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Autore: Moon9292    02/10/2015    6 recensioni
Gabriel Martin ha tutto dalla vita.
E' ricco, è bello, è attraente, è intelligente ed ha una bella famiglia. Ha una fidanzata modella bellissima, ed è a capo della sua cerchia di amici. L'università è un gioco da ragazzi per lui. Tutti lo amano, tutti lo desiderano e tutti lo vogliono.
Kyra Smith è una ragazza comune.
E' semplice, non ha a disposizione i soldi di famiglia, e per andare avanti all'università è costretta a dare ripetizioni ai ricchi figli di papà. La sua massima aspirazione, oltre quella di diventare avvocato, è essere invisibile agli occhi di tutti.
Questi due ragazzi conducono vite separate, e l'unica volta in cui si trovano uniti, è solo per prendersi in giro e farsi i dispetti come stupidi adolescenti.
Un giorno, però, le cose cambiano e Gabriel si vede costretto a chiedere aiuto proprio all'ultima persona al mondo alla quale avrebbe chiesto qualcosa. E, come uno scherzo del destino, due anime opposte si troveranno a condividere attimi di eterna felicità.
Che la vita fosse imprevedibile, questo era chiaro, ma poteva davvero diventare così assurda? Evidentemente si...
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico, Universitario
Capitoli:
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Capitolo 8 - "Non può piovere per sempre"

 

 

Lunedi mattina.
Un rumore di sottofondo costante e fastidioso disturbò il sonno di Kyra. Non sapeva cosa fosse, e soprattutto da dove provenisse.
Sbuffò contrariata, perché non aveva assolutamente voglia di alzarsi, o semplicemente di aprire gli occhi. Aveva imparato da piccola che il mondo era un posto troppo oscuro e disturbato, e che non valeva la pena abbandonare le lenzuola. Poi, improvvisamente, un paio di occhi color del cielo le apparvero in mente, e tutto il resto svanì. Il dolore, la sofferenza, la paura, l’impotenza. Ogni cosa non esisteva più semplicemente perché quegli occhi erano tutto. Erano più di qualsiasi altra cosa. E poi ricordò.
Ricordò cosa le era accaduto sabato notte, del quasi stupro, di Freddie che le baciava il petto mentre gli altri due scagnozzi la tenevano ferma. E di come Gabriel fosse venuto in tempo a salvarla.
E poi ricordò di essersi aperta, di aver confessato il suo più oscuro segreto. Anzi, di aver confessato tutto ciò che le era capitato in 22 anni di vita.
Saltò a sedere sul letto, col batticuore. Ora ogni cosa prendeva posto. Si guardò intorno riconoscendo la camera da letto di Gabriel. Aveva dormito in quella stanza anche quella notte. Non che avesse avuto molta scelta. Quell’idiota di Martin l’aveva praticamente sequestrata il giorno prima, costringendola a passare tutto il tempo insieme. Ma in fondo, quanto era stata infelice di quella costrizione?
Doveva ammetterlo almeno a sé stessa. Era stata bene quella domenica. Molto più che bene. Era stata felice. Nonostante tutto, nonostante i demoni del suo passato fossero tornati e l’avessero aggredita con la forza di una furia, rischiando seriamente di ucciderla, era stata felice. Perché accanto a lei vi era Gabriel.
Quel ragazzo troppo vanitoso, arrogante, figlio di papà con la puzza sotto il naso, era stato capace di arrivare la, dove tutti avevano fallito. Era arrivato dritto al centro della sua anima. E l’aveva aiutata.
Doveva molto a quel ragazzo, e solo in quel momento lo capì. Perché dentro di sé sentiva una strana e nuova forza pronta a travolgere ogni cosa. Una forza nata dal semplice fatto che Gabriel le aveva promesso che non l’avrebbe fatta vivere come un fantasma.
Perché lei era diventata sul serio un fantasma, e nonostante questo, qualcuno era riuscito a scorgerla. Era riuscito a trovarla, facendole capire che esisteva anche lei in quel mondo. E che doveva vivere. Senza sé e senza ma. Doveva farlo. E avrebbe vissuto.
Se lo doveva. Perché, diamine, aveva sofferto come un cane ed era stanca di soffrire.
Perciò avrebbe vissuto, e avrebbe cominciato a farlo da quel momento. Scostò con foga le coperte, facendo cadere a terra un oggetto di metallo. Si affacciò dal letto, notando che sul pavimento giaceva ancora trillante la sveglia.
“Ecco cos’era quel rumore”, pensò fissando con astio l’oggetto.
Aveva un rapporto conflittuale con qualsiasi strumento di tortura progettato per svegliare le persone.
Raccolse dal pavimento la sveglia, e la spense. Poi, prendendo un profondo respiro, si alzò dal letto.
Era partita con dei buoni propositi. Ottimi! Ma, come per qualsiasi cosa, niente era venuto fuori dal nulla. Doveva lavorare su sé stessa per poter arrivare all’obiettivo prefissato. E ciò voleva dire che doveva affrontare Gabriel, e il fatto che gli avesse raccontato quello che le era accaduto ad undici anni.
Il giorno precedente non aveva dato troppo peso alla portata di quella confessione, perché ancora sotto shock. Ma in quel momento non poteva più ignorare ciò che provava.
La voglia di vivere, la libertà di aver finalmente svelato a qualcuno il suo passato, l’essere stata accettata…
Doveva far fronte a troppe emozioni. E doveva capire come le cose nel rapporto con Gabriel sarebbero cambiate. Perché sapeva, ancora prima di rivederlo, che niente sarebbe stato più come prima.
I genitori di Sean, saputo ciò che le era accaduto con il patrigno, cominciarono a trattarla in modo diverso. La guardavano in modo diverso. Come se fosse una bambola di porcellana sporca e rotta. Le volevano bene, ma avevano paura di lei. Perché, e in fondo lo aveva sempre saputo, era una bomba ad orologeria.
Sarebbe esplosa prima o poi, e chissà chi avrebbe trascinato con sé. Ed effettivamente quella bomba era esplosa, sotto forma di disturbi alimentari. E di depressione, e pianti continui, e paura e sensazione di panico costante. Con sé aveva trascinato solo Sean, perché era l’unico che fosse rimasto.
Il nonno l’aveva conosciuta solo dopo che era accaduto il fatto. Quindi non sapeva come era prima. Non aveva mai visto la luce brillante di speranza nei suoi occhi, il sorriso che illuminava il suo volto. La voglia di vivere che solo una bambina può provare, nonostante la vita le avesse già giocato diverse palle curve.
No, il nonno aveva conosciuto la Kyra pallida, triste e terrorizzata. Una Kyra che dalla vita non si aspettava più niente, se non il successivo colpo che l’avrebbe stesa. E quelli non erano mai mancati.
Però le voleva bene. E Kyra voleva bene a lui.
E voleva bene a Sean. Tanto bene a Sean.
E adesso, in un modo strano e contorto, inspiegabile quasi, sentiva di provare del sincero affetto anche per Gabriel.
Quindi lo avrebbe affrontato a testa alta quella mattina, e avrebbe cercato di ricostruire quel rapporto cominciato per puro caso.
Abbassò la maglietta prestatagli dal ragazzo sulle gambe coperte dal pantalone della tuta. Prese un profondo respiro ed uscì dalla camera da letto.
Attraversò il piccolo corridoio che portava dalla stanza al salotto. Gabriel aveva dormito sul divano quella notte, ma quando si affacciò nella stanza, vide le coperte di pile usate dal ragazzo, ripiegate per bene. Di lui nessuna traccia.
Sentì degli strani rumori provenire dalla porta che sapeva portasse alla cucina. Si affacciò, ritrovandosi davanti una scena che mai e poi mai in vita avrebbe pensato di vedere.
Gabriel, il ragazzo sempre perfetto e sicuro di sé, in pigiama con i capelli arruffati e a piedi nudi, intento ad agitare i fianchi al ritmo della musica proveniente dal cellulare. In mano aveva una padella con la quale stava girando i pancake. Sul tavolo erano già state sistemate due tazze da caffè, un piatto con i biscotti al cioccolato, e un altro piatto con diverse fette di pancarrè. La nutella, la marmellata di fragole e il burro d’arachidi sistemati a semi cerchio intorno alla caffettiera fumante.
<< You spin my head right round, right round. When you go down, when you go down... >>, cantava con voce stonata.
La bocca di Kyra, se non fosse stata attaccata alla mascella, sarebbe precipitata sul pavimento. Stile looney tunes.
<< You spin my head right round, right round. When you go down, when you go down… >>, ora la voce era in falsetto, cercando di imitare Kesha.
A quel punto non riuscì più a trattenersi. Scoppiò in una risata fragorosa, come non ne aveva mai fatte in vita sua. Mai nella vita aveva pensato di poter assistere ad una scena simile. Era troppo divertente.
Gabriel saltò sul posto, spaventato dall’improvviso rumore, ma fu capace di non fare cadere il pancake dalla padella. Si girò di scatto, guardando perplesso e ancora un po’ intimorito Kyra.
La ragazza era piegata in due dalle risate. Quasi le stavano uscendo le lacrime dagli occhi.
E tutta la tensione accumulata nello stomaco, semplicemente si sciolse.
<< Grazie per avermi fatto perdere dieci anni di vita, Smith. La prossima volta magari fai un po’ di rumore, invece di compare di soppiatto alle mie spalle >>, sbuffò fintamente contrariato Gabriel. Ma in realtà Kyra vide che stava cercando di trattenere un sorriso.
