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Autore: StClaire    30/09/2015    4 recensioni
Maisie è la classica ragazza di diciassette anni. La sua vita si divide tra scuola e amiche, compiti e feste, famiglia e compagni e il ragazzo dei suoi sogni. La sua vita scorre tranquilla come al solito fino a che non le viene imposto di lasciare la sua camera per ospitare la prima figlia del compagno della madre, che ha le fattezze di un bellissimo ragazzo. Maisie, dopo una bugia di troppo, si ritroverà a chiedere ad Alexis "Alex" di tenerle il gioco e farle da fidanzato.
Da quel momento, tra disguidi, baci e ambigue relazioni, inizia per Maisie un'avventura che le scombussolerà più di quanto lei avrebbe mai potuto sospettare.
Dal testo:
«Devo chiederti scusa!», urlò Maisie improvvisamente.
Lei si girò «Scusa per cosa?», chiese Alexis curiosa, fermandosi sul vialetto di casa.
«Anch’io quando ci siamo scontrate all’aeroporto ti ho scambiato per un ragazzo!» disse Maisie tutto in un fiato.
«L’avevo capito», sorrise, e le fossette spuntarono insieme al sorriso, «Beh, almeno ti piacevo?»
La domanda spiazzò Maisie, ma la risposta usci da sola.
«Si!», forse lo disse con troppo entusiasmo, perché lei rise.
«Questo è l’importante», disse avviandosi verso casa.
Genere: Commedia, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash, FemSlash
Note: Lime | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
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Capitolo 7

- Smoke -

*

 
 Maisie era in piedi con la faccia sconvolta, metà del cappotto indossato e le guance rosse rigate dalle lacrime. Alex la guardò a lungo cercando di capire cose stesse succedendo.
«Maisie...?» disse flebilmente.
Maisie vide Emma aprire la bocca per dire qualcosa, ma nello stesso momento Alex le fece segno di stare in silenzio.
Maisie si sentì terribilmente in imbarazzo. L’immagine di Emma e Alexis abbracciate le faceva male e non riusciva a fermare le lacrime, così iniziò a camminare velocemente. Sentiva Alex chiamarla. Ma più sentiva pronunciare il suo nome più le veniva da piangere. Così iniziò a correre. Improvvisamente sentì una mano che la tratteneva. Uno strattone la portò a fare diversi passi indietro, portandola a sbattere contro una figura. Era Alexis.

