Can you feel the love? ~ {Together for the first and the last time} Il primo giorno. Quando la gilda si era sciolta, Gray e Lluvia avevano
deciso senza neanche parlarne che sarebbero stati insieme, nell’attesa che
Fairy Tail tornasse e convinti come tutti, in fondo, che quella non fosse
affatto la fine della loro amata gilda. Gray le aveva detto che doveva allenarsi duramente, per
migliorare sempre più e poter sconfiggere E.N.D., e
Lluvia si era limitata ad annuire a seguirlo, confermandogli che si sarebbe
allenata con lui. Avevano girovagato per qualche settimana, finché non
avevano trovato una casetta, vicinissima a un piccolo villaggio e a un grande
bosco dove avrebbero potuto allenarsi e, al contempo, non perdere tutti i
contatti con la realtà che li circondava. Lluvia, varcata la soglia della casa, aveva iniziato ad
osservarla con tutta la felicità possibile, sentendosi come una giovane sposina
che entra per la prima volta nell’abitazione che dovrà condividere con suo
marito; Gray, invece, si era limitato ad entrare e posare i suoi zaini sul
pavimento per poi uscire, spogliarsi e iniziare subito i suoi esercizi. Lluvia decise anche di allenarsi, ma in un modo tutto
particolare: la casa necessitava assolutamente di essere pulita, per cui,
grazie alla sua magia, unì i due compiti
volteggiando tutto il pomeriggio tra acqua, strofinacci e sapone. La prima notte. Arrivati quasi al tramonto, Lluvia aveva deciso di preparare
una veloce cena e aspettare che finalmente lei e il suo amato cenassero in una
casa che fosse tutta loro. Gray divorò tutto con grande fame, per poi alzarsi e
osservare la stanza attorno a sé. Ammirò come la maga fosse stata capace di
ripulire quel posto da cima a fondo in pochissime ore e notò subito un unico
grande letto e un divano quasi in fondo alla stanza, con la spalliera rivolta
verso il letto e di fronte a un mobiletto che conteneva alcuni libri e qualche
vaso più impolverato che antico. «Dormirò nel divano.» disse, senza pensarci due volte.
Non avrebbe dormito con Lluvia. «Sei sicuro, Gray-sama? Il letto è abbastanza grande per
entrambi.» rispose lei, provando a chiederlo lo stesso, nonostante fosse certa
che non avrebbe mai condiviso il letto con lei. «Sono sicuro, starò nel divano. Ora meglio che andiamo a
dormire, è stata una giornata stancante, buonanotte.» concluse, coricandosi
subito su quel divano che era molto più comodo di quanto sembrasse e prendendo
immediatamente sonno. La maga aveva sospirato di delusione, ma si era già
preparata a quell’epilogo. Felice comunque di poter dividere lo stesso tetto
con il suo amato, lavò i piatti e si coricò nel letto, sapendo che i suoi sogni
sarebbero stati popolati, come sempre, da un certo mago del ghiaccio. L’ultimo giorno. Erano passate quasi due settimane dall’ultima volta che
Gray era ritornato da una missione che lo aveva tenuto lontano quasi per tutto
il mese: Lluvia rimpiangeva con amarezza il giorno in cui era iniziato a spuntare
sul suo corpo il segno sempre più esteso del potere del padre; non sapendo la
verità, incolpava un effetto negativo della magia sul suo amato, sebbene lui si
dimostrasse nei suoi confronti sempre lo stesso, se non si contavano le assenze
sempre più lunghe e frequenti. Osservandolo allenarsi, Lluvia sentì, senza motivo, una
malinconia nel cuore e una forte voglia di piangere: eppure Gray-sama era lì, a
meno di pochi metri da lei. Trascorsero la serata in religioso silenzio, Gray immerso
nei dettagli del messaggio che gli era arrivato nel pomeriggio da Erza e Lluvia
concentrata nel tentare di farsi passare quel malumore perenne. Dalla finestra si vedevano lampi e fulmini, seguiti da
potenti tuoni, ma neppure una goccia d’acqua cadde a bagnare il villaggio:
Lluvia sapeva che era a causa sua, che tentava di trattenere la sua tristezza,
ma non riusciva completamente ad eliminarla. L’ultima notte. Lluvia si era coricata prima di Gray, accovacciandosi in
un angolo del letto, rivolgendo la testa verso il muro e provando a dirsi che
