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Autore: Erin    14/10/2015    8 recensioni
A pochi mesi dall'inizio del sesto anno, Harry, Ron ed Hermione riprovano ad usare la Polisucco per trasformarsi in Blaise, Theodore e Astoria e ottenere informazioni circa la possibilità che Draco Malfoy sia divenuto già un Mangiamorte e quali, nel caso, siano i compiti a lui assegnati. Un inconveniente, non perfettamente previsto, metterà Hermione in una complicata situazione: Draco e Astoria hanno un flirt di cui - quasi - nessuno sapeva nulla. Che fare, ora? Stare al gioco pur di ottenere le informazioni tanto agognate? O scappare via e mandare tutto in frantumi? Hermione Granger, però, non si è mai tirata indietro davanti a nulla.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley | Coppie: Draco/Hermione
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da VI libro alternativo
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Intro: eccomi con un nuovo capitolo. Ho deciso, come potete leggere dalle precedenti premesse (che ho editato) di continuare qui la ff. Vi consiglio una canzone che ascolto mentre scrivo di Draco e che a parer mio rispecchia molto il suo stato d'animo al momento (capirete perché anche leggendo il capitolo): Chop Suey dei System of a Down. Più avanti ve ne indicherò altre se vi piace l'idea! Vi lascio alla lettura. Fatemi sapere cosa ne pensate ^-^




POLISUCCO

e svolte incerte



Il silenzio e l'umido della sera che avvolgeva Grimmauld Place mi colpì in pieno viso. Sbattei la palpebre, cadendo pesantemente con le piante sull'asfalto; cedetti appena sulle ginocchia con il peso addosso di Draco Malfoy.

Lui cercò di rimettersi in piedi, guardandosi intorno stranito e confuso. Le sue dita strinsero la stoffa del mio maglione all'altezza dei fianchi, come ancorandosi, seppur la sua attenzione fosse rivolta alle sue spalle. Lì si erano appena smaterializzati Harry e Ron.

Guardai il mio migliore amico e dischiusi le labbra, la fronte contratta nella mia decisione. « Dovevo » risposi alla sua tacita domanda.

Harry Potter camminò verso di me e mi spinse sulla clavicola destra, continuando ad avanzare, così mi separai da Malfoy e feci qualche passo indietro per non cadere.

« Tu sei un'irresponsabile! Ma cosa ti dice la testa? Portarlo qui... » indicò, senza guardarlo, il palazzo in cui il numero dodici era celato.

« Harry io... tu devi capire! Malfoy ha solo noi adesso! » dissi concitata.

Vidi Draco, con la coda dell'occhio, fissarmi con attenzione; Ronald, invece, squadrava il suo nemico giurato con confusione mista a palese rabbia.

« Insomma, ha scelto di non uccidere Silente! » proseguii.

« Non pronunciare quel nome, con il suo corpo ancora caldo riverso su un prato che-»

« Harry! » fermai quel fiume di parole, mettendogli le mani intorno al viso. « Lo so che sei sconvolto. No, guardami. Lo so. » Feci una pausa, stringendo le mani sui suoi zigomi. « Anch'io non posso crederci. Ma cosa avrei dovuto fare? »

« Malfoy non merita di essere salvato... » sibilò.

« Questo lo decideremo tutti noi » intervenne una voce profonda e adulta.

Entrambi ci voltammo a guardare Remus Lupin con accanto Malocchio Moody. « Entriamo dentro, adesso » disse l'ultimo.

Camminando nel corridoio cupo del quartier generale della Resistenza, avevo davanti a me la schiena di Draco, ampia e muscolosa, spezzata dai movimenti incerti della gamba destra che ogni tanto cedeva.

Non ero certa di aver fatto la scelta giusta; le parole di Harry su ciò che avrebbe meritato Malfoy mi avevano stranito. Potevo mettere una pietra su tutto ciò che era stato Draco nei nostri confronti, in quegli anni? Mentre riflettevo, mi resi anche conto che non lo avrei mai lasciato lì, da solo, con lo sguardo perso e vuoto, con gli occhi freddi come pezzi di vetro. Perciò, in parte, avevo comunque preso la decisione che avevo avvertito subito come giusta. Come morale. Mi venne un'irrazionale voglia di allungare una mano, poggiare il palmo sui suoi dorsali e fargli sentire il mio calore, ma mi trattenni.

