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Autore: marwari_    11/10/2015    2 recensioni
Cap2: Sospirò piano, spostando il peso del corpo dalla gamba malandata, il bastone saldo tra le mani.
Cora, se solo ti ricordassi di me…

{storia composta da capitoli paralleli}
#1 storia della serie "𝓖olden𝓗eart ғairyτale"
Genere: Commedia, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Cora, Signor Gold/Tremotino
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie '𝓖olden𝓗eart ғairyτale '
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{linea temporale: missing moment tra il cap.16 e il cap.17}

CAPITOLO FINALE

 

 

Mr. Gold non si era pentito di averle dato del tu. Per come la vedeva lui, nell’intimità della sua villa, abbattere quelle formalità era un po’ come avvicinarsi maggiormente a lei. Da quando era a Storybrooke era stato costretto a prendere le distanze da tutto e da tutti, a comportarsi come quella nuova vita gli suggeriva, a non mostrarsi più di quello che doveva essere. Già, lo aveva fatto per così tanti anni e senza un motivo apparente che non fosse la paura di una punizione.. eppure nessuno gli aveva tolto la memoria, nessuno gli aveva tolto Cora, nessuno li aveva allontanati.. Perché non lo aveva fatto prima?

Aprì la porta con lentezza, per lasciare a Cora tutto il tempo per godersi la casa e quel momento. Sapeva che nessuno era mai entrato in casa sua, vero?

Mr. Gold sorrise orgoglioso non appena le labbra della donna si dischiusero appena e i suoi occhi viaggiarono lentamente da una parte all’altra del corridoio. Dal punto in cui loro due si trovavano era possibile vedere i quadri antichi e scuri, le pareti ricoperte da un’elegante carta da parati beige, i massicci mobili con vetri che racchiudevano oggetti di porcellana e cristallo finissimo, accanto a soprammobili luccicanti d’oro e di pietruzze colorate; la grande scala in legno intarsiato, però, occupava il posto d’onore. Il corrimano era lucido come uno specchio e alla fine di esso riposava una testa di cavallo perfettamente riprodotta e incisa nel legno. Veniva spontaneo chiedersi quali altri tesori si trovassero al piano di sopra.

«Per di qua, mia cara.» Mr. Gold allargò il braccio sinistro e Cora seguì obbediente la sua indicazione, abbassando appena il capo. L’uomo allargò maggiormente il suo sorriso alla vista dell’espressione sorpresa di lei davanti a ciò che aveva preparato: alla loro destra scoppiettava un allegro fuoco nel camino, i divani erano stati spostati lasciando posto ad una spessa coperta a quadri di lana, cuscini, un cestino di vimini con il coperchio appena sollevato e due calici di cristallo finissimo davanti ad una bottiglia di vino bianco.

«Mr. Philipe..» la sua voce era incerta. Non sapeva interpretare se fosse sorpresa o intimorita, eccitata o a disagio da tutto quello.. doveva solo proseguire e allora, forse, lo avrebbe capito

«Volevo essere certo che nessuno ci interrompesse.» spiegò lui con calma «Potrei dare l’impressione di essere una persona raffinata e schizzinosa..» le rivolse un debole sorriso divertito e premette la propria mano sulla giacca «Ed è in parte vero, ahimè. Ma ho anche una particolare passione per le cose semplici e spontanee.» la precedette nella stanza ed appoggiò il bastone ad uno dei due divani bordeaux. Zoppicò fino ad un giradischi automatico e selezionò accuratamente un vinile, che subito diffuse nell’ambiente una pacata musica classica

«E’ tutto così..» la voce di Cora tentennava, ma il suo sorriso era molto più eloquente. Mr. Gold era felice

«Romantico?» la incalzò lui, ridacchiando appena ed abbassando lo sguardo per permetterle di ridere di quella parola: non poteva sapere che stava dicendo sul serio. Si avvicinò a lei con passo incerto e quando si accorse di esserle abbastanza vicino, piegò rigidamente la schiena, il braccio sinistro piegato dietro la schiena i la mano destra protesa verso di lei. Non passarono che pochi istanti prima che sentisse il suo tocco delicato sul palmo

«Non pensavo sarebbe stato così semplice..» le sorrise sinceramente, lasciandosi scappare un lieve sospiro sollevato. Le afferrò con saldezza la mano e il fianco e dopo una breve pausa, in cui gli occhi di lui si fissarono in quelli sfuggenti di lei, mosse il primo passo, cominciando a ballare su note leggermente diverse da quelle che sentivano. Mr. Gold le udiva nella testa.. e Cora.. lei non aveva alcuna difficoltà a seguire i suoi movimenti. Le sentiva anche lei? O il suo corpo si muoveva inconsciamente sui passi di quel reel che l’aveva condannata al suo destino?

