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Autore: piccolo_uragano_    16/10/2015    5 recensioni
“Perché ogni volta che c’è in giro Lord Voldemort facciamo figli io e te, Martha?”
Martha accennò un sorriso. “Perché ogni volta che io e te facciamo figli c’è in giro Lord Voldemort, Sirius?”
Remus trattenne una risata. “Ed è per questo che sono vent’anni che ti ripeto che è quella giusta.”
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Non è una di quelle storie tutte miele e amore in cui Sirius trova la sua perfetta metà e vissero tutti felici e contenti. Martha darà a Padfoot del filo da torcere, insegnandogli ad amare e a restare.
(Si parte dal 1976 fino a poco dopo la battaglia di Hogwarts; in teoria è finita, dopo anni, ma in pratica.....)
Genere: Avventura, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Potter, I Malandrini, Lily Evans, Nuovo personaggio | Coppie: James/Lily, Remus/Ninfadora
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica, Più contesti
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Ti amo più di ieri e meno di domani.'
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Kayla rimase, letteralmente, a bocca aperta. “Ma … è orribile!” esclamò.
“Davvero i Black credevano queste cose?” chiese Harry.
“Sì.” Ammise Robert. “Ad ogni modo, a nessuno importerà più.”
“Ma Malfoy ha detto …”
“So che ha detto.” Lo interruppe il maggiore. “Perché i suoi ancora ci credono. Ma non possiamo essere tanto stupidi da tornare sui nostri passi.”
“Robert, ma Voldemort … lui non è morto, è solo … nascosto.”
Kayla rabbrividì. “Credete che tornerà?” domandò.
“No, certo che no.” rispose subito Robert. “L’importante è che tu ti tenga ben lontana da chi pensa queste cose, piccola. Quelli sono matti.”
Kayla annuì, fissando il fuoco. In quel momento, Ginny Weasley uscì dai dormitori e fissò i tre con aria allarmata. “Come … come ci sono arrivata, qui?” domandò la ragazzina.
“Sei uscita dal dormitorio femminile tre secondi fa.” Le rispose Robert.
“No!” esclamò lei. “No, no io … io ero in Sala Grande, a fare colazione!”
“Si, Ginny, con noi. Poi siamo andate a Incantesimi, ricordi?” domandò Kayla.
“Io non ci sono venuta, ad Incantesimi!” protestò la rossa. “Io … io ero un Sala Grande cinque secondi fa!”
Harry fissò la sorella del suo amico, piegando leggermente la testa. “Hai la febbre, Ginny?”
“No, certo che no!” rispose la ragazzina. “Lo saprei, se avessi la febbre, lo saprei …” si mise le mani nei capelli e borbottò qualcosa, per poi tornare sui suoi passi.
Kayla sorrise. “Li avete anche qui, i matti.” Baciò sulle guance i suoi fratelli e seguì Ginny, chiamandola a gran voce.

“Ahi!” urlò Martha.
“Che hai fatto?”
“Ho sbattuto la testa.”
“Dove?”
“Contro l’anta della credenza.”
Sirius, ridendo, esaminò l’anta di legno chiaro.
“Che fai?”
“Controllo che l’anta non si sia fatta male, no?”
Martha sbatté il mestolo di legno contro il braccio di suo marito. “Sei un cretino.”
“Seriamente: l’anta potrebbe uscire gravemente ferita da questo scontro!”
Martha alzò gli occhi al cielo. “Non sono l’unica con la testa dura, qui.”
“Martha!” esclamò una voce dolce. “Chi è questo giovanotto?”
Marie, con i capelli ormai bianchi e le rughe che le coprivano l’intervo volto, seduta in cucina, fissava sua figlia con curiosità.
“Lui è mio marito, mamma. Sirius, ti ricordi?”
“Tuo marito?” esclama la donna, allegra. “E quando ti sei sposata?”
“Il trenta giugno millenovecentosettantotto.”rispose Martha, con aria stanca. “Dove diamine è Rose?” sussurrò, a Sirius.
“Torna prima di pranzo.” Rispose lui. “Come hai detto che si chiama, la malattia?”
