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Autore: TheDoctor1002    08/10/2015    4 recensioni
Artemis conosce il mare. Lo ha solcato in lungo e in largo quando era in marina, vi ha disseminato terrore una volta cacciata e ancora oggi, dietro l'ombra del suo capitano, continua a conoscerlo.
Il suo nome è andato perduto molti anni fa: ora è solo la Senza-Faccia. Senza identità e senza peccati, per gli altri pirati è incomprensibile come sia diventata il secondo in comando degli Heart Pirates o cosa la spinga a viaggiare con loro. Solo Law conosce le sue ragioni, lui e quella ciurma che affettuosamente la chiama Mama Rose.
Ma nemmeno la luce del presente più sereno può cancellare le ombre di ciò che è stato.
Il Tempo torna sempre, inesorabile, a presentare il conto.
"Raccoglierete tutto il sangue che avete seminato."
//
Nota: trasponendola avevo dimenticato un capitolo, quindi ho riportato la storia al capitolo 10 per integrarlo. Scusate per il disguido çuç
Genere: Azione, Guerra, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Corazòn, Donquijote Doflamingo, Eustass Kidd, Nuovo personaggio, Pirati Heart
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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Capitolo 5: "I live, I die, I live again."

Artemis sentì il terreno farsi molle sotto i suoi piedi e vide Inazuma sfrecciare accanto a lei e Luffy, tagliando il selciato come fosse seta impalpabile.
Il ragazzino le rivolse uno sguardo perplesso e la Senza-faccia rispose sorridendogli, dimenticandosi di aver il volto coperto.
"Fidati dell'Uomo Forbice, Wonder-boy: arriverai in men che non si dica!"
La ragazza alzò lo sguardo verso l'imponente patibolo, dove altri soldati stavano raccogliendo le armi che i boia svenuti avevano lasciato cadere.
"Bastardi, non demordono." Borbottò tra sé, per poi rivolgersi al suo compagno. 
"Segui il ponte di Inazuma e butta giù chiunque cerchi di farti fuori, okay? Ci vediamo su!"
Sollevò indice e medio in un rapido cenno di saluto e accelerò, attraversando come fosse un fantasma uno sbarramento di Marines e proseguendo nella sua corsa fino alla vetta.
I soldati presero a tastarsi la pancia con un'espressione sconvolta dipinta sul volto, quasi si aspettassero di trovarsi la Senza-faccia appiccicata alle uniformi impolverate, il che fornì a Luffy un ottimo diversivo, facendo sì che il Gatling Gun potesse usufruire anche dell'effetto sorpresa.
"Che forza!" Rise il ragazzino, osservando la sua compagna poco più avanti "Sembra quella strana tizia di Thriller Bark! Oi, Senza-faccia! Entra nella mia ciurma quando avremo finito con questa storia!"
Artemis finse di non sentire mentre, pochi metri davanti a lei, le lame della ghigliottina tornarono a levarsi sopra il collo di Ace.
Nonostante tutto, il condannato sembrava ignorare la sua situazione, gridando a suo fratello di salvarsi.
"Stà zitto, Fiammella!" Gli gridò lei, attirando la sua attenzione "È venuto fin qui per te, dovresti sapere che non mollerà proprio adesso. Per la miseria, ragazzo, e dici di essere il suo fratellastro?!"
Sengoku, che fino a quel momento l'aveva ignorata, le rivolse uno sguardo sorpreso dal suo podio, appena dietro il palco.
Dall'espressione sul suo viso, sembrava  avesse udito quelle parole direttamente dal mondo dei morti.
"Possibile?" 
Si chiese per un istante, cercando di ricordare in quale altra occasione potesse aver sentito quella voce, a quale altro viso potesse essere associata.
Non gli veniva in mente alcuna alternativa.
Solo un nome risuonava nella sua mente, un'ipotesi impossibile, priva di ogni significato, eppure la soluzione più ovvia a quell'enigma.
