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Autore: Schully    17/10/2015    1 recensioni
Capitoli in revisione.
Mi sono messa a pasticciare dopo un finale di metà stagione mooolto deludente... se vi piace sognare forse questa storia fa per voi... premetto che l'ho scritta e pubblicata... non le ho dato il tempo di riposare sono troppo arrabbiata se c'è qualcosa da aggiustare dite son tutta orecchi.
Genere: Angst, Drammatico, Erotico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Beth Greene, Carol Peletier, Daryl Dixon, Rick Grimes, Un po' tutti
Note: Lemon, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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La meta non è importante, quello che conta è il viaggio… parte seconda.
 

 
 

Ci siamo lasciati la stazione di servizio alle spalle già da mezza giornata. Stranamente ora il viaggio sta filando liscio come l’olio; le strade che abbiamo imboccato sono molto più libere dalle carcasse, rispetto a quelle che abbiamo fatto finora. Mi permetto di essere ottimista, sia per la mia famiglia, sia per il destino di Noah.
Forse avremo fortuna e troveremo sua madre e i suoi fratelli ancora vivi. Magari casa sua è ancora operativa, magari potremmo stabilirci lì. Sono così stanco! Le scorte che ci siamo portati dall’ospedale stanno finendo, soprattutto la benzina e l’acqua. Finora non abbiamo trovato molto, quando non troveremo più niente che faremo?

Mancano poco più di cento miglia a Richmond, e se tutto va bene, in un paio d’ore dovremmo esserci, saremo lì per il tramonto e di conseguenza dovremo posticipare di un altro giorno la nostra visita. Spero che il ragazzo lo capisca, non vorrei usare le maniere forti. Non voglio trovarmi in territorio ostile con il buio e non voglio neanche rischiare più vite di quanto ne servano per riportarlo dai suoi cari. È meglio che la maggior parte del gruppo rimanga in disparte, soprattutto Carl e Judith, è imperativo che loro rimangano al sicuro. Dobbiamo trovare un posto a metà strada dove rintanarci in caso di pericolo.
A cinquanta miglia dalla nostra meta ho fatto fermare la nostra carovana. Il gruppo si è messo subito in posizione di difesa, Daryl senza bisogno che parlassi è scattato in perlustrazione. Dopo neanche mezz’ora è tornato facendomi un cenno:
«C’è un fienile poco più avanti, è un po’ malridotto ma il portone è bello solido e pare libero dai vaganti, per passarci una sola notte direi che è l’ideale.» Mi volto e faccio un cenno agli altri, invitandoli a proseguire verso la strada indicatami da Daryl.
Il fienile è spazioso e stranamente ordinato, ognuno di noi si ritaglia il suo angolino preparandosi al riposo notturno, poi, come di consuetudine, tiriamo fuori le nostre esigue scorte di cibo per consumarle in silenzio. Che ci sta succedendo?
So che devo tenere il gruppo unito, ma ormai ho esaurito le energie, Judith piange, ha fame, e io sinceramente non so più cosa darle da mangiare; abbiamo cercato di svezzarla il più rapidamente possibile, ma non ha ancora messo tutti i denti e darle i cibi che di solito troviamo diventa sempre più complicato.
Fortunatamente Maggie ha un’idea: prende un pentolino e lo mette a scaldare sul piccolo focolare, lo riempie con un po’ d’acqua, ci sbriciola dentro dei cracker e ci aggiunge mezza barretta del cioccolato che abbiamo trovato alla stazione di servizio. Ne ricava così una poltiglia dal colore non troppo invitante, che però tutto sommato Judith sembra apprezzare. Maggie guardandomi mesta dice:
«Non è una dieta molto equilibrata, ma almeno il cioccolato le darà energia!» Io sorrido mio malgrado e mi accorgo di cercare lo sguardo di Carol. ma lei non c’è… forse allontanandola dalla prigione l’ho persa per sempre. Posso biasimarla? Non credo… che stupido che sono stato! Mi son fatto delle regole e le ho imposte agli altri, ma sono stato il primo a trasgredirle, il primo a scoppiare. Quando anche Carol lo ha fatto, invece di supportarla e capirla, l’ho allontanata senza quasi darle una spiegazione. Sono un uomo di merda! Lei comunque non si è arresa, ci ha tenuti d’occhio da vicino e quando abbiamo avuto bisogno di aiuto, si è fatta avanti rischiando tutto solo per salvarci. È un capo migliore di me.
Eugene si avvicina e io non ho proprio voglia di ascoltarlo, non l’ho ancora perdonato del tutto per la balla che ci ha raccontato. Ovvio, non sono arrabbiato come Abraham, però devo ammettere che non mi è ancora passata. È venuto a fare rapporto sulle “comunicazioni”: da quando abbiamo lasciato il “Grady”, ha ripristinato due torri radio ed ora vorrebbe provare a mettersi in contatto con il Dottor Edwards, anche per aggiornarlo sulla gravidanza di Maggie. Gli dico di procedere e continuo ad imboccare Judith…  
 

∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞
 

Sono stanca dei musi lunghi di Daryl e delle occhiate preoccupate di Carol, quei due mi nascondono qualcosa e io sono determinata a scoprire di cosa si tratta, costi quel che costi. Anche a rischio, alla fine, di avere la certezza che quello che sospetto da tempo sia una realtà.
Sono una coppia, è inutile che mi illuda.
Anche se sarebbe una batosta, giuro che me ne farei una ragione. In fondo ho sempre saputo di non avere speranze, chi sono io? La ragazzina che credeva che con un gioco sarebbe riuscita a strappare un bacio all’arciere? Marion dei miei stivali, magari è proprio questo quello che pensano di me. “Ah ah” la povera, piccola, patetica Beth. Sono stanca di non sapere e magari di essere derisa.
So di non avere speranze con Daryl. Anzi, credo che se solo cercassi d’intavolare il discorso con lui, mi ucciderebbe, quindi la mia unica strada rimane quella di parlare con Carol. Devo sapere! Perlomeno potrò andare avanti, prendere ciò che c’è stato, la poca intimità che si era creata tra noi, e serbarla come un ricordo prezioso.

La cerco e finalmente la trovo intenta a raccogliere more selvatiche nelle vicinanze del fienile. Lei si volta e mi guarda, una strana luce le attraversa lo sguardo ed io non so interpretarla. È arrabbiata con me? Che ho fatto? Ah già! Daryl… probabilmente pensa che voglio rubarle l’uomo.
Devo ammettere che dopotutto fino a qualche tempo fa avrebbe avuto ragione, ero gelosa marcia del suo rapporto con lui, avrei fatto di tutto per attirare la sua attenzione e quando il destino ci ha fatti scappare insieme, credevo che sarebbe finita così, io e lui verso il tramonto.
Nonostante tutto avrei avuto la mia fetta di felicità. “Che cretina che sono stata! Povera illusa!”
Devo rassicurare Carol che non sarà così, non è giusto e non ne sono in grado. Faccio per parlare, ma lei mi blocca prima che riesca a proferir parola:
«Non qui…» dice dura e mi fa cenno di seguirla, mentre s’inoltra nella boscaglia.  Io le arranco dietro sempre più curiosa, ormai non so più cosa aspettarmi. Abbiamo camminato per venti minuti buoni, stando entrambe all’erta, il sole non è ancora calato e credo che avremo ancora una buona mezz’ora di luce, forse tre quarti d’ora, il tempo necessario per tornare al campo. Improvvisamente, raggiunta una radura, lei si volta e guardandomi fisso dice:
«Andrea era convinta che io e lui saremmo finiti insieme!» Lo dice con un certo compiacimento nella voce ed io non posso che pensare che Andrea sapeva vedere lontano… dopotutto con me ne aveva dato ampiamente prova, no? Sono spiazzata da tanta sincerità, noncurante del mio sguardo continua: «Stavolta il suo intuito ha fallito, siamo troppo simili, io posso capirlo… ma… non posso completarlo… quella sei tu!» Mi scappa una risata isterica, mi aspettavo tutto fuorché questo:
«Come fai a dirlo? Non vuole neanche parlare con me, si è chiuso a riccio e io non so…»
«Solo tu puoi farlo rinascere» risponde risoluta. «Forse non dovrei dirtelo… non avrei nemmeno dovuto assistere…» continua, camminando avanti e indietro: è nervosa e lo sono anch’io, anzi, ormai sono sull’orlo di una crisi di nervi. “Cazzo! Carol, parla, mi stai facendo diventare pazza!” Penso indispettita. Lei sembra aver letto nel mio sguardo perché inaspettatamente risponde:
«Ha pregato! Per te… si è incazzato, ha urlato… ha detto che non ti avrebbe sporcata, non l’avevo mai visto così… non sapeva che ero lì, altrimenti non si sarebbe lasciato andare. Tu l’hai cambiato… non so come, non so perché, ma hai fatto un buon lavoro, devi continuare, non lasciarti scoraggiare da lui… sii forte.» Detto questo, mi assesta una pacca sulla spalla e mi lascia sola a riflettere. Daryl ha pregato per me?
“Wow”, e ora che faccio?
Come lo scuoto dal suo intento malato di proteggermi?
Trovo una roccia comoda su cui sedermi, ho bisogno di riflettere, il crepuscolo sta lasciando il posto alla notte, ma ho una torcia, un coltello e una pistola, e il fienile non è lontano, ho ancora tempo. Poco lontano da me scorgo dei funghi commestibili, mentre rifletto inizio a raccoglierli; dovrebbero abbinarsi proprio bene con gli avanzi del coniglio che Daryl ha catturato ieri, dopo mesi di scatolette sarebbe quasi come una vera cena. “Wow, coniglio ai funghi!” Ridacchio pensando a quello che mi direbbe Carl citando “Zombieland”:
“Regola numero trentadue, goditi le piccole cose”. Sono così stranamente rilassata che mentre li raccolgo mi metto a cantare…
 

∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞
 

Guardando l’ultimo orologio funzionante in possesso di Rick, noto che sono quasi le otto e trenta. Carol è tornata da circa mezz’ora ma Beth ancora no. Sono tutti tranquilli, Carol ci ha rassicurati che non è lontana e che è ben armata. La luna è già sorta, illumina tutto come un pallido sole. Beth non dovrebbe avere nessun problema a tornare, Maggie è serena, ma io non sono tranquillo. “Cazzo, ragazzina, dove sei?”
Non voglio che gli altri sappiano ciò che sento. Soprattutto Carol, ultimamente mi lancia certe occhiate… è come se mi leggesse dentro e in un certo senso mi biasimasse per non stare cogliendo l’occasione, ma quale cazzo d’occasione dovrei cogliere, mi chiedo? Sporcare un’anima pura? Renderla uguale a me? No, cazzo, non posso essere così meschino. Credevo di aver perso quella parte di me quando è morto Merle. Volevo bene a mio fratello, era la mia famiglia, se non fosse stato per lui non sarei mai uscito vivo da Atlanta, forse non sarei nemmeno sopravvissuto all’infanzia, però finché sono stato sotto la sua ala, non ho mai potuto essere me stesso. Dovevo essere sempre e comunque un Dixon, un duro.
Il vero problema è che non lo so neanche ora chi cazzo sono… Sono un bifolco coglione o una brava persona? Beth mi destabilizza… sono fottuto.  Cerco di non farmi notare, i sentimenti rendono deboli, e io non sono un debole, cazzo! Facendo finta di nulla mi allontano, ho bisogno di restare solo.
Devo levarmela dalla testa, è solo una stupida ragazzina. Si fotta! Non le devo niente… anzi, è lei che dovrebbe sentirsi in debito con me, le ho salvato la vita, più di una volta. La mia coscienza si fa di nuovo sentire, stavolta ha assunto le sembianze di una voce che non sentivo da lungo tempo.
Quasi non la riconosco, era talmente nascosta nella mia memoria che faccio fatica a ripescarla.  Se devo essere sincero con me stesso, però, so benissimo di che voce si tratta. In fondo è sempre stata presente, non mi ha mai abbandonato, sono io che non ho voluto ascoltarla nel corso degli anni… era più comodo così.
«Anche lei ha salvato te… lasciala entrare…» la sua voce è melodiosa, esattamente come nei miei ricordi d’infanzia. Sono doppiamente fottuto, penso, cercando le sigarette, ho bisogno di fumare. Mi accorgo che il pacchetto è quasi vuoto, sono rimaste solo tre sigarette e una è rotta. “Merda!” Penso contrariato. Convulsamente mi porto alle labbra una di quelle sane, l’accendo con mani tremanti e do la prima boccata… ahhhh ci voleva! Mi siedo sul primo gradino del portico e osservo la luna. È passato altro tempo e lei non è ancora tornata. Non è un problema mio, non è un problema mio, continuo a ripetermi, poi eccola di nuovo, la mia coscienza, e stavolta usa nuovamente la SUA voce, urlando dentro di me:
«Se non t’importasse di me, non avresti pregato… è inutile che ti racconti balle, Signor Dixon!» “Merda, merda, merda!” Sono fottuto, anzi doppiamente fottuto, in tutti i sensi. Vado a cercarla, non ne posso più.
 
