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Autore: Signorina Granger    18/10/2015    8 recensioni
INTERATTIVA || Conclusa
Gli Hunger Games, i Giochi della Fame.
Una sola regola: o uccidi oppure vieni ucciso.
Tra 24, solo uno uscirà dall'Arena...
Chissà, magari potrebbe essere il tuo Tributo
Genere: Avventura, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Tributi di Fanfiction Interattive
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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La Mietitura (Parte 1)
 

Distretto 4
 
Zoey si morse il labbro, osservando il suo dito che sanguinava leggermente.  Ormai ci era abituata, era la terza volta che quell’ago le perforava l’indice.
 
La quindicenne tenne il capo chino mentre seguiva alcune ragazze nella parte della piazza dove venivano raccolte tutte le adolescenti dai 12 ai 18 anni.   
Salutò alcune sue compagne di classe senza troppo entusiasmo, troppo nervosa per parlare…
L’ansia della Mietitura aveva colpito anche Zoey Baston, che in genere era molto allegra e vivace.
La ragazza si sfiorò i capelli ricci, che era solita lasciare sciolti e spettinati, ma per quel giorno sua madre ogni anno insisteva per raccoglierli. 
 
Zoey alzò lo sguardo, sperando di vedere sua sorella maggiore Ginevra, di 16 anni. La bocca di Zoey si distese automaticamente in un debole sorriso quando scorse, qualche fila davanti a lei, i capelli rossi e mossi della sorella.     Mentre veniva mostrato, come ogni anno, il video che “illustrava” agli abitanti di Panem il motivo del massacro a cui venivano sottoposti, Zoey incrociò lo sguardo del fratello maggiore di 17 anni, Raymond. Il ragazzo, rosso di capelli come Ginevra, le rivolse un sorriso incoraggiante prima di dirle “Non preoccuparti” usando solo il labiale. Zoey gli sorrise, pensando ai genitori: non voleva nemmeno immaginare quanto potesse essere frustrante per loro avere non uno, ma ben 4 figli che potevano venire estratti.
 
“Come sempre, prima le signore!”
 
Zoey spostò lo sguardo su Zelda, la Capitolina che da anni veniva mandata al Distretto 4 per la Mietitura.
Zoey era del parere che estrarre a sorte due ragazzi per condurli al macello fosse un compito orribile, ma Zelda sembrava ogni anno più allegra e pimpante, come se la cosa la divertisse…
 
“Zoey Charlotte Baston!”      La ragazza contrasse la mascella, mentre diverse teste si voltavano verso di lei. All’improvviso non sentì più le gambe, mentre gli occhi le si appannavano. Per un attimo si disse di aver sentito male, che forse stava sognando, che si era sbagliata… Ma nel profondo lo sapeva, sapeva che era appena stata estratta per gli Hunger Games. L’unica cosa che vide fu lo sguardo vitreo che le rivolse sua sorella, prima di muovere le gambe senza sentirne il peso per raggiungere il palco.
 
Zelda le sorrise, invitandola a raggiungerla.
Sembrava felice, allegra.
Ovviamente, dopotutto quello era un Gioco… e i giochi piacevano molto agli abitanti di Capitol City.
 
“Bene. E ora, passiamo agli uomini!”  Annunciò la Capitolina, vestita di un rivoltante giallo limone che faceva male al solo vedere.
 
La mano della donna vagò per quasi un minuto nella grande boccia di vetro mentre, Zoey lo sapeva bene, le ragazze quasi piangevano di gioia mentre i maschi, probabilmente, stavano morendo dentro. La ragazza guardò i suoi fratelli, pregando che almeno loro venissero risparmiati.
 
Le sue preghiere furono esaudite, perché Zelda non chiamò nessuno dei suoi due fratelli:
 
“Takeshi Grimaldi!”
 
La riccia tirò un sospiro di sollievo, così come sua sorella e i suoi genitori. Intercettò lo sguardo di sua madre, che non aveva nemmeno provato a trattenere le lacrime. Zoey invece stava facendo di tutto per evitare di piangere, così si concentrò sul ragazzo che stava raggiungendo il placo, con una disinvoltura quasi sconvolgente.
 
