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Autore: LaPennaScrittrice_    04/10/2015    0 recensioni
[Fanfiction Interattiva] [Percy Jackson]
Dal testo:
Al Campo Giove, le cose non cambiavano poi molto. Nonostante si trovassero a parecchi chilometri di distanza, i due luoghi di protezione per semidei erano accomunati dalla stessa, terribile tempesta. Con un'unica differenza. Se al Campo Mezzosangue la magica barriera proteggeva i ragazzi, al Campo Giove non c'era niente che potesse fermare la furia del Dio.
Genere: Avventura, Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gli Dèi, Nuova generazione di Semidei
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Revolution

 


2.

Camp Jupiter

«Soldati, a rapporto!» La voce di Hannah Cox, figlia di Giove nonché centurione della prima Coorte, riecheggiò nell'ampio spazio che costituiva il fortino, l'edificio che i semidei dovevano difendere. Subito un vasto gruppo di ragazzi e ragazze si ammucchiò attorno a lei, tutti vestiti con armature romane. «Anche questa volta, dovremo dare il massimo! Saremo contro tre Coorti, quindi mettiamoci al lavoro! Samantha,» e si voltò a guardare una fra le tante semidee presenti «prendi metà del gruppo e portali nella parte Nord. Potrebbero mandare qualcuno.» L'interpellata annuì, e partì assieme ad altri ragazzi. «Invece voi restate qui. Proteggeremo il lato Est.» Dopo una preparazione generale, il gruppo andò a disporsi lungo le mura dell'edificio. Passarono pochi minuti prima che gli occhi blu della ragazza scorsero un piccolo gruppo di soldati avvicinarsi cauti al fortino da un lato appartato del Campo. Sogghignò al pensiero che quei poveri stolti stessero provando a fregarla e, concentrandosi, tese una mano verso di loro. Immediatamente un odore metallico si concentrò nell'ambiente, e grandi ammassi di nuvole nere si formarono sopra le teste dei poveri malcapitati. Uno di loro fece appena in tempo a gridare di spostarsi che un imponente fulmine si abbatté nel punto dove fino a poco prima i semidei si trovavano, lasciando una grande macchia nera di terra bruciata nel terreno. Quando i sopravvissuti tornarono correndo al loro accampamento, Hannah sospirò e tornò a guardarsi attorno.
«Però, bel colpo, complimenti» le giunse alle spalle una voce. Una voce che la ragazza conosceva fin troppo bene.

«Che vuoi, Airline?» si girò alzando gli occhi al cielo. Quel ragazzo negli ultimi tempi era diventato davvero invadente. «Non fai parte della mia Coorte, dovresti essere a difendere la tua parte di edificio.» Sly, l'interpellato, non diede alcun segno di cedimento, e anzi divenne ancor più sicuro.
«Oh, sai benissimo anche tu che non mi piace seguire le regole. Che gusto c'è ad attenersi ad un qualcosa senza alcuna variante?» e accompagnò il tutto con un occhiolino, uno di quelli che era abituato a fare per conquistare le ragazze. Prima di rispondere, Hannah si lasciò sfuggire uno sbuffo sonoro. Stava flirtando con lei? Aveva scelto la persona sbagliata.
«Ti conviene smetterla di provarci con me, Airline. A meno che tu non voglia ritrovarti impalato su una spada, ovvio.» Il figlio di Eolo esplose in una risata di gusto. Cosa ci trovava di tanto divertente? Le stavano davvero iniziando a saltare i nervi.
«Cosa ti fa pensare che ci stia provando con te? Volevo semplicemente chiacchierare amichevolmente» rispose poi, un sorriso innocente impostato sul viso.
«Certo, e mio padre è Nettuno» disse lei alzando per la seconda volta gli occhi al cielo. Okay, non poteva negare che fosse un tipo parecchio affascinante, ma di certo non aveva bisogno di una relazione, e soprattutto non con lui. Sì, insomma, non era propriamente famoso per avere relazioni stabili e durature. «Piuttosto, fai qualcosa di utile e vedi di occuparti dell'accampamento della quinta Coorte laggiù. Dato che dici di essere così forte non dovrebbero esserci problemi, no?» Gli rivolse uno sguardo di sfida, sogghignando. L'altro sorrise a sua volta e le rispose con un ulteriore sguardo malizioso.
«Agli ordini, capo. Sarò più che felice di togliere di mezzo quei pivelli» e, così dicendo, si alzò in volo evocando i venti e sfrecciò verso di loro.

