7.
Funzioni straniere
-Elydet-
Elydet era abbastanza
soddisfatta del suo aspetto quella mattina.
I
capelli erano ben spazzolati, la veste era una delle migliori che aveva e, come
sempre, era in anticipo sulle due confusionarie che divedevano la camera con
lei. Ormai erano due settimane che prendevano lezione dai nobili funzionari del
Divino, la loro vita procedeva senza
mancanze o privazioni che, nonostante le condizioni del regno, il Sommo si impegnava a non far gravare su
di loro, ma sua sorella e la sua amica avevano comunque qualcosa per cui
lamentarsi.
<<
Dai, Irmy, ti prego >> pigolò Selyan implorando << Io sono venuta
al tempio con te la settimana scorsa, oggi tocca a te venire con me. Non puoi
lasciarmi sola con Keira di nuovo! Già a lezione è insopportabile, mi ruba le
cose, mi macchia i fogli per non farmi leggere quello che c’è scritto e risponde
alle mie domande facendomi sembrare più
incapace di quello che già sembro da sola. Non puoi abbandonarmi così! >>
La discussione andava
avanti ormai da una buona mezz’ora e nessuna delle due era pronta per uscire. A
volte Elydet si chiedeva chi fosse realmente la più grande in quella camera.
Era il giorno
settimanale dedicato alle “funzioni
religiose in tempio straniero”, come lo definiva Irmelin. Il Nobilissimo, Stupendissimo, Sovrano aveva stabilito che, oltre alle lezioni e alle
funzioni di Dalia, le ragazze avrebbero dovuto seguire almeno una volta a
settimana una delle loro funzioni.
La Vecchia, nella sua immensa stupidità,
aveva provato a protestare dicendo che
non aveva senso che seguissero le funzioni dedicate a un Dio che non
conoscevano, ma Il Figlio dell’Intelligenza
era stato irremovibile e l’aveva zittita dicendo che, se proprio volevano
ostinarsi a restare ignoranti sulla religione del regno che le ospitava,
potevano almeno cogliere l’occasione per imparare al meglio la loro lingua ascoltando
parole che non erano di uso comune nella vita quotidiana.
Era
assolutamente intelligente oltre ogni limite.
<<
Se ti fa i dispetti è colpa tua che non hai ancora imparato a sputarle in
faccia e prenderla a schiaffi ogni volta che il vostro nobile e pomposo insegnante
si gira dall’altra parte >> le rispose Irmelin seria prima di cominciare
a urlare << Stiamo parlando della
mia nemica giurata! Non puoi chiedermelo! La scorsa settimana ti ho trascinato
con me, è vero, ma c’era tua sorella seduta accanto a noi e sei stata ben
felice di lasciare sola Keira, se non ricordo male. Tu mi vuoi portare nella
fossa dei leoni senza motivo! >> sbottò imbronciata.
<<
Lo so, ma non posso non andare neanche a una funzione da quelle parti. Ti giuro
che non te lo chiederò mai più e dalla prossima volta andrò da sola. Per
favore! >>
<<
Perché non vuoi venire con noi? >> chiese esasperata la sacerdotessa del
vento << Il re ha detto che non gli importa in quale tempio andiamo
purché si segua almeno una delle loro- >>
<<
Il Divino >> la interruppe
Elydet per spiegare a tutte e due per la
centesima volta il motivo del suo fermo rifiuto <
<<
Cosa vuoi che importi al re di tua sorella? >> chiese Irmelin sempre più
arrabbiata.
<<
Il suo insegnante si lamenterà con lui
e Il sovrano ha già tanti pensieri
essendo a capo di un regno che ha subito la sventura da poco. Non è il caso che
anche noi gli diamo preoccupazioni, Povero
Figlio del creato in difficoltà >>
<<
Allora, vai tu con lei >> la sfidò Irmelin.
<<
Ti ho appena detto che non intendo dare preoccupazioni al re andando nel tempio
sbagliato. Ovvio che non ci vado! >> disse Elydet irremovibile.
Per
sua sfortuna, Elydet si era lasciata sfuggire un dettaglio che alla
sacerdotessa del vento non era sfuggito << Ieri abbiamo sentito Lina
raccontare alla sua stupida amica, vacca
dai capelli rossi, che aveva visto
il re al tempio della nobile Ismene. Io credo che sua maestà cerchi di fare la
sua presenza in entrambi i templi, non credi? Questa settimana non ha ancora
avuto occasione di presentarsi al tempio della Guarigione, quindi la logica
suggerisce che... >> le suggerì lasciando a metà la sua frase.
Il cervello Elydet si
bloccò come se fosse stata appena colpita da un fulmine.
Poteva andare nel tempio sbagliato pur di
vederlo?
Poteva rischiare di
farlo arrabbiare pur di passare una buona mezz’ora a contemplarlo ?
