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Autore: Jules_Weasley    20/10/2015    9 recensioni
Siamo nel Post Seconda Guerra Magica, qualche anno dopo la caduta di Voldemort: Hermione, tornata da un viaggio di qualche mese, bussa al negozio del vecchio Ollivander, con una richiesta molto strana. La sua vita non è come la vorrebbe e la guerra le ha fatto realizzare che ha una sola possibilità di essere felice, e non la vuole sprecare facendo quello che è opportuno o che ci si aspetta da lei. Ora, di nuovo in Inghilterra, decide di virare la rotta ed imparare a creare qualcosa con le proprie mani le farà riscoprire le piccole grandi gioie dell'esistenza. In tutto ciò dovrà anche fare i conti con una vita sentimentale... movimentata. Che fine ha fatto Ron? E quale sarà il ruolo di Fred nella sua vita? E quale sarà quello di Malfoy? Questa storia sarà una Fremione o una Dramione? O semplicemente la storia di una ragazza che cerca il suo posto nel mondo? Queste sono le domande, la risposta è la storia...
Genere: Angst, Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Fred Weasley, Hermione Granger, Olivander | Coppie: Draco/Hermione, Fred Weasley/Hermione Granger, Harry/Ginny
Note: OOC | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Da Epilogo alternativo
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CAPITOLO QUINDICI – Stranamente piacevole



Fu una notte agitata e piena di sogni, anche se diversi da quelli soliti che la tormentavano. Più che incubi veri e propri erano strani, inquietanti, popolati dai ragazzi della sua vita, che comparivano uno dopo l'altro a ricordarle i fallimenti amorosi che aveva collezionato. Ron, Krum, Fred.

Poi entrava in scena anche Draco Malfoy, con un sorriso degno del diavolo in persona, quasi spaventoso – che subito dopo si trasformava in un'espressione malinconica e di muta supplica.

Quando si svegliò, agitata, si scoprì a rimpiangere vagamente gli incubi con Nagini, Voldemort e Bellatrix Lestrange, che almeno trattavano di qualcosa che non era dipeso da lei.

Se c'era una cosa che Hermione Granger non era in grado di tollerare era proprio il fallimento personale. Era sempre stata così.

La sua presunta onniscenza, il desiderio di conoscere e di eccellere, nascondevano un profondo senso di insicurezza, Hermione ne era ben consapevole.

Si alzò dal letto ed uscì facendo attenzione a non far scricchiolare il pavimento di legno sotto di lei, nè la porta della stanza. Voleva accertarsi che Fred non fosse nei paraggi, perché non era sicura che avrebbe avuto la forza di non sputargli in faccia – pur consapevole che non sarebbe stato corretto. Tecnicamente non stavano insieme, non si erano promessi niente dopo essersi baciati, perciò non poteva arrogarsi il privilegio di sputargli sul serio.

Probabilmente – anzi sicuramente – era tutto un film nella sua testa. C'era stato un bacio, era innegabile.

Ma evidentemente per lui non voleva dire nulla; quindi perché per Hermione avrebbe dovuto significare qualcosa?

Non giunsero rumori dal bagno nè dalla stanza di Fred, e così si avventurò, bisognosa di farsi una doccia. Fortunatamente non trovò il bagno occupato e potè concedersi il sollievo dell'acqua calda che scorreva sul proprio corpo, prima di uscire e avvolgersi in un morbido accappatoio bianco.

Si era svegliata molto presto, perciò era probabile che Fred fosse ancora in camera sua a dormire. Il proposito di Hermione al momento era uscire di casa senza incrociare il proprio coinquilino – proposito abbastanza difficile da mantenere, a meno di abitare al Malfoy Manor o in una villa dalle dimensioni simili.

Sgattaiolò in camera e si vestì alla svelta; non vedeva l'ora di arrivare nella bottega di Ollivander, che a quel punto era l'unico posto in cui si sentisse davvero a suo agio. Fino alla sera prima considerava così anche l'appartamento dove viveva, ma al mattino non ne era più certa.

