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Autore: TheDoctor1002    30/09/2015    4 recensioni
Artemis conosce il mare. Lo ha solcato in lungo e in largo quando era in marina, vi ha disseminato terrore una volta cacciata e ancora oggi, dietro l'ombra del suo capitano, continua a conoscerlo.
Il suo nome è andato perduto molti anni fa: ora è solo la Senza-Faccia. Senza identità e senza peccati, per gli altri pirati è incomprensibile come sia diventata il secondo in comando degli Heart Pirates o cosa la spinga a viaggiare con loro. Solo Law conosce le sue ragioni, lui e quella ciurma che affettuosamente la chiama Mama Rose.
Ma nemmeno la luce del presente più sereno può cancellare le ombre di ciò che è stato.
Il Tempo torna sempre, inesorabile, a presentare il conto.
"Raccoglierete tutto il sangue che avete seminato."
//
Nota: trasponendola avevo dimenticato un capitolo, quindi ho riportato la storia al capitolo 10 per integrarlo. Scusate per il disguido çuç
Genere: Azione, Guerra, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Corazòn, Donquijote Doflamingo, Eustass Kidd, Nuovo personaggio, Pirati Heart
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Capitolo 4: Fin nel cuore

"Sables!" 
L'evocazione del rogia della sabbia risuonò chiara alle loro spalle e, quando si voltarono, Crocodile era già sparito.
Ivankov imprecò tra i denti mentre l'ex tiranno di Alabasta puntava dritto verso Barbabianca, ma realizzò presto che non era l'unico ad aver abbandonato la formazione. 
Prima che riuscisse ad andare a segno, Luffy si era già gettato a difesa di Newgate, il Gear Second pronto e la pelle inumidita dall'acqua gelida della baia. 
Ancora una volta, le previsioni di Artemis non si erano rivelate sbagliate: senza quel preavviso, forse Crocodile sarebbe riuscito a colpire. 
Nessuno vi prestò attenzione, ma appena Mugiwara atterrò ai suoi piedi, Newgate distese appena le labbra, rivolgendo un sorriso sottile ad Artemis, la quale ricambiò con un impercettibile cenno del capo.
Lui e Luffy parlarono fitto per qualche secondo, la sfida e la decisione dipinte sui loro volti con le stesse tinte decise. 
Lei non potè fare a meno di pensare che, dopotutto, la pasta di Mugiwara non era poi così diversa da quella dell'Imperatore.
Dalla loro posizione, era difficile capire cosa stessero dicendo e l'unico che riusciva effettivamente a sentire qualcosa era Mr. Three, la cui espressione terrorizzata non faceva presagire niente di buono. 
"Ha...ha chiamato Barbabianca...vecchietto." Balbettò, quasi perdendo i sensi. 
Artemis avrebbe voluto togliersi la maschera per passarsi le mani sul volto.
Prima o poi, un'uscita di quelle l'avrebbe fatto uccidere, ne era certa.
Ad ogni modo, Shirohige non sembrava essere dell'umore giusto per farlo fuori, un po' perchè quel genere di testardi gli era sempre piaciuto, un po' perchè si trattava del fratello di uno dei suoi figli e si era dimostrato pronto a gettarsi nel fuoco e in luoghi peggiori pur di salvarlo.
Pochi minuti dopo la loro conversazione, ad un cenno di assenso di Newgate, il ragazzino schizzò veloce come il fulmine nel cuore della battaglia, verso Ace. 
Sia Barbabianca che Artemis lo guardarono sparire, infine lei chinò leggermente il capo verso l'Imperatore in un reverenziale saluto. 
"Parlo a nome mio, di Emporio Ivankov e della sua armata, quando affermo che siamo qui per la vostra stessa ragione." annunciò lei, alzando la voce per sovrastare la battaglia "Se c'è un piano lo seguiremo, altrimenti ci limiteremo a sostenere Monkey D. Luffy nel suo intento secondo il nostro personale criterio." 
La risata profonda di Newgate quasi scosse il ghiaccio sotto la loro nave, dandole i brividi.
