6.
Sistemazioni
-Selyan-
La
guerra proseguiva ormai da diversi mesi e nel campo regnava il caos.
Lei
ogni mattina usciva dal tempio a passo affrettato diretta al campo di battaglia
e, nelle tende in cui venivano trasportati i feriti, cercava di salvare più
vite possibili.
Ma
quella mattina era diversa.
Non
aveva ancora varcato la soglia del tempio quando una donna con le vesti delle
sacerdotesse più importanti la chiamò fermando la sua corsa.
Non riusciva a vedere
il suo viso, ma sapeva bene di chi si trattava.
<<
La situazione sta precipitando, non puoi
restare qui >>
<< Cosa? Ma i
nostri soldati... >> balbettò confusa.
L'esercito non aveva
mai subito sconfitte e fino a quel momento era riuscito a tenere testa agli
assalti nemici. Lei era sicura che avrebbe salvato l’isola.
<<
Non possono più resistere. Il nemico è
troppo forte e qualcuno li ha traditi. Da adesso, nessuno è più al sicuro qui.
Devi andare via >>
<< Ma io non
voglio andarmene! Questa è la mia casa e la mia famiglia è qui! Io non posso
andare. Preferisco morire qui e adesso
piuttosto che fuggire abbandonando tutti >>
Ma la donna la
interruppe di nuovo <
<< Di che regno
parli, mamma? Io non capisco. Vieni con me >>
Ma la donna scosse la
testa agitando i lunghi capelli scuri << Il mio posto è qui ormai. Tu sei
l'unica che può scoprire tutta la verità su questa guerra. La nostra città sta
cadendo. Salvati prima che sia troppo tardi, obbediscimi >>
Non sapeva cosa fare.
Lei aveva alzato una mano nel gesto benedicente degli ordini delle Sacerdotesse
Potenti. Non poteva ignorarlo. Con una stretta al cuore decise di accettare ma,
quando parlò, la sua voce tremava << Dove devo andare? >>
<< Sempre
avanti. Corri finché non sarai arrivata al sicuro nelle loro salde mura. Non
hai molto tempo, ma puoi farcela >>
Uscì
dal tempio e cominciò a correre. Era una folle corsa diretta a una meta che
neanche lei conosceva, ma correva più veloce che poteva.
Arrivò
a una delle quattro porte che permettevano l'accesso alla città e vide la più
totale confusione.
I
nemici avevano aperto un varco nelle mura e stavano distruggendo e
saccheggiando tutto uccidendo chiunque incontrassero.
Lei
non si fermò. Passò in mezzo ai soldati, nessuno sembrava vederla.
Fuori
delle mura era stata fatta una vera e propria strage. Centinaia di uomini erano
stati uccisi e i loro corpi erano sparsi a terra. Sua madre aveva ragione:
avevano perso la guerra e la loro città era condannata alla distruzione.
Poco
più avanti a lei c'era un uomo che sembrava aspettare qualcuno.
Era l'unico superstite
di tutta quella strage e, grazie al lungo mantello rosso, lo riconobbe subito
anche se era di spalle << Papà! >>
L'uomo si voltò e lei
si gettò tra le sue braccia cercando di riprendere fiato.
<< Cos’è
successo ai nostri soldati? >>
Il generale la
abbracciò << Non servono spiegazioni. Abbiamo perso. Tu, però, devi
andare avanti, capito? Non ti fermare per nessun motivo. Vai avanti >>
<< Dove? >>
<< È
un posto lontano. Vai, non c'è più tempo e i nemici potrebbero riconoscerti.
Mettiti in salvo >>
Senza
capire realmente, strinse più forte suo padre e riprese la sua corsa.
Perché
non si era fermata di più con lui?
Voleva
dirgli tante cose. Si fermò a guardare indietro, ma non c'era più nessuno. Suo
padre doveva essere tornato dove lei non poteva seguirlo.
Si
lanciò nel fitto di un bosco lasciando che i cespugli e i rovi le graffiassero
la pelle.
Non
le importava di quello che le succedeva, sapeva dove conduceva quella strada e
sapeva che non voleva rivedere la radura che era stata trasformata nel campo di
battagli in cui….
Inciampò
in un sasso e perse l’equilibrio.
Sarebbe
sicuramente caduta se due braccia forti non l'avessero afferrata.
Conosceva
così bene quella stretta, che capì di chi si trattava prima ancora di sentire
la sua voce e cominciò a piangere.
Lui la rimise in piedi
senza sforzo e la strinse in un dolce abbraccio mentre lei posava il viso sulla
sua spalla stringendolo con tutte le sue forze.
<<
Perché... perché sei andato via? >>
<< Non l'ho
deciso io e neanche la Dea sa quanto avrei voluto restare con te. Ma non è
stato possibile >>
<< Mi manchi >> era tutto quello che riusciva a dirgli
piangendo .
<< Lo so, ma
devi trovare la forza di andare avanti. Io starò qui a controllare che nessuno
ti segua e tu devi mettercela tutta. Me lo prometti? >>
<< Cosa devo
fare adesso che... >> non riuscì a finire la frase, ma non fu necessario.
<< Vai avanti e
tieni fede alla promessa che mi hai fatto >>
Le sue risposte erano
così calme e tranquille che sembravano ovvie e non facevano che aumentare la
sua confusione e la sua tristezza.
<< Ma è troppo
tardi... tu non... non ci sei più e
io... sono... sola e... >>
Il ragazzo le
accarezzò dolcemente i capelli << No, non è tardi se vai avanti adesso.
Ti avevo promesso che non saresti stata sola e manterrò la mia promessa, ma tu
devi andare. Se arriverà qualcuno, lo fermerò io e ti giuro che si aggiusterà
tutto >>
<< Non voglio
andare, voglio stare con te, non voglio più... non voglio andare! >>
Lui le posò un bacio
sulla fronte cercando di calmarla
<< Se non vuoi farlo per te, allora corri per me. Guarda, hai poco
tempo >>
Si voltò a guardare
nella direzione che le veniva indicata e vide un enorme palazzo sulle rive di
un fiume che stava chiudendo lentamente l'imponente porta d'ingresso.