Ma
il Perfettissimo
non poteva arrabbiarsi per così poco e, sicuramente, aveva il pregio del
perdono e della tolleranza verso gli errori che non arrecavano danno a nessuno
<<
Sel, ti accompagno io! >> urlò all’improvviso << Tu puoi andare,
Irmelin, grazie, non ci servi. Sel, ti voglio pronta tra un minuto. Se in quel
tempio comanda il braccio destro della Divina
Luce, allora il re andrà sicuramente lì stamani e noi non possiamo arrivare
in ritardo e fare brutta figura davanti ai suoi regali occhi. Sbrigati! Ti concedo un minuto di tempo per vestirti,
e sono già magnanima! >> tagliò corto spazzolandosi di nuovo i capelli e
controllandosi allo specchio.
Sua
sorella era ancora immobile con la veste in mano e mille pensieri, sicuramente
inutili, per la testa. Come doveva farle capire che non voleva fare tardi?
<<
Sto aspettando >> le ricordò con le mani sui fianchi.
Finalmente
si arrese sospirando e cominciò a collaborare << Irmy, hai vinto, vado
con Ely >>
<<
Certo, come se potessi andare da sola in mezzo a quel branco di lupi famelici >>
commentò Irmelin acida << Ma me la pagherai, Selyan >>
Quando
finalmente riuscì a trascinarle al tempio, scoprì che Keira era già seduta su
una delle panche più vicine all’altare. Il fatto che oltre a lei ci fossero
solo una decina di persone la tranquillizzava, non erano in ritardo, ma sapere
che Keira era arrivata prima di loro le fece ribollire il sangue nelle vene
dalla rabbia. Era tutta colpa di quelle due!
<<
La vecchia ha lasciato sola la sua
cara nipotina? Secondo voi ha paura che il Nobile-ombra-antipatica-del-re la
maltratti anche nel mezzo di una funzione sacra? >> chiese Irmelin
ridacchiando.
Da
quando Selyan tornava ogni girono dalla lezione lamentandosi degli insulti e
dei rimproveri che riceveva, Irmelin aveva allungato la sua lista di
appellativi improbabili per il nobile Neithel. Elydet non lo trovava giusto.
Irmelin sapeva benissimo che l’intelligenza di sua sorella era discutibile, più
che mai negli ultimi tempi. Non aveva senso insultare i funzionari del Sommo rischiando che qualcuno le
sentisse e… non riusciva nemmeno a immaginare il dispiacere e il disappunto sul
perfettissimo viso mentre le sgridava per aver
mancato di rispetto a un suo funzionario. Doveva assolutamente farla smettere
<<
Irmy! Non dire assurdità per favore, qui rimbomba tutto >> la implorò
Selyan in uno dei suoi rari lampi di furbizia subito distrutto dalla domanda
successiva << Secondo voi dove dobbiamo sederci? >>
<<
Ovviamente avanti >> rispose Elydet senza neanche fermarsi << Non
sono venuta fino qui per vedere il re da lontano. Mettiamoci dietro Keira >>
<<
Sei impazzita?! Che idea malata è questa? >> sbraitò Irmelin senza
curarsi di rispettare il silenzio di quel posto.
<<
Irmy, non gridare qui dentro. Il Sommo
potrebbe offendersi se profani i suoi templi sacri >> la sgridò la più
piccola prima di spiegarle quello che aveva in mente << I posti più
avanti, da queste parti, sono riservati alle alte cariche. Non so se Keira
abbai stupidamente occupato anche la scorsa settimana una delle prime panche
perché si ritiene pari ai nobili di questo regno, ma non possiamo dimostrare
agli altri che noi sappiamo come comportarci e non l’abbiamo avvertita. Meglio
far credere a un errore involontario di tutte, non vi pare? >>
Selyan
non era convinta << Perché se restassimo sul fondo la gente non potrebbe
pensare che lei ha ignorato la buona educazione di sua volontà? >>
<<
Ti ho già detto che sono venuta qui per vedere il re da vicino, o sbaglio? >>
chiese Elydet scocciata << mi serve una scusa plausibile, Selyan. Andiamo
a sederci e basta discutere >>
Raggiunsero
la loro indesiderata compagna e si sedettero in silenzio sulla panca dietro la
sua.
<< Voi tre vi
muovete sempre in gruppo come le pecore? >> chiese Keira senza neanche
degnarsi di girarsi per parlare con loro.
Non
risposero alla domanda, ma si udì il chiaro bisbiglio di Irmelin << Sel,
me la paghi. Ti giuro che me la paghi >>
<<
Zitte adesso >> ordinò di nuovo prima che le altre due inveissero contro
la nipote della Somma Sacerdotessa ricevendone solo guai da Dalia e dal Potente Sovrano.
Keira ridacchiò alle
parole di Elydet, ma lei non diede segno di aver sentito e le altre due si
distrassero fissando qualcosa su un lato dell’ immensa sala.
Meglio così. Finchè
guardavano le rifiniture del tempio non potevano creare problemi e, se il Figlio di Dio le avesse viste in
quelle circostanze, non avrebbe potuto che essere orgoglioso del fatto che i
suoi templi erano ammirati dalle straniere. O almeno, così sperava Elydet.
Tutto lì sembrava di
alto pregio, le rifiniture delle statue di marmo bianchissimo che risaltava sul
colore scuro delle pareti, i decori sui muri sembravano addirittura d’oro e le
vetrate erano tra le più colorate che avesse mai visto. Era un posto
assolutamente unico, a parere suo, ma le metteva addosso un senso di
inquietudine che non sapeva spiegarsi. Era come se si sentisse fuori posto lì
dentro. Decisamente, il Grande Re
aveva scelto bene il posto adatto a lei, e non era quello.
