Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: piccolo_uragano_    01/10/2015    4 recensioni
“Perché ogni volta che c’è in giro Lord Voldemort facciamo figli io e te, Martha?”
Martha accennò un sorriso. “Perché ogni volta che io e te facciamo figli c’è in giro Lord Voldemort, Sirius?”
Remus trattenne una risata. “Ed è per questo che sono vent’anni che ti ripeto che è quella giusta.”
----
Non è una di quelle storie tutte miele e amore in cui Sirius trova la sua perfetta metà e vissero tutti felici e contenti. Martha darà a Padfoot del filo da torcere, insegnandogli ad amare e a restare.
(Si parte dal 1976 fino a poco dopo la battaglia di Hogwarts; in teoria è finita, dopo anni, ma in pratica.....)
Genere: Avventura, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Potter, I Malandrini, Lily Evans, Nuovo personaggio | Coppie: James/Lily, Remus/Ninfadora
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica, Più contesti
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Ti amo più di ieri e meno di domani.'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Lentamente, novembre lasciò il posto a dicembre. Quasi nessuno se ne accorse, perché non cambiò molto. Faceva solo molto più freddo.
Remus, visto il buon rapporto con Rose, aveva ricominciato a vivere a casa Black, e la Redfort maggiore faceva loro visita con una certa regolarità. Marie era ancora in crociera, e giurava che le piacesse moltissimo. Martha e Sirius, dopo le varie notti sul divano, continuavano con i loro battibecchi abituali, come se fosse normale. Avevano ripreso ad essere quelli di sempre, cioè a discutere di ogni piccola cosa per fare pace dopo pochi minuti don un bacio a stampo. Persino Kayla si era abituata, e Tonks (ospite fisso per la cena) ne era divertita. Il corso d’addestramento la distruggeva, così a cena mangiava moltissimo. A volte Rose la riportava a casa, altre volte occupava il letto di Robert e, la mattina dopo, si dirigeva con Martha al Ministero.
Sirius passava le sue giornata insieme a Kayla, che ne era ben felice. Rose pareva aver conosciuto un tipo, uno serio, ma non aveva assolutamente voglia di rompere la sua quotidianità per permettere a qualcun altro di entrare nella sua vita.
A Sirius fu concesso di tornare a lavorare. Iniziò dalle cose meno importante, affiancato da Malocchio Moody giorno e notte, insieme agli stagisti, ma ricominciò a lavorare. Lui lavorava solo la mattina, e Rose solo il pomeriggio, Martha lavorava a giorni alterni così Kayla non era mai sola. Remus non aveva ancora un nuovo lavoro, ma passava le giornate fuori. Nessuno chiedeva dove andasse, e lui non ne parlava, ma Martha aveva l’impressione che si stesse dedicando alla ricerca. Non era sicura su che cosa stesse cercando, ma era ovvio che stesse cercando qualcosa.
Martha se ne stava appoggiata al petto di Sirius, mentre ascoltava il suo respiro tranquillo. Meno di tre ore prima avevano fatto l’amore più e più volte, e lei aveva ancora addosso il suo odore, quello che le era tanto mancato. Ogni tanto, tornava ad annusare i suoi vestiti od il suo cuscino, arrivando quasi a soffocare, perché, dentro di lei, aveva paura che lui sparisse di nuovo. Invece lui era lì, e sebbene fosse di nuovo accanto a lei da quasi sei mesi, non riusciva a capacitarsene.
“Sirius?” sussurrò.
Lui aprì un occhio.
“Sirius, guardami.”
Lui girò leggermente la testa, trovando Martha accovacciata sul suo petto. “Che ore sono?” chiese, rendendosi conto che era ancora buio.
“Non preoccuparti, è ancora presto.” Rispose lei, mettendosi seduta per guardarlo meglio.