<< Vai, fa'
presto >>
Contro voglia e in
preda alle lacrime e ai singhiozzi, guardò un'ultima volta il suo viso e
riprese a correre. Era quasi arrivata quando si sentì stringere un polso e si
voltò di scatto trovandosi di fronte una figura incappucciata << Dove
credi di andare? >>
Era in preda al
terrore. Doveva andare, la porta si chiudeva e lei non poteva muoversi. Avrebbe
infranto la promessa
<< Lasciami! Io
devo andare, devo...>>
<< Tu prendi
ordini solo da me e io ti ordino di fermarti! >>
Cercava disperatamente
di liberarsi dalla sua stretta lottando come poteva, ma era troppo forte.
<<
Non puoi fuggire da me. Io ti fermerò
come ho fermato tua madre e quelli che hai incontrato fino ad ora e vuoi sapere
una cosa? La tua corsa è finita! >>
Lei alzò il viso e le
porte in pietra del palazzo misterioso chiusero davanti ai suoi occhi.
<< Tu non puoi
fermarmi, ragazza! >>
<<
Selyan, dannazione, calmati! >>
Si
svegliò di colpo e trovò Irmelin accanto a lei che le teneva i polsi.
<<
Stavi solo sognando >> le disse la sua amica mentre lei si liberava dalla
presa con uno strattone poco gentile.
Irmelin
doveva averla tenuta in quel modo per evitare che si facesse male agitandosi,
ma lei odiava essere trattenuta. La sua amica avrebbe capito.
<<
Sembrava... sembrava così reale che... >> ma non riuscì a finire la frase
e Irmelin tagliò corto per lei
<<
Beh, ora sei sveglia. Ely mi ha informata che il re di questo posto ha deciso
di ospitarci per due anni quindi possiamo anche dimenticarci di quella diamine
di nave, ma credo che ci risaliremo presto di nostra spontanea volontà per sfuggire
all’ira di tua sorella se non ci sbrighiamo. Mi ha svegliata almeno un’ora fa
per dirmi che lei usciva e noi eravamo in ritardo. Pare che abbia provato ad
avvertire prima te, ma il tuo sonno pesante ti ha impedito di sentirla la
prese in giro Irmelin mentre le porgeva una veste pulita per cambiarsi.
<<
Era quasi isterica. Ha giurato che ti impiccherà con le tue stesse coperte se
faremo tardi per colpa del tuo sonno da letargo. Credo che la sua cotta per il
re ci darà diversi problemi nei prossimi giorni >>
Era sconvolgente il
modo in cui Irmelin riusciva sempre a trovare qualcosa da dire per tirarle su
il morale o per costringerla a mettere da parte i brutti pensieri.
Probabilmente
senza di lei non sarebbe neanche partita dall’isola e invece, dopo una notte di
tormenti e pianti, era di nuovo in giro per il palazzo reale, pronta ad
affrontare un altro di quei giorni che aveva giurato di non voler vivere
<<
Grazie, Irmy >>
Non
sapeva neanche lei per cosa l’avesse ringraziata esattamente, ma tra loro non
c’era bisogno di spiegazioni. Sapeva che avrebbe capito. Quello che non sapeva
era il motivo del grande sorriso che illuminava la faccia della sua amica
<<
Figurati! Ti faccio passare volentieri il malumore per tutta la prossima
settimana se rispondi alla mia domanda: come si chiama l'uomo alto e muscoloso
che era in quella stanza ieri sera? >>
<<
Quale stanza? >> chiese sempre più confusa.
<<
Ma insomma, vuoi svegliarti? >> le sbuffò in faccia << Quando siamo
andate a cercare il Signor-ombra-del-re
per farci dare quella crema puzzolente per l'allergia, nella stanza c'erano
altre due persone : il re e lui. Chi
è? >>
Selyan
dovette costringere il suo cervello ancora perso nei suoi brutti ricordi a
riprendere il filo degli eventi della sera precedente. Era sprofondata
nell’imbarazzo più totale per colpa dell’irruenza della ragazza che le aveva
aiutate e non aveva certo perso tempo a guardarsi intorno, ma aveva visto
l’uomo a cui aveva ferito una mano per sbaglio
<<
Si chiama Tanet. Perché ti interessa? >>
Irmelin
alzò le spalle << Mi era sembrato un bell’uomo e volevo saperne qualcosa
di più, ma non sono convinta. Sicuramente c’è di meglio in questo regno
sperduto, lascia stare >>
Irmelin
non chiedeva mai il nome di qualcuno. Guardava, commentava, a volte chiedeva
anche in giro se la persona che le interessava fosse fidanzata o promessa a
qualcuno, ma non chiedeva mai direttamente il nome. C’era qualcosa che non
andava nel suo discorso
<<
Devo crederci? >> le chiese scettica.
Lei
si finse offesa << Ma certo! Che domande...ti sembro una che si innamora
del primo bell’uomo che vede? Mi hai preso per Keira!? >> sbottò prima di
riprendere la sua spiegazione << Mentre eri a cercare di suicidarti dal
re, io e Ely abbiamo girato il palazzo in lungo e largo e l'unico uomo che abbiamo trovato era una
guardia che, sinceramente, non ha avuto il dono della bellezza. La situazione è
migliorata decisamente quando siamo tornate a cercarti con la guardia che era
di turno al portone, ma non mi piacciono i biondi, lo sai. Il tizio di ieri
sera non era bello, ma, se il re è occupato da Ely e quello della crema è
davvero insopportabile come mi è sembrato, per il momento mi sembra l'unico
uomo degno di essere preso in considerazione. Ho deciso che lo terrò d'occhio
finché non ne troverò uno migliore, se per te va bene >>
<<
Da quando devo darti la mi approvazione in fatto di uomini? >> le chiese
perplessa.
<<
Da quando ricordi un nome >> la informò trionfante << Non ci sei
mai riuscita in vita tua, ieri non ricordavi neanche il nome del re, ma per
quello non hai esitato. Devo trarre qualche conclusione? >> chiese
prendendola in giro.
