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Autore: Tikal    04/10/2015    1 recensioni
#01 - Piccole-grandi contraddizioni (cucina) "Eppure, ci sono due elementi, tra tutti, il cui rapporto è davvero particolare, e che vale la pena di raccontare: di sicuro non si tratta di Amore, ma quello che c’è tra di loro è sicuramente una di quelle piccole-grandi contraddizioni di cui parlavo.
#02 - Rotta verso casa (palestra) "E allora i suoi pensieri vanno ai due ragazzi abbracciati sul pavimento, profondamente addormentati: c’era qualcosa, nelle loro espressioni, che soltanto adesso la principessa riconosce – ed è qualcosa che non vedeva da tanto tempo e che, ironia della sorte, ha ritrovato su una nave pirata."
Fanfiction partecipante al primo Five Days For ZoSan indetto dal Forum PieceFairy-fanfiction&images
Genere: Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Mugiwara, Roronoa Zoro, Sanji | Coppie: Sanji/Zoro
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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And you shall be,
a true lover of mine
 
 
 
A _Lady di Inchiostro_,
che l'ha letta per prima ♥️

#02 – Rotta verso casa (palestra)
 

Cammina lentamente, stando attenta a non inciampare nel caos che regna sovrano sul ponte, tra sartiame, casse e oggetti che, nel buio della sera, non sono identificabili. È una bella sera, il vento soffia leggero contro le vele e il mare culla ozioso i fianchi della nave, avvolta in un placido torpore – non c’è nemmeno bisogno di una vedetta, tanto è tranquilla la notte. Tutti dormono, eccetto una persona.
La principessa dai capelli azzurri vaga sui corridoi della nave, alla ricerca di qualcosa che sa che non troverà: come puoi trovare un pezzo di casa in un luogo che si sposta per i mari, su una nave di gente che, di solito, semina vedove e orfani ovunque passi?
Sa che loro sono diversi, che non sono come gli altri pirati (come Crocodile) eppure, in sere come questa, con il cielo così limpido che le ricorda quello di Alubarna – e magari suo padre in questo momento sta guardando il cielo, chiedendosi per l’ennesima volta nel giro di due anni dove sia finita, ma le stelle non parlano e lei è troppo distante – un moto di nostalgia le prende lo stomaco, e non può fare a meno di pensare a casa.
E per questo motivo vaga per la nave pirata Going Merry, aprendo appena le porte delle cabine alla ricerca di un pezzo di casa che sa di non poter trovare – anche se non sembra, sono pirati, e i pirati non restano mai legati a un semplice pezzo di terra. La loro casa è quella nave, e lei lo sa, anche se fatica ad accettarlo.
Apre appena l’ennesima porta, abbastanza per accertarsi che non ci sia nessuno dentro: è vuota, o almeno sembra.
Ci entra in punta di piedi, stando attenta a non fare rumore. Nella penombra della notte, nota la sagoma di un bilanciere, quella che dovrebbe essere una pila di dischi accantonata poco distante; la “palestra” di Zoro, anche se il termine palestra è un complimento, dato che non è altro che una minuscola stanzetta semivuota che Nami ha deciso, in un atto compassionevole quando ha capito che il verde non poteva continuare a allenarsi in giro, rischiando di distruggere tutto, di donare allo spadaccino – tralasciando che ha accordato, più o meno consapevolmente, con questi una tariffa di centomila berry a settimana, ma sono dettagli.
Si guarda intorno, mentre la vista si adatta pian piano alla semioscurità della stanza; c’è soltanto una minuscola finestrella, da cui entra un leggero fascio di luce, non abbastanza per illuminare l’ambiente.
Sospira, conscia che quella ricerca non avrà mai fine, e si volta per andarsene, quando per poco non inciampa in qualcosa sul pavimento: poco distante dai suoi piedi, la testa in penombra dello spadaccino è poggiata sul pavimento, gli occhi chiusi e il volto disteso in un sonno tranquillo; ma non è quello a sorprenderla e a dipingerle sul viso un’espressione intenerita, bensì la testa di capelli biondi – che nella luce spettrale della Luna sembrano quasi bianchi – del cuoco, poggiata sul petto dell’altro ragazzo, un braccio abbandonato sul pavimento e l’altro stretto attorno al fianco di Zoro.
Sorride di nuovo, guardando quei due dormire profondamente abbracciati l’uno all’altro – e dire che aveva sempre pensato che “Zoro e Sanji” e “abbracciati” non potessero stare assieme nella stessa frase – prima di chiudersi la porta della palestra alle spalle.
 