***

A Sly piaceva volare, lo faceva sentire libero di fare quel che voleva, e la sensazione che l'aria in faccia gli procurava non faceva altro che aumentare la sua voglia di librarsi nel cielo. Così in quel momento stava facendo esattamente quello, ripensando nel frattempo all'incontro avvenuto pochi secondi prima. Gli piaceva quella ragazza, Hannah. Prima di tutto era centurione della prima Coorte, ovvero il grado più alto di tutti, e la rispettava davvero tanto per questo. Gli sarebbe piaciuto tanto far parte di quella Coorte, ma era finito nella seconda per motivi a lui sconosciuti. Cioè dai, solo il fatto di essere nato nella patria dell'Impero Romano doveva procurargli un posto assicurato lì dentro! Ma stranamente la cosa non interessava granché a nessuno. Tsk, poveri sciocchi. La cosa che poi lo aveva colpito della ragazza era il suo carattere, forte e deciso e sicuramente non adatto ad una ragazza, o almeno a quelle che era abituato a frequentare lui. Era una delle poche che riusciva a tenergli testa, ed era già tanto. Ed il fatto che fosse figlia del suo dio preferito dopo suo padre non faceva altro che confermare questa affermazione. E poi, doveva ammetterlo, superava in bellezza quella media delle ragazze del Campo, forse per la sua discendenza da Venere, forse per dono naturale. Chi lo sa. Tornando di colpo in sé per via delle urla potenti che provenivano dal basso, si rese conto di essere arrivato a destinazione, e che ovviamente per colpa della sua distrazione era stato scoperto. Quindi non perse tempo e, prima che gli altri potessero iniziare ad attaccarlo, scese in picchiata, smuovendo l'aria attorno a sé per sollevare una grande nube di polvere, che lo nascose agli occhi degli altri per un paio di minuti. Approfittò di questo attimo di invisibilità per mettere al tappeto a colpi di spada due o tre nemici, poi corse a nascondersi dietro una torretta lì vicino. Sorrise divertito nel sentire le voci confuse degli altri alla vista dei corpi svenuti dei loro compagni senza alcuna traccia dell'aggressore. Si sporse leggermente per controllare la situazione, ma una voce sopra di lui lo fece sobbalzare.
«Bel trucco quello della polvere. Peccato che io ti abbia visto lo stesso. Dovresti perfezionarti.» Il figlio di Eolo alzò gli occhi azzurro cielo verso l'alto, per guardare con stupore quelli del medesimo colore della ragazza dai capelli mossi e mori che lo osservava dalla cima della torretta. Dopo un attimo di sconvolgimento, Sly si riprese e, impostando il solito sorriso sarcastico, le rivolse la parola.
«Oh beh, vedrò di allenarmi il prima possibile.» Vedendo che l'altra, sorridendo in risposta, aveva sfiorato l'anello che portava al dito e che subito aveva assunto la forma di spada in oro imperiale, si alzò in volo e la raggiunse. Rimase sorpreso dal trovare uno spazio più ampio di quello che si sarebbe aspettato da una comune torre di guardia. «Oh, non dirmi che vuoi usare quella spada così volgare» disse poi, facendo un ennesimo occhiolino. «Risolviamo la cosa a parole, come due persone pacifiche.» Elizabeth, la figlia di Vulcano, si lasciò sfuggire una risata di gusto.
«Oh sì, la mia spada è molto socievole» e dicendo ciò si avventò sul diciottenne, fendendo l'aria con l'arma. Appunto, fendendo solamente l'aria. Perché nel frattempo Sly si era spostato di lato, portandosi alle spalle della ragazza e facendola cadere a terra con una folata di vento. Questa fece per rialzarsi, ma si ritrovò una seconda spada puntata alla gola. «Mi dispiace. Game over» sorrise il ragazzo. Quando però sentì delle voci provenire dalla sua destra, si voltò di scatto per vedere la quinta Coorte correre verso la torretta. Probabilmente si erano accorti del combattimento e volevano dare una mano. Poveri illusi. Sospirando, diede un colpo secco con la mano, e la piccola scala che permetteva di salire in cima prese il volo e andò a schiantarsi in mezzo al folto degli alberi. Ci sarebbe voluto un po' per recuperarla. Gli bastava quel tempo per mettere al tappeto anche lei. Quando però tornò a guardarla, lei non c'era più. Improvvisamente, avvertì una forte fitta al braccio, e portando lo sguardo verso di esso si accorse che un taglio lo solcava. «Niente male per una della quinta Coorte» disse con una leggera smorfia di dolore.