Nonostante
tutto, Selyan sorrise << È il comandante delle guardie, se non ho capito male >>
Sapeva che non
serviva altro per spiegare a Irmelin il motivo per cui il nome di quell'uomo
faceva eccezione alla sua memoria quasi inesistente.
Mentre
Irmelin si guardava intorno indecisa sul corridoio da percorrere, lei si era
persa nel ricordo del suo sogno.
<<
Sel, credo sia di qua >>
La
sua amica era più che libera di innamorarsi della sconosciuto Tanet per quello
che la riguardava…
<<
Sel? >>
… lei non voleva
davvero saperne niente di uomini, tanto meno se soldati.
Tirò
un sospiro e la seguì. Non doveva pensare.
<<
Nel tuo sogno… c'era anche- >>
<<
Lui c'è sempre, Irmy >> tagliò corto lei prima di girare l’angolo e
sbucare esattamente davanti a tutte le loro compagne già in attesa del re.
<<
Siete sempre le ultime! >> tuonò Elydet facendosi spazio tra le altre
<< Si può sapere cos’avete combinato fin’ora?>>
<<
Tua sorella non si svegliava >> rispose Irmelin guadagnandosi una
gomitata da parte sua.
<<
Hanno anticipato l’appuntamento con il Sommo-divino
>> le informò sua sorella << Stavo per venire a chiamarvi
rischiando di fare tardi insieme a voi come sempre >>
<<
Perché hanno anticipato? >> chiese Irmelin curiosa.
<<
Non ne ho idea >> rispose Elydet << Dalia ha provato a chiedere il
motivo al nobile che ci ha informate, ma le ha risposto che gli affari del re
non erano affari suoi e che doveva prendere il suo posto in sala o andarsene e
non farsi vedere finchè non avessero finito di esaminarci >>
<
Un
attimo dopo le porte si aprirono e, ne uscì solo una guardia con una pergamena
in mano
<<
Si faccia avanti Lianna della terra >>
La
ragazza obbedì staccandosi dal gruppo di sacerdotesse con cui stava conversando
e l’uomo ordinò di nuovo << Tu vieni dentro, voi altre aspettate il
vostro turno >>
<<
Accidenti, è quello del portone, Irmy >> bisbigliò Elydet << se si
ricorda di noi e lo dice al re siamo spacciate, che facciamo? >>
Ma Irmelin non
rispondeva. Aveva un’aria spaventata e sembrava completamente persa nei suoi
pensieri.
Selyan
le mise una mano sulla spalla e la sentì sobbalzare << Cosa? Non ho sentito, parlavate con
me? >>
<<
Insomma, Irmy! Si può sapere cos'hai? >> esplose Elydet << È
da ieri pomeriggio che sei strana e ti spaventi per nulla >>
<<
Io... Selyan! >> le due sorelle sobbalzarono a quell'urlo improvviso.
<<
Così mi fai prendere un colpo al cuore e mi costringi a passare una vecchiaia
senza l'uso delle orecchie >> la rimproverò.
<<
Scusa, però, forse, tu lo sai. Se non lo sai tu non lo sa nessuno e non posso
andare avanti in questo modo. Questa cosa deve avere un senso, ma- >>
Stava
parlando più con sé stessa che con lei e Selyan perse la pazienza << Cosa?!? >>
<<
Lasciami parlare! >> urlò Irmelin.
A
quel punto insorse anche Elydet <<
La smettete di urlare? Se ci sentono dentro, viene fuori Dalia e ci mette in
punizione tutte e tre! Sembrate due pazze! >>
Irmelin
sospirò , prese lei per un lembo della veste, sua sorella per mano e le tirò
dietro una colona, al riparo dalle orecchie indiscrete delle altre
<<
Ieri pomeriggio, mentre ero con Elydet e aspettavamo che tu uscissi di lì, ho
avuto una strana sensazione ed ero sicura che ti fosse successo qualcosa >>
<<
Cos'hai sentito? >> chiese Selyan sinceramente incuriosita.
<<
Era... freddo, ma un freddo strano. Poi tua sorella ha pronunciato il tuo nome
e... ho capito che la cosa era qualcosa legato
a te >>
<<
Coincidenza? >> le suggerì.
Ma
la ragazza scosse la testa << Subito dopo ho avuto l'impressione di dover
tornare con le altre perché Dalia stava tornando e, quando abbiamo raggiunto la
porta, ho scoperto che avevo ragione di nuovo >>
Elydet
alzò gli occhi al cielo esasperata da tutte quelle inutili congetture e
interruppe i pensieri delle due ragazze << Uffa! Insomma, Irmy, non farti
problemi inutili. Te l'ho già spiegato: hai pensato che Selyan e le altre erano
già lì dentro da tanto e sarebbero tornate da un momento all'altro, e ti sei
convinta di dover tornare perché avevi paura che Dalia ti punisse >>
<<
Ma se mi ha punita lo stesso? >> chiese Irmelin stupita e confusa da quel
discorso.
<
Irmelin
annuì e Selyan non riuscì a non sorridere, felice che l’esilio dalla loro terra
fosse servito a qualcosa.
<<
Perché mi ridi in faccia? >> chiese la diretta interessata quasi offesa <<
Ti togli quel sorriso idiota e mi dici cosa
mi sta succedendo!? >>
<<
Calmati! Hai semplicemente imparato qualcosa di nuovo >> le disse Selyan
<< Nessuno può prevedere il futuro in modo chiaro, credo che le tue siano
visioni legate al presente >>
Irmelin
sembrava confusa << Ma a che mi serve un potere del genere? È inutile. Non posso evitare che accada qualcosa che sta
già accadendo. No? >>
<<
A me sembra che ti abbia già salvata dalle grinfie di Dalia >> la
corresse.
Irmelin
si fermò a riflettere sulle sue parole, poi sfoderò il suo sorriso perfido, il
sorriso dei piani di vendetta pronti a essere messi in atto
<<
La Dea mi fulmini se non userò il suo potere nel più giusto dei modi >>
annunciò seria.
