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Autore: koralblu    23/10/2015    1 recensioni
Cloe è vuota. Si è persa nel momento in cui i suoi genitori sono morti. Non riesce a trovare l'uscita dell tunnel di solitudine e vuoto in cui è finita. L'unico sentimento che è certa di provare è l'amore verso il suo fratellino Caleb. Non c'è spazio per nient'altro che non sia il lavoro, e l'occuparsi di lui. Lo scudo che però si è costruita attorno a se e le permette di tenere tutti fuori dal suo cuore non è abbastanza resistente. Non per lui. Non per Peter.
[...]
Sono spiazzata. Non riesco a muovermi di un solo centimetro e sono sicura di aver smesso di respirare. Il cuore accelera il suo battito, e per un solo secondo sento il vuoto dentro scomparire totalmente. Due occhi verdi come lo smeraldo mi fissano con un'intensità disarmante, quasi volessero cancellare totalmente il dolore che alberga nel mio cuore. Non riesco a decifrare questa improvvisa emozione che è nata in me. Sono così rapita da quello sguardo e dalla mia confusione che mi accorgo dopo troppo tempo di un particolare non insignificante che velocemente mi fa abbassare il viso, mentre la realtà si fa strada in me: è compassione. Lui è su una sedia a rotelle
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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 Pov Cloe
Il dolore che penetra nelle mie ossa fa male. Tanto. E mi sta scoppiando dentro. 
Non sento nulla. Non vedo nulla. Non provo nulla. 
Mi sento come se fossi separata dal io corpo. Posso vedermi, stesa sulla barella, mentre mi trasportano in sala operatoria. Urgenza. Ecco l'unica parola che sono riuscita a comprendere da quando ho ripreso conoscenza. Sono un'urgenza. E' strano, tutto questo. E' davvero strano come in poche ore tutto possa trasformarsi così tanto. E' buffo come la vita mi metta sempre davanti il dolore. Forse me lo merito. Forse sono destinata a vivere nel dolore. 
Ma va bene. Va bene perchè me lo sono meritato. Perchè è colpa mia se loro sono morti. Perchè forse la vita mi sta facendo pagare la mia colpa. 
E va bene così. La morte non è un problema. Va bene; basta solo che questo dolore smetta. Che tutto questo dolore smetta di squarciarmi le ossa. Basta solo che tutto questo finisca.
 E forse sto per morire. Sto finalmente per morire. Forse posso finalmente rivederli. Rivedere la mia famiglia
La mia famiglia. 
E' come un lampo, mentre varie immagini appaiono nella mia mente, scomparendo subito dopo. I suoi occhi. I sui meravigliosi occhi verdi. Il bacio di poche ore prima. E poi lui. L'unica parte dei miei genitori che ancora mi è rimasta. Caleb. 
E tutto è troppo veloce. Nella mia mente, altre immagini irrompono, facendomi quasi saltare giù dal lettino su cui sono sdraiata. Caleb era in macchina con me. La luce, i sui occhi, il rumore, il ricordo.
E solo pensare che lui potrebbe...
-Signorina, la prego, stia ferma. Non può agitarsi. La prego, mi ascolti- continua a ripetermi il dottore, il viso segnato dalla preoccupazione.  Ma non lo faccio. Non lo ascolto e inizio a scalciare come una pazza. Forse lo sembro, lo sono, ma poco m'importa. Devo sapere come sta la mia famiglia.
-Dov'è? Lu..i, lor..o?- Provo a chiedere, la gola in fiamme per lo sforzo. Stento a riconoscere la mia voce, troppo e rauca e bassa. Fa paura. Sembra quella di un moribondo.
-Stanno bene. Stanno bene. Ma ora deve stare tranquilla. Deve...stare tranquilla- la sua voce è ormai lontana, mentre continua a parlare, ripetendomi di stare tranquilla e che tutto andrà per il meglio, come se fosse una cantilena. E mi lascio andare, chiudendo gli occhi, e immaginando che quelle parole siano sussurrate da un'altra voce.
Lo sento li con me. Sento Peter stringermi la mano e sussurrarmi che tutto andrà per il meglio, che c'è lui li con me. E gli credo. 
Ti credo, amore mio.. posso lasciarmi andare ora; ci sei tu con me.
