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Autore: Halina    13/10/2015    3 recensioni
Nymphadora Tonks viene convocata al Ministero della Magia in piena notte, dove le viene rivelato che suo cugino, Sirius Black, è evaso da Azkaban. Anche se il suo addestramento da Auror non è ancora completato, viene inserita nel gruppo di ricerca guidato da Kingsley Shacklebolt con un compito specifico, indagare su Remus Lupin. Così, due anni prima di trovarsi insieme nell'Ordine della Fenice, le strade di Dora e Remus si incrociano.
Genere: Avventura, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Famiglia Weasley, Nimphadora Tonks, Remus Lupin, Sirius Black | Coppie: Remus/Ninfadora
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
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Capitolo 15 – 23 e 24 Dicembre 1994
 
 
Per qualche istante, Dora e Sirius continuarono a ridacchiare sommessamente; infine, l’uomo accennò con il capo alla fine del corridoio. La ragazza lo seguì, bene attenta a dove metteva i piedi, giù da una rampa di scale fino ad un vasto seminterrato, dove trovarono Remus indaffarato ai fornelli e un’estremità di un lungo tavolo già apparecchiata per tre.

Dora prese posto, lasciando libera la sedia a capotavola per Sirius, che vi si lasciò cadere posando davanti a sé cinque o sei bottiglie di burrobirra. Se ne portò una alla bocca, cercando di togliere il tappo con i denti, ma subito Remus si fiondò su di lui, mettendogli in mano un apri bottiglie: “Potresti fare almeno un piccolo sforzo per tornare alla civiltà” lo sgridò bonariamente.

Sirius sogghignò, sedendosi più composto e aprendo la bottiglia per poi porgerla verso il bicchiere di Tonks con un gesto galante: “Desidera un poco di codesta squisita libagione, madame?”

Lei annuì, divertita: “La gradirei molto, grazie!”

Sirius gliela versò per poi alzarsi ed esibirsi in un inchino aggraziato: “Contento ora, Moony?”

“Estremamente soddisfatto! Grazie, Padfoot!” rispose Remus con un piccolo sorriso.

“Moony, Padfoot?” chiese Tonks, curiosa, alternando lo sguardo dall’uno all’altro.

“Vecchi soprannomi, sai – Sirius si strinse nelle spalle – Lui è un lupo, io un cane…”

“Pettigrew un topo – lo interruppe rapida lei, facendo subito il collegamento – Vuoi dire che eravate tutti animagi?”

“Warmtail e… e Prongs, sì – continuò Sirius con un’improvvisa tristezza negli occhi – Beh, tutti tranne Remus, ovviamente. Come ben sai, i dormitori di Hogwarts sono il posto con meno privacy sulla faccia del pianeta e non ci è voluto molto per notare che tutti i mesi Remus cambiava carattere per un paio di giorni, sparisse misteriosamente al tramonto per poi ricomparire distrutto a pranzo del giorno dopo.”

Dora rimase in ascolto, Remus continuava ostinatamente a dare loro le spalle, girando di tanto in tanto il contenuto di una grossa pentola sul fuoco.

“Abbiamo scoperto il suo segreto, e abbiamo deciso che gli avremmo tenuto compagnia. Non potevamo farlo in forma umana, così abbiamo deciso di diventare animagi. Ci è voluto un po’, ma ne è decisamente valsa la pena.”

Le strizzò un occhio e Dora annuì lentamente: “E’ straordinario, non solo quello che siete riusciti a fare così giovani, ma il perché… - incrociò finalmente lo sguardo di Remus, che si era avvicinato per posare la pentola sul tavolo – Non eri solo.”

Remus posò una mano sulla spalla di Sirius, sedendosi al suo fianco, di fronte a Tonks: “Mai – rispose – non fino a quando Peter ha tradito.”

Tra una forchettata e l’altra, i due uomini si alternarono nel raccontare a Tonks tutto ciò che la ragazza non aveva ancora saputo, o intuito, senza più tralasciare dettagli.

