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Autore: Serendipity__    08/10/2015    8 recensioni
Quando Daryl decide di assecondare suo fratello Merle e di entrare in quella casa fatiscente che ha scelto tra tante altre, non ha idea che al suo interno troverà una persona in grado di cambiare il suo destino.
Quando Beth decide di nascondersi in quella casa fatiscente, sperando che il suo aspetto malandato faccia desistere eventuali visitatori, non ha idea che presto sarà invece raggiunta da qualcuno che stravolgerà la sua vita già così messa a dura prova.
*Dal testo:*
- Prendila, Daryl!
Il grido di quel Merle era risuonato come uno sparo nel silenzio spettrale e l'aveva raggiunta quando si era trovata già sugli ultimi gradini della scala che portava a pianterreno, convinta ormai di potercela fare ad oltrepassare la porta che le avrebbe permesso di dileguarsi nel buio della notte.
Solo che quella dolce illusione si era frantumata nel momento in cui un braccio le aveva circondato la vita, trattenendola in una presa d'acciaio che non le aveva lasciato nessuna speranza di potersi liberare.
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Beth Greene, Daryl Dixon
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Ciao, innanzitutto voglio ringraziare tutte voi lettrici, silenziose e non, perchè siete sempre numerose nel seguire la mia storia. Ogni volta la cosa mi riempie di gioia e di entusiasmo.
Passando al capitolo di oggi, vi invito a leggerlo dandovi prima questa informazione certa: troverete un indizio importante, qualcosa che magari vi farà saltare su esclamando "ehi, è vero, a questo non ci avevo pensato, e quindi cosa potrà succedere se...". Ovviamente non aggiungo altro, sono curiosa di vedere se lo troverete e se sarà quello giusto. XD
Concludo condividendo con voi questo pensiero: ancora quattro giorni (contando anche oggi) e poi TWD tornerà a farci compagnia.
Io non sto più nella pelle e voi?
Baci
Serena




                                  CAPITOLO  4





- No! No! No! Papaaaaà!