"Mi era giunta voce dei tuoi poteri, Senza-faccia, ma non avevo idea fossi diventata capitano di una flotta." 
"Non lo sono" rispose lei "non sono altro che un'umile ambasciatrice e, se necessario, un paio di braccia in più per la vostra armata in questa guerra. Datemi degli ordini e provvederò a comunicarli perché siano eseguiti. Inoltre, ci tengo a scusarmi per qualsiasi cosa Luffy possa aver detto: le parole non sono il suo mestiere." 
"Le parole non sono il mestiere di un pirata, Senza-Faccia: un pirata è ciò che sono le sue azioni e, se le tue sono a sostegno di mio figlio Ace, allora ti considererò mia alleata e accetterò il tuo intervento. Ma prima che tu parta, voglio solo una risposta da te: parli a nome di Ivankov e del suo esercito, tuttavia non siete i soli ad essere sbarcati. Quale allineamento hanno scelto gli evasi di Impel Down?" 
"Lo ignoro." ammise Artemis "Temo che i loro intenti siano diversi dai nostri: se si riveleranno d'intralcio o dannosi, noi non li difenderemo." 
Alle spalle di lei, Buggy borbottò. 
"È così che ci ripaghi per averti portata con noi, donna ingrata?"
Artemis voltò appena la maschera verso di lui e il volto del clown fece trasparire chiaramente quanto desiderasse rimangiarsi ogni parola.
"Stanne fuori, avanzo di galera. Questa storia è più importante dei tuoi giochetti e qui nessuno ha tempo da perdere. Segui ciò che ti dico o farai meglio a sparire dall'isola. Chiaro?"
"Trasparente" si affrettò a rispondere l'altro con un sorriso forzato, subito imitato da quell'ammasso di uomini che avevano preso a venerarlo senza un'apparente ragione. 
"Il tuo supporto è gradito, Senza-faccia." Concluse Barbabianca, mettendo fine a quel battibecco "Ora raggiungi Cappello di Paglia o finirà per perdersi in quel marasma." 
Artemis impiegò qualche secondo a identificarlo tra i combattenti, infine lo riconobbe, circondato da gruppi sempre diversi di Marines che sconfiggeva con una facilità impressionante. Era già piuttosto lontano, quindi lei chinò un'ultima volta il capo verso Newgate e si lanciò all'inseguimento, bruciando sotto le suole dei suoi stivali la distanza tra lei e Mugiwara. 
Si tastò i fianchi, ma si trovò ad afferrare solo aria. 
"Dannazione, che razza di fine hanno fatto?!" 
Imprecò tra sè, cercando di ricordare l'ultima volta in cui aveva avuto i pugnali con lei.
Quasi certamente, erano rimasti alla Casa d'Aste, quando li aveva depositati all'ingresso.
Aveva scoperto solo dopo che, in realtà, infiltrare armi era tanto semplice da essere diventata una prassi. 
"Shachi sarà furioso, se gli chiederò di forgiarmi un'altra coppia di lame gemelle."
Avrebbe volentieri aperto a Luffy una via verso il patibolo, ma era più che certa che, senza le sue armi, non sarebbe poi riuscita a fare più di quanto non stesse facendo già egli stesso. Ad ogni modo, anche volendo, solo tenere il suo passo era una missione da non sottovalutare: tenergli testa sarebbe stato impossibile.
Disarmata, prese a farsi largo sfruttando serie su serie di pugni ben assestati.
I colpi di lei, sebbene non facessero ricorso ai suoi poteri, risultavano forti abbastanza da mettere al tappeto coloro che tentavano di creare un cordone di sicurezza, di conseguenza fece il possibile per aprire un varco almeno al resto dell'esercito. 
Si voltò indietro un paio di volte e vide che i Newkama e perfino i detenuti reggevano il suo ritmo. 
"Muovetevi, da solo non ce la farà contro tutta quella gente!" Ordinò Artemis, rivolta all'eterogenea armata che la seguiva "Superate il cadavere di Oars e andate a sostenere gli alleati: ad Ace penseremo io e Ivankov." 