Martha si voltò a fissare sua madre, con nostalgia e rimpianto. La donna la guardava come se si aspettasse qualcosa di bello, da un momento all’altro. Una volta era stata una elegante ragazza dai capelli castani, che si era innamorata di un mago e lo aveva seguito a Londra, dandogli due figlie e una vita felice. Ora, era il relitto di sé stessa.
“Alzheimer.” Rispose, in un sospiro. “Si chiama Alzheimer.”

“Bene, bene, bene.” La voce di quell’uomo era profonda, ma fredda e distaccata.
Si aggirava per la classe, tra i calderoni dei ragazzini del primo anno, trascinando un mantello nero e dei capelli unticci, un naso gigante e uno sguardo accusatore.
Kayla lo guardò, inclinando leggermente la testa. Era sicura di averlo già visto, da qualche parte. Lui scrutò ogni ragazzino, per poi soffermarsi sui banchi in prima fila, in particolare, sulle due ragazzine dalla cravatte opposte che accolsero il loro sguardo.
“Signorina Black, dico bene?” domandò l’uomo.
“Kayla Lily Black, signore.” Rispose lei, senza pensarci.
Le faceva paura, ma le parve che nel momento in cui aveva cessato di parlare, lui si fosse come ritratto.
La osservò con occhi nuovi. “Interessante il tuo Smistamento, Kayla Lily Black.”
“Personalmente l’ho trovato imbarazzante.” Contestò lei, mantenendo lo sguardo alto.
“Oh!” rispose il professore. “Ecco l’arroganza tipica dei Black. Sapevo che non era scomparsa … spero almeno tu abbia la buona memoria di tua madre.” Posò le mani sul banco e fissò Kayla, la quale non si permise nemmeno  di sbattere le palpebre. “Dimmi, Black, quali sono gli ingredienti per una Pozione Cura Ferite?”
“Foglie di tè verde, pur vincolo, polvere di Bardana, chiodi di Garofano.” Rispose Kayla sicura. Aveva visto Rose preparare quella pozione mille volte, per lei e Robert.
Piton, impercettibilmente, piegò l’angolo della bocca. “Cinque punti a Serpeverde. Vedi di non deludermi, Black.” Detto questo tornò a girare per la classe.

“CHE COSA?!” Remus e Sirius fissavano Rose come se avesse appena detto che avrebbe voluto tenere un drago come animale domestico.
“Me lo ha scritto questa mattina.” Si difese.
“Piton non … no! No!” 
“Sembri sconvolto, Sirius.” lo incalzò la cognata.
“Quella è mia figlia, dannazione!”
“E lui è stato gentile con lei! Che c’è di sbagliato?”
“Oh, fammi pensare!” strillò Felpato. Si portò due dita sulla guancia e finse di scrutare il lampadario. “Mocciosus mi vuole morto da secoli, ecco, ecco che c’è di male!”
“Forse ha capito che le colpe dei genitori non si riversano sui figli, che ne dici?” ipotizzò Remus.
“Allora perché continua a trattare Harry e Robert come due caccole di drago?”
“Perché Harry e Robert sono te e James in miniatura, Sirius.” rispose Moony.
“Nah!” escluse l’altro. “Io non ero più alto di James! Sono sempre stato più bello, ma …”
Martha, con aria sfinita, rientrò in casa, con aria sfinita. “Padfoot, il tuo ego mi soffoca.” Esordì, poi si rivolse a sua sorella. “La mamma come sta?”
“Non si muove dal dondolo dei giardino.” Rispose Rose. “Chi era l’uomo con cui parlavi oggi?”
Sirius scrutò sua moglie. “Si, Martha” la incalzò “chi era l’uomo con cui parlavi oggi?”
Martha si levò il giaccone e sbuffò. “Tu non mi hai vista, Black. Occhio non vede, cuore non duole.”
“Occhio non vede, Rose provvede.” Rispose prontamente Sirius.  “Stai cercando un nuovo marito?”
Martha si mise a studiare il contenuto del frigorifero. “Si, certo. Quello che ho fa domande idiote!”
“Quello che hai è impeccabile, Redfort.” Replicò lui, seduto su uno sgabello del bancone, accanto a Moony.
