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Autore: piccolo_uragano_    20/10/2015    5 recensioni
“Perché ogni volta che c’è in giro Lord Voldemort facciamo figli io e te, Martha?”
Martha accennò un sorriso. “Perché ogni volta che io e te facciamo figli c’è in giro Lord Voldemort, Sirius?”
Remus trattenne una risata. “Ed è per questo che sono vent’anni che ti ripeto che è quella giusta.”
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Non è una di quelle storie tutte miele e amore in cui Sirius trova la sua perfetta metà e vissero tutti felici e contenti. Martha darà a Padfoot del filo da torcere, insegnandogli ad amare e a restare.
(Si parte dal 1976 fino a poco dopo la battaglia di Hogwarts; in teoria è finita, dopo anni, ma in pratica.....)
Genere: Avventura, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Potter, I Malandrini, Lily Evans, Nuovo personaggio | Coppie: James/Lily, Remus/Ninfadora
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica, Più contesti
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- Questa storia fa parte della serie 'Ti amo più di ieri e meno di domani.'
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A Lilia,
alla sua forza,
e anche al suo tumore.



 

Robert e Marie Redfort avevano sempre detto alle loro figlie frasi come ‘quando avrai dei figli capirai’. Loro sorridevano e scuotevano la testa, e mentre Rose pensava che difficilmente lei avrebbe avuto dei bambini, la secondogenita giurava che mai, mai sarebbe stata una mamma così ansiosa.
Invece ora se ne stava al binario fantasma, ad attendere il treno, con la consapevolezza che i suoi genitori avevano ragione.
Ora capiva perfettamente la loro ansia quando lei e Rose erano al castello, e capiva ancora meglio suo padre, quando diceva che avrebbe dato un braccio per vedere lei e Rose un giorno intero all’interno del castello.
Sirius le teneva la mano, con espressione tesa. A Martha bastò seguire il suo  sguardo per capire cosa lo rendesse nervoso: davanti a loro, Narcissa Black Malfoy, con la sua regalità, attendeva il suo unico figlio, senza fingere di guardare altrove. Osservava Sirius e Martha.
Sirius l’aveva sempre descritta come una persona fredda, ma, a differenza di ogni altro Black, giurava che lei fosse in grado di amare. Amava sua sorella Bellatrix, suo marito Lucius, e, sopra ogni altra cosa, amava suo figlio Draco. Certo, era una purista convinta e aveva contribuito all’esilio di sua sorella Andromeda, ma Narcissa amava. E questo era, senza dubbio, un punto a suo favore.
Non si vergognava minimamente di fissare i coniugi Black, le loro dita intrecciate e i loro sorrisi innamorati: sapeva perfettamente che lei e Lucius non sarebbero mai stati così, e si concesse una punto d’invidia verso il cugino e sua moglie.
Prima che gli sguardi della bellissima Narcissa si facesse imbarazzanti, Sirius strinse più forte la mano di sua moglie: il treno stava arrivando. I ragazzi stavano tornando a casa. A differenza dell’anno precedente, Ron non avrebbe alloggiato da loro, ma Martha si era fatta promettere che lui ed Hermione avrebbero fatto visita a casa Black molto spesso. Quasi casualmente, la piccola Redfort aveva conosciuto i Granger, settimane prima, perché i genitori di Hermione lavoravano nell’ospedale che si occupava di Marie e delle sue cure. La signora Granger aveva sentito Martha e Rose parlare di Hogwarts, in sala d’attesa, mentre si domandavano cosa avrebbero detto ai ragazzi. La secondogenita Redfort aveva notato la dottoressa dai riccioli castani che stava appostata dietro il muro, e, gentilmente le aveva domandando se le servisse qualcosa. Jane aveva balbettato, imbarazzata, che le era sembrato di sentire il nome del collegio in cui studiava sua figlia, e Martha, in quell’istante, aveva notato la somiglianza della donna con la migliore amica di Harry. Le domandato se per caso sua figlia studiasse in una scuola lontana chiamata ‘Hogwarts’, e alla donna si erano riempiti gli occhi di lacrime, dicendo che la sua bambina le mancava davvero moltissimo. Rose e Martha, intenerite da quella scena, l’avevano fatta sedere e le avevano offerto un caffè, mentre Martha le raccontava che lei e Sirius erano i tutori legali di Harry, e Jane rideva esclamando quanto piccola fosse Londra. Chiese alle sorelle di raccontarle tutto ciò che sapevano sulla vita di Hermione al castello, perché le sembrava tremendamente lontana.
