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Autore: _Sherazade_    03/10/2015    3 recensioni
Tutti conosciamo la storia di Ade, misterioso e tenebroso signore dell'Oltretomba che un giorno rapì la bella Persefone, figlia di Demetra, per portarla nel suo regno e farne la sua sposa.
Tutti conoscono questa storia, eppure solo in pochi conoscono cosa sia successo veramente.
Solo in pochi conoscono ciò che realmente accadde molti anni prima di quegli avvenimenti, cosa spinse davvero Ade a fare di Persefone la sua Regina, cosa si celasse davvero nei loro cuori.
Questa è la storia di come la luce di superficie riuscì a toccare le tenebre dell'Averno.
Dal prologo:
- E dunque? Cosa vuoi in cambio? - chiese lei mandando le ninfe a prendere quello che gli serviva.
- Non ti chiedo nulla. Sarà l'Averno a chiedere qualcosa quando lo vorrà, perché ricordalo: niente di ciò che appartiene all'Averno, può essergli tolto. Un giorno, ciò che oggi mi hai chiesto e mi hai sottratto, troverà il modo di ritornare.
Genere: Generale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ade, Demetra, Gea, Persefone, Zeus
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Il Fiore appassito -




Erano già passati due giorni dal ritorno forzato di Kore nell'Averno. Le anime di superficie erano finalmente rientrate, pronte per essere giudicate, e sulla terra sembrava essere tutto tornato alla normalità.
Zeus in persona era sceso per parlare con Ade, per sapere cosa fosse accaduto con Demetra e Gaia.
- Ma... Demetra? Quando la lascerà andare Madre Gaia?
- Non lo so. È stata molto vaga, credo dipenda da Demetra stessa... Ho chiesto a Hypnos di cercare nella biblioteca se esiste qualche libro che parli di questa dimensione, ma per ora non ha trovato nulla. - Ade sospirò.
- Comunque, anche senza il consenso di Demetra, alla fine vi siete potuti ricongiungere, voi due... - Zeus decise di cambiare discorso, del resto era inutile parlare delle scelte di Madre Gaia. Lei era un essere superiore a loro, e le sue scelte non erano contestabili. Cercò di prendere con filosofia quanto era accaduto, certo che presto la loro cara sorella sarebbe stata libera e che sarebbe stata in grado di accettare il matrimonio della figlia e del fratello. Parlando di Kore, sperava anche di risollevare Ade, che aveva l'aria molto abbattuta: qualcosa ancora lo tormentava. Bastava infatti guardarlo per rendersene conto: pur avendo riacquistato vigore, il Dio dell'Averno sembrava che non avesse più dormito da parecchie notti. - Non devi sentirti in colpa, alla fine Demetra verrà liberata.
- Non è questo... - disse Ade con tono di rimorso.
- Se stai pensando al caos che si è venuto a creare in superficie non devi più dartene pena. Ora si è risolto tutto, e gli umani sono tornati alla loro vita di sempre, dando la colpa di quanto successo a qualche strana epidemia. - gli spiegò Zeus. Dopo la riunione, lui aveva sempre osservato quanto accadeva sulla terra, e quando Ade e Kore tornarono insieme nell'Averno, poté finalmente tirare un sospiro di sollievo: temeva davvero che non ne sarebbero più usciti. - Quindi è tutto risolto.
- Non proprio. Kore...
- Giusto, dov'è mia figlia? È ancora preoccupata per la madre? Capisco che l'aver scoperto la verità sulla sua nascita possa averla scossa, ma adesso deve riprendersi. Dovreste celebrare il vostro matrimonio, e non piangerlo. - Come sempre, Zeus cercava di trovare il lato più leggero delle cose, e di non abbattersi per le difficoltà. Ciò che però ignorava era la tenacia che stava dimostrando la figlia nel voler rifiutare a tutti i costi quello che il Destino le aveva riservato. - Capisco che viviate nel regno dei morti, ma ogni tanto dovreste festeggiare pure voi.
Prima che Ade potesse rispondergli, una delle ninfe incaricata di seguire Kore, arrivò di corsa nella sala dove le due divinità stavano parlando.
- Che succede, Actea?
- La Regina non vuole mangiare. Neanche oggi. - disse la ninfa sospirando colpevole. Kore era da tutti chiamata “Regina”, ma lei rifiutava ancora quel titolo. Lei viveva ancora nella speranza che Gaia la lasciasse andare.
- Capisco. Puoi andare. - non appena la giovane li lasciò, Zeus chiese ad Ade come fosse la situazione fra lui e la figlia.
- Come hai potuto sentire tu stesso, Kore si rifiuta di nutrirsi. Le stiamo offrendo solo il cibo di superficie per ora, ma non ne vuole sapere. Non si fida. - nella voce di Ade si percepiva tutta l'angoscia che provava. Lui aveva desiderato che la giovane Dea potesse vivergli accanto, ma non in quella maniera, non obbligata da Gaia, ma mossa dal suo stesso desiderio di stargli accanto. - Ha provato a scappare già almeno un paio di volte, con la scusa di recarsi da Cerbero, ma Gaia glielo ha impedito coi suoi rovi. Così come le anime, per ora, neppure Kore può lasciare il mio regno.
- Hai provato a parlarle?
- Secondo te? - Zeus prese quella secca risposta per un sì. Comprendeva la rabbia della figlia, ma vedere il fratello così abbattuto lo rattristava.
- Anche io ed Era abbiamo spesso delle discussioni, ma poi trovo sempre il modo per sistemare le cose. - Il Signore dell'Olimpo rise e diede una forte pacca sulla spalla del fratello maggiore. - Se riusciamo noi a far pace, non vedo perché voi non dovreste. Le donne, che siano di natura divina o mortale, son sempre soggette a sbalzi d'umore. Bisogna saperle prendere, e col tempo sono certo che anche tu capirai.
- Zeus... - Ade si voltò verso di lui e lo fissò intensamente. - Era si arrabbia con te per via delle tue continue scappatelle. La sua furia è più che giustificata.
- Queste son solo sottigliezze, sempre liti sono. Sono certo che anche Kore tornerà ad essere la solita gioiosa ragazza di sempre. Dalle ancora qualche giorno per accettare questa nuova situazione. - Zeus sorrise, spiegando al fratello il punto di vista della figlia. Solo capendo cosa essa stesse provando, avrebbero potuto aiutarla. - Di colpo è stata messa a conoscenza di fatti importanti che la riguardavano, e che tutti noi le avevamo nascosto...