Conosceva solo di vista Takeshi Grimaldi, erano quasi coetanei, ma non si erano mai parlati.
Negli ultimi due anni aveva sentito diverse volte le sue amiche fare commenti sul ragazzo, definendolo spesso molto bello.
Era alto, pallido e aveva capelli neri e occhi grigi.  Zoey lo vedeva quasi sempre da solo, non era un tipo loquace…
 
“Beh, su ragazzi, stringetevi la mano!”    Takeshi le porse la mano pallida, guardandola senza alcuna espressione negli occhi. Zoey la strinse osservandolo, con un solo pensiero in testa.
 
Non avrebbero potuto estrarre un ragazzo più diverso da lei.
 
“Signore e signori, i tributi del Distretto 4!”
 
 
Distretto 2
 
“Deliverance, sei pronta? Si sta facendo tardi!”
 
“Rilassati mamma, sono qui.”      Rispose la ragazza, alzando gli occhi al cielo mentre scendeva le scale per raggiungere l’ingresso della casa, dove sua madre e suo fratello gemello Matthew l’aspettavano.
 
“Pronta. Possiamo andare.”     Sorrise Deliverance prima di scompigliare i capelli castani del fratello con la mano. 
 
“Sicura di volerlo fare?”   Domandò Matthew rivolto alla sorella mentre la famiglia uscita di casa per raggiungere il Palazzo di Giustizia, come sempre negli ultimi tre anni.
 
“Si, certo.”    Rispose la quindicenne in tono deciso, senza però guardare sua madre: la conosceva e sapeva che in quel momento aveva gli occhi pieni di lacrime.
 
Grace McDowell era una donna giovane e importante Guaritrice, ma a differenza di molti genitori del Distretto 2 non aveva mai incoraggiato i figli a partecipare agli Hunger Games… Certo, Deliverance la capiva, dopotutto aveva perso il marito in quei giochi, quando i gemelli erano appena nati.
 
 “Tranquilla mamma, me la caverò. Non sarà come per papà, te lo prometto.”  Mormorò la ragazza appoggiando una mano sulla spalla della madre, che si voltò a guardarla per rivolgerle un debole sorriso prima di accarezzarle i lunghi capelli color caramello.
 
Deliverance McDowell non mentiva: magari non sarebbe tornata a casa, ma di certo non avrebbe fatto la fine di quel codardo di suo padre. Non si sarebbe mai tolta la vita.
 
                                                                      *
 
Suo fratello. In quel momento non vedeva altro che lui.
Non le importava degli altri, tutto ciò che voleva era che suo fratello non venisse estratto…
 
Era una delle poche persone di cui si fidava, gli voleva molto bene…
E poi Deliverance non era stupida, lo sapeva: sua madre non avrebbe mai retto con entrambi i figli nell’Arena.    Sua madre odiava gli Hunger Games, non avrebbe sopportato di stare da sola a guardare i figli fare la fine dei Gladiatori dell’antica Roma.
 
Non era nervosa, in piedi sul suntuoso palco che era stato innalzato per la Mietitura, con molti occhi puntati su di lei.
Si era offerta volontaria prima di molte altre ragazze ed era soddisfatta di questo, ma ora i suoi occhi eterocromatici erano puntati su Matthew, che la osservava di rimando come si osserva una bestia da macello: pietà.
 
Matthew non si sarebbe mai offerto volontario, lo sapevano tutti: si somigliavano lui e la sorella, ma non condividevano l’ambizione e la competitività che caratterizzavano Deliverance.
 
La ragazza spostò lo sguardo su Jedis, la Capitolina di trent’anni che stava per estrarre il nome del Tributo maschio. Dopo qualche istante la bionda ossigenata prese finalmente un biglietto e si avvicinò a Deliverance mentre lo apriva, prima di leggere il nome.
 
La tensione si sentiva, non c’era il minimo rumore nella grande e sontuosa piazza, gli occhi di tutti erano puntati su Jedis Odom.
 
“Achille Pelide.”
 
Deliverance tirò un sospiro di sollievo, sentendo il cuore diventare improvvisamente più leggero rispetto a due secondi prima.  Rivolse un sorriso al fratello, che però non venne ricambiato: Matthew non aveva mai appoggiato sua sorella nell’intenzione di offrirsi volontaria per gli Hunger Games.
 
La ragazza guardò il ragazzo che stava raggiungendo il palco, scortato da quattro Pacificatori: ad occhio aveva 17 o 18 anni, era alto e aveva i capelli lunghi, ricci e neri.
 