Era stato un grido disperato, insieme ad un agitarsi improvviso, che aveva strappato Daryl dal suo sonno profondo.
- Aiutatelo!
Una mano lo aveva colpito in pieno viso, strappandogli un'imprecazione istintiva, mentre aveva cercato di capire cosa stesse succedendo esattamente intorno a lui.
- No... no... fermatelo!
Qualcuno gli aveva assestato un calcio negli stinchi, strappandogli un'altra imprecazione, quando aveva pienamente realizzato che il suo corpo stava lottando per non farsi sopraffare da un altro.
- Lasciami... vattene!
- Cristo Santo, ma che cazzo...
Una ginocchiata, questa volta volontaria, gli aveva tolto letteralmente il fiato dal momento che lo aveva centrato in pieno nelle parti basse.
- Lasciami!
Il bello era che lui neanche la stava più sfiorando, visto che era riuscito finalmente a rotolare lontano da lei.
- Merda, ragazzina, non urlare!
Con uno sforzo enorme era riuscito a mettersi in piedi e ad aprire gli occhi, il tutto mantenendo un certo equilibrio. Considerato che si sentiva la testa scoppiare, e le palle pure, lo aveva considerato un grandissimo traguardo.
-Non so che cazzo di incubo stavi facendo, ma io non c'entro niente.
Nella luce che le persiane facevano filtrare, era riuscito a metterla a fuoco, incrociandone lo sguardo furioso e spaventato insieme.
- Stammi lontano!
La ragazzina aveva gridato di nuovo, trapanandogli il cervello.
Okay, ora inizio a capirci qualcosa. 
- Stai calma. Non stavo facendo niente, a parte dormire come te.
Le aveva lanciato quella che sperava sarebbe risultata un'occhiata convincente, ma dato lo stato in cui si trovava lei, dubitava che qualcosa le avrebbe potuto far cambiare idea sul perchè fossero stati sdraiati vicino.
D'altronde, pure lui si era ricordato a malapena di essersi buttato sul letto, praticamente ubriaco fradicio, figurarsi lei che si era svegliata da quello che doveva essere stato un incubo, pensando di essere finita in un altro forse peggiore.
- Cristo, ho la testa che mi sta scoppiando.
Era vero, doveva bere qualcosa, qualsiasi cosa, perchè si sentiva anche la gola arsa come se fosse stato nel fottuto deserto per più di un anno. Così aveva afferrato la prima bottiglia che gli era capitata a tiro, prendendo una lunga sorsata di un intruglio dolciastro non bene identificato, dato che l'etichetta era stata ormai sbiadita.
Le due bibite, il pacco di biscotti secchi e le sigarette, erano stati il frutto di un giro di perlustrazione che aveva compiuto in una casa poco lontana dal capanno in cui era solito andare quando aveva bisogno di staccare dagli altri.
- Stai... stai male?
Aveva riportato lo sguardo su di lei, cogliendo adesso un'espressione che non era riuscito ad interpretare: preoccupazione? Paura? Speranza?
Sì, magari sta proprio sperando di vederti crepare davanti ai suoi occhi.
- Ho avuto momenti migliori.
Il sarcasmo con cui le aveva risposto non era stato sufficiente a farla stare zitta, perchè lei era tornata alla carica.
- Sei... drogato?
Oh, cazzo, non ce la posso fare.
- Senti, non avevo voglia di rompermi la schiena sul pavimento, okay? E' l'unico motivo per cui ero su quel letto insieme a te!
Si era accesso una sigaretta, cercando di tenere a bada la sensazione che quegli occhi gli procuravano sempre quando si posavano su di lui.
Che cazzo vuoi da me, ragazzina?
Quella domanda aveva preso a girargli in testa senza sosta dopo la loro discussione della sera prima, quando era tornato dagli altri, finendo con lo sbronzarsi come non aveva fatto più da un bel pezzo e facendo contento suo fratello, che aveva preso a raccontare tutta un' altra serie di stronzate compiute insieme.
- Ho solo un dannato mal di testa, quindi rilassati.
Lei non aveva smesso di guardarlo come se fosse stato sul punto di saltarle addosso, così le aveva dato le spalle, i nervi a fior di pelle.
- Devo andare in bagno.
Cristo, non sopportava nemmeno più quel tono sempre guardingo!
- Sai dov'è, non hai bisogno di nessun permesso per andarci.
Aveva sentito le molle del letto cigolare e poi dei passi leggeri, che lo erano diventati anche di più quando era passata dietro di lui per raggiungere la porta, tanto che per un attimo aveva avuto la tentazione maligna di voltarsi e farla spaventare.
Dai, fratellino, falle buh! Facciamoci due risate con la bambolina!
La voce di Merle gli era rimbombata in testa, proprio come se fosse stato lì con lui, pronto a divertersi come aveva sempre fatto con quelli che prendeva di mira.
- Quando torni, se vuoi mangia qualcosa, perchè poi andiamo fuori.
Forse darle quella notizia era stato peggio che non farle quel "buh" immaginato, perchè l'aveva sentita trattenersi sulla porta.
- Fuori dove?
Odiava sul serio sentirla sempre così sulle spine, tanto che aveva reagito malamente.
- In qualche centro commerciale a fare shopping, no? Magari ci troviamo pure le tue amiche.
Sarcastico, Daryl si era voltato verso di lei, maledicendosi subito per averlo fatto non appena aveva incrociato il suo sguardo ferito da quella cattiveria gratuita.
- Torniamo a fare un giro dove ti abbiamo trovata.
Okay, ti sei bevuto il cervello, oltre a tutto il resto che hai buttato giù ieri sera.
Non c'era stata altra spiegazione per quell'idea che era venuta fuori da dove non lo sapeva nemmeno lui, dato che aveva avuto intenzione di andare a caccia sino a cinque secondi prima.
- Perchè?
Non aveva avuto una risposta da darle, o meglio, nessuna che avesse voluto condividere, perchè lui per primo era stato sottosopra per la direzione che avevano preso i suoi pensieri, così le aveva voltato di nuovo le spalle, facendole capire che la conversazione finiva lì.
Hai pensato davvero che vuoi darle la possibilità di recuperare le sue cose, sempre ammesso che avesse qualcosa con sè?
Ecco quello che gli era venuto in mente nel vederla lì sulla porta con quell'aria sperduta.
Sì, cazzo, mi sono proprio bevuto il cervello.
Merle non avrebbe preso bene quella sua nuova uscita solitaria, ma del resto non è che gliene importasse poi molto. Aveva cercato di parlargli, la sera prima, ma era stato come scontrarsi contro un muro di cemento armato.
Che si fotta anche lui. 
Quella mattina era iniziata davvero di merda, tra il dopo sbronza e la ragazzina che lo aveva svegliato in quella maniera, sperava quindi che uscire di lì lo avrebbe aiutato a dimenticare, almeno per un pò, che tutto aveva preso una piega dannatamente difficile.