  


POV PETER
Ho ancora questo maledettissimo sorriso sulla faccia. Non riesco a farlo andare via. Nemmeno le domande insistenti di mia madre riescono a farmi irritare.
-Tesoro della mamma, vuoi spiegarmi perchè sono dieci cazzo di minuti che continui a fissare il muro sorridendo come un cretino?-sbotta mia madre, incrociando le braccia sotto il seno.  La solita finezza della mia mammina. Sospiro, per l'ennesima volta da quando i miei genitori sono entrati in questa stanza, mezz'ora minuti fa.
-Cara, lascia stare il nostro ragazzo. Avrà adocchiato qualche bella infermiera- e dicendo ciò, si gira a farmi l'occhiolino. Ah il mio dolce paparino. Il mio salvagente in quella famiglia di pazzi scatenati. 
-Rob, ti prego di non immischiarti in queste conversazioni madre-figlio- dice mia madre, lanciando uno sguardo truce al mio povero paparino, totalmente sbiancato dopo l'occhiata raggelante di mia madre. 
-Più che conversazioni, sembrano interrogatori..- sussurra mio padre, coprendosi la bocca due istanti dopo essersi reso conto di ciò che ha appena detto. Ahia. L'ha fatta grossa il mio eroe. Urla in arrivo fra tre...due...uno...
-Puoi ripetere Robert Howne!?- Urla mia madre fuori di se.
-Ripetilo se hai il coraggio. Vediamo se vuoi rischiare di andare in bianco per due mesi..- sibila lei, guardando mio padre con aria di sfida. No. Non può averlo detto sul serio. Non davanti a me
-Mamma ti prego..- supplico, il volto rosso per l'imbarazzo, così come quello di mio padre. Siamo uguali io e lui.
-Posso eccome tesoro della mamma. Anzi ti dirò di più...-  fa una pausa, grattandosi il mento, un gesto che fa sempre quando sta per spararne una grossa. Una molto grossa - Potrei raccontarti come sei stato concepito, nel bagno del pub, dopo dei fantastici preli....-
-NATALIE!- urliamo all'unisono io e mio padre, completamente rossi dall' imbarazzo. Ma la mamma è così; senza peli sulla lingua. Mai. Non si è mai fatta problemi a raccontarmi di come nascessero i bambini, o di cosa fossero tutte quelle cose che più andavo avanti con l'età, più imparavo. E' stata lei a darmi dei consigli su come conquistare le ragazze, come comportami o cosa dire. E' stata una mamma speciale, completamente diversa da qualsiasi altra. Anzi, lo è tutt'ora. Neppure la morte di mio fratello l'ha cambiata. Nulla. Lei è stata la roccia della famiglia, la donna che ogni giorno mi buttava giù dal letto, anche se sapeva benissimo che non sarei potuto alzarmi. Mi urlava contro, dicendomi che dovevo reagire, vivere, e poi mi aiutava a rialzarmi, a lavarmi, a farmi forza; per sopravvivere. Sono sempre sopravvissuto per loro. Solo per loro. Ma ora ho un motivo per vivere. Un motivo che mi sta facendo sorridere come un coglione, mentre ripenso ancora al suo corpo sul mio, ai baci di poco prima. 
Un motivo che si chiama Cloe.
-Come siete pudici voi due.- sbuffa lei, alzando la mano come per scacciare una mosca -Siete adulti, eppure non volete sentire parlare di una cosa così comune come il ses...- Ma la frase di mia mamma viene interrotta da una porta che si spalanca, facendoci sobbalzare. 
Per un attimo, mi illudo che possa essere lei. Solo un'attimo, prima di scorgere gli occhi pieni di terrore di Christopher. Solo un'attimo, prima che il mio mondo crolli inesorabilmente. E solo un pensiero continua a rimbombare nella mia mente, urlando un nome che ora ho paura a pronunciare. Perchè ho capito il suo sguardo, ora riflesso del mio. Ho capito che le è successo qualcosa. 
Ma le parole restano incastrate in gola, mentre cerco di ricordare come si faccia a respirare. 
Inspira.
Espira.
Inspira.
Espira.
Ma non riesco. Tutto sembra incastrato in gola, mentre cerco di parlare, di chiedere ciò che non ho il coraggio di affrontare.