"De La Rose?"

-//-//-//-

Quando gli fu concesso di entrare nei giardini di Marijoa, scoprì con sua sorpresa che non era il solo ad essere stato convocato.
I freddi sguardi degli Astri di Saggezza si posarono su di lui e non poté negare di sentirsi vagamente intimorito: garantire per una traditrice del genere era nella maggior parte dei casi il più veloce metodo di guadagnarsi un posto sulla forca al suo fianco.
Sengoku lo sapeva bene, non sarebbe stato il primo a fare una fine del genere.
Poteva contare sulle dita di una mano i suoi sottoposti per cui avrebbe compiuto un gesto simile e Artemis De La Rose era, per sua immensa fortuna o sfortuna, tra questi.
"Figure simili ci fanno comodo, finché sono nostre alleate, ma sono un'arma a doppio taglio." Rifletteva tra sé, avvicinandosi al padiglione dove era atteso "E pensare che non è neppure Fruttata. Siamo veramente agli sgoccioli, se una comune ragazzina può  mettere a soqquadro l'ordine mondiale con un paio di scartoffie."
Ma Artemis non era poi così comune, dopotutto.
La sua memoria era formidabile e le sue ricerche impeccabili.
Non importava quanto losca o delicata fosse una questione, avrebbe saputo ottenere tutte le informazioni del caso nel modo più discreto possibile.
Girava voce che avesse una rete di informatori talmente fitta da estendersi in lungo e in largo in tutta la Grand Line.
Erano pur sempre dicerie di poco conto, ma talvolta Sengoku non poteva fare a meno di pensare che ci fosse un fondo di verità.
"Chi sospetterebbe di un semplice comandante, dopotutto?"
Artemis era seduta su una sedia scura, di fattura elegante, posizionata davanti al salottino dove il Gorosei era riunito.
Teneva lo sguardo basso, quasi fosse stata una scolara poco disciplinata.
Era forse vergogna, quella sul suo volto?
Se Sengoku non l'avesse conosciuta, avrebbe detto di sì.
Più probabilmente, si stava solo maledicendo per essersi fatta beccare.
Non alzò il viso nemmeno quando il Grand'Ammiraglio le si affiancò, anzi, cercò di nascondere ancora di più il suo sguardo dietro le corte ciocche di capelli grigi.

"Accetta la nostra proposta e ti sfileremo il cappio dal collo" fu l'offerta dei Cinque Astri di Saggezza.
E cosa poté fare lei, se non accettare?
Sengoku in quegli anni fu il suo protettore, per quanto poté, ma non aveva abbastanza potere sul Governo, che, come la triade delle Parche, teneva stretto tra le dita il filo della sua giovane esistenza.
"Per quanto ancora durerà questa missione?" Chiedeva Artemis, la cui voce era sempre più cupa ad ogni comunicazione. "Perché il Gorosei dice che non è mai abbastanza?"
I suoi rapporti erano sempre curati in maniera quasi maniacale, traboccavano di nomi e traffici, avrebbero potuto mettere in ginocchio metà degli stati del Nuovo Mondo, se fossero stati sfruttati come si deve.
"Finirà. Presto o tardi finirà." rispondeva lui.
E cos'altro poteva dire, dopotutto?
Nemmeno Sengoku aveva idea di quanto il Gorosei l'avrebbe tenuta lì. Probabilmente, il tempo necessario a spezzarla.
Quel giorno arrivò dopo sette anni.
Artemis abbandonò all'improvviso la sua posizione, sparendo per mesi e mettendo in allerta perfino la Chiper Pol.
Quando la ritrovarono, di lei non era rimasto che un cadavere.
O meglio, le tracce di un cadavere: solo poche macchie di sangue sulla neve.
Quasi certamente, dissero, era sparita nei traffici che coinvolgevano un temuto pirata le cui armate erano costituite da non-morti invulnerabili.
