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Autore: StClaire    10/10/2015    6 recensioni
Maisie è la classica ragazza di diciassette anni. La sua vita si divide tra scuola e amiche, compiti e feste, famiglia e compagni e il ragazzo dei suoi sogni. La sua vita scorre tranquilla come al solito fino a che non le viene imposto di lasciare la sua camera per ospitare la prima figlia del compagno della madre, che ha le fattezze di un bellissimo ragazzo. Maisie, dopo una bugia di troppo, si ritroverà a chiedere ad Alexis "Alex" di tenerle il gioco e farle da fidanzato.
Da quel momento, tra disguidi, baci e ambigue relazioni, inizia per Maisie un'avventura che le scombussolerà più di quanto lei avrebbe mai potuto sospettare.
Dal testo:
«Devo chiederti scusa!», urlò Maisie improvvisamente.
Lei si girò «Scusa per cosa?», chiese Alexis curiosa, fermandosi sul vialetto di casa.
«Anch’io quando ci siamo scontrate all’aeroporto ti ho scambiato per un ragazzo!» disse Maisie tutto in un fiato.
«L’avevo capito», sorrise, e le fossette spuntarono insieme al sorriso, «Beh, almeno ti piacevo?»
La domanda spiazzò Maisie, ma la risposta usci da sola.
«Si!», forse lo disse con troppo entusiasmo, perché lei rise.
«Questo è l’importante», disse avviandosi verso casa.
Genere: Commedia, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash, FemSlash
Note: Lime | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
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Capitolo 8

- Sparkling - 


Quel giorno il sole era davvero alto. C’erano stati dei giorni veramente bui, la pioggia aveva bagnato tutto e le nuvole avevano oscurato il cielo. L’inverno si stava avvicinando. Maisie sospirò. Erano un paio di giorni che tornava a casa a piedi. Si scocciava di aspettare l’autobus, fare il tragitto, ascoltare le persone. Non ne aveva davvero voglia. Anche a scuola, Mia e Jody si erano accorte del suo stato d’animo. E ovviamente l’avevano attribuito ad Alex. Connor fortunatamente ancora le rivolgeva la parola, nonostante Maisie gli avesse detto che al momento non aveva intenzione di frequentare nessuno. Lui era stato carino, gentile e comprensivo. Ogni tanto sembrava che volesse invitarla a uscire, ma poi sembrava ripensarci. Meglio così, Maisie non aveva nessuna voglia di vedere gente.
A casa, sua sorella continuava a tartassarla di domande, e grazie a lei, la madre le chiedeva continuamente se stava frequentando qualcuno. Doveva aver origliato qualche loro conversazione. Lei e Alex da quel giorno non avevano più parlato. O meglio, Maisie non le aveva più parlato. Appena spuntava Alexis in qualche stanza, Maisie guardava fisso in un’altra direzione o scappava. Fortunatamente Alexis era sempre in Accademia o fuori, ma quelle poche volte in cui era in casa, Maisie sentiva il suo sguardo addosso.
Il tragitto, che ogni giorno percorreva, era abbastanza lungo, ma in compenso era tranquillo. E in quel periodo aveva bisogno di tranquillità. Passava sempre in una zona della città che era piena di fiori, le piaceva quella zona, c’erano tantissime boutique carine, e soprattutto, c’era la sua libreria preferita. Quella nella quale, nella sua fantomatica versione dei fatti, aveva conosciuto Alexis.
Si avvicinò alla vetrina, magari avrebbe trovato qualche libro in offerta che avrebbe potuto rallegrarle la giornata.
«Ma che stai facendo?»
Maisie si bloccò, con ancora la testa e mezzo busto inclinati. Non si era resa conto della posizione assurda che aveva assunto guardando i libri. Ritorno in sé e si voltò. Alexis la guardava con la sua solita aria canzonatoria, cosa che fece avvampare Maisie come il solito.
«Ciao comunque» disse sorseggiando una bibita.
«C-ciao» balbettò Maisie.
«Allora, che fai?» chiese di nuovo Alexis sistemando la borsa a tracolla che probabilmente ospitava la sua reflex. Maisie la guardò. Era davanti alla vetrina di una libreria, cosa avrebbe mai potuto fare?
«Stavo guardando i libri…» esordì Maisie indicando la vetrina alle sue spalle, ma Alexis subito la interruppe scuotendo il capo.
«Non intendevo adesso» esclamò facendo poi un altro sorso «Volevo sapere se avevi finito di evitarmi come se avessi la peste.»