-Ragazzo..- inizia Christopher, gli occhi annebbiati dal dolore. E non credo di potercela fare. Crollerò. -Abbiamo avuto un'incidente. Una macchina..- si ferma, respirando forte, per darsi coraggio. Sto per crollare... - è venuta conto la nostra. Caleb sta bene, è al piano di sotto, in sala d'attesa per..- Un'altra pausa, un'altro respiro e una lacrima che scende. - Ha sbattuto la testa e un pezzo di vetro le ha perforato la spalla. La stanno operando e..- Questa volte un singhiozzo, seguito da altri, mentre il mio mondo sta attendendo la botta finale per crollare, sta volta per sempre. -E' grave. Non sanno se potrà farcela-
Ed eccolo. Ecco il ''crack'' finale. Ecco la mia anima che annega, definitivamente. 
Non ragiono. Non ragiono più. E il dolore inizia a dilaniarmi, a risalire dal profondo della mia anima e ad uccidermi dall'interno. Sto morendo insieme a lei..
E urlo. Urlo come un disperato, quasi non riconoscendo la mia voce da folle. E' acuta, stridula, rotta dal pianto che sembra ormai irrefrenabile. Sento il dolore continuare ad avvolgermi, stritolandomi in una morsa che spero mi uccida. Perchè se lei muore, io non avrò più alcun motivo per continuare a vivere. Se lei muore, io muoio con lei. 
Mia madre urla, cercando di sovrastare le mie grida, piangendo anche lei, cercando di tranquillizzarmi, di dirmi che andrà tutto bene. Nulla andrà bene! Nulla. Vorrei poterlo dire. Vorrei poter urlare qualcosa che non sia il suo nome. 
Se muore sarà colpa mia. Solo colpa mia. 
Perchè lei sta pagando le mie colpe. Lei sta pagando perchè io sono vivo, mentre Josh è morto. 
Vorrei poter morire con te amore mio. Si, lo farò. Se tu morirai io ti seguirò.
Non mi importa del dolore che causerò alla mia famiglia. Non importa. Il solo pensiero di una vita senza Cloe è impossibile. Ho deciso. Morirò, con te amore mio.
-Tenetelo fermo- ordina una voce che non riconosco, una figura che sembra solo un'ombra, annebbiata dalle mie lacrime. Sento due braccia bloccarmi, mentre continuo a muovermi come un pazzo furioso, senza smettere di urlare. No, no, no. Non capite. Lasciatemi morire. Lasciatemi andare da lei. 
"Lasciatemi andare da lei" penso, prima di cadere nel buio della mia anima
***
Quando mi risveglio, tutto è immerso in un silenzio tombale, soffocante. Risento ancora le mie grida, i miei pianti, il suo nome urlato con tutta la voce che avevo in corpo, rimbombare tra queste pareti. E vorrei fosse un incubo. Uno stupido, inutile incubo. 
Ma si. E' tutto un sogno. Ora mi sveglierò per davvero, e vedrò la mia Cloe entrare nella stanza, sorridermi dolcemente, per poi tuffarsi tra mie braccia. 
Si andrà così. Devo solo aspettare. 
E aspetto. Aspetto che la porta si apra, e che lei entri. Aspetto, e più i minuti passano, più la rabbia dentro di me cresce perchè lei non arriva. Che altro avrà da fare? Aveva promesso che sarebbe tornata. Mi mancano i suoi baci, il suo corpo sul mio, le sue mani nei miei capelli. Voglio tutto questo, sempre.
La porta si spalanca e il mio cuore perde un battito, perchè alla fine lei è venuta. E' venuta de me, è tornata. Ma non appena scorgo Caleb camminare verso il mio lettino, ecco il dolore che torna. La verità che mi ero negato che mi scuarcia in due. 
Lei non può venire. Lei sta morendo. 
Caleb si arrampica sul letto, senza smettere di puntare i suoi occhi nei miei. 
''Non guardarmi così Caleb. Non guardarmi''vorrei potergli dire, urlare. Perchè se lui mi guarda così, significa che tutto questo non è un'incubo. E' la realtà. Una realtà che non ha più senso.
Ma lui lo fa. Continua a guardarmi, il dolore che rende il nero dei suoi occhi buio, come la morte. Come la mia anima.
