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Autore: luula    11/10/2015    0 recensioni
Roma. Azzurra e Alessandro si incontrano dopo cinque dalla fine della loro storia proprio nel giorno in cui Daniele, fidanzato di Azzurra le chiede di sposarlo. Lei più matura e sicura di sè, lui sempre uguale ma con qualche dubbio in più. Lei è titolare di una pasticceria, sogno di una vita, lui ha finalmente il ristorante che tanto desiderava dopo aver girato mezzo mondo come chef. Antiche emozioni riemergono, ma quale sarà la scelta migliore? Assecondarle o rinuncarvi definitivamente? Qualunque sarà la loro scelta saranno legati inevitabilmente.
Dal primo capitolo: Daniele aprì il menù ed io feci lo stesso. Lui sembrava molto concentrato. Probabilmente stava leggendo i piatti uno per uno. Io dopo aver visto la prima pagina mi pietrificai. In alto al centro e a chiare lettere c’era scritto “Lo chef Alessandro Abate vi dà il benvenuto al ….”. Non terminai di leggere il resto perché mille domande mi frullarono in testa. Avevo letto male? Rilessi tre volte e la risposta era: no,non avevo letto male. La domanda successiva era “Cosa ci faceva qui a Roma?”. Non lo sapevo. “E adesso cosa faccio?” Niente! Mangeremo tranquillamente e poi ce ne andremo.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Non riuscivo a prendere sonno. Continuavo ad avere davanti agli occhi l’immagine di Azzurra. Rivederla era stata una piacevole sorpresa anche se in circostanze particolari. La coincidenza aveva voluto che venisse a mangiare proprio nel mio ristorante dopo neanche un mese dall’apertura. Forse il destino di cui mi parlava lei cinque anni fa esiste davvero. Ma no, lei è fidanzata ora con uno degli uomini più ricchi di tutta Roma. Eppure nel suo sguardo avevo letto sgomento, rabbia e forse paura. Le facevo paura? Forse mi odiava ancora? Ma no, sono passati tanti anni. Lei era poco più che una ragazzina e ora è una donna, una splendida donna. Era bellissima fasciata in quel vestito che evidenziava il suo corpo in maniera perfetta. Quel corpo che avevo così tanto guardato, accarezzato, baciato, assaporato. Io ero stato Il primo per lei e a pensarci ancora adesso provavo tenerezza nel ricordare la sua vergogna e la sua timidezza nel mostrarsi nuda a me. Forse proprio perché ero stato il primo aveva avuto così tante aspettative nei miei confronti. Nonostante stessi bene con lei e mi piacesse davvero moltissimo non potevo abbandonare il mio sogno di partire per Shangai. Avevo dovuto fare una scelta e quella scelta non era stata lei. Anche Azzurra però aveva realizzato il suo sogno di diventare una brava pasticcera ed ero sicuro che lo fosse veramente. Ero proprio curioso di assaggiare i suoi dolci e non scherzavo quando le avevo detto che sarei andato a trovarla presto. Probabilmente lo farò domani stesso. Diedi un’ultima occhiata alla donna a fianco a me che già dormiva e mi addormentai anch’io. Alle otto ero già in piedi e mi diressi in bagno sentendo l’odore del caffè nell’aria. Sicuramente Giorgia stava già preparando la colazione. Eppure ero stato chiaro con lei. Non volevo che dormissimo insieme dopo il sesso e ancora meno volevo ritrovarmela la mattina per casa. Ma purtroppo ieri notte si era addormentata e non mi andava di svegliarla. “Ale ho preparato il caffè” mi disse con un enorme sorriso quando arrivai in cucina. “Mi sembrava di averti detto che non voglio che passi la notte qui” sbottai facendole spegnere il sorriso. “Ma come non ti è piaciuto stanotte?” mi si avvicinò in modo provocante accarezzandomi il collo. Mi scostai e andai a versarmi il caffè nella tazzina. Ma lei non demorse , mi lasciò finire il caffè e subito dopo mi si avvicinò un’altra volta in maniera ancora più provocante, solo