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Autore: Jules_Weasley    15/10/2015    8 recensioni
Siamo nel Post Seconda Guerra Magica, qualche anno dopo la caduta di Voldemort: Hermione, tornata da un viaggio di qualche mese, bussa al negozio del vecchio Ollivander, con una richiesta molto strana. La sua vita non è come la vorrebbe e la guerra le ha fatto realizzare che ha una sola possibilità di essere felice, e non la vuole sprecare facendo quello che è opportuno o che ci si aspetta da lei. Ora, di nuovo in Inghilterra, decide di virare la rotta ed imparare a creare qualcosa con le proprie mani le farà riscoprire le piccole grandi gioie dell'esistenza. In tutto ciò dovrà anche fare i conti con una vita sentimentale... movimentata. Che fine ha fatto Ron? E quale sarà il ruolo di Fred nella sua vita? E quale sarà quello di Malfoy? Questa storia sarà una Fremione o una Dramione? O semplicemente la storia di una ragazza che cerca il suo posto nel mondo? Queste sono le domande, la risposta è la storia...
Genere: Angst, Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Fred Weasley, Hermione Granger, Olivander | Coppie: Draco/Hermione, Fred Weasley/Hermione Granger, Harry/Ginny
Note: OOC | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Da Epilogo alternativo
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CAPITOLO QUATTORDICI – Missive via gufo



Hermione non stava guardando Draco dritto negli occhi da un bel po', ma si limitava a fissare i giochi d'ombra della candela che il cameriere aveva piazzato tra di loro. Aveva tentato di protestare, visto che quella candelina dall'olezzo di rosa li faceva sembrare una coppia di piccioncini, ma Draco non sembrava turbato.

La luce della fiamma splendeva al centro del tavolo, mentre Hermione sentiva tutto quello che Draco aveva da dire, come in uno strano sogno. Lo stava ancora ascoltando, quando decise che era il momento di fissare lui, anzichè la fiammella danzante davanti a sè.

"Malfoy" disse placidamente, posando gli occhi sui lineamenti affilati del ragazzo, "tu devi essere fuori di senno".

Non sapeva neanche per quale motivazione fosse ancora lì. C'era qualcosa di profondamente sbagliato in quella situazione: lei seduta al tavolo di un ristorante elegante, con una compagnia che definire assurda era un eufemismo.

Draco sollevò la testa dal piatto e puntò le iridi grigie in quelle scure di Hermione, ora intenta a lisciarsi nervosamente una ciocca dei capelli castani.

"Mi sembrava che al settimo anno il tuo modo di pronunciare il mio nome si fosse un po' addolcito" sussurrò sibillino.

Eccola, la stoccata alla Malfoy.

Soleva metterla in imbarazzo anche nel periodo in cui erano diventati più... intimi; e quello era il modo più rapido per raggiungere lo scopo.

"Anzi, mi sembra che Draco fosse più gettonato, rispetto al cognome". Hermione deglutì rumorosamente, a disagio.

"E' stato tanto tempo fa..." precisò, più a se stessa che a lui. "Era un periodo in cui Ron non mi scriveva..." al nome di Ronald, Malfoy arricciò il labbro superiore in un'espressione schifata. Era vero; c'era stato un momento di stallo nel rapporto con Ron. Si erano baciati, ma Hermione non riusciva a capire se stessero insieme o meno, e Ron non sembrava intenzionato a chiarire la faccenda. Poi la scuola era finita: si erano rivisti e lui le aveva finalmente comunicato che – testuale – essere una coppia 'era ok'. Ripensandoci, non era stata la dichiarazione che aveva sperato. "E comunque, non significava niente per nessuno dei due, lo sai" aggiunse riscuotendosi da quella riflessione.

Malfoy sembrava totalmente a suo agio, padrone della situazione – come se stessero parlando del tempo. Quello a disagio avrebbe dovuto essere lui, maledizione, non Hermione!

"E perché sei arrossita allora?" sghignazzò, senza nemmeno guardarla in viso. Strinse i pugni, improvvisamente desiderosa di dargli un cazzotto su quel nasino aristocratico che si ritrovava.

"Perché" sputò fra i denti, "mi stai ricordando cose spiacevoli, Draco".

Malfoy sollevò il capo in cerca dello sguardo di lei; continuava ad apparire divertito.

Beato lui, pensò.

Hermione non si divertiva affatto a ricordare gli errori passati.

