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Autore: bloodywimey    24/10/2015    4 recensioni
|Newtmas AU| OOC|
dal testo:"Sai una cosa Tommy?" Newt guardò a lungo il bruno come se non volesse mai lasciare quei bellissimi occhi marroni, "tu mi hai riportato in vita." Thomas sorrise e lo avvicinò a sè in un bacio e, in quel momento, Newt non poteva essere più felice di essere "diverso".
In sintesi la vita di Newt e Thomas nella società di oggi che disprezza gli omosessuali e vive di pregiudizi.
Genere: Angst, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Minho, Newt, Thomas, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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Sapevi che era destinato ad andare male.
Perchè continui a pensare che tutto andrà bene?
Devi smetterla, Newt.
Non puoi dimenticare lo sai. Cerchi di lasciarti il passato alle spalle ma sai che non funziona così.
Tu lo hai ucciso, hai ucciso Alby. E adesso stai uccidendo Thomas.
E' così che funziona.
Forse dovresti solo sparire. Così nessuno potrà cadere nella tua trappola di disgrazie.
Se te ne andassi importerebbe a qualcuno?
Se domani Sonya si svegliasse e tu non ci fossi, sarebbe triste? Forse sì.
Ma starebbe meglio? Sì.


Newt era chiuso in camera nella stessa posizione da quasi tre giorni.
Ormai non aveva più lacrime da versare, o voce con cui urlare. Ormai era arrivato al punto dove decise di arrendersi e di sparire.
Ma non poteva lasciare il suo Tommy senza dirgli niente.
Si diresse verso la scrivania e prese il primo foglio bianco che gli capitò a tiro.
Quella lettera sarebbe stata il suo cimelio, quando sarebbe sparito.

-Tommy.
Mi dispiace così tanto.
Come al solito ho rovinato ogni cosa.
Sapevo che ero un pericolo per te ma ho lasciato correre perchè pensavo alla mia felicità.
Dio, ti amo così tanto.
Ogni volta che ti penso mi vengono in mente i tuoi occhi, e i tuoi capelli arruffati. Sapevi che erano stati la prima cosa che mi aveva colpito di te? Non credo.
Ripenso ogni secondo al nostro primo incontro. Tu mi salvasti la vita, ma io ero troppo stupido per rendermene conto.
Ricordo poi di quando ti hanno trovato nel bosco. Eri lì per me? Spero di no, altrimenti devo aggiungere anche questa alle cose pessime che ho fatto.
Non so se ti ho mai raccontato di Alby. Era un mio caro amico quando ero piccolo. Era stato ferito gravemente una volta che stavamo giocando nel bosco, ma io come al solito ho fatto la cosa che mi viene meglio: correre via.
Lui è morto a causa mia.
Per tutta la mia vita ho corso lontano dai problemi, pensando di poter farli andare via. Ma questa volta no.
Questa volta credo che sparirò per te.
Starai meglio senza di me.
Tua madre non dovrà più farti del male.
Mia madre starà finalmente sola, come ha sempre voluto.
Sonya potrà invitare qui il suo ragazzo, perchè è da lui che va quando dice di essere a lavoro.
Adesso che ci penso tutti saranno felici se io sparisco.
Ho scritto questa lettera solo per te, quindi ci tengo che sarai l'unico a leggerla.
Se Sonya non mi trova, gli dirai tu cosa ho fatto. Confido in te, in nessun'altro.
Ti prego di non piangere, odio vederti piangere. I tuoi occhi perfetti non stanno bene con le lacrime.
Starai bene, Tommy.
Ricorda che ti ho amato, ti amo e ti amerò.
Newt.-


Il foglio era leggermente bagnato per le numerose lacrime che stavano scendendo dagli occhi di Newt. Ma le asciugò, era giusto quello che stava facendo.
Prese la lettera e la mise in un posto dove solo Tommy avrebbe potuto trovarla: dietro la cornice della foto del loro primo appuntamento insieme.
Newt si ricordava perfettamente quel giorno, gli era sembrato tutto così perfetto. Se ci ripensava ora, non capiva cosa potesse essere andato storto.
Tutto, a causa sua.
Trattenne le lacrime.
Preparò una borsa con vestiti a caso e uscì dalla finestra per evitare di essere visto da Sonya.
Decise di andare nel posto dove tutto era cominciato, dopotutto la casetta non distava molto.
***************************************************************************************************************************************
(Thomas POV)

- "Non si vive mai realmente. Questa è la tua risposta Thomas?"
"Si. Io non ho mai vissuto."