domani sarebbe stata meglio, che ci sarebbe stato un sole splendente nel cielo. Gray la guardò dal tavolo, quasi avvertendo la sua
tristezza e sentendosi davvero in
colpa per esserne la causa: sapeva quanto avrebbe sofferto ora che se ne
sarebbe dovuto definitivamente andare, non solo per la sua lontananza, ma anche
perché si sarebbe sentita sicuramente tradita. Intanto, comprendeva che non
poteva dirle la verità, lo aveva capito sin da quando Erza gliel’aveva imposto,
ma non era mai riuscito ad accettarlo. «Lluvia.» la chiamò, sapendo che non si fosse ancora
addormentata. «Dimmi.» «Ecco…» esitò, imbarazzato. «Oggi,
mentre mi allenavo, mi sono leggermente fatto male alla schiena e il divano ha
due molle rotte.» Erano saltate appena una settimana prima, ma Gray aveva
continuato a dire che il divano non fosse diventato affatto più scomodo. «Posso dormire nel letto?» buttò, infine, fuori tutto d’un
colpo. Sapeva che Lluvia l’aveva sempre voluto da quando erano lì, quindi
sapeva già la sua risposta. Credeva che avrebbe esultato o sarebbe arrossita, ma
tutto ciò che ottenne da lei fu una debole risposta. «Certo, Lluvia te l’ha sempre detto che è grande
abbastanza per entrambi.» replicò Lluvia, continuando a guardare verso il muro. Lei stessa si sorprese: non aveva fatto altro che
attendere quelle parole da quando erano lì, eppure il fatto che gliele avesse
dette proprio quella sera non fece che aumentare ulteriormente la sua
malinconia. Fu allora che capì che il giorno dopo se ne sarebbe
andato. Gray spense le luci e si coricò nel lato destro,
appoggiando una mano sulla fronte e osservando la casa che veniva ritmicamente
illuminata dalla luce delle saette. D’un tratto, la maga si girò verso di lui, continuando a
rimanere su un fianco e distanziata, e puntò il viso verso quello di Gray,
perso nei suoi pensieri. Lui, avvertendo il suo movimento, girò il volto e
scorse i suoi occhi blu nel buio, incrociando il suo sguardo quando un lampo li
illuminò. Inconsciamente, il mago capì che Lluvia sapeva che quella
sarebbe stata l’ultima notte che avrebbero trascorso lì e si trattenne dal
chiederle scusa, sapendo che non doveva darle nessun motivo di sospettare
qualcosa. «Buonanotte Gray-sama.» disse lei, sperando fortemente
che il giorno dopo tutte le sue preoccupazioni sarebbero cessate e godendosi l’agognata
notte in compagnia del suo amato. «Buonanotte Lluvia.» Il mago avrebbe voluto prenderle una mano, ma restò
semplicemente a fissarla, finché gli occhi non gli si chiusero. Il mattino dopo Lluvia, alzandosi, trovò il letto vuoto.
Anche sapendo fosse inutile, cercò per tutto il bosco e nel villaggio vicino, girovagando
finché non tornò all’uscio della loro casa. In quel momento, il temporale che il cielo aveva
trattenuto a stento nella giornata prima, preannunciandolo con tanti lampi e
tuoni che tutti gli abitanti si erano quasi spaventati per l’assenza della
pioggia, esplose con violenza e su tutta la zona cominciò a diluviare. Lluvia iniziò a piangere senza neanche rendersene conto,
mescolando le sue lacrime alla pioggia che scendeva con fragore. Fu allora che capì che no, stavolta Gray-sama non sarebbe
ritornato. Fine! Povera Lluvia ç_ç mi si è stretto il cuore in quel capitolo, pensando a
quanto l’abbia aspettato e cercato in quei mesi. Mi piaceva l’idea di abbracciare
interamente la loro convivenza mostrando l’inizio e la fine di essa: si
potrebbe scrivere in quantità quasi infinita su quello che è successo durante
quei sei mesi (e la mia raccolta Mi chiedo spesso se tu sei felice come Me è nata proprio per sfruttare quel tempo), ma
non è nell’obiettivo di questa
raccolta che segue cronologicamente i missing-moments
di Gray e Lluvia. È vero che Lluvia inizierà
a cercarlo, ma sono sicurissima che fosse stata convinta sin dal primo giorno
che non sarebbe più tornato, perché Lluvia ha sempre sentito tutte le parole
che Gray non le ha mai detto. E niente, concludo il
papiro e spero vi piaccia! Ringrazio chi legge e Roby-chan e Madness17 per le recensioni :* Un bacione, EclipseOfHeart