- Spero tu abbia ragione, fratello.
I due Dei camminarono per i corridoi del palazzo, fino a che non giunsero di fronte alla stanza che Ade aveva fatto preparare per la Dea.
Ade bussò, ma non ci fu alcuna risposta. Provò allora a chiamare Kore, ma la giovane non rispose.
Zeus aprì la porta e vide la figlia abbandonata sul letto a fissare il soffitto, immobile come una statua.
- Kore? - la chiamò il padre, e per la Dea fu come risvegliarsi da un lungo sonno.
- Padre... - gli occhi gonfi rivelavano quanto essa avesse pianto quasi ininterrottamente da quando Gaia l'aveva confinata in quel regno. Su quel viso provato, comparve un debole sorriso - Sei venuto a salvarmi? - scese dal letto e gli andò incontro per abbracciarlo, ignorando totalmente Ade, rimasto nascosto dietro al fratello.
- No, non posso riportarti in superficie, lo sai. - la delusione di lei fece intenerire il Dio, e voltandosi verso Ade, notò la stessa espressione sconsolata. - Potresti però evitare di digiunare, qui si stanno dando una gran pena per reperire il cibo di superficie, solo per te.
- Lo so, ma non ci riesco. È vero che le ninfe sono molto gentili con me, e mi spiace che si diano tanta pena per cercarmi qualcosa da mangiare, ma io non riesco a fidarmi. - gli rispose la figlia. - Anche le altre creature che popolano questo regno son gentili con me... ma a me manca la mamma e la luce del sole. - Kore aveva finito col rimpiangere quella madre così troppo attaccata a lei.
- Per tua madre dobbiamo aspettare che Madre Gaia la liberi. Dobbiamo portare pazienza, mia cara. - gli occhi di Kore si stavano ancora riempiendo di lacrime. - Io, però, so che non ti è stato davvero vietato di rientrare in superficie. - disse il Dio cercando di risollevarla, ma Kore scosse la testa.
- Madre Gaia me lo impedisce ogni volta. Ho già provato a rientrare a casa, ma lei continua a negarmi l'aria fresca e i tiepidi raggi che riscaldano la terra.
- A me risulta che se tu accettassi di diventare Regina... - prima che Zeus continuasse, la figlia disse di no con così tanta rabbia da sorprenderlo. Ade sospirò, e fu come se proprio in quel momento, Kore si fosse accorta della sua presenza.
- Io non lo farò mai! - disse lei guardandolo con astio, e rivolgendosi nuovamente a Zeus. - Non può tenermi confinata quaggiù all'infinito. Vero, padre? - la voce dura della Dea si addolcì per supplicarlo. I tristi occhi d'ambra, fissi sul potente Dio, non trovarono purtroppo quello che cercavano disperatamente: la speranza di un ritorno alla normalità, la possibilità di evadere non solo dall'Averno, ma anche dal Destino stesso.
- Dovresti cercare di ascoltare quello che ti ha detto Madre Gaia: accogliere il tuo destino, e non combatterlo. - disse Ade, anche se sapeva che la Dea non lo avrebbe ascoltato. La giovane non avrebbe mai accettato di essere sua moglie, non dopo tutto quello che era accaduto. Continuava ad accusarlo di averla presa in giro, e per questo non riusciva più a fidarsi di lui. Era consapevole che in quel momento non era Ade a tenerla intrappolata sotto terra, ma non poteva fare a meno di detestarlo per le sue bugie, di ignorarlo, di trattarlo con spietata freddezza. E il Signore dell'Averno non si era mai sentito così impotente, nemmeno dopo tutti gli sforzi fatti negli ultimi giorni per evitare che il suo regno collassasse; nemmeno quando suo padre, l'orribile e potente Crono, lo aveva confinato dentro le viscide pareti del suo stomaco per un tempo che pareva infinito.
Il suo regno aveva ritrovato in parte il suo equilibrio, ma sentiva che l'Averno non era ancora del tutto soddisfatto. Di notte, quel Signore solitario, sentiva la sua terra chiamarlo, chiedendogli di portare la Regina, di darle il proprio posto nel loro mondo. Ma Ade non poteva rispondere a quel richiamo: non poteva incoronare Kore contro la sua stessa volontà, doveva essere lei stessa a volerlo.
La sua presenza nel regno aveva dato un senso di pace agli spiriti, ma non era più come durante quei lieti giorni in cui lei scendeva nell'Averno, e incrociava le anime adoranti, regalando loro quei calorosi sorrisi che sembrano donare pace anche alle anime più tormentate.
La sua luce non era più brillante come allora, e Ade si chiedeva se lo sarebbe mai più stata.
- Ve l'ho già detto: dovrete trovarne un'altra, perché io non intendo piegarmi, non intendo farmi usare da nessuno. - disse Kore risoluta. Zeus voleva fare in modo di appianare la situazione, voleva aiutare il fratello, anche perché temeva che a lungo andare, se Kore non avesse accettato di diventare Regina dell'Averno, esso avrebbe potuto ancora crollare. Definitivamente.
- Bambina mia... - la voce di Zeus era dolce come quando la Dea era una bimba, e lui era solito giocare con lei. - Io sono convinto che mio fratello non ti abbia voluta usare. Pensaci bene. - Kore fissò prima il padre e poi Ade. - Credi davvero che sia così meschino come affermi? Mi era sembrato di capire che tu fossi ben disposta nei suoi confronti. - Kore arrossì per quelle parole inaspettate. - Prima di annegare la tua vita nell'odio, pensa bene a tutto quello che è successo.
La giovane non sapeva come rispondergli. Una parte di lei sapeva che lui aveva ragione, ma non voleva perdonare quell'unica persona che aveva creduto non l'avrebbe mai tradita. Scoprire che lui sapeva, e che non le aveva mai neanche accennato nulla, dopo tutto quel tempo che avevano passato insieme, dopo averle dimostrato il suo affetto, era stato per lei il peggiore dei tradimenti: come poteva accordargli il perdono? Come poteva ancora fidarsi di lui?