Arrivammo nella stanza più grande e ci aprimmo intorno al tavolo sotto gli occhi degli altri presenti, tra cui il signor Weasley e Nymphadora Tonks.

Lupin poggiò una mano sulla spalla di Draco e accompagnò il gesto per farlo sedere.

Tonks guardò stranita il compagno. « E' il figlio dei Malfoy? Prendiamo anche prigionieri, adesso? »

Lupin scosse la testa. « Sembra essere venuto qui di sua spontanea volontà. »

Il signor Wealsey affiancò il figlio e gli strinse le spalle con un gesto d'affetto. « Stai bene? » Ron annuì.

« Silente è morto » annunciò Harry, « Malfoy l'ha disarmato e Piton l'ha ucciso! » esclamò. Tonks si portò una mano alla bocca e guardò nuovamente Remus.

« Avevi detto che potevamo fidarci di lui! Avevi detto che Silente si fidava di lui! » gridò ancora Harry, con gli occhi pieni di lacrime.

Lupin crollò su una sedia, confuso, passandosi le mani tra i capelli. Poi saettò i suoi occhi chiari su Draco Malfoy.

« Parla » fece.

Draco si strinse la stoffa dei pantaloni tra le dita. « Il signore Oscuro ha chiesto a me di farlo... potevo portare onore alla mia famiglia. Ma comunque, se mi fossi rifiutato, ci avrebbe ucciso. » Fece una pausa, senza guardare nessuno. « Piton mi proteggeva, a suo modo. Credo addirittura con un voto infrangibile. Ma, alla fine dei conti, non ce l'ho fatta. Sono... scappato. »

« Ha combattuto contro Bellatrix e Piton ed è rimasto al Castello » intervenni, sporgendomi sul tavolo.

Malfoy mi guardò. « Sì, insomma... Non ho un posto dove andare. E non so se i miei sono ancora vivi, attualmente » disse con limpidezza, con voce pacata come se stesse parlando di qualcosa che non gli apparteneva. Proprio per questo, mi parve di notare la vacuità dei suoi occhi.

« Io non mi fido » sentenziò Harry, incrociando le braccia al petto. « Non lo voglio qui. »

Lupin scosse la testa e si alzò in piedi. « Mi occuperò di fare chiarezza in questa vicenda. Intanto, il ragazzo resta qui » disse. Guardò brevemente il resto dei presenti che annuirono.

« Come puoi? Come potete?! »

« Harry » lo bloccò Lupin, fissandolo negli occhi verdi della madre. « Ora siamo tutti sconvolti ma prendere decisioni senza aver chiara tutta la vicenda non è da me. Malfoy resta qui e poi si decide con calma cosa fare. »

Harry lasciò la stanza e Ron, senza dire una parola, si affrettò a raggiungerlo. Calò un silenzio grave sul tavolo spoglio del soggiorno.

« Hermione » mi guardò Lupin. « Mi sembri, come sempre, la più ragionevole. Trovi dei vestiti vecchi di Sirius nella stanza dove hai dormito l'ultima volta. Dalli al giovane Malfoy » poi si rivolse agli altri e li guardò con serietà. « Convochiamo tutti per una riunione straordinaria. »

Capii che dovevo lasciare il soggiorno. Feci cenno a Draco che si alzò senza dire nulla e mi seguì fuori. Salimmo al piano di sopra, verso le camere da letto; entrai in quella dove c'erano due letti a castello e mi diressi all'armadio ampio e scuro appoggiato alla parete in fondo. Dal cassetto tirai fuori un pantalone e una t-shirt blu navy che mi parvero potessero andare a Draco. Glieli porsi e gli indicai il bagno. Tirai fuori dalla mia borsa del dittamo e lo poggiai sugli indumenti che teneva piegati sulle braccia.

« Sulla tempia e sulla ferita della gamba » gli dissi. Lui annuì. Si voltò e sparì oltre la porta. Restai qualche istante interdetta, come dispiaciuta di non aver sentito da lui delle parole – qualsiasi parola, invece che il silenzio. Poi sentii il rumore della chiave nella toppa e feci due passi indietro, andandomene.

Mi distesi sul materasso di sotto del letto a castello, addossato al muro a destra; in quel momento entrarono Harry e Ron. Senza dire nulla, presero posto sulla struttura letto a sinistra, il primo sopra e il secondo sotto. Harry aprì una copia della Gazzetta del Profeta e accese una debole luce; Ron prese a sfogliare delle foto in movimento dell'ultima vacanza che aveva fatto con la famiglia, in Egitto.