che stavolta la sua mano la posò nell’unico posto che le piaceva tanto di me risvegliando la parte primordiale di qualsiasi uomo. Non ci vidi più, la presi malamente per un braccio e la buttai sul divano. Il seguito fu inevitabile, mi aveva provocato. Tanto era solo questo che voleva da me ed io non ero disposto a darle nient’altro. Ci usavamo a vicenda, ero stato chiaro con lei: solo sesso. Mi staccai subito, mi rivestii e mentre andavo in bagno a fare una doccia le dissi di andarsene. Non andavo fiero di come mi comportavo con le donne, ma avevo sempre pensato che la metà di loro volevano sempre e solo una cosa da noi uomini e l’altra metà volevano rubarti anche l’anima. Io preferivo di gran lunga il primo tipo di donne perché non chiedevano nient’altro in cambio. Ci si divertiva insieme finché uno dei due non si stufava e se ne trovava subito un’altra senza troppi complimenti. Mi tenevo bene alla larga da quelle troppo invadenti che volevano mettere radici in casa mia o da quelle che mi chiedevano di andare al cinema o a cena fuori. Non volevo niente di tutto questo. Tutto ciò che chiedevo era del sano sesso. Solo una volta era successo di spingermi oltre. Fu con Azzurra. Lei con la sua carica e la sua voglia continua di fare qualsiasi cosa mi aveva contagiato e io la accontentavo perché mi faceva stare bene. Di lei non mi stufavo mai. Il fatto che fosse poco esperta a letto mi faceva sentire importante. Sentivo che dovevo stare ai suoi tempi, che dovevo insegnarle le cose piano e questo non mi dava fastidio, anzi. Lei aveva tirato fuori il mio senso di protezione e mi aveva reso geloso se qualcun altro anche solo la guardava. Ma io all’improvviso avevo interrotto tutto con poche parole. L’avevo trattata male. Forse volevo che mi odiasse in modo che non mi cercasse più. E infatti non lo fece. Il giorno dopo il suo ultimo giorno di lavoro se ne andò e ovviamente non mi salutò. Ma io senza farmi vedere l’avevo guardata andare via da lontano. E adesso ce l’avevo di nuovo a portata di mano, ma apparteneva ad un altro e lungi da me da portargliela via. Non ero il tipo. Ero un coglione ma non fino a questo punto. Arrivarono le quattro del pomeriggio e decisi di andare da Azzurra. Ero troppo curioso e poi volevo scambiare due parole con lei giusto per sapere come stava. Probabilmente mi avrebbe mandato a quel paese, me lo sarei meritato e avrei incassato il colpo. Daniele mi aveva spiegato dove si trovava la pasticceria. Sembrava così orgoglioso e così preso da Azzurra. Me l’aveva presentata come sua fidanzata non come sua ragazza. Il che faceva una bella differenza dalle mie parti. Forse avrebbero dovuto sposarsi? Ero davanti all’ingresso ma non mi decidevo ad entrare, sentivo lo stomaco chiuso senza capirne il motivo. Mi dissi che non avevo nulla da temere e in un lampo mi ritrovai dentro immerso in una miriade di colori. Nell’aria c’era un profumo buono di vaniglia misto a qualcos’altro. Dietro al bancone trasparente era pieno di biscotti di ogni tipo, muffins, cupcakes, torte, crostate. Azzurra aveva superato di gran lunga le mie aspettative. Non vedevo nessuno così aspettai. “Buong…” spuntò da dietro una porta aperta, il laboratorio probabilmente e si interruppe nel vedermi. “Ciao” le dissi. Mi guardò dritto negli occhi con il mento leggermente sollevato in segno di sfida ma io non mi arresi. “L’allieva supera il maestro” le dissi guardandomi intorno. “Dici?” “Mmmmhhh” feci segno di si con la testa. “I miei complimenti” continuai. “Perché sei qui?” mi chiese senza remore. “Ero curioso” feci spallucce. “Ora che hai soddisfatto la tua curiosità …” non terminò la frase ma mi fece intendere che dovevo andarmene. “Come stai?” mi interessava sul serio saperlo. “Stavo meglio prima