- Ora devo tornare a casa. - il Dio accarezzò la testa della figlia, - Mi raccomando, pensa a quello che ti ho detto. Ade è noioso, ma non credo che per te sarà un così cattivo marito. - scherzò Zeus per farla sorridere un poco. Kore non sorrise, salutò il Signore dell'Olimpo con un abbraccio, quasi come se si aspettasse di trovare in lui il calore del sole che le era stato negato. In quel momento sentiva svanire anche quella che riteneva la sua unica possibilità per uscire. Se nemmeno Zeus aveva il potere di aiutarla, era davvero condannata a una vita negli Inferi. - E riprendi a nutrirti, se non per lui, - disse indicando il fratello, - fallo per te stessa. - lei annuì, e col cuore in mano lasciò che le due divinità si congedassero.
Nonostante tutto, Kore apprezzava gli alloggi che Ade le aveva riservato: ricordavano molto la sua vecchia stanza, e l'aria tiepida dell'Averno, entrando, riscaldava piacevolmente l'ambiente.
Il letto morbido le permetteva perlomeno di dormire abbastanza bene, nonostante lei si sentisse ancora un po' a disagio. Non era riccamente adornata, era semplice, come lei, e ogni giorno trovava dei fiori freschi, presi ovviamente dalla superficie, per abbellire l'ambiente e forse anche per darle un po' di conforto.
Ogni tanto si affacciava dal balcone che dava sul giardino del palazzo, per svuotare la mente. All'inizio lo faceva solo perché sperava di veder arrivare qualcuno della superficie per salvarla. Ma Kore aveva già capito che nessuna divinità si sarebbe opposta a Gaia e al Fato.
Provava quasi piacere nel sentire il vento tiepido che soffiava e le carezzava la pelle, e da lì, se chiudeva gli occhi, poteva fingere per pochi istanti di essere ancora a casa.


Sull'Olimpo, la Dea Afrodite, una volta scoperta la fine che aveva fatto la sua odiata rivale, rise sguaiatamente, rotolandosi fra le morbide lenzuola.
- Giustizia è stata fatta, alla fine! - disse con soddisfazione, mentre Ares si rivestiva. – E non ho dovuto nemmeno più muovere un dito. Ad averlo saputo non avrei neppure spedito giù nostro figlio. - Dopo quanto accaduto con Eros, Afrodite era riuscita abbastanza velocemente a dimenticarsi di Adone, così come in molti avevano sospettato, e dei suoi propositi vendicativi. La notizia sulle vere origini di Kore si era sparsa per il monte Olimpo come una macchia d'olio, e per la Dea dell'Amore scoprire che la sua nemica non era nemmeno pura come lo era lei, e sapere che avrebbe dovuto trascorrere il resto dell'eternità confinata nell'Averno, l'aveva accesa di passione, tanto da appartarsi con Ares non appena appresa la notizia.
- Invece che gloriarti della tua presunta vittoria, - Ares si fece serio, - che mi dici del tuo ultimo pupillo?
Lui e Afrodite erano amanti, e sebbene lei, di fatto, fosse unita in matrimonio a un altro, solo con Ares si sentiva completa e appagata. Lei stessa glielo aveva ripetuto più volte durante i loro incontri amorosi. Per questo il Dio della guerra non poteva che infuriarsi ogni qualvolta la compagna trovava un nuovo giocattolo con cui divertirsi, quasi sminuendo il loro amore, privandolo del tempo che potevano trascorrere insieme, e spendendolo invece con l'umano di turno.
“Non significano niente per me”, gli diceva sempre, “Io sono nata per elargire amore, così come tu sei nato per la guerra e i massacri”. Ma Ares non ci credeva, perché per quell'umano, Adone, lei aveva perso addirittura il senno smuovendo l'intero Olimpo pur di porre fine alla sua insensata guerra verso Kore.
- Pupillo? Sì, mi piace quell'Orfeo. Con quella sua lira è stato in grado di ammansire le bestie più feroci, e immagino tu sappia di quanto accaduto durante l'impresa guidata da Giasone e i suoi Argonauti. - Ares annuì.
- Sì, ma non vedo il perché ti piaccia tanto, dato che il tuo fascino non sembra averlo ammaliato. - rispose lui stizzito, deciso a provocarla e a farla desistere dal continuare a cercare altri uomini quando poteva avere lui.
Ed era proprio quello il punto: lui non le bastava. Nonostante fosse un amante focoso, presente e tremendamente innamorato, questo non le bastava. Voleva di più, voleva altri uomini che la venerassero.
Afrodite si alzò dal letto e prese il volto del Dio e lo avvicinò per baciarlo. Solo che, invece che scambiarsi dolci baci, la Dea gli morse il labbro fino a farglielo sanguinare, facendo gridare il povero Ares, che la allontanò con una spinta. Lei rise, rise di lui e della sua reazione.
- Non ti permettere mai più. - disse lei, smettendo di ridere di colpo e rivolgendogli uno sguardo gelido. Ares gemette, e se ne andò arrabbiato, lasciando la Dea che aveva ripreso a sghignazzare.
- Non c'è uomo al mondo che possa resistermi, e anche tu, Orfeo, sarai mio.


Dato che non c'era modo di poter fuggire dall'Averno mediante l'ingresso che spesso la giovane Dea aveva adoperato per entrarvi, Kore si rifugiava spesso da Cerbero, il quale era sempre molto felice di vederla. Non appena sentiva il suo odore, cominciava ad abbaiare contento.
Non trascurava il suo lavoro, lasciava che la Dea gli carezzasse il pelo e che si abbandonasse poi contro di lui, piangendo. Il grosso mastino provava a consolarla, e ogni tanto riusciva a strapparle qualche sorriso. Kore sentiva che lui era l'unico del quale potesse realmente fidarsi il quel mondo.
- Per fortuna che ho te. - diceva lei scacciando via le lacrime. Kore aveva trovato la sua piccola isola felice in quel mondo buio, all'ingresso degli Inferi, dove accedevano le anime.
Fra quegli esseri fluttuanti e luminescenti, scorgere i fanciulli le dava sempre il più grande dei dispiaceri. Quando però li vedeva accennare un sorriso, rasserenati dalla sua visione, Kore sentiva che forse quella situazione non era poi così orribile se poteva dare sollievo a chi aveva già sofferto anche più del dovuto.
- Mia Regina, è ora di tornare a casa. - la voce di Thanatos la svegliò. Si era addormentata contro il corpo morbido e peloso di Cerbero, che pur continuando il proprio lavoro, aveva sempre vegliato su di lei.
- Arrivo. - le rispose lei alzandosi e salutando uno sconsolato Cerbero, posando un bacio su ciascuna delle tre teste.