Quando l'aveva saputo, Sengoku si era tremendamente dispiaciuto per lei.
E come poteva non esserlo, sapendo che nemmeno dopo la morte sarebbe stata libera?

-//-//-//-

"Accelerated Timelapse!"
Ace sollevò la testa di scatto, rivolgendo prima uno sguardo alla mano che aveva fermato entrambe le spade, poi alla maschera che copriva il volto della donna davanti ai suoi occhi.
Il figlio di Roger sorrise, lieto di vedere che il suo fratellino non era solo e che gli alleati che aveva scelto erano potenti e leali.
"Meccanico? Sei davvero tu?" Chiese lui.
"Salute, Portgas! Fa piacere vederti tutto intero."
Artemis alzò subito la testa, sembrava rivolgersi direttamente al Grand'Ammiraglio alle spalle del condannato.
"Non avete sentito cos'ha detto quel ragazzino laggiù?" Ribadì lei, stringendo le dita sulle lame, sbriciolandole come fossero fatte di sabbia "Fermatevi."
Il boia alla sua destra sfilò un guanto e strinse appena il pugno.
Quando lo riaprì, aveva sul palmo una chiave di cera bianca e, pochi istanti dopo, Ace era libero dall'agalmatolite che bloccava i suoi poteri.
"Ottimo travestimento, Mr Three." Si congratulò Artemis, spingendo con nonchalance l'altro soldato oltre il bordo del palco "Mai pensato al teatro? È una carriera promettente. Dà parecchie soddisfazioni, ho sentito dire.
"Ace!" Gridò una voce alle loro spalle, stavolta velata di una gioia che lei non avrebbe mai neppure immaginato.
Portgas sorrise, voltandosi verso Mugiwara e ricambiando il suo abbraccio.
"Quando ti metti in testa un'idea non c'è davvero modo di fermarti, non è così, Luffy?"
Uno spettacolo di fiamme illuminò il cielo cupo di Marineford e la buona novella si sparse rapida come un fulmine, passando di bocca in bocca fino a raggiungere Barbabianca, che ancora torreggiava sulla piazza: "Ace è libero, la guerra è vinta!"
A quelle parole, perfino il viso severo dell'Imperatore si illuminò di un sorriso.

Per un istante, Artemis ci aveva creduto.
Aveva creduto che fosse possibile un minimo, infinitesimale errore in quell'eterna serie di Eventi Fissi.
Dacché aveva preso a seguire Luffy, l'uomo dei miracoli era riuscito a lasciarla piacevolmente sorpresa più di una volta, prendendo sempre la scelta meno ovvia e giocandosi la vita isola dopo isola.
Per quanto la situazione potesse volgere al peggio, nessuno poteva rimescolare le carte in tavola come faceva lui.
La piazza sembrava terribilmente più ampia, ora che dovevano fuggire.
Sengoku aveva opposto una resistenza talmente debole da far sorridere Artemis, ma le navi erano ancora paurosamente lontane e quasi tutti gli Shichibukai erano entrati in campo.
Lei fece cenno ai due fratelli di andare mentre, aguzzando gli occhi, poteva scorgere delle vele scure che prendevano il posto del candore di quelle della marina, appena oltre l'esercito di Armi Umane di Vegapunk.
"Ma non è così che funziona, dico bene? È ancora troppo facile."
Appena vide Ace avvicinarsi alla ressa, scese per seguirlo più da vicino, in modo da coordinare gli uomini e permettere a quante più persone di scappare.
Non vide nemmeno arrivare il colpo.
All'improvviso sentì un brivido di dolore che iniziava a diffondersi dalla sua gabbia toracica, come se la gravità avesse preso a giocarle un brutto scherzo e si fosse concentrata poco sotto il suo cuore.
Si sentì sbalzata da terra e il suo corpo colpì più volte il selciato, prima di arrestarsi a diversi metri di distanza.
"Senza-Faccia!"