In quell’istante, Marie era uscita dalla visita e le Redfort avevano capito perché lei avesse insistito tanto, con suo marito Robert, per sapere della guerra e di ciò che accadeva nel mondo magico: si sentiva tagliata fuori.
Martha e Jane erano rimaste d’accordo che, durante le vacanze, si sarebbero viste spesso, e quando Martha aveva confermato che, sì, era la mamma di Robert Black, Jane le aveva confessato che Hermione parlava moltissimo di lui. Quando, a cena, lo aveva raccontato a Sirius, lui aveva accennato che il piccolo Black fosse il degno erede del padre.
Harry, Ron ed Hermione, furono i primi a scendere dal treno. Hermione si affrettò a correre a salutare Martha, ringraziandola per aver fatto amicizia con sua madre, insinuando che fosse molto sola, e Martha le aveva baciato la fronte e l’aveva pregata di correre verso la stazione babbana, perché Jane non si meritava di attendere un minuto di più. Ronald, svogliatamente, aveva fatto cenno a Ginny di seguirlo e si erano avviati a cercare i loro genitori, probabilmente dimenticandosi che avrebbero dovuto attendere i gemelli.
Harry corse ad abbracciare Sirius, dicendogli che doveva assolutamente raccontargli dell’ultima partita di Quidditch, del tutto ignaro che Padfoot si era appollaiato poco lontano dal campo e aveva assistito a tutte le partite del campionato.
Baciò Martha sulla guancia, mentre lei osservava Kayla, con la divisa argento e verde, scendere dal treno, mentre discuteva animatamente con un ragazzino biondo che indossava la sua stessa divisa. Prima ancora che potesse domandare a Sirius chi fosse, vide Narcissa scattare verso i due ragazzini, e fece segno a Sirius e Harry di seguirla.
Narcissa posò la mani sulla spalla di Draco, mentre lui, sbuffando, ascoltava le strilla di Kayla.
“Non è colpa mia se sei simpatico quanto uno Schiopodo Sparacoda, Malfoy!”
“Kayla!” la riprese subito Martha. “Non sono cose carine da dire!”
“Ma mamma, Draco mi ha rubato il mio Spioscopio!”
Narcissa fulminò Draco con lo sguardo. “Draco, tesoro, è vero?”
“No, mamma.” Si affrettò a dire lui. “Ho solo detto che so dove è nascosto.”
Kayla fece per correre verso di lui e strozzarlo, ma a Sirius bastò stringere la mano sulla spalla della bambina per fermarla. “Non ne hai bisogno, piccola. Nessuno ti farà del male.” Poi si rivolse a sua cugina. “Non è così, Narcissa?”
La donna mantenne la testa alta e lo sguardo fiero. “Certo che sì, Sirius. La tua dolce bambina non deve temere … se non ha nulla da nascondere.”
“Mamma!” protestò Draco. “Ma lei non è dolce!”
“Io e la mia famiglia non abbiamo niente da nascondere.” Ringhiò Sirius. “Abbiamo come si dice … la coscienza a posto,  le mani e le braccia pulite, prive di marchi o sangue di innocenti.”
Draco sentì sua madre irrigidirsi.
“Okay, basta.” Intervenne Martha. “Calmati, Sirius, non è questo il luogo, e sicuramente non è nemmeno il momento.”
“Oh, Redfort!” esclamò Narcissa. “Immagino che tuo marito non abbia imparato abbastanza dal suo passato.”
“Pensa al tuo di passato, Narcissa, e a quello dei tuoi consanguinei.” I tre adulti si voltarono verso il treno.
Un ragazzo alto, con dei folti capelli neri e degli occhi grigi identici a quelli di Narcissa, era appena sceso dal treno, con la cravatta rossa e oro allacciata storta e la camicia stropicciata. Appariva sciupato e stanco, ma Sirius notò perfettamente come un sacco di ragazzine lo guardassero con occhi sognanti.