- Tornerò domani. È una promessa. - gli disse lei con un sorriso, e il grosso mastino abbaiò contento.
Kore seguì Thanatos, senza però rivolgergli alcuna parola. Dopo quanto era successo, non si fidava più nemmeno degli Dei gemelli, che riteneva anch'essi bugiardi tanto quanto lo era stato Ade.
Del resto, erano stati proprio loro ad averle fatto trovare la corona dell'Averno. Se non l'avesse mai raccolta, pensava lei, tutti quegli avvenimenti che avevano scosso le loro vite, non si sarebbero mai verificati. Forse lei avrebbe continuato a condurre quella vita serena e a tratti monotona, che in quel momento agognava disperatamente.
Da quando erano tornati nell'Averno, non aveva quasi più parlato con loro, e quelle poche volte che aveva scambiato qualche parola, era stata molto fredda e distaccata. Thanatos avrebbe voluto reagire in una qualche maniera, cercando di far ragionare la Dea, ma Hypnos glielo aveva impedito, e Ade addirittura proibito.
- Tenere il broncio non ti servirà a nulla, lo sai questo? - Kore non gli rispose. Il Dio della Morte non poteva accettare che i suoi Signori non si parlassero, e che lei continuasse ad evitarli. Non dopo tutto quello che avevano condiviso. Le si era affezionato, e la sua inaspettata freddezza di quei giorni lo aveva irritato. Ade gli aveva spiegato quanto era accaduto con Gaia, ma se suo fratello aveva compreso i comportamenti della loro Regina, lui non riusciva proprio ad accettarli.
La giovane, dal canto suo, non era disposta a smuoversi dalla propria posizione. Non fino a quando Gaia avesse continuato a tenere in ostaggio sua madre, e a privare entrambe della propria libertà, privarle della luce del sole e dei prati verdi e profumati. La terra aveva bisogno delle sue Dee della natura, e Gaia avrebbe dovuto liberarle prima o poi.
- Ah, e così vuoi ancora giocare al gioco del silenzio? Va bene, ma io non ho mai detto che vi avrei partecipato, quindi dovrai ascoltare quanto ho da dirti. - Il Dio camminava davanti a lei facendole strada per le vie della tenebrosa cittadella sottostante il palazzo di Ade, e la Dea lo seguiva silenziosa.
- Adesso la nostra casa è tornata tranquilla, ma tu ancora non vuoi diventarne la Regina... eppure eri stata sul punto di accettare.
- Prima era prima, adesso è adesso. - rispose lei mordendosi la lingua. Non avrebbe voluto rispondergli. Lui la stava provocando proprio per avere una risposta, proprio per avere una reazione. E lei lo sapeva, ma ci era cascata.
- Dunque la parola ti è tornata. - la schernì lui. - Fare la preziosa non è il modo migliore per avere le attenzioni di Ade.
- Io non sto affatto facendo la preziosa! - alzò la voce, imbarazzata per tale insinuazione.
- Ti neghi quando ti cerca, non gli parli, e rimandi indietro i suoi regali... questo è fare la preziosa. Perlomeno hai abbandonato il tuo proposito di... morire di fame!
Kore aveva seguito i consigli del padre e aveva ripreso a mangiare. Aveva capito che non poteva lasciarsi andare e privarsi del cibo.
- Ho smesso perché ho capito che non avrebbe portato a nulla dato che è Madre Gaia a tenermi quaggiù. E comunque, io sto semplicemente rifiutando attenzioni sgradite. - Thanatos allora le rivolse una domanda alla quale Kore non poté rispondere.
- Se queste attenzioni fossero sgradite, perché allora sei stata tu stessa non molto tempo fa a chiedere di scendere in questo regno? Tutto è partito da te, non da lui. - Kore sussultò. - Tu hai sentito un richiamo per l'Averno, e così un'attrazione sempre più crescente per il Nostro Signore. - Kore fece per negare, ma l'espressione che scorse sul volto del bel Dio, le tolse ogni parola di bocca. - Perché affannarsi tanto a negare ciò che già conosci? Perché rifiutarsi di ammettere che nel profondo lo sapevi già di essere destinata a stare al suo fianco? Perché negare i tuoi sentimenti? - Thanatos si voltò incrociando lo sguardo al contempo arrabbiato e imbarazzato di lei. - Credo di comprendere lo smarrimento e il dolore che provi, ma è giunto il tempo di cambiare pagina. Volevi un capro espiatorio su cui riversare tutta la delusione che hai provato una volta scoperta la verità. Capisco anche che sia stato difficile credergli, ma ti posso giurare, - Thanatos si inchinò, lasciando Kore esterrefatta, - sul mio onore, sulla mia immortalità, che lui non ti ha né ingannata né usata. Il suo sentimento è sincero, e con il tuo comportamento continui a ferirlo.
La Dea distolse lo sguardo, tramortita dalla sincerità che aveva letto nello sguardo del Dio.
- Conducimi nelle mie stanze, Thanatos. - disse lei con un filo di voce. - Per piacere.
Thanatos sorrise, perché sapeva di avere seminato qualcosa in quel momento. Se avesse lasciato fare al tempo, come auspicavano Ade e Hypnos, ci sarebbe voluta un'eternità per smuovere Kore. Il suo Signore sosteneva che era meglio lasciarle del tempo per abituarsi, ma lui sapeva che la risposta non era una lunga ed estenuante attesa: bisognava agire. Lui sapeva che la Dea avrebbe cominciato a pensare più razionalmente dopo la loro chiacchierata. Già dopo aver parlato con Zeus qualcosa si era smosso nel suo cuore. La si doveva solo spingere verso la verità.
- Da questa parte, allora.


Ade si trovava di fronte a quella statua che per secoli gli aveva fatto dubitare di sé. Gli uomini raccontavano spesso storie su di loro, gli Dei, modificando i fatti e facendo passare le divinità per degli esseri infantili ed egoisti, ma c'era sempre stato un fondo di verità in quelle favolette.
“Sarei davvero così spregevole da rapire una ragazza solo per non vivere in solitudine?”, si era chiesto la prima volta che aveva visto la statua. Pur ammirandone la bellezza, non poteva che odiare quell'orribile versione di sé.
Lui non aveva rapito Kore, ma gli umani avrebbero parlato di lui come di un rapitore di fanciulle indifese, un Dio orribile che per placare il proprio desiderio e per non patire più quella solitudine nell'oscurità del proprio regno, non si era posto alcun problema nello strappare una giovinetta dalle braccia dell'amorevole madre.