Maisie accusò il colpo. Lo aveva detto con una naturalezza disarmante, ma allo stesso tempo, Alexis sembrava terribilmente seria.
«Io non ti sto evitando!» balbettò Maisie cercando di dare un tono sicuro alla sua voce.
Alexis la guardò di sbieco.
«Ma dai, davvero? E come mai quando ti parlo mi rispondi a monosillabi. Quando ti guardo tu eviti il mio sguardo. E infine, ti invito alla mostra e tu dici di non poter venire? Che diamine mai avrai da fare giovedì sera per non passare almeno cinque minuti all’accademia?» proruppe arrabbiata.
Maisie non aveva mai sentito Alexis alzare la voce. La guardò boccheggiando. Si sentiva veramente stupida.
«Giovedì ho un appuntamento» inventò al momento «Ma cercherò di passare, se ci tieni…»
«Ti vedi con Connor?» domandò sferzante Alexis, interrompendola.
«F-forse»
Alexis alzò gli occhi al cielo e poi si leccò il labbro inferiore. Maisie aveva notato che lo faceva ogni volta che stava per dire qualcosa ma poi decideva di trattenersi. Ma ogni volta che Alexis lo faceva, Maisie rischiava lo svenimento.
«Ok. Ciao» sbuffò Alexis alzando le mani in segno di resa «Ci vediamo a casa… forse» e se ne andò senza aspettare risposta.
Maisie rimase lì, imbambolata. Non sapeva cosa pensare. Non capiva il comportamento di Alexis, non capiva del suo improvviso astio verso Connor. Era stata proprio lei a spingerla a fare un passo avanti. Guardò la sua figura allontanarsi e appena sparì dalla sua vista cominciò a camminare, molto, ma molto lentamente, verso casa.
 
*

«Maisie, che ne dici di questo?»
Sua madre richiamò la sua attenzione mentre lei passava di fronte alla camera di sua madre. Catelyn aveva in mano un vestito rosso, molto acceso. Maisie la guardò sgranando gli occhi.
«Mamma, non starai pensando di indossare quello per il matrimonio? E poi pensavo che avresti comprato qualcosa di nuovo! Manca quasi un anno!»
Catelyn scoppiò a ridere.
«Ma quale matrimonio! Stavo pensando di mettermi qualcosa di carino per la mostra di stasera!»
«Ah» mormorò Maisie.
«Tu vieni vero? Non sta bene che tu non venga. Dopo tutto, Alexis è sempre stata carina con te. Le ho comprato un regalino! Da parte nostra, ovviamente.»
«Mamma, ne ho già parlato con Alexis, ho un appuntamento dopo, ma se ce la faccio passo. E poi non è una vera e propria mostra» borbottò.
«Che c’entra!» squittì sua madre «È comunque una cosa carina, frutto del suo lavoro!»
«Cerco di venire, ma non prometto niente!» esclamò lasciando la stanza.
Si chiuse la porta della camera alle sue spalle. Quella situazione iniziava a degenerare.
Salì mestamente le scale e si addentrò in camera sua. Si guardò intorno, avrebbe dovuto mettere in ordine, ma non era quello il momento. Si buttò sul letto iniziando a pensare a qualche inevitabile scusa da usare per non andare a quella stupidissima mostra e piano piano si addormentò.
Si svegliò improvvisamente, qualcuno bussava alla sua porta. Imprecò, stava sognando. Non ricordava cosa, ma le sembrava bello. Bussarono nuovamente alla porta, Maisie si alzò innervosita e aprì di scatto la porta. C’era Alexis fuori la sua stanza, che la sovrastava in altezza, anche di parecchio. E aveva un’espressione abbastanza arrabbiata.
«Hai visto che ore sono?» chiese algida. Era un tono che non le aveva mai sentito.
Maisie non capì la domanda, sentiva ancora gli occhi pieni di sonno.
«Sono quasi le otto. Non avevi un appuntamento che t’impossibilitava ad avvicinarti all’accademia?» disse in un soffio.
Maisie la guardò, ma non riusciva a proferire parola.
Alexis si allontanò, aveva lo sguardo scocciato o forse ferito.
«Non mi piace che la gente mi menta Maisie. Non mi piace. Sei hai qualche cosa da dire, dilla. Preferisco la verità, sempre»
E se ne andò. Maisie la vide scendere le scale, e poi il rumore della porta di casa chiudersi. Attese un paio di minuti, e poi rientrò in camera. Si lasciò cadere sul letto e iniziò a piangere. Ultimamente sapeva fare solo quello. Le parole di Alexis l’avevano ferita, nonostante non avesse detto niente di cattivo, anzi. Il suo sembrava più un invito, quella ferita sembrava proprio lei.