Irmelin però non
guardava le rifiniture e l’architettura, avrebbe dovuto aspettarselo. Guardava
attentamente la schiera di uomini misteriosamente avvolti nei loro mantelli
scuri immobili lungo la parete laterale. Sembravano statue scolpite nella dura
pietra da quanto erano fermi.
Non era neanche sicura
che respirassero. Avevano tutti un pesante cappuccio scuro sulla testa
abbassato fino a coprire anche il viso, le braccia erano incrociate e le mani
sparivano all’interno delle maniche. Niente di quegli uomini era visibile.
La
gente continuava a entrare nella grande sala, ma nessuno si curava di loro e loro
altrettanto. Restavano fermi al loro posto invisibili a tutti tranne a Irmelin
e, purtroppo, anche a sua sorella.
<<
Smettete di guardarli >> sibilò decisa.
<<
Chi sono? >> chiese Irmelin.
<<
Rinnegati >> rispose Selyan << La gente li chiama incappucciati. Sono peccatori con gravi
crimini sulla coscienza che hanno chiesto protezione al tempio >>
<<
Farabutti?! >> chiese lei incredula.
<<
Basta! >> si intromise di nuovo Elydet cercando di non farsi sentire
dalla gente intorno.
<<
Sì, Irmy, si coprono così per nascondersi agli occhi della gente e degli Dei.
Credo restino in questo tempio per dare al Dio la possibilità di guarire la
loro anima. Non ricordo la spiegazione precisa >>
<<
Sei proprio stupida, Selyan >> si intromise Keira voltandosi verso di loro
<< Non riesci neanche a ricordare le funzioni del tempio governato dal
tuo insegnate. Mi vergogno per te >>
Un
coro di voci femminili accompagnato da chissà quale strano strumento musicale
cominciò a cantare costringendo Keira a girarsi dal lato giusto e togliendo a
Selyan la possibilità di risponderle a tono, ma non fu sufficiente a coprire il
bisbiglio di Irmelin
<<
Ti giuro che pagherai per avermi costretta a sopportarla più dell’inevitabile >>
<<
Cosa devo fare per farvi stare zitte? >> bofonchiò Elydet con
un’occhiataccia << Devo ripetervi come funziona se qui ci sono lamentele?
Fate silenzio. Non voglio che il Potente
si lamenti di noi >>
<<
O di te? >> la prese in giro Selyan.
<<
Per mia sfortuna, sono sempre con voi, quindi la vostra vergogna è la mia
vergogna. E adesso state zitte >>
Irmelin
si girò di nuovo dalla parte degli incappucciati, sicuramente, più per evitare
di incrociare lo sguardo di sua sorella e scatenare nuove chiacchiere, che per guardare la fila
di statue viventi e Selyan si concentrò attentamente sulle venature dello
schienale della panca davanti alla loro. Forse poteva ritenersi soddisfatta e
tirare un sospiro di sollievo.
<<
Posso sedermi accanto a voi? >> chiese una voce all’improvviso.
Irmelin
si spostò con malgrazia tirandola per una manica
mentre lei non riusciva a credere ai suoi occhi << A… a… altezza… >>
<<
Ho fatto tardi >> le rispose il Figlio
della semplicità.
*********************************************************************************************************
-Selyan-
<<
Ma… perché… perché… >> la Elydet non riusciva a fare altro che balbettare
guardando il trono sull’altare dove, secondo i suoi piani, avrebbe dovuto
sedersi il re
<<
Davanti a Dio, il re non vale nulla, Elydet >>
Selyan rimase stupita
da quella frase.
Era la verità o voleva
controllarle di persona perché nessun altro si era preso la briga di farlo?
Ne avrebbe parlato con
Irmelin una volta in camera loro, e magari anche in assenza di sua sorella.
Cercava disperatamente
di seguire quello che accadeva sull’altare.
Ci provava, ma non
sopportava più quel tipo di cose. Le funzioni religiose non avevano più il
potere di catturare la sua attenzione da tempo, ormai.
Irmelin le tirò un
lembo della veste e le indicò Keira con un cenno della testa.
Sembrava non perdere
una parola di quello che dicevano o facevano, cosa aveva di strano?
Eppure, l’occhiata
esasperata di Irmelin era quella che le lanciava ogni volta che si lasciava
sfuggire qualcosa di ovvio e ridicolo.
Uno strano profumo la
distrasse dal mistero dell’interesse spropositato di Keira.
Che accidenti usavano da quelle parti? Perché
le bruciavano gli occhi?
<<
Perché la Vecchia non ha mai usato una cosa così profumata? >> chiese
Irmelin stupita.
Stava per risponderle
qualcosa, ma si rese conto che le bruciava anche la gola.
Non voleva tossire e
fare rumore davanti a tutti. Avrebbe finito per attirare l’attenzione di nuovo.
Forse poteva ignorarlo e aspettare con pazienza che passasse.