<< La prossima volta se vuoi mi annuncio, Flo Rida >>, rispose ancora tra le risate la ragazza.
<< Vedo che stamattina ci siamo svegliati con la voglia di fare le spiritose, Smith >>, borbottò fintamente infastidito Gabriel, tornando a girare il pancake. << Non vedo l’ora di appezzare le tue battutine sarcastiche per tutta la giornata >>
<< So che la cosa ti manda in visibilio, Martin. Ora però, sono solo dispiaciuta di non avere con me il cellulare >>
<< Come mai? >>, chiese incuriosito il ragazzo.
<< Perché così avrei potuto farti un video. E poi avrei fatto diventare virale il video di te che agiti i fianchi. Il mondo non avrebbe dovuto perdere una simile visione >>, rispose divertita Kyra.
Nel frattempo prese posto al tavolo, versandosi in una tazza una bella dose di caffè.
<< Il mondo non è ancora pronto ad ammirare cotanta bellezza. Insomma, tutta questa magnificenza racchiusa in un solo corpo… no, rischierei di fare implodere la terra >>, commentò Gabriel con finta aria snob.
Kyra sorrise prendendo in mano la tazza di caffè. Era convinta che quella mattina avrebbe dovuto lottare per riavere indietro quel rapporto fatto di prese in giro e sfottò con il ragazzo.
E invece Gabriel l’aveva sorpresa ulteriormente. Niente era cambiato, e non c’era stato un solo momento in cui lui le avesse rivolto uno sguardo diverso dal divertito, sbarazzino e un po’ arrogante che solitamente le riservava.
Era tutto come sempre.
<< Allora mia cara Smith >>, esordì il ragazzo posandole davanti un piatto con tre pancake sommerse dallo sciroppo d’acero. Poi, con la stessa roba in un piatto gemello, prese posto accanto a lei. << La giornata, come già detto ieri, ha un piano ben preciso. Primo: corsi all’università >>
<< Ovvio. Perché, avevi dubbi?! >>, rispose divertita notando con quanta premura il ragazzo avesse preparato la colazione. C’erano le cose che entrambi preferivano di più ed un’extra. Forse il suo proposito di non farla vivere come un fantasma, cominciava anche col fatto di farle avere un aspetto un po’ più umano e meno scheletrico.
<< Conoscendoti, no. Bene, seconda parte della giornata, andiamo a fare il tatuaggio >>, continuò puntandole contro una forchetta sporca di sciroppo d’acero.
<< Ecco, e su questo avrei qualche dubbio >>
<< E dei tuoi dubbi ce ne sbattiamo le palle >>
<< Che volgarità! >>, esclamò fintamente scioccata la ragazza.
<< Terza parte della giornata, stasera mi porti a conoscere Sean >>, concluse mangiando grossi bocconi dei suoi pancake.
<< E su questo i dubbi diventano certezze. Non è il caso che tu conosca Sean. Anzi, lo escludo categoricamente >>, affermò con decisione Kyra, cominciando a preparare le sue fette di pancarrè.
In pochi secondi aveva già finito i suoi pancake.
Gabriel la guardò trattenendo a stento un sorriso, ma alla ragazza non sfuggì niente.
<< Che c’è? Perché mi fissi come se fossi uscita dal set di un film demenziale? >>, domandò piccata.
<< Niente è che… >>, poi scosse la testa, rivolgendo la sua attenzione al piatto.
<< Sputa il rospo, Martin. Che c’è? >>, Kyra aveva un sentore di cosa potesse balenare in mente al ragazzo. Qualcosa che c’entrava sicuramente con quello che aveva raccontato. Improvvisamente la fame sparì, e tornò l’ansia.
<< Ero convinto che stamattina avresti dato di matto, non mangiando e cercando di scappare dal mio sguardo. Anzi, ero strasicuro che saresti corsa verso la porta senza voltarti più indietro >>, confessò con un sospiro preoccupato Gabriel.
Kyra rifletté su quelle parole. Perché in fondo sapeva che avrebbe agito così. Probabilmente, solo pochi giorni prima avrebbe fatto i bagagli e sarebbe scappata da quella casa e da quella persona. Ma non quel giorno, e probabilmente mai più. Perché Gabriel non era una persona qualsiasi. Era un essere che aveva sempre considerato viscido, ma che in realtà nascondeva forse uno dei cuori più grandi e genuini che avesse mai conosciuto. Solo Sean poteva reggere il confronto. Lei no, perché sapeva che con la sua debolezza aveva sporcato la sua anima. Un’anima già stracciata, e in aggiunta sporca.
Non aveva molto da offrire, si rese conto. Ma questo, decise, che non l’avrebbe scoraggiata.
Perché Gabriel le aveva promesso che non l’avrebbe più fatta vivere come un fantasma. E lui, anche nei suoi momenti più terribili e oscuri, aveva sempre mantenuto le promesse, buone o cattive che fossero.
<< Si hai ragione. La solita me sarebbe scappata. Non avrebbe mangiato per giorni, e ti avrebbe evitato neanche avessi avuto la peste nera >>, confermò, con un profondo respiro, Kyra. Poi, facendosi coraggio, lo guardò dritto negli occhi. << Ma oggi non sono più la stessa persona. Oggi sono una ragazza che ha confessato per la prima volta da anni, ad un estraneo, ciò che ha subito ad undici anni, e ciò che poi ne ha portato. Le conseguenze di quell’azione e delle scelte fatte. Oggi non sono più la stessa persona che ero, perché semplicemente non sono più un fantasma. E perché tu mi hai giurato che non mi avresti fatto vivere come un fantasma, e perché non voglio più nascondermi. Non posso neanche più farlo perché non ho gli occhiali >>, si toccò in automatico il naso, trovandolo scoperto e senza più la solita montatura. << E sinceramente sono spaventata, se non terrorizzata dal futuro. Ma quello che ho già subito è stato il peggio, perciò non può andare che bene. Ho già scavato affondo nel pozzo dell’autocommiserazione, ora basta. Ora voglio risalire e guardare negli occhi questa vita puttana, e dirle che ha finito di farmi del male. Ora decido io >>.
Le mani le tremarono dall’emozione, e il cuore batteva forte nel petto quasi a volerle schizzare fuori. Ma era anche determinata e una nuova forza le scorreva nelle vene. Ce l’avrebbe fatta. Avrebbe ripreso a vivere, e mai più si sarebbe nascosta. E questo solo perché Gabriel le aveva aperto gli occhi.
Kyra ragionò per un secondo sul fatto che un ragazzo che aveva sempre odiato, l’avesse aiutata così tanto in così poco tempo. E che, in fondo, non lo odiava neanche un po’.
Gabriel la fissò profondamente, poi le afferrò una mano stringendola forte.
<< Sei la persona più forte che io abbia mai conosciuto, Smith. Non dubitarne mai. E te la saprai cavare, perché tu puoi farlo. Non hai bisogno di nessuno, e non avevi sicuro bisogno di me per arrivare a capire che non sei un fantasma. Ci saresti arrivata da sola. Magari arrancando un po’, ma ce l’avresti fatta >>, disse con convinzione il ragazzo. Nella voce, un’emozione nuova tenuta a stento controllata. Negli occhi, una nuova luce che rifletteva quella nello sguardo di Kyra.
<< Non può piovere per sempre >>, sussurrò la ragazza, stringendo a sua volta forte la mano di Gabriel.
<< Non può piovere per sempre >>, confermò lui.
Restarono in quella posizione per qualche altro minuto, continuando a guardarsi negli occhi.
Poi una musica partì, facendo saltare i due sul posto.
Era il cellulare di Gabriel.
 
Gabriel prese un profondo respiro, cercando di portare il suo cuore a dei battiti standard.
Era troppo giovane per morire di crepacuore. Specie perché spaventato da una dannata suoneria.
Si alzò dalla sedia, prendendo quel dannato aggeggio e guardando chi lo stava chiamando.
Ovviamente Adam aveva la capacità di disturbare nei momenti meno opportuni.
Non aveva idea di cosa stava succedendo tra lui e la Smith, ma sapeva che una simile cosa non sarebbe avvenuta di nuovo tanto presto. E lui era dannatamente curioso e spaventato al tempo stesso di scoprire cosa sarebbe accaduto dopo. Quando gli sguardi avrebbero indugiato più a lungo e la mano fosse stata stretta più forte. Quando le emozioni che a stento stava cercando di controllare, non sarebbero più rimaste ingabbiate nel profondo della sua anima.
Prese un altro respiro e accettò la chiamata.
<< Pronto? >>, rispose trattenendo a stento un ringhio.
<< Però, qualcuno si è svegliato dal lato sbagliato del letto >>, commentò Adam divertito.
<< Dici perché mi disturbi alle sette e mezza del mattino, Miller. Cosi io posso mandarti a fanculo e poi tornare alla mia colazione >>
<< Cavoli, sei davvero arrabbiato. Cos’è, ti ho disturbato mentre eri intento a fare cose spinte con la tua ragazza? >>, domandò trattenendo a stento una risata.
E Gabriel davvero voleva rispondergli, mandandolo a quel paese. Davvero, aveva tutta l’intenzione di ribattere a quella cretinata. Ma non riusciva a tirare fuori una singola sillaba.
Guardò Kyra mentre tornava al suo posto, e la ragazza lo fissò di rimando con sguardo interrogativo.
