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Autore: StClaire    15/10/2015    3 recensioni
Maisie è la classica ragazza di diciassette anni. La sua vita si divide tra scuola e amiche, compiti e feste, famiglia e compagni e il ragazzo dei suoi sogni. La sua vita scorre tranquilla come al solito fino a che non le viene imposto di lasciare la sua camera per ospitare la prima figlia del compagno della madre, che ha le fattezze di un bellissimo ragazzo. Maisie, dopo una bugia di troppo, si ritroverà a chiedere ad Alexis "Alex" di tenerle il gioco e farle da fidanzato.
Da quel momento, tra disguidi, baci e ambigue relazioni, inizia per Maisie un'avventura che le scombussolerà più di quanto lei avrebbe mai potuto sospettare.
Dal testo:
«Devo chiederti scusa!», urlò Maisie improvvisamente.
Lei si girò «Scusa per cosa?», chiese Alexis curiosa, fermandosi sul vialetto di casa.
«Anch’io quando ci siamo scontrate all’aeroporto ti ho scambiato per un ragazzo!» disse Maisie tutto in un fiato.
«L’avevo capito», sorrise, e le fossette spuntarono insieme al sorriso, «Beh, almeno ti piacevo?»
La domanda spiazzò Maisie, ma la risposta usci da sola.
«Si!», forse lo disse con troppo entusiasmo, perché lei rise.
«Questo è l’importante», disse avviandosi verso casa.
Genere: Commedia, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash, FemSlash
Note: Lime | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
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Capitolo 9

- French Toast - 
 
 
 