Pur non avendo imposto alla giovane di restare negli Inferi con lui, Kore aveva dovuto cedere, molto malvolentieri, ai desideri di Madre Gaia. Senza l'intervento della divinità primordiale, forse la giovane non sarebbe mai stata davvero libera di vivere per sempre al suo fianco nel loro regno, date le continue interferenze di Demetra... ma in quella maniera, la giovane aveva cominciato a disprezzarlo per tutte quelle verità nascoste.
La rabbia della giovane si era scagliata proprio su di lui, che fra tutti era l'unico realmente estraneo alla vicenda.
Ammirando la bella scultura ancora una volta, silenzioso e immobile, il Dio si chiedeva se mai lei avrebbe potuto di nuovo accettarlo e amarlo, così come aveva letto nei suoi dolci sguardi. Conosceva già il loro destino come Sovrani, ma non sapeva se sarebbero mai stati felici, se l'amore che aveva percepito crescere fra loro, si sarebbe fatto divorare dall'indifferenza e dall'odio.
- Mio Signore. - Thanatos entrò nella sala col suo solito passo sicuro e un'espressione soddisfatta stampata sul volto.
- Come sta?
- Credo che da ora in poi le cose miglioreranno. Forse ci vorrà ancora un po' di tempo, ma di certo la ripresa sarà più rapida. - Ade sospirò, apparentemente seccato.
- Mi pareva di averti proibito di farle qualsiasi osservazione. Anche tuo fratello ti aveva avvertito. - Thanatos sorrise.
- Ho fatto solo il mio dovere, mio Signore. - Ade si voltò per tornare nella sala dei Giudici, ma a Thanatos non sfuggì il lieve sorriso comparso sul viso del Dio.
Dopo aver vissuto così tanti giorni tormentati dalle fatiche e dalla situazione che si era venuta a creare con Kore, finalmente il Signore dell'Averno aveva ripreso il controllo, riprendendo il proprio posto nella sala, con gran sollievo da parte delle creature del suo regno, dei Giudici e delle stesse anime.
Senza Ade non era la stessa cosa, e i difficili giorni della ribellione dell'Averno, avevano messo a così dura prova il suo fisico che il Dio non si era potuto allontanare dalle sue stanze per parecchi giorni. Dopo il ritorno con Kore, aveva riacquistato le forze e ristabilito l'ordine nel Sottosuolo, sebbene apparisse ancora provato, e questo per il rifiuto della Dea, per quella distanza che fra i due si era creata.
La tensione che esisteva fra le due divinità era oramai cosa ben nota nel regno, e tutti speravano in una loro riappacificazione, e la definitiva incoronazione di Kore come Regina dell'Averno.
Gaia aveva usato il suo immenso potere per poter ripristinare un equilibrio che a quel regno era sempre mancato, ma non poteva farcela da sola. Toccava a Kore e ad Ade fare il resto.


Kore sapeva di non poter contare nell'aiuto di qualcuno dalla superficie. Cercando di fuggire verso l'ingresso degli Inferi, Gaia le aveva bloccato l'uscita, quindi doveva per forza trovare una altro modo per riappropriarsi della sua libertà, ed era certa che nella biblioteca avrebbe potuto trovare una soluzione al suo problema. Se era vero che lì c'erano tutti i libri dell'Universo, scritti nelle epoche antiche e in quelle a venire, lei poteva di certo scoprire cosa fare per scrollarsi di dosso un destino che altri avevano scelto per lei e salvare la madre.
Dopo aver cenato, la Dea si diresse da sola verso la biblioteca, sicura di non trovarvi nessuno.
- Come sospettavo. - disse Kore una volta varcata la soglia. La biblioteca era completamente vuota. La Dea vagò fra gli immensi scaffali, viaggiando fra libri di storia, medicina, geografia, ma ancora non riusciva a trovare nulla che potesse aiutarla. Notò solo dopo un po' degli scaffali quasi nascosti, e le preziose pergamene antiche.
- Se c'è qualcosa, è di sicuro qui in mezzo. - Kore arraffò quanti più documenti riusciva a trasportare e le posò su uno dei tavoli sparsi per la biblioteca.
Per ore e ore la Dea lesse una dopo l'altra le antiche pergamene, ma non era riuscita a trovare nulla che potesse darle anche solo una speranza.
Capisco anche che sia stato difficile credergli, ma vi posso giurare, sul mio onore, sulla mia immortalità, che lui non vi ha né ingannata né usata. Il suo sentimento è sincero, e con il vostro comportamento continuate a ferirlo.”
Le parole di Thanatos ritornavano prepotenti nella sua mente, facendola sentire in colpa.
“È solo colpa sua se ora le cose fra noi son mutate”, si diceva fra sé e sé, come per convincersi. “Ade... di lui mi fidavo, e l'avermi taciuto tutto questo dimostra solo che il suo interesse per me era unicamente frutto della conoscenza del ruolo che un giorno avrei dovuto svolgere.” quelle considerazioni la facevano rattristare. “Io altro non sono che una pedina in mano ai potenti che giocano con le vite di chi gli è inferiore... Io sarei solo dovuta essere una normale fanciulla, invece son diventata Dea per volere di altri. Come sarebbe stata la mia vita se Gaia non mi avesse scelta?”. Persa nei suoi pensieri, e per la stanchezza che cominciava a farsi sentire, la Dea non si accorse di essere osservata. Era sempre stata tenuta d'occhio fin dal suo ingresso nell'immenso salone.
- Dovreste andarvi a coricare. Si è fatto tardi. - la voce di Hypnos sembrava quasi una dolce carezza che la invitava a chiudere le palpebre e a lasciarsi cullare dal sonno che il Dio regalava con piacere a chiunque.
- H-Hypnos! Non mi ero accorta del tuo arrivo. - la Dea tentennava nel rispondergli, evitando con cura di incrociare il suo sguardo, temendo che le le sue intenzioni potessero essere così scoperte. - La lettura mi ha preso molto, ma nonostante la stanchezza vorrei continuare. - Il Dio sorrise, sapendo bene quello che Kore stava realmente cercando, e sapendo che mai l'avrebbe trovato. Hypnos provava un misto di pietà e di amarezza. Avrebbe voluto consolare Kore. Comprendeva quanto fosse difficile il dover accettare un destino così grande sulle proprie spalle, ma non capiva come avesse potuto cambiare così radicalmente il proprio atteggiamento nei confronti di tutti loro. Soprattutto verso Ade.