<<
Sarebbe? >> chiese Elydet preoccupata.
<<
Intralciare lo scorfano di Keira ogni
istante delle sue inutili giornate! Imparerò a prevedere i suoi schifosi
risvegli la mattina e le metterò una tagliola ai piedi del letto, le sue
intenzioni di lavarsi e riempirò di acido la sua vasca e metterò le ortiche
nelle vesti che conterà di indossare. La Dea mi ha finalmente dato l’arma per
rivendicarmi di anni di torture e, quanto è vero il mondo, la userò! >>
Mai
si sarebbe aspettata una simile dichiarazione di guerra da parte sue e scoppiò
a ridere. Perfino Elydet si unì alle risate
<<
Cosa avete da ridere? Misere mortali! E tu >> disse puntando il dito
verso Selyan che era piegata in due dalle risate e poggiata a una colonna << Tra non molto ti inchinerai al mio
immenso potere! >>
<<
Secondo me ha già capito il tuo sommo potere, Irmy!>> rise Elydet
indicandola << Guarda: si è già inchinata! >>
Irmelin
le tese una mano << Non così presto. Devi ancora aiutarmi a capire come
usare questo strano dono della Dea o resterò per sempre incapace come lei >>
Selyan
si rialzò passandosi una manica sul viso
<< No, Irmy, non sarai mai come lei. Però per aiutarti con queste
cose c’è Dalia e tra poco ci sarà anche qualche nuovo aiutante del re di questo
posto. Non ti servo io >>
<<
Ma io non voglio che loro lo sappiano! La vecchiaccia non mi crederebbe mai se
dicessi di avere un nuovo potere >> affermò con disprezzo.
La
voglia di ridere di un secondo prima era sparita completamente, rimpiazzata
dall’onda scura del rimorso. Lei non avrebbe mai potuto aiutare Irmelin con
quel nuovo dono.
<<
Che ti prende adesso? >> chiese Elydet quasi scocciata.
<<
Io non ho mai capito niente. Mi rendevo conto del vero significato
dell'avvertimento della Dea solo dopo che... insomma... se fossi riuscita
almeno una volta a capirne il significato come fai tu... probabilmente non... >>
sospirò prima di lasciar andare i ricordi a quando il viaggio sulla maledetta
nave poteva essere evitato.
Non
poteva non ripensare a quella mattina in cui uscire dal tempio le era sembrato
il più grande degli errori, quando il freddo le invadeva le ossa ad ogni passo intimandole
di rientrare e lei, ostinata e cieca agli avvertimenti della Dea, aveva
continuato a correre verso il campo.
<
<<
Questa volta sarai tu ad insegnarmi come si fa >> le suggerì.
<<
I-io che... faccio da insegnante... a te? >> e, quando lei annuì, Irmelin
riprese tutta la sua sicurezza e allegria << Ragazze, sto diventando
importante! Se continuo così, forse, alla fine, mi piacerà anche restare
nell'ordine. Potrei diventare Somma Sacerdotessa e prendere a calci Keira dalla
mattina alla sera. Farmi servire da lei sarebbe uno spasso! La costringerei a
portarmi le ciabatte la mattina prima di alzarmi e magari anche a farmi lavare
i piedi la sera prima di andare a dormire! Potrei anche- >>
Elydet
però interruppe il suo momento di gloria << Ehi ragazze! Lianna è uscita.
Adesso a chi toccherà? >>
La
guardia tornò a fare la sua comparsa ordinando << Si faccia avanti Irmelin del vento >>
Contro
ogni aspettativa delle amiche, lei non si scoraggiò affatto << Mi piace
il mio nome straniero! Vado… a stupire il re! >> annunciò con
l'immancabile imitazione di Dalia davanti a tutte.
Quando
la porta si chiuse, Selyan sentì sua sorella imprecare.
<<
Anche lei ha un nuovo potere, tu ne hai un sacco, e io? Resterò sempre così? >>
Selyan
la guardò con aria interrogativa << Ma, sorellina, molte di noi non hanno
neanche un elemento! Guarda Keira >>
disse guardando le loro compagne che chiacchieravano lontane da loro
<< Non comanda niente e ha un briciolo di potere di cui nessuno riesce a
capire la natura >>
Rise prima di
continuare pensando ad una vecchia battuta della loro amica
<<
Pensa che Irmelin è convinta che il suo potere derivi direttamente dalla sua
autostima, piuttosto che da un elemento come i nostri. Se la Somma Sacerdotessa
venisse a sapere che pensa una cosa del
genere di sua nipote, come minimo Irmelin finirebbe a pane e acqua a vita >>
<<
Parli così perché tu, oltre a dominare l'acqua, sai fare un sacco di altre cose
e Irmelin... beh, a lei non interessa niente del suo potere >>
Selyan guardò sua
sorella. Aveva sedici anni ormai e era assalita dai dubbi delle ragazze della
sua età, ma lei era sempre stata troppo presa dai suoi drammi personali per
rendersene conto. Era sempre stata troppo impegnata a maledirsi e piangersi
addosso per accorgersi che Elydet la ammirava e troppo chiusa nei suoi pensieri
per capire che sua sorella cercava il suo aiuto.
Era stata una
stupida. La guerra che le aveva portato via la famiglia e la felicità, aveva
portato via a sua sorella la possibilità di imparare a dominare il suo potere.
Era entrata
nell'ordine più tardi delle altre bambine, a quasi tredici anni. Neanche il
tempo di imparare le basi del loro sapere ed era scoppiata la guerra. Sua
sorella era stata forte e aveva imparato a gestire le cose da sola, era
diventata una delle migliori in pochissimo tempo e adesso era in grado di fare
cose spaventose con il suo potere e lei non le era mai stata accanto come
avrebbe dovuto. Non aveva mai neanche pensato a quanto doveva essere difficile
per Elydet essere in quella terra sperduta e lontana da sua madre. Selyan si
rese conto tristemente che stava rischiando di restare intrappolata nel suo
passato maledetto distruggendo anche il futuro.