« Avete intenzione di tornare a parlarmi, prima o poi? » dissi.

Harry abbassò la Gazzetta per guardarmi. « Forse » fece con un tono di voce meno duro di quello che mi sarei aspettata. Ron si voltò verso di me. « Herm io stanotte non dormo con quella serpe qua dentro » si lamentò.

Mi venne da sorridere. « Diamogli una possibilità. Lui la sta dando a noi. »

Harry si mise a sedere. « No, la cosa non è vicendevole. Noi la stiamo dando a lui. »

« Harry... in un attimo ha perso tutto. I genitori, gli amici, il futuro-»

Mi voltai improvvisamente, rendendomi conto che sulla soglia della porta c'era Draco Malfoy. Aveva indossato i vestiti che un tempo erano stati di Sirius e quando Harry se ne accorse, spense la sua luce e si voltò dall'altra parte. Ron fece lo stesso, dandogli le spalle e accovacciandosi con il cuscino tra le gambe.

La luce affianco al mio comodino era accesa. Gli feci un sorriso per dirgli di avanzare.

Draco poggiò il dittamo su una mensola, insieme ai suoi vecchi abiti strappati e macchiati di sangue; guardò il letto sopra il mio.

« Dormo lì? »

Io annuii. Lui imboccò la scala prima che potessi dirgli qualcosa. Vidi le sue gambe scomparire, il materasso muoversi fino a fermarsi del tutto; poi fu come se sopra non ci fosse nessuno.

Restai ad osservare la rete di metallo sopra di me, chiedendomi se e cosa potessi fare per farlo stare meglio. Sembrava l'ombra di se stesso e io non riuscivo a smettere di pensarci.


Il mattino seguente uscirono tutti per andare al funerale di Silente perciò restammo in casa solo noi tre e Draco. Harry camminava avanti e dietro con frenesia, biascicando a denti stretti che avrebbe dovuto essere ad Hogwarts anche lui e che se era bloccato lì era solo colpa di Malfoy. Ronald mangiava, assente, giocando con le briciole rimaste nel piatto; aveva trovato una vecchia rivista di scope magiche e la stava sfogliando con poca attenzione.

Io ero appollaiata sotto la finestra, con un cuscino dietro la schiena, a leggere un vecchio libro di erbologia della biblioteca di casa Black; ma i miei occhi si spostavano dalle righe della stessa pagina al punto in cui avevo visto sparire Draco da mezz'ora.

Avevo un viscerale bisogno di parlare con lui, trattenuto troppo a lungo; perciò chiusi il libro e mi alzai, diretta nella sala accanto. La trovai vuota. Svoltai nel corridoio e mi affacciai in cucina, nel soggiorno, negli stanzini, nei bagni aperti; imboccai le scale e raggiunsi il secondo piano: le camere da letto erano vuote. Sentii poi dei rumori in mansarda; salii la scala a chiocciola che portava in una camera dal tetto basso, piena di vecchio mobilio coperto da teli bianchi, polvere e puzza di muffa.

Malfoy teneva un coccio di vetro affilato tra le dita e i polsi perdevano sangue; gli occhi erano rossi e cerchiati da quella che sembrava una notte insonne. Lacrime ormai vecchie avevano lasciato solchi umidi sulle guance. I capelli, biondo burro, stavano scomposti ad incorniciare un viso così bello quanto pallido. E quel sangue, che scendeva dai polsi sulle ginocchia e gli inzuppava perfino il pantalone, che gli lambiva le caviglie appena scoperte e bagnava i piedi nudi e affusolati – quel sangue, era ovunque.

Mi fiondai su di lui. Gli strinsi i polsi per fermare l'emorragia e Draco sbatté gli occhi, tornando cosciente. Le sue pupille nerissime scorrevano furiose nelle mie, ostacolate dalle palpebre che cadevano pesanti per riappropriarsi completamente dei suoi occhi.

« Fermati » mi sussurrò.

Mugugnai di no e mi accorsi che stavo piangendo. Con le mani piene di sangue gli diedi dei colpetti sulle guance per non farlo riaddormentare, me le passai sul viso per scostarmi i capelli e sentii subito il sapore ferroso che ormai aveva sporcato anche me.

Mi alzai barcollando ma, decisa, corsi al piano di sotto; afferrai il dittamo sulla mensola della nostra camera e scappai, inciampando e cercando di vedere oltre le lacrime, per raggiungerlo di nuovo.