Maisie si alzò di scatto, aveva deciso che continuare a ignorare Alexis non era ciò che voleva. Non faceva bene né a lei né ad Alexis. Avrebbe affrontato la situazione di petto. Alexis voleva la verità? Lei gliel’avrebbe detta! Iniziò a vestirsi in fretta. Indossò velocemente un maxi maglione nero direttamente sopra i suoi leggins e non si attardò neanche ad allacciarsi le sue Dr Martens. Buttò i lacci all'interno dello stivaletto e uscì di corsa.
Rincorse l'autobus che era appena partito dalla fermata e implorò l'autista di fermarsi e aprirle la porta e una volta su ringraziò all’infinito l’uomo. Si guardò intorno e riprese a respirare normalmente specchiandosi nel finestrino e solo allora si accorse del suo stato disastroso. L'eyeliner era sbavato e lei cercò di sistemarselo al meglio levando le sbavature con le mani. I suoi occhi suggerivano che aveva pianto, e pure tanto.
Il percorso da casa sua all'accademia non era molto, ma lei impiegò tutto il tempo a pensare cosa avrebbe detto ad Alexis.
Probabilmente lì ci sarebbe stata tutta la sua famiglia. Ci sarebbero stati sua madre, Alice e anche Paddy. Forse non era il posto adatto, ma il momento si, Maisie sentiva che se non l’avesse fatto in quel momento, non lo avrebbe fatto più.
Finalmente raggiunse l'accademia e salì di corse le scale, più gradini alla volta e arrivò al grande portone con il fiato esaurito.
Attraversò di pochi passi l’androne guardandosi intorno spaesata e improvvisamente la voce di sua sorella la fece sussultare.
«Alice! Dove sono tutti?» le domandò Maisie ancora con il fiatone.
«Maisie ma come sei conciata?» Alice la squadrò da capo a piedi. In effetti, sembravano tutti messi a tiro per l’evento. L’androne era grandioso. Era così illuminato che sembrava fatto di oro puro.
«Stai zitta» sbottò Maisie, iniziava a sentire l’ansia che saliva.
«Dove sono mamma, Paddy e Alexis?»
«Al piano di sopra» rispose Alice continuando a squadrarla.
Maisie non si fermò a chiacchierare ulteriormente con la sorella. Riprese a salire freneticamente le scale e seguì le indicazioni che l'avrebbero portata alla sala dell'esibizione.
«Maisie!»
Di nuovo fu chiamata da una voce femminile.
«Ehi, mamma» Maisie iniziava a trovare irritante il fatto che continuassero a chiamarla tutti.
«Alla fine sei venuta! La mostra è bellissima! Alexis è davvero brava!»
Maisie trovava inquietante l'amore che sua madre provava per Alexis. A volte pensava che fosse il senso di colpa. In effetti, sua madre era la colpa del divorzio dei suoi genitori, o almeno così pensava.
«Vieni a vedere le fotografie?» le chiese sua madre porgendole il suo bicchiere di prosecco.
Maisie bevve tutto il contenuto del bicchiere, magari l’alcool l’avrebbe aiutata a sentirsi meglio «Si, ma Alexis dov'è?» chiese spazientita, guardandosi intorno.
«In giro da qualche parte immagino»
Sua madre la trascinò attraverso una sala enorme e piena di gente.
Arrivarono alla zona espositiva di Alexis.
«Vado a prendere qualcosa da bere. Mi aspetti qui?» chiese Catelyn prendendole il bicchiere vuoto dalle mani.
Maisie annuì e ritornò ad ammirare le fotografie.
Dopo un paio di minuti che aveva passato a osservare le bellissime fotografie di Alexis, un’altra voce la chiamò.
«Maisie... ?»
Questa volta non sussultò, fu il suo cuore a tremare. Anzi si fece forza e coraggio e si voltò.
«Ciao Alexis…» balbettò Maisie.
Si guardarono per qualche secondo. Gli occhi di Maisie si persero nel nero di quelli di Alexis. Poi fu Alexis a rompere il silenzio.
«Ti piacciono le fotografie?»
«Molto. I paesaggi sono bellissimi. Dove le hai scattate?» domandò Maisie ostentando sicurezza. Ma in realtà la sua gola era più secca del deserto.
«Alcune le ho scattate qua vicino, altre le ho scattate a Washington, prima di partire per qui» disse sorridendo.
Giusto. Washington.
«É bella Washington?»