Quando lei lo aveva chiamato in lacrime dopo che sua madre li aveva costretti a separarsi, aveva capito tutta la disperazione e i sentimenti di conflitto. Kore avrebbe voluto dividersi tra Ade e Demetra, anche a costo di passare una parte della giornata accanto al Dio che aveva compreso di amare, e l'altra con la sua adorata madre. Il fatto che lui le avesse taciuto la verità sulla sua nascita, non era un comportamento così grave da spingerla a disprezzarlo a tal punto, e neppure il fatto che lui sapesse già che lei un giorno sarebbe diventata Regina dell'Averno. Inoltre, era fin troppo chiaro che l'affetto di Ade per lei fosse sincero, e che andasse ben oltre meri interessi di potere.
- Se volete potrete continuare domani, anche se sono certo che potreste passare meglio il tempo. Non avete mai visitato i Campi Elisi. Sono molto diversi dal resto dell'Averno, e addirittura più belli delle più fantastiche regioni incontaminate del regno di superficie. È strano che posti simili non abbiano suscitato interesse in voi come Dea della Natura. Nonostante siate scesa molto spesso qui nel Sottosuolo, non li avete mai visti. O sbaglio?
- Non sbagli. Ade... - Kore si fermò dopo aver detto il suo nome. Il solo pronunciarlo la scuoteva, riportando a galla sentimenti dei quali la Dea avrebbe voluto disfarsi. Per colpa di suo padre e di Thanatos, aveva cominciato a sentirsi sempre più confusa. - ...il Vostro Signore mi aveva promesso molto tempo fa che me li avrebbe mostrati. Ma non ne abbiamo più avuto il tempo.
Hypnos fece allora una cosa che se Ade lo avesse scoperto, non glielo avrebbe perdonato molto facilmente. Il Dio del Sonno abbracciò Kore, con una dolcezza tale da ricordare i dolci abbracci delle sorelle Atena e Artemide o delle ninfe. Le fiamme delle fiaccole appese accanto a loro si mossero come se una grossa folata di vento le avesse travolte.
- Non fate gelare il vostro cuore. - disse lui carezzandole la testa gentilmente. - Non dovete lasciarlo annerire solo per una questione di orgoglio ferito. Ricordate i giorni passati qua con noi, e ricordatevi il dolore dovuto alla separazione che vi era stata imposta. - Hypnos fece una pausa, sentendo la Dea tremare fra le sue braccia, e la baciò sulla testa – Io ho fiducia in voi e in quello che ho sentito. Siete oramai una donna, non lasciate che siano solo i sentimenti più superficiali a guidare le vostre azioni. Imparate a giudicare le situazioni sotto ogni punto di vista. - Hypnos la lasciò andare con un caldo sorriso.
Kore annuì incerta e si diresse tremando verso la porta, ma prima di chiudersela alle spalle sussurrò un flebile “Grazie” che venne comunque udito dal Dio.
Gli Dei gemelli avevano cercato di farle capire che i suoi comportamenti freddi e distanti erano infondati. Non volevano obbligarla ad accettare quanto Gaia, o il Destino, avevano in serbo per lei. Le due divinità volevano solo spronarla a dare retta al suo cuore, e a guardare il tutto con occhi non velati dall'odio e dal rancore che le stava lacerando l'anima. Questo avevano cercato di spiegarle, e Kore, quando tornò nella sua stanza, si accasciò in lacrime sul letto.
- Cosa devo fare? - chiese fra le lacrime, tremando come una foglia al vento.
- Accetta il tuo destino, e sii felice.
- Gaia! - disse Kore con astio asciugandosi in fretta le lacrime e sedendosi sul letto. Come nel suo tempio, lei non la poteva vedere, ma ne sentiva l'ingombrante presenza che riempiva l'intera stanza.
- L'Averno ti reclamerà presto come Regina, se non sarai tu ad accettarlo prima. Credi che non sarà ancora più doloroso di quanto lo è già stato? - Kore ripensò alle parole del padre e degli Dei gemelli. Ma l'arrivo improvviso di Gaia la stava di nuovo rigettando nell'odio. - Credi che io sia stata cattiva e ingiusta, ma credimi quando ti dico che l'ho fatto per il tuo bene, e per il bene di tutti quanti.
- Voglio essere libera di scegliere la mia strada. Voglio essere libera di scegliere chi amare.
- Amare?
- Sì... amare. - Kore era stupita per il tono sorpreso della divinità primordiale.
- L'amore non ha nulla a che fare con le divinità, o con il matrimonio. L'amore è la favola dell'uomo, che può crederci vivendo su questo pianeta per quello che per noi divinità, altro non è che un soffio. Sarai anche nata da umana, ma tu ora sei una Dea a tutti gli effetti: abbandona i sentimenti umani, lasciali a loro. Comportati per quello che sei, Kore. - La Dea non rispose. - Accetta il tuo Destino, e restituisci all'Averno il suo antico splendore.
La voce di Gaia si fece sempre più fievole, e quell'aura intensa che permeava nella stanza svanì.
Kore rimase seduta immobile a lungo, fissando il vuoto.
- Hypnos, - implorò come già aveva fatto prima di allora, - ti prego, concedimi un sonno tranquillo, non ce la faccio più!
La Dea si sdraiò in attesa che il Dio ascoltasse la sua supplica, e che le concedesse un sonno privo di sogni che potessero turbarla.
Ade la stava osservando dalla sua stanza, grazie alle torbide acque degli Inferi che sgorgavano dalla sua piccola fontana.
Dopo tutti gli impegni della giornata, era riuscito a seguirla in quella maniera, dato che la giovane non lo voleva vedere. Durante la cena, mentre si recava in biblioteca o mentre leggeva pergamene su pergamene in cerca di un perché, Ade era sempre stato lì con lei, anche se lei non lo poteva vedere. Il Dio aveva da subito capito cosa essa stesse cercando, ma aveva deciso di non ostacolarla. Da una parte ne era ferito, ma dall'altra non poteva non comprenderla. Era rimasto colpito dalla sua tenacia, e ne aveva apprezzato lo spirito combattivo. Del resto, non avrebbe mai potuto amare una donna che non lottasse per quello in cui credeva, per quello che realmente desiderava. Kore, nonostante le sue fragilità, cercava sempre e comunque di ritirarsi poi in piedi.