Ballarono per minuti interminabili, ballarono e lui ricordava. Ricordava come l’aveva spiata al ballo di Xavier, appollaiato sul davanzale esterno di una piccola finestra che dava sul palazzo, per avere una visuale completa senza essere visto. Ricordava quella stessa mattina in cui, girovagando tra i reami, aveva assistito all’infuocata scena di una modesto suddito che rispondeva a tono al proprio sovrano. Ricordava di aver pensato che nonostante avessero indosso abiti diversi, lo sguardo di quella fanciulla fosse di gran lunga più austero, determinato e giusto di tutti quelli con la corona in capo che la stavano obbligando a prostrarsi davanti a loro. E l’aveva seguita, Rumpelstilskin, l’aveva seguita in attesa dell’occasione buona per farsi avanti, aiutarla e renderla la regina quale era.. alla fine lo aveva fatto.   
Eppure ogni suo sforzo era diventato vano in quel grigio mondo: Cora era solamente una panettiera, lavorava e soffriva ogni giorno per paura o per freddo in quella casa che minacciava di caderle in testa da un momento all’altro, lei non era amata né temuta né considerata più del pane e dei dolci che vendeva.. ma ciò che più importava era che i ricordi di Cora erano sepolti in una parte della sua memoria alla quale non poteva attingere. Erano lì, da qualche parte, le immagini del ballo, del filatoio, del castello in cui l’aveva portata, delle corse a cavallo e delle estati passate sull’erba e tra le rose dei giardini, erano tutte lì, non poteva averle rimosse una semplice maledizione, poiché tutto quello non stava nella mente, ma nel cuore; una volta si erano amati, si erano amati profondamente e ora lei avrebbe temuto quel volto dorato che aveva osservato e sfiorato così tanto a lungo, in passato.

Sospirò, immerso nei suoi pensieri e Cora lo notò, rallentando appena il passo

«Qualcosa non va, Mr. Philipe?» gli domandò con un filo di voce e sentì i suoi occhi scavargli l’anima. Lui scosse la testa

«Solo Philipe.» lei gli sorrise dolcemente

«Doveva farmi vedere qualcosa, sbaglio?» i suoi occhi indugiarono forse un po’ troppo a lungo sulla sua gamba malandata. L’uomo capì subito che temesse un’incertezza legata a quel suo problema.. era gentile a preoccuparsene e lui non voleva metterla in imbarazzo. Annuì e le sorrise, cercando di mostrarsi riconoscente nonostante fosse solamente terribilmente triste, vista la sua impotenza di fronte ai fatti

«Giusto, giusto..» le indicò la coperta appena spiegazzata a causa dei cuscini e si abbassò a sua volta «Volevo mostrarle.. questo. E’ una parte di me.» ancora una volta, si toccò il petto con le dita, all’altezza del cuore «Non ho mai fatto vedere il contenuto di questa scatolina ad anima viva..» respirò lentamente e quando fu certo di aver catturato la sua attenzione, proseguì con aria enigmatica, in modo da accrescere la sua curiosità «Voglio mostrarlo a te, Cora.» lei era visibilmente scossa e confusa, ma Mr. Gold era determinato ad andare fino in fondo.

Allungò la mano prima che potesse dire altro e fece scattare velocemente il meccanismo che la manteneva chiusa. Era una scatola semplice, di legno e poco decorata.. al suo interno era presente però un piccolo cuscino di velluto blu scuro e, legati con dei piccoli nastri del medesimo colore, due sottili anelli dorati.

Sentì chiaramente la donna deglutire: era chiaro che quel gesto, quegli oggetti e le sue parole l’avevano sconvolta e spaesata, eppure i suoi occhi non lo sembravano. Erano fermi, lucidi e tradivano un’emozione repressa che nulla aveva a che fare con il resto del suo viso.. come potevano albergare tanti diversi sentimenti all’interno di un’unica persona?

«Sembrano fili di paglia, non trovi?» proseguì lui, slegandone uno e alzandolo davanti ai suoi occhi. Incredibile, pensò con un sorriso, sono esattamente uguali a come li ricordavo; non sembra passato un solo giorno..

«Sono davvero.. originali.» le sue sopracciglia si erano aggrottate. Mr. Gold orami osservava solo le sue lunghe dita che stavano per sfiorare la superfice del sottile metallo magico. Era sicuro che proprio nell’istante in cui la sua pelle avesse toccato l’anello, i ricordi di Cora sarebbero riaffiorati. Era quello che mancava: c’era lei, c’era lui, c’era il vestito rosso che aveva dato inizio alla loro vita insieme, ispirato a quello che i aveva fatti incontrare, c’era il fuoco, c’era la loro coperta prediletta e c’era qualcosa che avrebbe fatto parte del suo futuro, se la maledizione non lo avesse interrotto, qualcosa direttamente dal vecchio mondo che avrebbe avuto vera vita nel nuovo. Era la formula perfetta. E quale oggetto migliore degli anelli che lui aveva creato per chiederle di diventare ufficialmente sua moglie?