***

Avere fatto hip hop e breakdance per tre anni allenandosi con degli esperti non aveva di certo lasciato tutto invariato in lei. La sua agilità era notevolmente migliorata, ed era anche per quello se era riuscita ad approfittare dell'attimo di distrazione dell'avversario per portarsi alle sue spalle e colpirlo con un fendente. Okay, avrebbe potuto mandarlo al tappeto, ma sinceramente odiava usare la violenza, già era tanto se gli aveva procurato quel taglietto piccolo ma profondo. Era sicura di poter vincere anche senza ricorrere a quello che i semidei erano più abituati a fare. Forse era anche l'influenza di suo padre a frenarla: dopotutto, il compito di Vulcano era di forgiare armi ed altri oggetti utili alla battaglia, non di partecipare ad essa. Ma comunque non le importava, era orgogliosa di se stessa per essere riuscita a danneggiare un nemico della seconda Coorte. Trovava davvero stupidi i suoi tentativi di flirtare con lei per distrarla, ma era davvero molto abile a farlo. Dopotutto, non era conosciuto come il donnaiolo del Campo per niente. Ma con lei quel tipo di approcci non funzionavano: dalla morte di Freddie, il suo cuore aveva eretto una barriera contro l'amore e contro qualsiasi altro tipo di sentimento che portasse ad esso. Non le interessava più nulla di innamorarsi, e secondo il suo parere Venere poteva benissimo morire, non le sarebbe importato. Fortunatamente si accorse in tempo del colpo che le stava per arrivare da parte del figlio di Eolo, e riuscì ad evitarlo prima che le potesse procurare ferite gravi. Si trattenne dall'evocare il fuoco: doveva tenere quel potere nascosto, altrimenti avrebbe davvero potuto avere conseguenze terrificanti. Doveva passare per una semplice ragazza figlia del dio della metallurgia che non sapeva fare altro che costruire oggetti e schivare velocemente gli attacchi. Quindi lo colpì con un calcio alla schiena che lo fece cadere a terra.
«A quanto pare i ruoli si sono invertiti, eh biondino?» annunciò, stavolta lei a puntare la spada al collo dell'altro.
«Biondino? Davvero? Di solito mi danno appellativi peggiori» rise come al solito lui, cercando di non far trasparire l'ansia. Non voleva perdere, soprattutto sapendo che molto probabilmente Hannah stava osservando i suoi comportamenti. «E mi dispiace distruggere così i tuoi sogni, ma...» e sfruttando il vento la fece atterrare col sedere sul pavimento in legno «a differenza tua posso usare altre abilità oltre a quelle con la spada.» Okay, la voglia di farlo rimanere di sasso bruciandogli la spada con un colpo di fuoco adesso era alle stelle, ma riuscì a controllarsi ancora una volta e semplicemente rimase lì, alzando le mani in segno di resa.
«D'accordo, io ci ho provato. Però per favore cerca di non uccidermi, non vorrei morire per colpa di uno stupido allenamento.» Non sentendo la risposta dell'altro, alzò lo sguardo verso di lui, e quello che vide nei suoi occhi fu il terrore. Il panico più assoluto. Sly fece cadere la spada a terra e, tremante, indietreggiò fino a toccare il bordo della piattaforma. Elizabeth non riusciva a capire cosa gli provocasse così tanta paura ma, una volta giratasi a guardarsi le spalle, capì il perché il figlio di Eolo era in quello stato.