Il ragazzo salì con calma sul palco, senza alcun segno di soddisfazione o disperazione negli occhi, piazzandosi alla destra di Jedis, che gli rivolse un sorriso melenso prima di rivolgersi agli abitanti del Distretto:
 
“Signore e signori, i tributi della 73esima edizione degli Hunger Games! Un applauso, prego.”
 
Deliverance lanciò un’occhiata a quello che magari sarebbe stato suo alleato, ma alla fine di certo un rivale: era decisa a tornare a casa. 
 
Molte mani applaudirono, mentre diverse ragazze lanciavano sguardi scocciati alla quindicenne che aveva soffiato loro la gloria, almeno per quell’anno.
 
Achille dal canto suo era felice di essere stato estratto: suo padre era famoso nel Distretto 2, deteneva il record assoluto di uccisioni nei giochi… finalmente avrebbe potuto mettersi alla prova davanti a tutta Panem e dimostrare che anche lui valeva qualcosa.
 
                                                                    *
 
Distretto 11
 
Nathaniel teneva le braccia conserte, lo sguardo fisso su Charlotte, che stava seduta sul palco accanto al sindaco.
 
Era innamorato di lei da anni, e si era roso il fegato per due settimane quando, l’anno prima, aveva partecipato alla 72esima edizione degli Hunger Games. Si era offerta volontaria quando era stata estratta Elizabeth, la sorella di 12 anni di Nathaniel.
 
Con meraviglia di tutta Panem, la ragazza proveniente da uno dei distretti più poveri aveva vinto e quell’anno avrebbe fatto da Mentore al posto di Seeder.
 
Come sempre, stavano mostrando il solito filmato, che ormai tutti conoscevano a memoria. Era probabile che nessuno stesse ascoltando, tutti troppo nervosi per sentire ancora una volta le “motivazioni valide” che spingevano Capitol City a massacrarli, anno dopo anno.
 
Nathaniel spostò lo sguardo da Charlotte a sua sorella Liza. Il ragazzo pregava che non venisse nuovamente estratta, sarebbe stato ridicolo e orrendo e stavolta Charlotte non poteva sacrificarsi per lei…
Guardò con tenerezza la sorellina, i capelli biondi raccolti in una treccia e gli occhi azzurri pieni di paura; avrebbe voluto andare da lei e abbracciarla, ma se si fosse mosso probabilmente gli avrebbero sparato.
 
 
 
Susan Allerton osservava con sguardo scettico sua madre parlare con Charlotte Prior. Susan non l’aveva mai sopportata…
In realtà erano poche le persone che la diciottenne apprezzava: era sempre stata messa su un piedistallo, idolatrata dalla famiglia, che era una delle poche nell’intero Distretto a stare economicamente bene.
 
Era bella, bionda con gli occhi neri e purtroppo lo sapeva fin troppo bene: se ne vantava spesso.
Voleva costantemente essere la migliore in tutto, ecco perché, se fosse stata estratta, era decisa a vincere i giochi: quello per lei era l’ultimo anno e non la sarebbe dispiaciuto comparire davanti a tutta Panem…
 
Il filmati finì e gli occhi di tutti si spostarono su Janissa Akletton, la Capitolina che avrebbe estratto i due tributi.   Susan aveva avuto modo di conoscerla e la risevene abbastanza insignificante: troppo concentrata sull’apparenza, come tutti gli abitanti di Capitol City, del resto.
 
Come ogni anno, si sarebbe cominciato con l’estrazione della ragazza. Susan incrociò le braccia al petto e osservò Janissa avvicinarsi alla boccia di vetro con i foglietti.
 
Il nome di Susan compariva forse meno di quasi tutte le altre ragazze del Distretto: essendo di famiglia agiata, non aveva mai dovuto usare il trucchetto di cui tutti erano a conoscenza, quindi il suo nome compariva 18 volte soltanto.
 
La mano iper curata della donna vagò nella boccia per diversi minuti, ben sapendo che intanto famiglie e ragazze si stavano logorando dall’interno, con il cuore che martellava nel petto e l’ansia che cresceva ad ogni secondo.
 
“Susan Allerton!”
 
Susan quasi sorrise al sentire il suo nome: se l’era quasi aspettato… da diversi giorni se lo sentiva.
 