“Piuttosto, la bionda che ti ha fermato a Londra, era Brianna Clark, vero?” indagò Martha, mettendo sul bancone il necessario per cucinare.
Sirius si irrigidì. “Sei gelosa?”
Martha lo puntò con il coltello con cui stava tagliando i pomodori. “Ti ho fatto una domanda.”
“Sì, anche io.”
“Io l’ho fatta per prima.” Poi si girò verso sua sorella. “Rose, controllami che ci sia la pasta.”
Lui sorrise, strofinandosi la barba. “Ti conosco troppo bene per credere che tu non l’abbia riconosciuta.”
“Ah!” esclamò Martha. “Allora era lei! Era Brianna Clark, dannazione, quella donna ci perseguita! E che voleva da te, si può sapere?”
“Ha sentito del processo, voleva complimentarsi e sapere come andasse la mia vita, il mio lavoro, come stesse Remus, e tutto il resto.”
“Le hai ricordato che siamo sposati? O lei ha detto ancora che sono una poco di buono?”
“Tesoro, lei sa perfettamente che siamo sposati.”
“E tu glielo hai puntigliosamente ricordato?”
“Non serviva, perché già lo sapeva!”
“Quindi hai preferito fare l’allocco, dico bene?”
Con un POP, Tonks si Smeterializzò al centro della cucina. “Chi è l’allocco?” domandò, sorridendo a Remus per poi sedersi accanto a lui.
“Tuo cugino!” rispose Martha.
“Non è vero.” Rispose lui. “Ho semplicemente salutato una nostra vecchia compagna.”
“Dimenticandosi di ricordarle che siamo sposati e facendo l’allocco.” Rispose di nuovo Martha.
“Oh, insomma! Ne parli come se avessi ucciso qualcuno!”
“Non sto dicendo questo! Sto dicendo che le sei sempre andato dietro!”
Sirius rise nervosamente. “No, era James che se le fece entrambe.”
“Ah, e lei venne a darmi della stupida illusa per via di James, certo!”
“Smettila, Redfort! Vuoi dirmi che tu non hai più sentito Jones? O Ben?”
“Ben era roba mia.” Intervenne Rose con sguardo furioso, rientrando in cucina con Marie. “Perché parliamo di Ben?”
“Stai scherzando?!” sfuriò Martha, ignorando la madre e la sorella. “Benjamin Robinson è stato il ragazzo di Rose, non il mio, precisiamo. E se non fosse stato per quel cretino di David Jones, tu non ti saresti mai nemmeno fatto avanti!”
“Oh, smettila!” le fece cenno lui con la mano. “Ci saremmo comunque messi insieme!”
“Ah, davvero?! A me sembra di ricordare di averti implorato di dirmi che eri geloso in mezzo al corridoio, ma no, mi sarò sbagliata, perdonami!”
“Vuoi dirmi che ti sei pentita di averlo fatto?”
“Voglio dire che sembra che tu te ne sia dimenticato.”
“Come se questo fosse possibile.” Replicò lui secco.
“Ci sono tante cose che credevo impossibili, Black.”
“Già, e noi le abbiamo rese possibili.” Rispose lui, sedendosi a tavola.
“Stai parlando dello Stato di Sangue, non è vero?”
“Tu di che cosa parli?”
Lei si portò le mani sui fianchi. “Io parlavo di Peter.” Sussurrò. “Parlavo di James e Lily, parlavo del nostro matrimonio, di questa casa, dei dieci anni che abbiamo passato lontani, ed i nostri figli. Scusami, mi sono dimenticata di avere messo al mondo dei Black impuri, scusami tanto.”
Mise a bollire la pasta e poi si passò una mano tra i capelli. Fu in quell’istante che Sirius la vide davvero. Era stanca, aveva gli occhi gonfi, sembrava stare in piedi a fatica.
“Martha, tu non pensi quello che stai dicendo.” Le disse, avvicinandosi con cautela.
Lei alzò gli occhi e lo incenerì con lo sguardo.
“Per favore, Martha, dimmi cosa è successo.”