Non era più il ragazzino che aveva conosciuto. Il Sirius sedicenne aveva il naso più sottile, gli occhi più aperti e meno segnati, e tutti quei ricci erano meno evidenti e facilmente domabili. Ma non le importava, perché gli occhi di cui si era innamorata la guardavano nello stesso modo da sedici anni.
“Non m’importa quanto litighiamo.” Esordì.
Lui si mise seduto. Conosceva quello sguardo, era segno che stava pensando  da ore a ciò che stava per dirgli. “Nemmeno a me.” La rassicurò.
“Non m’importa nemmeno di tutte le cattiverie che arriveremo a dirci. Sapevamo che sarebbe successo.”
“Sì.”
“Non m’importa perché sei l’uomo della mia vita. E ti voglio accanto fino a quando non avrò i capelli bianchi e non riuscirò a ricordarmi nulla.”
Lui le accarezzò i capelli, ringraziando Merlino che fossero ancora castani. “Ci sarò.”
“Ti amo.” Sussurrò lei, come se fosse un segreto.
Lui sorrise e le baciò le labbra. “Si, lo avevo notato.”
E sia amarono, di nuovo.

“Roooose!”
“Arrivo, arrivo!”
“Rose, faremo tardi!” strillò di nuovo Martha, battendo il pugno sulla porta del bagno.
Sirius, uscendo dalla cucina, notò la moglie in difficoltà e sorrise. “ROSALIE!” urlò a pieni polmoni.
“Oh, Black, ora arrivo, arrivo!” Rose spalancò la porta, mostrandosi con i capelli più corti di almeno quindici centimetri. Se prima erano scalati e arrivavano sotto al seno, ora erano perfettamente regolari e sfioravano le spalle.
Sirius la guardò dubbioso. “Hai tinto i capelli?”
Martha, furiosa, si precipitò al centro del bagno. “Ti sei tagliata i capelli! Ti sei tagliata i capelli nel mio bagno, porco Salazar!” imprecò.
“A me sembra che abbiano cambiato colore.” Contestò Sirius, scrutando la  cognata come se si trattasse di un animale nuovo allo zoo.
“Oh, Martha, non è mica una tragedia!” replicò la primogenita. “Si pulisce tutto, guarda. Gratta e netta!”
Tutti i capelli castani che se ne stavano per terra, sparirono. In quel momento, Tonks e Kayla rincasarono. “Zia Rose! Ti sei tagliata i capelli!” esclamò la bambina.
“Solo a me sembrano tinti?” domandò Sirius con aria scocciata. Baciò Tonks sulla fronte in segno d’affetto, e lei si strinse a lui con tenerezza.
Non li ho tinti, Padfoot.” Rispose Rose, sbuffando. “Li ho solo tagliati.”
“Ma perché nel mio bagno, mi chiedo?!” strillò di nuovo Martha, indossando il cappotto. Poi si perse ad osservare fuori dalla finestra. “Sta nevicando.” Sussurrò, con un sorriso.
Kayla seguì lo sguardo di sua madre e prese a saltare. “Sta nevicando! Nevicando!” Sirius la guardò e sorrise, pensando a quando lui e Prongs si entusiasmavano così.
“Siamo in ritardo.” Disse Rose scettica, per niente scossa dalla neve. Si diresse verso la porta e poi guardò gli altri. “Beh, andiamo?”
Martha capì al volo. Quando prese per mano Kayla, sussurrò: “La neve le ricorda Lily.” E anche lei, si ricordò di quelle tre bambine così diverse ma così legate che giocavano a palle di neve davanti a casa Evans.
La stazione di King’s Cross accoglieva il freddo dicembre con la solita discrezione, mentre quella strana famiglia si aggirava tra i binari. Quando il treno si fermò al binario nove e tre quarti, Sirius si alzò sulle punte, assumendo la stessa espressione concentrata di Kayla.