La bionda si avvicinò al palco, scortata da quattro pacificatori e gli occhi fissi in quelli freddi si sua madre.  Il Sindaco era famoso per la sua tolleranza, pari a zero. Amava le regole, Susan lo sapeva bene… era forse la donna più fredda che conosceva, ma dopotutto chiunque avesse avuto a che fare con entrambe sosteneva che si somigliavano parecchio.
 
“Bene, cara, vieni…”    Susan lanciò uno sguardo gelido a Janissa, mentre saliva sul palco e si fermava a circa due metri da lei.
 
“Ed ora, passiamo agli uomini!”
 
 
Nathaniel aveva tirato un sospiro di sollievo al sentire il nome di Susan: non gli era mai stata troppo simpatica, così a pelle, non era felice che fosse stata estratta… era del parere che nessuno meritasse di partecipare ai giochi.
Tuttavia non poteva non essere felice: sua sorella non era stata estratta, per fortuna.
 
Ma ora toccava ai ragazzi e l’ansia tornava…
La cosa che lo spaventava di più era lasciare da sole madre e sorella: il padre era morto anni prima e la madre non guadagnava abbastanza per sfamare due persone.
 
“Nathaniel Ghisler!”
 
                                                                *
 
Susan osservò con il suo solito sguardo inquisitorio Nathaniel Ghisler. Non si erano mai parlati, ma lo conosceva di vista: l’aveva visto innumerevoli volte a scuola, ma di lui sapeva solo che aveva un anno in meno di lei e che sua sorella era stata estratta l’anno prima, salvata da Charlotte Prior.
 
Il ragazzo alto e dai capelli scuri si stava avvicinando al palco, lo sguardo cupo.
 
Gli occhi verde scuro e dalle lunga ciglia che tanto piacevano alle ragazze non avevano la stessa luce allegra di sempre, ma un’aria scioccata e vitrea.
 
“Ragazzi, stringetevi la mano.”    Nathaniel tese la mano alla ragazza, che la strinse brevemente e di controvoglia.
 
Susan e Nathaniel si guardarono mentre Elizabeth e Annabeth, la madre del ragazzo, piangevano. Il sindaco invece osservava i due senza alcuna lacrima agli occhi, forse solo con curiosità. Accanto a lei, anche Charlotte Prior osservava i due ragazzi, praticamente suoi coetanei.  
 
Nathan le rivolse un’occhiata prima di essere spinto via dai Pacificatori e Charlotte si morse il labbro: era il suo primo anno da mentore e avrebbe dovuto cercare di salvare quello che considerava un fratello.
Non sarebbe stato facile…
 
                                                               *
 
Distretto 9
 
 
Richard teneva lo sguardo fisso sul maxi schermo, senza però in realtà vederlo, come quasi tutti i presenti.
Le braccia muscolose erano conserte e ogni tanto lanciava occhiate ai fratelli minori di 14 anni: Merrol e Rox, in piedi un paio di file davanti a lui.
Come sempre, negli ultimi due anni, stava pregando mentalmente che non venissero estratti, così come pregava che non venisse estratto il suo, di nome: se fosse stato estratto uno dei fratello molto probabilmente si sarebbe offerto al suo posto, ma sperava di non doverlo fare: lavorava da anni nei campi per aiutare a mantenere la famiglia e se se ne fosse andato i gemelli e Ally, la sorellina di 11 anni, avrebbero dovuto lasciare la scuola.
 
Lui l’aveva fatto e sperava che i fratelli potessero avere un futuro migliore del suo…
 
“Bene, cominciamo dalle ragazze, come ogni anno!”
 
Gli occhi di tutti si spostarono sulla Capitolina Summer Bruce, che stava per estrarre il nome della “fortunata”.
Un minuto dopo, la donna dai cotonati capelli neri si spostò al centro del palco per leggere il nome a voce alta:
 
“Della Ross!”
 
Dall’altra parte della piazza rispetto a dove si trovava Richard, molte teste si voltarono verso una ragazza che non doveva avere più di 15 anni.
Della rimase per qualche istante ferma, immobile, lo sguardo fisso a terra, come se non avesse sentito.
 