"Agli ordini!" 
Il blocco che la seguiva finì disperso e mescolato agli uomini di Barbabianca e degli altri capitani mentre, con la coda dell'occhio, Artemis vide Mugiwara proseguire inarrestabile nella sua folle corsa.

Era quasi arrivata alla muraglia quando un'ombra le passò sopra la testa, distraendola per un istante.
Colse uno scintillio di fiamme blu e non ebbe dubbi su chi potesse avere un simile potere. 
"Yoi, tu devi essere la Senza-faccia! Non viaggi un po' troppo leggera? Dove sono le tue armi?" 
"Fenice!" Sorrise lei sotto la maschera "Un onore incontrarti. Temo di aver lasciato più di un bagaglio all'arcipelago Sabaody, ma ho in mente un piano pulito pulito e, se mi aiuterai, sarà perfino più semplice." 
Guardandola combattere e parlare allo stesso tempo, scansandole qualche nemico per farle prendere fiato, Marco sorrise "Un gentiluomo non si tira mai indietro. Di cosa hai bisogno?" 
"Riesci a vedere il vice-ammiraglio con la falce?" 
Il capitano della Prima Divisione osservò il punto indicato da Artemis per qualche secondo. 
"Donna, quella è alta dieci metri!" concluse infine lui "Sarebbe problematico se non la vedessi affatto!" 
"Ottimo! Mi servirebbe un passaggio sopra la sua testa. Puoi aiutarmi?" 
Marco non riuscì a nascondere la sua sorpresa, nel sentire quelle parole.
La voce di lei era straordinariamente rilassata, mentre i muscoli dedicati al combattimento senza armi vibravano di energia ad ogni pugno e ogni calcio, stretti nell'involucro di pelle che era il suo corpo. 
Ad una rapida occhiata, Artemis vide che le fasciature che Iva le aveva stretto sulle braccia erano già completamente imbevute e la sua pelle in molti punti si era fatta più chiara, facendo trasparire appena le vene violacee. 
"Non ancora, dannazione, è troppo presto." 
"Al tuo servizio, Signora del Tempo" rispose lui "Sono curioso di vedere cos'hai in mente." 
Signora del Tempo.
Law la chiamava così quando riteneva si stesse facendo troppi problemi riguardo ai suoi poteri.
Era stato quasi un vezzeggiativo, fino a quel momento.
Ma non lì, non sui ciottoli e il ghiaccio insanguinati di Marineford.
Quel nome l'aveva letto sulle labbra di Sengoku appena aveva messo piede nel suo inferno e l'aveva sentito sussurrato come un cattivo presagio dagli stessi Marines che cadevano uno dopo l'altro. 
Signora del Tempo.
Dopotutto, le piaceva non poco. 
"Permette?" Chiese Marco, trasformando le spalle in uno spesso mantello di penne di fiamma azzurra e stringendo delicatamente le zampe sulle braccia di lei. 
"Come rifiutare, milord?"
In un istante furono in alto, circondati da brandelli di fuoco freddo che si staccavano con uno scintillio improvviso dalla pelle di lui.
Era bastato un singolo movimento d'ali per farli librare diversi metri al di sopra della battaglia, sulle teste dei giganti. 
Il cuore di Artemis perse un battito: perfino nella distruzione, anche nel momento più nero, la sensazione del volo riusciva a meravigliarla come una bambina.
Marco sembrò percepirlo perché sorrise appena, sentendo il timido sospiro sfuggito alle labbra di lei . 
"Lasciami cadere" chiese Artemis, una volta raggiunto il suo obiettivo "abbi solo fiducia: so quel che faccio." 
"Fai in modo che non ti abbia sulla coscienza!" 
Gli artigli di lui si allargarono all'improvviso e Artemis divenne un vero e proprio proiettile umano: la gravità trasformò il suo peso corporeo in pura forza e il Third Timeshock moltiplicò il colpo: quando il piede di Artemis impattò contro la nuca dell'immenso vice-ammiraglio, la colonna vertebrale del gigante cedette sotto la devastante energia di tre linee temporali, collassando come un castello di carte ad un soffio d'aria.