 
*
 
«Maisie tutto ok?» la voce di Alexis le sembrava realmente preoccupata.
Lei fece cenno di sì con la testa e Alex le asciugò le lacrime dal viso.
«Ho solo bevuto un po' troppo. Mi prende sempre male» inventò Maisie.
Alex le sorrise dolcemente.
«Sicura?»
Maisie la guardò. Non sapeva cosa la prendesse ma aveva un’irrefrenabile voglia di abbracciarla. Aprì la bocca per dire qualcosa, ma invece di parlare, si alzò sulle punte dei piedi e l'attirò a sé baciandola. Sentiva le labbra morbide di Alex, sapevano di fumo, ma erano ferme.
In un istante Maisie realizzò ciò che aveva fatto. Si staccò dal corpo di Alex, come se avesse avuto una scossa e iniziò a ridere nervosamente. Non aveva il coraggio di alzare la faccia e guardare Alex negli occhi. Non sapeva perché l'aveva baciata, e non sapeva perché lei l'aveva rifiutata.
«Maisie... » iniziò Alexis avanzando di qualche passo verso di lei, ma Maisie la interruppe.
«S-scusami» balbettò Maisie «Veramente, non so...» lasciò la frase in sospeso.
Teneva gli occhi fissi sulle punte delle sue scarpe.
«Ti accompagno a casa, andiamo.» Alex fece per muoversi. Ma Maisie la bloccò di nuovo.
«No! Non preoccuparti, vado da sola»
«Sei completamente ubriaca! Non posso mandarti a casa da sola!»
Le parole di Alexis furono come un macigno per Maisie, Alexis pensava che fosse ubriaca e quel bacio fosse dettato dall'alcool. Anche Maisie credeva fosse così, ma tutto a un tratto, non ne era più convinta.
«Sto bene, davvero. Prenderò un taxi.» Si guardò intorno. Erano lontane dal pub, aveva corso molto.
«Allora te lo chiamo io e ti aspetto» disse dopo una manciata di secondi. Forse aveva capito il suo stato d’animo. Alexis iniziò a telefonare e a guardarsi intorno alla ricerca del numero civico. Parlò velocemente. Maisie ascoltava distrattamente, solo quando Alex lasciò il suo cognome si riprese. Aveva il cognome diverso da quello di Paddy. Questa cosa la lasciò perplessa, ma non ebbe il coraggio di chiederle niente. Aspettarono diversi minuti, durante i quali Maisie aveva troncato ogni tentativo di Alexis di parlare. Si sentiva terribilmente in imbarazzo, solo quando scorse la sagome del taxi iniziò a respirare un po’. Alexis parlò con il tassista, pagando anticipatamente la corsa, poi si abbassò verso il finestrino posteriore sorridendole.
«Mi chiami appena arrivi?» le chiese.
Maisie annuì appena, ma non riusciva a sostenere il suo sguardo. Quando finalmente l’auto partì, si concesse di ripensare a ciò che aveva fatto.
Eppure, Alexis non si era arrabbiata, anzi, sembrava gentile come il solito.
Inviò un messaggio per rassicurare Mia e Jody, e poi si lasciò andare in un silenzioso pianto.
Avrebbe preferito che il viaggio in auto durasse a lungo. Il ritmo incalzante della macchina la rilassava, sentiva le palpebre pesanti e Morfeo avvicinarsi.
Appena arrivata a casa si buttò sul letto, senza neanche spogliarsi. Si sentiva vuota. Terribilmente vuota. E stanca. Aveva gli occhi rossi e gonfi, ma le lacrime non volevano saperne di smettere. Soffocò i suoi singhiozzi nel cuscino, l’ultima cosa che voleva era svegliare sua madre. Per fortuna Alice era andata a dormire da un’amica, sennò non sarebbe neanche potuta tornare a casa.
Non riusciva a fare altro che a pensare a quei momenti. A quel decimo di secondo che aveva cambiato tutto. Come avrebbe potuto guardarla? Come avrebbe potuto tornare a parlare con lei?
Si sentiva terribilmente stupida. Cosa le era saltato in mente?
Improvvisamente scattò a sedere. La porta di casa era stata aperta e richiusa, il che poteva significare solo una cosa: Alexis era tornata a casa. A quell’ora della notte la casa era silenziosissima, ma lo scricchiolio degli scalini rimbombava nella sua testa. Alexis stava salendo le scale. Maisie trattenne il fiato. Il suono dei passi di Alex si era attenuato ma Maisie percepiva la sua presenza davanti alla porta, ma forse si stava immaginando tutto. Poi finalmente sentì la porta della camera di Alexis chiudersi e le molle del letto piegarsi.
Maisie finalmente tornò a respirare, si sdraiò docilmente sul letto, cercando di fare il minimo rumore e lentamente si addormentò.
Si svegliò direttamente la mattina dopo, la testa martellata dalla voce di sua sorella.
«Maisieeeee! Vuoi svegliarti?»
Maisie bofonchiò qualcosa d’incomprensibile e si girò di lato.
«Eddai! Maisie! Mamma ti vuole di sotto, è ora di pranzo! Ma che hai bevuto ieri sera? Sei ancora vestita!» esclamò sua sorella tirando via le coperte.
«Hai anche rotto le calze! Sei senza speranze!» continuò uscendo dalla stanza.