Fred dormiva ancora della grossa; Hermione ne ebbe la conferma perché riuscì a raggiungere la porta di casa senza incontrare alcun ostacolo. Quando si chiuse la porta alle spalle, l'aria fresca le accarezzò il viso, e le sembrò che il suo umore fosse già migliore.

Si incamminò per le strade di Diagon Alley, piene di gente perfino di prima mattina. Entrò nella bottega in maniera precipitosa, quasi fosse un rifugio in mezzo ad una tempesta. Il tintinnio provocato dall'apertura della porta suonò rassicurante, come pure lo sguardo argenteo che il vecchio puntò su di lei.

"Sei in anticipo di mezz'ora" constatò seccamente.

"Buongiorno anche a lei" rispose Hermione, senza curarsi del tono brusco dell'uomo. "Mi sono svegliata presto e ho pensato di non restare ad oziare".

"Mh..." mugugnò il vecchio, già intento ad esaminare dei candidi fili di crine di unicorno.

"Ho fatto male?" chiese sorridendo.

"Certo che no" replicò. "C'è qualcosa in particolare che ti toglie il sonno?".

Hermione ne fu stupita: non si era mai interessato alla sua vita privata, ai suoi sentimenti, o a qualsiasi cosa non riguardasse il suo lavoro di apprendista.

"Perché me lo domanda?"

"Hai l'aspetto di qualcuno che ha dormito male" rispose semplicemente. "Non saranno incubi di guerra, spero".

"Non stanotte" rispose sincera. "Ho solo avuto una brutta serata" tagliò corto.

Al momento non se la sentiva proprio di confidare a Ollivander le proprie pene sentimentali, nè di dire che Draco Malfoy le aveva chiesto di uscire e che lei aveva accettato per vendicarsi di Fred Weasley. Suonava tutto troppo male.

In alternativa a una confessione così improbabile, tacque e si rimboccò le maniche del maglione, pronta a cominciare.

"Mh mh" commentò lui, concentrandosi totalmente sul crine di unicorno – qualunque cosa passava in secondo piano rispetto all'esame di un qualsiasi materiale da Nucleo, figuriamoci la nottata di Hermione!

"Che ne diresti di dare un'occhiata a quella bacchetta?" le propose, sempre a testa china. "L'ha portata un elfo domestico stamattina".

"Un elfo domestico?" domandò.

"Proprio così... Tinky, o qualcosa del genere" confermò con un certo disinteresse. "Ha bisogno di una revisione, e probabilmente il nucleo deve essere sostituito...".

"Crine di unicorno, suppongo" Hermione si avvicinò alla bacchetta sul piano da lavoro.

"Già" confermò lui. "Tende a sfilacciarsi negli anni, se maltrattato".

"Lo so" fece Hermione, quasi stizzita da quella precisazione.

Si stava ollivanderizzando: era infastidita . Il vecchio sorrise tra sè e sè notando il tono della ragazza, sempre più soddisfatto della trasformazione.

"So che lo sai" asserì infatti. "Sei una brava apprendista" la stupì quella lode - scarna ma esplicita - da parte dell'uomo, visto che era solito mostrarsi parecchio distaccato.

"Grazie" Hermione gli fece un gran sorriso.

"Mh" riprese il solito tono sbrigativo, "ora non cianciare e controlla quella bacchetta".

Ora sì che la riconosco, signore!, si trattenne a stento dal dirlo.

Si avvicinò alla bacchetta, la prese fra le dita e sussultò riconoscendola.

"Biancospino" mormorò, rigirandosela tra le dita.

"Esatto".

"Dieci pollici" aggiunse, gli occhi sgranati.

"Giusto".

"Flessibile" dichiarò infine, con un filo di voce.

"Ancora giusto" confermò Ollivander. "E' la bacchetta di..."

"Draco Malfoy" lo interruppe senza neanche accorgersene.

Doveva revisionarla davvero, allora.

"E' in uno stato pietoso..." commentò Ollivander, con la faccia disgustata. "Non capisco cosa ci voglia a prendersi più cura della propria bacchetta; è evidentemente stressata!" aggiunse. Stressata! Come se avesse una personalità e una sfera emotiva tutta sua...