Qualcuno da qualche
parte aveva cominciato a suonare quella che era quasi sicura fosse un’arpa e fu
un coro maschile a cantare questa volta.
Irmelin capì prima che
lei si rendesse conto di quello che stava accadendo, la prese per un braccio
trascinandola fuori da quella sala e lasciando Elydet a bocca aperta accanto al
re.
Nonostante
la lunghezza assurda della navata che avevano dovuto attraversare, erano
arrivate fuori dalle porte in un attimo
<<
Mi ha dato fastidio quell’odore >> si giustificò lei cominciando a
tossire finalmente libera.
<<
Alla gola, forse >> la corresse Irmelin asciugandole il viso con la
manica della sua veste.
<<
Anche agli occhi >> insistette lei allontanandola.
<<
Questo possiamo raccontarlo a tutti gli altri e possiamo anche usarlo come
scusa per non tornare più lì dentro >>
<<
Come l’hai capito? >> le chiese più triste che sorpresa << Io
credevo di averlo solo immaginato >>
<<
Ehi, credi di essere l’unica con un buon orecchio da queste parti? Comunque, anche
io credevo di aver solo immaginato di dover odiare quel maledetto nobile e
invece lui è insopportabile e il suo tempio porta sfortuna. Avrei anche
scommesso una vita di schiavitù sul fatto che fosse stonato, dannazione! >>
Irmelin
cercava di distrarla come sempre e di tirarle su il morale con qualche
stupidaggine. Doveva cercare di calmarsi.
<<
Forse abbiamo sentito male, non era poi così simile, forse… >>
Ma
la sua amica interruppe le sue assurde congetture << Dalla prossima volta
vieni con noi e non discuti. Solo per un po’ >>
Annuì
incapace di rispondere per via della tosse e della tristezza che non voleva
abbandonarla << Secondo te quanto dura? >>
<<
Non ne ho idea, ma possiamo aspettare Ely sedute sul bordo di quella fontana
all’ombra se non muori soffocata nel frattempo >>
Accettò la sua
proposta. Irmelin chiacchierava di quanto faceva caldo in quel regno, di quanto
avesse cercato ovunque un uomo che rispettasse i suoi ideali e tante altre
cose. Selyan sapeva che lo faceva per cercare di distrarla da quello che era
successo.
Non
era giusto che si desse sempre tanta pena per lei << Calmati, Irmy. Sto bene >>
<<
Oh, non direi proprio! Vorrei chiederti come funziona la questione degli impalati al muro lì dentro, ma non credo
che riusciresti a fare un discorso completo con quella accidenti di tosse.
Appena arriviamo a palazzo cerchiamo qualcuno che sistemi le cose >>
<<
Io spero passi prima >>
<<
Mmm… ne dubito fortemente. Sei più rossa di tua sorella quando ha visto il re
sedersi accanto a lei >>
Riuscì a farla ridere
e tossire ancora di più.
Per
sua fortuna non passò molto tempo prima che la gente cominciasse a uscire e
dopo decine e decine di facce sconosciute spuntò quella di sua sorella.
<<
Ely! >> chiamò Irmelin agitando le braccia in aria per farsi vedere
mentre le andavano incontro.
Lei
parlava con il suo re e non diede il minimo segno di averle sentite. Keira era
dall’altra parte del sovrano in silenzio e con aria assassina.
<< Selyan, va
tutto bene? >> chiese il re guardandola. Doveva avere ancora gli occhi
lucidi e le guance arrossate a giudicare dal caldo che sentiva sul viso e dalle
immagini sfuocate che vedeva.
<<
Mi dispiace per essere andata via così, Vostra Altezza. Non volevo mancare di
rispetto al vostro Dio, né alle vostre funzioni religiose. Credo di avere una
forte allergia a qualcosa che hanno usato >>
<<
Capsico. Mia madre aveva lo stesso problema, anche se più lieve. Scusate, devo
andare adesso >> tagliò corto raggiungendo un paio di guardie dall’altro
lato della strada e incamminandosi con loro.
<<
Le trovi proprio tutte per farti vedere. Non ti vergogni? >> sibilò Keira.
<<
Di stare male? >> chiese Selyan contrariata.
<<
Sei ridicola >> commentò la rossa prima di girare la sua altezzosa testa
e camminare lungo la strada a naso alzato come solo lei e sua zia sapevano
fare.
Selyan
era rimasta allibita da quella scena e non aveva ancora ripreso l’uso della
parola mentre Irmelin sputava insulti a più non posso.
<<
Stupida, pomposa, maledetta, idiota- >>
<<
Irmy >> la fermò Elydet acida << basta, Keira ha ragione >>
Selyan
e Irmelin restarono di sasso << Cosa?! >>
<<
Mi ha rubato le ultime parole del Re!
È un ingiusta traditrice! >>
urlò contro sua sorella << Perché non siete andate via da qui?! Ero la
persona più felice del mondo! Sarei tornata al palazzo con lui, accidenti!
Siete due maledette impiccione guastafeste! >>
Un
attimo di silenzio seguì le urla di Elydet prima che Irmelin sbuffasse
divertita << Sembri Dalia >>
<<
Non prendermi in giro! >> sbottò incamminandosi nervosamente verso il
palazzo mentre le altre due cercavano di raggiungerla.