E solo in quel momento si rese conto che avrebbe voluto che le parole di Adam fossero reali.
Che dentro di se, ora che la pulce era stata messa, voleva davvero spingere quella strana relazione da qualche parte. Solo non sapeva quale.
Mai aveva avvertito un simile desiderio, neanche con Amelie.
Il desiderio di provare qualcosa che non fosse collegato al sesso. Voleva delle emozioni, e stranamente le voleva con la Smith.
<< O mio Dio. Stai davvero facendo cose spinte con la tua ragazza, e io ti ho disturbato? >>, urlò Adam, un po’ divertito, un po’ schifato e un po’ preoccupato.
Gabriel scosse la testa, cacciando via quei pensieri. Probabilmente era cosi emotivo solo per via di quello che Kyra gli aveva raccontato il giorno prima. Era ancora emotivamente scosso, niente di più.
Non provava niente per la Smith, se non stima e uno strano affetto dovuto alle circostanze. Le piaceva come persona, ed era abbastanza sicuro che dopo tutto quel casino, probabilmente avrebbe continuato a frequentarla come conoscenti o forse come quasi amici. Oppure ancora come amici che amano farsi i dispetti e prendersi in giro.
Ma sicuramente non come una possibile ragazza, o peggio fidanzata.
No, era da escludersi categoricamente. E poi, per quanto la Smith fosse in gamba, e lo era sul serio, non era il genere di persona che la sua famiglia si aspettava. Certo, poteva fingere per due settimane, ma non poteva essere quella reale. Quella che avrebbe un giorno portato a casa come sua futura moglie.
<< Gabe ci sei? Mi stai spaventando? Per caso la tua misteriosa fidanzata ti sta facendo o ti ha fatto un pompino succhiandoti via tutti i neuroni? >>, domandò Adam dall’altro lato.
<< Dio, ma che cazzate ti inventi a prima mattina? Per l’amor del Cielo. Controllati Adam! >>, sbottò furioso Gabriel.
Il solo pensiero di fare battute a sfondo sessuale su Kyra, anche fatte dal suo migliore amico, gli faceva ribollire il sangue. La voglia di uccidere il responsabile del suo dolore tornava irrefrenabile. E non poteva tollerare che qualcun altro potesse anche solo azzardarsi a fare stupidi affermazioni per ridere. Non poteva proprio accettarlo. Non dopo tutto quello che la ragazza aveva passato.
<< Calma, amico, calma >>, esclamò leggermente spaventato Adam. << Rilassati, stavo solo scherzando. Lo sai vero, Gabe? Non dicevo sul serio >>.
Gabriel prese dei profondi respiri, cercando di controllare il suo umore. Doveva darsi una calmata, altrimenti avrebbe finito per azzannare qualcuno alla giugulare. E a lui il sangue aveva sempre fatto schifo.
Riportò lo sguardo su Kyra, accertandosi che fosse ancora seduta li, e che stesse bene. Non sapeva perché, ma doveva sapere che lei stava bene.
La Smith lo fissò curiosa, ma anche comprensiva, come se sapesse che dentro di lui vi era una tempesta di emozioni. Sorrise, cercando di calmarlo. Poi fece una cosa che mai si sarebbe aspettato di vedere.
Intinse il dito nella nutella, poi con tutta la nonchalance del mondo, glielo spalmò sul naso sporcandolo per tutto il ponte.
Gabriel spalancò gli occhi sorpreso e incredulo. E questa da dove le era uscita?
Un secondo dopo Kyra scoppiò nuovamente a ridere, tenendosi la pancia con tutte e due le mani, e sporcando la sua maglia di nutella.
<< Chi è che sta ridendo? >>, domandò perplesso Adam.
E Gabriel si calmò. Perché vederla ridere faceva passare in secondo piano tutte le incazzature e le brutture. Non ce l’aveva più con Adam per quella stupida battutina. E non voleva più mordere alla giugulare nessuno. Perché Kyra stava ridendo, e questo bastava a placare la sua anima.
<< Quella simpaticona della mia ragazza ride di me, perché mi ha imbrattato il naso di nutella >>, rispose divertito Gabriel, prendendo un tovagliolo e pulendosi il naso.
Fissò la Smith con sfida, cercando di farle capire dal suo sguardo che la guerra era aperta.
Kyra, per tutta risposta, intinse nuovamente il dito nella nutella e se lo portò alle labbra.
E quel gesto fece scoprire a Gabriel una nuova realtà. Una realtà nella quale, non importava come né perché, ma era attratto dalla Smith. Perché quel dito racchiuso tra le sue labbra era forse la cosa più erotica che mai avesse visto. Sperò seriamente che il suo amico alle parti basse non decidesse di dimostrare quanto fosse attratto da Kyra, perché dare spiegazioni sarebbe stato incredibilmente imbarazzante.
E poi non voleva spaventarla. Dopo quello che aveva subito, ancora non sapeva quali erano le idee di Kyra riguardo al sesso.
<< Questa ragazza mi piace. Ora sono davvero curioso di conoscerla >>
<< Adam, senti, scusami per la scenata di prima. Non volevo urlarti contro, ma sul serio non fare più battute a sfondo sessuale sulla Smith >>, esclamò Gabriel ritornando alla realtà, e alla conversazione con l’amico in particolare.
<< Certo, scusa. Non lo faccio più >>, poi dopo un momento, urlò nelle orecchie di Gabriel. << LA SMITH? O MIO DIO, FINALMENTE DOPO TRE ANNI CONOSCO IL SUO COGNOME! NON CI POSSO CREDERE >>.
Gabriel sorrise tristemente a quel commento. Aveva tenuto Amelie nascosta per così tanto tempo, che non aveva mai pensato al fatto che forse le persone che gli volevano bene, ci sarebbero potute rimanere male. E adesso che avrebbe potuto e voluto parlare di questa fantomatica fidanzata, doveva mentire. Si sentiva un vero schifo.
<< Già, ora sai il cognome. Non farla tanto tragica, Miller. Non è niente di che >>, commentò cercando di ingoiare l’amaro che aveva in bocca.
<< Non è niente di che? È tutto invece. È come un’ammissione di esistenza. È come se finalmente una nuvola di vapore prendesse forma. Perché lei esiste >>
<< Certo che esiste, cretino. Non me la sono mica inventata >>, Kyra fece una risata ironica come a voler commentare silenziosamente il fatto che lei in realtà fosse una fidanzata per finta. Gabriel decise di ignorarla volutamente. << E lunedì potrai finalmente conoscerla >>
<< Wow, ora si che sono curioso ed emozionato. Non capita tutti i giorni di conoscere la fidanzata di quello che considero mio fratello >>, commentò dolcemente Adam.
Un sorriso spontaneo nacque sul volto del ragazzo. Anche lui considerava Adam un fratello, e non vedeva l’ora di poterlo riabbracciare.
<< Non diventarmi sentimentale, Miller, o potrebbe cominciare a spuntarti una vagina >>, rispose divertito Gabriel.
<< Lascio quell’onore a te >>
<< Allora, me lo dici perché mi hai chiamato? >>
<< Per dirti che sto indagando sul fantomatico ragazzo che piace a Eve, ma tua madre è più chiusa di una porta di un cavò. E tuo padre è tenuto all’oscuro perché anche lui ha manie folli. L’ho sentito dire, e cito testualmente, “nessuno può toccare la mia bambina, non finché continuo a respirare. Donna, portami l’ascia di guerra, stasera vado a decapitare i bei giovanotti che incontro per strada” >>
<< O mio Dio. Non che non abbia ragione, ma quell’uomo è pazzo >>, commentò Gabriel portandosi una mano alla fronte. << E quella donna conosciuta come satana, ma che io chiamo mamma che ha risposto? >>.
Kyra lo guardò perplessa e anche vagamente intimorita. Forse avrebbe dovuto spiegarle che la sua famiglia era completamente pazza, ma pensò che l’effetto sorpresa fosse una cosa più divertente e saggia da fare. Almeno poteva evitare che fuggisse a gambe all’aria.
<< Secondo te? Ha recuperato la tua vecchia mazza da baseball e lo ha minacciato per tutta casa dicendogli di rinsavire perché altrimenti lo avrebbe fatto rinsavire lei. E che Eve ha ormai sedici anni e che non è più una bambina. Perciò se ha il fidanzato, bisogna solo essere contenti per lei >>
<< Questo lo dice lei. Ma quando torno a casa dovrà vedersela con me. Non permetterò a nessuno di toccare Eve. Di a mio padre che sono completamente dalla sua parte >>, esclamò inferocito.
<< Tuo padre sta aspettando con trepidazione che tu torni, perché già sa che in te ha un alleato. Tua madre spera invece che la tua misteriosa fidanzata stia dalla sua, di parte >>, aggiunse divertito Adam.
<< Neanche la conosce, e già vuole coinvolgerla nelle sue macchinazioni. Quella donna è tremenda >>, sibilò affascinato ed intimorito allo stesso tempo.
<< Già. E ora che ambasciator non porta pena ha fatto il suo lavoro, ti lascio. Vado a prepararmi che tra un po’ cominciano i corsi. Ci sentiamo ok? A dopo stronzetto >>, lo salutò Adam.
<< A dopo coglione >>, rispose Gabriel.
Poi attaccò, e posò il cellulare sul telefono. Kyra continuava a fissarlo perplessa e vagamente spaventata.