Stappai la bottiglia con le mani che tremavano, gliela versai sui polsi e mi strappai dei lembi dalla maglia, arrotolandoli intorno alle sue ferite.

« Fermati » mi ripeté con voce appena udibile.

« No... no... » mormorai, continuando a fasciare i tagli. Sapevo che il dittamo aveva effetto immediato ma quei solchi erano così profondi che temevo si potessero irrazionalmente riaprire e portarlo alla morte.

Mi alzai di nuovo, corsi ancora al piano di sotto e afferrai la mia borsa, cercandovi dentro frettolosamente una pozione ricostituente che portavo sempre con me. La trovai dopo poco e tornai sopra, concitata, accovacciandomi davanti a lui e portandogliela alle bocca.

Draco mi fissava con le sue pozze gelide prive di espressione; sembravano scavarmi dentro e oltrepassarmi, tanto che esitai. Poi gli dilatai le labbra con le mie dita e gli feci bere la pozione contro la sua – debole – volontà.

Tossì e io rimasi seduta lì accanto, aspettando di veder tornare un minimo di colorito sul suo viso.

« Sei tutta sporca di sangue » mi disse dopo poco, riaprendo gli occhi.

« Come ti senti? »

« …meglio. »

« Perché l'hai fatto? » gli domandai.

Draco distolse lo sguardo. Si mise meglio a sedere e sembrò avesse recuperato parte delle forze. « Sono troppo vigliacco per questa vita » mi rispose, guardando il vetro rotto ancora pieno del suo sangue.

« Nessuno è pronto a quello che stiamo affrontando. Ma lo facciamo » gli dissi.

« Tu sei sempre stata forte » disse in un fievole sorriso. Mi guardò. « Ti ho sempre preso in giro e tu non ti sei mai piegata. Ti ho sempre ammirato. »

Dischiusi appena le labbra. Mi passai nervosamente le dita tra i capelli e li sistemai dietro le orecchie. « Io non sono così forte come credi. »

« Oh sì » continuò lui. « La più forte dei tre. L'ho sempre pensato » mi disse. « Perfino con me, perfino con i tuoi nemici sei forte. Vai sempre avanti a testa alta. »

« Perché mi dici queste cose? »

Lui esitò. Si toccò le fasciature che gli avevo fatto e contrasse appena la sopracciglia arcuate. « Perché so che senza di te non sarei qui, adesso. Però non so se merito di vivere » mi confessò.

« Se la pensi così, fai qualcosa per meritarlo. Uccidersi è smettere di combattere » gli dissi.

Draco mi guardò. « Sei la migliore di noi. » Esitò. « Perciò ti ho sempre odiato. »

Strinse le labbra carnose in una fitta di dolore. Si passò le mani tra i capelli per toglierli dagli occhi e si appoggiò ad un mobile per alzarsi. Non lo aiutai ma non lo persi di vista nemmeno un attimo.

Quando fu in piedi, mi alzai a mia volta. Lui cominciò a muoversi e io lo affiancai, restandogli vicina ma senza mai toccarlo. Si appoggiò al passamano della scala a chiocciola e scese al piano inferiore, dirigendosi alla camera che dividevamo. Salì sul letto a castello e si distese con un sospiro di sollievo.

« Non devi starmi sempre intorno. Non ci riproverò » disse togliendosi le bende. Osservai i suoi polsi sporchi ma chiusi. « E mettiti una maglia nuova, ti si vede perfino l'ombelico » aggiunse.

Mi voltai all'istante. Mi passai i polpastrelli sull'addome accorgendomi che la t-shirt strappata si fermava appena sotto lo sterno. « Vado a prenderti qualcosa da mangiare in cucina. »

« Non voglio niente » sentii dire alla sua voce, ma ero già uscita.

Passai dal bagno per togliermi il sangue dalla faccia e cambiarmi maglia; non riuscivo a decidere se avrei dovuto dirlo ad Harry e Ron.

In cucina trovai i miei amici pressoché nella stessa posizione: Ron aveva smesso di mangiare ma si era appisolato con la testa sulla rivista. Harry si rigirava una sfera di legno tra le mani, la lanciava e la riafferrava; sembrava perso nei suoi pensieri.

Afferrai nella dispensa del pane e della frutta secca; nessuno dei due mi prestò attenzione perciò colsi la palla al balzo. Tornai al piano di sopra ma notai che Draco si era addormentato.

