sulle dita. "A mio fratello non dispiacerà, se mi siedo accanto a voi e se vi rubo al suo tempo." Disse, lieta. Rogers, dopo che Barton si era tirato indietro allo sguardo supplichevole di Mary, si prese l'onere di accompagnare la giovane al tavolo. Sedette quindi davanti a Tony, Jane alla destra e Natasha subito dopo di lei, e Mary sulla sinistra.
Phil si accomodò accanto a Lizzy, alla destra di Stark. Sistemò il fazzoletto sulle ginocchia e cercò di non ascoltare la voce di sua madre che continuava a ripetere quanto fossero belle le sue figlie.
Stark si sistemò meglio sulla sedia, allungando appena le gambe sotto il tavolo. Steve si rivolse a Jane, con una quieta domanda ed un accenno di rossore sul volto luminoso. "Siete un uomo di poche parole, Philip." Disse Clint, ad un certo punto, versandosi dell' altro vino. "La cosa é un dispiacere, immagino abbiate molte cose da dire."
L'uomo si pulì la bocca col fazzoletto e sollevò gli occhi su di lui -Sorpreso nel sentire il suo nome sulle labbra dell'uomo. "Dipende dall'argomento. Non sono ferrato in politica o filosofia, mi interesso più alla poesia e alla letteratura. E voi, signore?"
"Chiamatemi Clint, vi prego."
"Non credevo fossimo già a questo livello di amicizia." Ammise, timido, "Quali sono i vostri interessi Clint?"
"La lettura e la musica. L'arco, le frecce, del buon vino dopo una cavalcata."
"Arco e frecce?" Corrucciò le sopracciglia, "Uno sport davvero insolito. Come mai vi piace?"
"Lo avete mai provato?" Chiese Clint e sorrise -Ci fu un lampo negli occhi chiari, come se l'arcuarsi della bocca fosse arrivata fino allo sguardo. "La concentrazione di mille minuscoli gesti che si conclude nell'istante preciso in cui la cuspide si conficca nel bersaglio. Occorrono occhi e buon respiro, muscoli, tenacia, braccia forti e un cuore che batta all'unisono al tendersi del nerbo."
Phil scosse la testa, "Invero no, non ho mai avuto il piacere."
"Dovreste provare. Ve lo consiglio: potrebbe aiutarvi a scoccare fuori dal petto l'impeto del vostro coraggio, oltre che a scagliare una freccia oltre l'orizzonte."
"Il coraggio é per gli sfrontati, signore e io temo di essere troppo vile per uno sport del genere." Prese un bicchiere di vino e lo sorseggiò lentamente, "I vostri autori preferiti?"
"Greci e Latini, non disdegno i francesi e lascio i russi a Natasha." L'altro inclinò la testa. "Il coraggio é di chi sa trovarlo. La sfrontatezza confonde solo le piste."
"E voi vi considerate un coraggioso?"
Un ghigno divertito si profilò sulla bocca di Barton. "Mi considero ancora in rodaggio."
“Io credo che o si é coraggiosi oppure no. Se voi non vi considerate tale forse non lo siete.” Ridacchiò, “Ma forse la vostra é solo modestia.”
"O forse non sono che un vigliacco."
E da quel momento in poi la conversazione con Barton languì: quella parte di sé che egli aveva lasciato intravedere scomparve, le valve del suo carattere si richiusero con uno schiocco secco. Tornò a vestire il carapace di indifferenza e disprezzo, ciancicando il cibo nel piatto coi rebbi della forchetta, mostrandosi avvinto controvoglia dalle discussioni sulla guerra e su Napoleone e torcendo la bocca quasi dover parlare ad un uditorio di tali inetti fosse per lui una impareggiabile sofferenza.