Il Natale si stava avvicinando sempre di più e Maisie adorava quel periodo. Le piacevano la corsa ai regali, le strade affollate, i bar del centro sempre pieni e le luminarie in città. Erano così luminose che sembravano riscaldare anche dal freddo pungente del tempo. E poi quest’anno avrebbe avuto un regalo in più da fare, ma ovviamente, non aveva la più pallida idea di cosa regalare ad Alex.
Ogni qualvolta che poteva, quando usciva da scuola, oppure durante un semplice giro con le amiche, guardava con attenzione ogni negozio in cui metteva piede, ma non trovava mai qualcosa di adatto. Non poteva chiedere consiglio a nessuno! Nessuno sapeva di Alexis… E poi c’era un’altra cosa che l’assillava.
Da quando era successo quel che era successo durante la mostra in Accademia, al solo ricordo Maisie diventava rossa, lei e Alex non avevano avuto un attimo per stare da sole. Per parlare almeno. Alex era sempre fuori, con un gruppo di suoi amici universitari avevano affittato un appartamento che aveva adibito a studio fotografico, Alex le aveva promesso di portarla, glielo aveva raccontato con tanto entusiasmo che Maisie si era sentita felice per lei, ma da allora, Alex o era in Accademia per i corsi, o era in quello studio a organizzare chissà che cosa.
Maisie si fermò davanti all’ennesima vetrina e sospirò. La nuvoletta di fumo che si formò la fece sorridere. Le ricordava di quand’era piccola, lei e Alice si sfidavano a chi formava la nuvola più grande. E sua madre doveva fare da giudice. Il pensiero le fece stringere i pugni. Ultimamente stare con sua madre la metteva in soggezione. Maisie ci aveva messo un po’ a capire le ragioni di Alexis. All’inizio aveva pensato che magari aveva paura del giudizio degli altri, ma poi aveva capito il reale motivo, per il quale Alexis non voleva far sapere della loro “relazione”. Stavano per diventare una famiglia. I loro rispettivi genitori si stavano per sposare. Ogni volta che Maisie ci pensava, una morsa allo stomaco non le permetteva di respirare. Per questo si sentiva strana ogni volta che la madre le parlava del matrimonio. Prima sembrava volerci un’eternità, ma adesso la data le sembrava terribilmente vicina.
Improvvisamente la sua attenzione fu catturata da un negozio cui non aveva mai badato prima.
Era piccolino, con una sola piccola vetrina quadrata. La vetrinetta era piena di bracciali, collane e orecchini fatti a mano. Le etichette suggerivano che fossero in argento puro e alcune cose erano davvero belle. C’erano dei bracciali formati da maglie d’argento intrecciate tra loro, uno in particolare attirava il suo sguardo. Era largo, forse quattro o cinque centimetri, ed era formato da piccole e numerose maglie che si intrecciavano tra tutte loro. Le ricordava un po’ Alexis, i suoi polsi erano pieni di bracciali, di ogni tipo, magari quello le sarebbe piaciuto.
Aveva intenzione di entrare e chiedere il prezzo, ma la suoneria del suo cellulare la fece desistere. Cercò in fondo, tra i meandri della sua borsa, e quando finalmente trovò il cellulare sussultò.
Era la prima volta che Alexis la chiamava sul suo numero.
«P-pronto?» rispose timidamente, ma con il sorriso sulle labbra.
«Ehi» la voce di Alex le sembrava lontana, sovrastata dalla musica che si sentiva in sottofondo «Dove sei?»
«Sono in giro, alla ricerca di regali»
«Ah, già. I regali.» Alex fece una pausa «Ma sei impegnata?»
«No, non proprio. Era giusto per fare un giro.»
«Ti va di venire a vedere lo studio? Ho appena finito di sistemare la mia stanza. Magari dopo ci andiamo a mangiare una cosa insieme, io e te.»
Maisie ci mise un po’ a realizzare, quello sarebbe stato il loro primo appuntamento!
«Ok!»
«Ok» sentì Alexis ridere «Vuoi che ti venga a prendere? Sai la strada?»
«Ehi, sei tu la forestiera qui, non io!»
«Giusto!» esclamò ridendo Alexis «Allora ti aspetto»
Fortunatamente il posto non era molto lontano e in strada iniziava a fare freddo. Arrivò sotto il portone del palazzo, a Maisie piaceva quel palazzo, sembrava di nuova costruzione. Si specchiò, per quanto possibile, nel grosso vetro per controllare che fosse tutto in ordine e poi compose il numero che Alexis le aveva detto sulla tastiera del citofono.
«Chi è?»
Maisie non riconobbe la voce metallica che aveva risposto.
«Ehm, ciao, sono Maisie… un’amica di Alexis»
La voce non rispose subito.
«Ah, si, si! Ti apro, terzo piano»
Maisie aprì il pesante portone e si ritrovò in un atrio ben illuminato. Iniziò a salire le scale, benché ci fosse l’ascensore, ma a Maisie quelli chiusi del tutto non erano mai piaciuti. Arrivò col fiato corto. Ma una volta sul pianerottolo ad attenderla trovò Alexis.
«Ehi» disse a mo’ di saluto.
«Ciao» rispose Alexis «Vieni, entra»
Alexis le tese la mano e Maisie l’afferrò. Era un po’ stupita, non era abituata a tutto ciò. A casa Alexis era più distaccata, anche se alla fine Maisie sapeva perché.
Entrarono, l’appartamento era grande e molto luminoso. Nonostante tutti gli scatoloni ancora in mezzo a Maisie sembrava la cosa più bella che avesse mai visto. C’era aria di libertà lì.
«Ehi!» una voce maschile la fece voltare «Ciao!»
«Ciao» Maisie rispose imbarazzata.
«Quello del citofono» sorrise il ragazzo indicandosi.
«Ah! Scusami, è che non avevo riconosciuto la voce…»