“… e così Remus mi ha accompagnato da tua madre, ho recuperato le mie cose e mi sono rintanato da lui nello Yorkshire, standomene buono per un po’ come Dumbledore mi aveva detto, e attendendo novità.”

Sirius concluse la storia, per poi lasciarsi andare contro la spalliera della sedia e allungare le lunghe gambe sotto il tavolo, le mani incrociate in grembo.

“E che cosa ci fate ora in questo posto agghiacciante?” chiese Tonks guardandosi attorno.

I due si cambiarono uno sguardo e Remus iniziò, cauto: “Stiamo facendo un esperimento per conto del Preside.”

“Un esperimento?” chiese scettica Dora.

Remus annuì: “Abbiamo bisogno di un luogo assolutamente sicuro, un posto in cui poter parlare senza timore di essere ascoltati, un luogo in cui incontrarsi senza dover inventare scuse plausibili, un luogo dove nascondere Sirius... e la famiglia che abitava qui era talmente paranoica da aver ricoperto la casa di incantesimi protettivi. Uno di questi comportava un sigillo, che l’aveva resa inaccessibile alla morte dell’ultimo proprietario; Dumbledore sospettava che potesse venire aperto con il sacrificio del sangue di un erede diretto e…”

La voce di Remus scemò in un sussurro e Tonks ebbe il presentimento di capire che cosa intendesse. Ruotò lentamente il capo verso Sirius, che si limitò a sogghignare, come suo solito: “Ho evitato questo posto come la peste da quando ho compiuto undici anni, e qui mi ritrovo due decenni dopo a fare l’uovo! Certo che il destino è davvero un gran bastardo…”   

“Questa è casa tua? - mormorò Dora – Quindi l’adorabile signora nell’ingresso è la famosa zia Walburga?”

“Come hai fatto ad indovinare?” chiese Sirius, rovesciando la testa all’indietro e scoppiando a ridere.

A quel punto, Remus si alzò, guardandoli entrambi con aria benevola: “Immagino abbiate un sacco di cose da dirvi, vi lascio soli. Lasciate pure i piatti, li lavo domattina. Ah e, Sirius, ho sistemato la singola del terzo piano per Nymphadora, noi dovremo dividere.”

“Tienimi il letto caldo, Moony!” ammiccò Sirius.

“Non è necessario che tu vada” provò a protestare Dora, ma Remus scosse il capo: “Invece credo proprio di sì. Buonanotte Sirius, buonanotte Nymphadora.”

“Remus, ti prego, – sbuffò la ragazza – è Tonks. Davvero, odio essere chiamata Nymphadora.”

“Avanti, lo sai anche tu che non è affatto vero.”

“Come no? – chiese la ragazza, sorpresa – Ti assicuro che…”

“Sorridi, quando ti chiamo Nymphadora, e il tuo sorriso è bellissimo. Quindi continuerò a chiamarti così.”

Remus la stava guardando dritto in viso, e Tonks sentì un groviglio caldo di emozioni nel petto; aprì e richiuse la bocca un paio di volte cercando qualcosa da dire, forse per contraddirlo di nuovo, forse per minimizzare con una battuta, ma fu la domanda che aveva bruciante sulla lingua a fare capolino: “Stai flirtando con me, Mr. Lupin?”

“Forse – rispose lui con un sorriso enigmatico – Attenta alla burrobirra, Nymphadora.”

E con queste parole si chiuse la porta alle spalle.

Dora raddrizzò la bottiglia, che minacciava di rovesciarsi sul pavimento, e si voltò a guardare Sirius, che sembrava stranamente compiaciuto: “Stava flirtando con me?”

“Così parrebbe, – rispose lui, aprendo un’altra bottiglia - e su una cosa di sicuro ha ragione.”

“Cosa?”

“Ti ha appena chiamata Nymphadora… e hai sorriso.”