La cosa inquietante era che Hermione non ci trovava proprio niente di strano, in quello che il vecchio aveva appena detto.

"Beh?" la riscosse ad un tratto. "Non ti gingillare ed esaminala, per cortesia".

"Subito!" Hermione si mise immediatamente al lavoro, tra le mani la bacchetta del suo antico nemico, con il quale – per inciso – sarebbe dovuta uscire in serata.

Si era cacciata in una situazione assurda, pensò, quasi surreale. Se un anno prima le avessero mostrato una fotografia di lei che fissava la bacchetta di Draco, seduta dietro al bancone di Ollivander, avrebbe pensato a un fotomontaggio.

Quando il vecchio finì di filtrare il crine da usare – scegliendo solo i fili migliori – Hermione si azzardò ad incontrare il suo sguardo. Almeno era sicura di non interrompere niente, dato che aveva appena concluso.

"Allora" esordì lui, "te la senti di sostituire tu il Nucleo?" chiese a bruciapelo. Hermione lo guardò esterrefatta: era una proposta sbalorditiva, da parte sua.

"Non so" si schernì. "Non vorrei sbagliarmi..."

"Sciocchezze!" minimizzò lui con un gesto incurante della mano. "Andrà bene".

In fondo Hermione voleva mettersi alla prova, vedere quanto riusciva a dare in quel compito.

"Coraggio" le disse porgendole il crine. "Fammi vedere cosa sai fare" la provocò.

L'aveva capita proprio bene, si disse Hermione. Non resisteva alle sfide; le veniva sempre voglia di andare fino in fondo, per dimostrare il proprio valore.

"Con piacere" disse afferrando delicatamente i preziosi filamenti bianchi, sotto gli occhi di un divertito e compiaciuto Garrick Ollivander.





Alle sette in punto, il vecchio stava per chiudere bottega ed Hermione aveva appena salutato, sul punto di uscire, quando il noto tintinnio l'aveva bloccata.

Una figura alta e slanciata aveva fatto il suo ingresso, capelli platino compresi.

"Buonasera" aveva salutato il vecchio bacchettaio e la sua apprendista con una gentilezza che tanti anni prima non avrebbe mai usato.

"Signor Malfoy" lo accolse l'uomo. "Siamo in chiusura, ma la sua bacchetta è pronta" annunciò. Hermione si recò al bancone a prenderla, avvolta con cura in un panno. Era stata lei stessa a farlo, presa da un senso di protezione nei confronti di quel ciocchetto di legno.

"Come nuova" disse porgendogliela con delicatezza – ovviamente per riguardo alla bacchetta, più che al proprietario. "Il nucleo era andato".

"Mh" mugugnò lui liberandola dal panno e riponendola nella tasca del cappotto. "L'ho trascurata, in effetti" ammise.

"Un po' troppo, in effetti" Ollivander ricalcò le parole del cliente, senza trattenersi: ce l'aveva a morte con chi trascurava le bacchette. Malfoy si avvide del tono stizzito, ma non se ne ebbe a male. Tutti sapevano delle manie di Ollivander.

"Beh, allora è tutto a posto" fece poi. "Domani passerà il mio elfo Tinky a saldare il conto" gettò un occhiata ad Hermione, che alzò gli occhi al cielo.

Davanti a Ollivander si trattenne dal prenderlo a calci sulle gengive: parlava apposta di elfi domestici, sapendo della sua battaglia per il C.R.E.P.A.*

Una delle cose sulle quali era sicura che le vedute sue e di Draco non avrebbero mai coinciso.

"Perfetto" disse Ollivander. "A domani" rivolse un vago sorriso ad Hermione, che ricambiò e fece per uscire. Prima che potesse imboccarla, Malfoy tirò a sè la porta e la tenne aperta.

"Prima le signore..." mormorò con galanteria. Inspiegabilmente, le venne da ridere. Non era cambiato negli anni: poteva essere orribile, sebbene non come tempo addietro, ma se aveva un obiettivo era disposto a calcolare tutto nei minimi particolari - corrompere, minacciare e adulare, pur di raggiungerlo.