«Figurati! Comunque, piacere Ethan» disse il ragazzo biondo.
Maisie gli strinse la mano e si presentò.
Non sapeva il perché, ma pensò subito a Mia e Jody. Sembrava proprio il loro tipo.
«Scusaci un attimo, torniamo subito» disse Alexis facendo cenno a Maisie di seguirla.
Maisie salutò il ragazzo e seguì Alexis.
Entrarono in una nuova camera, era quella più ordinata e luminosa, aveva alte pareti bianche e una libreria ancora metà vuota. Un divano era vicino a una delle pareti e in mezzo c’erano un treppiede e dei fari.
«Questa è la tua stanza?» chiese Maisie facendo qualche passo.
Alexis annuì battendo le mani.
«La voglio usare come studio. Gli altri, come Ethan, ci vivranno pure. Io per il momento ho solo un divano letto» disse indicando il divano.
Maisie si voltò e sorrise. Se lei non si era trasferita, significava che voleva rimanere a casa.
Alexis si avvicinò e le prese le mani.
«Volevo inaugurarlo con te» sussurrò guardandola negli occhi.
Poi si allontanò a prendere uno sgabello che posizionò di fronte al treppiede.
Maisie la guardò, tornando a respirare.
«Che vuoi fare?» chiese, anche se già sapeva la risposta.
«Voglio farti una foto, no?» disse ridendo «Togliti la giacca e siediti. Io prendo la macchina fotografica»
Maisie si tolse la giacca, imbarazzata, non le piaceva essere fotografata, non si trovava abbastanza fotogenica. Appoggiò la giacca sul divano e tirò su la manica della maglia. Indossava una di quelle maglie dallo scollo largo che pendono sempre da un lato o dall’altro e al momento la trovava scomodissima.
S’imbarazzava a essere sola in stanza con Alexis. Non era abituata. Si andò a sedere sullo sgabello, ma le veniva da ridere.
«Che c’è?» chiese sorridendo Alexis fissando la reflex sul treppiede.
Maisie scosse la testa.
«Niente… mi vergogno!» ammise.
«È solo un attimo!»
Alexis si posizionò dietro la macchina fotografica. Ma non sembrava convinta.
«Anzi… aspetta un attimo…» borbottò.
Poi avanzò verso Maisie, che era ancora seduta. Si avvicinò e poi le afferrò il viso tra le mani. Fu un attimo, Maisie non se lo aspettava, ma appena si riprese ricambiò il bacio. Quando Alexis si staccò, ritornando alla reflex, Maisie doveva ancora riprendersi del tutto, ma improvvisamente sentì il rumore della reflex che scattava. Non si era resa conto di niente.
Alexis la guardò.
«Sei bellissima quando sei imbarazzata»
Maisie diventò rossa, sentiva il suo viso paonazzo. Il tono di Alexis era stato caldo e sensuale. Scosse la testa per togliersi dalla testa quei pensieri.
«Posso vederla, almeno?» chiese fflebilmente.
Alexis fece cenno di no con la testa, mentre maneggiava la reflex.
«No, mi dispiace, dovrai aspettare finché non le svilupperò. Questa qui…» disse indicando la macchina fotografica «È analogica…. Quindi devi aspettare!» disse sorridendo «Dove vuoi andare stasera?»
Maisie non fece in tempo a rispondere che qualcuno aprì di scatto la porta.
«Ehi Alexis ma allora do…» Emma si bloccò di colpo non finendo la frase.
Maisie sgranò gli occhi. Non sapeva che anche Emma facesse parte di quel gruppo. Appena la vide, una strana sensazione la invase.
«Ciao Maisie… non sapevo che ci fossi anche tu» Sembrava quasi infastidita. 
«Ciao» rispose semplicemente Maisie cercando di mantenere il controllo.
«Stavo dicendo…» continuò Emma rivolgendosi con tono austero ad Alexis, che nel frattempo era sbiancata «Dopo allora vieni a darci una mano? Ethan dice che l’hai promesso» lo disse in tono canzonatorio, come se avesse avuto le persone di cui parlava in pugno.
Alexis passò lo sguardo da Emma a Maisie.
«Devo proprio?» chiese alzando il sopracciglio, seccata.
Emma alzò le spalle, adesso sì, che sembrava parecchio infastidita.
«Dovresti chiederlo a Ethan, non a me» rispose acida voltandosi e uscendo dalla stanza.
«Beh, a parte i suoi gentilissimi modi, se devi andare vai» disse Maisie, non riuscendo a evitare di lanciare una frecciatina.
Alexis sorrise.
«Me ne ero completamente dimenticata» disse posando la macchina fotografica «Il problema è che non credo che Ethan mi perdonerebbe mai. Lui ed Emma non vanno molto d’accordo»
«Ah… Mi sembrava un po’ nervosa… o irritata… o tutte e due»
Alexis rise, ma in modo nervoso.
«Beh, probabilmente ha i suoi motivi…»
«Sì… sicuro…» Maisie sentiva come se Alexis stesse nascondendo qualcosa «Comunque, davvero, vai. Io ritorno al mio giro» disse, impostando la voce in modo naturale.
«Sicura?» chiese Alexis avvicinandosi.
«Mmmmh» annuì Maisie.
«Ok» rispose prendendole le mani «A proposito, che vuoi per Natale?» domandò.
Maisie la guardò stupita. Non si aspettava quella domanda.
Alzò le spalle.
«Non so» rispose.
«Ehm» una voce alle loro spalle le fece sussultare.
«Scusatemi» Ethan le sorrise «Noi stiamo per andare»
Alexis annuì.
«Cinque minuti e arrivo»
Maisie si avvicinò al divano e indossò la sua giacca iniziando a raccattare le sue cose. Ethan aveva assunto un’aria veramente sorpresa, quando le aveva viste insieme.
«Mi dispiace» disse Alexis.
«Ma figurati…» cercò di non lasciar tralasciare la sua delusione. Si sentiva un po’ triste. Aveva immaginato da tempo un serata insieme, ma a quanto pare, non era ancora il momento.
«Ci vediamo a casa?» chiese Maisie.
Alexis annuì.
«Ci vediamo a casa»
 