Maisie si fece forza e si alzò dirigendosi verso il bagno. Appena fu davanti allo specchio il suo stato disastrato, le ricordò gli avvenimenti della sera prima. Una fitta allo stomaco la prese. Scosse la testa per scacciare via il ricordo e poi iniziò a struccarsi. Era meglio non alimentare in sua sorella l’idea che qualcosa fosse realmente successo la notte precedente. Forse era l’adolescenza, ma era diventata pettegola, pettegola come solo una ragazzina di quattordici anni può essere.
Impiegò dieci minuti buoni per togliersi tutto il trucco che Jody le aveva messo in viso. Non che lei non si truccasse, ma non era ai livelli di Mia e Jody. Una volta pronta inspirò profondamente e discese le scale. Ogni gradino era un battito di cuore mancante. Arrivò in sala da pranzo tremante e quando notò Alexis seduta al suo solito posto credette di svenire.
Cercò assumere un’espressione normale, ma sentiva che i muscoli del suo viso faticavano, e pure tanto.
«Ciao» balbettò.
Paddy le dedicò un sorriso, sua sorella l’ignorò completamente, presa com’era dal suo stupido cellulare, e Alexis le sorrise leggermente. Maisie arrossì all’istante e distolse lo sguardo. Il pensiero di ieri era ancora troppo forte. E bruciava.
«Maisie ma che hai fatto agli occhi?»
La voce di sua madre la distrasse dai suoi pensieri di fuga e la guardò senza capire a cosa si riferisse.
«Hai gli occhi gonfi e rossi. Sembra che tu abbia pianto!» Sua madre non avrebbe potuto scegliere parole peggiori.
«O magari è colpa dell’alcool, mamma. Dovevi vedere in che condizioni era stamattina. Ha dormito vestita e ancora truccata. Era pietosa»
Maisie fulminò sua sorella con gli occhi. Ma cos’era una congiura contro di lei? Sua sorella per risposta alzò semplicemente le spalle.
«È vero!» esclamò, come se la cosa sistemasse tutto.
«Maisie!» urlò sua madre mentre si sedeva a tavola «Quante volte ti ho detto che non voglio che bevi! Alexis, tu che sei più grande e responsabile, dille che non deve bere! Soprattutto se poi se ne torna da sola!»
«Credo di non essere la persona più adatta per dare un consiglio del genere.» Disse guardando nel suo piatto. Che era vuoto.
Maisie si prese la testa tra le mani, non avrebbe retto un secondo di più.
«Non ho fame, vado di là» soffiò.
Si alzò da tavola e se ne andò in soggiorno e accese la televisione per sovrastare le voci della sua famiglia. La sua idea era quella di non parlare mai più di quella serata e la sua famiglia non faceva altro che ricordargliela. Davanti ad Alexis poi! Sua sorella aveva anche docilmente decantato lo stato pietoso nel quale era andata a dormire. Poteva essere mai più sfortunata?
Iniziò a girare i canali della televisione. Ovviamente, grazie al suo incredibile karma, quella era l’ora dei soliti film e telefilm romantici. Baci, sguardi languidi e sentimento ovunque. Era una sorta di punizione divina nei confronti del suo atto. Ormai ne era sicura.
«Non c’è niente d’interessante in TV?»
Alexis si era appena lasciata cadere sulla poltrona. Maisie trattenne il fiato.
«N-no. Niente di che» balbettò non sicura delle sue facoltà mentali.
«Prova il canale sull’arte» disse mentre sorseggiava qualcosa che doveva essere gassosa.
Maisie eseguì meccanicamente, ancora troppo in panico per dire o fare qualcosa.
Quando la TV fu sintonizzata sul canale desiderato Maisie dovette sopprimere un attacco di cuore.
Stavano trasmettendo uno speciale sui “baci” nella storia dell’arte. In quel momento stavano esaminando quello di Klimt. Maisie sarebbe voluta sprofondare nel divano.
Anche Alexis assunse un’espressione strana. Cosa che non aiutò di certo Maisie.
«Comunque…» esordì Alexis «A fine mese c’è una mostra all’accademia. Io espongo delle foto, ma ci saranno anche cose tipo performance, gente che espone quadri, sculture e via dicendo. Ci vieni?»
Maisie annuì automaticamente, ma non sicurissima della cosa. Non sapeva se trovare l’atteggiamento di Alexis positivo e negativo. Era positivo, perché Alexis stava cercando di parlare come avevano sempre fatto. Ma dall’altro era negativo perché significava che voleva mettere alle spalle ciò che era successo la scorsa notte. E Maisie non era sicura che fosse ciò che voleva.
«Che guardate?»
Fortunatamente Alice spezzò quel silenzio ambiguo e imbarazzante.
«Ma che è sta roba?» esclamò quando il documentario artistico passò al bacio di Munch.
«Dammi qua, che mo’ dovrebbero trasmettere “Mai stata baciata”» esclamò impossessandosi del telecomando «È il mio film preferito!» esclamò rivolta ad Alexis.
Maisie trattenne un gemito di dolore. Era davvero un complotto.
 