Dora soffocò un mugolio disperato e chinò la testa, appoggiando la fronte contro il legno del tavolo e chiudendo gli occhi: “E’ così evidente?” chiese sconsolata.

“Cosa? Che riuscite a malapena a togliervi gli occhi di dosso?”

“Davvero?” chiese Tonks, animata da una nuova speranza, tornando a guardare il cugino.

“Stai cercando di dirmi che avevi ancora dubbi dopo il siparietto ad Hogsmeade? – chiese Sirius, che si stava palesemente divertendo un mondo – Non credo di averlo mai visto in quello stato, almeno non dopo il boom ormonale dei quattordici anni…”

Dora posò il mento sulle mani, arricciando il naso: “Non lo so, se davvero gli piaccio perché non prende un’iniziativa? Quelle parole poco fa sono il primo segno di interesse che mi dimostra in mesi!”

“Forse in modo così esplicito, ma credo che per i suoi standard ti abbia già dato segni a sufficienza per una vita intera! - sbuffò Sirius – È di Remus che stiamo parlando, non è esattamente un maestro di seduzione. Devi avere un pochino di pazienza, non credo che abbia avuto altre donne dopo…”

Si interruppe di colpo e Tonks sospirò: “Vai avanti. Ha quasi trentacinque anni, Sirius, non mi aspettavo certo di essere la prima.”

Sirius cacciò giù un sorso abbondante di burrobirra e scosse il capo: “Non ci sarebbe da stupirsi troppo se lo fossi, Tonks, la sua condizione è davvero complessa tanto a livello fisico quanto mentale. Durante il nostro ultimo anno a Hogwarts aveva iniziato ad uscire con una ragazza, ma lei non sapeva nulla e quando infine lui glielo ha detto hanno litigato pesantemente. Credo che Dorcas fosse in realtà più arrabbiata per il fatto che Remus non si fosse fidato di lei piuttosto che della cosa in sé; forse si sarebbero chiariti, forse lei lo avrebbe accettato, ma poi è stata uccisa e…”

Dora rabbrividì, intuendo fin troppo bene in quali circostanze la ragazza fosse morta. Si chiese per un istante se Dorcas fosse una delle anonime facce della fotografia che Mad-Eye le aveva mostrato nel suo cottage sulle Highlands, mesi prima, quando tutta quella storia era ancora ben lontana da lei: “Sono passati quindici anni, Sirius – mormorò – Credi davvero che sia stato da solo per tutto quel tempo?”

L’uomo si strinse nelle spalle: “Ci sono state persone che gli hanno voluto bene nonostante la sua licantropia, che hanno provato a dimostrargli che non era un mostro: i suoi genitori, noi Dumbledore e la McGonagall, l’Ordine… ma poi tutto è andato a rotoli. Abbiamo iniziato a credere di avere un traditore tra le nostre fila quando Fabian e Gideon Prewett sono stati uccisi, e sapevamo che Voldemort aveva reclutato numerosi licantropi... Non so come io abbia potuto farlo, ma ho iniziato a dubitare di lui, ad allontanarlo, e Lily e James avevano il piccolo Harry a cui badare, così lui ha deciso di aprirsi con Dorcas, e lei ha reagito come ha reagito. Da quel momento in poi si è offerto volontario per tutte le missioni più pericolose dell’Ordine, e non l’ho più visto.”

Sirius aveva le mani strette sul tavolo, le nocche bianche, i capelli lunghi che gli nascondevano il viso. Dora non poté fare altro che tacere.

“Quando James e Lily sono morti, - riprese Sirius con un filo di voce - quando ho capito, ho fatto l’ennesimo errore. Avrei dovuto chiamarlo, avremmo dovuto cercare Peter insieme, e fare giustizia. Ma mi sono fatto prendere dalla foga, e ho condannato entrambi a più di un decennio di inutile dolore.”