*

Era rimasta un po’ delusa da quella sera. Nei giorni seguenti lei e Alexis non avevano avuto un solo minuto di tempo per poter parlare, o potersi organizzare, magari per un nuovo appuntamento. Maisie si sentiva insicura. Non sapeva come comportarsi. Da un lato provava un’irrefrenabile voglia di correre da Alexis, dall’altra non riusciva a capire come avrebbe potuto reagire lei. Sembrava distaccata. Maisie non sapeva se Alexis provasse davvero qualcosa per lei.
«Maisie!» la voce di sua madre l’allontanò dai suoi pensieri.
«Mamma!» esclamò Maisie «Che ci fai alzata a quest’ora?»
Erano solo le sei del mattino, un orario impossibile per la madre di Maisie.
«Devo aver mangiato qualcosa che mi ha disturbato. Ho avuto la nausea» Catelyn rabbrividì al solo pensiero.
«Tu piuttosto, come mai già sveglia?»
«Devo andare a scuola…» rispose Maisie.
«Si, ma mi sembra un po’ presto per i tuoi standard»
Maisie alzò le spalle.
«Non saprei…» rispose.
In realtà erano i dubbi che non la lasciavano dormire.
«Ma chi è questo Connor?»
Maisie sputò metà del suo succo d’arancia.
«Mamma!»
«Shhh… che gli altri dormono….»
Allo sguardo esterrefatto di Maisie si convinse a continuare.
«Non guardarmi così, me ne ha parlato Alice!»
Alice! Avrebbe dovuto strozzarla nel sonno!
«È solo un amico, niente di particolare…» borbottò.
«Ma Alice ha detto che ti ha ferito!» la mamma di Maisie congiunse le mani a mo’ di preghiera «Che cosa ti ha fatto?»
«Mamma! Ma non è vero! Non stare a sentire quella stupida, si riempie di film drammatici e poi li riversa su di noi! Non è successo niente!» sbraitò. Alice l’avrebbe pagata cara, molto cara.
«Sicura?»
«Sì, mamma, sicurissima!»
«Ma uscite insieme?» le chiese.
«No, mamma….»
Maisie iniziava a sentirsi in imbarazzo.
«Me lo diresti vero, se uscissi con qualcuno?»
Maisie sgranò gli occhi.
«Sai… ci sono quelle cose di cui non abbiamo mai parlato…»
Il succo d’arancia iniziava ad avere un gusto molto acido per Maisie.
«Mamma, davvero, te lo dico se inizio a uscire con qualcuno…» disse sospirando.
«Me lo presenti?»
Gli occhi allegri della madre erano una fitta allo stomaco.
«Sì, mamma…»
«Ok! Ti vanno dei French Toast?» le chiese sorridendo «Improvvisamente, ho una voglia!»
«Buongiorno»
La voce di Alexis la fece sobbalzare.
«B-buongiorno» balbettò Maisie.
«Alexis! Ti vanno dei French Toast?»
«No grazie Catelyn, vado di fretta…»
Alexis si sedette all’altro lato della tavola, cosa che fece rimanere male Maisie, avrebbe potuto sedersi affianco a lei!
«Come procede il book di quella tua amica? È tanto carina… com’è che si chiama?» chiese Catelyn ad Alexis, mentre era intenta a girare i French Toast.
«Emma» rispose velocemente Alexis, evitando lo sguardo di Maisie.
«Già, Emma… ha detto che conosce anche Maisie» continuò Catelyn servendo i toast a Maisie.
«Si, ci siamo conosciute al Festival, poi credo che abbia un fratello a scuola»
«Si, il fratello più piccolo»
Maisie la guardò ma Alexis si alzò di scatto.
«Io vado, grazie» disse ringraziando Catelyn che si sciolse in un sorriso «Ci vediamo dopo» e se ne andò.
Maisie si sentì ignorata e arrabbiata!
Non riusciva a capacitarsi. Per Emma riusciva a trovare tutto il tempo di questo mondo, mentre lei doveva sperare nell’intervento del destino. Era furiosa.
«Che hai Maisie, non ti piacciono i toast?» chiese sua madre.
«No, è tutto ok…»
In realtà non era tutto ok, era gelosa. Maisie non era mai stata gelosa in tutta la sua vita, ma in quel momento sì.