***

Odiava il Campo. Odiava la gente che lo frequentava. E soprattutto odiava quello stupido gioco che erano costretti a fare. Che senso aveva? Okay, i pretori dicevano che era un modo per allenarsi, ma alla fine a vincere erano sempre quelli della prima e seconda Coorte, che guarda caso erano sempre alleati. Era solamente una grande idiozia, come praticamente qualsiasi altra cosa in cui c'erano dei rivali. La vittoria da parte di una delle tre Coorti rimanenti era praticamente quasi nulla. Era successo quattro, massimo cinque volte che ricevessero il premio da vincitori, per il resto questo andava sempre alle prime due. E così, quando aveva visto il ragazzo della seconda volare in picchiata verso di loro, si era subito rifugiata dietro un masso per evitare il grande polverone che sicuramente avrebbe formato. E poco dopo lo aveva anche visto sgattaiolare dietro la torretta più avanti, dove sapeva esserci la sua compagna di Coorte Elizabeth. Quando Angel, la figlia di Tanato dalla pelle olivastra e dagli occhi quasi bianchi, aveva provato a raggiungerla per darle una mano, però, la scala per poterlo fare era stata spazzata via. Così aveva dovuto ricorrere alla magia insegnatale da Circe e, approfittando della confusione dei compagni, aveva compiuto un piccolo incantesimo di teletrasporto, che essendo fatto fra due distanze molto vicine, non le aveva tolto molta energia. Certo, la scomposizione e la ricomposizione delle molecole erano sempre una cosa faticosa da affrontare, ma alla fine era abituata, quindi quando spuntò alle spalle di Elizabeth le girava solo leggermente la testa. Il ragazzo biondo, che da quanto ricordava si chiamava Sly, l'aveva subito fissata sconvolto, e lei aveva approfittato di quel contatto visivo per usare uno dei poteri davvero inquietanti che suo padre le aveva conferito: aveva usato parecchia della sua forza per evocare l'anima della madre defunta del figlio di Eolo, che non era rimasta ovviamente nel mondo terreno per molto, ma erano bastati quei pochi attimi per traumatizzare e terrorizzare a morte l'altro, che in poco tempo era svenuto. Quando Elizabeth si era girata a guardarla, la ragazza dai capelli castano scuro, caratterizzati da sfumature viola sulle punte, non aveva detto una parola. Le aveva solamente teso la mano e aiutata ad alzarsi.
«Ehm... come dire... grazie per avermi salvato il fondoschiena» disse la progenie di Vulcano portandosi la mano alla testa in un'espressione colpevole. In tutta risposta, Angel annuì. «D'accordo... Ora che siamo al sicuro non è che mi diresti che hai fatto a quel tipo? Sembrava nel panico» continuò, cercando di fare conversazione.
«Le anime dei defunti sono facili da controllare» rispose solamente lei, secca e fredda, per poi scendere dalla scala che finalmente i compagni erano riusciti a recuperare. Fece per tornare a mettersi in disparte ad osservare la situazione, quando la sua attenzione venne catturata da una voce che riecheggiò per tutto il campo di combattimento.
«Complimenti alla terza, quarta e quinta Coorte! Per questa battaglia la vittoria è vostra!»

