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Autore: Jules_Weasley    08/10/2015    10 recensioni
Siamo nel Post Seconda Guerra Magica, qualche anno dopo la caduta di Voldemort: Hermione, tornata da un viaggio di qualche mese, bussa al negozio del vecchio Ollivander, con una richiesta molto strana. La sua vita non è come la vorrebbe e la guerra le ha fatto realizzare che ha una sola possibilità di essere felice, e non la vuole sprecare facendo quello che è opportuno o che ci si aspetta da lei. Ora, di nuovo in Inghilterra, decide di virare la rotta ed imparare a creare qualcosa con le proprie mani le farà riscoprire le piccole grandi gioie dell'esistenza. In tutto ciò dovrà anche fare i conti con una vita sentimentale... movimentata. Che fine ha fatto Ron? E quale sarà il ruolo di Fred nella sua vita? E quale sarà quello di Malfoy? Questa storia sarà una Fremione o una Dramione? O semplicemente la storia di una ragazza che cerca il suo posto nel mondo? Queste sono le domande, la risposta è la storia...
Genere: Angst, Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Fred Weasley, Hermione Granger, Olivander | Coppie: Draco/Hermione, Fred Weasley/Hermione Granger, Harry/Ginny
Note: OOC | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Da Epilogo alternativo
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CAPITOLO TREDICI – Ciao, Granger!



Quel lunedì mattina la strega era entrata allegra nel negozio, sorridendo al fabbricante di bacchette; aveva lavorato a capo chino e in silenzio per tutto il giorno, eseguendo qualsiasi compito le affidasse.

Solo nel primo pomeriggio si era concessa di rivolgergli la parola, per fargli una domanda che le ronzava in testa dall'esatto momento in cui lui aveva accettato di lasciarle ricoprire il ruolo di apprendista. Diede in un piccolo colpo di tosse, ma l'uomo non diede segno di averla udita, concentrato su una bacchetta di sorbo che si rigirava tra le dita.

"Signore" Hermione attirò l'attenzione di Ollivander.

"Mh" mugugnò in risposta, senza neppure sollevare la testa dal lavoro. Effettivamente, la strega non si era soffermata bene sul come porre la domanda, perciò optò per la via diretta, che, quasi sempre, è la migliore.

"Per quale ragione mi ha preso a lavorare qui?". Il vecchio fabbricante si bloccò improvvisamente e sollevò il capo.

"Me lo hai chiesto tu..." rispose.

"Intendo, la vera ragione" specificò Hermione. "Lei è il migliore bacchettaio che esista – e non parlo del Regno Unito" affermò con sicurezza. Non lo stava adulando, anche perché non ce n'era alcun bisogno, visto che era già abbastanza presuntuoso.

"In tutta la sua carriera, non ha mai voluto nessuno. Perché ha accettato me? Doveva per forza averci pensato prima della mia richiesta, o non avrebbe capitolato così in fretta". L'altro continuava a scrutarla, con la fronte aggrottata, senza interromperla.

"Anzi, probabilmente non avrebbe capitolato e basta" aggiunse decisa.

Sembrava proprio che Hermione avesse concluso, così Ollivander tornò a soppesare la bacchetta – circa undici pollici – tra le sue mani, con sguardo critico.

Si tolse gli occhiali da dietro i quali stava esaminando il sorbo, e poggiò entrambi gli oggetti sul bancone; lanciò uno sguardo penetrante alla strega di fronte a sè, prendendo un respiro prima di parlare.

"Immagino" iniziò con voce profonda, "di averlo fatto a causa di Tu-sai-chi".

Ogni volta, Hermione si stupiva nell'osservare che le persone – perfino ora che era morto e sepolto, ridotto a un mucchietto di polvere per opera di Harry Potter– tendevano a non chiamarlo semplicemente Voldemort. Decise di soprassedere su quel punto, senza criticare l'appellativo con cui aveva indicato il più famoso Mago Oscuro di tutti i tempi.

"Cioè?" chiese invece.

"Essere suo prigioniero per un anno" – e qui emise un sospiro, probabilmente ricordando le segrete di Villa Malfoy – "mi ha fatto capire che non sono indistruttibile. Insomma... se fossi morto in quel momento, per mano di Tu-sai-chi, i sigilli su questo negozio sarebbero stati perenni; e magari la mia bottega sarebbe stata sostituita da Forniture per il Quiddich e altri sport idioti".