Martha tirò su col naso e lanciò una breve occhiata a sua madre, che roteava su uno sgabello, felice come una bambina. “Hanno detto che non la possono curare. Le rimane un anno, al massimo.”  Guardò verso l’alto, imponendosi di non piangere. Poi guardò Sirius, trovandovi il suo porto sicuro, e prima che lui potesse dire una parola, si ricordò che quel giorno avevano iniziato a lavorare per capire come trovare Peter. Era per quello che, senza volerlo, si erano incrociati nei pressi dell’Ufficio Misteri più volte nel corso della giornata. “Cosa hai scoperto di Wormtail?”
Lui la fissò a lungo. Era visibilmente provata, ma mai, mai più le avrebbe nascosto qualcosa.  “Probabilmente è vivo e siamo riusciti a far partire le ricerche.”
Rose ruppe un bicchiere, mentre Remus batté il pugno sul bancone di marmo, imprecando.

“Una voce? Ne sei sicuro?”
“Perché dovrei mentirti?”
Kayla fissò Harry. “Non lo so. Perché dovresti sentire delle voci assassine nei muri?” Seduti sulla riva del lago, Kayla si sforzava di non ridere del suo amico.
“Lo sto chiedendo a te.” Precisò lui.
“Non so come possa essere possibile che tu senta voci assassine nei muri, e non voglio credere che tu sia pazzo!”
Lui si arrese e sorrise. “Indovina dove andrò stasera.” Ironizzò.
“Ehm … alla festa di Halloween?” ipotizzò lei.
“Negativo, capo.”
“Oh, Salazar! Hai un appuntamento al buio?”
“Nemmeno!” finse uno sguardo misterioso. “Vado alla festa di complemorte di Nick-Quasi-Senza-Testa!”
Kayla, a quel punto, non poté fare altro che scoppiare a ridere. “La festa di che cosa?!”
“La festa di complemorte!” ripeté lui. “Nick mi ha invitato e io … io non potevo, non potevo dire di no!”
Ma Kayla, ormai, si stava rotolando per terra dalle risate. Harry la osservava, sorridendo, sentendo nel petto il bene che voleva a quella specie di sorella. Quando lei, ancora tutta rossa, si tirò su, si sforzò di rimanere seria. “Oh, sarà divertente, vedrai.” Provò a dire. “Una vera festa di Halloween!”
“Smettila!” la spintonò lui. “Tu che farai, piuttosto? Andrai in giro con i tuoi compagni di Casa?”
“No, no, alt.” Lo fermò lei. “I miei compagni di Casa potrebbero giusto giusto andare ad una festa di complemorte.”
E risero, di nuovo. Guardandosi, e volendosi bene così.  “Harry?”
“Sì?” domandò lui.
“C’è un gigantesco cane nero che ci fissa.”
Harry seguì lo sguardo di Kayla, che si fece leggermente più serio. Tra gli alberi della foresta, Felpato li osservava.
“Non mi sembra cattivo.” Rispose Harry. “Ho visto Robert sedersi qui con lui accanto, una volta.”
Kayla, che in genere preferiva i gatti, sentiva però una certa affinità con quel cane. Timidamente, gli fece segno di avvicinarsi, e lui, immediatamente, trotterellò verso di loro. Harry lo guardò incuriosito, mentre Kayla gli porse la mano per far si che lui la annusasse e la conoscesse. Sapeva come fare con i cani, Robert li aveva sempre adorati. 
Kayla gli accarezzò il muso, e poi lui si sedette tra lei e Harry, scrutando il lago. Rimasero lì per un po’, senza accorgersi che Robert, dietro di loro, li guardava e scuoteva la testa.

“I ragazzi stanno bene, Redfort. Smettila di preoccuparti!”
Martha si sedette a tavola. “Sono due giorni che non mi scrivono. Nessuno dei tre!”
“Secondo me” si intromise Rose “sei una mamma troppo apprensiva. Avranno di meglio da fare!”
“Di meglio che ricordare alla loro dolce mamma che stanno bene?”
“Stanno bene!” ripeté Sirius. “Fidati di me.”
Martha fece per rispondere, e poi si trovò a scrutare suo marito, consapevole di conoscere fin troppo bene la sua mente malandrina. “Come ne sei certo?” chiese, abbassando i toni.