Molly aveva spedito a Martha e Sirius una lettera, poche settimane prima, in cui annunciava che sarebbero presto partiti per la Romania. Martha aveva risposto subito dicendo che sarebbe stata un vero peccato separare Harry e Ron per le vacanze, così si era offerta di accogliere il penultimo Weasley in casa Black per le feste.
Dopo pochi minuti, i due ragazzini scesero da una delle due porte, e Martha, in mezzo al frastuono, sentì chiaramente Ronald lamentarsi. “Quello stupido topo è sparito di nuovo! Scommetto che c’entra il gatto della Granger! Parola mia, Harry, quella non è a posto con la testa!”
Harry non fece in tempo a rispondere, perché corse ad abbracciare il suo padrino, mentre Martha accarezzava una delle guancie paffute di Ron. “Ciao, piccoli Grifondoro. Com’è andato il viaggio?”
“Bene!” esclamò Ron, mentre Harry abbracciava Martha. Lei lo scrutò con sguardo divertito e poi gli scompigliò i capelli.
“Ciao, Harry Potter.” Sussurrò, mentre si chinava per baciargli la fronte. “La tua mansarda ti aspetta da mesi.”
Lui sorrise, mentre Sirius si guardava ancora attorno. “Chi sarebbe quella?” domandò Kayla.
Martha, Rose e Tonks seguirono il suo sguardo, trovando Robert, più sorridente che mai, discutere amorevolmente con una ragazza dai capelli scuri, che sfoggiava elegantemente una pancia tonda, indice di una gravidanza di almeno cinque mesi. *
“Oh, Merlino!” esclamò Rose. “Quel ragazzino è ancora più precoce dei genitori!”
“Non dire stronzate!” replicò Martha. “Non può essere suo il bambino!”
“Non è suo.” Risposero all’unisono Sirius e Tonks. L’uomo si girò a guardare la cugina, e prima che Martha potesse domandare loro qualcosa, i due procedettero a grandi passi verso Robert e la Corvonero.
“Papà? Tonks?” esclamò il giovano Black vedendoli.
Sirius studiò attentamente la reazione della ragazza, ma, ad ogni modo, i suoi occhi sembravano sinceri. Così Sirius decise di sfoggiare la cavalleria che Orion Black si era premurato di insegnargli prima di cacciarlo di casa come un cane. Tonks decise di rimanere in disparte, a cercare con tutta sé stessa di non ridere.
“Domando scusa, signorina, ma dovrei riportare il mio giovane erede da sua madre.”
La ragazza prima scrutò l’uomo con diffidenza, poi scelse di rimanere al gioco. “Oh, signor Black, sono mortificata per averle rubato Robert! I miei cari saluti a sua moglie.”
Sirius mosse leggermente la testa, divertito da quella ragazza che reggeva perfettamente l’educazione Ottocentesca del Black. Afferrò la mano pallida di Alex e ne baciò il palmo, guadagnandosi lo sguardo omicida di Martha e quello più che divertito di Robert.
“I miei cari auguri per le vacanza natalizie, cara. Ha dove tornare per la notte? Mi sembra sola, e Robert non mi perdonerebbe mai se la lasciassimo da sola.”
“Papà, non-“
Sirius scosse la testa. “Tua madre pensava che il bambino fosse tuo, Robert. Ringrazia che non sia corsa qui lei.” Lo rimproverò sottovoce Sirius.
“Oh!” esclamò la ragazza. “Oh, Black, mi dispiace di aver fatto spaventare tua madre, io non …”
“Mia madre si spaventa troppo facilmente.” Rispose secco Robert. “E non puoi chiamarmi Black davanti ad un altro Black.”
La ragazza rise. “Chiedo scusa, non mi sono presentata, signor Black. Ero troppo presa a giocare a fare la principessa medievale.” Porse a Sirius la mano destra con aria seria. “Mi chiamo Alexandra Dixon, e posso assicurarle che il bambino che porto in grembo non è suo nipote.”