Una nube di polvere si sollevò, attirando l'attenzione dei combattenti.
Marco volteggiò ancora per qualche secondo sopra l'area dell'impatto, ma Artemis non riapparve.
Non si vide traccia di lei per istanti che parvero ore, infine uno scintillio emerse, trascinando nella polvere altri due Marines della divisione dei giganti. 
Lampi di luce riflessa illuminarono la baia ancora ed ancora, accompagnati da bagliori rossastri fusi al verde dei colpi di Mihawk, che la Fenice aveva visto scendere in campo appena prima di lasciare Artemis.
Dopo pochi minuti, nessuno dei giganti che avevano partecipato riuscì a rialzarsi.
Fu allora che dalle macerie e dai corpi riemerse lei: stretta nella sua mano destra c'era una scintillante falce, spropositatamente alta ma non per questo meno letale.
La sua pelle era diventata un reticolo di sangue e la bocca era invasa da un sapore disgustoso e metallico. 
Una sottile vena di orrore attraversò i guerrieri nella piazza, mentre Ivankov faceva di tutto per liberarsi il prima possibile dei suoi avversari in modo da raggiungerla. 
Ad un comando dei vice-ammiragli, i cannoni ruotarono le loro enormi bocche verso Artemis, facendo fuoco uno dopo l'altro, scandendo i tempi di una sinfonia di morte.
Lei tese una mano per bloccare gli spari con il suo potere, ma realizzò presto che un altro colpo l'avrebbe danneggiata seriamente e con una sferzata della sua nuova arma avrebbe fermato forse tre dei venti proiettili che puntavano su di lei.
Perfino correre sembrava un'opzione impraticabile: sentiva le gambe di piombo e doveva aggrapparsi al manico della falce per stare in piedi. 
"Corri, dannazione" ripeteva Ivankov tra i denti, mentre le si avvicinava correndo a perdifiato.
Arrivò ad urlarlo, ma lei sembrava non riuscire nemmeno a sentirla: fissava un punto davanti a sé come inebetita, incapace di muovere un singolo muscolo.

"Galaxy Wink!" 
Artemis percepì appena la presenza di Iva, che si era piazzata a scudo tra lei e i colpi, respingendoli con il suo attacco.
Quando il regino Newkama si voltò verso la ragazza, notò che tremava visibilmente e che la falce tra le sue mani non era che un sostegno ad un corpo che sembrava sul punto di sciogliersi. 
"Caramellina..."
Prima che una seconda scarica di proiettili si riversasse loro addosso, Ivankov prese Artemis tra le braccia, facendole da scudo con il suo corpo immenso mentre la portava in un luogo più riparato.
La ragazza si rannicchiò quasi istintivamente, stringendo le ginocchia e le braccia al petto e attenuando appena i fremiti che la percorrevano. 
Solo dopo molto tempo, Iva riuscì a distinguere ciò che stava sussurrando. 
"L-Lui è qui" balbettava "C'è, è qui, mi ha guardata." 
Le tolse la maschera dal viso per permetterle di respirare meglio, nascondendola alle Lumacamere e agli altri combattenti.
Non aveva mai visto quell'espressione sul suo volto: gli occhi sembravano fissi nel vuoto, come se l'uomo di cui parlava fosse ancora lì davanti a lei, quasi che solo allungando una mano potesse sfiorarla. 
"Non significa che ti abbia riconosciuta, Artemis! Avevi la maschera, ricordi? Non si sa niente della Senza-faccia, di sicuro nemmeno lui conosce la tua vera identità. Non farti prendere dal panico, caramellina: non puoi mollare ora che sei arrivata qui, devi uscire viva da questo posto." 
L'adrenalina scorreva a fiumi nelle vene di Artemis e il sangue che aveva perso a causa degli attacchi l'aveva indebolita, rendendola pallida come un cencio. 