Persino essere gentile.

Varcò la soglia a passo deciso, seguita dal ragazzo.

"Elegante come sempre" commentò osservandolo nel suo cappotto nero e lungo – e probabilmente costoso quanto tutto il guardaroba di Hermione.

"Non si può dire lo stesso di te, Granger" riservò un'occhiata divertita e sprezzante alla tenuta di lei – dei normali jeans e cappotto al ginocchio – evidentemente troppo poco signorile.

"Sono troppo dozzinale per te, vero?" chiese sarcastica.

"Mh" sembrava stesse soppesando il suo aspetto. "Direi di sì".

"Allora non uscire con me" ironizzò.

"Non esco con te per i tuoi vestiti" rise Draco. "Di questo puoi star certa".

L'espressione disgustata che assunse guardando le sue scarpe – ahimè per niente di classe – non lasciava dubbi in proposito.

"Non mi dirai perché hai cambiato idea, vero?" le domandò, cambiando totalmente argomento. Hermione si accigliò lievemente e distolse lo sguardo, imbarazzata dalla domanda. Poi chiese:

"Dove si va?"

Draco capì che non avrebbe risposto, non in quel momento almeno; e si impose di lasciar perdere. Semplicemente, le porse il braccio e la invitò a seguirlo.

E, semplicemente, Hermione lo fece.





"Come mi sono ritrovata qui?" chiese la Granger ad uno sghignazzante Draco, visibilmente divertito dall'espressione della ragazza.

L'aveva trascinata in un ristorante ancora più elegante e raffinato della volta precedente, per giunta affollato di V.I.P. del mondo magico. C'erano streghe e maghi della buona società – per lo più palloni gonfiati.

Come se non bastasse, c'era anche il fatto che ogni donna in sala – dai cinque ai novantacinque anni – era vestita in maniera curata ed impeccabile.

"Grazie a me".

"Non direi grazie" lo contraddisse. "Mi sento un pesce fuor d'acqua" indicò prima se stessa e poi il resto del locale.

"Io no, sono perfettamente a mio agio" si vantò, guardandosi le mani curate e candide. Hermione si chiese se in quegli anni avesse mai svolto un'attività anche lontanamente – se non faticosa – impegnativa.

"Ma va! Non l'avrei mai detto!" rispose sarcastica. Lui rise.

"Oh, andiamo! Se ti fissano è solo perché sei con me" si pavoneggiò.

"La tua modestia mi stupisce sempre" fece causticamente. "Gilderoy Allock era un uomo umile rispetto a te!".

L'offesa sembrò toccare parecchio Draco, che avrebbe ribattuto all'affronto, se Hermione non l'avesse impedito parlando sopra la sua voce irritata. Non che potesse biasimarlo: a nessuno poteva far piacere essere paragonato a Gilderoy-sorriso-vincente-Allock.

"Comunque, ma non certo per la tua abbagliante bellezza, Draco. Insomma, siamo Malfoy e Granger, per la seconda volta ad un tavolo insieme. Bizzarro, no?" parlava più a se stessa che a lui.

"No, dal momento che hai accettato di uscire con me" rispose con sufficienza, ancora irritato per essere stato paragonato a quel pallone gonfiato.

"Non fare lo stronzo, Malfoy... hai promesso che non me ne sarei pentita".

"Infatti, ti dimostrerò che è così" confermò seriamente. "Adesso mangia, Granger, o il tuo magnifico risotto carote zenzero e vongole diventerà una colla" ordinò in tono assennato.

"Chi sei, il mio dietologo?" domandò lei, ironica.

"Il tuo che?" replicò Draco.

"Oh, lascia perdere" sospirò, portandosi alla bocca una forchettata di riso.





A dispetto di quello che si aspettava, la serata con Malfoy fu stranamente... piacevole. Parlarono di un centinaio di argomenti diversi, seri e meno seri.

Come era inevitabile, parlarono di Hogwarts; si raccontarono qualcosa che non sapevano l'uno dell'altra, ovvero ciò che avevano vissuto negli ultimi quattro anni. Hermione scoprì che, dopo la scuola, Draco era stato in Francia per un anno, dove aveva dei parenti alla lontana. Ovviamente non lavorava, non ne aveva alcun bisogno – vista la sua felice situazione economica.