“Oh, guarda.” Rispose la consorte Malfoy. “Hai avuto la brillantissima idea di riprodurti più di una volta.”
“Tu limitati ad un erede solo, ti prego.” Replicò prontamente il cugino. “Non vogliamo altri futuri assassini.”
“Sirius!” lo richiamò Martha, con lo stesso tono autoritario che aveva usato con la bambina. “Ci sono i bambini.”
“Io e Kayla abbiamo fatto una bella chiacchierata sulle origini del nostro cognome, mamma” la informò Robert, scendendo dal treno. “e immagino che il giovane Malfoy sia abbastanza sveglio per capire.”
“Ha comunque rubato il mio Spioscopio!” esclamò Kayla.
“Non ti preoccupare, principessa” le rispose Robert. “lo riavrai presto.” Poi si rivolse a Narcissa e Draco, con un cenno del capo, e Martha fu quasi certa che il suo primogenito avesse fatto segno al biondino che lo avrebbe tenuto d’occhio.
“Non mi piace, quel Malfoy.” Disse Kayla, imbronciata, mentre si avviavano.

“Martha?”
“Si, Harry?”
Martha sentì Robert, accanto a lei, irrigidirsi, ed Hermione alzare le antenne.
“Tu sai qualcosa sull’Erede di Serpeverde?”
Sirius si strozzò con il vino. Quando Remus gli ebbe picchiato un paio di pacche sulla schiena, lui smise di tossire e guardò i suoi figli. “Mi sembrava di aver già chiarito che fosse una leggenda.”
“Si, ma …” iniziò Hermione. “se fosse vero?”
“Voglio dire, se fosse …” Harry sembrò perplesso. “se fosse Malfoy?”
“Malfoy?” domandò Rose. “Sei sicuro, Harry?”
“Si, voglio dire, lui … ha insultato Hermione, e crede nella storia della Camera, e …”
“Stai attento, Harry.” Lo incalzò Remus. “Accusare una persona senza prove concrete solo perché è la cosa più comoda da fare, non è un bel gesto.”
“E, soprattutto” aggiunse Martha. “non consideri che Draco ha solo tanta, tanta sete di fama.”
“E ha rubato il mio Spioscopio!”
“Smettila, Kayla.” La richiamò sua madre, sparecchiando con un colpo di bacchetta. “Non devi accusarlo.”
“Ma, voglio dire, lui è … è Malfoy!” esclamò Harry. “Se suo padre fosse stato l’Erede, avesse aperto la Camera, e ora avesse detto a lui come fare?”
“Quanto tempo fa ti risulta che sia stata aperta, la Camera?” domandò Sirius, tirandosi indietro per appoggiarsi allo schienale della sedia.
“Cinquant’anni fa.” Rispose prontamente Hermione.
“Beh, sarete contenti di sapere che Lucius Malfoy cinquant’anni fa non era nemmeno nato. Come avrebbe fatto?”
“Qualcun altro della sua famiglia?” tentò nuovamente Harry.
“No, piccolo.” Rispose nuovamente Sirius. “I Malfoy non sono originari dell’Inghilterra: sono arrivato qui che Hogwarts esisteva già da un pezzo.”
“Come ho detto, ragazzi: Draco Malfoy ha solo molta sete di fama.”
I quattro ragazzi parvero scoraggiati. Persino Robert si lasciò cadere sulla sedia, sconfitto.
“Lo sai, mamma, che Malfoy si è comprato l’ingresso nella squadra di Quidditch?” accusò Kayla.
“Beh, i tuoi fratelli sono nella squadra di Grifondoro perché se lo meritano, ed è questo che conta.”
“Suo padre ha comprato a tutta la squadra delle Nimbus Duemilauno!” si lamentò Robert.
“Robert, piuttosto che passare anche solo un minuto nei panni di Lucius Malfoy ti faccio campare sulla tua Comet per sempre.” rispose prontamente Martha, alzandosi  e raccogliendo i bicchieri.
“Mamma?” chiese Kayla, con voce timida. “Cosa sai della Camera dei Segreti?”