«Molto. È completamente diversa da qui, dovresti visitarla per capire» le sorrise «Alla fine sei venuta» disse sorridendo. Il suo era un sorriso quasi imbarazzato. Forse, proprio come Maisie, stava pensando a ciò che era successo in stanza poco tempo prima.
Maisie sorrise, ma all'improvviso iniziava a sentire caldo e tutta la sua sicurezza stava svanendo.
«Ho fatto del mio meglio. Mi dispiace solo non avere un outfit più adatto all'evento»
Alexis la guardò e rise.
«Stai bene così, fa molto artista incompresa. Sei nel posto giusto» esclamò indicando intorno.
Maisie sorrise. Ogni volta che Alexis la guardava, in Maisie avveniva un’esplosione di sensazioni. A volte pensava di non poter reggere il suo sguardo per più di alcuni secondi.
«Mi dispiace per oggi. E per il mio comportamento negli ultimi tempi. E per l'altra notte» disse improvvisamente. Non riusciva più a trattenersi.
Alexis alzò lo sguardo di scatto dal suo bicchiere.
«Andiamo a parlare da un'altra parte. Prima che tornino tua madre o Paddy o qualcun’altro» disse. Poi fece una cosa che Maisie non si sarebbe mai aspettata e che le fece perdere un battito cardiaco. Alexis la prese per mano e la guidò per tutta la sala, arrivando al lato opposto dal quale Maisie era entrata. Uscirono su un corridoio e continuarono a camminare. Anche se il corridoio era vuoto, Alexis non lasciò la mano di Maisie. Improvvisamente Alexis si fermò ed entrò in un’aula.
«É l'aula di Estetica, qui dovremmo poter parlare tranquillamente.»
Alexis guardò Maisie. Le aveva lasciato la mano e si era seduta su un banco. E ora Maisie sentiva tutta l'ansia delle sue scelte.
«Mi dispiace per l'altra volta» ripeté Maisie intrecciando le dita.
Alexis scosse la testa, passandosi le mani in faccia.
«Non devi scusarti... »
«Non ero ubriaca!» sbottò Maisie interrompendola.
Alexis alzò un sopracciglio. Sembrava sorpresa.
«So che l'ho detto io!» continuò Maisie «Ma ti giuro che quello che ho fatto l'ho fatto perché volevo farlo!»
Alexis la guardò intensamente incrociando le braccia.
«Fammi capire… volevi baciarmi?» chiese, in un tono indecifrabile.
Detta così, faceva uno strano effetto.
«S-si.»ammise Maisie.
«Perché?»
Maisie sgranò gli occhi. Già, perché l'aveva baciata?
«Beh... Mi andava?» disse grattandosi la testa. Se sentiva in imbarazzo, in terribile imbarazzo.
«Ti andava? Così, ti andava e basta?» sembrava che Alexis stesse cercando di non ridere.
«Cioè, non è che ci avevo pensato. Ma quando ti ho visto, è scattato qualcosa!»
«Ma tu quella sera stavi piangendo!» sembrava sentirsi in colpa.
«Perché tu mi hai messo in una situazione imbarazzante!»
Alexis la guardò intensamente.
«Io?» disse indicando sé stessa «Perché?»
«Si! Da quando sei entrata nella mia vita mi hai…» Maisie fece una pausa cercando le parole adatte «…aperto gli occhi? Mi hai fatto riflettere su cose cui non aveva mai dato importanza.»
«E come?» Maisie aveva la sensazione che Alexis la stesse quasi prendendo in giro. Come se in realtà avesse capito tutto, ma lo volesse sentire dalla sua bocca.
«Mi piaci.» lo disse tutto in un fiato. Alexis sembrava sorpresa, come se questa specie di dichiarazione, non se la aspettasse.
«Tu mi hai fatto accettare che non avevo mai guardato veramente un ragazzo. Era una cosa a cui non davo corda. Pensavo che ancora non avevo incontrato la persona giusta, ma forse, in realtà…»  Si sentiva rossa dall’imbarazzo «Tu me lo hai fatto capire...» ripeté.
Alexis la guardò con un lieve sorriso sulle labbra.
«Cosa ti fa pensare che anche a me piacciano le donne?»
Maisie pensò un attimo. Non poteva dirle dei suoi sospetti su Emma.
«Niente» esclamò «Niente me lo fa pensare. Io so solo che tu mi piaci!»
Il sorriso sul volto di Alexis si accese un po’ di più.
«Se non sei mai stata con un uomo, come fai a essere certa che ti piacciono le donne?»
Maisie tentennò per un secondo.
«Ho baciato Connor!» confessò.
Alexis assunse un'aria sorpresa.