§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§




Il tragitto in moto era stato meno pericoloso di quanto Beth aveva immaginato, soprattutto perchè Daryl aveva mantenuto un'andatura tranquilla, sollevandola almeno dal timore di finire spiaccicata da qualche parte.
Aveva anche potuto guardarsi intorno, cercando così un modo per distrarsi dal disagio di essere stata così vicina a lui, nonostante avesse cercato di mantenere la maggiore distanza possibile concessa dalla posizione.
Ancora non era riuscita a smaltire le sensazioni che aveva provato quando si era ritrovata praticamente imprigionata tra la parete e il suo corpo massiccio, dopo che si era risvegliata dall'ennesimo incubo in cui aveva rivissuto quegli ultimi momenti alla prigione, con il Governatore che aveva...
Smettila di pensarci, Beth!
Si era rimproverata da sola, perchè tornare continuamente a quello che era successo non avrebbe cambiato le cose, nè l'avrebbe potuta aiutare. Anzi, avrebbe solo contribuito a farla stare peggio, togliendole anche quel poco di speranza che nonostante tutto sembrava voler rimanere accesa dentro di lei, spronandola a non mollare, ad andare avanti comunque.
Una volta raggiunta la cittadina, Daryl aveva parcheggiato la moto nello spiazzo antistante ad una piccola officina, dove c'erano state altre due moto abbandonate. Senza dire mezza parola, era sceso, aspettandosi ovviamente che lei facesse lo stesso.
- Cosa ci facciamo qui?
Nel tentativo di sottolineare che non avrebbe fatto ciò che si aspettava da lei, era rimasta sulla moto, rivolgendogli la stessa domanda a cui non aveva risposto nemmeno prima. Probabilmente l'avrebbe ignorata ancora, dal momento che sembrava completamente assorbito dal compito di studiare i dintorni, la balestra già tra le mani e pronta a colpire qualsiasi cosa si fosse mossa.
- Tieni gli occhi aperti e la bocca chiusa, ragazzina.
Odiava il modo in cui pronunciava quel "ragazzina", ci metteva un disprezzo che la faceva sentire come se fosse stata un animaletto a cui dover dare un pò di attenzione ogni tanto.
- Mi chiamo Beth.
Lui l'aveva guardata appena, ma era stato sufficiente per cogliere l'avvertimento minaccioso a non proseguire oltre.
- E non mi fai paura.
Brava, Beth! Così si fa! Reagisci e non mollare!
Era stata la voce di Maggie a dirglielo e sapeva che era stato un modo per farsi più coraggio nel portare avanti quello che aveva appena realizzato: aveva una nuova occasione per tentare di fuggire. Erano soli, in un posto che lei un pò conosceva, poteva farcela se solo fosse stata brava nel giocarsi quella possibilità.
- Sì, come no. Continua a ripetertelo e magari...
Era stato ovviamente sarcastico nel ribattere, ma poi si era interrotto nel veder apparire un vagante ad appena una ventina di metri da loro.
- Muoviti, andiamo.
Di vaganti ne erano sbucati altri due, per cui era stata obbligata a seguirlo, sparendo dalla parte opposta rispetto a dove si erano fermati. L'andatura di Daryl era stata veloce, ma non tanto da dover correre, perchè nello stesso tempo dovevano stare attenti che non ci fossero vaganti sul loro cammino.
- Avevi un'arma con te, in quella casa?
La domanda improvvisa le aveva fatto aumentare i battiti del cuore, perchè l'aveva colta sul vivo nei suoi piani di fuga.
Merda, è sempre un passo avanti rispetto a me.
Questa volta era stata lei a scegliere di non rispondere, nel tentativo di tenersi per sè quell'informazione. Solo che avevano fatto qualche metro ancora, prima che lui si dimostrasse davvero troppo perspicace per i suoi gusti.
- Prendo il tuo silenzio per un sì.
Non avevano smesso di camminare, lui sempre davanti e lei dietro, come le aveva fatto cenno di stare non appena si erano mossi.
- Ma non l'hai mai usata per uccidere.
Cavolo, Beth, fagli credere che non è così! E sii convincente!
Stavolta era stata la voce di Carol a spronarla, suggerendole ciò che lei avrebbe fatto sicuramente nella sua stessa situazione.
- Ti sbagli, perchè...
Ma lui l'aveva interrotta, voltandosi a guardarla, senza però smettere di avanzare.
- Se fosse vero, ti saresti difesa l'altra sera, anzichè nasconderti come hai fatto.
Merda! Non è affatto uno stupido, Beth!
Questo lo aveva pensato lei, ma sapeva che Carol sarebbe stata d'accordo.
- Mi avete sorpresa nel sonno e...
Ancora non l'aveva lasciata parlare, lanciandole un'occhiata che era già stata molto significativa su quello che stava pensando di lei.
- Risparmia pure il fiato, non mi convincerai del contrario.
- Io non ...
- Pistola o coltello?
Era tornato a perlustrare i dintorni, continuando imperterrito ad ignorare ogni suo tentativo di ribattere.
- Un coltello.
Che vorrei poter avere adesso, per dimostrarti che potrei usarlo per la prima volta!
Quel pensiero le aveva procurato una scarica di adrenalina che l'aveva portata a credere che ne sarebbe stata capace veramente, per quello era stata sincera nel rispondere, perchè aveva espresso ad alta voce il desiderio appena provato.
- Okay, andiamo a recuperarlo.
No!No!No! Non è così che dovevano andare le cose.
Ma ormai era troppo tardi per rimediare, voleva dire che avrebbe dovuto cercare un'altra arma una volta che fosse riuscita a liberarsi di lui.
Sei sicura di potercela fare?
Non lo sapeva, in ogni caso ci avrebbe provato, perchè era la cosa più giusta da fare, non doveva più pensare come una vittima, ma ribellarsi.