Era rimasto sorpreso dalla reazione di Hypnos, non aveva immaginato che il Dio del Sonno nutrisse un tale attaccamento per la giovane Dea. Per un momento la gelosia prese il controllo di lui, tanto che il suo stesso potere si era per un attimo manifestato nella biblioteca facendo scuotere le torce, finendo poi per placarsi. Conosceva fin troppo bene Hypnos per non sapere che cosa il Dio del Sonno stesse cercando di fare: far breccia nel cuore della Dea per riportarla a lui, il suo Signore, e restituire la luce all'Averno.
Ade osservava la sua Regina, mentre cadeva tra le braccia del sonno, e attraverso l'acqua degli Inferi che sgorgavano dalla fontanella, lui poté raggiungere le sue stanze. Quello era il suo personale portale per muoversi a suo piacimento per tutto il suo regno e anche per accedere più velocemente in superficie.
Si avvicinò al letto, e con una dolcezza insospettabile per un Dio all'apparenza così freddo e distaccato, le carezzò i capelli, le guance e infine le morbide labbra.
Rimase a lei accanto per ore, fino a che non fu quasi ora per loro di alzarsi. Aveva spesso passato le notti in bianco, e le occhiaie che da tempo gli solcavano il volto, ne erano la prova. Una volta, prima che Demetra li allontanasse, Kore gli aveva detto che se aveva delle occhiaie così scavate, doveva assolutamente riposare, e prendersi una piccola pausa dal lavoro. Ade le aveva sorriso, spiegandole che la stanchezza non c'entrava nulla, lui era sempre stato così, fin dall'infanzia. “Mi fanno sembrare così brutto o terrificante?” gli chiese lui. Lei, con un sorriso raggiante scosse la testa, e sfiorandogliele con delicatezza disse “Non ti ho mai visto come un Dio brutto. Questo è un segno che ti contraddistingue dagli altri... mi piace, a dire il vero”.
Prima che potesse congedarsi da lei, la baciò delicatamente sulle labbra.
- Ade... - sussurrò lei nel sonno. Il Dio sorrise sorpreso.
- Sono qui... mia Regina. - sussurrò lui. - Ci son sempre stato, e sempre ci sarò.


Quando Kore si svegliò, accanto a sé trovò un enorme lupo dal pelo scuro, che sonnecchiava placidamente.
La giovane era sicura di non aver mai visto quella creatura girare per gli Inferi. L'unico animale presente il quel regno era Cerbero, non aveva mai sentito parlare di un lupo che si aggirasse indisturbato nelle terre del Sottosuolo.
L'unica spiegazione che fu in grado di trovare era che quella creatura le fosse stata inviata da Ade, o dagli Dei gemelli. Non poteva essere altrimenti.
La Dea allungò la mano per toccare quel grosso animale, e affondò le mani nel folto pelo.
Il lupo, sotto il suo tocco, si svegliò sbadigliando. Kore sorrise, rispecchiandosi nei suoi occhi violacei.
- E tu da dove sbuchi fuori? - gli chiese. La bestia non le rispose, volse solo la testa verso la porta. Kore notò subito che non riusciva a comunicare con lei.
- Tu... tu sei lui, non è vero? - Il lupo la fissò con occhi sgranati, come se lei lo avesse colto sul fatto.
- Tu sei il lupo che mi ha aiutata tanto tempo fa a ritrovare la strada di casa, dopo che era scoppiato quel fortissimo temporale. Non è così? - la creatura parve sorridere e annuì. Kore gli carezzò la testa.
- Dunque era stato Ade a mandarti quella volta... - Kore si intristì nuovamente nel pronunciare quel nome. Quello che gli Dei gemelli le avevano detto la stava facendo dubitare del suo comportamento.
Le fredde parole di Gaia, invece, non l'avevano impensierita. Lei era un'umana, e anche se immortale, anche se cresciuta da divinità fra altre divinità, lei rimaneva un'umana. Non poteva reprimere i sentimenti, lei aveva un cuore, a differenza degli altri Dei.
Anzi, no.
Kore capì che Gaia e lei stessa sbagliavano nel voler vedere anche le altre divinità senza cuore. Sua madre la amava da impazzire, e la disperazione che provava era reale. Suo padre Zeus le voleva bene, e aveva sempre cercato di regalarle un sorriso. Era, Atena e Artemide ci tenevano a lei, ed erano sempre state al suo fianco per sostenerla. L'affetto e l'amicizia che la legava alle persone o alle divinità che aveva conosciuto, erano sinceri e autentici.
Non erano solo gli uomini ad essere vittime di sentimenti così inferiori eppure così potenti, ma anche gli Dei stessi. Persino Afrodite, adorata così tanto da suo marito Efesto e dal suo pretendente Ares, non sfuggiva alle strette del cuore.
Kore non sapeva se quei sentimenti d'amore venissero provati anche dal freddo e distaccato Ade, quel Dio dell'Oltretomba che sembrava averla ingannata... ma sapeva bene che quello che lei aveva provato per lui non era solo una mera illusione.
Gaia si sbagliava, e forse sbagliava anche su quello che le aveva detto del proprio Destino. Se sbagliava riguardo i sentimenti, poteva sbagliare per qualsiasi altro argomento.
Il lupo emise un lieve mugolio, ridestandola dalle sue riflessioni.
- Il tuo padrone ti ha mandato per sorvegliarmi? - Il lupo scosse la testa, scese dal letto e si avvicinò alla porta, grattandola con le zampe. Kore si vestì, senza aspettare che le ninfe arrivassero per darle una mano, e aprì la porta, lasciandosi guidare da quella creatura.
Il lupo le fece percorrere i corridoi del palazzo, riportandola in quella sala che le era tanto piaciuta: quella dell'arte.
Il lupo si fermò di fronte a quella bella statua con un Cerbero in miniatura. Quando Kore l'aveva vista la prima volta c'era una targhetta sulla base, liscia, senza scritte.
Ora però vi era stato inciso il nome dell'opera, o forse, le era stato svelato di proposito.
- Ratto di Kore... è così che vedranno gli umani quello che mi è successo? - chiese a sé stessa, e volgendo lo sguardo verso il lupo, la creatura annuì. - Ma non è così che è andata, non del tutto. Sono ancora arrabbiata, ma non posso negarlo, non è stato lui a rapirmi. È stata Gaia a strapparmi alla superficie per farmi restare al fianco di Ade, anche se ammetto che io stessa volevo scendere quaggiù mossa da un sentimento che... - la tristezza che traspariva dalla sua voce parve commuovere il lupo, che le si strusciò contro. - Grazie.