*
 
Maisie sperava che quella sera a cena non si ripetesse lo spettacolo del pranzo.  Era stato così imbarazzante! Per sua, immensa, fortuna, Alexis dopo un po’ era uscita, ovviamente non lasciando dichiarazioni su dove doveva andare o con chi dovesse uscire. Ma era più che normale. Ma la cosa irritava parecchio Maisie.
Maisie si sedette a tavola, senza la presenza di Alexis riusciva addirittura a respirare normalmente.
«Alexis non cena con noi?» chiese con il tono più distaccato che poteva avere mentre ammiravo una forchetta.
«No, è uscita con un amico se ho capito bene» disse Paddy mentre si sedeva al suo solito posto. Osservandolo, Maisie si accorse che Alexis e Paddy non si somigliavano per niente. Anzi, erano completamente opposti. Paddy era chiaro, capelli biondi e occhi azzurri. Quante volte aveva sentito sua madre sospirare e decantare l’azzurro cielo e bla, bla, bla. Alexis invece era scura. Occhi neri e capelli neri, o almeno quelli che si vedevano dalla ricrescita. Probabilmente doveva somigliare molto più alla madre.
«Ma è il fidanzato? La viene sempre a prendere!» la voce di Alice per poco non fece soffocare Maisie.
Paddy sembrò pensarci su.
«Non saprei» esclamò «So che quando era a Washington si vedeva con un tipo, la madre diceva che uno poco raccomandabile, forse convivevano pure. Ma credo che non sia finita molto bene»
La sua testa si bloccò. Uno? UNO? Cioè una persona di sesso maschile? Cioè, maschio. Uomo. Oddio.
«Non ci sarebbe da meravigliarsi, nuova città, nuova vita!» rise Catelyn.
Che cazzo c’aveva da ridere!
«È così una bella ragazza, normale che abbia trovato qualcuno anche qui» poi mi guardò «Che c’è Maisie, perché quella faccia?»
Maisie si riprese. Sentire parlare sua madre di Alexis era sempre un colpo al cuore.
«Niente»
«A me non sembra interessata ai ragazzi» esclamò improvvisamente Alice.
Maisie la fulminò con gli occhi mentre Catelyn e Paddy sbiancarono Che cosa voleva insinuare?
«Insomma! Di solito quando una è in cerca di uomo, o frequenta qualcuno, si trucca, si veste in modo particolare, curato, no?»
Maisie vide il sollievo dipingersi sulle facce della madre e di Paddy. Anche loro avevano capito una cosa per un’altra.
«Non tutte le persone sono uguali, Alice.»
«Che ne sai tu? Non esci mai con nessuno, non ti piace mai nessuno, non ti ho mai visto con un ragazzo!»
Maisie dovette respirare profondamente per non perdere il controllo.
«Una persona non deve per forza sbandierare la propria vita ai quattro venti» esclamò sentendosi molto matura.
«Sarà…» borbottò sua sorella.
Maisie ritornò a pensare alle parole di Paddy. Alexis aveva un ragazzo a Washington! Un ragazzo! Si sentiva sempre più combattuta.
La vibrazione del cellulare la fece sobbalzare, Maisie afferrò l’apparecchio e dovette rileggere più volte quello che c’era scritto per comprendere bene.
«Maisie quante volte ti ho detto che non voglio i cellulari a tavola?»
Maisie ascoltò distrattamente la voce della madre.
«Si scusa, mamma. È che mi ero dimenticata di un appuntamento. Devo andarmi a preparare»
Si alzò di scatto e corse in camera sua. Appena seduta sul letto rilesse il messaggio col quale Connor le chiedeva di uscire. Un appuntamento! Maisie non poteva crederci, ma decise di accettare. Dopotutto, quella era la cosiddetta prova del nove. O la va, o la spacca, pensò Maisie.
Aprì velocemente il suo armadio. Cosa avrebbe potuto indossare? Non voleva sembrare provocatrice, anche se con i suoi abiti poco rischiava, ma neanche andare in jeans e felpa.
Così optò per una minigonna nera e un pullover nero. Cose da tutti i giorni, non voleva suggerire nulla di nulla a Connor. Si legò i capelli e indosso un paio di orecchini, si aggiustò il trucco che già aveva e scese.
«Io vado! Torno presto, giuro!»
Dopo la serata precedente era meglio non esagerare.
 
*
 
Iniziava a maledire questa malsana idea che aveva partorito. Connor era una compagnia piacevole, ma Maisie aveva la testa da tutt'altra parte. Il tempo sembrava non passare mai. Avevano parlato a lungo, della scuola, degli amici, del futuro. Maisie ascoltava distrattamente. Aveva anche cercato di prestare attenzione, ma a nulla erano valsi i suoi tentativi. Connor era anche carino, ma niente, Maisie proprio riusciva a provare nulla di nulla. E quando finalmente la serata volse al termine. Connor, da buon cavaliere, l'accompagnò fino a casa.
«Beh, allora buonanotte» disse lui.
Maisie accennò un sorriso. Ma prima che potesse rispondere Connor la stava baciando.
Maisie sgranò gli occhi. Poi si lasciò andare, aspettando quel brivido caldo che aveva provato quando aveva baciato Alexis. Ma attese invano.
«Buonanotte» sussurrò Connor.
«N-notte» balbettò Maisie ancora sconvolta.
La prova del nove era notevolmente fallita.
Entrò velocemente in casa, salì di corsa le scale e si buttò sul letto a piangere.
«Maisie tutto ok?» la voce assonnata di sua sorella la spaventò. Si era completamente dimenticata di lei.
«Sì, torna a dormire»
«Sicura?»
«Sì»
«O-ok» balbettò sua sorella, ma non le sembrava convinta.
Odiava Alexis! Odiava che le riempisse la testa, che fosse costantemente presente nei suoi pensieri.
Imprecò se stessa e abbandonò la testa sui cuscini e pianse fino ad addormentarsi.
 