<< Ok, può sembrare strano, ma in realtà… beh, si è strano forte quello che hai appena sentito >>, cominciò leggermente imbarazzato. << Ma appena conoscerai la mia famiglia, capirai che è semplicemente la normalità >>
<< Non ci ho capito molto da quello che hai appena detto. Ma credo tu mi stia cercando di far capire che non devo fare domande sui tuoi bizzarri genitori, e che appena li vedrò scommetto che avrò voglia di scappare >>, commentò senza emozioni la ragazza sorseggiando il suo caffè.
<< Precisamente >>, annuì Gabriel.
Poi, come se una lampadina si fosse accesa nel suo cervello, afferrò rapidamente il cellulare e compose un numero.
<< A chi chiami? >>, chiese Kyra mangiando un’altra fetta di pancarrè con nutella e burro d’arachidi.
A Gabriel non sfuggì che quella fosse la terza, senza contare i pancake. Sorrise soddisfatto.
<< Ad un mio amico tatuatore. Devo prenotare i due tatuaggi di oggi, perciò vedi di abituarti all’idea Smith. Entro stasera avrai la pelle marchiata >>
<< Che bello, sarò marchiata come una mucca >>, sbuffò con la bocca ancora piena.
<< Esatto. E farai bene anche a chiamare il tuo amico e a dirgli che stasera lo andiamo a trovare, e non accetto un no come risposta >>, aggiunse subito dopo Gabriel mentre premeva il tasto verde di chiamata.
<< Genio, e come dovrei chiamarlo? >>
<< Ti presto il mio cellulare. Ora silenzio che… ah, pronto, ciao Mike da quanto tempo >>, rispose al telefono, prendendo nel frattempo un boccone di pancake.
Quello che non notò fu lo sguardo preoccupato che Kyra gli lanciò.
 
Kyra arrivò nella sua camera dopo un giorno di assenza. Sapeva che doveva aspettarsi una reazione da parte di Ally, ma quando aprì la porta non credeva che sarebbe stata investita da un uragano.
Allyson era sempre stata una persona molto fisica ed emotiva, ma addirittura travolgerla come fosse una locomotiva non era salutare. Soprattutto per la sua povera schiena.
<< Ally, dai stai calma >>, le mormorò Kyra accarezzandole la schiena, e cercando contemporaneamente di riprendere quel poco di equilibrio che aveva.
<< Stare calma? Come faccio a stare calma! >>, urlò Allyson staccandosi da lei, ma afferrandola saldamente per le spalle. << Sabato notte ti ho visto svenuta tra le braccia di Gabriel! Mi dici come posso stare calma? Che diavolo è successo? >>.
Kyra sapeva che doveva raccontarle ciò che le era accaduto, ma da un lato non voleva. Non aveva ancora provato a ricordare a mente fresca ciò che le era capitato con Freddie, e temeva che potesse avere nuovamente un attacco di panico. E in più non voleva che l’amica si sentisse in colpa. In fondo, si era trovata in quella situazione perché era corsa a salvare Allyson.
Non le dava nessuna colpa. Se fosse potuta tornare indietro, avrebbe fatto la stessa identica scelta.
Ma conoscendo Ally, si sarebbe accusata di ogni cosa. E non era giusto.
<< Allora? >>, la esortò l’amica, scuotendola leggermente per le spalle. << E dove sono finiti gli occhiali? >>.
A quella domanda, capì che non avrebbe potuto più nascondere niente. Perché se il suo cambiamento doveva essere reale, doveva anche fare i conti con il fatto che non poteva più celare la verità.
Perciò prese un profondo respiro, la condusse nel piccolo salotto del loro dormitorio, e dopo averla fatta sedere sul divano scomodo, le raccontò ogni cosa.
Del messaggio, della sua corsa, dell’arrivo di Freddie e del resto della banda, e di come avessero provato a farle del male. Le raccontò dell’arrivo di Gabriel, di come l’aveva salvata, e poi di come l’aveva portata a casa sua, accogliendola per tutto il giorno. Infine le restituì il cellulare che Gabe le aveva dato quella mattina quando l’aveva accompagnata al suo dormitorio.
Allyson, dapprima, rimase in silenzio. La sua faccia aveva assunto una buffa espressione smarrita. Poi cominciarono a scendere le prime lacrime.
<< O mio Dio, Ally ti prego non piangere >>, esclamò spaventata Kyra.
La prese tra le braccia stringendola forte. Odiava vederla stare male, e non poteva fare niente per impedire che sentisse dolore.
<< È orribile quello che ti è accaduto. E la cosa peggiore è che è colpa mia >>, disse tra i vari singhiozzi la ragazza.
<< No, non è vero. Non è colpa tua. Ma solo colpa di Freddie. È lui che mi ha messo le mani addosso >>
<< Si ma se non fosse stato per me, e per quella finta richiesta di aiuto, tu non ti saresti trovata in quella situazione >>, mormorò cercando di soffocare i profondi singhiozzi che le squassavano il corpo.
<< Allyson, ascoltami >>, Kyra la scostò dolcemente dal suo corpo per guardarla negli occhi. << Sei la mia più cara amica. Ti voglio bene, e non c’è niente che non farei per te, anche gettarmi in una fossa con i leoni. E Freddie sapeva che sarei corsa in tuo aiuto, perché semplicemente non avrei potuto fare altrimenti. Sei importante per me, e verrei sempre a salvarti. E questo significa che rifarei tutto, se potessi tornare indietro. Perché sei mia amica, chiaro? Perciò smettila di incolparti, e abbracciami forte >>.
Allyson, scioccata da quelle parole, non se lo fece ripetere due volte. Si gettò nuovamente tra le braccia dell’amica, e la strinse forte.
Kyra sorrise felice. Nel dolore e nella sofferenza, aveva scoperto una cosa. Anche se poche, era circondata da persone davvero fantastiche che le volevano bene profondamente. E questo aveva fatto tutta la differenza sul tipo di persone che era diventata. Non sarebbe mai più tornata indietro. Non avrebbe mai più indossato gli occhiali, e non avrebbe mai più allontanato le persone a lei care solo per difendersi.
E, in un modo contorto e strano, Gabriel faceva parte di questa schiera. Doveva molto al ragazzo. Molto più di quel che credeva. Dentro di lei, una piccola fiammella si accese. Una fiamma che aveva spento quando aveva undici anni ed era stata tradita dalla madre e ferita dal patrigno.
Non conosceva il significato di quella fiamma. Non aveva mai provato il suo calore, perciò non sapeva descriverla. Ma sapeva solo una cosa: non l’avrebbe spenta. Avrebbe cercato di viverla e vedere dove la conduceva. E in quel momento la conduceva verso il desiderio di rivedere Gabe.
Dopo diversi minuti, le due amiche si staccarono. Allyson la salutò andando a lezione. Kyra, invece, cominciava alle nove e mezza quel lunedì mattina, perciò si fece coraggio e prese il telefono per chiamare Sean.
Aveva rifiutato l’offerta di Gabriel, perché sapeva che l’amico andava affrontato in pace e silenzio. E avere Martin tra i piedi di sicuro non avrebbe aiutato a placare la furia che certamente avrebbe trovato all’altro capo del telefono. Fece un profondo respiro, e digitò il tasto verde di chiamata. Due squilli dopo una voce le urlava nelle orecchie.
<< CHE CAZZO DI FINE HAI FATTO? MALEDIZIONE, KYRA, SI PUO’ SAPERE CHE DIAVOLO TI È PASSATO DI MENTE? È DA IERI MATTINA CHE PROVO A CHIAMARTI MA TU NON RISPONDEVI. STAVO PER VENIRE LI E ACCERTARMI CHE FOSSI ANCORA VIVA! >>, Sean aveva un tono stridulo, quasi come se le corde vocali gli stessero per uscire fuori dalla gola.
Kyra sapeva che avrebbe dovuto aspettarsi una reazione simile, ma comunque non era pronta a quella sfuriata. Odiava far preoccupare l’amico. Per colpa sua ne aveva passate troppe, e non era giusto continuare a farlo stare male.
Però era davvero felice di sentirlo. Sean, per lei, era casa.
<< Sean… >>, mormorò con la voce rotta di lacrime.
Non si aspettava di piangere, ma sentirlo l’aveva travolta emotivamente. Troppe emozioni avevano squassato il suo cuore, e quella era stata davvero l’ultima goccia che aveva fatto traboccare il famoso vaso.
<< Kyra, ti prego non piangere. Ora sono sul serio spaventato. Che è successo? >>, domandò seriamente in ansia il ragazzo.
Aveva abbandonato i vezzeggiativi che lo distinguevano. La ragazza, in un momento di follia, pensò che era davvero strano sentire il proprio nome da quella voce. Era così abituata a sentirsi chiamare dolcezza, che ormai non ci faceva più caso. Prese un profondo respiro, cercando di tornare in sé. Aveva una conversazione difficile ad aspettarla, e forse avrebbe perso anche le prime ore di lezione, conoscendo l’amico.
<< Sean, sabato notte è successa una cosa… >>, e cominciò a raccontare.
Non si trattenne. Disse la pura e semplice verità. Dei fatti, e di come si era sentita. E di come si sentiva anche in quel momento.
Persa, ma fiduciosa di trovare la strada.
Spaventata, ma coraggiosa allo stesso tempo nell’affrontare il futuro.
Insicura, ma certa che avrebbe vissuto.
Ancora un po’ spezzata dentro, ma con un bel cartello appeso alla sua anima con su scritto “lavori in corso”.