Doveva stare accanto
a sua sorella, mettere da parte la sua disperazione e farsi forza.
Elydet
aveva bisogno di lei.
<<
Non essere triste, Ely. Il fuoco è il più potente degli elementi, dovresti
andarne fiera. E poi sei più piccola di me e di Irmelin, è probabile che questo
tipo di poteri arrivi con il tempo. Non forzare la Dea a darti un potere che
non ti appartiene, aspetta che sia lei a concederti quello che è più giusto per
te e allora ne svilupperai la forza. Magari sarà così grande che attirerai
l'attenzione del re >> aggiunse per distrarla.
<<
E se non dovesse arrivare? >> chiese preoccupata.
<<
Il fuoco riesce a distruggere se lo usi con rabbia, ti protegge se lo usi
contro i nemici o le bestie selvagge, come facevi nei boschi della nostra
terra, e può darti calore se ti trovi all'aperto nella gelida notte invernale.
Oltre ad usare il tuo elemento con maestria sai combattere davvero bene con la
spada, hai una mira infallibile con l'arco e io sono sempre stata convinta che
nei giochi di abilità te la cavi molto meglio di tutte noi messe insieme. Sei
sicura che sia così indispensabile un altro potere? >>
Elydet
rise all'ammissione della sorella
<< È vero. Anche con le vostre previsioni
vi batto sempre a qualunque gioco! Dici che lo stupisco lo stesso il re? >>
chiese speranzosa.
<< Lo
scopriremo tra poco >>
**************************************************************************************
-Tarìc-
Una Somma Sacerdotessa
insopportabile con una nipote che si comportava da nobile di alto rango, ma che
era quasi un’incapace come altre otto delle sue compagne. Una sacerdotessa
legata al fuoco; tre legate all’aria in modo blando quanto le quattro legate
alla terra; una legata all’acqua per dichiarazione, ma non per dimostrazione, e
la ragazza che aveva salvato la sua corte che si era detta anche lei legata
all’acqua, ma che a Tarìc sembrava molto più legata al potere in sé che a un
semplice elemento.
Questo il resoconto
di un pomeriggio sprecato a esaminare le straniere piuttosto che a cercare di
risolvere i problemi del suo regno.
E non era ancora
finita. Doveva ancora chiedere il parere della sua corte per decidere cosa
farne di loro e sapeva che non sarebbe stata una conversazione tranquilla.
Le
decisioni importanti a quel tavolo non venivano mai prese con calma e
tranquillità.
<<
Ismene, tu cosa ne pensi? Potrebbero esserci utili? >>
<<
Difficile dirlo, Maestà >> ammise lei << Alcune sembrano delle
dilettanti alle prime armi e altre… Sono davvero poche quelle che possono
essere usate per il loro potere e non per la forza delle loro braccia >>
<<
O per l’aria che sollevano agitando i capelli inutilmente >> commentò
Tanet guadagnandosi un’occhiataccia dal re e da tutti gli altri presenti.
<<
Le hai guardate tutte, vero? >> gli chiese Neithel acido.
Il
comandante delle guardie non si lasciò minimamente intimorire da quell’accusa e
ribatté sarcastico << Perdonami, credevo fosse quello il nostro compito.
Vuoi informarmi su quello che hai fatto tu? >>
<<
Basta! >> impose Tarìc << Non siamo qui per giocare, Tanet >>
<<
Non stavo giocando, Maestà. Si danno davvero più arie di quelle che possono
permettersi, a mio parere. Non sono un esperto, ma non credo che possano
qualcosa contro il caos del regno. Di certo non più di quanto possono i miei
uomini con una pala in una mano e un secchio per le macerie nell’altra >>
Olen,
seduto accanto a sua moglie, si schiarì la voce attirando la sua attenzione
prima di parlare
<<
Forse avremmo dovuto controllarle prima di stabilire che le avremmo ospitate
per due anni >>
Tarìc sentì il sangue
ribollirgli nelle vene a quella protesta.
Quando
aveva chiesto il suo parere aveva accettato senza esitazione, convinto che
chiunque potesse aiutare doveva essere il benvenuto, e adesso criticava la sua
scelta.
<<
Avresti potuto dirlo prima >> lo informò.
<<
Le abbiamo ospitate perché lo hanno chiesto in nome del nostro Dio, non perché
ci sembravano utili >> chiarì Neithel.
Tarìc
era sinceramente stanco di quei discorsi. Come potevano perdere ancora tempo
con quelle ragazze? Volevano essere ospitate, venti persone non erano certo un
problema insormontabile quando tutta la capitale e anche alcune cittadine
limitrofe avevano un disperato bisogno della loro attenzione. Poteva
semplicemente dare ordini ai servi che preparassero delle stanze per loro e
provvedessero ai loro pasti. Sarebbe stato semplice. Invece doveva dedicarsi anche
ai loro problemi, dannazione!
<<
Ospitarle non è un problema, ma la loro istruzione richiederà più tempo di
quanto possiamo permetterci di sprecarne con questioni inutili >>
protestò Olen come se gli avesse letto nel pensiero.
<<
Potremmo anche ignorarle finchè non avremo di nuovo tempo per loro >>
La
proposta del re lasciò Tanet a bocca aperta per lo stupore << E lasciarle
libere di fare i loro comodi nel palazzo reale? >> chiese sconvolto.
<<
Potremmo anche dichiarare che saranno istruite dopo che ci avranno aiutato a
rimettere in ordine i disastri maggiori >> propose Ismene cauta.
Fu
una voce secca e dura alle spalle del re a rispondere alla Sacerdotessa della
Ragione
<<
L’ospitalità non è cosa che si venda, Ismene >>
<<
Aaren! >>
Non si aspettava suo
zio in piedi prima di una settimana viste le sue recenti condizioni, ma era
felice di vedere che stava bene.
L’unico
suo problema era che le riunioni di corte con Aaren presente erano molto più
accese del normale.