E non posso reggere. Non più. Non davanti a questi occhi così simili ai suoi, seppure completamente diversi. Vorrei piangere, singhiozzare, strapparmi via la pelle dal corpo, perchè brucia. Le scie che lei ha lasciato sul mio corpo bruciano come carboni ardenti. Ma è Caleb a precedemi, iniziando a piangere come un disperato e tuffandosi tra le mie braccia. Piange, urlando il nome che ho paura a pronunciare, per paura che scivoli via; via per sempre. 
E lui continua, per quelle che sembrano ore, senza smettere di stringere il mio camice, e staccarsi dal mio abbraccio. In questo momento sono la sua ancora. Sono il suo salvagente. Lui non ha nessun'altro. E questo pensiero, mi risveglia dalla sorta di trance in cui ero caduto.
Lui ha bisogno di me. Lei non vorrebbe vederlo così. Per questo motivo lo abbraccio. Lo stringo fortissimo, accarezzandogli i capelli, e cullandolo contro il mio petto. 
-Caleb, andrà tutto bene. Tutto bene.- gli sussurro nell'orecchio, cercando di tranquillizzarlo. Ma non ci crede. Come potrebbe, se nemmeno io credo a quello che dico? 
Cloe sta pagando i miei errori. E la vita riscuote sempre ciò che gli è dovuto. Sempre. Una vita, per una vita. Così funziona. Questo è la realtà. 
Ma non posso sopportare che sia toccato a lei. Che sia toccato a lei pagare questo prezzo. Non lo posso accettare. Non posso accettare una vita senza di lei. Non posso. 
Ma lui ora ha bisogno di me. Ha bisogno che sia forte io per lui stavolta. 
-Asciugati quelle lacrime ometto, lei non vorrebbe vederti così- provo a dirgli, cercando di staccare le sue bracine dal mio collo. Voglio vederlo in viso. Deve sapere che io non lo lascerò. -Tua sorella è testarda. Ce la farà. Se no chi farà arrabbiare Chris? Un Chris non arrabbiato non è più un Chris; e tua sorella si diverte immensamente a farlo arrabbiare.- Vedo Caleb fare una leggera risata, e il mio cuore si alleggerisce, almeno un po'. -Ci sono io con te. Non ti lascio- Gli dico, abbracciandolo di nuovo, sempre più forte.
-Mi aveva presso un gelato alla frutta. Il mio preferito! Me l'aveva promesso Peter!- inizia il bambino, alzando la voce. -Dobbiamo andare a fare la spesa, perchè ormai il frigo è vuoto. Dobbiamo pulire la mia stanza, perchè ho nascosto tutti i calzini puzzolenti sotto il letto, e lei non vuole. Si arrabbia sempre, Peter. E poi io devo fare i disegni per lei, per farla sorridere. Lei non può lasciarmi da solo Peter. Non può..- Ed ogni parola è una pugnalata al petto. Ogni parola è uno squarcio ancora più profondo nella mia anima. E piange, il bimbo stretto fra le mie braccia. Ricomincia a piangere disperato, invocando il nome della sorella, ripetendo che non può lasciarlo da solo.
No, Caleb. Non può. Non può lasciarci da soli. Perchè entrambi, se lei morisse, saremmo persi. Distrutti. 
Questo bambino ha perso tutto. Ha perso i suoi genitori, la sua casa, e adesso sta perdendo perfino la sorella, l'unica famiglia che ha. Non può perdere anche lei. Non può andarsene anche lei.
Ne morirebbe, così come ne morirei io.
Ma continuo a cullarlo, cercando di stringerlo a me più forte che posso. Inizio anche a cantare una vecchia ninna nanna, per farlo tranquillizzare

                                                                                                                                                                      Non piangere, non farlo sai
                                                                                                                                                                           Non sei solo, non lo sei più
                                                                                                                                                                          Sono qui, vicino a te
                                                                                                                                                                         Non me ne andrò, non lo farò mai
                                                                                                                                                                        Calmati, tesoro mio
                                                                                                                                                                       Non posso sentirti così
                                                                                                                                                                      Sono qui, vicino a te
                                                                                                                                                                     Non me ne andrò, non lo farò mai

Mentre finisco la canzone, sento il respiro di Caleb regolarizzarsi. Lo stacco dolcemente da me, riponendolo al mio fianco, e sistemando meglio la coperta sul suo corpicino. Gli accarezzo i capelli, sorridendo nel vedere che questo gesto lo rilassa. Lo sento, mentre respira più dolcemente, quasi cullato da questo tocco. 