E soprattutto parlò di quella fiammella riaccesa grazie a Gabriel, e che non sapeva cosa significasse, ma che non si sarebbe privata di provare quella strana e nuova cosa.
E poi disse una frase, una sola frase che fece trattenere il fiato a Sean. Una frase che sapeva il ragazzo avrebbe voluto sentire da anni.
<< Sean, ho bisogno di dimenticare il mio passato. Il mio orribile passato che mi ha perseguitato per tutti questi anni, e che mi ha impedito di vivere appieno la mia vita. Voglio andare avanti, non voglio più nascondermi. E ora sono finalmente pronta >>, concluse tra le lacrime, ma con un sorriso sul volto.
Dall’altra parte del telefono, per qualche minuto, non provenne neanche un rumore. Sembrava come se Kyra avesse parlato da sola. Allontanò il telefono controllando che la chiamata fosse ancora attiva. Ripetere tutte quelle cose le sarebbe costata troppa energia. Non era certa che ce l’avrebbe fatta. Poi sentì un singhiozzo. E un altro ancora. E ancora un altro. Finché dall’altra parte del telefono il suono di un pianto forte, le fece tremare il cuore.
<< Sean… >>, mormorò la ragazza.
<< Scusa. Davvero, scusa Kyra. So che dovrei essere forte per te, e sostenerti e consolarti. Ma davvero, mi è appena sembrato di essere colpito da una palla di cannone. Una palla emotiva. Ed è difficile gestire tutta questa roba. Lo sai, io poi sono un tipo così superficiale >>, mormorò tra le lacrime. Kyra sorrise. Di Sean si potevano dire tante cose, tranne che fosse superficiale. Era la persona dal cuore più puro al mondo. << Sono così felice per te. Davvero felice. È tutta la vita che desideravo sentirti dire che vuoi vivere. Fino ad ora ti sei semplicemente accontentata di sopravvivere. Non sapevo più come convincerti che questa vita, per quanto sia difficile è brutta, è ancora una bella vita e che ne vale la pena viverla >>, un nuovo singhiozzo interruppe il discorso del ragazzo. Tirò su col naso cercando di darsi un contegno, poi riprese con voce più ferma. << E ora finalmente sei qui, a dirmi quello che ho sempre desiderato per te. E la cosa che più mi urta è che non posso stringerti tra le mie braccia, e stritolare quel corpo fatto di ossa e pelle. Vorrei poterti riempire di baci in questo momento >>
<< Davvero? >>, domandò divertita Kyra asciugandosi le lacrime. Basta piangere. Erano anni che non piangeva, e ora sembrava che non riuscisse a fare altro.
<< Certo. E ti dirò di più, se fossi insieme a te, tanto per la felicità, farei l’amore con te. Perché andiamo, tu sei la mia anima gemella, solo nel corpo sbagliato >>, continuò il ragazzo.
A quell’affermazione, Kyra rise apertamente. Da quando Sean si era dichiarato ufficialmente gay, i due avevano sempre detto che erano l’uno l’anima gemella dell’altro. Solo che lei era nel corpo sbagliato, e per tanto dovevano accontentarsi di essere solo fratelli.
<< Anche tu sei la mia anima gemella, Sean. Però non voglio fare sesso con te >>
<< Neanche io, dolcezza. La mia era solo una battuta detta per la troppa emozione. Ma la parte femminile in me ha placato quella maschile, e l’equilibrio è tornato >>, rispose tornando ad usare il solito vezzeggiativo.
Kyra tirò un sospiro di sollievo. Voleva dire che Sean stava tornando a stare bene. E questa era la sua massima priorità: conservare il sorriso dell’amico.
<< Un girono dovrò portarti da uno psicologo, perché sono certa che tu soffra di disturbi della personalità multipla >>
<< Dolcezza, tu adori tutte le mie sfaccettature. Non cercheresti di sopprimerne neanche una. Ti mancherebbero troppo >>, replicò Sean, con arroganza.
<< Ovvio. Ma so anche che è difficile giostrarsi con i tuoi cambi improvvisi, specie per chi non ti conosce >>
<< Secondo te perché non ho ancora condiviso tutta questa magnificenza con qualcuno? Come si può vivere con tutto questo “me” se non si è preparati adeguatamente? Ci vuole la persona giusta >>, confermò Sean con quella sua aria snob da prima donna.
Kyra però sapeva che il ragazzo un po’ ne soffriva di quella situazione. Nessuno dei suoi ragazzi era riuscito a superare il fatto che Sean fosse pieno di cose da dare. Stare con lui richiedeva un certo sforzo emotivo. Solo qualcuno con le “palle” poteva farcela. E per sfortuna del ragazzo, non aveva mai incontrato una persona così.
<< Ma torniamo all’argomento principale, dolcezza. Io ora prendo la mia mazza chiodata, e vengo a dare una bella lezione a quei tre stronzi. Nessuno può toccarti >>, affermò con rabbia il ragazzo.
<< Calma gli spiriti bollenti, Leonida. Ci ha già pensato Gabriel >>, rispose con uno sbuffo divertito Kyra.
<< Bravo ragazzo. Mi piace sempre di più, anche se la voglia di ferirlo giace ancora in me. Non potrò mai dimenticare il giorno che venisti da me con una ciocca di capelli tagliata. Ah, ancora mi vengono i brividi >>
<< Già, e a questo proposito c’è un’altra cosa che devo dirti >>
<< Spara, dolcezza. Ormai sono pronto a tutto >>.
Kyra aveva un po’ paura di dirgli che Gabriel voleva incontrarlo quella sera. Martin poteva essere stato fantastico, e averla aiutata molto. Ma sapeva anche come la pensava sugli omosessuali, e Sean era palesemente gay. Non era certa della reazione che avrebbe avuto nel vederlo, e soprattutto non voleva dover vedere quella reazione. Finalmente stavano costruendo qualcosa e non era pronta a mandare tutto all’aria. Ma non aveva scelta. Sean era la parte più importante della sua vita. E non l’avrebbe mai più tenuta nascosta.
<< Ok, Gabriel ha detto che vuole conoscerti. Stasera >>, buttò fuori in un solo fiato.
Dall’altra parte per qualche secondo non ci fu nessun rumore. Poi Kyra sentì sospirare.
<< Va bene. So che lui ha delle opinioni non perfettamente civili sugli omosessuali. Me lo hai detto. Ma dopo quello che ha fatto per te, soprassederò sulla sua ottusaggine. In fin dei conti, tranne il sottoscritto, nessuno è perfetto >>, commentò Sean con finta rassegnazione. << E poi, da come ne parli, comincio a credere che tu ci tenga a lui. Perciò se è davvero quello che vuoi, dolcezza, lo farò. Farei di tutto per te, anche baciare una donna >>.
Kyra rise divertita per quel commento. Poi fece caso ad una cosa detta dal ragazzo, ed arrossì.
<< Sean, io e Gabriel non siamo niente di più che amici. Credo. Si, posso dire che siamo amici. Non c’è altro, chiaro? E gradirei che stasera tu trattenga per te i tuoi commenti su questa cosa >>, esclamò con fervore.
<< O dolcezza, da come ti scaldi direi che qualcosa c’è di sicuro. Ma va bene, mi tratterrò solo per te. Anche perché dovrai far fronte alla sua reazione quando mi vedrà stasera >>, commentò divertito Sean.
<< Cioè? Che intendi dire? >>
<< Stasera lavoro, dolcezza. E inoltre al locale è una serata particolare. Stasera è una serata a tema, e il tema non ti piacerà >>
<< Dillo veloce, come se volessi strappare un cerotto >>, rispose sconfitta Kyra.
<< Stasera il tema è il BDSM >>.
A quelle parole Kyra sgranò gli occhi. La serata non si prospettava facile. Come ne sarebbe uscita viva? Davvero non lo sapeva.
 
Gabriel ancora ribolliva di rabbia. Era certo che sabato notte fosse stato chiaro. Ma evidentemente non lo era stato abbastanza, perché Edward e James erano spariti dalla circolazione, ma Freddie no. Lui continuava a bazzicare ancora per le strade del campus. E quello davvero non poteva sopportarlo.
Kyra avrebbe dato di matto, e aveva tutte le ragioni di quel mondo. Se chiudeva gli occhi ancora rivedeva la scena della bocca di quel maledetto sul petto della Smith.
Più ci pensava e più voleva ucciderlo, e subito dopo vomitare. Solo per la sua famiglia aveva sentito un senso cosi profondo di protezione. La voglia di tenerli al sicuro rispetto al resto del mondo. E adesso quella voglia di proteggere si era estesa anche verso Kyra.
Prima o poi avrebbe fatto i conti con quelle nuove e strane emozioni, ma non era quello il momento. Ora doveva solo uccidere e mutilare, poi avrebbe pensato al resto.
Andò verso il suo ex amico, pronto a fare battaglia. Dentro di sé godette nel vedere come era conciato il suo viso, pieno di lividi e graffi. Tutto merito suo.
<< Ti avevo avvisato, Freddie. Sparisci da questo posto, oppure farò una chiamata >>, lo minacciò appena gli fu di fronte.
<< Calmati Gabriel. Parliamone >>, esclamò leggermente spaventato il ragazzo.
<< Non mi calmo e non ne voglio parlare. Devi sparire, sacco di merda. Ci siamo spiegati? >>, le mani di Gabriel si chiusero in due pugni forti e serrati. Se non fosse scomparso dalla sua vista, avrebbe continuato la sua opera di Picasso su quel volto.