Non riuscì a distinguere se la voce fosse di Luffy o di qualcun altro, nel dubbio gridò un "Proseguite!", sebbene le costole le facessero terribilmente male anche solo respirando.
Sputò a terra un grumo di sangue e si rese così conto del fatto che la metà inferiore della maschera era andato distrutto insieme alla lente sinistra. La falce le era sfuggita di mano e aveva finito per impiantarsi nel terreno per una buona metà della lama.
"Oooh, Senza-faccia." Sospirò pigramente una voce poco distante "Ho aspettato così tanto per incontrarti. Aanche se mi aspettavo qualcosa di piùùù da te, ad essere onesti."
"Kizaru" ringhiò lei con un sorriso, facendo perno sulle braccia per sollevarsi "quale onore. Mi dispiace non essere stata alle Sabaody qualche giorno fa, penso ci saremmo divertiti."
"Oooh, è questo che vuoi? Dopotutto il nostro incontro è stato solo rimandato. Quale posto migliore di un campo di battaglia per sfidarsi?"
Artemis lanciò uno sguardo verso il limite della piazza, vedendo che Ace e Luffy continuavano a procedere spediti.
"Correte più del vento, voi due."
"Già, hai ragione." rispose lei, cercando di sembrare salda sulle sue gambe nonostante le ferite riportare "E poi, ora che l'esecuzione è stata annullata, abbiamo tutto il tempo del mondo, no?"
Kizaru sorrise con aria di sfida: la sua avversaria sembrava aver risentito molto del suo primo colpo e, per quanto cercasse di fargli perdere tempo, Akainu e Aokiji sarebbero certamente riusciti a fermare i fuggitivi.
"Basterà molto meno, Signora del Tempo. Non dovresti sottovalutare i tre Ammiragli della Marina."
Puntò l'indice verso di lei e una luce violentissima ne scaturì, attraversandola e finendo per colpire le macerie alle sue spalle.
"Bel tentativo, lo riconosco" rispose Artemis con la voce velata di sarcasmo "ma avrai bisogno di qualcosa in più per liberarti di me."
Con un rapido movimento, cercò di avvicinarsi alla falce, schivando al contempo i colpi di Kizaru il quale, per contro, non sembrava arrendersi al fatto che la sua tecnica non avesse alcun effetto.
"Devo stabilizzarmi su questa linea temporale o non potrò contrattaccare. Inoltre non credo che gli ormoni di Ivankov mi terranno in piedi ancora per molto."
L'ennesimo laser le attraversò il cranio senza che lei riportasse alcun danno.
"Hai intenzione di scappare ancora per molto, Senza-faccia? Ooh, non ti facevo coosì codarda." Borbottò l'Ammiraglio con tono annoiato.
"Non so di che parli" rispose lei "io non vado da nessuna parte. Ti è davvero così difficile ammettere che nemmeno i tuoi colpi mi scalfiscono?"
"Ooh, tu dici? Se i miei colpi non ti scalfiscono, non vedo ragione di sfruttare altre linee temporali come trincea."
Quelle parole bastarono a cancellare ogni traccia dello sprezzante sorriso che aveva attraversato il volto di Artemis fino a quel momento.
Di riflesso, il viso di Kizaru trasudava soddisfazione.
"Esatto, Senza-faccia: conosco il tuo trucchetto. E so anche che appena tornerai tangibile un laser o magari un calcio alla velocità della luce basteranno a toglierti la poca energia che ti resta."
Era vero.
Ormai Artemis era allo stremo, aveva attinto a tutte le forze a cui potesse fare ricorso, ma ora anche quelle erano sul punto di esaurirsi.
"Vi prego, Newkama, portate Luffy lontano da qui."
"Stabilizzarmi? E perché dovrei? Per far sì che tu mi colpisca?"