"Per quel che riguarda me, non è affatto un ricordo spiacevole..." esordì. Hermione arrossì violentemente e distolse lo sguardo, prendendo a rigirarsi tra le dita una ciocca di capelli, tanto per non rimettersi a fissare la candela.

"E anche tu... all'epoca non disdegnavi, mi pare" bisbigliò lascivamente il biondo.

"Che fai, tenti di sedurmi?" ironizzò lei. "Non ti pare un po' fuori luogo?" domandò a denti stretti.

"Forse" ribattè Draco. "Ma cinque anni fa non è andata malaccio" e ridacchiò, come se non stessero avendo una delle conversazioni più imbarazzanti e nonsense che Hermione avesse mai sostenuto.

"Ma la smetti, per Godric?" berciò esasperata.

"Lo vuoi negare, Sanguemarcio?" fece lui. "Vuoi negare quello che c'è stato a Hogwarts tra di noi?" le chiese, cosapevole di avere a che fare con una Grifondoro. I Grifondoro, Draco lo sapeva, non sono come i Serpeverde, tra le cui abilità rientra quella di negare l'evidenza.

"Non lo nego" e scosse il capo. "Solo, per cortesia, smettila di ripeterlo".

I capelli biondissimi del ragazzo rilucevano persino alla luce soffusa sprigionata dalle candele. Guardandolo, Hermione si chiese nuovamente perché fosse rimasta ad ascoltarlo fino ad allora, se tanto non faceva altro che stuzzicarla. Aveva accettato quell'invito a cena solo per rispetto a Draco, a sè stessa e a quel passato che, inaspettatamente, aveva fatto sì che le loro strade si incrociassero per un breve periodo. Per rispetto a ciò che era stato.

"Che c'è?" domandò lui, sentendosi leggermente osservato.

"Continui a provocarmi..." osservò Hermione. "Ti diverti?" chiese scocciata.

"Immensamente" rispose Draco. "Mi è mancata la tua faccia continuamente irritata" dichiarò senza remore. "Ho pensato molto a te, ultimamente".

"Sì, ho capito" tagliò corto Hermione. "Quello che non mi è chiaro è che diavolo vuoi" ripetè, benché non fosse del tutto vero. Il suo discorso di prima era stato cristallino, ma Hermione non osava credere che le sue parole fossero sincere. Doveva essere tutto un grande equivoco, o qualcosa del genere.

Malfoy prese una boccata d'aria e la buttò fuori, poi bevve una sorsata di Whiskey Incendiario, tutta d'un fiato – come ad acquisire coraggio.

"Te lo sto ripetendo da quando ci siamo seduti a questo tavolo, Granger" le fece notare, paziente. "Voglio che ricominciamo a frequentarci" scandì per bene le parole, come se avesse a che fare con una bambinetta tarda.

Hermione scoppiò a ridere, come aveva fatto in precedenza – e anche allora Malfoy era rimasto silente – ma vide che il volto di lui restava ancora impassibile.

Non sta scherzando, comprese.

Sperava tanto di essersi sbagliata, ma evidentemente non aveva bisogno di sturarsi le orecchie, perché Draco Malfoy aveva appena ripetuto ciò che Hermione riteneva assurdo.

"Sei serio?" spalancò le palpebre, esterrefatta.

"Serissimo!" - altro sorso di Whiskey.

"Ma noi non ci siamo MAI frequentati!" gracchiò lei, sperando che qualcuno se ne uscisse con una telecamera a sorpresa, annunciando che era tutto uno scherzo.

"Beh" rispose lui con calma sorprendente, rigirandosi il bicchiere vuoto fra le dita, "direi che è il caso di inziare, allora".








Dire che Hermione lo guardava come se fosse uno spostato non basterebbe a rendere le occhiate allarmate che lanciò al ragazzo di fronte a sè .

"Hai bevuto a stomaco vuoto? Sei ubriaco?" domandò speranzosa.

"Sono del tutto sobrio" replicò Draco, con estrema serietà.

"Vuoi davvero che io esca con te?"

"Mi hai sentito" confermò seccamente.

Hermione si guardò intorno; il tutto era talmente surreale che si aspettava che da un momento all'altro un Basilisco facesse irruzione spaccando i vetri e accasciandosi sul loro tavolo.