<< Senti, ti ripeto che non è andata come credevi. Non avrei mai abusato della Smith. Era solo uno scherzo >>, esclamò cercando di scusarsi.
I suoi occhi sembravano indemoniati. A Gabriel non piacque ciò che vide. Perché gli sembrava di avere a che fare con un pazzo.
Lui, inoltre, era agitato perché aveva dato appuntamento alla Smith proprio li, vicino alla caffetteria del campus. E non voleva che i due si trovassero faccia a faccia. Anzi, avrebbe tanto voluto che i due non respirassero neanche la stessa aria.
<< Sei un bugiardo pezzo di merda. E ti assicuro che non la passerai liscia >>
<< Abbassa la cresta, Martin. Ti atteggi tanto a santarellino, ma sappiamo entrambi che non lo sei >>, sputò con veleno Freddie.
Quelle parole freddarono Gabriel. Aveva centrato il segno. Quello era il suo punto debole. Perché lui seriamente si sentiva davvero in colpa per tutte le schifezze che aveva fatto in passato. E Freddie lo sapeva. Non riuscì a ribattere. In mente aveva solo il viso di tutte quelle persone che aveva ferito. Tra questi vi era anche il viso di Kyra. Una nausea improvvisa lo colpì alla bocca dello stomaco.
<< Specialmente nei confronti di quella pezzente della Smith >>, Freddie si avvicinò ad un palmo dal suo naso. Il sorriso sul suo volto malvagio, esprimeva una cattiveria tale da fare appassire qualsiasi cosa intorno. << In fin dei conti eri tu a commissionare tutti gli scherzi ai suoi danni. Tu, anche se non ne hai fatto parte, sei stato l’artefice di ciò che è accaduto sabato. Tu hai fatto si che io arrivassi a toccarla >>.
E quella fu davvero la coltellata peggiore di tutte. Perché una parte di Gabriel, piccola e nascosta, urlava a gran voce che quelle parole erano vere.
Lui, con i suoi atteggiamenti e con i suoi modi di fare, aveva fatto si che l’odio tra Freddie e Kyra crescesse fino al punto di non ritorno.
Freddie aveva impugnato la pistola contro Kyra, ma era stato Gabriel a caricarla.
Era tutta colpa sua. Completamente.
La nausea era tale da farlo tremare da capo a piedi. Avrebbe tanto voluto nascondersi in quel momento. Oppure vedere il volto della Smith. Non sapeva perché, ma era certo che il solo vederla avrebbe messo tutte le cose al suo posto.
<< Che figlio di puttana! >>, esclamò una voce profondamente indignata e schifata alle sue spalle.
Come era possibile? Gabriel non avrebbe mai potuto confondere quella voce, e quel tono disgustato. Kyra era alle sue spalle. Ma la vera domanda che continuava a porsi era: “com’è possibile che, non appena ne ho avuto bisogno, lei sia apparsa?”
Era stupefacente, ma anche molto strano. Anzi, tutta quella storia era strana. Che diavolo gli stava capitando. Ancora non sapeva dare un nome a tutta quella situazione.
Nel frattempo, Kyra gli si mise accanto, incrociando le braccia al petto. Indosso aveva una polo blu, a mezzemaniche sgualcita e consunta. I soliti jeans stinti, i capelli leggermente mossi e sul volto neanche un’ombra di trucco.
Eppure sembrava cosi diversa. Era più luminosa, più limpida. Il suo sguardo era come fatto di fiamme. La sua postura, il suo atteggiamento… ogni cosa era diversa.
E Gabriel, completamente stranito, non riuscì a non pensare che la ragazza fosse bellissima.
<< Ed ecco la pezzente! Dannata, per colpa tua ho la faccia ridotta peggio di un pungiball! >>, ringhiò Freddie.
Il ragazzo, sentendo quelle parole e quel tono, si posizionò in modo tale da poter difendere la Smith. Gabe sapeva, senza ombra di dubbio, che non avrebbe mai permesso più a nessuno di farle del male. La rabbia lo rimontò, sostituendo qualsiasi altro pensiero.
<< Prova anche solo ad avvicinarti a lei, e giuro sui miei genitori, che sarà l’ultima cosa che farai >>, esclamò con foga Gabriel.
<< Ti rendi conto che per colpa di questa pezzente, noi due stiamo litigando? >>, domandò Freddie smarrito. Sembrava sul serio inconsapevole delle sue azioni. Come se non capisse che quello che aveva fatto era sbagliato.
<< Tu sei pazzo. devi farti curare >>, affermò sconvolta Kyra. << Tu mi hai aggredito, e mi hai messo le mani addosso. Stavi per violentarmi >>.
A quelle parole Gabriel tremò di rabbia. Ancora faticava ad accettare quell’evenienza. Solo pochi minuti di ritardo, e la Smith…
No, non poteva pensarci. Nel frattempo intorno a loro si era creata una folla di studenti. Chi più, chi meno, capì cosa era accaduto tra i tre. E rimasero tutti scioccati nel costatare che Freddie era arrivato a tanto.
<< Maledetta bastarda! >>, urlò il ragazzo, facendo un passo verso Kyra.
Gabriel era pronto. Aveva già il pugno preparato, e in quel momento seppe che avrebbe soddisfatto la sua voglia di sangue.
Ma non ce ne fu bisogno. Perché Kyra lo scansò, andò di fronte a Freddie e senza tanti complimenti, caricò un calcio dritto contro le parti basse del ragazzo.
Gli fece male solo a vederlo quel colpo, figurarsi a subirlo. Infatti Freddie si accovacciò a terra senza fiato, un’espressione di terrore mista al dolore puro sul suo volto.
Kyra si accovacciò, lo tirò per i capelli, costringendolo a guardarsi negli occhi, e sorrise malvagia.
<< Non provare mai più a toccarmi. Non provare mai più a minacciarmi. Non provare mai più a camminare sulla mia strada. Perché altrimenti ti strapperò le palle, e ti lascerò agonizzante per terra. E con quelle palle, ci vado a giocare con i cani nel parco. Scommetto che il mio migliore amico potrebbe anche utilizzarle come maracas >>, Gabriel rimase scioccato. Chi era quella ragazza, e che ne era stato del fantasma con cui aveva avuto a che fare fino al giorno prima? Non sapeva cosa era accaduto, ma non era mai stato tanto fiero di lei come in quel momento. << E un’altra cosa. Prova ancora a parlare a Gabriel in quel modo, prova ancora a dirgli quelle cattiverie e ti giuro che prendo in prestito la mazza chiodata di Sean e ti inseguo per tutto il campus. Ora sparisci, vai al tuo dormitorio e fai i bagagli come hanno fatto Edward e James ieri mattina. Non sei più ben accetto qui. E scommetto che tutti questi testimoni potranno confermare al preside, se dovessi sapere che sei ancora qui, di quello che è successo >>.
Detto ciò lo lasciò andare, si alzò e si rimise accanto a Gabriel.
Il ragazzo era scioccato. E anche eccitato.
Quella nuova versione della Smith era davvero sensazionale. E non gli importava che la ragazza avesse detto apertamente a tutti che ci teneva a lui. Non voleva più nascondersi. Anzi, voleva vivere quel nuovo e strano rapporto alla luce del giorno. Niente più spie o nascondersi in biblioteca.
Freddie, nel frattempo, con molta fatica si alzò tenendosi ancora le parti intime. Si guardò intorno spaventato, notando la folla e il disprezzo che aleggiava sui volti di tutti. Si girò di scatto e scappò via.
Gabriel sospettò che quella sarebbe stata l’ultima volta che lo avrebbe visto.
In fin dei conti il terrore di ogni tiranno è solo uno: che una persona qualsiasi del popolo si ribelli.
E Kyra si era ribellata al tiranno per eccellenza.
Nel frattempo, gli studenti si erano allontanati, pronti a spettegolare e a raccontare a chiunque ciò che era successo.
Gabriel si girò vero la Smith, trovandola a fissarlo intensamente, con un cipiglio arrabbiato.
“E adesso che le prende?”, si domandò aggrottando la fronte.
<< Che c’è? >>, chiese sulla difensiva.
<< Sappi che se scopro che hai creduto anche ad una sola parola di quel coglione, mi arrabbierò molto >>, esclamò Kyra incrociando le braccia al petto.
Gabriel sentì il cuore stringersi in una morsa. Il dolore per ciò che aveva causato a tanta gente, e in particolar modo alla ragazza, tornò ad aggredirlo. Come poteva non credere a quelle parole?
<< O Dio mio, non ci credo! Sei davvero cosi stupido? >>, esclamò frustrata la Smith.
Improvvisamente gli diede uno scappellotto dietro alla testa, sorprendendolo. Non fu tanto il dolore, ma la sorpresa di quel gesto a farlo voltare di scatto verso la ragazza.
<< Ma diamine! Sei impazzita? >>, esclamò ancora scioccato.
<< No, tu sei impazzito. E finché non rinsavirai da solo, ti colpirò. Magari cosi i tuoi neuroni ritornano sul giusto asse, o roba simile. Ti rendi conto che le parole di quel coglione erano solo minchiate? Tu non c’entri niente con quello che mi hanno fatto. Anzi, se non era per te, a quest’ora non so dove sarei >>.