"Ooh, ancora ti ostini a bluffare? Deevi farlo perché altrimenti morirai. Ad ogni colpo che schivi le tue condizioni peggiorano, non ci vorrà molto prima che ti accasci al suolo priva di forze. I miei laser possono continuare all'infinito, tu per quanto ancora resisterai?"
Con riluttanza, Artemis tornò nella sua forma tangibile, facendo sorridere l'Ammiraglio.
Rivedere completamente un piano che era sempre stato una garanzia era un'impresa talmente ardua da sembrare impossibile.
L'unica soluzione era mettere la sua vita nelle mani del suo istinto, pregando di far guadagnare a Luffy abbastanza tempo.
Pulì con il dorso della mano un sottile rivolo di sangue che aveva preso a colarle lungo il profilo della bocca e aspettò la mossa di Borsalino, che non tardò ad arrivare.
In un battito di ciglia, l'Ammiraglio le si affiancò, caricando un calcio che mirava a colpirla all'altezza della tempia destra.
Artemis alzò gli avambracci, impregnandoli di Haki per resistere al colpo, il quale riuscì comunque a farle sfuggire un gemito soffocato dalle labbra: gli ormoni di cui Iva l'aveva imbottita avevano una durata limitata e ancora di più questo effetto si applicava al corpo di lei, i cui processi rigenerativi erano sensibilmente più rapidi rispetto alla media dei comuni esseri umani.
Rispose con una ginocchiata, bloccata a sua volta in una sorta di cross-counter.
Non poteva tentare che piccoli affondi, per il resto la sua tattica era quella di incassare e difendersi, arrivando ad attaccare direttamente solo quando Kizaru sarebbe sembrato sul punto di perdere interesse nello scontro.
Per quanto poco Artemis facesse ricorso ai suoi poteri, questi andavano esaurendosi e arrivò presto ad avere solo una minima riserva di energia, appena sufficiente per una manciata scarsa di brevi scatti in caso di difficoltà, quattro se era fortunata ed abile a dosare con attenzione il suo potenziale.
"Non sei male come pensavo, Senza-faccia: riesci a farti onore persino in fin di vita." Commentò l'Ammiraglio dopo pochi minuti di combattimento, all'ennesima parata della sua avversaria. "Ma sei di vedute troppo ristrette: io e te non siamo gli unici pezzi sulla scacchiera, ricordi?"
Artemis subito non capì a cosa si riferisse, presa com'era dalla loro tenzone, poi un grido disumano squarciò l'aria.
Era la voce di Luffy, senz'ombra di dubbio.
"Wonder-boy"
Senza nemmeno prendersi la briga di liberarsi dell'Ammiraglio, Artemis sfrecciò verso il punto da cui proveniva la voce, percependo chiaramente il dolore bruciante di un laser sfiorarle la spalla, prima di sparire tra le macerie.

Si catapultò da Luffy, barcollando incerta sulle ginocchia appena il salto temporale la lasciò a pochi metri da lui.
Senza riflettere, prese Mugiwara tra le braccia, ignorando l'immensa sagoma scura di Akainu e il corpo quasi irriconoscibile di Ace, iniziando a correre verso il porto per sfuggire alla lava.
Corse a perdifiato, stringendo Luffy come fosse un bambino: era talmente leggero che si aspettava le sarebbe scivolato dalle mani come carta velina.
Nei suoi occhi non c'era nemmeno il pallido barlume di una luce.
"Andrà tutto bene, Wonder-boy, non temere." Sussurrò ansimando "Ti tireremo fuori da qui, te lo prometto."
A pochi metri da lei, Jimbe fece loro cenno di proseguire: "Portalo in un luogo sicuro, Senza-faccia, vi copro le spalle!"
Dove fosse, un luogo sicuro, lo scoprì solo pochi istanti dopo: vide l'acqua della baia incresparsi e una sensazione simile al panico diffondersi tra i combattenti che ancora si sfidavano.