Erano seduti proprio dalla parte della strada, ed Hermione si sentiva vulnerabile, come un pesce in un acquario. A cena con Draco Malfoy.

Semplicemente ridicolo!, la sua testa continuava a ripetere.

Poi – ed Hermione ebbe la bizzarra sensazione che intuisse i suoi pensieri – Draco fece qualcosa che non aveva previsto: poggiò la propria mano su quella di lei, rigidamente ancorata alla tovaglia beige dalla quale il cameriere stava sparecchiando i piatti.

"Dammi un motivo valido per cui dovresti dirmi di no, Granger. Non stai più con The King Weasley, no?" e nonostante il tono serio, non trattenne la solita smorfia di disgusto al nome di Ronald. "Nè tantomeno con Vicktor Krum" Hermione capì dalla sua faccia che si riferiva all'articolo di qualche tempo prima sul Settimanale delle Streghe. "Per me è importante, Hermione" sussurrò.

Le dita affusolate e pallide del ragazzo erano mollemente posate sulle sue; non avevano più avuto contatti di nessun tipo dopo quel settimo anno che lui aveva rinvangato; si era quasi scordata di aver vissuto dei momenti abbastanza privati con Draco Malfoy.








"Malfoy, non posso" enunciò infine, dispiaciuta. Sul volto di Draco poteva leggere sofferenza e fallimento, sensazioni che lei conosceva, e per quanto ci fossero – e sempre ci sarebbero stati – mille fattori a dividere le loro esistenze, si sentì vicina a lui come mai prima di allora.

Si sentì in colpa, come se gli stesse voltando le spalle. Ignorando quella fastidiosa sensazione, continuò a parlare; lui non osò fiatare – e anche quello contribuiva ad apportare alla scena una patina di irrealtà.

Insomma, Malfoy era quello che doveva lottare per avere l'ultima parola, o no? Era sempre stato così, perfino in quel fatidico settimo anno.

"Devo andare" esalò con tono di scuse. Draco non la trattenne, nè aveva intenzione di farlo; scostò le dita da quelle di Hermione e continuò a guardarla.

"Non c'è niente che possa fare per convincerti, suppongo" nonostante il tono semi-irritato che gli era uscito di bocca, aveva un'espressione quasi tenera. Quasi.

"No" ribadì lei infilandosi il cappotto e la sciarpa. Mise la borsa a tracolla e lo salutò brevemente.

"Se cambi idea sai dove trovarmi" lo sentì dire, mentre imboccava l'uscita.

Un brivido di freddo la percorse; era molto tardi e si gelava. Fu tentata di Smaterializzarsi direttamente in salotto, ma il ristorante nel quale aveva cenato era a cinque minuti da casa, e due passi avrebbero di certo giovato al suo cervello sovraffollato. Sapeva di aver agito per il meglio, in tutti i sensi.

Non era stata scortese, nè aveva rifiutato l'invito a cena di Malfoy, ma di certo – come gli aveva detto – non poteva uscire insieme a lui. Non con l'immagine di un gelsomino candido che le galleggiava in testa da tre giorni, facendola sorridere come un'ebete. L'indomani mattina avrebbe rivisto Fred, e la cosa bastò a zittire la vocina che le causava senso di colpa per il rifiuto a Malfoy.

Si incamminò per le strade di Diagon Alley, ormai svuotate della folla giornaliera. La bottega di Ollivander, il Ghirigoro e i Tiri Vispi erano tutti chiusi. Il negozio di Fred e George faceva angolo in un crocicchio che si dipanava in più vie.

Hermione giunse da una stradina secondaria; una delle vetrine le era visibile, ma non l'ingresso del negozio di scherzi.

Se avesse saputo cosa l'attendeva lì dietro, non avrebbe mai svoltato l'angolo, ma purtroppo lo fece, e rimpianse di non aver voluto Materializzarsi.

Fred Weasley – lo stesso che credeva ancora in Perù ad acquistare quella stupida Polvere Buiopesto – stava baciando appassionatamente una moracchiona dall'aria sbarazzina – le sembrava di averla già vista – proprio davanti alla porta di casa loro, affianco al negozio.

Sgranò gli occhi dalla sorpresa e sbattè le palpebre più volte: non poteva essere vero. Quella scena non era reale, non era possibile che lo fosse.

Le sembrava che tra di loro ci fosse qualcosa; le sembrava che non fosse solo uno stupido bacio, di quelli che poi si bollano con cose come "E' stato un errore, mi dispiace. Amici come prima".