Hermione rise tra sè e sè: anche lei non era particolarmente tifosa di Quiddich, perciò non aveva intenzione di protestare (come di sicuro avrebbero fatto a gran voce Harry, Ginny e tutti i membri della famiglia Weasley).

"Probabile" confermò.

"Nessuno si sarebbe preoccupato di portare avanti ciò a cui ho dedicato l'esistenza" riprese indicando con gesto teatrale il negozio e le miriadi di bacchette sugli scaffali polverosi.

"Sarebbe sbagliato tenermi tutto per me, Hermione, senza nessuno che possa sostituirmi alla mia morte – non fare quella faccia, prima o poi morirò anch'io..." disse vedendo la ragazza incupirsi.

Si era affezionata a quel vecchio scorbutico; non voleva sentirgli dire certe cose, sebbene fosse stupido da parte sua, perché era ovvio che sarebbe successo.

"La ricerca di una vita andrebbe buttata, per colpa del mio stupido orgoglio. Un vero peccato, non trovi?" chiese con sorprendente leggerezza.

"Il suo ragionamento non fa una piega" commentò.

"Lo so, i miei ragionamenti non sono mai fallaci" ribattè soddisfatto. "Ora vuoi lasciarmi lavorare in pace, o hai intenzione di importunarmi ancora?" disse brusco, inforcando gli occhiali in fretta e riprendendo ad esaminare la bacchetta incriminata.

Hermione sorrise – ormai non la stupivano più quei repentini sbalzi d'umore– e si chinò sul crine di unicorno che stava analizzando.

Il pomeriggio trascorse quietamente, finchè un gufo urgente bussò alla porta del negozio, richiedendo attenzione immediata.

Più che altro, una volta entrato, cominciò a beccare all'impazzata l'indice e il pollice di Ollivander, senza lasciargli altra possibilità oltre a quella di affrettarsi ad aprire la missiva.

Proveniva dalla sorella dell'uomo, che gli chideva di recarsi immediatamente da lei per risolvere un problema alla bacchetta.

"Scrive che la bacchetta è impazzita" la informò. "Vola da sola in aria e lancia scintille rosse che distruggono gli oggetti in casa con esplosioni fragorose".

"Oh, Godric!" esclamò Hermione. "E cosa si fa in questi casi?" domandò angosciata, neanche fosse casa propria che stava crollando in pezzi a causa di una bacchetta andata in tilt.

"Te lo spiegherò un'altra volta, ora non ho tempo; devo andare a darle una mano" annunziò, come se reggesse sulle spalle il peso del mondo.

"Posso fidarmi a lasciarti il negozio per stasera? Quando te ne vai, chiudi la porta con l'incantesimo che sai" ordinò, guardandosi intorno con circospezione, come se fossero spiati da qualche nemico mortale.

"Stia tranquillo" rispose prontamente.

"A domani Hermione" la guardò con i suoi occhi argentati per poi Smaterializzarsi frettolosamente. Fissò per un attimo il punto in cui Ollivander era sparito, poi si rimise silenziosamente al lavoro, conscia e felice che quella fosse l'ennesima prova di fiducia da parte dell'uomo.





L'apprendista udì un tintinnio provenire dalla porta, segno che qualcuno stava entrando nella bottega di Ollivander. Ma chi poteva essere, a quell'ora di sera?

"Siamo chiusi!" annunciò meccanicamente, sollevando poi la testa dalla confezione che stava realizzando con cura maniacale, per la nuova bacchetta di una cliente.

Il sorriso che rivolse al mago ritardatario le morì sulle labbra all'istante, non appena vide di chi si trattava. Non poteva credere ai propri occhi.

Un giovane uomo dal portamento nobile e dal fiero profilo aristocratico le stava di fronte, l'espressione imperturbabile.

Indossava un completo scuro molto elegante – e probabilmente molto costoso – che aveva tutta l'aria di essere stato cucito su misura. Due occhi grigi e beffardi la squadravano senza fretta, ma con una certa insistenza. Il giovane si passò con disinvoltura una mano fra i capelli, di un biondo quasi argenteo.

"Ciao, Granger" esordì, un lieve ghigno a incurvargli le labbra – lo stesso che Hermione aveva visto almeno un migliaio di volte, a scuola.

"Ti trovo bene".

Lei era attonita; continuava a sbattere le palpebre senza sosta e ad aprire e richiudere la bocca, senza emettere alcun suono. Doveva sembrare sveglia quanto una triglia marinata.