Martha si irrigidì. “Sono tutte leggende, amore. Non c’è niente di vero.”
“Ci stanno andando di mezzo delle persone innocenti.” Scattò Hermione. “E noi non sappiamo come impedire che accada!”
“Hermione, per quanto io apprezzi il vostro coraggio e la vostra aspirazione di salvare il mondo magico, questo non spetta a voi. Mamma, dovresti mangiare ancora un pochino.”
Robert si voltò a guardare sua nonna, con il volto sciupato, che giocava con una forchetta.
“Dico davvero. Mangia.”
“Non dirmi cosa devo fare, Margot!” esclamò Marie.
Martha scosse la testa, pensando a sua zia, al cadavere, e come loro, assieme a Lily e James, avevano messo fuori gioco tre Mangiamorte quel giorno in quella casa; Rose, intanto,  applicò un incantesimo di Sparizione al piatto e prese per mano sua madre, facendo cenno agli altri che l’avrebbe portata a dormire.
Per favore, Martha.” La invitò Harry. “Noi vogliamo sapere.”
Martha osservò il coraggio di James e la tenacia di Lily in quel ragazzino. Sapeva che non si sarebbero arresi mai, né lui né Hermione. Scambiò velocemente uno sguardo con Sirius, che annuì impercettibilmente. Lei applicò un Gratta e Netta ai piatti e poi guardò Kayla.
“Principessa, a dormire.” Ordinò.
“NO!” protestò lei. “Assolutamente no!”
“Tanto le racconteranno tutto, mamma.” La difese Robert. “Tanto vale evitare a Harry ed Hermione la fatica, no?”
“Oh, Robert, ma tu da che parte stai?” domandò Martha.
“Dalla loro, ovviamente. E sono curioso anche io.”
Martha si morse le labbra, mentre si asciugava le mani con uno strofinaccio. Scosse la testa. “Siete cresciuti troppo in fretta.” Sospirò.
“Allora.” Iniziò Sirius. “Non è del tutto infondata la teoria sulle avversità tra serpi e grifoni.”
“La leggenda vuole che Salazar e Godric si odiassero davvero, quando vivevano nel castello.”
“Robert vi ha raccontato della purezza del sangue, giusto?” domandò Remus.
I tre più piccoli annuirono.
“Ecco. Diciamo che le maggiori avversità tra Serpeverde e gli altri quattro fondatori, era che Salazar avrebbe voluto istruire solo i figli di maghi. Così, lui e Godric discussero davvero moltissimo.” Martha si osservava le mani, mentre parlava.
“E Salazar se ne andò. Ma c’è chi dice che, prima di andarsene, costruì una camera nascosta e vi nascose un mostro, per poi sigillarla, in attesa del suo degno erede.”
“Ma, come abbiamo detto, è una leggenda. Il castello è stato perquisito più volte, e noi lo conoscevamo come le nostre tasche: non c’è traccia della Camera. Figuriamoci di un mostro!”
Harry, Kayla e Hermione si scambiarono una veloce occhiata, che non passò inosservata.
“C’è qualcosa che noi non sappiamo?” domandò Martha. “Qualcosa che vorreste dirci?”
Robert seguì sua madre ed i due Malandrini, prendendo ad osservare i tre ragazzi.
Così, con estrema delicatezza Harry raccontò del Club dei Duellanti, dello scontro con Malfoy e di come aveva ordinato al serpente di non attaccare il loro compagno, parlando involontariamente una lingua diversa dal solito.
Sirius si risistemò dritto sulla sedia, mentre Martha osservava i ragazzi con aria perplessa e Remus si passava una mano sul viso. Rose rientrò in cucina sulla parola ‘rettilofono’.
“Quindi,  molti pensando che l’Erede di Serpeverde sia Harry.”
“Nah!” escluse la primogenita Redfort. “Sei figlio di due Grifondoro, tu.”
“Anche io. Eppure sono a Serpeverde.” Si difese Kayla.  “Come ogni Black tranne due.”
“E alcuni pensano anche che l’Erede possa essere lei.” Accennò Robert. “Scommettono su chi tra Harry e Kayla ha aperto la camera.”
Che cosa?!” domandò Sirius, furioso.