§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§



La ragazzina aveva affondato la lama del coltello nella fronte del vagante, giusto due secondi prima che la sua freccia lo inchiodasse alla parete di legno.
Quando si era girata verso di lui, i suoi occhi gli erano sembrati immensi, tanto erano stati spalancati per lo shock. Non sapeva se fosse stato più per il vagante che l'aveva aggredita o per la freccia che l'aveva praticamente sfiorata.
Sinceramente a lui non gliene era fregato più di tanto, perchè era stato più impegnato ad impedirsi di tirarne un'altra per inchiodare anche lei a quella fottuta parete, almeno sarebbe stato sicuro che nei cinque minuti successivi sarebbe rimasta dove lui voleva che rimanesse!
Cristo, mi sta facendo uscire di testa!
In vita sua non aveva mai dovuto occuparsi di nessun'altro, se non di sè stesso, ed ora invece si ritrovava a starle dietro come se fosse diventato la brutta copia di un angelo custode, incapace perciò di fregarsene se fosse finita ammazzata!
- Fai bene a fare quella faccia, ragazzina, perchè la prossima sarà per te, se te ne vai un'altra volta a spasso da sola, okay?
Alla fine, aveva deciso di smaltire la rabbia nell'unica maniera che gli riusciva meglio, ossia dando addosso a chi gli stava più vicino e sfortunamente per lei, visto che di vaganti da abbattere non c'erano più, era appena diventata il suo sfogo personale.
- Se ti dico di rimanere in un posto e tu non lo fai, io ti ci inchiodo la prossima volta, capito?
La rabbia era sempre stata parte di lui, tanto che non ricordava un giorno in cui non avesse alimentato i suoi pensieri o le sue azioni. Persino quelle volte che si era sballato, a lui gli aveva preso male, anzi malissimo.
E doveva averlo capito anche lei, che in quel momento era veramente incazzato, perchè nonostante avesse avuto tra le mani un coltello con almeno venti centimetri di lama affilata, era rimasta immobile accanto al vagante quando lui si era avvicinato per recuperare la freccia.
- Che cazzo ti dice il cervello, si può sapere? Vuoi proprio finire ammazzata?
Sulla faccia aveva degli schizzi di sangue che erano risaltati ancora di più quando era sbiancata davanti alla sua minaccia, mentre il corpo del vagante era caduto accanto a loro con un tonfo macabro.
- Pensavi che fossi sceso giù per farmi una passeggiata?
Stava gridando... anzi le stava gridando addosso con la reale intenzione di spaventarla, questa volta.
Non hai paura di me, eh, ragazzina? Adesso vediamo se è vero.
Una parte di lui era stata vagamente cosciente del fatto che lei gli stava tirando fuori emozioni che non aveva mai provato e che non era in grado di gestire, spedendolo di conseguenza in una dimensione dove si sentiva perso e a disagio.
- Io non...
Si era appiattita contro la parete quando lui aveva mollato di colpo la balestra, appoggiando le mani ai lati del suo viso, e portandosi ad appena un centimetro da lei, occhi negli occhi.
- Se vuoi ammazzarmi, questa è la tua grande occasione.
Si era specchiato in quegli occhi chiari, troppo limpidi per non fargli male, troppo innocenti per non costringerlo a mettersi in discussione come stava facendo da quando si erano incontrati proprio in quella casa.
- Se invece non riesci a farlo, finchè rimarrai con me, si farà a modo mio, ragazzina.
"Mi chiamo Beth".
Lo sapeva benissimo come si chiamava, ma le poche volte che lo aveva pronunciato, gli era sembrato sbagliato sentirlo uscire dalla sua bocca. Poi era rimasto in attesa di vedere cosa sarebbe successo, poteva essere che trovasse il coraggio necessario ad affondare la lama nel suo stomaco, che era lì pronto per essere colpito, e allora sarebbe stato comunque un bene, perchè magari avrebbe capito che per sopravvivere era necessario diventare lupo e non rimanere agnello.