Sirius scoppiò a ridere, e strinse la mano di Alexandra. “Sirius Orion Black, al suo servizio.” Lanciò una veloce occhiata a Martha, riuscendo a sentire il calore delle sue guance rosse di rabbia. “Mia moglie sta progettando di uccidermi, Alexandra Dixon. Penso di avere comunque ancora il diritto di aprirti le porte di casa nostra.”
“La mamma ti ammazza.”
“Progetta di farlo da sedici anni, Robert.”
Alex sorrise. “Scriverò a Robert più spesso di quanto gli faccia piacere, signor Black, non credo che suo figlio mi vorrà tra i piedi anche a casa.”
Sirius sorrise. “Robert, sei un gran maleducato.”
Alex rise. “Beh, è stato un piacere conoscerla. Chieda scusa da parte mia a sua moglie.” Strizzò l’occhio a Robert e fece un cenno a Sirius, prima di confondersi tra la folla. Quando si fu allontanata abbastanza, Sirius guardò Robert con aria di rimprovero.
“Devi dirmi qualcosa?”
Robert sorrise. “Mi sei mancato, papà!” esclamò, abbracciandolo, mentre entrambi ridevano.
Non ci poteva credere. Sirius aveva già capito tutto.

“Dimmelo.”
“Non distrarti mentre guidi, tesoro.”
Perché non me lo dici?” esclamò di nuovo Martha.
Perché non ti devi distrarre mentre guidi, mamma.” Si intromise Robert, seduto dietro, accanto a Tonks.
“Questo vuol dire che me lo direte quando saremo arrivati?” domandò Martha, guardando suo figlio attraverso lo specchietto retrovisore.
“No.” esclamarono i due Black all’unisono.
“Oh, ragazzino, io sono tua madre, non ti conviene metterti contro di me!” frenò di colpo, tra le strade della Londra Babbana. Guardò Sirius con rabbia. “Sirius Orion Black.”
“Ci sono.”
“Dimmi che cosa hai detto a quella ragazza!”
“No.”
“Sirius! le hai fatto il baciamano!”
Sirius la guardò come se fosse pazza. “Ma che stai dicendo?!”
“Mamma, tu sei impazzita. Hai le allucinazioni.”
Rose, al volante della macchina dietro di loro, suonò il clacson.
Sirius e Martha si persero l’una negli occhi dell’altro, ed entrambi furono certi che anche l’altro avesse sentito la voce di James ricordare: “Prima regola di un Malandrino. Negare, negare, negare fino alla morte.” Rose suonò di nuovo.
Martha rimise in moto l’auto, fissando la strada. “Ne parliamo a casa, Malandrini dei miei stivali.”

Il salotto di casa Black aveva appena riaccolto a casa Robert, Harry e Ron, quando Martha scoppiò a ridere come non rideva da tempo.
“Le hai davvero detto così?!” esclamò. Sirius, divertito quanto lei, seduto sulla poltrona, annuì. “Mi fai passare per una mamma ansiosa!”
“Ah, perché, non lo sei?!” domandò Robert, sorridendo.
Martha, disarmata, guardò Harry e Ron. “Secondo voi sono una mamma ansiosa?”  I due ragazzini annuirono. “Ma no! Ho solo detto che … beh, che ero troppo giovane per diventare nonna!”
“La mamma ha sempre detto che non si è mai pronti.” Aggiunse Rose, seduta ai piedi di Sirius. “Harry, mi passeresti un’altra fetta di pizza?”
Avevano mangiato pizza d’asporto per terra, appena Ron aveva confessato che non sapeva nemmeno cosa fosse, la pizza. Sirius e Robert avevano appena raccontato del breve scambio di battute con Alex, e a Martha non era sfuggito il luccichio negli occhi del figlio. Remus e Tonks, intanto, non riuscivano a smettere di ridere, mentre Harry guardava quella famiglia un po’ strana, sentendosi fiero di farne parte.
