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Autore: blackmiranda    10/10/2015    5 recensioni
*INCOMPIUTA* Sette anni dopo la battaglia contro Deep Blue, una nuova minaccia si profila all'orizzonte. C'è solo un problema: le Mew Mew hanno definitivamente perso la loro mutazione e non possono più trasformarsi. Di conseguenza, Ryou è costretto a creare una nuova squadra di combattenti.
Riusciranno le nuove ragazze a sopportare il peso della loro missione e ad uscire a testa alta dal confronto con Ichigo, Minto, Retasu, Purin e Zakuro? E chi c'è dietro a questi nuovi attacchi alla Terra?
I nostri eroi saranno costretti ad affrontare un passato dimenticato e un futuro incerto, riscoprendo, passo dopo passo, l'amicizia e l'affetto che li legavano un tempo.
(Anche se dall'introduzione può non sembrare, in questa storia sono presenti tutti i personaggi dell'anime, più qualche "new entry". Mi impegno a dare a tutti loro il giusto spazio, magari sotto una luce diversa).
Era incredibile come nessuno di loro tre fosse riuscito ad essere immune al fascino di quelle umane ibridate. Cosa avevano mai di così speciale, da farli cadere ai loro piedi in quel modo vergognoso? Che diamine di sortilegio avevano gettato su di loro?(Cap.28)
Genere: Azione, Drammatico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo Personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
Capitoli:
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27. Daisuki



 

La falsa Ichigo emise un grido di dolore, crollando al suolo e mollando la presa dall'avambraccio di Retasu, la quale indietreggiò il più velocemente possibile. Cos'è quel coso? Perché assomiglia ad Ichigo?!, pensò freneticamente la ragazza mentre Pai le si parava di fronte, voltandole le spalle.

Retasu notò di sfuggita che il braccio sinistro dell'alieno era fasciato e appeso al collo. È ancora ferito, ma è corso lo stesso ad aiutarmi, osservò mentre la gola le si chiudeva nuovamente.

La creatura si rialzò, le gambe nude che le tremavano. Sembrava davvero Ichigo: gli occhi erano della medesima forma e colore, i capelli erano i suoi, il viso era identico, per non parlare della sua voce. Era una copia perfetta: solo i vestiti avevano qualcosa di strano, nel senso che non erano appropriati per le temperature invernali e che la vera Ichigo non si sarebbe mai vestita in quel modo.

Retasu si diede dell'idiota per non aver capito che si trattava di una trappola.

La finta Ichigo squadrò Pai con odio. “Non avresti dovuto metterti in mezzo.” sibilò alzandosi in aria, i lunghi capelli rossi fluttuanti, come se fossero mossi da una qualche energia misteriosa.

“Che cosa sei?” le chiese Pai, freddo, il ventaglio stretto nella mano destra.

L'essere sorrise. “La domanda giusta è chi.” La sua figura tremolò, come se si trattasse di un miraggio, e per un momento Retasu credette che fosse in procinto di smaterializzarsi. Invece, con sua somma sorpresa, i suoi capelli cambiarono colore, accorciandosi; il suo corpo si rimodellò, diventando un po' più alto e un po' meno snello, e in un attimo Retasu si ritrovò riflessa in quella creatura, che aveva assunto le sue sembianze con una velocità tale da farle tremare le ginocchia.

“Già, chi è la domanda giusta.” ripeté l'essere, questa volta con la sua voce.

Retasu si toccò il braccio in cui poco prima la creatura aveva conficcato le dita, e capì. “Sei il Chimero che assorbe il nostro DNA, vero? Hai rubato quello di Ichigo, e adesso il mio...e riesci ad assumere il nostro aspetto fisico!” esclamò, fissando il clone di sé stessa che, occhiali a parte, le assomigliava in tutto e per tutto.

“Stai indietro.” la ammonì Pai senza distogliere lo sguardo dalla creatura.

La falsa Retasu sorrise. “Sei una ragazza intelligente, ma non troppo furba, credo. Sì, sono io.” Fece una smorfia. “Accidenti, questi vestiti mi stanno stretti in questa forma.” La sua figura si increspò di nuovo, ed ecco che sotto i loro occhi Retasu si trasformava in MewSuika, con tanto di capelli scarlatti, orecchie e coda di tigre.