Oppure gli avrebbe concesso, magari, uno stramaledettissimo straccio di possibilità sul fatto che non volesse davvero farle del male. I secondi successivi si erano come dilatati nell'attesa di qualcosa a cui non sapeva dare una connotazione precisa, se non quella che non era paura di morire. Non l'aveva mai avuta in passato e non gli era venuta nemmeno adesso, perchè forse, come gli aveva detto una volta una tipa che si era divertita a fare la strizzacervelli, non si era mai voluto bene nemmeno lui stesso. 
- Okay.
Quell'unica parola non era stata sufficiente per lui, anche se era stata accompagnata dal gesto di riporre il coltello nel fodero che si era agganciata in vita.
- Okay che cosa?
Lei lo aveva guardato dritto negli occhi, nonostante fosse stato evidente che le stesse costando una buona dose di coraggio.
- Okay, faremo a modo tuo.
Non gli era piaciuto il modo in cui si era strizzato il suo stomaco davanti a quella decisione, perciò aveva colpito la parete con una manata, frustrato dal non essere più capace di controllare le proprio emozioni.
- Ho detto che faremo a modo tuo!
La ragazzina aveva probabilmente dato un significato diverso a quel suo gesto, affrettandosi a ribadire con più convinzione la sua decisione, e a lui aveva fatto comodo così.
- Stampatelo bene in testa, allora, perchè l'alternativa è quella che ti ho illustrato prima.
Nel dirglielo, le aveva premuto un dito poco sotto la spalla, giusto per sottolineare il concetto e farle capire che non aveva scherzato nel dirle che l'avrebbe piuttosto inchiodata con una freccia.
"Meglio ferito che morto, no fratellino?"
Mentre si era chinato per raccogliere la balestra, gli erano tornate in mente le parole che gli aveva sussurrato Merle, prima di svenire, quando lo aveva trovato in un lago di sangue sulle scale di quel palazzo ad Atlanta.
Allora aveva ringraziato persino Dio, nonostante non ci avesse mai creduto, per il fatto di averlo trovato ancora vivo. Solo che a suo fratello quell'esperienza lo aveva solo reso più incazzato ancora contro l'intero mondo, tanto da cercare vendetta contro chiunque si era messo sulla sua strada.
Se solo quel bastardo di sceriffo avesse preso una decisione diversa....
Se lo era chiesto molte volte, come sarebbero andate le cose se fossero potuti ritornare con il gruppo di sopravvissuti con cui erano fuggiti... probabilmente, non sarebbe stato in quella situazione così difficile.
- Senti... lo posso tenere davvero, questo?
Era stata lei a strapparlo dai ricordi, indicandogli il coltello.
- Sì, ma solo quando saremo fuori io e te soltanto. Devi poterti difendere come hai fatto prima, se ce ne fosse bisogno.
C'era stata un'ovvia delusione nel suo sguardo, perchè sicuramente avrebbe preferito averlo a disposizione anche in presenza degli altri.
- Merle non te lo farebbe tenere.
- Già, non vorrebbe.
Quello che non aveva aggiunto, glielo aveva letto nello sguardo, ma si era sforzato di ignorarlo, perchè avrebbe riportato la sua rabbia ad un livello pericoloso.
Un giorno, qualcuno mi dovrà spiegare perchè mi è toccato un fratello così stronzo.
Una volta, durante una litigata furiosa, lo aveva detto anche al diretto interessato, e la sua risposta era stata che doveva esserne solo contento che fosse stato così, perchè lo aveva cresciuto senza farlo diventare "una fighetta frignona" a cui tutti avrebbero messo i piedi in testa.
"I Dixon si fanno rispettare, sempre e comunque".
Ecco un'altra massima che gli era stata inculcata sino alla nausea.
- Vai a prendere il tuo zaino, ti aspetto qui.
Si era reso conto di essersi perso un'altra volta nei suoi pensieri, mentre lei era rimasta lì a fissarlo con troppa insistenza, proprio come se avesse cercato di intuire cosa gli passasse per la mente.
Un sacco di cose, ragazzina, ma niente che vorrei raccontare a qualcuno come te.