Non ho percorso più di mezzo miglio, che già la vedo che sta tornando indietro, sta usando la mia bandana per trasportare qualcosa, anche se non vedo subito cos’è, la sento persino canticchiare. Cristo, ragazzina, non ti ho insegnato niente sull’avere le mani libere? Una rabbia incontrollata mi coglie, erano anni che non mi sentivo così… incazzato?
Vivo?
Non so cos’è che mi fa scattare veramente, se la voglia di proteggerla o quella di distruggerla totalmente per allontanarla da me, ma so che devo darle una lezione. Non può andarsene in giro così, non dopo tutto quello che mi ha fatto passare.
Guardingo mi avvicino di lato, voglio prenderla alle spalle, e così faccio: la afferro per la vita, una mano sale velocemente a tapparle la bocca. Deve capire che da sola nel bosco diventa vulnerabile, e se questo vuol dire fare il lupo cattivo… ebbene io sono perfetto per questo ruolo. Stranamente lei rimane calma e con un unico gesto fluido sguscia via dalla mia presa, lascia cadere ciò che ha in mano, e mi punta contro la sua pistola. “Chi cazzo sei tu?” Penso stranito. Vuoi fare la dura? Va bene, giochiamo! Con una manata ben piazzata, le faccio cadere la pistola dalle mani, lei mi guarda incredula:
«Daryl, cosa diavolo…?» Con uno spintone la blocco contro un albero, rapido le sfilo il coltello e puntandoglielo alla gola, le sibilo all’orecchio:
«Se vuoi fare la dura, sii pronta a farlo fino in fondo!» Lei sgrana gli occhi, guardandomi fisso. Ed io per un attimo mi perdo.
Una voce fuori campo giunge inaspettata:
«La lezione è terminata per oggi!» La riconoscerei tra mille, è Carol. Mi sposto immediatamente mentre Beth raccoglie la sua pistola e si allontana da me. Non vedo se mi guarda o no, c’è troppo buio. Carol accende una torcia e mentre contemplo la schiena di Beth che si allontana dice:
«Lei è cresciuta, dovresti farlo anche tu!» Si volta e la segue. Sono proprio un bifolco coglione, forse ho esagerato, mi dico, ma che cazzo avrei potuto fare di diverso? È vero, è cresciuta… ma non abbastanza, si fida ancora troppo degli altri. “O forse vuoi punirla perché si è fidata troppo di te?” Dice ancora la mia coscienza, questa volta con la voce di Carol.
Stringo ancora il suo coltello tra le mani… forse ho esagerato davvero. Voltandomi scorgo quello che Beth ha lasciato cadere una dozzina di funghi, grossi e profumati; sorrido mio malgrado, li raccolgo e mi incammino verso il fienile.
 

∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞
 

L’alba finalmente è arrivata e dopo la notte insonne appena trascorsa è stata una benedizione. Tra quello che mi ha detto Carol e il comportamento di Daryl, mi sento spezzata a metà, non so più cosa pensare. Lui è così… scostante e cattivo, prima non è mai stato così, neanche alla fattoria quando lo conoscevo appena.
A volte credo che sia colpa mia, anche se non ne capisco del tutto la ragione. Vorrei tanto che mio padre fosse qui, così potrei chiedergli consiglio, avere da lui tutte le risposte, però so anche che se voglio veramente crescere, devo essere forte, devo imparare a compartimentare le mie emozioni, imparare a riconoscere le priorità; e ora quella primaria è sopravvivere. Concentrati, mi dico. Siamo pronti per riportare Noah a casa. Conta solo questo adesso, tutto il resto passa in secondo piano.
Confesso di essere molto nervosa per lui.
Ho cercato di infondergli sicurezza, di spronarlo ad andare avanti; ero certa della buona riuscita della nostra missione, credevo addirittura che avremmo potuto integrarci nella sua comunità. Ma ora, di fronte ai cancelli malmessi e al silenzio malsano che ci ha accolti al nostro arrivo, non sono più poi tanto sicura. La casa di Noah sembra urlare morte e desolazione da ogni angolo. “Cazzo” e se li avessi condotti in una trappola per un mio falso senso di speranza? Noah si butta sul cancello, ma Rick riesce a fermarlo prima che faccia qualcosa di irreparabile:
«Fate il giro, cercate un’altra entrata» dice con autorità. Michonne, Daryl e Tyreese vanno subito in avanscoperta del perimetro, io mi avvicino a Noah, mentre Glenn e Rick tengono la situazione sotto controllo osservando meglio il cancello.
«Sembra sia stato bloccato dall’interno» dice mio cognato, guardando fisso Rick, che a sua volta annuisce. Noah ha lo sguardo spiritato e l’unica cosa che mi viene in mente di fare è quella di inginocchiarmi accanto a lui e prendergli il viso tra le mani:
«Guardami!» Noah fissa il suo sguardo nel mio, non sono certa che capisca davvero le mie parole, ma contino comunque: «In un modo o nell’altro ne usciremo vivi… hai capito? La verità è meglio di qualsiasi falsa speranza, lo sai, vero?» Prendendolo per le spalle lo scuoto violentemente e ripeto: «Lo sai, vero?» Noah sembra finalmente mettermi a fuoco e mi accorgo che gli altri sono tornati. Daryl mi rivolge uno sguardo truce, ma non me ne preoccupo poi tanto perché ci sono abituata. Invece Michonne con sguardo speranzoso dice:
«Rick, c’è un passaggio poco più avanti, erranti non se ne vedono… potremmo tentare».
Con un accenno d’assenso condiviso, ci incamminiamo verso l’altra entrata, Rick in testa con Daryl e gli altri disposti a ventaglio davanti a me e Noah. La zona è tranquilla per il momento, ma non si sa mai cosa potrebbe celarsi dietro l’angolo. Nonostante questo, noto che il mio amico sta scalpitando, vuole sapere cosa è successo ai suoi cari.
Lo capisco benissimo, anch’io quando mi ero persa insieme a Daryl, avevo sentito il bisogno di ritrovare gli altri… il resto di me.
Lo desideravo quasi con insistenza maniacale e Daryl in un certo senso mi aveva assecondata. Quindi non posso biasimare Noah per avere lo stesso desiderio. Guardo verso Rick con l’intento di dirgli di lasciarlo andare, ma lui, senza neanche guardarlo, pronuncia un’unica parola:
«Vai.» Il ragazzo si fionda in avanti zoppicando e io lo seguo pronta a proteggerlo.
Non ci siamo allontanati più di tre metri, che il vicesceriffo continua rivolto a tutti:
«Mi raccomando, siate cauti, ci ritroviamo qui tra mezzora, se siete nei guai, urlate. Vi troveremo!» Mi allontano insieme a Noah in direzione di casa sua. Mi sembra di percepire lo sguardo di Daryl che mi perfora la schiena, quando mi volto, però, mi rendo conto che  lui in realtà sta parlando con Michonne e che non mi sta guardando affatto. Che illusa che sono! Chissà che cazzo ha visto Carol? Tutto questo non è di sicuro quello che pensa lei… Mi volto e pianto i miei occhi nella schiena di Noah: “Ti terrò al sicuro, lo giuro!”
 
Continua…
 
 
   
 
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