Gabriel abbassò la testa, colpevole. Non riusciva a sentirsi diversamente. Perché era lui che aveva fomentato quell’astio.
<< Se non fosse stato per me, quei tre non ti avrebbero mai preso di mira. E tu non saresti finita in quel posto sabato. Se non fosse stato per me, un sacco di persone non avrebbero subito un sacco di cose >>, commentò tristemente Gabriel.
Un altro schiaffo lo colpì alla testa, facendogli alzare lo sguardo scocciato. Era sul serio frustrante avere a che fare con la Smith alle volte.
<< Idiota, finiscila di dire cretinate. Ti darò una notizia shock forse, ma non sei il centro dell’universo. Non è colpa tua se Freddie è cosi. O se quei tre hanno deciso di dare il tormento alle persone. O se la terra è rotonda e che il riscaldamento globale ci ucciderà tutti prima o poi >>, affermò con forza Kyra. Gabriel trattenne a stento un sorriso. Quella ragazza alle volte se ne usciva fuori con certe assurdità. << Quello che voglio dire è che tu non li hai costretti a fare niente. Loro hanno fatto quello che volevano, solo perché sono degli stronzi. E tu di certo non hai fatto in modo che provassero a violentarmi. Probabilmente Freddie avrebbe trovato un modo per darmi il tormento, che tu ci fossi o meno. Quell’essere viscido da il tormento a chiunque. E non posso parlare per gli altri, ma sai, capita di essere vittima di scherzi o altro. E se le persone non sono capaci di affrontare queste cose, allora dovrebbero andare a nascondersi dal resto dell’umanità. E credimi, parlo per esperienza personale. Mi sono nascosta per anni dietro ai miei occhiali, neanche fossi Clark Kent >>, prese un profondo respiro, fissando dritto negli occhi Gabriel. << L’unico che riusciva a farmi uscire dalla mia bolla di sicurezza, eri tu. Grazie ai tuoi stupidi scherzi, io uscivo fuori e ti affrontavo. Ero viva. Quindi non provare a colpevolizzarti, perché seriamente, ti picchio se lo fai >>.
Gabriel rimase scioccato e confuso da quelle parole. Davvero la Smith credeva in quello che aveva detto? Poteva sperare fino a quel punto di redimersi? Voleva tanto poterle credere, perché la sua nuova coscienza voleva che cosi fosse. E per una volta si concesse di sperare. Di credere che, nonostante tutto, in quella vita lui avesse fatto qualcosa di buono.
Perciò le sorrise felice. Un sorriso di quelli che nascono dal cuore e fioriscono sulle labbra. Un sorriso abbagliante.
<< Va bene, Smith, ti credo. Ma non ti azzardare mai più a colpirmi, intesi? >>, affermò divertito.
<< Ti colpirò ogni volta che occorrerà. Sono o non sono la tua fidanzata per finta? >>, domandò con un sorriso smagliante.
<< Taci, lingua biforcuta. Forza, che ci aspettano quattro ore intense di lezione. Poi dobbiamo andare a fare quel benedetto tatuaggio >>, rispose afferrandola per le spalle e spingendola verso l’aula.
Per la prima volta non si curò di niente e di nessuno. Non gli interessavano gli sguardi altrui o quello che potevano pensare. Fu liberatorio badare per una volta sola, a quello che davvero voleva e non quello che gli altri si aspettavano da lui.
 
Kyra prese un profondo respiro.
Non era certa che ce l’avrebbe fatta, ma ormai era li. E tanto valeva che andasse fino in fondo.
Il negozio di tatuaggi si stagliava di fronte a lei. Gabriel sorrideva emozionato al suo fianco.
Durante la pausa pranzo, che avevano trascorso insieme (sospettava che Gabe avesse voluto pranzare insieme solo per accertarsi che mangiasse), il ragazzo le aveva comunicato che avevano appuntamento con l’amico alle sette e mezza, e che dopo sarebbero andati direttamente da Sean.
Aveva passato le restanti ore ad ignorare il fatto che avrebbe dovuto far conoscere Gabriel e Sean, e a cercare di decidere dove farsi tatuare quella frase.
Non riusciva a decidersi. Poi le era venuto in mente una cosa. Un punto che il suo patrigno, durante quei momenti di violenza, insisteva col toccare. Un punto che aveva spesso odiato del suo corpo. Un punto che, sotto la doccia, passava più tempo a strofinarsi quasi come a volerlo cancellare.
E decise che la frase della sua rinascita andava tatuata lì, in quel punto preciso. Quasi come a voler esorcizzarlo dal tocco del patrigno.
<< Allora, sei pronta Smith? >>, domandò eccitato Gabriel.
<< Se rispondo no, cambia qualcosa? >>, ribatté Kyra torcendosi le mani.
<< Assolutamente no. Renderà la cosa solo più dolorosa >>
<< Lo sospettavo >>, commentò la ragazza senza particolare inflessione nella voce. Poi prese un nuovo respiro. << Va bene, entriamo >>.
I due, cosi si incamminarono all’interno del negozio. Vi era una piccola entrata con un bancone al lato sinistro della porta. Sul muro dietro al bancone vi erano le foto dei vari tatuaggi fatti. Una tenda blu separava la stanza. Kyra sospettava che dietro vi fossero le postazioni dove avrebbero presto fatto il loro tatuaggio.
<< Mike ci sei? >>, domandò Gabriel.
<< Sono qui. Accomodati Gabe >>, rispose una voce profonda dietro al tendaggio.
I due si affacciarono nel retro del locale, e videro un ragazzo mingherlino, con gli occhiali e il codino.
Ciò che colpì Kyra fu che era ricoperto interamente di tatuaggi. Un po’ le fece impressione, però doveva ammettere che aveva anche un suo fascino. Vide che stava sistemando su un tavolino degli attrezzi estranei. Probabilmente era il materiale per fare i due tatuaggi.
<< Ehi amico >>, salutò Mike sorridendo. Poi la sua attenzione fu spostata su Kyra. << Tu devi essere la poveretta che questo pazzo ha trascinato con se >>
<< Spiritoso. Avevo dimenticato quanto fossi cazzone >>, commentò sbuffando Gabe.
<< Si sono io la poveretta, piacere Kyra. Vedo che condividiamo le stesse sventure, visto che lo conosci >>, rispose divertita la ragazza.
<< Smith, davvero sei una lingua biforcuta >>
<< Lo conosco dal liceo. Seguivamo lo stesso corso d’arte, insieme ad Adam. Come sta quell’altro cazzone? È da un po’ che non lo sento >>, chiese Mike continuando a sorridere.
<< Al solito. È sempre lo stesso idiota felice, single e sciupafemmine >>, disse Gabe accomodandosi sulla prima poltrona.
<< Single, eh? Come immaginavo >>, commentò il ragazzo abbassando lo sguardo. A Kyra non sfuggì il lampo di tristezza che attraversò il volto di Mike. Si chiese il perché, e cosa nascondesse. Poi, come se non fosse successo niente, tornò a sorridere rivolgendosi ai due. << Allora, mi hai chiamato chiedendo una prenotazione all’ultimo minuto. Dicevi che era una questione di vita o di morte >>
<< Si, dobbiamo farci tatuare una frase. “Non può piovere per sempre” >>, confermò Gabe.
<< Va bene. Non dovrei metterci molto. Più o meno un’ora in due. Vi faccio vedere i vari stili con cui posso fare la scritta, poi dovete dirmi dove lo volete >>.
Detto questo si alzò dal suo sgabello e andò a recuperare un quaderno con i vari caratteri. Entrambi scelsero due stili diversi ma eleganti, e in più Gabriel disse che voleva anche due uccelli.
<< Va bene. Allora, sapete già dove lo volete? >>, chiese Mike andando a preparare il materiale necessario.
<< Io sul polso sinistro >>, rispose Gabriel.
Kyra prese un profondo respiro, sapendo che avrebbe dovuto dire quale era il suo punto. Aveva un po’ paura ed era anche imbarazzata, ma non si sarebbe tirata indietro. Aveva deciso di fare quel cambiamento, e doveva essere radicale.
<< Io lo voglio qui >>, e si indicò un punto a sinistra sotto l’ascella e a lato del seno.
Gabriel spalancò gli occhi e la bocca. Dal suo volto, la ragazza capì che davvero quella non se l’aspettava. Mike invece non si scompose, però aggiunse una cosa.
<< Allora sarà meglio che cominci da te, amico. Così dopo potrai uscire e bazzicare qua intorno, mentre faccio il tatuaggio a Kyra >>.
Dopo di che senza perdere altro tempo, fece accomodare il ragazzo sulla poltrona. Lo preparò seguendo una serie di procedure a cui Kyra non badò. Era ancora immersa nei pensieri della sua scelta.
<< Perché lì? >>, domandò dopo qualche minuto di silenzio Gabriel.
La ragazza si riscosse, tornando a concentrarsi sul suo accompagnatore. Non si era neanche accorta che Mike aveva cominciato a tatuare la sua pelle. Nelle orecchie aveva delle cuffie da cui proveniva della musica ad altissimo volume. Non sapeva se era sua abitudine lavorare cosi, o se avesse deciso di lasciare loro un po’ di privacy, ma gli fu grata.