<<
Dai, Ely! >> Implorò Irmelin al posto suo << Ti abbiamo lasciata
con il Divinissimo Potentissimo accanto, dovresti
ringraziarmi per aver portato via tua sorella >>
La
ragazza fermò la sua marcia per girarsi a urlarle contro con tutta la sua
rabbia << Ringraziarti?! Tutti ci hanno guardato per tutta la funzione e
lui non si avvicinerà più a me adesso! Vi odio con tutte le mie forze! >>
<<
Eravate una bella coppia >> commentò Selyan tra un attacco di tosse e
l’altro.
Elydet
rimase così stupita da quello che aveva detto sua sorella che, per un attimo,
si fermò a guardarla a bocca aperta << Cosa… cosa hai detto? >>
Irmelin
annuì << Ha ragione. Eravate una coppia perfetta. Per prima cosa, sei
dell’altezza giusta per lui e poi- >>
<<
Altezza? >> la interruppe Elydet
<< Da quando una donna si giudica in base all’altezza? >>
<<
Da quando fa coppia con il re, stupida >> la insultò la sacerdotessa del
vento << Lasciami parlare: la moglie del re non può essere più alta di
lui, è fuori questione. Il re non ha molte possibilità di correre questo
rischio, ma- >>
<<
Irmy, lui è l’altissimo! devo
ricordartelo? >>
<<
Se non mi lasci parlare, ti arrangi. E tu smetti di tossire una volta per
tutte! >> aggiunse rivolta a Selyan che aveva anche smesso di camminare
ed era di nuovo piegata in due senza fiato.
<<
Proprio perché è l’altissimo >>
riprese Irmelin << non può avere accanto una donna più alta e neanche
alta quasi quanto lui. Ma, d’altra parte, non può neanche avere accanto una
donnina minuscola e insignificante. Sua moglie sarà regina, maledizione, non
può essere gracile e piccola. Una regina è… maestosa >>
Voleva
assolutamente dire a tutte e due che probabilmente era il tipo di comportamento
che cercava di avere Keira poco prima, ma la tosse le rese quasi impossibile
parlare
<<
Keira? mi hai paragonata a quella racchia? >> chiese Elydet sempre più
arrabbiata.
<<
Sel, devi farti vedere da qualcuno >> le disse Irmelin riprendendo a
camminare tirandola per un braccio << Quella cosa ti ha dato al cervello.
La racchia non ha niente di paragonabile a nessuna di noi persone normali. Hai
visto come stava impalata sulla panca? Sembrava che qualcuno le avesse legato
un palo alla schiena. E poi ha sempre quel maledetto naso al vento. Perché lei
non si è intossicata come te? >>
La
risposta arrivò da Elydet << Forse perché era troppo persa a guardare
qualcuno per ricordarsi di respirare >>
<<
Te ne sei accorta! >> esultò Irmelin << Ho cercato di farlo notare
a tua sorella, ma non c’è stato verso e tu, nonostante la distrazione del re
vicino, te ne sei accorta? Sei il mio idolo personale >>
<<
Distrazione e Re non possono stare nella stessa frase, Irmy! Comunque, se ne sono
accorti tutti. Era impossibile non notarlo >>
Ma
per Selyan era ancora un mistero incomprensibile << Chi guardava? >>
<<
Ely, secondo te, la nobile Ismene riesce a farla tornare normale? Credi che
possiamo andare da lei? >>
<<
Irmy, mia sorella è così da sempre, non dire stupidaggini. Non esiste nessuno
sulla faccia della terra in grado di farla diventare una persona normale >>
<<
Nora! >> urlò Selyan per interrompere la conversazione anche se non
riuscì a dire altro.
<<
Ragazze! Ecco perché non vi ho visto stamani. Tarìc mi ha detto… Selyan, stai
peggio di quello che credevo >>
Si
affrettò a negare scuotendo la testa.
<<
Perché sei andata lì dentro? >> chiese ancora la nuova arrivata << Neith
non ti ha detto di stare lontana da quel posto? Dopo la sera in cui ci siamo
conosciute, non può non aver capito che sei allergica a quella pianta. Una
persona per bene ti avrebbe avvertito >>
Scosse
la testa di nuovo senza riuscire a parlare.
<<
Per quel che ne so, le ha detto il contrario >> le rispose.
<<
Quello stupido! Tieni, ho io quello che ti serve >> le disse frugando
nella sua borsa <
<<
Il re? >> chiese Elydet raggiante di felicità.
Nora
le passò una boccetta piena di un liquido del colore del miele prima di
rispondere a sua sorella << Tu devi essere Elydet del fuoco, giusto? Ti
ho vista qualche volta in giro, ma non ci siamo mai presentate >>
<<
No, infatti. Loro mi hanno parlato di te, ma non abbiamo mai avuto l’occasione
di presentarci di persona >>
Selyan
bevve l’intruglio che le aveva gentilmente portato l’amica del re. Diversamente
da quanto si aspettava, non era cattivo. Sapeva di miele e qualcosa che non
riconobbe, ma ebbe effetto immediato e tornò a respirare senza problemi in
pochi secondi.