Contava nella sua testa, Mr. Gold, si ripeteva “adesso, adesso”, attendendo il momento in cui gli occhi di Cora si fossero spalancati e riflettendo tutta la consapevolezza di anni sprecati e le due vite parallele che albergavano nel cervello di tutti, lo avrebbe chiamato con il suo vero nome, lo avrebbe abbracciato e baciato, come faceva ogni sera, quando lui tornava al castello, da lei.            
Sarebbe stato come un ritorno a casa.

Cora si fermò a pochi millimetri dall’anello.

La sua mano era ferma a mezz’aria, come se lei si fosse scordata cosa dovesse fare: i suoi occhi erano persi, adombrati come forse non li aveva mai visti.

«Cora?» lui la chiamò, per la prima volta il suo cuore era serrato dalla paura. Perché il suo sguardo era diventato vuoto, tutto d’un tratto?

«Devo andare.» disse lei frettolosamente, senza nemmeno guardarlo

«Come?» lei era già in piedi, aveva la giacca sul braccio e cercava la porta della stanza come se non si ricordasse dove si trovasse.. che la maledizione stesse loro giocando qualche brutto scherzo?

Mr. Gold osservò distrattamente la pendola e si morse l’interno della guancia nervosamente quando notò che era quasi mezzanotte: non mancavano che pochi minuti. Come poteva il tempo essere trascorso così velocemente? Oppure stavano facendo qualcosa di talmente sbagliato che la maledizione aveva deciso che fosse abbastanza? Cosa ci poteva essere di tanto eclatante che la maledizione non poteva combattere? Eppure l’aveva creata con le sue stesse mani..          
Il vero amore..        
Davvero stava riuscendo a fare di nuovo innamorare Cora?

Se era così, allora non poteva lasciarla andare.

Afferrò il bastone e lestamente la afferrò per il polso, stringendo forte le dita, senza farle male

«Resta.» sussurrò tra le labbra, lei scosse la testa. Anche se i suoi occhi gridavano un sentimento totalmente opposto, tutto il suo corpo era in fermento: doveva andare via, tornare a casa, e ricominciare da capo. Era così allora? La sua mente non le apparteneva, il suo cuore non le apparteneva e nemmeno il suo corpo non le apparteneva. Non apparteneva a lei come non apparteneva a lui, non in quel mondo, almeno.. Ma doveva tentare, doveva tentarle tutte.

La tirò a sé e, probabilmente, senza nemmeno pensarci, la baciò, premendo le labbra sulle sue. Cora non si distolse. Nel cuore di Mr. Gold imperversava la più feroce e magnifiche delle tempeste.

Quando si allontanò da lei, i suoi occhi riflettevano il suo volto spaurito, forse era una sua impressione, ma si era visto, solo per un attimo, come l’antico Dark One, con la pelle dorata e lo sguardo tenebroso. Era lei a vederlo in quel modo?

«Cora?» la chiamò di nuovo e le sue labbra si mossero. Cercarono solo l’aria.

«Devo andare.» ripeté, ma quella volta, nella sua voce, udì chiaro la sfumatura dello sconforto. Allargò le dita e, rapida, le scivolò dalla mano, correndo verso il portone della villa.

Lui non la inseguì, capì che era inutile. Aveva provato, non aveva avuto successo, ma nemmeno aveva fallito. C’era una speranza, forse, in futuro, di farla ricordare.. ricordare tutto, il passato, il loro amore e tutto ciò che avevano vissuto e oltrepassato insieme. Quella maledizione si poteva chiamare così solo perché gli aveva strappato tutto ciò che conservava di più caro, ciò che lei conservava di più caro. Quella maledizione li aveva privati della loro indipendenza, li aveva privati della libertà di scegliere.. E la sua maledizione era quella di esserle sfuggito, in parte.

Mr. Gold ricordava tutto. Era consapevole della vita miserabile che lui e Cora stavano vivendo e non poteva farci nulla.. doveva solo aspettare, e forse un giorno qualcuno lo avrebbe aiutato. Facendogli scordare. O facendola ricordare.

Quello di cui era certo era che non poteva più vivere in un mondo dove era separato da lei. Doveva ritrovare Cora, perché con la donna intraprendente e determinata che conosceva lui, non avrebbero avuto problemi, in quel mondo come in un altro..

Purtroppo però il problema era uno e insormontabile: lui era padrone della sua vita, lei non lo era più.

 

 

She spoke with the confidence of someone who knew beyond doubt that she was the mistress of her own fate and the fates of everyone she met. – D.B. Jackson (Theiftaker)

   
 
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