Quando torna sul ponte, le stelle sembrano brillare ancora di più nel buio della notte, e ancora una volta non può fare a meno di pensare ad Alabasta: in quell’istante, sotto quello stesso cielo, nel suo paese natale si progettano guerre, rivoluzioni e colpi di stato, uno spargimento di sangue annunciato a cui nessuno vuole dare ascolto.
Si appoggia alla balconata, i capelli celesti lasciati liberi di solleticarle il collo scoperto; anche se tutta sé stessa è già proiettata verso – nel – futuro, ad Alabasta, nella sabbia del deserto e nella polvere sollevata dai guerrieri a cavallo, tra le urla e il sangue che scorre e sporca le strade – perché lo sa, che quello sarà il suo futuro, per quanto desideri con ogni cellula del suo corpo evitare ogni spargimento di sangue inutile – una parte di sé è ancora lì, su quella nave pirata un po’ sgangherata, con un equipaggio un po’ folle a cui si è già affezionata. E allora i suoi pensieri vanno ai due ragazzi abbracciati sul pavimento, profondamente addormentati: c’era qualcosa, nelle loro espressioni, che soltanto adesso la principessa riconosce – ed è qualcosa che non vedeva da tanto tempo e che, ironia della sorte, ha ritrovato su una nave pirata.
Bibi sorride, stringendosi nelle spalle per difendersi almeno un po’ dal vento freddo che ha iniziato a soffiare, lo sguardo perso a osservare quel cielo stellato – e lo ha capito, finalmente. Ci sono voluti Zoro e Sanji addormentati in quella minuscola palestra per farle capire che la casa è dove si trova il suo cuore, per quanto strana possa essere. E forse sulla Going Merry non riuscirà a trovare un pezzo di Alabasta, ma il suo cuore appartiene già a quella banda scalmanata di pirati, così come appartiene alla sua terra.
E per questo osserva il cielo, sorridendo:quelle stelle magari sono mute, ma la guideranno verso casa, e allora sarà la sua stessa voce a portare la notizia del suo arrivo.
 
 
 

Angolo autrice

La Five Days ZoSan è finita da mo’, ma io sono ancora qui. Quindi, o sono tremendamente ritardataria io, o il tempo passa troppo in fretta voglio un Tardis
Comunque, anche se l’iniziativa è conclusa – e io, a causa di vari imprevisti e studio, non sono riuscita a pubblicare tutti e cinque i giorni – ho deciso di pubblicare lo stesso tutte le storie che mi ero prefissata, anche se arriveranno con un po’ tanto ritardo.
Comunque, anche questa volta ZoSan appena accennato, dal punto di vista della principessa Bibi durante il tragitto tra Little Garden e Drum, perché ho scoperto che mi piace tantissimo descrivere la loro relazione da parte di occhi esterni, come devono sembrare alla ciurma e a coloro che li circondano – e quindi dopo la loro fedele nave, ecco a voi uno dei membri straordinari della ciurma che più adoro, Bibi!
A dir la verità non mi convince nemmeno un po’, anzi; l’ho scritta di getto anziché studiare filosofia e ne è venuto fuori un qualcosa a metà tra l’introspettivo e il malinconico, il cui tema principale è la nostalgia di casa, che su una nave pirata è l’ultima cosa a cui devi pensare.
E quindi niente, ne è uscita questa cosa di nemmeno due pagine di word che non è nemmeno così tanto ZoSan, piena di licenze poetiche – perché non sono sicura di ricordare bene se sulla Merry Zoro aveva una stanza adibita a palestra e nemmeno se Bibi potrebbe mai comportarsi in questo modo: d’altronde a sedici anni era infiltrata già da due nell’organizzazione criminale che voleva prendere possesso del suo paese, quindi non so quanto possa essere realistico questo comportamento. Però l’headcanon di Zoro e Sanji che dormono abbracciati mi piaceva troppo – e quanto sono teneri quei due? – e avrei voluto anche aggiungere qualcosa sulle cicatrici di Zoro e su un Sanji troppo preoccupato, ma sarà per un’altra volta *I promise* (e anche di Bibi che lo sa prima di tutti gli altri e non dice niente, ma che sotto sotto li shippa, perché sì.)
Grazie a tutti coloro che hanno recensito (giuro che vi rispondo appena riesco, davvero), e per la pazienza per essere arrivati fin qui!
E niente, credo che l’essere andata a OOC qui sia più che un timore, fatemi sapere se ci sono errori di ortografia o altro – e nel caso la cesta di pomodori marci è da quella parte, grazie.
Ah, e preparatevi alle Au, lì ce ne sarà da divertirsi *risata malvagia*
Tikal 
   
 
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