***

Essere una bambina poteva portare davvero parecchi vantaggi. La undicenne Clelia pensava questo, rannicchiata sorridente in un angolino dell'accampamento della quarta Coorte. Sinceramente non capiva a cosa servisse fare una specie di simulazione di guerra in cui comunque c'erano quasi sempre dei feriti o in rari casi anche dei morti, ma i pretori avevano detto che era una cosa utile, e lei si fidava di loro. Dopotutto erano più esperti di lei. Anche suo fratello Fermo, capo della sua Coorte, le aveva spiegato l'utilità della cosa, ma sinceramente lei non lo stava ascoltando. Le piccole e graziose margherite alle sue spalle avevano senz'altro cose più interessanti di cui parlare. Grazie alla madre, Feronia, era infatti capace di comunicare con qualsiasi tipo di pianta o animale selvatico, e trovava la cosa davvero molto divertente e utile. Tutti discriminavano lei e Fermo dicendo che erano inutili e che non servivano a nulla, soprattutto quegli antipatici sbruffoni dei figli di Marte, ma a lei piaceva passare le giornate a sentire i pettegolezzi che circolavano nel regno della natura. E in effetti era quello che stava facendo, con i suoi compagni a guardarla male perché l'unica cosa in cui si stava impegnando era scaldare il posto in cui era seduta, ma ad un certo punto della conversazione un ragazzo discendente del dio della guerra era andato ad interromperla dicendole che o faceva qualcosa per aiutarli, o sarebbe andato a parlare della cosa a Reyna. Come se un'undicenne piccola e indifesa potesse competere contro i diciottenni palestrati che circolavano fra le mura nemiche. Ma decise di non protestare, e salutando allegramente i tulipani al suo fianco si alzò e cominciò a trotterellare verso il fortino avversario. Camminava di lato, e sfruttava il suo essere esile e minuta per sfuggire alla vista altrui. E la cosa funzionò, dato che arrivò di fronte alle recinzioni senza che nessuno la notasse. Iniziò a riflettere su un modo per entrare. Di passare dalla porta principale non se ne parlava, c'erano almeno una decina di guardie a sorvegliarla, e non aveva l'agilità e la forza necessarie per arrampicarsi. Mentre il suo cervello era in moto per elaborare un'idea, avvertì una voce sussurrarle parole incomprensibili ad orecchio altrui, ma che lei capiva molto bene.
«Come dite, erbette? Le vostre amiche vi hanno detto che nella parte posteriore c'è una piccola rientranza nel terreno? Grazie mille, siete sempre molto utili! Cosa? Devo fare attenzione perché ci sono molte guardie? Tranquille, starò attenta! Ciao!» e canticchiando a voce bassa una canzoncina si diresse verso il punto indicato dagli steli d'erba. In effetti avevano ragione: c'era una lieve buca per terra, esattamente sotto le mura, che sarebbe stata invalicabile per chiunque avesse avuto una stazza normale, ma lei non aveva ancora iniziato la pubertà, perciò strisciare lì sotto fu un gioco da ragazzi. Una volta sbucata dal lato opposto, si rese conto che in effetti i guerrieri che controllavano il campo non erano di certo pochi. Si rannicchiò dentro una piccola sporgenza nel muro di fianco a lei ed osservò la situazione. La stanza dove erano contenuti gli stendardi delle due Coorti era dall'altro lato, e sarebbe stato anche facile arrivarci, se non fosse stato per le decine di guardie che circolavano nel cortile. Correvano e urlavano ordini, probabilmente per difendersi da attacchi nemici. Clelia decise di approfittare di questa confusione generale per dirigersi verso l'edificio strisciando a terra e appiattendosi contro i muri, ovviamente rimanendo sempre nell'ombra. Miracolosamente, forse per la sua statura, forse per pura fortuna, nessuno la vide, e lei giunse di fronte alle porte della struttura. Ora arrivava la parte difficile. Dentro c'erano due guardie che di sicuro l'avrebbero vista, dato che il loro unico compito era quello di proteggere gli stendardi. Si acquattò contro l'angolo delle mura e iniziò a pensare a qualcosa. Quando notò il piccolo serpente arrotolato su se stesso a pochi centimetri da lei, un ampio sorriso illuminò il suo volto. Si inginocchiò di fianco a lui e, sussurrando, chiese: «Ehi, piccolo serpentello, scusa se ti disturbo, ma volevo chiederti un favore». Questo immediatamente alzò la testa e si voltò a guardarla sospettoso. «Lì dentro ci sono due guardie brutte e cattive che non vogliono dare ad una povera bambina come me un regalo. Mi daresti una mano? Ti sarei eternamente grata.» Il rettile sembrò indignato da quell'affermazione. Privare una piccola e pura ragazzina del suo dono? Che cosa vergognosa. Così strisciò via infilandosi in un buco nel terreno, e pochi secondi dopo sbucò da esso con al seguito altri quattro suoi simili che dovevano essere suoi amici. Questi la sorpassarono e si infilarono, grazie ad un minuscolo forellino, nella stanza. Non passò molto tempo prima che le urla dei due ragazzi di guardia iniziassero a farsi sentire, e presto entrambi spalancarono le porte correndo fuori e urlando imprecazioni in latino non molto simpatiche, con attaccati addosso i cinque serpenti. Clelia rise per l'assurdità della situazione, e saltellando tranquillamente si recò all'interno della stanza e afferrò i due drappi, arrotolandoli e infilandoli fra le pieghe del vestitino che portava. Era riuscita a convincere suo fratello a non fargli indossare l'armatura, e fortunatamente era stata una scelta giusta. Tornò fuori e notò con piacere che i cinque amici erano riusciti a creare scompiglio fra i semidei più di quanto potessero fare i guerrieri delle altre Coorti. Quindi, usando la stessa tecnica dell'andata, tornò al punto d'accesso e uscì strisciando, correndo felice da Fermo urlando: «Ehi, fratellone! Guarda cos'ho trovato!».