“Lo so e basta.”
“Sirius Orion Black.” Lo richiamò lei. “Dove sei stato oggi?”
“A Londra, cara.” Rispose lui.
Lei lo scrutò ancora per qualche secondo. Poi, si avvicinò a lui con fare sospetto. Impercettibilmente, lo annusò. “Tu puzzi di cane!” lo accusò poi.
“No, non è vero!” si difese lui. “Non ricordi? Cane bagnato e burrobirra. È semplicemente il mio odore.”
“Non cambiare argomento. I vestiti sono puliti e tu ti sei fatto la doccia – lasci sempre gli asciugamani bagnati in giro – ma puzzi di cane e di Foresta Proibita.” Puntò la forchetta nel piatto. “Dannazione, Padfoot, sei stato a Hogwarts?!”
Sirius continuò a mangiare il suo pasticcio di carne, senza rispondere. Martha, lentamente, passò lo sguardo da lui all’altro Malandrino. Anche lui teneva lo sguardo basso e mangiava senza dire una parola. Rose fingeva che andasse tutto bene, mentre Martha, immediatamente, sentì un freddo disumano provenire da dentro di lei.
L’urlo che (ne era certa) poteva sentire solo lei, era quello di Sirius in lacrime sul corpo di James.
Ti voglio bene.” Aveva detto, al corpo freddo di Lily, perché loro, loro non lo dicevano mai.
Il pianto di Harry, la fuga di Piton, il bacio freddo di Sirius, la promessa di tornare prima dell’alba.
“Oh, Godric.” Sussurrò, lasciano cadere il bicchiere, mentre il gelo le perforava le ossa.
 “Oggi è … è Halloween. Di nuovo.”

Kayla, accanto a Hermione, Ron e Harry, fissava quella scritta, immobile.
LA CAMERA DEI SEGRETI È STATA APERTA, NEMICI DELL’EREDE TEMETE.
Kayla inclinò leggermente la testa, notando la gatta. “Secondo voi, è morta?”
Hermione rabbrividì, mentre Ron soffocò l’impulso di fare un passo indietro.
Prima che qualcuno potesse rispondere, ma la folla di studenti era ormai arrivata. Kayla si sforzò di ignorare le loro voci, mentre, lentamente, si avvicinò alla gatta, cercando di capire se ci fosse modo di salvarla. Era riuscita ad ignorare il brusio generale, quando sentì una voce fredda esclamare: “Nemici dell’Erede, temete!”
La piccola Black riconobbe la voce di Draco Malfoy, e si voltò di scatto. Era ancora furiosa al pensiero di ciò che Robert le aveva spiegato.
“Ora tocca a voi, Sanguesporco!”
Ma Kayla aveva già la bacchetta in mano. “Wingardium Leviosa!”
Ed il giovane Malfoy si ritrovò appeso per aria, con espressione impaurita, mentre Kayla maneggiava la bacchetta con cura, e sogghignava come suo padre aveva fatto milioni di volte. “Stai attento a come ti rivolgi ai miei amici, Draco.” Ringhiò la piccola serpe.
Malfoy borbottò qualcosa, impaurito, mentre Silente, la McGranitt, Gazza e Piton comparivano dietro la giovane strega.
“Signorina Black!” esclamò la McGranitt. “Metti giù immediatamente il signor Malfoy!” ordinò.
Kayla interruppe bruscamente l’incantesimo e Malfoy cadde a terra con un tonfo sordo.
“Agli ordini, signora.” Rispose Kayla, cercando di non sorridere, e stringendosi i polsi dietro la schiena. “Ma il signor Malfoy ha gravemente offeso la mia amica Hermione Granger. Per ben due volte.” Fece notare.
“Le tue intenzioni sono nobili, Kayla.” Le rispose Silente. “Ma lascia che ti ricordi, cara, che non spetta a te punire il giovane Draco.”
Il tono caldo e pacato di Silente ispirò fiducia a Kayla, tanto che la piccola indicò la scritta, mantenendo l’altro braccio dietro la schiena.
I quattro adulti osservarono la scritta.