Poggiai il cibo sul comodino e mi avvicinai lentamente al bordo del letto alto. I suoi capelli erano sparsi sul cuscino e gli lambivano le sopracciglia, chiare eppur espressive; gli occhi chiusi erano affusolati, le labbra appoggiate l'una contro l'altra e la mascella contratta. Strinse appena il centro della fronte su quello che parve un pensiero negativo. La t-shirt di cotone che indossava era sottile e si appoggiava sugli addominali definiti e asciutti di anni di Quidditch; le vene risaltavano sui suoi avambracci e scendevano lungo i polsi e il dorso delle mani grandi, fino alle dita lunghe. I lembi di stoffa della mia maglietta stavano sparsi attorno, macchiati di sangue ormai quasi marroncino, ma le incisioni che si era procurato non c'erano più.

Voltò improvvisamente la testa nella mia direzione, sempre premuta contro il cuscino; spalancò i suoi occhi freddi. Notai nuovamente delle leggere occhiaie ombreggiargli di grigio la pelle candida.

« Non volevo svegliarti » sussurrai. « Ma se vuoi mangiare c'è qualcosa sul comodino » gli dissi.

Presi un libro in un gesto meccanico e, senza la reale intenzione di leggere, mi stesi sul mio letto, incrociando le gambe una sull'altra.

Dopo qualche attimo vidi i suoi piedi scendere dalla scaletta e finsi di non guardare; si avvicinò al comodino e mangiò due datteri e un po' di pane.

« Non mi piace essere in debito » disse ad un certo punto.

Spostai gli occhi su di lui e abbassai il libro sulla pancia. « Non sei in debito con me » chiarii.

Lui alzò appena le sopracciglia. « Granger, non sono un tuo problema. Mettitelo bene in testa. »

Guardai le punte dei miei piedi. « Questo lo so... » dissi, non troppo convinta.

« No, non lo sai. Ti comporti come se-» si interruppe bruscamente senza finire la frase.

Mi morsi il labbro inferiore, poi mi misi a sedere sul bordo del letto e lo guardai. « Sei tu che mi hai chiesto di aiutarti! Ed io-»

« L'hai fatto! » esclamò Draco, facendo un passo. « L'hai fatto. Ora basta. Troverò il modo di andare avanti da solo, come ho sempre fatto. »

Mi alzai, facendo un passo verso di lui. « Tentando di suicidarti? »

« Non sono affari tuoi cosa farò della mia vita » disse a denti stretti.

« No, certo, ma non ti farai del male davanti a me. Non resterò a guardare... è una cosa che non puoi chiedermi di fare » spiegai accalorata.

« Voi Grifondoro e la bontà d'animo... » mi canzonò appena, guardando verso la finestra.

Strinsi i pugni lungo il corpo. « Sei sempre stato così odioso » mormorai.

Draco mi guardò. « Infatti. Meglio se mi tolgo da torno, no? »

Scossi la testa. « Imbecille » biascicai, mi risedetti sul letto e presi a tormentarmi le dita.

« Ti sei divertita a baciarmi? »

Divenni paonazza. Dischiusi le labbra e cercai di prendere ossigeno ma era come se qualcuno me lo impedisse fisicamente. « Io, io non-»

« Cosa? » m'incitò, cercando i miei occhi e tenendoli incatenati ai suoi. Era come un magnete, nonostante fossimo distanti.

« Non potevo fare diversamente » dissi.

Draco mi sorrise, guardandomi da sotto le sopracciglia arcuate. « Certo. »

« Cancelliamo quei momenti, ti spiace? Ora dovremmo stare molto insieme e non voglio che... insomma, non voglio parlarne più » m'impuntai, alzandomi e dandogli le spalle, fingendo di sistemare il mio letto.

« Fin dall'inizio... volevi davvero aiutarmi? »

La sua voce mi arrivò quasi insicura, ma non lo vedevo. Esitai. « Non del tutto. Ma sì » deglutii, « volevo aiutarti al di là della missione. D'altronde ho fatto tutto questo per-»

Mi voltai e mi bloccai quando vidi i suoi occhi lucidi di lacrime. « Non mi piace essere in debito » ripeté, poi andò via. Io mi lasciai cadere seduta sul letto, pensierosa, confusa, stanca e incerta. E stranita dal desiderio che avevo di abbracciarlo.

  
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