Poi una sua coetanea le diede un colpetto con il gomito e la ragazza sembrò destarsi, sollevando gli occhi scuri da terra per spostarli sul palco. Lentamente uscì dalla fila di ragazze, così tutti poterono vederla con chiarezza: aveva pelle chiara e lunghi capelli neri, raccolti in una treccia.  Richard notò che s’infilò qualcosa in tasca mentre si avvicinava al palco, scortata da qualche Pacificatore, che si assicuravano che il tributo estratto non scappasse dopo un incidente di diversi anni prima, come la madre Syla gli aveva raccontato.
 
 
Quando Della fu salita sul palco accanto a Summer, la donna si spostò vicino alla boccia alla sua destra, dove c’erano i nomi dei ragazzi.
 
“Ora, passiamo agli uomini.”
 
Come se ci fosse bisogno di dirlo…
 
Pensò con irritazione Richard, che si era fatto più nervoso settimana dopo settimana, man mano che la Mietitura si avvicinava:  quello era il suo ultimo anno e sperava con tutto se stesso di scamparla, una volta per tutte.
 
La mano di Summer vagò per diversi minuti nella boccia, mentre tutti la osservavano, chi ansioso e chi invece avrebbe voluto urlare alla donna di muoversi.
 
Alla fine, la mano curata e dalle unghie lunghe quasi 10 cm (rivoltanti a parere di molti) della donna prese un foglietto per poi avvicinarsi a Della, che stava immobile con le braccia lasciate rigide lungo i fianchi.
 
Dopo un attimo di esitazione, in cui probabilmente molti smisero di respirare, Summer lesse il nome dello sfortunato di quell’anno:
 
“Richard Crop!”
 
                                                                  *
 
Distretto 12
 
“Green Rose!”
 
Green deglutì, mentre sentiva le gambe quasi sparire e il cuore smettere di martellare.
Era stata estratta.
Al suo primo anno…
La ragazzina, alta per la sua età, si scostò dalle sue coetanee, che le rivolsero sguardi sconsolati. Alcune le toccarono la mano come a volerla consolare, ma Green quasi non se ne accorse. Non sentiva niente, tranne la voce di Effie Trinket dire il suo nome, ancora e ancora.
 
Salì sul palco, invitata dalla nauseante voce pimpante di Effie, che quell’anno si era vestita interamente di verde, con tanto di trucco e unghie. Aveva anche una parrucca verdastra e dei fiorellini verdi in testa.
 
Green guardò i genitori e le sorelline, tutti e quattro con gli occhi pieni di lacrime.  Mentre Effie si accingeva ad estrarre il nome del tributo maschio, Green ebbe un flashback: due anni prima anche lei aveva osservato la sorella maggiore, su quello stesso palco.
 
Poteva solo immaginare come si sentissero i genitori in quel momento…
 
“Il tributo maschio è… Matthew Martin!”
 
Green vide molte teste voltarsi verso un ragazzo che non aveva mai visto, come lei biondo dagli occhi azzurri, quindi era molto improbabile che venisse dal Giacimento, dove quasi tutti avevano capelli neri e pelle olivastra.
 
Il ragazzo, che doveva avere 17 o 18 anni, raggiunse il palco con l’aria di chi ha appena preso una grossa bastonata, lo sguardo basso e senza espressione.
Si posizionò alla destra di Effie, che gli sorrise prima di rivolgersi agli altri abitanti del distretto:
 
“I tributi dei 72esimi Hunger Games! Congratulazioni ragazzi!”
 
                                                                   *
 
Distretto 6
 
Theodore teneva lo sguardo su Nyssa, sperando che non venisse estratta.
Quello era il loro primo alla Mietitura e il ragazzino sperava che non venisse estratto proprio il nome della compagna di classe.
 
Theodore aveva solo 12 anni, ma era alto e aveva spalle larghe per la sua età, anche se i suoi lineamenti e gli allegri occhi grigio-azzurri erano ancora quelli di un bambino.
Un bambino che quel giorno sarebbe potuto essere estratto per andare a morire, tutto per il divertimento di un centesimo della popolazione di Panem.
 
Lo sguardo di Theodore si spostò su sua sorella maggiore Cerise, di 15 anni. Era stata lei a rassicurarlo per tutta la mattina, mentre invece James, gemello di Cerise, era stato solitario e silenzioso, come era accaduto durante i due anni precedenti.
 
Theodore sperava che tra tutte le ragazze non venissero estratte Nyssa e la sorella e gli sembrò che il cuore stesse per esplodergli mentre Keira Reeves stava scegliendo il biglietto da estrarre.
 