"I-Iva" chiamò, sollevando la canotta e scoprendo la pelle del fianco, anch'essa fragile come gesso "Fallo. Tanto ho a disposizione tutto il tempo del mondo, no? Dieci anni in meno non cambieranno nulla." 
Un dejà-vû passò davanti agli occhi di Ivankov, veloce come un fulmine.
Rivide un'Artemis più giovane, più fredda verso chiunque avesse intorno.
L'unica eccezione era il bambino che era sbarcato sulle coste di Kamabacca tenendole la mano. 
"È tutto ciò che mi è rimasto" le aveva risposto quando Iva le aveva chiesto  perché tenesse tanto a Law "Farei qualsiasi cosa per lui, qualsiasi." 
"È per Trafalgar che fai tutto questo?" Chiese con aria seria, studiando quale ormone potesse essere in grado di aiutarla. 
"Gliel'ho promesso" sussurrò Artemis "Gli ho promesso che sarebbe andato tutto bene. Che avrei salvato Mugiwara e che sarei tornata da lui tutta intera."
"Con tutte queste Lumacamere, immagino sappia già come stanno le cose." Rispose Ivankov, trasformando le sue unghie in aculei acuminati "Forse è già partito. Anche lui tiene molto a te." 
Quelle sole parole riuscirono a riportarla alla vita quasi più degli ormoni che il regino le stava iniettando.
Si ritrovò a stringere i denti per non cacciare un grido, poi quel dolore che sembrava insopportabile cessò e Artemis si sentì più lucida che mai. 
"Gli conviene tenere il suo culo da medico lontano da qui o provvederò personalmente a dargli una lezione." 
Borbottò, calandosi di nuovo la maschera sul viso e afferrando la falce.
Con una ginocchiata, spezzò il manico per renderla più maneggevole e la fece  roteare con un gesto rapido del polso. 
"Non sei un po' esagerata? È solo preoccupato per te, anche tu lo faresti!" 
"Non difenderlo quando non se lo merita, Iva." L'ammonì lei, acuendo la vista, senza riuscire a scorgere alcun segno di Luffy "E poi chi altri dovrebbe dargli una strigliata ogni tanto? Sono pur sempre sua madre, buon cielo!"
Con un sorriso sconsolato, Ivankov constatò che, in men che non si dica, era tornata l'Artemis di sempre. 
"Ti dispiacerebbe mandare qualcuno dei nostri a dirmi dove s'è cacciato Luffy?" Chiese l'altra all'improvviso, uscendo dal riparo che il regino Newkama le aveva trovato.
Erano molto indietro rispetto al punto a cui erano arrivati e i Marines si erano riorganizzati nel tentativo di prendere almeno la testa della Senza-faccia morente.
"Io ho un discorsetto da fare a questa gente, ma non ci vorrà molto."

"Si può sapere cosa diamine dovrebbe voler dire?!" 
Artemis era assolutamente infuriata e solo Dio sapeva quanto quello sventurato ex-detenuto avrebbe preferito che lei fosse Akainu o Sengoku in persona pronti ad ucciderlo. 
"Non lo sappiamo neanche noi" balbettò, fissando alternativamente la fredda maschera gialla e i cadaveri dei Marines che da pochi minuti a quella parte occupavano la piazza.
Le mani di lei erano strette sul colletto della divisa lacera, tenendolo qualche centimetro sollevato dal suolo "I boia si comportano in modo strano e il Grand'Ammiraglio ha dato degli ordini, ma non abbiamo altre notizie, lo giuro."
Artemis lo lasciò cadere, imprecando: non mentiva, sembrava che le guardie avessero preso a marciare.
Con un'ultima gomitata mandò al tappeto il Marine con cui si stava battendo prima di essere interrotta e lo finì facendo scorrere la lama della falce lungo la sua gola.
D'istinto, il galeotto si tastò il collo, rialzandosi.
"Dov'è Mugiwara?" Chiese lei con voce dura.
L'altro indicò un punto sotto il patibolo "Appena oltre le mura. L'ho visto correre contro gli Ammiragli brandendo un albero maestro. Solo il cielo sa cosa gli passi per la testa."