“Che significa? E la gatta è morta?” domandò, con voce curiosa.
“La mia gatta!” esclamò Gazza. “Cosa … cosa è successo alla mia gatta?”
“Sono mortificata, signor Gazza, e …” Kayla fu interrotta dalla brusca risata dei gemelli Weasley. Si voltò a fissarli con aria furiosa, trovando Robert che fissava il pavimento mentre si sforzava di non ridere.
“Sei stata tu, Black!” strillò l’uomo. “Tu … voi quattro!”
Puntò il dito contro Kayla, Hermione, Ron e Harry.

Martha scosse la testa. “I miei figli non farebbero male ad una mosca.” Sentenziò. “E nemmeno Ronald o Hermione.”
Sirius osservava i quattro ragazzini con espressione pensierosa. “Perché avrebbero dovuto fare una cosa del genere?”
“Chiedilo a loro!” esclamò Gazza. “Lui … Potter … lui … Oh! Lui sa che io sono un Magonò!” concluse.
“Oh, caro Gazza!” rispose Sirius. “Chiedo perdono per quanto sto per dire, ma … lo abbiamo sempre saputo tutti!”
Gazza sembrò essere fortemente scosso da quella verità, mentre Martha e Kayla sorridevano sotto i baffi.
Silente, che era chino sul corpo della gatta, si tirò su e osservò Gazza. “Mrs Purr non è morta, Argus. È stata pietrificata.”
Martha saltò in piedi. “Pietrificata? È Magia Nera! Nemmeno gli studenti da M.A.G.O. ci riescono correttamente!”
“Può darsi semplicemente che Potter, Black, Weasley e Granger si trovassero nel posto sbagliato al momento sbagliato.” Intervenne una voce dall’angolo più remoto della stanza.
Martha si voltò, lentamente, cercando di spalancare la bocca. Severus Piton stava davvero difendendo Harry?
Quando i quattro ebbero spiegato che si erano recati alla festa di complemorte di Nick-Quasi-Senza-Testa (dopo aver convinto Kayla ad unirsi a loro), ma che poi stavano andando  verso la Torre Grifondoro per accompagnare Harry al dormitorio prima di scendere per la cena, a Sirius bastò guardare gli occhi verdi di Harry e quelli grigi di Kayla per capire che stavano nascondendo loro qualcosa. Non poté chiedere nulla, ma la piccola Serpeverde, guardando suo padre, fu più che certa che lui avesse capito.
Dopo un accenno di sfuriata da parte di Martha, Piton, furioso, riprese a cercare di mettere alla Redfort i bastoni tra le ruote, ma lei si accorse che, con la secondogenita, si comportava diversamente rispetto a quanto aveva fatto con Robert nei precedenti anni e con Harry negli ultimi due.
“Innocenti fino a prova contraria.” Sentenziò Silente. Kayla sorrise e Hermione tirò un sospiro di sollievo.
I quattro vennero invitati a raggiungere i propri dormitori al più presto, e Silente sorrise, intenerito dall’abbraccio di Kayla e Martha sulla porta.
“Ehi, piccolo.” Sussurrò Sirius a Harry, chinandosi leggermente. “C’è qualcosa che devi dirmi?”
Harry guardò il suo padrino. “No.” disse poi. “Va tutto bene.”
“Okay.” Gli scompigliò i capelli. “Fai il bravo, d’accordo?”
Harry, in tutta risposta lo abbracciò. Quando Kayla ebbe abbracciato anche Sirius (“Sei la Serpeverde più bella che si sia mai vista, lo sai?”) e Martha si era raccomandata anche con Harry (“Scrivici, per qualsiasi cosa. E stai attento a Robert, per favore.”) salutarono anche Ron e Hermione, raccomandando anche a loro attenzione, e poi i quattro studenti uscirono.
Martha si voltò verso gli insegnanti rimasti – Silente, Allock, Piton, la McGranitt – e Gazza, e con sguardo preoccupato, domandò: “La Camera dei Segreti? Ma come è possibile?”

Martha si mise seduta e si stirò le braccia. Quando notò le prime luci dell’alba illuminare il grande letto matrimoniale, si permise di buttarsi letteralmente addosso al marito e riempirgli il viso di baci. “Tanti auguri, amore mio!” esclamò.