Cautamente, Tonks gli posò una mano sul braccio, stringendo piano: “Non fartene una colpa, Sirius. È successo quello è successo e tutti hanno commesso sbagli nella vita, soprattutto in quel periodo di paura e incertezza, ma vi è stata data una seconda possibilità.”

“Se la merita – disse con decisione Sirius, alzando il capo – Remus merita di essere felice, più di qualsiasi altra persona al mondo.”

Tacquero per qualche istante, infine l’uomo la guardò di sottecchi, lasciando andare un gran sospiro: “Come ti sembra?”

“Come mi sembra cosa?” chiese lei, aggrottando la fronte, i pensieri che ancora si soffermavano su Remus.

“Essere qui seduti insieme, a parlare insieme, di cose da adulti. L’ultima volta che ci siamo visti io ero un adolescente idiota e tu avevi sette anni.”

Lei si strinse nelle spalle, giocherellando con la burrobirra ormai vuota: “Mia mamma ha sempre mantenuto vivo il tuo ricordo. Non parlava spesso di te, ma quando lo faceva era per ricordare con affetto il cugino che amava, mai il pazzo criminale che eri stato dipinto, e poi ho avuto qualche mese di tempo per abituarmi all’idea che eri innocente, e che eri in circolazione. Speravo di poterti rivedere!”

“Già, i legami di sangue non hanno mai voluto dire molto per me, ma sono contento di sapere che ho ancora qualcosa che assomiglia ad una famiglia qua fuori. Sono felice di averti qui.”

Dora annuì, e le scappò uno sbadigliò. Sirius si alzò, scompigliandole i capelli: “Vieni, ti accompagno di sopra e poi torno a lavare i piatti.”

“Posso aiutarti!”

“No, sei un’ospite, e sei stanca… e vorrei evitare di rompere il servizio buono.”

“Ah, ah. Davvero divertente” rispose Tonks, rifilò un’occhiataccia e una linguaccia, ma lo seguì di sopra senza protestare.  

Attraversarono l’atrio in punta di piedi e presero a salire le scale scricchiolanti, gradino dopo gradino. Sul muro erano appese quelle che Tonks realizzò essere teste: “Merlino! – esclamò in un sussurro – i tuoi decapitavano elfi domestici?”

“Solo quelli troppo vecchi – rispose Sirius con una scrollata di spalle – Pensavo anche io fosse una cosa barbarica fino a quando mi sono ritrovato tra i piedi l’attuale creatura di casa e, fidati, se continua a mettere alla prova la mia pazienza in questo modo finirà sul muro prima del tempo!”

“Vive un elfo domestico qui? – chiese la ragazza, superando il secondo piano e salendo verso il terzo – cioè capisco, la casa è enorme e la famiglia purosangue, ma…”

“Ma la casa è lurida? – sorrise Sirius – Da quando è morta mia madre dieci anni fa quel dannato elfo domestico ha deciso di trasformare il posto in un mausoleo e non ha più toccato uno spillo. Io e Remus siamo qui solo da tre giorni, abbiamo dato una pulita alla cucina giù nel seminterrato e alla mia camera, di sopra – spiegò accennando al soffitto – per te invece abbiamo sistemato questa, era la stanza che sembrava più… innocua.”

Dicendo questo aprì la porta di una camera abbastanza grossa, che ospitava una comoda poltrona accanto a una libreria, un armadio, una scrivania e un letto a una piazza e mezza.

Tonks posò la borsa sul comodino e si lasciò cadere sul letto: “Va benissimo, grazie!”

“Perfetto, e se ti serve il bagno l’unico in condizioni decenti è al piano di sopra, prima porta sulla destra. Buonanotte, Tonks!”
 

*~¤~°~¤~*~¤~°~¤~*~¤

 
Dora si svegliò il mattino seguente più presto e più riposata di quanto avesse immaginato. Per qualche tempo rimase distesa sulla schiena, le mani incrociate sotto il cuscino, a fissare il soffitto. La conversazione avuta con Sirius la sera precedente continuava a risuonarle in testa, senza darle tregua.