"In questi casi, educazione vorrebbe che tu dicessi qualcosa come: Anche io ti trovo bene! oppure Bel completo, ti sta d'incanto!" continuò senza smettere di fissarla con un sorrisetto fastidioso.

A quel punto Hermione si riscosse da quello stato catatonico, riuscendo finalmente a mettere in moto gli ingranaggi del proprio cervello. La sua voce uscì leggermente gracchiante, ma sicuramente più ferma di quanto non si aspettasse.

"Salta i convenevoli, Malfoy" fece spiccia, "e dimmi che ci fai qui".

Non vedeva Draco Malfoy da anni; per quanto ne sapeva, poteva essersi trasferito a Timbuctù. Non lo vedeva, per la precisione, dal loro ultimo anno di scuola, il settimo.

Lord Voldemort era stato sconfitto e lei aveva pensato bene di completare la sua istruzione magica a Hogwarts, benchè Harry e Ron avessero deciso di non continuare, ritenendola una perdita di tempo*. Ma Hermione no, lei doveva a tutti i costi ottenere i suoi M.A.G.O.

Non importava che avesse sconfitto Voldemort, nè che fosse acclamata come un'eroina da tutto il mondo magico. Harry aveva frequentato il corso di addestramento per Auror senza avere il diploma, e Hermione avrebbe potuto fare altrettanto, ma voleva concludere il ciclo di studi che aveva intrapreso.

Con sua enorme sorpresa, tra coloro che avevano fatto ritorno sui banchi di scuola, sfidando le inimicizie e la – peraltro giustificata – cattiva fama, c'era stato anche Draco Malfoy.

Lo conosceva abbastanza da sapere che se era lì a quell'ora – e per giunta nient'affatto stupito di vederla dietro il bancone di un fabbricante di bacchette – doveva essere un attacco premeditato. In effetti era piuttosto curiosa di scoprire il motivo di quella visita, ma lui pareva intenzionato a tenerla sulla graticola.

"La mia bacchetta di biancospino ha bisogno di una revisione" dichiarò, falso come una moneta da tre pound. Lei fece una risata forzata.

"Ah Ah Ah, certo" rispose. "Ritenta, Malfoy, perché non è il motivo reale". Il ragazzo si aggiustò una manica della giacca – come se il vestito non spiombasse perfettamente addosso al suo corpo magro.

Tutta scena, come sempre.

"Perché pensi che io sia in malafede?" chiese con espressione innocente.

Hermione lo guardò quasi divertita, pensando che se non l'avesse conosciuto come lo conosceva, le sarebbe sembrato sincero, bravo com'era a mentire. Ma si dava il caso che lo conoscesse eccome: era stata la sua nemesi, più o meno. Più sua che di Harry, che poteva vantarne una peggiore, rispondente al nome di Lord Voldemort.

Questa scena è ridicola, pensò Hermione.

Malfoy/Granger.

Purosangue/Sanguesporco.

Serpeverde/Grifondoro.

Mangiamorte/Paladina della giustizia.

"Io non lo penso" ribattè con veemenza. "Io lo so!".

"Va bene, ma ho chiesto come lo sai" flautò lui, algidamente mieloso.

"Lo so perché tu sei sempre in malafede*" rispose, gelida.

"D'accordo" ammise, "sono passato a vedere come se la cava Miss Perfettini*" replicò guardandosi intorno – esaminava il luogo con aria di stentata sufficienza.

"Come sapevi di trovarmi qui?" domandò, cercando di non dare a vedere tutta la curiosità che albergava in lei. Draco si produsse in un ghigno soddisfatto – segno che lo sforzo di Hermione era stato piuttosto vano.

Anche a Draco, anni e anni (più che altro l'ultimo) avevano insegnato abbastanza sulla Sanguemarcio Granger. Se aveva una pecca, quella era la curiosità, benché temperata dalla proverbiale saggezza della ragazza.

"Non c'è voluto molto" e scrollò le spalle. "Mi è bastato farti pedinare da un ragazzino" era quasi esultante, sebbene cercasse di darsi un contegno.

Ad Hermione venne in mente un bambino di dieci o undici anni che un paio di giorni prima sembrava molto interessato ai suoi spostamenti.

"So anche" riprese il biondo, "che non vivi più con Ron Weasley".