*
Quella domenica Maisie si svegliò più tardi del dovuto. Non aveva la forza di affrontare quella giornata e quelle a venire. Si alzò e si guardò allo specchio. Era la seconda notte di seguito che si addormentava vestita, doveva davvero riprendersi. Acchiappò le prime cose al volo che trovò e si diresse al bagno. Una bella doccia era quello che ci voleva. Lasciò scorrere a lungo l’acqua sul suo corpo, era una cosa che rilassava tantissimo. Improvvisamente qualcuno bussò alla porta. Maisie chiuse l’acqua e uscì dalla doccia indossando l’accappatoio. Quando aprì la porta si ritrovò sua sorella di fronte.
«Permesso!» esclamò entrando nel bagno «Allora? Che cosa è successo ieri?»
«Niente Alice, non è successo, niente!» esclamò Maisie stancamente.
Alice incrociò le braccia e la guardò.
«Sono gli ormoni?»
«Cosa?» chiese Maisie iniziandosi a vestire.
«Non so, hai avuto uno sbalzo di ormoni?» allo sguardo di Maisie si affrettò ad aggiungere «Dai! Per piangere così, qualcosa deve essere pur successo! Non eri uscita con quel tipo?» insistette Alice.
«Credimi, non è successo nien…» Maisie si bloccò. Qualcuno bussava alla porta.
«State facendo una riunione?» la voce di Alexis era ovattata dalla porta.
Maisie sbiancò e cercò di impedire ad Alice di aprire la porta. Ma non fu abbastanza veloce.
«Ciao Alexis!» cinguettò Alice «Stavamo parlando dell’appuntamento di Maisie di ieri! Non vuole dirmi se è succes…» Maisie le tappò la bocca.
«Non credo che ad Alexis interessi la mia vita sentimentale» borbottò.
Alexis la guardò appoggiata con la schiena sulla porta che si era richiusa dietro. Erano tutte e tre nel bagno e Maisie si sentiva in imbarazzo. Alexis la guardava, ma aveva uno sguardo indecifrabile, non era caldo come sempre. Sembrava freddo e distaccato.
«No, anzi, tutt’altro. Sei uscita con Connor?» chiese incrociando le braccia.
Maisie annuì, incapace di fare altro.
«Tu lo conosci?» chiese sbalordita Alice.
Alexis annuì.
«Sì. E sono certa che non faccia per Maisie. È solo uno stupido ragazzino.»
Maisie la guardò a bocca aperta, ma prima che potesse rispondere Alexis voltò le spalle e se ne andò.
«Ok!» esclamò Alice «Sono solo opinioni. Non ricominciare a piangere!»

 
Hola!
Buonasera! 
Oggi aggiorno dopo solo cinque giorni, apprezzatemi! Scherzi a parte, nonostante questo sia un capitolo che da una svolta alla storia, in un certo senso, è anche di passaggio! Poi mi avete dimostrato così tanto affetto, che volevo ringraziarvi in qualche modo, quindi, ta-dà!
Spero che anche questo capitolo vi piaccia, e vi ringrazio ancora per i commenti e le varie aggiunte, siete sempre di più e io sono sempre più felice!!!
Fatemi sapere cosa ne pensate, vi prego!
Con affetto,
StClaire!

p.s. Il prossimo capitolo è importantissimo!!!

Ogni volta che Alexis la guardava, in Maisie avveniva un’esplosione di sensazioni. A volte pensava di non poter reggere il suo sguardo per più di alcuni secondi.
«Mi dispiace per oggi. E per il mio comportamento negli ultimi tempi. E per l'altra notte» disse improvvisamente. Non riusciva più a trattenersi.
Alexis alzò lo sguardo di scatto dal suo bicchiere.
«Andiamo a parlare da un'altra parte. Prima che tornino tua madre o Paddy o qualcun’altro» disse. Poi fece una cosa che Maisie non si sarebbe mai aspettata e che le fece perdere un battito cardiaco. Alexis la prese per mano e la guidò per tutta la sala. Arrivarono al lato opposto dal quale Maisie era entrata.
Uscirono su un corridoio e continuarono a camminare. Anche se il corridoio era vuoto, Alexis non lasciò la mano di Maisie. Improvvisamente Alexis si fermò ed entrò in un’aula.
«É l'aula di Estetica, qui dovremmo poter parlare tranquillamente.» 

  
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