“Sì.” Rispose Hermione. “Ma Kayla risponde per le rime, mentre Harry lascia correre.”
“Io, Fred, George e Oliver cerchiamo di fermare le voci, ma …”
“Le voci a Hogwarts non si fermano, pulce.” Lo interruppe Martha. “Esperienza personale.”
“Forse era così per voi.” Replicò il ragazzo. “Ma io non ho intenzione di lasciare che parlino alle spalle di Harry e Kayla.”
“Lo faranno sempre, Robbie.” Gli rispose sua sorella. “Lo fanno anche con te, non pensare. Solo che non si fanno sentire.”
“Di me dicono solo cose belle.” Replicò il ragazzo, sorridendo maliziosamente.
“No, no: spesso parlano anche di Alex.”
Al solo suono di quel nome, Robert perse il sorriso e si irrigidì pericolosamente. Serrò la mascella, e prima che Martha potesse dire qualcosa, il suo primogenito si alzò, e mugugnando qualcosa, se ne andò. Martha rimase ad osservare il punto in cui le spalle di suo figlio erano scomparse, sentendosi mortificata per come tra i due era finita: sapeva che Robert avrebbe presto conosciuto le pene d’amore, ma sicuramente non avrebbe voluto che accadesse in questo modo.
“E quello?” domandò Remus, indicando un ramoscello verde sopra la porta.
“Vischio.” Rispose Sirius, sorridendo. “Li ha messi Tonks.”
“E perché stasera non c’è?” domandò il licantropo.
“Perché è andata a bere qualcosa con le sue compagne di corso.” Disse Martha, alzandosi dal tavolo. “Ma tu puoi aspettarla sotto al vischio, se ti va!”

Le vacanze di Natale, come ogni anno, passarono troppo in fretta: prima i vari membri della famiglia Black se ne potessero rendere conto, era già passato Capodanno, ed era ora di risistemare i bauli. Robert si mostrava indifferente verso il mondo, come sempre, ma Martha lo aveva visto, ogni mattina, controllare speranzoso che nella posta del giorno ci fosse un busta per lui. Per quanto ne sapeva, Alex, dopo aver dato alla luce la bambina, stringendo la mano del primogenito Black, era sparita, come d’accordo. Tutti, però, sapevano che a Robert quella Corvonero esuberante mancava tremendamente.
Kayla si era portata avanti con i compiti, facendosi aiutare da Remus, Rose e Tonks, che più di una volta si recarono tutti e tre insieme ai Tre Manici di Scopa. Martha ancora non aveva capito se sua sorella volesse aiutare od ostacolare quei due. D’altro canto, Remus non aveva atteso la giovane Tassorosso sotto al vischio, la prima sera: si era limitato a posizionarsi nella sua stanza, seduto sul letto, aspettando di sentire i passi della strega una volta tornata a casa. Gli era sembrata ancora più goffa del solito, e, la mattina dopo, la giovane portava i capelli grigi e degli evidenti postumi.
Harry, Ron e Hermione avevano cercato di scoprire il più possibile sull’Erede di Serpeverde, ottenendo scarsi risultati: dopo che Sirius aveva raccontato loro che gli ultimi discendenti di Salazar si erano estinti, i tre Grifondoro parvero piuttosto scoraggiati. I due amichetti di Harry entravano e uscivano da casa Black a loro piacimento, e Jane, la madre di Hermione, aveva stretto amicizia anche con Sirius, dicendosi sempre più contenta che sua figlia avesse dei buoni amici.
Martha e Sirius, invece, avevano passato le vacanze preoccupati: la mattina dopo Natale, Silente li aveva convocati per spiegare loro che la Camera dei Segreti era stata davvero aperta. Prima che potessero trovare un momento per parlarne seriamente con Rose, Remus e Tonks, il volto di Silente apparve nel camino di casa Black: questo non poteva di certo essere un buon segno.
“Sirius? Martha?”
Era Remus a stare seduto in salotto, leggendo un vecchio libro che Martha gli aveva consigliato. “Professor Silente!” esclamò.