Un paio di ore dopo, Harry era di nuovo in quello stesso salotto, solo più buio, e lui pareva essere alla ricerca di qualcosa. Scrutava le enormi librerie che circondavano il tavolo da pranzo, cercando tra gli enormi volumi di magia. Prima che potesse rendersene conto, due occhi grigi lo guardavano.
“Quelli erano regali di tua madre.” Esordì Sirius. “Sono manuali per Pozionisti.”
Harry si spaventò, immaginando che Sirius volesse sgridarlo, ma, al contrario, il suo padrino si avvicinò a lui e a quei libri. “Questi” e indicò una serie di vecchi volumi di medimagia “erano dei tuoi nonni, invece. Io e James ci passammo le notti, per una faccenda che ti racconterò a tempo debito.” Harry sembrò rilassarsi. “Di cosa hai bisogno, tu, piccolo Potter?”
Harry sembrò dubbioso. “Sirius, tu … te ne intendi di vecchi maghi importanti?”
Sirius sospirò. “Dipende. Di chi stiamo parlando?”
Harry finse che la cosa non avesse importanza. “Beh, di un tale … Nicolas Flamel.”
Sirius fece ondeggiare la testa, avanti e indietro. “Nicolas Flamel …” si strofinò la barba. “Flamel … credo sia un alchimista, ne parlava spesso Rose durante il corso da Pozionista. Era famoso, davvero famoso, per essere quasi immortale.”
“Immortale?!”
Sirius gli fece segno di abbassare la voce, sorridendo. “Si, anche se la trovo molto stupida come cosa.”
Harry sembrò sorpreso da quella risposta. “Non vorresti essere immortale, Sirius?”
Sirius guardò Harry, il viso di James, di quando si erano conosciuti e tutto era iniziato.
Sirius guardò Harry, gli occhi di Lily, la moglie di suo fratello, la sorella di sua moglie. Forse anche lui e Lily erano stati fratelli, in qualche modo, come Martha e James.
“Avrei voluto che i tuoi genitori lo fossero, sinceramente. Per quanto riguarda me, la morte fa parte della vita, e la vita fa parte della morte. Se non potrai mettere la parola fine, che senso avrà un libro infinito?”
Harry lo scrutò attentamente. “Te l’eri preparata, questa risposta?”
Sirius scosse la testa. “Sono stato in isolamento per dieci anni, Harry. Ho avuto un po’ di tempo per pensare.”
Il ragazzino abbassò la testa. “Scusa, non volevo ricordartelo.”
Sirius gli scompigliò i capelli. “Non fa niente, piccolo. Hai saziato la tua sete di sapienza, per oggi?”
Lui annuì deciso. “Mi hai detto molto di più di quanto non mi abbiano detto i libri su cui abbiamo cercato.”
“Dovresti scrivermi, quando combini guai. Potrei essere d’aiuto.”
Harry annuì, ringraziò Sirius, e corse su per le scale.
Sirius, senza nemmeno pensarci, guardò il divano, guardò l’angolo su cui si sedeva James. E lo vide chiaramente lì, a sorridergli come se fosse reale.
“Harry è un piccolo Malandrino.” Disse quello che, probabilmente, era solo frutto della sua immaginazione. “E io sono fiero di te.”

Erano passate meno di due ore, quando Robert scese le scale che conducevano al salotto, e si mise a curiosare nella libreria, senza accorgersi che suo padre Sirius era seduto sul divano.
“Cerchi qualcosa, pulce?” chiese, in un sussurro.
Come era prevedibile, Robert saltò in aria. “Cazzo, papà! Mi hai fatto morire di paura!”
Sirius trattenne una risata. “Come fai a scuola? Dici così anche a Gazza?”
Il ragazzo alzò gli occhi al cielo. “A scuola ho la Mappa. E Gazza si muove ad orari ben precisi.”