L'animale si allontanò, e quando si accorse di non essere seguito abbaiò per richiamare l'attenzione di Kore.
Il lupo la stava portando in un'ala del palazzo che lei non aveva mai visitato, e per un qualche motivo la cosa la metteva a disagio. In fondo al corridoio c'era una porta, e una volta arrivato, la creatura si fermò attendendo che la giovane Dea lo raggiungesse.
Attraversando quel buio corridoio ornato da bei quadri, Kore ne scorse uno che attirò immediatamente la sua attenzione. La Dea aveva riconosciuto immediatamente la grande sala del giudizio. C'erano molte figure, non perfettamente delineate, ma fra tutte ne spiccava una, e lei sapeva di chi si trattasse: quello era Ade, e accanto a lui c'era una donna con vesti scure e la corona dell'Averno sul capo. Di fronte a loro c'era un giovane inginocchiato, e sembrava che la Regina stesse emettendo una sentenza. Kore non sapeva per quale motivo, ma le sembrava che quel quadro stesse emanando una strana energia. In quella scena c'era un qualcosa che era riuscito a scuoterle l'anima, c'era una tale aria di solennità che avrebbe continuato a fissarlo per ore.
Scossa per i pensieri che le si stavano formando nella testa, Kore si allontanò quasi riluttante dal quadro e raggiunse la sua guida che la stava aspettando impazientemente.
- È la sua stanza, vero? - di risposta, il lupo appoggiò la zampa sulla porta. Kore inspirò profondamente, e con mano tremante fece scivolare la maniglia della porta.
Col cuore che batteva all'impazzata, la Dea si addentrò nella stanza. Non sapeva perché si trovasse lì, né sapeva cosa avrebbe potuto dire al Signore dell'Averno.
Durante quei giorni, lei gli rivolse pochissime parole, e tutte per dimostrargli il disprezzo nei suoi confronti. Con quali pretese si stava presentando lì nei suoi alloggi? Lei che lo aveva rifiutato così duramente, soltanto non molto tempo dopo avergli espresso il desiderio di stare con lui. Se Gaia non le avesse detto la verità, lei avrebbe accettato quella vita che l'oscuro signore del regno dell'Averno le aveva offerto, con la gioia nel cuore.
Sì, avrebbe trovato il modo per poter stare sia con la madre protettiva che con il Dio che aveva sentito d'amare, se non fosse intervenuta Gaia...
Kore ispezionò la stanza, pensando di trovarvi il Dio, ma di lui non v'era traccia.
- Lupo, perché mi hai condotta qui? Ade non c'è. Era per lui che mi avevi portata, no?
L'animale si avvicinò alla fontana dall'acqua scura, fissò Kore e poi si buttò sparendo. La giovane Dea si avvicinò di corsa, sentendo il lupo chiamarla, e fissando in quelle acque torbide lo vide: vide quella creatura correre per un prato meraviglioso baciato dalla luce del sole.
Kore pensò che quella fosse la sua via di fuga: l'animale le stava mostrando la strada per tornare a casa!
Senza pensarci più, Kore si gettò nella fontana, sentendosi avvolgere da uno strano tepore.
Quando aprì gli occhi, la giovane Dea si ritrovò su una collinetta avvolta dalla luce. Era diversa dal solito, sembrava quasi irreale, ma a Kore non importava: finalmente era di nuovo libera. Il profumo dell'erba e dei fiori era così buono da far piangere la Dea.
- Temevo che non avrei mai più sentito tutto questo. - Il lupo comparì al suo fianco e Kore lo abbracciò. - Grazie, grazie per avermi restituito alla mia casa.
- Mia Signora. - la voce di Thanatos la fece scattare. La sua fuga era stata scoperta così in fretta che un'espressione di delusione le si dipinse sul volto. - Temevo che non sareste più venuta.
- Come? Che cosa intendi dire? - la sorpresa di Kore fece sorridere il Dio.
- Benvenuta nei Campi Elisi.


 
L'angolo di Shera ^_^

Salve a tutti, finalmente son riuscita a completare questo noioso capitolo. Me lo dico da sola, ma serve per quello che sta per accadere alla nostra felice coppia. Kore sta facendo di tutto per tenere a distanza il povero Ade, ma io adoro i lieti fine, quindi tutta questa freddezza si scioglierà presto ^^,
Inizialmente pensavo di parlare anche dei Campi Elisi, ma la cosa sarebbe diventata troppo lunga per i miei standard. In questo capitolo ho voluto dar modo ad altri personaggi di far ragionare Kore, facendole capire che la rabbia e l'odio non servono a nulla, specie se rivolte verso chi non ha fatto nulla di male.
Ovviamente, la nostra Dea della Natura, non si riavvicinerà subito a quel poverino che si sta tormentando in un angolo - o medita vendetta contro la sottoscritta - ma il prossimo capitolo riserverà gradite sorprese.
Ammetto che ero quasi attirata dall'idea del triangolo con Hypnos, ma poi ho lasciato perdere, e scacciato i demoni dalla mia mente. Ade me l'avrebbe fatta pagare se avessi osato tanto (però sarebbero stati una splendida coppia U_U)

Oh sì, contenti del ritorno di Afrodite? XD il mio ragazzo quasi non voleva leggere la parte del suo ritorno, e sentirgli fare le voci idiote per le battute di lei mi ha fatta morire (Prima di pubblicare rileggiamo sempre insieme <3, e lui è davvero bravo a impostare le voci).
So che nel mito è Euridice ad attirare attenzioni indesiderate, ma non potevo abbandonare la mia cara Dea dell'Ammoreeeeh! A modo suo si fa adorare, è insopportabile XD.

Che altro dire, spero di non avervi annoiati troppo, colgo l'occasione per ringraziare MANDARINO ZEN per aver aggiunto la storia fra le ricordate, e tutti voi che continuate a leggere e commentare ^^.
Oramai non dovrebbero mancare tantissimi capitoli, non credo di riuscire a rientrare nei dodici che avevo preventivato, ma non credo che saranno tanti di più :). Sarà dura quando dovrò mettere la parola fine XD, mi sono affezionata a tutti loro.

Grazie ancora a tutti e a presto. Un abbraccio

Shera ♥
  
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