Natasha, al contrario, rideva e chiacchierava con Jane e Steven faceva lo stesso, di quando in quando lanciando occhiate a Stark e ricevendone altrettante di rimando quando questi riprendeva fiato dai suoi racconti di Parigi e Rouen e Roma e Mosca e San Pietroburgo, Francoforte e Vienna.
 

*****

 
Pochi giorni dopo la cena dai Lucas, Jane e Phil furono invitati dalla signorina Natasha ad una passeggiata per le terre di Griffith Park. La signora Coulson era su di giri dalla gioia. Sembrava che il suo piano stesse funzionando e anche se avrebbe sistemato solo due dei suoi figli, confidava nella buona sorte degli altri. Vista la bellissima giornata i due fratelli decisero di andare a cavallo e giunsero poco dopo colazione. Phil si era sorpreso non poco dell'invito: era più che sicuro che alla donna fosse indifferente, quindi pensò che Steven l'avesse invitato solo per cortesia e per scusarsi della maleducazione della sorella. Quindi, quando arrivarono rimase molto sorpreso nell'apprendere che i signori Rogers e Stark non sarebbero stati presenti.
Natasha li attendeva all'entrata di Griffith Park, un ombrello parasole a riparare la pelle nivea e un corpetto piuttosto stretto, pantaloni di foggia simile a quelli da cavallerizza e stivali al polpaccio, in un curioso miscuglio di eleganze femminile e abbigliamento maschile. "Jane, mia cara." La salutò con un sorriso. Clint, dietro la donna, chinò il capo con garbo e rispetto, fissando poi la propria attenzione su Phil e permettendo agli occhi chiari di sorvolare sulla sua figura, la bocca sfiorata appena da un'espressione di placido appagamento.
Phil, in calzoni neri e camicia bianca, stringeva la mano della sorella, in tenuta da cavallerizza, i capelli biondi acconciati in due grandi trecce che le circondavano il capo. Fece una piccola riverenza ai padroni di casa, "É una meravigliosa giornata, non trovate?"
"Splendida, la migliore per godersi il paesaggio del Griffith in ogni sua ansa e fiore e bocciolo." Com'era solita fare, Natasha prese Jane sottobraccio, quindi inclinò la testa per guardare Coulson. "Un completo sì bello sarebbe un peccato svilirlo in una semplice passeggiata, non credete? Trovo che sarebbe più indicato per una cavalcata e tu non volevi finalmente portare il tuo nuovo cavallo per la tenuta, Clint?" Barton arcuò le sopracciglia e annuì appena, mostrandosi non del tutto convinto, ma nemmeno dispiaciuto della proposta. "Rischieremmo di annoiarvi con i nostri discorsi e Clint ha sentito i miei racconti su Alessandro I tante di quelle volte che ormai devono essergli venuti a noia."
"Conosco lo Zar meglio di se stesso." Si disse d'accordo il giovane.
Phil li guardò confuso, "Una cavalcata?" Chiese titubante.
"Perché no? Ho sentito al ricevimento che vi piace cavalcare e la tenuta é assai grande." Natasha mise su un'espressione dispiaciuta e si rivolse a Jane. "Ho forse recato offesa a vostro fratello con questa proposta, amica mia? O forse ha paura a lasciarvi sola?"
"Credo solo tema di annoiare il signor Barton." Phil arrossì, "Alla cena é accaduto e non vorrei accadesse di nuovo. Tutto qui."
"Non mi avete annoiato." Replicò il diretto interessato. "Ma se siete convinto di un vostro passo falso, nulla come del tempo trascorso in mia compagnia potrebbe aiutare a riparare questo sbaglio. O." Disse ancora. "Potrebbe servire a me per riparare l'errore che tanto vi ha fatto travisare il mio comportamento."
Phil abbassò appena il viso in segno di assenso. "Vada per la cavalcata allora!"