Felpato sembrò indispettito. “Vecchio bastardo. Era più in forma, fino a quindici anni fa.” Scosse la testa. “Non dire mai bastardo davanti alla mamma, però.” Aggiunse subito. “Ti polverizzerà all’istante.” Si alzò e raggiunse il figlio. “Che cercavi qui? Nicolas Flamel?”
Robert scrutò Sirius senza capire. “Nicolas Flamel? Quello dell’Elisir di Lunga Vita?”
“Non so, non ricordo se fosse lui.” Rispose l’altro, corrugando la fronte. “Comunque, che cercavi?”
“Il libro dei nomi.” Rispose lui flebilmente. “Alex non sa ancora come chiamare il bimbo.”
“Oh, è un maschio?” chiese Padfoot, estraendo con aria saggia il libro dei nomi dallo scaffale più alto.
“Non sa nemmeno quello.” Rispose, abbassando la testa. “Secondo me ha paura, ma non lo vuole ammettere.”
Certo, si disse Sirius. Lui non capiva, lui non sapeva. Posò una mano sulla spalla del figlio. “Certo che ha paura. Ho avuto più paura quando tua madre mi disse di essere incinta che quando mi hanno portato ad Azkaban.” Poi scosse la testa. “Tu non … non hai idea di come ci si possa sentire, nessuno lo sa fino a quando non ci si ritrova dentro.”
“Ma tu e la mamma avevate già intenzione di sposarvi, giusto?”
“Giusto. Ma il matrimonio era per dare un giorno di festa a tutti quanti. Non ci serviva una carta, ci amavamo, e lo sapevano tutti. Ma un figlio … non eravamo sicuri che saremmo arrivati vivi alla settimana dopo, Robert, come potevamo pretendere di donare al mondo una vita nuova? La nostra paura più grande era che tu rimanessi orfano troppo presto, che non ti saresti mai ricordato di noi.”
“E allora che hai fatto?” chiese Robert con sguardo comprensivo.
Sirius sospirò. “Chiesi a James di badare a te come se fossi figlio suo, nel caso io fossi mancato.”
La nostalgia nella voce di suo padre lo commosse. “E che cosa ti disse?”
Sei un cretino, Padfoot Lo avrei fatto comunque.”. rispose Sirius, cercando di imitare la voce fine di James.
Robert annuì. “Io … ho sempre detto alla mamma che non me lo ricordo, perché piangeva sempre quando parlava di lui e Lily. Ma …”
“Ma tu te lo ricordi.” Terminò Sirius.
Robert annuì. “Come lo hai capito?”
“Ti passi la mano nei capelli. Guardi Harry  come se dietro di lui ci fosse un fantasma. E voli come ti aveva insegnato lui.”
Il ragazzo abbassò la testa. “Sei tu Padfoot, quindi?”
Sirius si morse un labbro. “Sì.” Ammise.
“E James era Prongs.”
“Sì.” Sperava solo che non gli chiedesse di chi fosse il nome che non aveva mai sentito.
“Ogni tanto chiamate Remus Moony. Quindi lui è Moony.”
“Remus è Moony.” Confermò Sirius.
“Allora perché io non mi ricordo di Wormtail?”
Sirius scrutò suo figlio, aggrottando la fronte. Per quanto si sforzasse, Robert era assolutamente sincero. “Wormtail è morto, o almeno così crediamo.” Disse, poi. Non era in grado di mentire a suo figlio, ma poteva sempre nascondergli temporaneamente una parte di verità. E per lui Wormtail, il Malandrino che lui e James avevano preso sotto la loro ala protettrice, era morto. L’assassino che stava cercando era Minus. Che di Wormtail non aveva assolutamente nulla.
“Mi dispiace.”
Sirius annuì. “Anche a me.” Batté di nuovo la mano sulla spalla di Robert. “Alex mi sembra a posto, comunque. Tieni alto l’onore dei Black!” scherzò.
“Tra me e lei non c’è niente.”