Per quanto tutta quella situazione fosse assurda ed estremamente preoccupante, Retasu non poté fare a meno di sentirsi leggermente offesa dal commento sui vestiti stretti.

“Allora, cosa vuoi, carino?” fece intanto il clone di Suika a Pai, posando le mani sui fianchi. “Io ho quello che volevo, potrei lasciarvi andare pacificamente.”

Pai socchiuse gli occhi. “Temo di non poter lasciartelo fare.”

L'essere fece un sorriso smagliante. “Speravo lo dicessi! Mi annoio così tanto sull'astronave...”

Con un movimento fulmineo, Pai attaccò: “Fuu rai sen!”

Il Chimero portò le mani di fronte a sé, bloccando l'attacco dell'alieno con una specie di barriera. “Ora tocca a me!” esclamò, ridendo e iniziando a volteggiare su sé stessa. “Ribbon...Strawberry...surprise!” gridò, e a Retasu si mozzò il fiato in gola.

Furono travolti in pieno dalla luce arcobaleno che contraddistingueva l'attacco più potente della sua ex-compagna di squadra. Retasu udì a malapena il gemito di Pai, sovrastato dalle sue stesse urla di dolore.

Non aveva mai provato una sensazione simile in tutta la sua vita. Il Ribbon Strawberry surprise, a dispetto del suo aspetto meraviglioso, bruciava come l'inferno: era come se tutte le sue terminazioni nervose fossero impazzite in un sol colpo.

Cadde a terra e si contorse, gli occhi serrati. Non poteva essere vero...come poteva un mostro del genere usare i loro attacchi, le loro armi...era tutto così sbagliato...

“Retasu, scappa!” udì Pai ringhiare. Spalancò gli occhi: era la prima volta che la chiamava Retasu, senza il prefisso Mew davanti. Vide che si era alzato in piedi, a fatica, pronto ad affrontare di nuovo il clone di MewSuika.

Il suo cuore stava per esplodere, lo sentiva. Stava per impazzire dal dolore, sia fisico che mentale. Pai non doveva sacrificarsi per lei. Non di nuovo.

E Ryou...Ryou che stava morendo...

“Ne vuoi ancora? Ti accontento subito!” esclamò intanto la creatura, deliziata.

“Pai, no!” gridò Retasu a squarciagola, chiudendo di nuovo gli occhi. “Ti prego, va' via!”

“Ma che...” sentì esclamare il clone, e dopo un attimo riaprì gli occhi, che le si erano riempiti di nuovo di lacrime. Entrambi la stavano fissando, ammutoliti. Pai aveva un'espressione sorpresa che raramente gli aveva visto in volto, le pupille ridotte ad una sottile linea verticale.

Retasu si guardò, chiedendosi cosa mai ci fosse di strano in lei...e si accorse di essere completamente illuminata da una soffice luce azzurra. La stessa luce che significava Mew Aqua nei paraggi.

“Ehi, che ti succede?” la apostrofò il Chimero, perplesso.

Retasu si mise in ginocchio, tremante, i rimasugli dell'attacco nemico che le mandavano fitte di dolore lungo i muscoli delle braccia e delle gambe. La luce azzurra non sembrava volersi spegnere. “Pai, non pensare a me...sei ferito...” biascicò, deglutendo dolorosamente.

L'alieno la fissò in silenzio per qualche istante. “...non dire sciocchezze.” disse poi in tono grave, girandosi di nuovo in direzione della creatura. “Fuu rai sen!”

Il Chimero, colto di sorpresa, si difese all'ultimo istante, ma fu sbalzato via dall'attacco di Pai.

“Retasu-san!” la chiamò una voce di ragazzina. Retasu si girò verso la voce, e vide MewIchijiku e MewNasubi correre verso di lei. “Stai bene?!” esclamò la Mew viola, chiaramente allarmata dal suo aspetto a dir poco luminoso.

Retasu annuì, incredibilmente sollevata. “Aiutate Pai!” le supplicò, proprio mentre il Chimero gli lanciava un Ribbon Lettuce rush.