Sua madre Narcissa e lui vivevano, ancora schifosamente ricchi, a Malfoy Manor, circondati dalla servitù e dallo sfarzo.

Non parlò molto di suo padre; non che ce ne fosse bisogno: Hermione sapeva che Lucius Malfoy era rinchiuso ad Azkaban e che probabilmente ci sarebbe rimasto a vita. I Dissennatori non erano più tollerati dal Ministero, che si era saggiamente privato della loro collaborazione come carcerieri, quindi Lucius non rischiava il Bacio.

Lo spettro di Voldemort e della guerra aleggiava nei loro discorsi, ma loro erano stati abbastanza abili a schivavarlo, sostituendolo con qualcos'altro.

Ciascun argomento fu accuratamente innaffiato con ogni sorta di bevanda alcolica in circolazione: Vino Elfico, Acquavite, Idromele, Whiskey Incendiario.

Uscirono dal ristorante leggermente brilli, ed Hermione si sentiva leggera leggera, come uno di quei palloncini a gas che sfuggono dalle mani dei bambini, pronti a spiccare il volo e incuranti di dove andranno a finire.

"Forse dovrei andare a casa" disse dando un'occhiata all'orologio da polso e aggrappandosi al braccio di Malfoy per non inciampare su se stessa.

"No, è presto!" fece il biondo, la voce più strascicata del solito.

"Presto?" squittì lei. "Forse per te che passi il giorno a dormire da bravo Purosangue ricco e fancazzista". Fu a quel punto che Hermione si rese davvero conto di aver bevuto, perché da sobria non si sarebbe mai espressa così esplicitamente.

"Uff! Eccola che torna alla carica, la solita Sanguemarcio petulante" contestò lui, mascherando un singhiozzo con un colpo di tosse.

Per tutta risposta, senza neanche sprecarsi a trovare le parole, lei gli pestò un piede e gli fece perdere l'equilibrio per un momento. In tal modo finì per inciampare davvero su se stessa, andando a sbattere contro qualcuno che girava l'angolo dalla direzione opposta alla loro. Si spostò un po' per verificare l'identità della sconosciuta vittima della sua lieve sbronza.

Fu abbastanza sorpresa – e per niente felice – di trovarsi davanti il suo coinquilino, che la guardava con aria alquanto schifata.

In un attimo, Hermione cancellò il riso dal proprio volto e si ricompose, rimettendosi saldamente al braccio di Malfoy. D'un tratto era di nuovo sobria – ovvero faceva del suo meglio per sembrarlo – neanche l'avessero costretta ad ingerire litri di caffè e ad immergere il viso in una tinozza d'acqua gelata, come faceva Hagrid per smaltire le frequenti ubriacature.

Nonostante ciò, il roscio continuava a fissarli senza accennare a dire una parola. Fu Draco a rompere il ghiaccio.

"Weasley" sputò fuori quello che doveva essere un saluto, con evidente fatica.

"Malfoy" replicò l'altro, altrettanto infastidito.

Hermione stava per dire qualcosa, quando da dietro l'angolo vide spuntare la ragazza della gelateria Fortebraccio – Sammy... Sally, o come diamine si chiamava.

Si avvicinò piuttosto lascivamente a Fred e gli si strinse addosso, salutando però educatamente lei e Draco.

Hermione rivolse loro un sorriso falsissimo e, posto che ne aveva avuto abbastanza di quella scenetta e che preferiva non farsi rovinare la serata, decise di alzare i tacchi.

"Beh" disse con malcelata stizza, "ci vediamo a casa".

Diede un lieve strattone al braccio di Malfoy e il biondo comprese che era ora di proseguire la passeggiata.

"Che c'è?" chiese quando furono fuori dal raggio d'ascolto di Fred. "Ti imbarazza che ci abbiano visti insieme?"