“Si, sai che è successo dopo che ho detto questa frase l’ultima volta?”
“Ti sei messo con la mamma?”
“No, peggio. Mi sono lasciato convincere a studiare con lei!” lo confessò come se fosse un reato.
Scoppiarono a ridere, con la medesima risata simile ad un latrato.

Martha spalancò gli occhi, sentendo dei rumori nella camera di Kayla, delle risate nella camera di Robert e dei passi di sopra, in camera di Harry e Ron.
Tutti amavano il Natale. La sola cosa che lei avrebbe voluto fare, la mattina di Natale, era girarsi dall’altra parte e dormire fino al giorno dopo.
Anche Sirius si svegliò. “Buon Natale, Redfort.” Sussurrò, con voce addormentata.
“Mh.” Rispose lei. “Possiamo rimanere qui?” borbottò, girandosi dall’altra parte.
Lui la strinse da dietro, baciandole una spalla. “Possiamo, possiamo.” Rispose, sorridendo.
Lei voltò la testa e lo baciò. “Buon Natale, amore mio.” Lei prese a giocare con il ciondolo a forma di cuore che lui le aveva regalato molti Natali prima.
“Quanti anni sono passati?” domandò lui, notando il ciondolo.
“Sedici.” Rispose subito lei. “Merlino, siamo vecchi!”
“Parla per te!” rispose lui.
“Papà! Papààààà! Sono arrivati i regali!” esclamò Kayla, spalancando la porta.
“Papà!” le fece il verso Robert, facendo capolino con la testa e notando i genitori abbracciati. “Ma non siete un po’ vecchi per le sveltine della mattina?”
Fece appena in tempo a schivare il cuscino che Sirius gli lanciò.

“Che cosa è?” domandò Kayla, scrutando il suo regalo.
“Si chiama Ricordella, tesoro.” Rispose Rose.
“Oh, si! L’hanno regalata anche a Neville, in ottobre.” Esclamò Harry, trovandosi tra le mani un pacchetto grigiastro. “Ma questo?”
“Lo ha portato un gufo stamattina per te.” Rispose Robert, seduto per terra esattamente come gli altri, addentando una bacchetta di liquirizia. 
Martha e Sirius si guardarono preoccupati. “Aprilo, su.” Lo invitò lei. “Sicuramente, non può farti nulla di male.”
Harry, con aria incerta ma curiosa, estrasse dal pacchetto posticcio un mantello grigio, nero e pieno di toppe e graffi.
“Oh, Godric.” Esclamò Robert, riconoscendo l’oggetto mistico.
Martha si portò una mano sul petto, e Sirius afferrò il biglietto con aria indispettita.
“Dovresti indossarlo per capire come funziona, piccolo.” Gli disse Martha, con voce tremante, mentre Sirius, con uno sguardo da segugio, annusava il biglietto e la carta regalo. Nel momento in cui Harry si avvolse in quel vecchio mantello, il suo corpo sparì, lasciando la testa fluttuante.
“Sono invisibile!” esclamò il ragazzino. “Che roba è questa?”
“Quello è un Mantello dell’invisibilità!” esclamò Ron, che stava dividendo i dolciumi con Robert.
“Non è un Mantello dell’ Invisibilità.” Disse Sirius, con voce tremante. “Quello è il Mantello dell’Invisibilità. Il Mantello dell’Invisibilità di James Charlus Potter.”
Robert ci mise qualche secondo prima di collegare tutto. “Oooh!” esclamò poi. “Fatto il misfatto, eh, Padfoot? Ora mi è tutto più chiaro.”
Sirius sorrise al ragazzo, scuotendo la testa. Stava crescendo più in fretta di quanto fosse umanamente possibile.
“Andate a godervi le vostre scope, piccole pesti!” esclamò Martha. “Harry, mi lasceresti il Mantello di papà per qualche minuto?”