Evidentemente ti sei sbagliata, Hermione. Per quanto tu sia considerata una strega brillante, pare proprio che come donna non ne azzecchi una...

Del resto, da quando lo conosceva, Fred non era mai stata una persona particolarmente incline a relazioni sentimentali serie o durature – non aveva mai avuto una ragazza fissa per tanto tempo, per esempio – perciò c'era da aspettarselo.

Avvertiva un certo pizzicorio agli occhi, oltre che un forte bruciore allo stomaco – e non era una sensazione piacevole. Voleva muoversi, ma restava ferma. Voleva parlare, ma non le riusciva di articolare una sola sillaba. I due, ignari della sua presenza, continuavano imperterriti a risucchiarsi la faccia a vicenda.

Fu solo quando si staccarono per respirare, come due normali esseri umani, che Hermione si riscosse e trovò l'energia necessaria a percorrere quei pochi metri. Fece qualche passo verso il portone; a quel punto la ragazza si accorse della sua presenza e le fece un cenno di saluto e un sorrisetto.

La ragazza che lavora alla gelateria Fortebraccio, ecco chi è!

Ricambiò il cenno, ma non il sorriso, e rifilò uno sguardo gelido a Fred. Una di quelle occhiate che sembrano dire 'per me conti meno di un mucchio di cacche di pipistrello', o almeno era esattamente quello che voleva comunicare Hermione.

"Buon proseguimento" sibilò a denti stretti, gli occhi ridotti a due fessure, sbattendosi la porta di casa alle spalle.

Le ci vollero cinque minuti per realizzare quello che aveva visto, e molto meno per capire quello che doveva fare. Imboccò le scale e si diresse di corsa in camera propria. Senza neanche spogliarsi si sedette alla scrivania e prese un foglio pulito.

Tentennò due o tre volte con la piuma in mano; la intingeva nel calamaio e si avvicinava alla pergamena senza trovare il coraggio di scrivere. Quando lo trovò, scrisse almeno tre biglietti, tutti accartocciati e cestinati o bruciati nel camino.

Come poteva rendere conto di quel repentino cambio d'idea senza che Malfoy la credesse schizofrenica? Era complicato persino per Hermione Granger trovare le parole, con tutti i sentimenti e i pensieri che le vorticavano in testa.

Alla fine optò per qualcosa di scarno ed essenziale:




Potrei aver cambiato idea, Malfoy. Domani stacco alle sette; possiamo vederci a Diagon Alley, se per te va bene. Buonanotte,

Hermione.




Non era sicura fosse una buona idea, ma d'altronde erano poche le certezze che aveva in quel periodo. E forse – forse – da quella proposta di frequentarsi poteva trarne qualcosa di piacevole, se non di buono. Sempre meglio che starsene lì a fissare Fred mentre pomiciava la ragazza della gelateria Fortebraccio – Sammy o Sally o un nome del genere...

Legò la pergamena alla zampa del proprio gufo e, senza altri indugi, spedì il biglietto al Malfoy Manor, dove Draco abitava con sua madre Narcissa.

Poi si svestì e indossò il pigiama, prendendo con sè un librone da leggere, dato che, seppure stanca, non aveva sonno.

Stava per ficcarsi sotto le coperte quando sentì picchiettare al vetro della finestra. Si girò a guardare e si rese conto che Brian, il suo gufo, era nuovamente lì – era passata solo mezz'ora – con una risposta nel becco.

Gli aprì e lo fece entrare, ricompensandolo con del becchime e lasciando che si appollaiasse sulla testiera del letto.

"Sei stato veloce, Brian" lo lodò accarezzandolo e poi infilandolo nuovamente nella gabbia. Srotolò la pergamena e vi lesse queste parole:




Non ci hai messo molto a capitolare, Granger. Non voglio nemmeno sapere il motivo di questo cambio di opinione, ma non ti pentirai di avermi dato una possibilità.

A domani e grazie,

D. M.




Quella faccenda aveva dell'incredibile: aveva imprudentemente accettato di uscire con Draco Malfoy e – soprattutto – lui l'aveva ringraziata.

Malfoy che ringrazia la Sanguemarcio per eccellenza? Dove andremo a finire?!