MewIchijiku sgranò gli occhi, e MewNasubi rimase a bocca aperta. “Cosa sta succedendo?! Suika..!” gemette la viola.

“Quella non è Suika, è la creatura argentea che preleva campioni di DNA!” spiegò loro Retasu. “Vi prego, aiutate Pai! Quell'essere ha copiato i nostri attacchi...”

Le due ragazzine si guardarono, annuendo, dopodiché andarono all'attacco.

Ribbon...fire blade!

Ribbon water shield!

Il Chimero, accerchiato, non poté fare altro che schivare gli attacchi meglio che poté, ma quello di Nasubi andò a segno, facendolo gemere. “Credo che per oggi possa bastare!” si congedò, voltando loro le spalle e dandosi alla fuga.

“Non mi sfuggirai!” esclamò Pai, lanciandosi all'inseguimento.

“Io resto con Retasu-san, tu vai con lui!” disse MewIchijiku alla compagna. Le due si separarono.

Retasu, intanto, era riuscita ad alzarsi in piedi. Si sistemò gli occhiali sul naso, respirando affannosamente.

“Ehi, non brilli più!” le fece notare Ichijiku, andandole vicino. “Ma quella tizia era identica a Suika...com'è possibile?”

“A quanto pare, riesce ad assumere le sembianze di coloro a cui ruba il DNA.” rispose Retasu, lapidaria. Stava trascorrendo una delle notti più brutte della sua vita. Le girava la testa e aveva la nausea.

Ichijiku annuì, pensierosa. “Posso fare qualcosa?” chiese.

Retasu prese un respiro profondo, facendo segno di no con la testa.

Attesero in silenzio il ritorno di Pai e Nasubi, lo sguardo di Retasu fisso in avanti, quello di Ichijiku a terra.

L'alieno e la Mew Mew ricomparvero pochi minuti dopo. Dall'espressione cupa di Pai, Retasu dedusse che non era riuscito a eliminare il Chimero.

Nasubi parlò per entrambi. “L'abbiamo inseguita, ma...era velocissima, come un gatto.” Si interruppe per riprendere fiato. “Perché assomigliava così tanto a Suika?” chiese, e Ichijiku ripeté quello che le aveva detto Retasu.

“Pazzesco...” mormorò Nasubi, mentre Retasu si avvicinava a Pai. “Ancora una volta devo ringraziarti per avermi salvata.” gli disse, provando l'impellente desiderio di posargli una mano sul braccio. Non lo fece.

Pai serrò la mascella. “Non devi fare proprio niente.” replicò evitando il suo sguardo.

Retasu si sentì ferita. “Voglio ringraziarti.” insistette in tono risentito.

L'alieno sospirò pesantemente. “Non c'è di che.”

“Nasubi ed io dobbiamo andare, prima che i nostri genitori scoprano che siamo scappate di casa.” interloquì Ichijiku. Retasu distolse lo sguardo da Pai. “Certo. Grazie per essere intervenute.”

“Di niente!” fece Nasubi, facendo ciao con la mano. Detto questo, si congedarono.

Retasu si schiarì la voce. “Io devo andare al Café.” disse a Pai, cercando nuovamente il suo sguardo.

Lui ricambiò, finalmente. “Ti accompagno.”

Si smaterializzarono quasi istantaneamente, e un secondo dopo erano di fronte al Café. Le luci erano tutte spente ad eccezione di un paio al piano superiore, dove c'erano le camere di Ryou e Keiichiro.

Retasu si sentì il cuore in gola. Non sapeva cosa dire, non sapeva cosa fare. Forse, se fosse arrivata al Café di corsa, nello stato in cui era quando era uscita di casa, avrebbe saputo cosa dire a Ryou. Ma in quel momento era talmente esaurita da avere il cervello completamente annebbiato.

Si girò verso Pai, il desiderio inespresso di parlargli, di chiedergli...cosa? È vero che sei sposato? E che hai un figlio?

No. Non aveva alcun diritto di chiedergli quelle cose. Abbassò lo sguardo.

“Immagino che tu voglia informare Shirogane di quello che è successo.” fece lui, spezzando il silenzio.

Retasu annuì lentamente. “Vieni anche tu?” chiese con un filo di voce.