Harry annuì, seguendo gli altri verso il giardino innevato. Sirius strappò il Mantello dalle mani di Martha, rimanendo seduti sotto l’albero. Lo avvicinò al viso, e poi disse. “Ufficio di Silente. Probabilmente un posto chiuso.”
“Bravo, Felpato.” Cercò di scherzare Martha. “Silente glielo portò via alla fine dell’estate, ricordi?”
“Ricordo.” Ammise lui. Ricordava lo sconforto di James quando la sua ultima possibilità di mettere il naso fuori casa gli venne portata via dalla stessa persona che gli aveva chiesto di nascondersi. Ricordava il suo modo quasi folle di saltellare per il salotto quando pensava, perché James fermo non ci sapeva stare. Ricordava ogni dettaglio di ciò che James era stato. Prima che lui, Martha o Rose (che pareva essersi pietrificata) potessero aggiungere qualcosa, la serratura scattò, e Remus Lupin fece il suo ingresso. “Buon Nataleeee!” esclamò.
Prima che Martha potesse accorgersi che Remus stesse ridendo, il sorriso sul volto del licantropo scomparve. Impallidì, fissando il Mantello. “Come …”
“Silente lo ha spedito ad Harry.” Rispose Martha.
“E che gli avete detto?” domandò Moony.
“Che era di James. Che altro potevo dirgli?” replicò Sirius. Poi si passò la mano sul volto con aria nervosa. “Robert … mi ha chiesto chi fosse Wormtail.” Sussurrò.
Martha scattò. “Non se lo ricorda, vero?” domandò, terrorizzata.
“No, ha letto … ha letto il nome sulla Mappa, quando si rivela.”
“Prima o poi ci arriverà da solo, se non gliene parlate.” Disse Rose, che pareva essersi ripresa.
“Perché parlargliene? È sparito, basta, addio.” Rispose Remus irritato.
“Perché è il motivo per cui sono stato lontano da lui dieci anni.”
“Non racconterai a nostro figlio che uno dei nostri migliori amici ci ha traditi tutti.” Sentenziò Martha.
“Dovrò farlo, prima o poi.”
“Voldemort se n’è andato.” Replicò secca. “Nessuno parlerà più di quella stupida guerra.”
“Credi davvero che Voldemort non tornerà, Martha?”
Martha si alzò per guardare Remus in faccia. “Voglio credere che andrà tutto bene.”
“Ma loro dovranno sapere com’è andata.” Rispose prontamente Moony.
Harry Potter e Robert Black sono i figli dei due maghi più impulsivi che io abbia mai conosciuto. Come credi che reagiranno sapendo che James e Lily sono stati traditi dalla persona in cui avevano riposto tutta la loro fiducia, e che l’unico colpevole ufficiale è stato mio marito?”
“Male.”
“Allora perché dovremmo fare loro questo, Remus?!”
Fu Sirius a parlare. “Perché non potrai mentire per sempre, Martha.”



* Per chiarimenti sul personaggio di Alexandra, leggetevi lo spin-off.

Avrei voluto darvi un capitolo più lungo, ma mi piaceva questo finale. Inoltre, quel tesoro riccardoIII mi ha chiesto di aggiornare, e visto quanto mi sono emozionata io oggi leggendo il suo ultimo aggiornamento, glielo dovevo. Ringrazio con tutto il cuore sirius3006 e Distretto_9_e_34  per aver lasciato un commento allo scorso capitolo, sperando di non avervi deluse con questo.
Ah, per chi fosse fan di Ben Barnes e di Grey’s Antomy, è in arrivo una sorpresa. (Per chi non fosse fan di Barnes, e fosse interessata al sesso maschile, Ben è Sexy. Sì, con la maiuscola. E ricorda moltissimo Sirius.)
Fatto il misfatto!
Claude
(sempre mille grazie anche a gossip_girl, anche se ultimamente gioca a fare la latitante <3 )
   
 
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: piccolo_uragano_