Ripensò a tutto il dolore e alla solitudine che i due uomini avevano dovuto affrontare, al timido tentativo di ricostruirsi una vita, di ricostruire un’amicizia dopo più di dieci anni di alienazione in cui erano diventati due persone adulte, ed estranee. Ripensò a quella casa-mausoleo, in cui sembrava opportuno camminare in punta di piedi e parlare sotto voce per non disturbare il cumulo di polvere e ricordi.

Si sentiva un po’ un’intrusa in quel mondo a due che Sirius e Remus condividevano, in una dimensione spazio-tempo che sembrava indipendente da quella esterna. Tuttavia, mentre un raggio di sole faceva capolino dalle pesanti tende che coprivano le finestre, Tonks decise che sarebbe stata quel raggio di sole, che si sarebbe infiltrata in quel precario equilibrio portandovi un soffio di vita nuova.

Animata da un nuovo entusiasmo, scaraventò via le coperte e saltò giù dal letto. Infilò un paio di pantofole pelose e una vestaglia fucsia sul suo improbabile pigiama a quadretti turchese e saltellò giù dalle scale, diretta alla cucina nel seminterrato. Avrebbe apparecchiato la tavola e accolto Remus e Sirius con la colazione pronta!

Fu con questa idea già davanti agli occhi che aprì la porta, rimanendo impietrita sullo stipite. Remus, già perfettamente vestito, era seduto ad un estremo del lungo tavolo, con una tazza di tea accanto e la Gazzetta del Profeta aperta davanti al viso. Per un istante, Tonks considerò l’opzione di non essere stata notata. Forse, se fosse riuscita a tornare sui suoi passi senza fare troppo rumore…

“Buongiorno, Nymphadora.”

Alla faccia del non essere stata notata! Gli occhi gentili di Remus la passarono in rassegna da capo a piedi, un sorriso appena accennato che gli fece capolino sulle labbra notando l’accozzaglia di colori che la ragazza indossava.

“Buongiorno” mugugnò lei, strusciando le pantofole a terra.

“C’è del tea ancora caldo sul fornello e dei biscotti nella credenza lì a destra – le indicò Remus – Non pensavo di vederti in piedi così presto.”

“Volevo prepararvi la colazione – spiegò lei, vagamente imbarazzata, iniziando a frugare nella credenza – Nemmeno io credevo di trovare qualcuno già sveglio.”

Remus rise piano: “Solitamente mi bastano poche ore di sonno, senza contare che Sirius tende ad allargarsi quando dorme e mi avrebbe buttato giù dal letto in ogni caso a breve!”  

Tonks sogghignò, tirando giù da uno scaffale biscotti e marmellata: “Ora vado io a buttarlo giù dal letto! Così almeno facciamo colazione tutti insieme!”

“Nymphadora, aspetta…” provò a fermarla Remus, ma la ragazza aveva già il piede sul primo gradino.

Fece di corsa tutte le rampe di scale per poi bussare sonoramente alla porta della camera di Sirius ed entrare senza attendere risposta. L’uomo occupava interamente il letto matrimoniale, sdraiato di traverso a pancia in giù con braccia e gambe spalancate; solo la cima della testa faceva capolino da sotto il lenzuolo. Il pigiama di Remus era accuratamente piegato su uno dei due comodini.

“Buongiorno, cugino!” gridò a mo’ di saluto, senza ottenere il minimo segno di vita.

“Sirius! In piedi, è ora di alzarsi!”

Dalle coperte emerse un grugnito, e nulla più.

Tonks attraversò la stanza a passo di marcia, spalancando le finestre e lasciando entrare un getto di aria gelida: “Avanti, Sirius! Svegliati!”

Un secondo grugnito si fece sentire, e la ragazza sorrise: “E va bene, te la sei voluta tu, vada per le maniere forti.”