§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§




Non ce l'aveva fatta, alla fine.
Perchè non sei un'assassina, figlia mia.
La voce di suo padre le era sembrata così reale, che avrebbe voluto chiedergli se allora avesse preso davvero la decisione giusta.
"Se vuoi ammazzarmi, ragazzina, è la tua grande occasione",
E lo era stata davvero, perchè le sarebbe bastato alzare la lama e affondarla nello stomaco di Daryl.
Proprio su di lui aveva puntato lo sguardo, trovandolo sempre intento a scuoiare il coniglio che avevano trovato in una delle trappole che aveva piazzato nei dintorni del capanno.
Erano tornati lì, dopo aver lasciato la cittadina, e poi erano andati a caccia. Era stata meno impacciata e più silenziosa dell'altra volta nel seguirlo, più che altro perchè era stata immersa negli stessi pensieri di adesso.
Ho deciso davvero di credergli, solo perchè mi ha lasciato la possibilità di ucciderlo?
Se dubitava di lui, lo faceva ancora di più di se stessa, perchè iniziava a temere che la sua capacità di valutare la situazione stesse perdendo di lucidità.
Le sembrava davvero di girare in tondo da quando l'aveva messa davanti a quella scelta terribile, senza riuscire a capire veramente cosa l'avesse spinta a decidere.
Paura o fiducia?
Ma fiducia era una parola davvero troppo grossa se riferita a lui, per cui era tornata a dirsi che le era mancato il coraggio di togliere la vita ad un essere umano che non fosse diventato un vagante.
- Potresti non fissarmi?
La voce roca che ormai aveva imparato a conoscere, l'aveva colta di sorpresa, facendole subito distogliere lo sguardo. In effetti, nonostante ci avesse provato, lo sguardo le era continuamente scivolato su di lui, seduto di spalle sui gradini. Anche lei, aveva preferito rimanere fuori e sedersi per terra, sotto la veranda, respirando così un'aria migliore rispetto a quella viziata dell'interno.
- Scusa.
Solo che due secondi dopo, i suoi occhi erano tornati lì, su quell'uomo con cui adesso si trovava a convivere, se per scelta o per forza, ancora non ne era stata del tutto certa.
Chi sei veramente, Daryl Dixon?
Era fresco il ricordo di come le avesse detto la sera prima di non sapere un bel niente su di lui, anche se lei un'idea invece se l'era fatta, eccome.
Ne sei convinta, Beth? Allora com'è che sei ancora sana e salva?
Il pensiero era andato subito a Daisy, a quello che lei aveva già subito, e non aveva potuto fare a meno di sentire un nodo in gola.
Perchè lei sì e io no?
Era davvero Daryl a fare la differenza? Ma se era così, come poteva accettare che suo fratello o gli altri, si comportassero cosi? Non era comunque farsi complice delle loro azioni?
- Lo stai facendo ancora.
Quei pensieri la tormentavano senza sosta e aveva cercato di distrarsi osservando quello che stava facendo lui.
- Non è che abbia molto altro da fare.
Era giunta alla conclusione che dovesse essere già stato abituato a scuoiare animali, perchè era stato rapido e deciso nei gesti.
- Andavi a caccia anche prima?
La domanda le era venuta spontanea, poi aveva riflettuto sul fatto che sapere qualcosa di lui, sempre che le avesse risposto, le sarebbe potuto servire.
- Sì.
- Usavi la balestra?
- No, il fucile.
Perciò sapeva anche sparare bene.
- Quanti anni hai?
Quel cambio di direzione non doveva essergli piaciuto, perchè lo aveva visto irrigidire le spalle.