E lo sento. Sento un piccolo calore invadere il mio corpo, ma solo per un attimo. Tutto il dolore che risiede nel mio corpo lo soffoca all'istante, quasi incenerendolo. Ma l'ho sentito. Ho sentito quello strano calore, così differente da quello che provo per qualsiasi altra persona. Un'amore diverso, nuovo..quasi, paterno. Tolgo la mano dalla chioma di Caleb, posizionandola lungo il mio fianco. Voglio bene a questo bambino: gliene ho voluto dal primo momento che l'ho incrociato. E lo proteggerò, a qualunque costo. 
Sento la porta aprirsi, mentre sono ancora immerso nel mio mondo di dolore. Lasciatemi morire così..
Scorgo gli occhi di Chris scrutare la stanza, e fare un sospiro di sollievo, osservando il bimbo sdraiato vicino a me.
-Non riuscivo più a trovarlo. Ero preoccupato; ho corso per tutto l'ospedale, ma in qualche modo sapevo che era qui.- Non rispondo nulla all'uomo di fronte a me. Poso lo sguardo sul soffitto, cercando in qualche modo di non lasciarmi scivolare via . Devo proteggere il bambino.
-Come stai ragazzo?- mi chiede esitante. Sa, come mi sento. Lo può vedere benissimo nei miei occhi, ormai specchio del dolore che mi dilania dentro. 
Non rispondo, perchè farlo comporterebbe tirare fuori la rabbia, per un destino che è ingiusto. Un destino che si sta portando via la persona sbagliata. Ma non posso prendermela con Christopher. Lui non c'entra  nulla. Non ha fatto nulla, lui.
E' solo colpa mia; solamente colpa mia.
-Ragazzo..- mi richiama Chris, l'urgenza che trapela dalla sua voce. -E' uscita dalla sala operatoria. E' viva- 
Viva. Viva. Viva. Le mie orecchie registrano solamente questa parola.
La mia Cloe, viva. 
Non posso fermare le lacrime che iniziano a scendere dai miei occhi. Non riesco a frenare il battito del cuore che sembra impazzito. 
Lei è viva. E io la amo. 
E' viva e io la amo. 
Sento il dolore che ho dentro assopirsi a poco a poco, sparendo lentamente. 
E' viva. Solo questo importa.
-Ragazzo..- mi richiama lui, guardandomi intensamente negli occhi. -E' in coma-
E' viva. Ed è in coma. 
E io voglio solo morire.

Fa male. Fa davvero molto male scrivere questo capitolo. Perchè c'è dolore. E rabbia. Un mix micidiale.
Vi prego, non uccidetemi per questo capito. E' stato difficile, molto. E purtroppo ha richiesto tempo, che la scuola mi ha negato. Sono riuscita a pubblicarlo solo oggi. 
Beh, cosa dire. Io ho i brividi. Ho avuto i brividi quando ho scritto lo stato d'animo di Peter, e ancora nella scena di Peter e Caleb. Non credo ci siamo parole per esprimere tutto questo. Io non le trovo. 
Ma state tranquilli. Cloe non morirà. La sua vita è ancora troppo lunga, e poi deve comprare il gelato a Caleb.
Passiamo all'unica nota divertente nel capitolo u.u

Finalmente conosciamo la famiglia di Peter! E che famiglia. Nemmeno tutta al completo. E chi, come me, vorrebbe una mamma come quella di Peter alzi la mano. 
Credo ci riserveranno tantissime sorprese.

E vi ringrazio. Vi ringrazio per aver atteso, pazienti. Per le recensioni e per aver seguito, e letto questa storia, che va avanti solo per voi. 
Spero davvero che questo capitolo vi sia piaciuto. 
Aggiornerò al più presto, ora che le verifiche sono diminuite; non temete, non mi fermeranno! Un grosso bacio a tutti. A presto! <3
 
   
 
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