 
*

«Comunque urge shopping natalizio!» esclamò Mia mentre era intenta a laccarsi di rosso le unghie.
«In che senso?» domandò distrattamente Maisie mentre sfogliava le pagine di un giornale di moda che aveva trovato sul letto di Jody.
«Beh, tra poco è Natale!» esclamò Mia «Ti sei dimenticata della festa che danno ogni anno a scuola, il ventiquattro?»
«Chiamarla festa è un’esagerazione…» borbottò Maisie.
Non se ne era dimenticata. Ogni anno, la sua scuola, organizzava un ballo di Natale, la sera della vigilia. Era una cosa senza pretese, ma, dove i ragazzi e le ragazze della scuola si esagitavano più del dovuto.
A Maisie non andava più di tanto, ma le vacanze natalizie erano appena iniziate, quindi, qualsiasi cosa pur di ammazzare il tempo.
«Ok, io ci sto» acconsentì alla fine.
«Ottimo!» esclamarono Mia e Jody all’unisono. A volte sapevano essere inquietanti.
Così adesso Maisie si ritrovava a essere sbattuta da un negozio all’altro del grande Centro Commerciale. A volte poteva essere anche divertente, ma dopo un paio d’ore no. Assolutamente no.
«Provati questo!» Mia sbucò da dietro una colonna con uno striminzito abito nero.
Maisie la guardò allibita.
«Perché proprio quello?» domandò.
«Non vorrai indossare uno dei tuo soliti maglioni XXL a questo ballo, vero?»
«Ok, va bene che non sono mai venuta particolarmente elegante ai precedenti balli, ma mai con il maglione!» esclamò.
«Se non era un maglione, era qualcosa di simile…» borbottò Jody.
«Grazie tante…» rispose sarcasticamente Maisie strappando il vestito da mano a Mia.
Si recò al camerino e cercò di infilarsi quel pezzo di stoffa nera.
Quando finalmente ci riuscì emise un gemito. Non era per niente abituata a quel tipo di vestiti aderenti.
«Allora?» gli occhi azzurri di Jody sbucarono da dietro la tenda.
«Wow!» esclamò. «Sembri un’altra! Ma ci vogliono dei tacchi!» esclamò scomparendo di nuovo. Maisie tirò di nuovo la tenda e sbuffò. Però guardandosi meglio, forse non stava davvero male. Solo che quel vestito non lo sentiva suo.
«Ta-dà!»
Maisie dovette reprimere le urla. Era talmente assorta nei suoi pensieri, che quasi le era venuto un infarto.
«Quante sceneggiate!» esclamò indispettita Mia «Tieni! Prova queste!» continuò mostrandole un paio di decolleté nere, molto semplici, ma anche molto alte.
«Sembrerò un trans…» borbottò Maisie calzando le scarpe.
«No, sembrerai finalmente una ragazza con qualche curva. Questo vestito ti fa addirittura le tette!» esclamò Jody.
«Già immagino la faccia di Connor quando ti vedrà!»
Per poco Maisie non cadde dai quei trampoli.
Connor. Aveva provato a eliminarlo dalla sua mente, ma purtroppo per lei era in perenne agguato, eppure pensava che dopo averlo completamente ignorato, avesse capito qualcosa!
«Comunque…» si guardò allo specchio «Prendo questo…» concluse sospirando.
«Ah! Altro che Connor, se ti vedesse Alex con questo!» Mia e Jody si guardarono e risero.
Maisie sbiancò.
Sforzò un sorriso, ma non era sicura del risultato.
Avrebbe tanto voluto confessare tutto alle amiche, spiegare la situazione, chiedere consiglio.
Ma alla fine, cosa aveva da raccontare? Avrebbe dovuto parlare di quanto si sentiva ignorata?
Sospirò e poi iniziò a spogliarsi.
Improvvisamente aveva mal di testa.

 
Hello!
Prima di tutto, vi ringrazio tutti! Siete la mia tanica di benzina! Vi adoro! Mi rende felice che la storia vi piaccia e le vostre riflessioni, commenti e pensieri mi esortano ad andare avanti, sempre! Vi adoro!
Vorrei ringraziarvi uno a uno, ma fortuanatamente siete tanti, e quindi mi risulta un po' difficile! Ma sappiate che lo sto facendo con il pensiero!
Spero che anche questo capitolo vi piaccia, anche se più che altro è da introduzione al prossimo, che vi prometto, aggiungerò Martedì!
Siate clementi, vi adoro!
Con affetto,
StClaire!
 

«Stai andando a…?»
«A scuola… alla festa…» sbottò Maisie interrompendola.
«Che c’è? Che ti prende improvvisamente?»
«Niente! Sei tu che mi stai facendo questo inutile terzo grado! Da quando t’importa ciò che faccio e dove vado?» sbraitò in modo quasi isterico cercando di non alzare troppo la voce.
Alexis la guardò, aveva un’espressione ferita, ma durò un attimo soltanto. All’improvviso tornò il suo sguardo indecifrabile di sempre.
«Va bene, divertiti» sussurrò indietreggiando e raggiungendo i suoi amici.
Maisie cacciò indietro le lacrime e poi riprese a camminare verso la scuola.



 
  
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