<<
Non dovresti essere qui >> lo avvertì preoccupato per la sua salute.
<<
Dovrei lasciarvi sbattere la testa sul tavolo fino a notte fonda perché non
sapete risolvere la situazione? Qual è il problema? >> chiese il vecchio
senza esitazione.
Nonostante
la fascia alla testa e il colorito pallido, stava davvero bene se brontolava.
Tarìc era profondamente grato alla ragazza che lo aveva rimesso in piedi.
<<
Sono venti inutili incapaci >> sbottò Tanet prima che chiunque altro
avesse il tempo di parlare.
<<
Ti aspettavi venti Dee che schioccassero le dita e sistemassero il regno? >>
chiese Aaren con lo stesso tono che avrebbe usato per dargli dello stupido
<< e mi permetto anche di offendermi per quello che hai detto >>
<<
Perché dovresti offenderti tu se insulta loro? Hai qualche legame con quella
gente? >> chiese Tarìc.
<<
Quanto meno un legame di gratitudine visto che sono vivo per mano loro >>
Olen
sbatté il pugno sul tavolo e fece la proposta più assurda che il re potesse
aspettarsi da lui
<<
Paghiamole per il favore che ci hanno fatto e mandiamole a casa loro >>
Perché
l’uomo che doveva tenere a mente tutti i bilanci del regno non riusciva a
tenere a mente la necessità di mantenere intatta la credibilità della parola
del re?
<<
Non mi rimangerò la parola data, Olen! >>
<<
In nome di Dio, sono incapaci al vostro servizio, dannazione! Mettetele in
condizioni di esservi utili! >>
<<
Aaren, perdonami se ti contraddico >> si intromise Ismene guadagnandosi
immediatamente un’occhiataccia dal diretto interessato << impiegheremmo
meno tempo a istruire venti bambini di un paio d’anni >>
<<
Quante sono quelle decenti? >> le chiese suo zio esasperato
<<
Non più di cinque >> affermò lei prima che Neithel la correggesse
<< Nemmeno una >>
<<
Ecco perché non ho chiesto a te >> sbottò suo padre.
Nessuno
dei presenti aveva capito cosa lo preoccupava seriamente di quelle ragazze a
quanto pareva. Non era il loro potere, né il fatto che fossero venti inutili
pesi sulle spalle di un regno in rovina, ma il fatto che non avevano la minima
idea di cosa fossero l’educazione e il rispetto.
<<
Non mi importa dei loro poteri >> ammise il re << Il problema è che
sono tutte indisciplinate e incapaci di rispettare le autorità. Senza
esclusioni >>
<<
Non obbediscono alla loro Somma Sacerdotessa? >> chiese Aaren stupito.
<<
Non tutte >> ammise Tarìc << Due di loro hanno discusso con lei
appena fuori la porta del palazzo e hanno passato la notte qui esultando per
essersene liberate >>
<<
Voglio sperare che tu ti sia accertato di poterle portare dalla nostra parte >>
ribatté suo zio.
<<
Una non è un problema >>
Si trovò ad alzare le
spalle davanti all’occhiata indagatoria di Tanet e Neithel prima di capire che
erano delusi dalla sua mancanza di controllo su entrambe le ragazze piuttosto
che sorpresi da quello che aveva detto.
Perché mai si era
sentito preso con le mani nel sacco?!
Doveva
darsi un contegno alla svelta e affermò con
determinazione << La piccola non è un problema >>
<<
Neanche le altre due >> si intromise Nora entrata a sorpresa nella sala.
<<
Buongiorno >> la salutò Aaren scocciato.
Tarìc
aveva chiesto a Nora non allontanarsi dalla camera di suo zio mentre loro
discutevano, ma, a giudicare dalla sua faccia assonnata e dal pesante sbadiglio
che la sua amica lanciò in risposta al vecchio, doveva essersi addormentata
pesantemente.
<<
Ho parlato io con le altre due, non sono un problema >> insistette Nora
senza la minima traccia di vergogna per non aver portato a termine il suo
compito.
<<
Posso sapere su cosa basi il tuo giudizio? >> chiese Neithel con lo
scetticismo che usava sempre nei suoi riguardi.
<<
Sulle mie impressioni personali >> rispose lei fiera alzando il mento
nella sua direzione mentre paralva.
<<
E da quando sono affidabili? >>
Sembrava
che Nora non aspettasse altro che quella domanda. Si portò una mano al petto
con finta aria mortificata e diede inizio alla sceneggiata << Oh, scusa,
di certo non sono niente in confronto alle tue, giusto? Io mi sono solo
limitata a parlarci, dopotutto, come potrei mai competere con chi ne ha
avvelenata una? >>
<<
Smettila! >>
L’ordine
di Neith non servì a niente << Sai che se l’avesse vista la loro vecchia avrebbe potuto ricattarvi a vita
per quello che hai fatto? >>
<<
Se avessi voluto farlo di proposito non l’avrei certo lasciata viva e in grado
di lamentarsi >>
<<
Quindi ammetti il tuo errore? >> chiese Nora con gli occhi lucidi per la
soddisfazione
Ma
Ismene interruppe il suo momento di gloria urlando sconvolta contro Neithel
<< Perché diamine avresti dovuto avvelenarla di proposito?! >>
<<
Non l’ho fatto di proposito, ma non mi piace quella ragazza. Sarà un problema >>
dichiarò serio.
<<
Permaloso! >> urlò Nora sbattendo la mano aperta sul tavolo << Non
puoi avercela con lei perché hai sbagliato! >>
<<
Tarìc, se non la butti fuori me ne vado io >>
Quella
era sempre la fine delle discussioni tra Neith e Nora. Tarìc finiva sempre,
obbligatoriamente, per mandare via Nora, ma quella volta aveva bisogno di lei
<< Nora, sei sicura che possiamo fidarci? >>
<<
Assolutamente >> rispose lei sorridendo di sottecchi contro Neithel per
averla spuntata << Selyan non rispetta la vecchia semplicemente perché la odia, ma non alzerebbe un dito
contro di noi. Ieri ho dovuto ordinarle di smetterla di ringraziarmi e mi ha
chiesto scusa come se fossi una persona importante >>
<<
Ah, ecco come ti ha comprata >> la prese in giro Tanet.