"Ma che bravo, Malfoy!" la strega battè le mani in un gesto sarcastico. "Sherlock Holmes sparisce di fronte a te!" commentò ironica.

Draco, ovviamente, non capì il riferimento al noto investigatore della letteratura babbana e inarcò un sopracciglio, chiedendosi cosa diavolo la Granger stesse blaterando, decidendo poi che non aveva alcuna importanza. Si strinse nelle spalle e prese a fare su e giù per la bottega, senza guardarla in faccia.

Quell'atteggiamento – un misto di boria e disinteresse – irritava Hermione più di qualunque altra cosa, ed era certa che Malfoy lo utilizzasse apposta per esasperarla.

"Sarei davvero felice di passare la serata qui con te" disse con una buona dose di sarcasmo, "ma sfortunatamente non è possibile. Devo chiudere io il negozio, dato che Ollivander non è presente".

Draco si voltò a guardarla, e sembrò che si rendesse conto in quel momento della sua esistenza. Hermione dovette sforzarsi per non Schiantarlo con una bacchetta a caso: lì dentro aveva solo l'imbarazzo della scelta.

"Quindi" riprese con calma, "vedi di andare al sodo!".

Per la prima volta nella serata, Malfoy sembrò sul punto di vacillare dai suoi propositi – qualunque essi fossero – ma poi riprese il contegno gelido di sempre, e parlò con voce distaccata.

"È un po' di tempo che penso a te, Sanguesporco". Hermione, senza alcuno sforzo, ignorò l'appellativo – ennesima provocazione – e ribattè:

"Ma davvero, Purosangue?" il tono fintamente zuccheroso.

Draco la trapassò con uno sguardo e si ravviò i capelli, in un gesto abituale quanto vanesio.

"Ho una richiesta" disse serio. "Ma devi ascoltarmi fino alla fine, senza interrompermi con le tue saccenti pedanterie" suonava più come un ordine che come una richiesta.

Quel tono non la entusiasmava, ma era davvero troppo curiosa di sapere ciò che aveva da dire.

"Ti ascolto" rispose decisa, incrociando le braccia. Il volto di Malfoy si distese lievemente, ma ancora non si decideva a parlare.

"Sto aspettando, Malfoy" fece presente.

Vide ingentilirsi i tratti di Draco, e un sorriso comparve sul volto del ragazzo. Seppe che non stava per mandarle frecciatine o battute sarcastiche. Era un sorriso sincero. L'aveva visto raramente sulla faccia di Malfoy, ma sapeva riconoscerlo.

"Vieni a cena con me?" la gentilezza insolita nel tono la spiazzò letteralmente, e fece sì che Hermione non replicasse come avrebbe dovuto, ovvero: "no, grazie".

"Sì" rispose invece, senza alcuna esitazione.

Prese il cappotto e uscì nel freddo serale insieme al Serpeverde, Purosangue, ex Mangiamorte Draco Malfoy.








NOTE AL CAPITOLO*


1) Su Harry Potter Wiki o in non mi ricordo in quale altro sito di sfigati patiti di Harry Potter (in realtà è anche possibile fosse Wikipedia) ho appreso che Hermione pare sia l'unica del fantastico trio che ha ritenuto opportuno tornare a Hogwarts per il settimo anno.

2) Il cognome Malfoy pare che derivi dal francese, e significhi proprio malafede.

3) Rita Skeeter chiama Hermione Miss Perfettini ne 'L'ordine della Fenice', e in effettiva penso che si adatti molto a lei (con il mio immenso amore per Hermione).




ANGOLO AUTRICE


Hello gente,

Questo capitolo è corto perché volevo finisse qui. Posterò presto, lo prometto. Draco è riapparso, e il suo rapporto con Hermione non sembra esattamente quello che ricordiamo dai libri. So che siamo in una ff e che in molte storie loro hanno rapporti strani anche tipo al quinto anno, ma non mi va di fare cose senza spiegazioni, quindi i riferimenti al fatto che durante il settimo anno (in cui Harry e Ron non erano presenti) le cose siano cambiate, ci sono, come avete notato. Era qualcosa con cui Hermione non aveva previsto di doversi confrontare di nuovo.

Il prossimo capitolo riprenderà esattamente da dove li abbiamo lasciati, a questa serata, e quindi a cena insieme. Da ora, le carte in tavola si mischiano parecchio :)

Baci a tutti,


Jules :*

  
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