«Che cosa? Avevi detto che non era successo niente!» urlò Alexis alzandosi. Sembrava contrariata.
Maisie agitò le mani avanti.
«Ma non è stato niente, giuro! Era umido!» Maisie la guardò. Non riusciva mai a decifrare lo sguardo di Alexis, ma improvvisamente lei scoppiò a ridere.
«E invece, quando hai baciato me?» le chiese in tono canzonatorio.
Maisie la guardò arrossendo.
Alex si avvicinò, molto. Maisie iniziò a sentire il respiro pesante. Alexis era molto più alta di lei e agli occhi suoi era bellissima. Non riusciva a sostenere il suo sguardo. Maisie trattenne il respiro nel momento in cui Alexis appoggiò le mani sul banco sul quale lei era seduta.
«Quindi?» chiese Alexis avvicinando di molto il suo viso a quello di Maisie.
«Quindi?» ripeté Maisie, completamente incantata.
Alexis rise e Maisie fu catturata dalle fossette che si formarono intorno alla sua bocca.
Si sentiva incredibilmente timida.
Alexis la guardò negli occhi con aria canzonatoria. Fu un attimo e Alexis annullò la distanza tra loro. Maisie rimase imbambolata un paio di secondi. Era un bacio dolcissimo e lento, ma piano piano diveniva sempre più passionale. Alexis passò una mano dietro la nuca di Maisie e l'attirò ancora di più a sé, così Maisie si alzò sulle punte in modo di assaporare ogni attimo di quel bacio e passando le braccia dietro il collo di Alexis e si aggrappò a lei.
La bocca di Alexis era dolce e Maisie si chiedeva, estasiata, se avrebbe mai più provato una sensazione tanto vibrante.
«Sai di spumante!» disse Alexis schioccando la lingua.
Maisie rise. Sentiva le guance in fiamme.
«Che c’è? Sei tutta rossa» la canzonò Alexis.
«Beh, era il mio primo bacio» confessò Maisie.
Alexis la guardò sorridendo.
«Quando ti ho baciato la prima volta, tu non hai risposto. Connor ha fatto tutto lui, quindi non lo considero nemmeno! Quindi questo è stato il mio primo bacio.»
Alexis sorrise e si abbassò a baciarla di nuovo.
«Allora sono felice che questo onore sia capitato a me.»
Maisie arrossì ma fu interrotta dallo squillo del suo cellulare.
«Oh, è mia madre. Mi ero dimenticata!» esclamò.
«Rispondi, dille che ti ho portato a fare un giro dell'edificio.» le disse sorridendo.
Maisie rispose e liquidò velocemente la madre.
«Solo una cosa, prima di andare» Alexis aveva un'aria veramente seria «Sai che questo…» fece una pausa «…Non lo deve sapere nessuno della nostra famiglia. Di quello che è appena successo. Lo sai, vero?»
Maisie la guardò a lungo, ma cercò la forza di annuire. Presa com’era dal suo stato d’animo e dalle sue paranoie, non aveva mai pensato a come sarebbe stato, una volta che le cose si fossero chiarite. Ma adesso le cose iniziavano ad avere un senso per lei, e la sensazione di stretta allo stomaco, era difficile da decifrare.

 
Sono in panico!
Innanzitutto vi chiedo scusa per il ritardo!
Spero che questo capitolo vi piaccia, io sono in panico! Scrivo e sospiro in continuazione! Vi prego, siate clementi! Spero veramente che vi piaccia!
Comunque, come al solito vi ringrazio tutt*. Siete sempre in tanti ad apprezzare la storia, che mi sta venendo una crisi! Ma allo stesso tempo mi rendete felice e vi amo!
Vi prego, fatemi sapere cosa pensate!
Con affetto,
StClaire.

Alexis fece cenno di no con la testa, mentre maneggiava la reflex.
«No, mi dispiace, dovrai aspettare finché non le svilupperò. Questa qui…» disse indicando la macchina fotografica «È analogica…. Quindi devi aspettare!» disse sorridendo «Dove vuoi andare stasera?»
Maisie non fece in tempo a rispondere che qualcuno aprì di scatto la porta.
«Ehi Alexis ma allora do…» Emma si bloccò di colpo non finendo la frase.
Maisie sgranò gli occhi. Non sapeva che anche Emma facesse parte di quel gruppo. Appena la vide, una strana sensazione la invase.
«Ciao Maisie… non sapevo che ci fossi anche tu.» Sembrava quasi infastidita. 
«Ciao» rispose semplicemente Maisie cercando di mantenere il controllo. 


p.s. guai in vista?

  
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