“Non credo sia necessario.” rispose Pai, alzando gli occhi al cielo. Retasu lo imitò. La luna era quasi piena e luminosissima.

“È meglio se poi ti fai riaccompagnare a casa. Mi sembri scossa.” aggiunse l'alieno, e le sembrò che il suo tono si fosse un po' ammorbidito.

La malinconia la avvolse come una pesante coperta di lana. “Grazie, Pai.” mormorò chinandosi in avanti.

Solo quando ebbe percorso il vialetto ed ebbe salito i gradini udì il rumore della smaterializzazione alle sue spalle.

 

***

 

Quando Keiichiro lo informò del fatto che Retasu era arrivata senza preavviso e a quell'ora tarda, Ryou seppe che Zakuro aveva ragione: doveva aver letto il diario e aver capito tutto. Il ragazzo si infilò velocemente una vestaglia grigio perla, maledicendosi per aver ceduto all'impulso di scrivere una cosa così personale sul diario di lavoro. D'altronde, se mai qualcun altro avesse dovuto continuare il Progetto al posto suo, era giusto che sapesse come realmente stavano le cose.

Scese le scale e fece il suo ingresso nella sala principale del Café. Le sedie erano capovolte sui rispettivi tavoli, tutte tranne una, sulla quale era seduta Retasu. Era spettinata e aveva una bruttissima cera. Kei era al suo fianco, in piedi e in vestaglia a sua volta.

“Retasu è stata attaccata.” disse senza preamboli Keiichiro. Ryou fu preso in contropiede da quella notizia. “Da chi?! Stai bene?” le chiese inginocchiandosi di fronte a lei. La ragazza lo guardò, un'espressione di infinita tristezza negli occhi blu, e il suo stomaco si contrasse dolorosamente.

“Mi ha...prelevato del sangue.” mormorò Retasu dopo qualche istante, scoprendo il braccio ferito, sul quale erano ben visibili almeno tre fori rossastri, attorno ai quali c'era del sangue incrostato.

“Prendo il disinfettante.” disse Kei, dirigendosi a grandi falcate in bagno.

Ryou, quasi inconsciamente, le sfiorò l'avambraccio con le dita. Gli sembrava di stare rivivendo la stessa scena di quando Ichigo era entrata al Café, sconvolta quanto lo era Retasu in quel momento.

Quando sarebbe finita quella persecuzione? Il pensiero che le ragazze venissero attaccate in quel modo vigliacco lo riempiva di rabbia.

Retasu si irrigidì al suo tocco. “Quel Chimero...è in grado di assumere le sembianze di quelli a cui ruba il DNA. Quando mi ha attaccata era identico a Ichigo, poi si è trasformato in un clone di me stessa. E poi di Suika.” raccontò la ragazza in tono distaccato. “E sapeva anche usare i nostri attacchi.”

A quel punto, toccò a Ryou irrigidirsi. “Cosa?” chiese, i capelli che gli si rizzavano sulla nuca.

Kei tornò con il disinfettante e i cerotti e Ryou gli cedette il posto, alzandosi in piedi, senza però distogliere lo sguardo da Retasu. La ragazza continuò: “Ha usato il Ribbon Strawberry surprise e il Ribbon Lettuce rush.” I due scienziati si scambiarono un'occhiata cupa. Retasu deglutì. “Ma non è tutto...improvvisamente ho iniziato a brillare. Come...come se ci fosse della Mew Aqua nei paraggi.”

Ryou non sapeva cosa dire. Sembrava che l'universo, Dio o chi per loro avesse deciso di far succedere tutto quella notte.

“L'importante è che tu sia sana e salva.” fece Kei applicandole i cerotti sulle ferite. “Vuoi qualcosa da bere? Qualcosa con molto zucchero?” aggiunse, sorridendo. Ryou invidiava la calma che l'amico sapeva dimostrare in quei momenti. Lui si sentiva come se gli stesse mancando la terra sotto i piedi...i poteri delle Mew Mew nelle mani del nemico: quella era una delle notizie peggiori che avrebbe mai potuto ricevere.

Retasu annuì debolmente. Kei raccolse le cartacce dei cerotti e il disinfettante e si dileguò in cucina.