"Lasciamo dunque i nostri uomini alle loro conversazioni di caccia e quant'altro. Noi, cara, godiamoci il sole e l'erba e le pagine di un buon libro." Tosto che le due ragazze se ne furono andate, Clint condusse Phil alla stalla e gli disse di lasciar pure il cavallo alle cure dei servi, se era suo desiderio, nel frattempo che lui sellava il proprio. "Scegliete pure uno dei nostri cavalli, se vi aggrada." Gli disse, nell'accarezzare il muso lustro e nero di un magnifico stallone. "E permettete al vostro di riposarsi a dovere. Steven e Anthony hanno preso due dei più veloci." Fece e accennò col mento ai casotti vuoti. "Tuttavia, quelli rimasti non sono certo meno validi."
Il ragazzo annuì e scelse uno dei cavalli della tenuta, uno stallone dal pelo fulvo e gli occhi vivaci. "Vi piacciono i cavalli, signore?"
"Molto ed io piaccio a loro, non é vero, Enosictono?" Il cavallo sbuffò, fece tremolale le grandi labbra molli e spinse il muso contro il volto del giovane. Questi rise, accarezzò le guance lunghe e incavate dell'animale e lo fece uscire dal suo casotto. Lo portò fuori dalla stalla tenendolo per le briglie, quindi vi si issò con gesto fluido, con salto elegante, quasi avesse imparato prima a far quello che a camminare.
L'altro lo seguì subito e lo affiancò in groppa al suo destriero. "Vi seguo!"
"Tenete il passo, se ci riuscite!" E ridendo, in uno scoppio di allegria che, dopo la sera del ricevimento, Coulson non si sarebbe mai aspettato, partì al galoppo, il ghiaino che schizzava e scoppiettava sotto gli zoccoli del cavallo.
La sorpresa lasciò subito lo spazio al divertimento e Phil premette i talloni ai fianchi del cavallo partendo al galoppo. Riuscì a recuperare il terreno perduto in pochi attimi fino ad affiancarlo e quasi superarlo. "Non ne ha l'aria ma mio fratello é molto competitivo." Jane ridacchiò, "É un vero peccato che vostro fratello e il signor Stark non ci siano. Lizzy mi ha raccomandata di porgergli i suoi saluti, dice che non ha mai conosciuto un uomo par suo."
Natasha, che camminava a braccetto con la fanciulla, scostò il parasole e voltò appena in fianchi per mostrare il profilo di un sorriso ai due uomini che le avevano superate. Clint le lanciò un saluto da sopra la spalla e poi gli occhi ed il sorriso sulla bocca furono unicamente per Coulson. "Oh, noto che vostra sorella é stata catturata dal fascino dell'amico di mio fratello." La donna girò la testa verso Jane. "E voi da quello di mio fratello."
"Sono dei gentiluomini, rispettabili e di bell'aspetto. Tre qualità che é difficile trovare al giorno d'oggi."
"Concordo, con voi Jane." Natasha sorrise, ma quel sorriso era appena sfumato agli angoli, quasi non riuscisse a condividere appieno la felicità dell'altra. "Cosa provate voi e vostra sorella per mio fratello ed il suo amico, se mi é permesso chiedere?" Jane arrossì, "Provo molta stima e ammirazione per vostro fratello e credo che lo stesso possa dire mia sorella."
"Provate solo quelle e non andate oltre." Natasha lasciò una carezza sul dorso della sua mano. "Perché il vostro cuore non soffra, non sperate nel matrimonio. Mio fratello non é uomo adatto alle nozze."
La ragazza la guardò perplessa. "Perdonatemi, ma non capisco."
"Steven non é uomo da maritarsi e Anthony lo stesso. E mi dispiace, perché voi mi siete tanto cara che sarei felice di chiamarvi sorella."
"E voi mi siete cara come le mie sorelle, Natasha, e quello che mi dite mi rende molto triste."
La donna le regalò un sorriso di dolce e malinconica tenerezza.