*
La vita di Thomas non cambiava di anno in anno come succede normalmente.
Di solito le persone cambiano, crescono, migliorano.
Thomas era sempre rimasto lo stesso da tre anni.
Erano esattamente tre anni e tre mesi da quando si era trasferito a Saltaire, quella città di merda come diceva lui.
Non aveva mai visto persone felici in quella città. Tutti con le loro faccie depresse e le case cupe.
Non c'era da stupirsi quando anche il suo umore calava a picco.
Però il problema di Thomas non era la città, la casa, o la scuola, ma la famiglia.
I genitori di Thomas erano i classici ricchi taccagni che chiunque odierebbe.
Suo padre era un ricco imprenditore, aveva dato vita alla più grande azienda tecnologica della regione e ne aveva guadagnato qualche centinaia di terreni e ville.
Sua madre era una famosa stilista e vantava di una collezzione personale molto richiesta.
Detto così sembra una coppia del tutto nella norma, ma solo Thomas conosceva i loro segreti più oscuri.
Suo padre, viso fiero e vestiti firmati, era un ricettatore d'armi che nascondeva con molta cura all'interno di una grande stanza nel seminterrato.
Sua madre, trucco pesante e capelli perfetti, passava i fine settimana al casinò, spendendo quasi tutti i suoi risparmi nel gioco d'azzardo, a insaputa del marito.
Ormai della coppia giovane che si era sposata anni fa non era rimasto nulla se non le foto impolverate.
A Thomas, nel suo egoismo, non gliene poteva importare di meno se i suoi genitori si amavano o si odiavano.
Per lui l'importante era che lui e sua sorella Teresa, stessero in salute.
Se pensiate che sia poco come scusa della sua costante depressione, non sapete come si comportavano i genitori con i loro amati figli.
Per i signori O'Brien la cosa più importante era il successo e, se i loro figli non lo raggiungevano, ci sarebbero state delle conseguenze.
No, non conseguenze come una punizione. Conseguenze che si nascondevano nell'armadio del padre.
A quanto pareva la sua collezione di armi comprendeva anche le cinture.
Li picchiava, così tanto da farli sanguinare, e poi la moglie devota truccava le loro ferite che sembravano sparire, anche se il dolore che provocavano rimaneva.
Thomas era sempre stato il preferito del padre, in quanto ogni suo "successo" non era mai abbastanza.
Aveva più crepe del muro nella sua stanza.

*
La scuola, buia più dell'intera città, era piena di adolescenti che sembravano usciti da qualche film di zombie.
Thomas odiava non vedere neanche un raggio di sole che lo potesse salvare da quella tristezza.
Decise che si sarebbe rinchiuso in biblioteca ad apprezzare l'odore dei libri.
Anche lì, non trovò altro che morti viventi.
Rinchiuse la mente all'interno di un romanzo allontanandosi da quel cimitero, ma si fermò, vedendo il primo raggio di sole della giornata.
Un ragazzo biondo, che sembrava avere la sua età, se ne stava seduto su una poltrona di fianco ai romanzi d'avventura e sembrava così coinvolto dal libro che a Thomas sembrò di vederlo confondersi con esso.
Aveva un corpo esile ed elegante e i capelli scompligliati gli davano un'aria quasi ribelle.
Lo trovava bellissimo.
Era strano che Thomas facesse questo tipo di pensiero su uno sconosciuto, soprattutto su un ragazzo.
Ovviamente il bruno aveva avuto delle relazioni, che però non era durate più di tre mesi.
Non si era mai chiesto il perchè del fatto che ogni suo appuntamento finisse male.
Pensava fosse sfiga.
Ma forse si sbagliava, forse usciva con le ragazze sbagliate.
In effetti non aveva mai pensato che una ragazza fosse bella, mentre quel ragazzo per lui era dannatamente perfetto.

*
Era tornato varie volte in biblioteca da quel giorno, sperando di poterci trovare il misterioso bellissimo ragazzo.
Il suo desiderio veniva ogni volta esaudito, infatti il biondino era sempre seduta alla stessa poltrona con gli stessi capelli perfetti.
Ormai Thomas non leggeva neanche più un libro, andava lì solo per lui. Per guardarlo, per sognare di tenergli la mano, per sognare di baciarlo.
Pensò che probabimente doveva averlo notato, dato che erano due settimane che lo fissava.
Ad un certo punto un ragazzo, che sembrava cinese o qualcosa del genere, si avvicinò al biondo urlando quello che doveva essere il suo nome.
"NEWT!"
Li vide da lontano salutarsi con un abbraccio e Thomas giurò di aver immaginato la morte del cinese diverse volte.
Quindi il suo nome era Newt. Strano ma bellissimo.
Gli si addiceva proprio.