che entrassi” mi rispose acida. Allora ce l’aveva ancora con me? “Mi odi ancora, giusto?” “No, in realtà mi sei indifferente”. Da qualche parte avevo letto che le donne pensano sempre il contrario di quello che dicono. Stavo per rispondere ma il campanello all’ingresso segnalò che qualcuno stava entrando. “Mamma!” urlò un bambino correndo verso Azzurra. Mamma? Aveva anche un figlio? E pure non tanto piccolo. Sembrava più grande di Lorenzo, il figlio di mia sorella che aveva due anni. Ma quando l’aveva avuto? E il padre era Daniele? E se era lui perché non erano sposati? Che senso aveva rimanere fidanzati? Forse il padre non era lui. Ma allora chi era? Poco dopo arrivò una donna sulla cinquantina. Una bella donna e osservandola meglio dava un’aria ad Azzurra. Stesso sguardo e stesso sorriso. Forse era sua madre. “Jonathan vieni qui che la mamma sta ancora lavorando” lo rimproverò dolcemente la donna. “Aspettatemi fuori. Servo l’ultimo cliente e arrivo” disse Azzurra rivolgendosi alla donna. “Hai anche un figlio” non era una domanda. Non rispose e nel frattempo prese una scatola e iniziò a metterci dentro alcuni cupcakes coloratissimi. Chiuse la confezione e me la porse. “Offre la casa. Adesso sparisci” mi disse secca. Cosa mi aspettavo? Che mi abbracciasse sorridendo e ricordassimo i vecchi tempi come se niente fosse? “Grazie” riuscii solo a dire e me ne andai. Dopo che se ne era andato chiusi la saracinesca del negozio con mani tremanti. Quando arrivai davanti alla macchina dove mi aspettavano mia madre e Jonathan mi caddero due volte le chiavi per terra. Mia madre si accorse del mio nervosismo e mi chiese se tutto andava bene. “Si mamma tutto bene. Salite in macchina che ho dimenticato la borsa dentro al negozio” dissi sbrigativa. Dopo aver recuperato la borsa entrai in auto anch’io, ma capivo che mia madre non era convinta che stessi bene. Stava per dirmi qualcos’altro ma la bloccai subito. “Mamma dopo, ok?” la guardai con la coda dell’occhio. Poi mi rivolsi a Jonathan che era seduto sul sedile posteriore. “Amore tutto bene all’asilo?” cercavo di rimanere calma ma la mia voce tremava. “Si” disse solo. Una volta a casa gli feci fare la merenda dopodiché lo misi davanti ai suoi cartoni animati preferiti e andai in camera con mia madre. Chiusi la porta alle mie spalle. “E’ tornato mamma” le dissi accasciandomi sul letto. “Chi è tornato?” “Lui mamma. Alessandro” Rimase in silenzio per un po’. “Raccontami tutto” “Niente … ieri sera Daniele mi ha portato in un ristorante che si è aperto da poco. E’ di Alessandro” feci una pausa e mia madre rimase in attesa. “Nel menù c’era scritto il suo nome ed io ero sotto shock. Ho pensato che con un po’ di fortuna non l’avrei incontrato e invece Daniele l’ha chiamato al tavolo dopo la cena. Io nel frattempo ero andata in bagno e al mio ritorno lui era già al nostro tavolo. E come se non bastasse Daniele ha scoperto che erano insieme alle elementari e pare che si incontreranno” dissi tutto d’un fiato. Mia madre parve pensierosa poi disse. “Devi dirgli tutto Azzurra, lo capisci vero?” “E come faccio? Non è così semplice” “Aspetta qualche tempo, poi quando sarai pronta andrai a parlargli. Ha diritto di sapere. Prima non sapevi come rintracciarlo ma adesso tutto cambia” “Ci penserò”. Rimanemmo in silenzio per un po’ e poi le dissi ancora “Era lui quello nella pasticceria oggi pomeriggio quando siete arrivati tu e Jonathan” “Quindi ha visto pure Jonathan. Si sarà fatto senz’altro delle domande” “Ma figurati” “Io dico di si” “Mamma e poi c’è un’altra cosa” “Cosa?” “Daniele mi ha chiesto di sposarlo” “Oh tesoro ma è una cosa fantastica! Sei felice?” “Si certo” dissi con qualche ombra di dubbio.
  
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