"Parecchio" replicò lei, pensierosa. Com'era possibile ridere con Draco Malfoy e stare seri con Fred Weasley? Che diavolo era successo alla sua vita in nemmeno ventiquattro ore?

"Ti vergogni ad uscire con me?" domandò giocosamente.

"Quello sarebbe già abbastanza per farmi vergognare" lo celiò. "E come se non lo fosse siamo anche mezzi ubriachi!" commentò.

"Granger e Malfoy a braccetto per strada" sentirlo dire da lui ad alta voce faceva un effetto ancora più surreale.

"Titolo da copertina!"

Draco rise, conscio di quella sostanziale verità.

"Weasley sembrava nero" commentò poi.

"Sono con una Serpe, sfido io!" singhiozzò Hermione, desiderosa di cambiare argomento.

"Ti porto a casa" le disse Draco, vedendola barcollare. "Domani devi lavorare, vero formichina? Per noi cicale che mangiamo sulle vostre spalle..."

"Scherza, scherza!" lo rimbeccò lei. "Intanto oggi la tua bacchetta l'ho riparata io" precisò con orgoglio.

"Protesterò con Ollivander; mi aspetto che il mio Biancospino venga affidato al migliore, non a una Grifondoro che si inciucca in compagnia di un Serpeverde".

"Sei tu che ti stai inciuccando in compagnia di una Grinfondoro, Malfoy!" replicò.

"E non è neanche la prima volta" proseguì lui, smaliziato. "Non so sei in condizioni di ricordartelo, ma una volta al settimo anno..." avrebbe voluto finire di parlare, ma Hermione gli tappò la bocca con la mano, in un gesto scoordinato e frettoloso.

"Se fai così" lo minacciò sventolandogli l'indice sotto il naso, ormai sulla soglia di casa, "con te non ci esco più". Fece una smorfia scocciata, mosse due passi e slam!

La porta sbattè in faccia a Draco, e lui si Smaterializzò al Malfoy Manor con un sorrisetto sulle labbra.

Hermione percorse lentamente l'ingresso per poi salire al piano superiore, desiderosa solo di stendersi a letto e dormire fino all'estate successiva.

Era stata davvero una serata piacevole – incontri indesiderati a parte – e forse, dopotutto, aveva ragione Draco: non si sarebbe pentita di aver accettato.









NOTE AL CAPITOLO


1) Questa nota è di sicuro un eccesso di scrupoli, perché tutti sanno il significato della sigla C.R.E.P.A, ovvero Comitato per la Riabilitazione degli Elfi Poveri e Abbrutiti. Hermione l'ha fondato in 'Harry Potter e il Calice di Fuoco', dopo essere venuta a conoscenza delle disastrose condizioni di schiavitù in cui versano quegli esserini tanto carini e servizievoli.







ANGOLO AUTRICE


Salve gente!

Eccomi di nuovo a rompervi le scatole. Vi sono mancata in questi – quanto? - quattro giorni? Bene, Hermione e Draco hanno fatto la loro prima uscita (e si sono anche inciuccati); Draco continua a infastidire Hermione ricordandole episodi imbarazzanti con lievi accenni. Bisogna dire che il loro rapporto era cambiao ma non erano mai usciti insieme 'alla luce del sole', quindi è qualcosa di nuovo, che a quanto pare Hermione ha trovato piacevole.

Certo... l'incontro con Fred non è stato simpatico come il resto della serata – lui non sembrava molto contento...

Alla fine, forse da questa vendetta davvero può (ri)nascere altro... che ne dite? Fatemi sapere che ve ne pare di questa uscita e del rapporto Hermione/Ollivander, anche quello in evoluzione. Dai, non siate timide e recensite ;)

A presto con le mirabolanti avventure di Hermione! Ah, ringrazio tutte le persone che hanno recensito/messo nelle liste <3

Baci :*

Jules


p.s. Altre persone mi segnalano il problema degli spam e della pagina che crasha immediatamente. Ho scritto nuovamente all'amministrazione, sperando mi rispondano, perché se proprio dovete rinunciare a leggere le mie ff voglio che sia perché fanno schifo, non perché il sito non ve lo permette :D

Vi farò sapere.



  
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