Si rimboccò le maniche e si avvicinò al letto, afferrando trapunta e lenzuolo e mandandole all’aria con un ampio gesto.

Non appena gli occhi si posarono sulla forma scomposta del cugino cacciò un urlo che rivaleggiava con quelli del ritratto di Mrs. Black e Sirius spalancò gli occhi, sobbalzando: “Miserriaccia, Tonks! Sei impazzita? Spalancare le finestre e gridare in questo modo ad un’ora imbarazzante del mattino?”

“Sono quasi le nove – rispose lei, bene attenta a tenere gli occhi sul volto di Sirius – e poi … NON TI GIRARE!” strillò quando Sirius fece per rotolare sulla schiena.

Lui rise di gusto: “Te la sei cercata, baby-cousin!”

“Sirius, CHI DIAVOLO DORME NUDO A DICEMBRE? - chiese, esasperata, marciando verso la porta – Vestiti e vieni giù, c’è la colazione!”

Fece le scale a ritroso scuotendo più volte il capo, quando rientrò in cucina trovò Remus che la guardava con aria divertita: “Già… - disse piano, alla sua faccia sconvolta – Ha sempre avuto questa adorabile abitudine, forse avrei dovuto dirti che è un'altra delle ragioni per cui mi sono alzato appena sveglio.”

Le strizzò un occhio e lei soffocò uno sbuffo, sedendosi davanti a lui e versandosi una tazza di tea. Sirius fece capolino poco dopo, in pigiama e vestaglia, a piedi nudi, i capelli arruffati e la faccia assonnata. Remus lo squadrò per un istante, critico: “Padfoot, è il mio pigiama quello che hai addosso?”

Sirius scrollò le spalle: “Possibile, ho infilato la prima cosa che mi è capitata a tiro.”

Tonks scoppiò a ridere, rovesciandosi addosso buona parte del tea, quindi sfoderò il suo sorriso migliore: “Cosa ne dite di andare a fare compere? – chiese entusiasta – Prendiamo qualche addobbo e qualcosa per la cena e per il pranzo di domani!”

“Ma pensavo che avremmo iniziato a lavorare su…”

“Oh, avanti, Moony! È la Vigilia! - lo interruppe Sirius – Io ci sto! Non faccio un giro a Londra da una vita!”

“Ma è pericoloso…”

“Pericoloso? Le uniche persone che sanno che sono un Animagus sono a Hogwarts, probabilmente già in panico per il gran ballo di questa sera” sogghignò Sirius.

“Dimentichi Peter” disse stancamente Remus.

“Che sicuramente non sarà a spasso per Londra il giorno della Vigilia a prendere gli ultimi regali!”

“E va bene, – si arrese Remus, alzando le mani – ma niente Diagon Alley! La probabilità che incontriamo qualche mio ex-studente, o le loro famiglie, o qualche collega di Nymphadora è troppo alta. Siamo in Islington, quindi possiamo comodamente camminare fino al centro, oppure verso Camden.”

“Splendido! – esclamò Dora, balzando in piedi e battendo le mani – Vado a prepararmi e andiamo!”

Mezzora più tardi, il trio faceva la sua comparsa in Grimmauld Place, la casa che tornava a comparire alle loro spalle. Tonks indossava un cappottino rosso, cuffia e guanti bianchi e una grande borsa in pelle a tracolla, Remus portava un soprabito antracite, una sbiadita e lisa sciarpa scura e teneva al guinzaglio Snuffles, che si mise immediatamente ad abbaiare e a tirare verso un’estremità della via.

Dora alzò lo sguardo al cielo azzurro, alzando il collo del cappotto contro il freddo e si incamminò accanto a Remus, sentendosi incredibilmente, semplicemente, felice.

 


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Per la planimetria di casa Black ho fatto riferimento ad una piantina preziosissima e molto ben fatta secondo me, che potete trovare qui:

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