<< Quando quel bastardo del mio patrigno… beh, faceva quello che faceva >>, spiegò ingoiando un boccone amaro. Nonostante il cambiamento che avvertiva dentro, ancora faticava a parlare di quello che le era successo. << Mi toccava dappertutto, ma c’era un punto che amava particolarmente. Questo qui >>, e tornò ad indicarsi la zona affianco al suo seno sinistro. << Voglio cancellare quello che mi faceva quando mi toccava qua. Voglio che non vi sia più traccia del suo passaggio. Voglio spezzare questo legame che so di avere ancora con lui. Lui deve sparire dalla mia pelle >>.
Gabriel non disse niente. Continuò a fissarla a lungo, mal celando la profonda emozione dentro ai suoi occhi. Kyra non capiva cosa volesse dire quel sentimento, ma ne fu colpita intensamente. Era bello essere guardati cosi.
<< Non può piovere per sempre >>, sussurrò il ragazzo con emozione.
<< Non può piovere per sempre >>, confermò Kyra. Poi sorrise felice. << E, non so come sia possibile, ma grazie a te, Martin, sembra che nel mio cuore abbia finalmente smesso di piovere >>.
Gabriel spalancò gli occhi, sorpreso di quella frase. Non disse niente, ma la ragazza sapeva che dentro stava provando una cascata di emozioni. E lo sapeva semplicemente perché era la stessa cosa che sentiva lei.
Il momento fu interrotto da un verso di dolore emesso da Gabriel.
<< Scusa amico, ma questo è un punto delicato >>, aggiunse Mike, togliendosi le cuffie dalle orecchie.
Qualsiasi cosa avessero voluto dirsi dopo, fu soppressa dalla mancata privacy.
Passò una buona mezz’ora, quando finalmente Gabe si alzò dalla poltrona con il suo nuovo tatuaggio. Era bellissimo. Kyra si avvicinò al ragazzo ed accarezzò il polso marchiato ed arrossato. Era meravigliata. Quella frase era un nuovo inizio per entrambi, ne era certa.
<< Bene, stronzetto, esci fuori che ho del lavoro da fare >>, disse Mike sistemando l’altra poltrona.
Gabriel alzò gli occhi al cielo. Sorrise alla ragazza, e poi uscì. Il rumore di una porta che si apriva e poi si chiudeva riecheggiò per l’intero locale.
Kyra solo in quel momento si rese conto di una cosa: sarebbe stata sola mezza nuda con un estraneo. Che diavolo le era passato per la mente?
Va bene cambiare, ma questo forse era pretendere troppo da se stessa.
<< Non mordo, non ti preoccupare. E poi non sei il mio genere >>, commentò divertito Mike.
<< Oh >>, esclamò sorpresa e leggermente offesa Kyra.
<< Non sei il mio genere perché sei femmina >>, aggiunse il ragazzo.
E a quel punto capì. Mike era gay.
<< Oh >>, commentò ancora più sorpresa. << Gabe non sa niente? >>
<< Se lo conosci un minimo, sai bene quali sono le sue opinioni in materia >>, rispose tristemente il ragazzo.
Si, Kyra sapeva quali erano le sue idee. E questo, più di qualsiasi cosa, la spaventava. Perché il suo migliore amico era gay e non avrebbe sopportato commenti negativi da parte di Gabriel. E non voleva dover essere messa di fronte alla scelta tra il suo migliore amico e quella persona a cui doveva molto.
Certo, avrebbe scelto Sean ma nel frattempo, non sapeva né come né il perché, le si sarebbe spezzato il cuore nel perdere Gabriel.
<< Non dirò niente. Non preoccuparti >>, disse cercando di consolare Mike in qualche modo.
<< Lo immaginavo. Tu hai la faccia di una che non tradirebbe mai nessuno. Neanche uno appena conosciuto >>
<< Lo prendo come un complimento >>, rispose sorridendo la ragazza. Poi prese un profondo respiro e si tolse il giubbotto primaverile e la polo blu, rimanendo in reggiseno.
Poi si accomodò sulla poltrona alzando il braccio. In quel momento le venne in mente una cosa.
<< Sei innamorato di Adam? >>, chiese mentre il ronzio della macchinetta per fare il tatuaggio prendeva vita.
<< Che? >>, esclamò sorpreso il ragazzo.
<< Quando Gabe ha fatto il commento su Adam, dicendo che era single e sciupafemmine, la tua espressione è diventata sofferente. Per questo mi chiedevo se fossi innamorato di lui >>.
Mike rimase per qualche minuto in silenzio, cominciando a tatuare Kyra. Era un po’ fastidioso, ma niente di eccessivo come dolore.
<< Non sono innamorato di Adam. Non più almeno. Lo ero quando andavo al liceo, ma adesso più che amore provo solo una profonda pena per quel ragazzo >>, rispose malinconicamente Mike.
<< Perché pena? >>, domandò curiosa.
<< Perché quando ad una persona togli la libertà, gli hai tolto praticamente tutto. E Adam, in tutta la sua vita, non è mai stato libero >>, commentò con tristezza.
Kyra non aggiunse altro. Era troppo confusa da quelle parole. Sapeva che l’amico di Gabriel aveva una famiglia difficile, ma non pensava che la situazione fosse cosi disastrosa. Però non chiese altro. Non erano affari suoi, dopotutto.
Passò una buona mezz’ora, nel quale i due chiacchierarono amichevolmente delle rispettive vite, e di quelli che erano i loro sogni.
Alla fine, Kyra si alzò da quella sedia, con uno specchio in mano. Il suo sguardo di meraviglia era fisso su quel tatuaggio. Si sentiva stranamente libera, felice. Quelle parole che le marchiavano la pelle le avevano fatto il regalo più bello: dopo anni, finalmente non sentiva più le mani di quel viscido di Carl che le scorrevano addosso.
Quel legame era stato spezzato.
Le salirono le lacrime agli occhi. Lacrime di felicità. In uno slancio emotivo, abbracciò stretto Mike fautore di quella liberazione.
<< Sono contento che ti piaccia >>, commentò divertito ricambiando l’abbraccio.
<< Tu non lo sai, ma oggi hai fatto una cosa davvero importante per me >>, sussurrò sul suo collo Kyra.
Rimasero in quella posizione per qualche secondo. Poi il rumore di una porta aperta li distrasse.
<< Allora avete finito? >>, domandò spazientito Gabriel.
Kyra e Mike risero di cuore. Dopodiché la ragazza si rivestì, ed insieme uscirono.
Ormai erano le otto e mezza, quasi nove meno un quarto.
Salutarono Mike, e si incamminarono verso la macchina di Gabriel. L’Impala aspettava, pronta a portarli ovunque volessero.
Il panico riprese a scorrere nelle vene della ragazza. Era arrivato il momento della verità. Doveva dire di Sean, ma ancora non era pronta.
<< Allora, dove andiamo? >>, domandò Gabriel dopo essere saliti in macchina ed averla accesa.
Kyra prese un profondo respiro e diede l’indirizzo. Rimasero in silenzio per tutto il viaggio.
La ragazza si tormentava le mani, le labbra, e ogni tanto andava a sfiorarsi il tatuaggio come a voler trarre coraggio da quella scritta. Impiegarono venti minuti per arrivare al locale.
Quando finalmente Gabriel parcheggiò, guardò il locale, le persone che stavano entrando e di nuovo il nome del locale.
<< Ma che diavolo… ? >>, esclamò sorpreso sgranando gli occhi.
Kyra sapeva già cosa doversi aspettare, anche se non aveva mai partecipato a serate come quella. Aveva visto l’arsenale che Sean teneva in una scatola nascosta nell’armadio.
Prese un profondo respiro, e poi parlò.
<< Gabriel, ecco, c’è una cosa che devo dirti a proposito di Sean… >>.






 
Signori e signori, sono tornata!!!!!
Lo so che non è la prima volta che mi sentite dire una cosa simile, ma stavolta avevo davvero una buona ragione per stare lontanto da questa storia.
Come già scritto sulla mia pagina fb, pochi giorni dopo aver pubblicato l'ultimo capitolo, la tastiera del mio pc è saltata...
non avevo possibilità di scrivere da nessun'altra parte... e alla fine ho dovuto aspettare di comprare un nuovo computer...
quindi, dite ciao al mio nuovo pc XDXD
e dite ciao anche al nuovo capitolo di "Una fidanzata per finta"...
si commenta da solo, spero...Kyra e Gabriel sono davvero incasinati come potete bene vedere, ma sembra che le cose siano cambiate...
so che tutti voi (sperando che ci sia ancora un tutti voi) state aspettando l'incontro tra Sean  e Gabe, ma dovrete attendere il prossimo capitolo XDXD chissà che cosa accadrà e come reagirà Gabriel...
partono scommesse: accetterà l'amico palesemente gay, oppure lo rifiuterà disgustato?
e secondo voi, Sean come chiamerà Gabriel, se è solito usare vezzeggiativi???
XDXD io non vedo l'ora di vederlo in azione...
bene, ora vi saluto...
vi lascio giusto qualche informazione di servizio...ho aperto un accout su wattpad, dove per ora pubblicherò solo la mia precedente storia "Eppure mi hai cambiato la vita"...spero vogliate segurimi...se andate sul mio canale fb trovate il link che vi porta alla mia pagina di wattpad (confesso il mio peccato, non so come farvici andare da qui XD)...
seconda comunicazione, ho intenzione di fare una sigla di questa storia...non so quando sarà pronta ma mi ci metto subito a lavoro...
spero che vi piacca...
bene, che altro dire...anche se è passato tanto tempo, spero vogliate lasciare un commento per questo capitolo...
un bacio
Moon9292

 
   
 
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