Ryou scrutò il volto della ragazza. Sembrava in stato di shock. “Ti ha...fatto del male?” Che domanda idiota, pensò subito dopo.

Retasu abbassò lo sguardo, le mani strette a pugno posate sulle ginocchia, e iniziò improvvisamente a singhiozzare, le spalle che si alzavano e abbassavano a scatti.

Il ragazzo si paralizzò sul posto, incapace di pensare alla cosa giusta da dire o da fare. Retasu si sfilò gli occhiali e nascose il volto tra le mani, scoppiando a piangere in modo incontrollato.

Ryou le si avvicinò, titubante. “Retasu...” la chiamò piano, posandole una mano sulla spalla.

“Ryou...tu...tu stai...” balbettò la ragazza tra i singhiozzi, la voce distorta dal pianto e dalla disperazione. Lui sospirò, sorridendo amaramente. Tipico: invece di pensare a sé stessa, anche in una situazione critica come quella, Retasu pensava a lui. “Vieni qui.” disse in tono rassegnato, facendola alzare in piedi e circondandole la schiena con le braccia.

Retasu appoggiò la testa e le mani sul suo petto, continuando a piangere come una bambina. Era la prima volta che qualcuno piangeva così tanto per lui, realizzò Ryou socchiudendo gli occhi. Non aveva mai visto le lacrime di sua madre e di suo padre quando erano ancora vivi, né quelle di Kei, sebbene fosse cosciente del fatto che anche lui soffrisse molto per quella situazione. Era certo che Zakuro non avesse versato nemmeno una lacrima: non era da lei.

Retasu continuava a sussurrare il suo nome tra le lacrime, e lui continuò a tenerla stretta. “Retasu, ascoltami. Non devi essere triste per me.” esordì d'un tratto in tono deciso. “Sono pronto a morire per il Progetto, e per voi, da molto tempo ormai. E quando ho scoperto le vere conseguenze di quello che avevo fatto a me stesso...non ho avuto paura.” Era una bugia, lo sapeva. Sapeva di stare mentendo a sé stesso, ma era convinto che, continuando a ripetersi quella menzogna, sarebbe diventata realtà.

“Tutti dobbiamo morire, in fondo, no? E comunque, mi restano ancora un bel po' di anni. Sempre che gli alieni non ci facciano tutti fuori prima.” ironizzò cupamente. I singhiozzi della ragazza si erano un po' smorzati, notò sollevato.

“Quanto...ti resta?” gli domandò Retasu, sollevando il volto dal suo petto per guardarlo negli occhi. La tristezza che leggeva in quel viso così dolce lo fece sentire uno schifo. Non era giusto che lei si riducesse in quel modo a causa sua.

Distolse lo sguardo, ravviandole delicatamente i capelli sottili. “Non preoccuparti di questo.”

“Voglio sapere.” replicò lei, la voce stridula. “Ti prego...”

Gli si formò un groppo in gola. “Kei ed io crediamo...una ventina d'anni, circa.” Il peso di quella constatazione minacciò seriamente di trascinare entrambi nella disperazione più totale.

Morirò a quarant'anni.

Ryou aveva accettato quella verità da anni, ormai. Eppure, trovarsi di fronte Retasu ridotta in quello stato...era come rivivere lo sgomento iniziale tutto daccapo.

La ragazza si stava asciugando gli occhi alla bell'e meglio, ancora scossa dai singhiozzi. “Mi dispiace, Retasu. Avrei preferito che non lo sapessi mai.” disse lui tristemente.

Lo guardò di nuovo negli occhi, respirando profondamente, come se dovesse tuffarsi in acqua da un momento all'altro. “Io ti amo.” gli confessò di punto in bianco, arrossendo suo malgrado, gli occhi ancora lucidi.

Fu come se il tempo si fosse fermato.

“Voglio stare con te. Voglio vivere la mia vita insieme a te.” proseguì la ragazza, aggrappandosi al tessuto della sua vestaglia.

Ryou allentò la stretta dell'abbraccio. L'aveva ammutolito, con quella confessione. Nessuno gli aveva mai detto una cosa del genere, prima...una vita da recluso e il suo pessimo carattere avevano fatto sì che nessuna donna gli si fosse mai avvicinata abbastanza da innamorarsi di lui.