*
Passavano i giorni e Thomas andava sempre più spesso in biblioteca.
Pensò che, quella che era iniziata come attrazzione sessuale, stava diventando qualcosa di più.
Non riusciva a capire come aveva potuto innamorarsi di uno sconosciuto.
Eppure ogni volta che lo vedeva voleva baciarlo, abbracciarlo.
Si ripromise che lo avrebbe protetto a qualsiasi costo da ogni male che provava ad avvicinarsi a lui.
E così fece.
Thomas aveva finalmente iniziato a vivere.-


Le lacrime che scendevano dai suoi occhi si confondevano con le lacrime di Dio.
Pioveva, così tanto da crepare il suolo ad ogni goccia.
La strada verso casa non era mai stata così lunga, e la presa stretta della madre non aiutava la situazione.
Il suo cuore voleva smettere di battere, ma ad ogni stretta batteva sempre più forte, e faceva male.
Finalmente la porta della villa bianca si materializzò davanti a loro e Thomas fu quasi tentato di scappare, ma non lo fece.
L'interno della casa era sempre lo stesso: regale e perfetto. Il contrario delle persone che la abitavano.
Si sedettero su due poltrone faccia a faccia.
La madre aveva lo stesso sguardo schifato che poco prima aveva riservato per Sonya e Newt, ma ora si poteva vedere tutto l'odio che provava per il figlio.
"Mamma.." provò ad iniziare un discorso ma la madre si alzò e lo zittì con una sberla.
"Non parlare Thomas. Non voglio più sentire la tua voce!" si allontanò lentamente per poi fargli strada verso l'Inferno.
Non ebbe neanche bisogno di un "Seguimi" per far alzare il ragazzo, ormai abituato a questa routine.
L'Inferno si avvicinava e con lui anche i suoi demoni.

*
Il seminterrato era freddo, buio, spaventoso.
Ma Thomas non aveva paura del buio, ma di quello che ci si nascondeva dentro.
Ogni secondo erano più vicini a quella stanza, ogni secondo il suo cuore era più vicino a esplodere per il dolore.
La porta, che si confondeva con il nero delll'oscurità, venne aperta e si sentì lo strano cigolio che copiano nei film horror. Solo che questa volta era tutto reale.
Suo padre stava seduto su una sedia in fondo alla stanza, una piccola luce gli illuminava il viso, mentre tutto il resto cadeva nel buio.
Stava preparando l'occorente per soddisfare i suoi desideri malati. Thomas era il centro di questi.
"Coricati." la madre lo portò a una brandina vicino al padre e lo legò a quest'ultima.
Prima di andarsene nell'angolo degli spettatori, la madre chiuse la bocca di Thomas con del nastro adesivo, in modo da non sentire i suoi lamenti.
Il padre si avvicinò con la luce al viso del figlio, che era pieno di lacrime.
Lo squadrò per bene e gli disse le ultime parole prima di iniziarlo a picchiare.
"Sei un piccolo frocio di merda"
Thomas chiuse gli occhi e incassò ogni colpo che gli veniva inflitto.
Anche in quel momento, in cui la sua vita era in pericolo, continuò a pensare a Newt.
"Picchiarmi non cambierà il fatto che lo amo." volle quasi urlarlo, ma continuò a farsi picchiare.
Finchè non cadde nell'oscurità.

*
Thomas non era quel tipo d persona che si alzava quando vedeva sorgere il sole, anche perchè nella sua stanza buia il sole non si vedeva.
Stava preparando varie borse, se ne stava andando.
Aveva preso un bel po' di soldi dalla cassaforte di suo padre, non se ne sarebbe accorto data la quantità che ne possedeva.
Non avrebbe lasciato i suoi genitori decidere chi doveva amare, cosa doveva fare nella vita.
Le ferite che gli ricoprivano il corpo bruciavano ancora, ma il bruno non voleva sentirle.
Prese le sue borse, aprì per la prima volta da tanto tempo le persiane e la luce quasi spaccò le pareti di quella stanza.
Guardò un'ultima volta la parete piena di crepe e sospirò un "Vaffanculo."
Poi si diresse verso il bosco, senza pensare ad altro se non a Newt.




A/N: note dell'autrice:
Salveee pivelli, 
ecco il capitolo più angst della storia, scusatemi.
Con tanta pazienza alla fine sono riuscita a partorire questo capitolo, ancora due
e la storia finirà (purtroppo?)
Voglio ringraziare le culopesche per sopportarmi ogni giorno.
Un grazie speciale va a Volk che ha letto per prima questo capitolo<3
Grazie a tutti coloro che leggono questa storia.
Un bacio,

Dalia
   
 
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