<<
Non interrompermi! >> protestò lei senza neanche guardarlo prima di
riprendere il suo discorso << Irmelin sembra più ribelle di lei, ma credo
che Selyan sappia tenerla al suo posto >>
<<
Ha potere e servi? >> chiese Neithel cinico.
<<
Aaah, Tarìc, ma perché gli permetti di dire queste stupidaggini?! Non è una
riunione seria questa? >>
<<
Credevo lo fosse, Nora >>
<<
Se la corte non è seri, la colpa è del re >> lo informò Aaren.
Tarìc
avrebbe tanto voluto rispondere che non era affatto d’accordo, ma preferì
lasciar perdere e passare al tono di comando << Nora, rispondi a Neith >>
<<
Quali servi?! Cerca solo di limitare i danni della sua amica e la cosa è
reciproca. Irmelin le avrà ordinato almeno dieci volte di stare zitta e
seguirmi perché voleva tornarsene a letto e evitare di infastidire oltre i nobili. Le ho riso in faccia e l’ho trascinata
per un braccio. E, giusto per informarti, non c’era bisogno che tu facessi il
despota, l’avevi già spaventata abbastanza prima con la tua simpatia >>
<<
Non le ho neanche rivolto la parola >>
<<
Beh, allora immagino che sia bastato il tuo asp- >>
<<
Nora, basta! >> la interruppe Tarìc << non ti ho permesso di
entrare per insultare i presenti>>
Lei
sospirò, ma era un sospiro molto più simile a un ringhio e Tarìc capì che
Neithel avrebbe dovuto fare i conti con qualche altra vendetta da parte di
Nora.
<<
Quelle ragazze saranno un problema >> affermò Ismene a sorpresa molto più
seria di quello che si sarebbe mai aspettato in quella circostanza.
<<
L’ho visto anch’io >> confermò Aaren alludendo chiaramente a una visione
di cui il re non era stato informato.
<<
Cosa? >>
<<
Guerra >> rispose la donna << Non so perché e non so quando, ma
l’ho vista mentre la ragazza mi guariva. Non ho idea di quale possa essere il
motivo, mi dispiace. Credo solo che, se è stata una di loro a provocarci la
visione, potrebbero esserne la causa >>
<<
Qualche riferimento temporale? >> chiese Tanet già pronto a scattare.
Ismene
scosse la testa ma Aaren rispose deciso << Di sicuro non a breve >>
<<
Dobbiamo tenerle perché altrimenti ci muoverebbero guerra, perché ci aiuteranno
in una guerra che verrà per altri motivi, o la vostra visione indicava che tenerle ci
porterà la guerra? >> chiese Nora al vecchio Aaren
<<
Non lo so >>
****************************************************************************
-Irmelin-
Quella sera sistemarono
le loro cose nelle stanze che il re aveva concesso al loro ordine.
La loro era spaziosa
e con una buona vista sul fiume. Non che i panorami fossero importanti per lei,
ma aveva sentito la stupida di Wanda lamentarsi di avere un muro orribile
proprio a un paio di metri dalla finestra della sua stanza e non aveva potuto
non gioire quando aveva visto che loro avevano proprio il tipo di vista che le oche desideravano. Si sentiva come se
avesse vinto una gara con loro e il pensiero che qualche nobile avesse deciso
che le stupide non la meritavano e
loro sì, la riempiva di orgoglio.
Probabilmente era
stata una scelta del tutto casuale affidata a qualche inutile servo, ma lei
avrebbe continuato a pensare che quella stanza era un dono del re, della nobile
Ismene o di suo marito per quello che Selyan aveva fatto per loro, del
comandante delle guardie che si era innamorato di lei, o del re che trovava
simpatica Elydet e aveva deciso di provare a conquistarla regalandole ogni
giorno l’alba e il tramonto sulle acque del Grande Fiume.
In realtà, quello che
le dava maggiore soddisfazione in assoluto era pensare che la stanza orribile
fosse stata data di proposito alle sue compagne, magari anche con la speranza
da parte del re che ci finisse Keira.
Poteva
decisamente ritenersi soddisfatta.
<<
Siamo state fortunate >> annunciò fiera alle sue compagne di stanza
<<
Puoi dirlo forte! >> le rispose Elydet << Non mi sarebbe piaciuto
finire in camera con Thanee. A casa andava in giro per il tempio mentre
dormiva, avrei passato le notti nella paura di trovarmela addosso! >>
<<
Non è Thanee il peggio che ci poteva capitare, Ely! >> la corresse prima
di rendersi conto che Selyan era stranamente silenziosa, seduta sul suo letto e
intenta a fissare il suo baule piuttosto che mettere in ordine le sue cose
<< Tu vuoi smetterla di fare quella faccia? Poteva andare peggio anche a
te! >> le urlò
<<
Io ancora non capisco quale sia il suo problema >> sbottò Elydet <<
Non vuoi dormire con noi perché Irmy russa come un orso in letargo? >>
Elydet
fu troppo lenta per evitare la veste che Irmelin le aveva lanciato dopo le sue
parole e la prese in piena faccia.
<<
Sel, potevi finire a dormire con Keira, te ne rendi conto?! >> poi
scoppiò a ridere pensando alla lunga lista di difetti che aveva immaginato
negli anni pregando la Dea che fossero veri << Secondo me di notte parla,
va in giro per la stanza e scommetto anche che le puzzano i piedi >>
Ma
Selyan rimase seria << Preferivo
dormirci piuttosto che farci lezione >>
<<
Non mi hai ancora detto chi è il vostro maestro >> la informò Elydet.