Retasu, poi, con la timidezza che la contraddistingueva...non si sarebbe mai aspettato che proprio lei...

“Lo dici solo perché hai scoperto questa cosa...” osservò, mentre le sue braccia scivolavano attorno alla sua vita.

“No!” replicò lei con un cenno di diniego. “Ti ho sempre amato. Da quando ero una Mew Mew...per tutti questi anni...ma ero troppo codarda per dirtelo.” Gli occhi le si inumidirono di nuovo. “Ma ora basta nascondersi nell'ombra. Non posso più permettermi di temporeggiare. Ti amo e voglio stare insieme a te. Sempre.”

Gli stava offrendo il suo cuore, realizzò Ryou, e una calda sensazione di gratitudine mista a tenerezza gli si diffuse nel petto. “Retasu, io...io non posso lasciartelo fare.” sussurrò appoggiando la fronte sulla sua.

La ragazza si pietrificò. “Perché...perché no..?” chiese con voce strozzata.

“Perché non voglio che tu diventi una martire. Perché più ti avvicinerai a me più ne soffrirai. Perché ti lascerei da sola, e non potrei mai...perdonarmelo.”

Retasu abbassò lo sguardo, mortificata. Ryou la imitò, sorridendo amaramente. “Ho sempre cercato di tenere tutti a distanza, in questi anni. Ora sai perché-” Si interruppe, la mano di lei posata sulla sua guancia in una lieve carezza. La vide chiudere gli occhi e sporgersi in avanti.

Era alta, Retasu. Non dovette alzarsi troppo sulle punte per arrivare a baciarlo.

Non riuscì a spingerla via. La sensazione delle labbra della ragazza sulle sue era familiare, anzi, era incredibilmente giusta. Era come se il suo corpo avesse sempre voluto una cosa soltanto, e finalmente l'avesse trovata.

Retasu gli passò le braccia attorno al collo e lui le strinse la vita, per poi risalire ad accarezzarle piano la schiena.

Ricordò quella volta in cui era caduto in mare e lei l'aveva salvato. Aveva premuto le labbra contro le sue, proprio come in quel momento, e l'aveva fatto respirare di nuovo. In quel momento, invece, sentì l'aria mancargli, ma nonostante ciò fu lei a staccarsi per prima.

Il suo cuore aveva accelerato i battiti e pompava sangue come se fosse impazzito. Poteva avvertirlo distintamente, in tutte le estremità del proprio corpo.

“Ryou...” disse Retasu, sorridendo e appoggiando di nuovo la testa contro il suo petto. “È ora che io impari ad essere forte. Non scapperò. Non allontanarmi da te, ti prego. Io voglio restare al tuo fianco, da qui in avanti.” La voce le tremava, ma anche lui stava tremando. Ed era felice.

Il nemico era in grado di imitare gli attacchi delle sue guerriere, eppure Ryou era felice. Veramente, puramente felice. Com'era possibile una cosa del genere? Com'era possibile che Retasu riuscisse a renderlo così felice?

E, soprattutto, com'era possibile che tutto il suo essere lo stesse spingendo così tanto verso la scelta egoistica? Lui, che aveva sempre sacrificato tutto sé stesso. Lui, che non si era mai concesso niente in tutti quegli anni...e adesso non riusciva a costringersi a lasciarla andare.

Le baciò delicatamente i capelli. “Io...non so cosa dire.” ammise con un filo di voce, incapace tuttavia di levarsi il sorriso dalla faccia. Si odiava in quel momento. Sapeva di stare propendendo verso la scelta che li avrebbe portati a soffrire, in futuro.

Si chiese se la felicità nel presente valesse quanto la tristezza futura.

Retasu lo strinse più forte, emettendo un singulto. “Ti prego.

Ryou non rispose, limitandosi a stringerla tra le braccia. La sua confessione di poco prima gli risuonava ancora nelle orecchie.

Ti amo.

E lui lo sapeva, sapeva di stare provando qualcosa nei suoi confronti. Chiuse gli occhi, abbandonandosi alla piacevole sensazione di calore che avvertiva tenendola stretta a sé...