"Un'altra nave rivestita?!" Esclamò Buggy che, dopo aver raccolto il cappello di Luffy, le si era affiancato "Possibile che Barbabianca non abbia ancora giocato tutte le sue carte?"
"No, quella non è una nave rivestita." Sorrise Artemis con un certo orgoglio nel vedere la familiare verniciatura gialla e il simbolo del suo capitano dipinto sulla fiancata "Quello, clown, è un fottuto sottomarino. Ed è il fottuto sottomarino del mio capitano."

Intorno a lei, percepiva a stento ciò che stava accadendo.
Sentiva il corpo di Mugiwara ancora tra le sue braccia e il suo petto scosso da leggeri tremolii, segno che non aveva smesso di respirare.
Un sollievo ancora maggiore la pervase quando, appoggiando parte del suo peso su una mano, sentì sotto i polpastrelli il legno familiare del ponte del sottomarino.
"Bepo, porta il signor Cappello di Paglia in sala operatoria, non c'è tempo da perdere" ordinò una voce familiare "Shachi, Penguin, aiutate mama-Rose, anche lei ha bisogno di cure urgenti."
Un "Aye, Captain!" venne ripetuto quasi all'unisono da tre voci che Artemis conosceva fin troppo bene e presto si sentì sollevata sia del peso di Luffy che del suo, mentre le braccia dei suoi compagni l'aiutavano a sollevarsi.
Con un sospiro, la ragazza aprì gli occhi e vide davanti a sé Trafalgar, i cui tratti del volto erano appena addolciti da un malcelato sollievo.
"Fermi un attimo, ragazzi" chiese lei, scostandosi con delicatezza dai due pirati.
Constatò presto che riusciva ancora a camminare e, con un movimento quasi istintivo, strinse Law nascondendo il volto contro la sua spalla.
"Trafalgar D. Water Law" sibilò Artemis "Considerati in punizione per il resto dei tuoi giorni."
Lui, sorprendentemente, ricambiò l'abbraccio e sorrise appena.
"Ne riparleremo quando ti sarai rimessa in sesto, okay, mama-Rose?"
Lei annuì e fece per entrare nel sottomarino, quando appena al limite del suo campo visivo ricomparve Borsalino.
"Dottorino, immergetevi prima di subito" ordinò con improvvisa lucidità "Troverò il modo di raggiungervi, ti affido Wonder-boy. Sparite."
"Aspetta, si può sapere che diamine..."
Artemis non riuscì a sentire il resto della frase: usando il parapetto come trampolino, spiccò un balzo in direzione dell'Ammiraglio.
"Fifth Timeshok!"
Il pugno di lei impattò con forza contro lo stomaco di Kizaru, rallentando la sua corsa quanto bastava a permettere alla sua ciurma di scappare.
In quell'istante, le forze la abbandonarono e la gravità prese il sopravvento.
Sentì l'aria sfiorarle i capelli e la schiena mentre iniziava a precipitare verso la piazza, poi le voci sottostanti si fecero nitide, distinguendosi in ovazioni per il Chirurgo della Morte e esclamazioni di rabbia dei Marines.
Lontana, sfuocata, Artemis riusciva ad individuare la sagoma gialla del sottomarino che spariva tra le onde quasi indisturbata.
"Ben fatto, dottorino. Davvero un ottimo lavoro."
Un sorriso pieno d'orgoglio si dipinse sul volto di lei, infine non sentì più niente.

Il caos della battaglia aveva smesso di saturare l'aria grave di Marineford già da diverse ore, ma il luogo in cui si era smaterializzata era lontano dal vero fulcro degli eventi e ancora relativamente sicuro.
Quando iniziò a riprendere conoscenza, si rese conto che il salto temporale non era andato bene e non sentiva più la gamba sinistra né il braccio destro fino all'altezza del gomito.
O, per meglio dire, li sentiva eccome, per quel che restava, e facevano un male cane.