Uscì sul pianerottolo e sentì il rumore di una porta che sbatteva: Fred era rientrato. Si affrettò a chiudersi in bagno per lavarsi i denti. Solo quando non avvertì alcun frastuono al piano superiore si convinse che doveva essere rimasto al piano di sotto e si decise ad uscire per tornare in stanza.

Ecco una delle poche certezze che poteva vantare di avere: al contrario di quanto avrebbe potuto dichiarare qualche ora prima, incontrare Fred Weasley era decisamente l'ultimo dei desideri che nutriva al momento.

La cosa poteva presentare diverse difficoltà, considerato il piccolo, insignificante particolare del loro coinquilinato.

Ripensò a quando aveva dormito nel suo letto, la sera prima, e si sentì una completa deficiente. Meno male che era la studentessa più intelligente della scuola; era evidente che doveva essersi rammollita parecchio dai tempi di Hogwarts. Si infilò sotto le coperte e si risolse di non pensarci più, almeno per quella sera.

Svuota la mente, Hermione. Svuota la mente.

Si trovò a desiderare ardentemente di essere un'abile Occlumante solo per possedere la – in quel frangente – tanto agognata abilità di chiudere i pensieri fuori dalla propria testa.

Spremersi le meningi sul comportamento di un uomo non è il massimo per qualcuno che ha lo sfrenato desiderio di dormire.

Il proposito non si attuò completamente, perché non appena riuscì a sbattere Fred fuori dalla propria mente, le si presentò la scena di quella cena passata con Draco. Sempre un uomo – non era poi un grande progresso, quindi.

Alla fine, sebbene con difficoltà, riuscì a lasciarsi alle spalle quella pesante giornata e a prendere sonno.











ANGOLO AUTRICE



E sbam! Draco Malfoy è in scena. Ribadisco che è OOC, diciamo pure ingentilito, cambiato da dopo la guerra, seppure sempre un ex Serpeverde e sempre un Malfoy, alla fin fine. Solo, come ho detto, non aspettatevi Principi delle Serpi e Regine di Grifondoro, perché non ce ne saranno.

Le minacce di morte che ho ricevuto da una delle mie migliori amiche (Jaded_, ne sai qualcosa?) mi hanno fatto capire che comunque questa storia vada a finire, lascerò scontento qualcuno.

Quindi non potete fare altro che leggerla e tenervi gli insulti per l'ultimo capitolo (o diluirli in più commenti, se preferite). Ho avvisato fin dal Prologo che è una storia da leggere fino in fondo prima di giudicare (cosa che avete tutto il diritto di fare, ovviamente).

Tornando a noi: tutto si chiarirà.

Si è capito quello che tra loro è successo al settimo anno più o meno, penso che ci si possa arrivare. Quando Hermione dice che non si sono MAI frequentati è vero, perché di certo non 'uscivano' insieme come coppietta.

A quanto pare ora... usciranno insieme. Hermione dovrà pentirsene oppure no? Quella che per lei inizia, palesemente, solo come una ripicca, potrà trasformarsi in qualcos'altro? Bah, chi lo sa. Ok, io lo so, ma non ho intenzione di dirvelo.

E Fred, che ruolo giocherà in tutto questo ora che l'altro è entrato in scena? Appena tornato non ha trovato di meglio da fare che pomiciare con la commessa della gelateria Fortebraccio, santa pace! Ah, non capirò mai gli uomini, neanche quando sono io a guidare le loro azioni...

Hermione ha pensato bene di vendicarsi. Ha agito d'impulso.

Soprattutto, gente, chiedetevi perché diavolo di motivo i miei personaggi sono adulti ma immaturi e idioti da morire. Forse dovrei andare da un terapista?

Queste sono le domande (all'ultima non tentate di replicare, o sono sicura che dovrò pentirmi di averla posta), la risposta è la storia.


Ringrazio di cuore tutte le persone che leggono, commentano, e le settanta persone che hanno inserito questa storia nelle varie liste (quando vedo aumentare i numerini sono felice come Ron da Mielandia). Baci baci :*

Vostra,

Jules


p.s. spero non ci siano errori di battitura/distrazione, perché ho pubblicato prima di quanto avessi previsto (per consolare te, Jaded_ e poi di' che non sono una brava amica).


p.p.s. non credo che Ron direbbe una cosa stupida come 'essere una coppia è ok' per la cronaca, (anche se di cose stupide a Hermione ne dice parecchie in sette libri) perciò non protestate fan della Romione :D

  
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