Senza lasciare che aggiungesse altro, Artemis prese a correre con tutta la velocità che il suo corpo le consentiva, impregnando la punta della falce con i suoi poteri in modo da limitare al minimo scontri e perdite di tempo.
Si arrampicò sul dorso di Oars e quando ebbe raggiunto la sommità riuscì ad avere la visuale completa sulla piazza, ora cosparsa di schegge di legno ghiacciate.
Una vaga sensazione la pervase, come se d'improvviso si trovasse ad essere una mera spettatrice della sua stessa esistenza.
Le lame scintillanti dei boia si levarono sopra la testa di Ace. "Fermatevi!" Gridava Luffy, rialzandosi e riprendendo a correre.
"È così che deve andare, giusto? I cattivi vincono e i buoni muoiono. È sempre così." 
"Fermatevi!" 
La voce di Luffy era disperata, ma nessuno sembrava sentirlo.
Era come urlasse in una stanza vuota, come in un incubo. 
"Dannata me e il mio cuore sensibile." 
Artemis scattò, scivolando giù dall'immenso gigante e affiancando Mugiwara, falciando chiunque si piazzasse davanti a loro per permettergli di raggiungere suo fratello.
Era un'impresa impossibile, avrebbe creato paradossi che le avrebbero potuto causare più di un problema, ma di una cosa era certa: nessun altro avrebbe potuto sfidare così sfacciatamente il destino come quel ragazzino dell'East Blue.
"Fermatevi!" 
Un brivido si diffuse per tutta la piazza, facendo crollare al suolo molti dei presenti, boia inclusi. 
Gli occhi di chi riuscì a tenerli aperti erano puntati su di lui quasi fosse il Messia. 
Artemis si fermò per un istante, osservando Luffy mentre Ivankov e Inazuma raggiungevano la piazza, rivolgendo uno sguardo sconcertato ai corpi ai loro piedi.
Almeno un terzo aveva la testa o un arto tranciato, ma molti altri non avevano neppure un graffio e tutti si accatastavano in maniera disordinata gli uni sugli altri. "Cosa...cosa è successo qui? Sei stata tu?" La voce di Iva tremava, non poteva quasi contemplare quello spettacolo. "Nient'affatto" sorrise fiera Artemis sotto la maschera "È niente di meno di quel che ci si può aspettare da Monkey D. Luffy: è l'Ambizione del Re Conquistatore." 
"Ho sbagliato a dubitare di te, Wonder-boy." Pensò, riprendendo a correre verso il patibolo "Dopotutto, sei l'uomo dei miracoli, non è così?"

"Ooh, fastidiosa, davvero fastidiosa." Mugugnò Kizaru, pulendosi le lenti arancioni sulla manica della camicia.
"Di chi parli, Borsalino?" La domanda di Akainu era quasi più una formalità che vero interesse, ma gli avrebbe fatto comodo saperlo localizzare se si fosse deciso a muoversi.
"Della Senza-faccia, ooovviamente." Rispose l'altro lentamente, con una punta di superiorità nella voce "Quello del Time Time é un potere che non dovrebbe appartenerle e guarda come lo va sfoggiando!" 
"Allora perchè non te ne liberi? Sono sicuro che anche Sengoku abbia una certa antipatia per lei: l'ho sentito parlarne ad una riunione, quando eri alle Sabaody." 
Un sorriso compiaciuto comparve sul volto della Scimmia Gialla, mentre si alzava dal suo posto sulla tribuna d'onore.
Ai suoi piedi, Artemis appariva non più grande di una formica, con la maschera macchiata di sangue suo ed altrui.
Con gesti ampi, sembrava guidare e incitare i Newkama, coordinando l'assalto e partecipandovi lei stessa. Osservava come la seguivano quasi fosse un faro, una luce nella notte buia. Sarebbe bastato spegnerla per farli precipitare nell'oblio.
"Ooh, perfino Sengoku? Allora è proprio il caso che qualcuno le dia una lezione. Mi sto forse sbagliando, Signora del Tempo?"

   
 
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