*****


Phil arrivò fino alla cima della collina dove fermò il cavallo e si girò ad ammirare lo spettacolo dei prati verdi e degli alberi in fiore, la cittadina in lontananza. Le labbra gli si piegarono in un enorme sorriso, gli occhi che brillavano davanti a quello spettacolo.
"Ah, finalmente sorridete." Clint si affiancò a Coulson, spostando lo sguardo da lui al mondo ai loro piedi. Aveva il volto arrossato dal galoppo, i capelli smossi dal vento.
Il ragazzo scoppiò a ridere, "É meraviglioso! Non si può non sorridere di fronte ad in simile spettacolo!"
"Ne convengo. Allieta l'animo ed il cuore."
"Non mi sembrate molto convinto." Phil spostò lo sguardo sull'uomo, "Spero di non annoiarvi con le mie chiacchiere."
"La vostra conversazione non mi annoia e la trovo lieta, di compagnia."
Il ragazzo rise, "Vediamo se riuscite a starmi dietro!" Girò il cavallo e lo spinse al galoppo.
"Mi sfidate?" Barton gettò indietro la testa e rise. Piantò i talloni nel ventre di Enosictono, che trangugiò il terreno, la sabbia, l'erba sotto gli zoccoli. Le froge divennero bianche, il pelo nero s'indorò di polvere. I capelli di Clint furono investiti da aria e velocità, le spalle che sussultavano al moto dell'animale, gli alamari bronzei che scintillavano al sole.
Coulson fermò il cavallo sotto una quercia, sollevando le braccia. "Ho vinto!"
Barton tirò le briglie per bloccare Enosictono. L'animale, per quel bloccarsi improvviso, s'impennò sulle zampe posteriori e nitrì in protesta. "Gli spiace perdere." Spiegò il giovane. "Voi invece avete vinto. Vi meritereste un premio."
"E quale premio avreste in mente?"
"Ditemi voi." Clint smontò da cavallo e permise ad Enosictono di pascolare in tutta pace attorno alla quercia.
Anche Phil smontò e lasciò libero il cavallo, stiracchiandosi e sedendosi, poi all'ombra dell'albero, "Non saprei. E' la prima volta che vinco qualcosa. Di solito alle gare cosa si vince?"
"Dipende. Denaro, spesso. C'é chi mette in palio il proprio animale o qualche altro oggetto che gli appartenga. Ho sentito di un tale, una volta, che ha scommesso con una donna l'accettare una proposta di matrimonio."
"Davvero?" E la sorpresa negli occhi di Phil era palpabile, "Qui, durante qualche festa, si mettono in palio dolci o animali da giardino. Mio padre ha vinto una gara di tiro a segno, una volta, e ha vinto una capretta. Il latte migliore che abbia mai bevuto!"
Clint, che nel frattempo s'era disteso all'ombra ristoratrice e fresca della quercia, volse a lui gli occhi e parve ancor più interessato al discorso di quanto già non fosse prima. "E ditemi, se ne tengono tante di queste gare di tiro a segno?"
"Durante le feste del raccolto." Ci pensò un attimo, "Tra due settimane si terrà la festa del grano."
"Pensate che potrei partecipare, se ne avessi il desiderio?"
Scosse le spalle, "Perché no? Tutti quelli che sanno tenere un fucile in mano possono partecipare e non é neanche una caratteristica principale." Rise.
"Si tira solo di fucile?"
"L'arco non é molto considerato nelle fiere di paese, mi dispiace deludervi." Si stese accanto a lui e prese una boccata d'aria, "Per quanto tempo vi fermerete qui?"
"Fino a quando non avrò desiderio di andarmene o sarà desiderio di Steven e Anthony di mandarmi via. Non credo versereste lacrime per la mia partenza, dico il vero?" Scherzò, non facendo intendere se dietro quella domanda ci fosse semplice facezia od anche una certa nota di serietà.
Ridacchiò, "Non sono un tipo dalla lacrima facile, mi dispiace."