<<
È la seconda volta che mi salvi,
Nora. Mi sdebiterò mai con te? >>
<<
In realtà sono quasi io a doverti ringraziare per la soddisfazione di veder
impazzire quel maledetto antipatico >>
<<
Ma… perché lo insulti così ? >> chiese Elydet confusa.
Sua
sorella sembrava abbattuta e Nora aveva espressione che a Selyan avrebbe
sembrava paura, ma non ne capì il motivo.
<<
Per una lunga serie di dispetti che mi è toccato subire >> rispose
l’amica del re in tono distaccato e composto.
Lei
non poteva capire Nora, ma poteva capire benissimo sua sorella: era delusa come
se le avessero appena detto che il re di cui era tanto innamorata, in realtà
era una persona orribile circondata da persone ancora più orribili di lui.
<<
Ely, se l’uomo più fidato del re è una brutta persona, non vuol dire che lo sia
per forza anche lui. Forse è solo un magnanimo sovrano che ha a cuore i propri
parenti anche se scorbutici >>
Elydet si riprese in
un attimo << Indubbiamente è così, Selyan. Smetti di dire ovvietà! >>
la sgridò offesa per la possibilità che Nora avesse capito della sua cotta, ma
rincuorata dal fatto che il re era davvero la persona stupenda che credeva.
<<
Ma certo che è così! >> intervenne Nora << E poi sono io la persona di cui Tarìc si fida di più in
assoluto, o non avrebbe mandato me a cercarvi >>
<<
Ti ha mandato il re?! >> chiese Irmelin stupita.
<<
Mi ha detto quello che le era successo e- niente scusate >>
<<
Cosa!? >> chiese Elydet prima di
riuscire a fermarsi << ti ha detto che l’ho importunato per tutta la
funzione? >>
<<
No, mi ha detto solo che aveva notato qualcosa di strano nella vostra compagna >>
<<
Keira? L’ha capito anche lui?! >> lo stupore di Irmelin era quasi
palpabile proprio come il suo desiderio di sentire una delle persone importanti
del palazzo che insultava la sua peggiore nemica. Doveva fermarla prima che
esagerasse.
<<
Cosa? >> chiese Nora.
<<
Che esiste >> rispose Selyan tagliando corto e provocando la risata
soddisfatta di Irmelin che la abbracciò anche urlando << È tornata normale, Nora, grazie! >>
<<
Figurati >>
<<
Cosa ti ha detto di quella scimmia? >> Irmelin aveva gli occhi luccicanti
di quando si emozionava. Sicuramente stava sperando in un insulto coi fiocchi
da parte del re per Keira.
<<
Irmy, lascia stare, facciamo tardi da Dalia >>
<<
Noi non andiamo da Dalia >> sbottò la sacerdotessa del vento << Ti
sei scordata che stai male? Ti hanno visto il re in persona e la sua migliore amica,
mi sembra che tu abbia abbastanza testimoni per startene in camera tua e aver
anche bisogno di me e Ely >>
<<
Mi fai passare per moribonda senza motivo >> protestò.
<<
Vuoi davvero affrontare la collera di quella capra stamani? >>
<<
Collera? >> chiese confusa.
<<
Nora, l’effetto di quella cosa va a ondate? Possibile che sia già svanito? >>
domandò Irmelin tastandole la fronte per controllare che no avesse la febbre.
<<
Era solo un lenitivo per la gola sinceramente >> rispose la ragazza
dubbiosa mentre guardava la boccetta vuota che aveva in mano come se si
aspettasse di trovarci dentro chissà quale risposta.
<<
Non hai niente per lo stato di ubriacatura che quel diamine di profumo le ha
provocato? >> insistette Irmelin.
<<
Non so… posso controllare >>
<<
Stai tranquilla >> si intromise Elydet << Irmelin esagera sempre e
mia sorella sta benissimo. È solo dannatamente tarda nei
ragionamenti >>
<<
Tu andresti d’accordo con quell’impiastro, lo sai? >> disse Nora
ridacchiando.
<<
Keira?! >> urlò Irmelin spaventata e eccitata al tempo stesso dall’aver
finalmente sentito un insulto.
<<
Non conosco quella ragazza, parlavo di Neith. L’ho sentito dire la stessa cosa
di Selyan >>
L’eccitazione
svanì dal suo viso e fu sostituita dall’aria di rimprovero con le mani sui
fianchi e gli occhi stretti che le
rivolgeva ogni volta che faceva una stupidaggine << Una settimana di lezioni e ti sei
già fatta riconoscere? Non ti vergogni? >>
<<
Sono bastati due giorni perché si lamentasse con Tarìc, veramente >> la
corresse l’amica del re.
<<
Nora, mi stai facendo vergognare come compenso per avermi aiutato di nuovo? >>
le chiese Selyan.
La
ragazza si scusò ridendo e disse di dover portare a termine alcune questioni
importanti. Selyan aveva la netta sensazione che fosse scappata da loro e dalle
loro conversazioni, ma decise di non sollevare la questione. Non era il caso di
parlarne in mezzo ai corridoi del palazzo.
<<
Adesso posso sapere cosa ha fatto Keira? >> chiese mentre entrava per
prima nella loro stanza e andava a sedersi sul suo letto.