Voltando appena il collo, altro movimento che le provocò diverse fitte, rivolse uno sguardo veloce alla sua destra e vide che l'avambraccio era completamente assente, quasi le fosse stato strappato via a morsi da una bestia feroce.
La pelle e i muscoli sfrangiati erano illuminati di una pallida luce arancione e, seppur lentamente, si stavano ricomponendo, cellula dopo cellula, un frammento dopo l'altro.
Bruciava terribilmente, quasi quella luminescenza fosse una fiamma intenta a consumarla anziché a risanarla.
Appena Artemis percepì la presenza al suo fianco, le sue labbra emisero un sospiro sottile.
"Immagino che Portgas non ce l'abbia fatta, mi sbaglio?"
"Credevo fossi morta" borbottò una voce rude.
"Ti piacerebbe" rispose lei "la mia vecchia pelle è più dura di quanto non sembri. Tuttavia, non è la risposta che cercavo."
"Morto" rispose l'altro "E con lui anche Barbabianca."
"Anche il Vecchio? Come se queste acque non fossero già abbastanza agitate. E Mugiwara?"
"È la domanda che si pone il mondo intero. Non si sa niente di lui da giorni."
"Giorni? È già passato così tanto tempo?" Artemis scrollò appena le spalle "Oh, fa niente, almeno lui dovrebbe essere al sicuro."
"Perchè sei tornata indietro? Cosa ci fai ancora qui?" La domanda fu così inattesa e diretta da spiazzarla.
Lui non era il genere di persona che si preoccupasse per gli altri e, sebbene le sue intenzioni non fossero chiare nemmeno a lei, difficilmente si trovava lì per puro buon cuore.
"Aspettavo" La voce di Artemis, per quanto si sforzasse di sembrare incurante della situazione intera, tradiva la fatica della battaglia.
Con la mano integra, cercò di raggiungere la tasca posteriore degli shorts e prese un pacchetto di carta tanto malandato da sembrare sul punto di dissolversi.
Estrasse una sigaretta e la strinse tra i denti.
"Ti dispiace?" Chiese, alludendo al fatto che fosse ancora spenta.
Quasi con riluttanza, il suo interlocutore sfregò la capocchia di un fiammifero su un frammento di muro poco distante da loro.
"E si può sapere che diamine aspetti in un posto simile?" Chiese, accostando la fiamma all'estremità della cicca e offrendo ad Artemis una soddisfacente boccata di fumo.
Lei si sfilò la maschera, rivolgendole un'occhiata nostalgica: era completamente distrutta, la vernice era scrostata e la stessa base era attraversata da profonde crepe.
La lasciò appoggiata ad un muretto poco distante quasi a monito, come a voler ricordare al mondo che la Senza-faccia a Marineford c'era e, perdio, aveva combattuto e aveva protetto Monkey D. Luffy con la sua stessa vita.
Un leggero fremito scosse le sue spalle quando ridacchiò appena alla domanda che l'uomo seduto accanto a lei le aveva rivolto.
"Che hai da ridere, adesso?" Si lamentò l'altro "Non hai sentito che ho detto? Il vostro piano per salvare Pugno di Fuoco è fallito, il vecchio Newgate è morto e quel bastardo di Teach ha fottuto il Gura-Gura da sotto il naso al mondo intero e tu… cazzo, te ne stai qui più morta che viva a ridere come un'idiota?"
"Perdonami" continuò lei soffocando un'altra risata "È che a volte sei così deliziosamente ingenuo, sei adorabile."
Gli ingranaggi di una pistola scricchiolarono in un'implicita minaccia vicino all'orecchio di Artemis.
"Parla, Senza-Faccia."
"Artemis" lo corresse lei "È il mio vero nome, credevo ti interessasse saperlo. E, per la cronaca, tu stesso mi hai fatto notare che sono qui da giorni. Potresti essere un po' più gentile, dato che se non me ne sono andata prima è stato solo perché aspettavo te, non credi, Eustass-chan?"
   
 
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