"Via, nemmeno un moto di minuscola tristezza?"
"Siete ben strano, signore. Non dimentico il modo in cui vi siete rivolto alla mia famiglia quando siamo stati presentati. E vorreste che fossi triste per la vostra partenza?"
"Quantomeno dispiaciuto." Clint stornò gli occhi da lui e li rivolse al cielo, come a cercarvi le parole adatte a rispondere o quantomeno utili al principio del perdono. Non trovandole scosse il capo. "Un'altra cavalcata in mia compagnia." Disse, a un tratto. "Se vincerò al tiro a segno, chiedo in premio un'altra cavalcata in vostra compagnia."
"La mia compagnia non é così piacevole, signore. Sono sicuro preferiate quella della signorina Natasha."
"Natasha é una buona amica e non ritengo di doverle estorcere una passeggiata od una cavalcata col tranello del tiro a segno. Dunque rifiutate?" Chiese l'altro, dopo un poco. "Rifiutate la scommessa?"
"Non rifiuto la scommessa." Disse, sollevandosi a sedere, "Solo che non capisco il vostro interesse per me. Sono un ragazzo di campagna, dopotutto."
"Ho conosciuto tante persone di città." Replicò Clint. "É giunto il momento di conoscere qualcuno di campagna. Non é il medesimo consiglio che avete dato a Natasha? Conoscere prima di avere un'opinione?" Roteò il polso. "O qualcosa sullo stesso tenore. Non ricordo le parole esatte."
"Si, esatto, ma non credevo foste interessato."
"Non sono una delle persone più trasparenti con cui si possa avere a che fare. Provate a conoscermi, come io intendo conoscere voi."
"Molto bene, allora." Gli porse la mano, "Scommessa accettata."
Clint tese il braccio e strinse le sue dita con vigore. Un guizzo indecifrabile lampeggiò negli occhi di metallo lucido, smerigliato. "Non avrete di che pentirvene."
Phil sorrise, "Dovremmo tornare ora. I miei ci aspettano per pranzo."
Clint annuì, richiamò il cavallo e vi montò sopra. Di ritorno, scorsero di lontano le figure di Steven e Anthony: l'uno era intento a passare le dita nella criniera del proprio cavallo, l'altro, seduto in mezzo all'erba, lo guardava fisso e gli diceva qualcosa. Non s'avvidero di Barton e di Coulson ed il primo disse all'ospite di non badarvi e di proseguire, ché i due anfitrioni li avrebbero di per certo raggiunti appena possibile. Trovarono Natasha e Jane nel salotto, sedute a leggere in poltrona, un vassoio di tea fumante sul tavolino basso.
Jane sollevò gli occhi sul fratello e quello capì subito fosse successo qualcosa. Per evitare chiacchiere davanti agli altri, però, si limitò a sorridere e porgerle il braccio, "Grazie per la meravigliosa mattinata ma si é fatto davvero tardi."
"Spero tornerete presto a trovarci." Sorrise Natasha, levandosi in piedi e raggiungendo Clint, cui pose una mano sul braccio. "Mio fratello ha seria intenzione di organizzare un ballo, assai presto, e sarei più che felice della vostra partecipazione."
"E noi saremo felici di partecipare." Si congedarono subito e tornarono a casa. Sulla strada la ragazza riferì la chiacchierata con Natasha al maggiore e lui la trovò molto strana, "Sei sicura che non l'abbia detto solo perché non ti ritiene all'altezza del fratello?"
"Credo proprio di no, é una persona così ammodo e gentile."
"Jane." Phil la riprese, bonario, "Mia dolcissima Jane ho visto il modo in cui Steven ti guarda e credo sia innamorato perso di te. Ma non essendo del suo stesso rango sociale, la sorella vuole scoraggiarti. Fidati di me." Quella rise, "Vedremo cosa accadrà."
 
   
 
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