 
Alla fine ne scelse uno dal fondo del mucchio e si spostò al centro del palco prima di leggere il nome al microfono, così che tutti nella grande piazza la sentissero.
 
“Jade Waylson!”
 
La ragazza estratta era più grande di qualche anno rispetto a Theodore, aveva occhi verdi e capelli raccolti color biondo cenere che si vedeva, erano molto lunghi.
Jade avanzò con passo incerto verso il palco, con gli occhi di tutti puntati addosso e lo sguardo basso.
 
Salì sul palco incespicando leggermente, invitata da Keira; che come tutti gli abitanti di Capitol City sembrava trovare tutto molto divertente: sorrideva e ridacchiava di continuo…
 
“Bene, ed ora direi di passare agli uomini…”
 
Theodore lanciò un ultimo sguardo in direzione di Nyssa, non potendo non reprimere un sorriso: gli dispiaceva per quella ragazza, Jade, ma era felice che sua sorella e Nyssa fossero salve.
 
“Il Tributo maschio di quest’anno è… James Gallagher!”
 
Theodore contrasse la mascella al sentire il nome, sentendosi un po’ come quando veniva chiamato per le interrogazioni a scuola: gambe di zucchero filato e la mente spaesata.
Vide chiaramente suo fratello James voltarsi a guardarlo negli occhi. I loro occhi, rispettivamente grigio-azzurri e verdi s’incontrarono per pochi secondi, prima che James venisse costretto ad uscire dalla massa di ragazzi per raggiungere il palco insieme a dei Pacificatori.  Non si voltò verso i genitori, né tantomeno verso le ragazze, probabilmente per evitare di guardare Cerise.
A Theodore sembrò che il tempo si fermasse mentre guardava, sgomento, il fratello che veniva spinto verso il palco… Non poteva crederci. Non poteva essere vero…
 
Lo sguardo del ragazzino andò sul braccio del fratello prima di scendere, sulla mano… che non c’era.  James aveva avuto un incidente in moto qualche tempo prima e gli avevano dovuto amputare una mano.
 
Fu un attimo: nessun pensiero, nessun ragionamento, nessuna esitazione: Theodore uscì di corsa dalla fila di ragazzi e gridò:
 
“Mi offro volontario come tributo!”
 
Calò il silenzio più assoluto nella piazza, mentre tutti si voltavano verso di lui. Theodore guardò il fratello, incrociando il suo sguardo, che sembrava dirgli “Ti uccido, giuro che ti uccido Teddy…”
 
“Beh… non rifiutiamo i volontari. Vieni pure caro.”   Ascoltando l’invito di Keira, Theodore si affrettò a raggiungere il palco, cogliendo l’occhiata che gli rivolse James quando gli passò accanto. 
Rabbia, rimprovero, affetto, commozione… tutto concentrato in uno sguardo di un secondo.
 
Theodore salì sul palco, incrociando per la prima volta lo sguardo di Jade, che lo guardò senza alcune espressione, come se in realtà quasi non lo vedesse.
 
Sotto invito di Keira i due si strinsero la mano, prima di ripetere ancora una volta la frase che ormai tutti gli abitanti di Panem conoscevano anche troppo bene:
 
“Felici Hunger Games, possa la fortuna essere sempre a vostro favore!”
 
 
 
 
 


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Note dell'Autrice:

Buonasera! Finalmente sono riuscita ad aggiornare... scusate, vi ho fatto aspettare una settimana! 
Ne approfitto per comunicare a tutti colore che devono ancora inviarmi la scheda una cosa: se non la inviate entro domani sera, siete fuori. Scusate, ma avevo detto 3 giorni e alcuni li hanno già ampiamenti passati. 
Detto questo, ringrazio tutti coloro che al contrario hanno già inviato tutto, spero di aggiornare presto, ma mi mancano molte schede. 
Inoltre i posti NON sono ancora tutti occupati, se qualcuno fosse interessato sono ancora disponibili la ragazza del 3 e il ragazzo del 5!

So che non ho rapprentato benissimo i ragazzi, alcuni meglio di altri, ma è solo il primo capitolo, avrete modo di conoscerli! :) 

A presto e... vi auguro una buona settimana!
Signorina Granger

 
                                                                         
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
   
 
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