<<
Quella capra maleducata! >> sbottò Elydet prima di cominciare a
borbottare la solita solfa sul comportamento scorretto che avrebbe potuto
innervosire il suo intoccabile sovrano.
<<
Di sicuro adesso tutta la nobiltà sa cosa sta tramando nella sua stupida testa >>
sentenziò Irmelin prima di puntare un dito in faccia a Selyan << Tu devi
andare a lezione domani! Cascasse il mondo, se anche tu fossi moribonda, devi
andare! E poi devi raccontarmi tutto. Guarda attentamente la sua faccia mentre
la sgridano, guarda bene la ruga profonda che le viene sulla fronte ogni volta
che si vergogna e anche il labbro storto del risentimento mentre la insultano.
Oh Dea! Posso andare alla tua lezione al posto tuo domani? Ti prego! >>
Non
poté trattenersi dal ridere all’immaginare l’impaziente Irmelin a tenere testa
agli insulti continui del suo insegnante. Avrebbe scommesso qualunque cosa sul
fatto che Irmy avrebbe sopportato pazientemente senza ribellarsi pur di non
perdersi un rimprovero all’odiosa nipote di Dalia. Avrebbe pagato anche con la
vita per vedere l’umiliazione pubblica di Keira, ne era certa.
<<
Come ha fatto a non capire che doveva cedere al re la panca più avanti?! La Dea
non le ha dato cervello quando è nata >> commentò decisa.
<<
Sel, tu non hai capito una cosa molto più ovvia di quella che non ha capito
lei. Nessuno ha pensato al posto sulle panche! >> le urlò sua sorella
<< Sei senza speranza! >>
<<
Non sei neanche lontanamente giustificabile dopo tutto questo tempo senza
averlo capito >> commentò Irmelin << È
innamorata persa! Per questo non ha visto il riccone accanto a lei offrire il
suo posto al re e poi guardarla sdegnato perché non aveva fatto la stessa cosa
proprio lei che era sul posto più esterno della panca >>
<< Innamorata? Di chi? >>
chiese sorpresa.
<<
Irmy, accidenti, non dirglielo! >> urlò Elydet mettendosi in mezzo a loro
<< Poi non riuscirebbe a far finta di niente, lo sai! Riderebbe di
continuo, il nobile Neithel si arrabbierebbe e si lamenterebbe con il Sommo! È
sempre la stessa storia, Selyan non deve in nessun modo farlo innervosire più
di quanto non faccia con le sue scarse doti mentali, lo capisci o no!? >>
<<
Io non capisco il nesso tra le due cose >> protestò Selyan prima che
Irmelin perdesse la pazienza e le spiegasse la situazione.
<<
Tu non capisci mai niente! Keira è innamorata del vostro maestro! >>
<<
Ma Keira si innamora del primo che passa senza problemi >> banalizzò lei
senza dare importanza alla cosa <
Le
risate di Irmelin riempirono la stanza prima che Elydet le interrompesse
bruscamente con una domanda secca << Perché sei scappata? >>
<<
Ely, scherzi? Stavo soffocando >> le chiese sorpresa dal cambio di umore
improvviso di sua sorella
<<
Sappiamo tutte e tre che potevi risolvere da sola la cosa, perché sei scappata?
>> insistette.
<<
Non posso guarirmi da sola, lo sai >>
Ma
lei non si arrese e non ammorbidì il suo tono << Perché sei scappata? >>
<<
Quante volte vuoi chiederlo? >> le chiese annoiata.
<<
Finché non risponderai >>
Non
poteva dirle la verità, non poteva ammettere quello che aveva solo pensato in
quel tempio << Non si risolveva >>
La
sua bugia fece esplodere sua sorella come mai si sarebbe aspettata << Prima
mi rubi le attenzioni del re e poi non vuoi rispondermi! Vado da Dalia, voi
fate quello che volete, tanto non mi considerate mai! >>
Doveva
calmarla, anche se non sapeva proprio come, e tentò di essere sincera con lei
<< Ely, aspetta. Davvero, non so perché non ci riuscivo. Ci ho provato e
poi c’era altro, hai ragione, ma… era una cosa stupida e mi vergognavo ad
ammetterlo >>
<<
Però lei lo sa! >>
Non
sapeva affrontare la gelosia di Elydet, né la situazione che si era venuta a
creare. Non poteva dirle quello che era successo, non poteva dirlo a nessuno,
neanche a sé stessa. Era troppo.
Fu
Irmelin a salvarla << Io l’ho capito prima di lei. Se non l’avessi tirata
via, non sarebbe mai uscita da quella stanza e sarebbe scoppiata a piangere
accanto al re. Mi è sembrata l’unica cosa da fare >>
<<
Vuoi un applauso perché hai capito mia sorella prima di me? >> la provocò
Elydet per niente interessata a quello che le aveva detto.
<<
Uno di loro aveva la voce simile a quella di… beh, la sua >> spiegò Irmelin.
Non
c’era altro da dire. Il silenzio nella stanza indicava chiaramente che Elydet
aveva capito e a lei restava solo il compito di non farsi atterrare di nuovo da
quel pensiero. Non davanti a sua sorella.