- Se non vuoi dirmelo, bè... non è che sia importante... era così... tu me l'hai chiesto e allora...
All'improvviso le era sembrata una domanda molto stupida da fare, tra tante altre che sarebbero state più importanti, tipo quante persone aveva ucciso.
Dio, Beth, non essere stupida, vorresti davvero sapere quanti uomini ha ucciso?
- Trentacinque.
Per un attimo aveva pensato che potesse aver risposto alla seconda domanda, ma poi si era imposta di darsi una calmata, perchè non doveva farsi suggestionare dai suoi stessi pensieri.
- Dove vivevi?
- Non ha importanza.
- No, in effetti, probabilmente non ce l'ha. Era solo per... parlare.
Stai davvero cercando di fare conversazione con uno che chiaramente non ne ha voglia?
- Parla pure, se vuoi, nessuno te lo impedisce.
Ecco, appunto, era stato un chiaro invito a non rivolgergli più domande, ma non a tenere la "bocca chiusa" come le aveva chiesto di fare in più di un'occasione.
- Io abitavo in una fattoria.
E credevo che la vita mi avrebbe riservato solo cose belle.
- Con i miei genitori e i miei fratelli. Anzi, un fratello e una... sorella. Tutti e due più grandi di me.
Ma cosa stava facendo? Perchè si era messa a parlare proprio di quello?
Perchè le cose belle che avevo immaginato sono sparite insieme alla mia famiglia... e loro mi mancano ad ogni respiro che faccio.
Le erano salite le lacrime agli occhi e aveva cercato di respingerle indietro.
- E... e avevo in mente di ...
Di far accadere tante altre cose belle... cose che adesso non hanno più nessuna importanza.
Aveva lottato davvero strenuamente per non lasciarsi andare e la sua voglia di parlare era stata completamente cancellata da quello sforzo.
- Bè... hai ragione tu... dopotutto non ha più... importanza.
Daryl aveva finito di pulire il coniglio, perciò si era alzato e diretto al fuoco che aveva accesso a ridosso dell'altra piccola costruzione, infilzandolo sul bastone che aveva preparato in precedenza.
Non l'aveva guardata, nè aveva dato segno di aver percepito il suo dolore, continuando ad occuparsi solo del loro pranzo.
Cosa credevi, Beth? Che ti avrebbe consolato, battendoti pure una mano sulla spalla?
Perchè non riusciva a reagire? Perchè continuava a ricadere nella stessa debolezza?
- Ehi, ragazzina.
Daryl aveva richiamato la sua attenzione, facendole segno verso il bosco davanti a loro.
- Raccoglieresti ancora un pò di legna?
Dovrei diventare come lui.
Quello era stato il pensiero che l'aveva accompagnata mentre si era alzata per assecondare una richiesta che le avrebbe permesso di concentrarsi su qualcos'altro almeno per un pò.
Così, forse, smetterei di soffrire.
 
 








* Spazietto Autrice - Niente maledizioni, oggi il capitolo era molto introspettivo, lo so!*

Beth e Daryl stanno reagendo alla situazione ognuno alla sua maniera, ma con un tratto comune: si riconoscono come rispettivi opposti. E si sa, gli opposti si attraggono, ma qui sto andando troppo avanti, per cui facciamo un passo indietro e torniamo al capitolo che avete appena letto: trovato l'indizio?
Se così fosse, forse starete già pensando che saranno scintille se mai dovessero incontrarsi in futuro due persone in particolare... e questo è un altro indizio bello e buono! XD
Va bè, aspetto davvero di vedere se ho seminato bene oppure no!
Alla prossima.
Serena

  
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