 

L'angolino del semidio

Salve a tutti, gente! Dopo anni e anni di lunga assenza sono tornato con il secondo capitolo dell'interattiva, che stavolta tratta del Campo Giove. So che molto probabilmente vorrete uccidermi, ma ho avuto tantissimi impegni e non sono riuscito a stare dietro alla storia, anche perché ogni qualvolta avevo un po' di tempo libero mi mancava l'ispirazione, e veniva ovviamente solo quando avevo da fare decine di altre cose. Non sapete quante volte ho provato a scrivere comunque anche senza ispirazione, ma mi bloccavo dopo le prime righe perché davvero non avevo idee su come continuare. Poi alla fine ieri sera ho avuto l'illuminazione divina e l'ispirazione è venuta tutta di un botto, ed essendo sabato e non avendo nulla da fare eccomi qui! Sì, esattamente, ho scritto tutto il capitolo in un giorno. Anzi, in una notte, dato che ho iniziato alle dieci e ho finito alle tre di notte che ero stanco morto e volevo uccidermi. Quindi se vedete miliardi di errori ortografici e colossali cavolate vi prego non fucilatemi, era tardi e avevo sonno. Ci si aggiunge anche il fatto che, avendo letto Il Figlio di Nettuno da qualcosa come un anno, e non avendolo più riletto per mancanza di tempo, non ricordo precisamente come funziona la battaglia del Campo Giove. Sono andato a ricontrollare giusto perché non mi ricordavo come funzionava la vittoria, ma non ho riletto tutta la parte, perché appunto erano le due di notte e sinceramente già facevo fatica a coordinare il movimento mano-occhio. Quindi se per caso c'è qualcosa che non coincide con quanto detto da zio Rick, mi scuso perché davvero non era intenzionale, ma semplicemente non me lo ricordavo lol.
Coomunque, qui conosciamo anche gli ultimi cinque protagonisti dell'avventura: Hannah, Sly, Elizabeth, Angel e Clelia (che tra parentesi adoro ma shh). Spero di averli mossi bene e di non aver commesso fail assurdi. Nel caso ditemelo pure, cercherò di provvedere (a meno che la cosa non comprometta l'intero capitolo, in quel caso riscrivere tutto sarebbe davvero una noia assurda e vedrò di muoverlo diversamente nei capitoli a venire). Quindi niente, scrivetemi in recensione o per messaggio privato cosa ne pensate, se vi è piaciuto o vi ha fatto vomitare (probabilmente più la seconda opzione ma okay). Per quanto riguarda l'ultima parte, quella del casino con i serpenti, so che è parecchio inverosimile, ma vi giuro che l'altra notte ho sognato questa scena e la cosa mi è piaciuta troppo. Non sono riuscito a non descriverla, vi porgo le mie scuse ma è stato più forte di me. Che poi tanto inverosimile non è, perché se uno ha l'ofidiofobia (la paura dei serpenti) è una cosa normalissima, e ve lo posso assicurare perché io ho il terrore assoluto dei serpenti (e dei rettili in generale) e fossi stato in loro avrei fatto anche peggio che urlare e correre come un idiota. Probabilmente mi sarei ucciso sul posto ma okay. 'Fanculo gli stendardi, il mio cuore è più importante.
Prima di concludere e lasciarvi in pace, so che alcuni personaggi sono stati trattati meno di altri, ma il fatto è che avevo già tutta la cronologia delle cose in mente, e pensavo di riuscire a descrivere tutti in parti uguali, ma alla fine alcuni sono venuti più corti e altri più lunghi non per antipatia o mancanza di voglia, ma semplicemente perché le cose che volevo far fare loro richiedevano maggiore o minore descrizione. Prometto che cercherò di rimediare nei prossimi capitoli.

E niente, spero sia riuscito a colmare i mesi di assenza. Al prossimo capitolo! Ciauz!

LaPennaScrittrice_

  
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