Keiichiro emerse dalla cucina con un vassoio di tè fumante in mano. “Il tè è pronto.” annunciò, e Retasu sobbalzò come un coniglio, cercando di allontanarsi da Ryou in preda all'imbarazzo. Lui la lasciò fare, seppur a malincuore. Avrebbe voluto avere più tempo, più quiete a disposizione, per poterci riflettere su. Eppure il suo corpo sembrava aver già deciso tutto, e la sua mente era come bloccata in una fastidiosissima impasse.

“Extra zucchero per voi due, immagino.” fece Keiichiro di ottimo umore, posando il vassoio sul tavolino bianco.

Retasu lo guardò di sottecchi, e Ryou le sorrise, facendole cenno di sedersi.

“Tieni.” le fece Kei porgendole un fazzoletto di stoffa. “G-grazie...” disse la ragazza prendendolo in mano.

Ryou si prese una sedia, posizionandola di fianco a quella di Retasu, e si sedette, mentre Kei gli offriva una tazza di tè nero. “Ottimo, tanto chi ha voglia di dormire, stanotte?” sdrammatizzò il ragazzo portandosela alle labbra. Allungò l'altra mano ad afferrare gli occhiali di Retasu, che giacevano abbandonati sul tavolino. Glieli ripiegò con cura e glieli restituì. Una lacrima solitaria aveva bagnato una delle lenti, notò mentre lo stomaco gli si stringeva.

“Grazie.” ripeté lei timidamente, sedendosi di fianco a lui. Nonostante tutto, vide che era felice: gli occhi le brillavano e il colore le era tornato nelle guance e sulle labbra.

Non avrebbe mai voluto vederla in nessun altro modo. Si guardarono negli occhi, comunicando silenziosamente sentimenti a cui Ryou faticava ad assegnare un nome, e Keiichiro sospirò. “Mi duole davvero tanto essere il terzo incomodo, ma temo sia necessario parlare di quanto è successo stasera...”

Ryou distolse a fatica lo sguardo da Retasu. “Hai ragione, Kei. Scusa.” convenne, cercando di assumere un'espressione concentrata. Coraggio cervello, non abbandonarmi proprio ora. C'è del lavoro da fare.

Kei si rivolse a Retasu: “Potresti per cortesia ripetere quello che è successo stanotte? Ogni dettaglio è fondamentale.”

La ragazza inforcò lentamente gli occhiali e, lasciandosi sfuggire un sospiro a metà tra l'impacciato e l'esausto, raccontò tutto: di come il Chimero fosse in grado di cambiare aspetto a proprio piacimento, di come Pai fosse venuto in suo soccorso, di come Ichijiku e Nasubi fosse intervenute poco dopo. “Non mi sarei mai aspettata che sapesse usare il Ribbon Strawberry surprise e gli altri attacchi. E poi mi sono... illuminata...” disse Retasu girando lentamente il cucchiaino nel tè.

“Se c'è ancora della Mew Aqua in giro, sarà meglio trovarla prima che lo faccia il nemico.” osservò Ryou, il cervello che gli si rimetteva finalmente in moto. “Dobbiamo elaborare una strategia, non possiamo concedere loro il lusso di attaccare ancora.”

Kei lo fissò con sguardo penetrante. “Cosa hai in mente?”

Il ragazzo socchiuse gli occhi. “Ho bisogno di Pai.” Il resto poteva aspettare, si disse lanciando un'altra occhiata a Retasu. C'era ancora tempo.

Abbassò lo sguardo. A volte aveva la sensazione di trascorrere la propria esistenza mentendo costantemente a sé stesso.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ragazze, che dire. Spero che il capitolo vi sia piaciuto. Penso che sia uno dei capitoli più densi che io abbia mai scritto...

Retasu e Ryou mi piacciono davvero tanto insieme e le storie su di loro sono veramente pochine. Spero di aver fatto un buon lavoro! ^3^

Come avrete forse letto dal post sulla mia pagina Facebook, domani parto per il tirocinio, quindi temo che il prossimo aggiornamento arriverà tardi questa volta. Sappiate che le recensioni sono sempre ben accette. Non fatevi scrupoli che non mi offendo. :P Un bacione a tutte!

   
 
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