“Lasciami stare, Redfort.” Mugugnò lui. “Sono comunque più vecchio e più bello di te.” Si girò dall’altra parte, e Martha, mentre lo seguiva con lo sguardo, si soffermò su una delle foto che Sirius teneva su comodino. Era la foto ritraente Martha in groppa a James, nel giardino della casa di Dorea e Charlus. Era la foto che aveva preso in mano più di un anno prima, la foto che James aveva incantato perché, una volta presa in mano, risvegliasse una lettera indirizzata a Martha: la lettera che aveva scagionato Sirius.
Se, fino a quel momento, la ragazza della foto aveva lasciato che il suo migliore amico la facesse roteare, ora James occupava l’intera inquadratura con il suo solito sorriso, e, in mano, teneva un cartello con scritto ‘Padfoot, sei sempre più vecchio!’
Martha sorrise, malinconica, e Sirius non lo ammetterebbe mai, ma si portò appresso quella foto per tutto il giorno, spiando il sorriso di James appena possibile. Quando quella sera tornò a casa, trovò i Tonks e i Weasley, ma, come ogni anno, la sua voglia di ricordare al mondo che era un po’ più vecchio non era molto. Così, appena gli fu possibile, uscì in giardino, si trasformò in Padfoot ed iniziò a correre.
All’alba del giorno dopo, quando la squadra di Quidditch scese per gli allenamenti, Robert notò un grosso cane nero osservare lui e Harry con sguardo fiero dagli spalti. Felpato rimase lì per l’intera durata dell’allenamento, che durò ore: Baston era davvero deciso a tenere il primo posto della classifica dall’inizio alla fine, quell’anno; quando tutti se ne furono andati, il giovane Black dichiarò che li avrebbe raggiunti più tardi, quindi saltò di nuovo sulla scopa e raggiunse gli spalti rossi e oro in qualche secondo. Si sedette e si levò i guanti.
“Tanti auguri, Felpato. Non sono molto certo che il gufo a cui ho affidato la lettera abbia trovato la via di casa …”
Il cane, in tutta risposta, posò il muso sulla gamba del ragazzo.
“La mamma sa che sei qui?”
Il cane guaì e scosse la testa.
“Se ne sono andati tutti.”
Padfoot afferrò il concetto, e, in qualche secondo, riprese la propria forma umana. “Siete grandiosi.” Esordì. “Il vostro Capitano mi sembra molto motivato.”
“A me sembra solo molto fissato.” Rispose Robert, guardando negli occhi suo padre. Era la prima volta che si trovavano faccia a faccia, dopo le litigate estive.
“Papà, che sai dirmi della Camera dei Segreti?”
“Che è una leggenda, Robert: non dovete darle importanza.”
Robert sospirò, e si perse a guardare le tre enormi porte. “Le cose ad Hogwarts stanno … cambiando.”
Sirius rabbrividì, ma non lo diede a vedere. “Non avrei mai voluto sentirtelo dire.”
 
 
Ciao, popolo.
Volevo solo comunicare, nel caso qualcuno ancora non lo sapesse, che zia Jo si è degnata di informare il mondo della data di nascita del nostro Sirius *^* quindi ringrazieri prevalentemente la donna a cui appartengono la maggioranza di questi personaggi, la donna che mi ha colorato l'infanzia e che mi da qualcosa in cui credere ora che ho messo via le barbie.
Inoltre, vi informo che io e una mia amica avremmo deciso di rianimare questa pagina facebook, se i 'fans' ci daranno segni di vita. 
https://www.facebook.com/PSil-gufo-morde-%CF%9F-127745170733062/
La amministro da secoli, e mi firmo sempre come Tonks. Quindi se avete voglia, mi trovate lì!
Ovviamente, ringrazio alet91, vittoriaM20 (facciamo il gioco 'cerca la battuta'? lol), _imjusteri (lieta di riaverti tra noi), _Alyss_, e Distretto_9_e_34 (like always), e spero che la personalità ... ehm ... spiccata (?) di Kayla rispetti le vostre aspettative.
A presto!
   
 
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