“Oh, buonasera, Remus. Mi rincresce disturbare la tua quiete, ma …”
“Glieli chiamo subito, Preside.” Lo precedette Moony. Si avviò verso la cucina, scoprendo Martha con la testa appoggiata sulla spalla di Sirius, in giardino. “Scusate, piccioncini.” Scherzò. “Ma c’è una cosa che dovreste vedere.”
I due coniugi, immediatamente, seguirono Remus in salotto.
“Professor Silente!” esclamò Martha, inginocchiandosi davanti al camino. “Oh, Preside, è successo qualcosa, non è vero? Perché i ragazzi non mi hanno fatto sapere nulla della partita, e …”
“Non è successo nulla ai tuoi figli, Martha.” La rassicurò l’anziano Preside, che, anche dall’altra parte del camino, sentì i due tirare un sospiro di sollievo. “Tuttavia, c’è una cosa che dovreste sapere.”
Sirius e Martha rimasero immobili, in attesa della notizia.
“Hermione Granger è stata pietrificata.”

Robert aveva sempre preso in giro Hermione, per il suo essere sempre la prima della classe e perché voleva sempre avere l’ultima parola. Discutere con lei era assolutamente inutile: sapeva perfettamente come annullare le tue ragioni, ancora prima che tu aprissi bocca.
Lui, fondamentalmente, si divertiva a sfidarla: perché se Hermione era intelligente, astuta e sveglia, Robert era furbo, brillante e sapeva come persuadere la gente.  Era questo, quindi, che lo divertiva: con lei non era mai detta l’ultima parola, e tra loro era una discussione infinita.
Tuttavia, vederla ora, immobile, fredda, in una posa poco naturale con lo sguardo perso, stesa su un letto dell’infermeria, senza avere la possibilità di ricordare a tutti quanto lei ne sapesse di più, al giovane Black strinse lo stomaco. Era come se, improvvisamente, tutto avesse perso i propri colori, come se il mondo fosse in bianco e nero.
Si chinò, per sedersi ai piedi del suo letto, accarezzandole la mano con cui teneva uno specchio, trovandola fredda e liscia, come se quella ragazzina fosse sempre stata di cera.
“Questo castello non esiste senza di te, Hermione Granger.” Sussurrò.
Per meno di un secondo, ebbe l’impressione che gli occhi dorati della ragazzina si fossero illuminati.

“Robert, torna nel tuo dormitorio.” Era lì da ore, e pensò di essere impazzito.
Doveva essere sicuramente impazzito, perché quella non poteva essere la voce di Alexandra Dixon.
Si voltò di scatto, e la vide. Era diversa dalla ragazza che aveva amato.
Era più donna, più matura, più consapevole.  I lunghi ricci scuri erano stati tagliati, lei teneva la testa alta, e aveva adottato un portamento fiero che non le apparteneva affatto.  Era matura, si, ma non era più lei. Lui le aveva giurato che l’avrebbe lasciata andare, dopo le vacanze di Pasqua dell’anno prima, ma era passato quasi un anno, e lui ancora si addormentava pensando a lei.
“Che ci fai qui?” domandò lui, irrigidendosi.
“Potrei farti la stessa domanda.” Replicò lei.
“Beh, io ci vivo. E come sai, non dormo molto.”
Lei abbassò la testa, sorridendo cupa. “È una lunga storia.” 

Ciao, gentaccia.
Vorrei lasciare una comunicazione di servizio: per chi si chiedesse cosa diamine sia capitato ad Alex e Robert, giuro che ci sto lavorando e dovrei riuscire a pubbilcare domani  pomeriggio l'ultimo capitolo dello spin-off.
Ma ho pubblicato presto per ringraziare _Lady Holmes_ e Felpato8, che hanno recensito per la prima volta lo scorso capitolo, regalandomi parole bellissime e che soprattutto non mi merito! Grazie, grazie davvero.
Ringrazio tanto anche, come sempre, Distretto_9_e_34, vittoriaM20 e _imjusteri, per le recensioni, i commenti e la pazienza, riccardoIII e gossip_girl per darmi tante tante idee e per sopportarmi ancora.
E ringrazio anche chi legge in silenzio, ricordando a tutti che, senza di voi, non ci sarebbe nessuna storia.

Love,
Claude
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