Selyan
fissò la sorella ancora più abbattuta di prima
<< Secondo te chi poteva essere? >>
Irmelin
non smise di ridere. Effettivamente capiva lo sconforto di Selyan e decise di risparmiarle
almeno di informare la sorella << Sel e Keira prenderanno lezioni da Sua-sgarbatezza-il-braccio-destro-del-re
>>
Elydet
lasciò cadere quello che aveva in mano, qualunque cosa fosse << Il nobile
Neithel? Cos’ha che non va? >>
<<
Il tuo divinissimo re ha strani gusti in fatto di amicizie.
Tua sorella ha paura di quel tizio e, secondo me, è antipatico come una spina
in un piede il giorno della processione per la Dea. Farei anch’io quella faccia
se sapessi di doverlo sopportare tutti i giorni per due anni >>
<<
Ma dai, Irmelin! >> le Elydet urlò indignata << Il Sommo non sceglie i funzionari di corte
a caso e di certo non potete giudicare così male una persona che non conoscete,
vergogna! >>
<<
Io dico solo quello che penso e sono contenta di non essere al posto di tua
sorella >>
<<
Ripetimi da chi prenderai lezioni tu, per favore >> la implorò Selyan con
i gomiti sulle ginocchia e il viso poggiato sulle mani. Irmelin non poté non
pensare che poter ridere della sua tristezza, finalmente provocata da qualcosa
di stupido, era un altro piccolo regalo di quel nuovo regno
<<
Per la millesima volta: io e Elydet siamo nello stesso gruppo, di ben dieci
persone, sotto la guida della nobile Ismene >> annunciò felice.
<<
Ma perché voi dieci e noi due? >>
La
risposta arrivò da una Elydet sognante al punto tale che Selyan non ebbe dubbi
sul fatto che la spiegazione venisse dal re in persona << Siamo state
tutte scelte in base alle nostre capacità e noi sembriamo più predisposte alle
capacità della Nobile Ismene >>
<<
Sorellina, stai di nuovo sognando il re ad occhi aperti? >> chiese
Selyan.
<<
Sì! Lo ammetto. Ora vado a letto così lo sogno per bene. 'notte a tutte! >>
Dopo
una risposta del genere, capì che c'era ben poco da fare: Elydet era cotta fino
in fondo del re.
<<
Le altre idiote che fine faranno? >> chiese Selyan sempre più sconsolata.
<<
Tutte insieme a lezione con il marito della nobile Ismene. Credo si chiami Olen
o qualcosa del genere. L’hai mai visto? >>
<<
No, non so chi sia >> ammise lei prima di passare la domanda a sua
sorella << Ely, tu sai chi è? >>
<<
No e ti ho detto che voglio dormire. Non disturbarmi, Sel. Devo sognare il re e
ogni minuto che passo a rispondere alle tue domande lo tolgo ai miei sogni.
Buonanotte e dormi bene >>
Irmelin
sbuffò divertita, cominciava seriamente a pensare che stesse diventando
un’ossessione pericolosa quella di Elydet
<< Buonanotte,
Sel >>
<<
Non ho sonno >> protestò lei sdraiandosi sul letto senza neanche
coprirsi.
Irmelin
sciolse il laccio che reggeva i suoi capelli, spense la candela che illuminava
la loro nuova camera e coprì la sua amica
<< Non puoi affrontare un maleducato come quello insieme alla
stupida imbecille di Keira senza dormire e, meno che mai, con il raffreddore o
la febbre. Se farai brutta figura con la capra
stupida, ti toglierò il saluto, chiaro? >>
<<
Come vuoi >>
Nel giro di mezz'ora,
sentì il ronfare beato di Elydet e non tardarono ad arrivare anche i singhiozzi
soffocati di Selyan. Non l’avrebbe neanche sentita se la Dea le avesse mandato
il sonno. Selyan aveva imparato anche a piangere in silenzio ormai pur di non
avere nessuno intorno a dirle cose senza senso che non le avrebbero risollevato
il morale, né le avrebbero concesso il diritto di piangere in pace.
Ma come lei aveva
imparato a piangere in silenzio, Irmelin aveva imparato a fingere di dormire
con tanto di respiro pesante.
Quel regno doveva
rimettere le cose a posto, dannazione!
Le loro stanze erano
vicinissime a quelle del re e dei nobili, forse per averle sotto controllo.
Aveva capito subito
che non era una corte di stupidi quella che le aveva accolte.
Dalia aveva mentito
più volte sul vero motivo del loro arrivo in quel palazzo e aveva convinto il
re che avevano bisogno di restare il tempo necessario ad imparare ad utilizzare
al meglio i loro poteri per riconquistare la loro terra. Lui aveva promesso
anche che in due anni sarebbero state pronte, ma il nobile Tarìc non poteva
neanche sospettare che, al termine del periodo da lui fissato, non sarebbero
andate via.
La loro terra era in
mano ai nemici, devastata e distrutta.
Non avevano un posto
dove tornare e non avrebbero combattuto nessuna guerra per l’isola.
Se non le avessero
uccise i soldati, le avrebbe linciate il popolo stesso per vendicare la loro
fuga. Non potevano tornare.
Forse nessuno sapeva
la verità su quella guerra, ma lei era stata coinvolta troppo da vicino per
ignorarla.
Se Selyan avesse
anche solo sospettato quanto si era sporcata le mani in quei tempi di
tradimenti e raggiri… non voleva pensarci.
Nella migliore delle
ipotesi, la figlia del generale avrebbe perso il controllo delle sue azioni e
l’addestramento che suo padre le aveva impartito per difendersi in guerra
l’avrebbe spinta a ucciderla prima che avesse il tempo di scusarsi con lei.
Scuse… quali scuse potevano
esistere per quello che le aveva fatto?
Neanche passare la
vita a cercare di salvarla sua dalla follia e dal baratro nero della tristezza
era abbastanza per ripulire la propria coscienza.
Eppure era stata
costretta a farlo…
Irmelin sospirò prima
di rendersi conto che non poteva permettersi quei pensieri se doveva fingersi
addormentata. Non poteva permettersi di piangere, ma poteva giurare a quella
Dea che era stanca di servire, che si sarebbe vendicata per quella situazione.
Doveva farla pagare alla
persona che aveva distrutto le loro vite.
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