<<
Ma non è vero, io non l’ho sentito >> protestò Elydet.
<<
Ma io lo sento ovunque >> rispose lei lottando di nuovo con le lacrime
che non volevano saperne di stare al loro posto.
<<
Io ho avuto la stessa impressione, ho visto che guardava il coro con gli occhi
lucidi e l’ho portata via >> si giustificò Irmelin cercando di chiudere
la conversazione.
<<
Sel, devi trovare una soluzione, non puoi scoppiare a piangere per niente >>
la sgridò la sorella senza un minimo di pietà né comprensione << Non è
che per noi sia semplice la situazione, sai? Anche noi abbiamo perso la nostra
casa e la nostra famiglia. Devo ricordarti di chi sono figlia? Credi che non
soffra per la morte di nostro padre? Credi che non mi manchi mia madre, Selyan?
Stiamo tutte male, ma tu sei l’unica che da problemi >>
<<
Io non- >>
Elydet
interruppe la sua protesta svogliata urlandole contro con tutta la rabbia che
non aveva mai sfogato con nessuno << Sai che la metà di noi ha perso
almeno un familiare in guerra!? Ti sembra che- >>
<<
Ti ho detto milioni di volte che non voglio parlarne! >> le urlò
interrompendola << Lasciami in pace, se non riesci a sopportarmi e pensa
ai fatti tuoi! >>
<<
Certo, Selyan >> sbottò Elydet prendendo di nuovo la sua borsa dal letto
dove l’aveva buttata entrando << Penserò ai fatti miei. Non vuoi sentirti
dire che stai sbagliando e non vuoi capire che non sei l’unica che soffre.
Continua pure a cercare di avere tutte le attenzioni del mondo, così forse il
re si fermerà di nuovo a compatirti. Io vado dalla Somma Sacerdotessa come una
persona per bene, voi continuate pure a ritenervi superiori alle altre. Ci
vediamo a pranzo >>
*****************************
-Irmelin-
Irmelin
le fu addosso prima che la porta sbattesse e Selyan si aggrappò a lei cercando
di soffocare i singhiozzi << Era solo arrabbiata per la distrazione del
re, Sel, non lo pensa davvero. Calmati >>
<<
Ora… diranno… tutti… >>
<<
Nessuno dirà niente. Non piangere così >>
Selyan
non la ascoltò. Aveva bisogno di parlare anche se non ci riusciva.
<<
Cerco attenzioni anche qui… che voglio… mettermi in mostra e invece… >>
I singhiozzi si fecero
ancora più disperati e non riuscì a finire la sua frase, ma Irmelin sapeva
benissimo cosa voleva dire: invece non voleva altro che vivere nell’ombra in
modo che nessuno si accorgesse di lei.
Come aveva potuto
essere così stupida sua sorella?
E lei come aveva
potuto credere che sarebbe bastato distrarla con un paese nuovo per farle
dimenticare tutto? Si era illusa come una stupida.
Ora che Elydet aveva
distrutto il mondo in cui Selyan si era nascosta per tutto quel tempo, i
singhiozzi erano venuti fuori con tutta la loro forza.
Come avrebbe fatto a
calmarla?
Lei sapeva capirla,
sapeva divertirsi con lei, sapeva farla ragionare, sapeva anche distrarla, ma
non sapeva calmarla. Non aveva la minima idea di come fare e si sentiva
tremendamente in colpa. Forse era questo il problema.
Il suo senso di colpa
per quello che aveva fatto e non le aveva ancora detto le toglieva la
possibilità di trovare le parole giuste?
Forse, molto più
semplicemente, non esistevano le parole giuste per lei. Cosa avrebbe mai potuto
dirle per confortarla?
Non esistevano parole
per quello che era successo alla sua amica.
Ma lei decise che
avrebbe fatto tutto il possibile per rimediare al suo errore.
Irmelin avrebbe
seppellito il suo rimorso in fondo al cuore, lì dove aveva seppellito il
desiderio di dirle quello che aveva fatto. Nessuno doveva saperlo.
Avrebbe seppellito
tutto dove Selyan aveva seppellito la sua felicità, e avrebbe trovato la forza
di andare avanti per tutte e due. Doveva trovarla da qualche parte.
Doveva essere quello
scoglio che Selyan aveva perso e rimetterla in piedi. Per il suo bene, per il
bene delle loro stupide compari, per il bene di quel regno che le ospitava
e anche per alleviare
un po’ il senso di colpa che le attanagliava il cuore dal maledetto giorno in cui
tutto era cambiato.
La sacerdotessa del
vento aveva passato notti intere a pregare la Dea del loro ordine perché le
desse una risposta prima, e una soluzione dopo, ma non le aveva mai risposto.
Dubitava fortemente che il Dio di quel posto sarebbe stato migliore. Perché mai
avrebbe dovuto dare ascolto a una straniera di un’altra fede? Non avrebbe
trovato aiuto da nessuna parte, nessuno le avrebbe dato una mano e nessuno le
avrebbe dato una soluzione. Doveva risolvere le cose da sola come da sola aveva
sbagliato
<<
Ti giuro, Selyan, sulla mia vita e sulla mia discendenza, che andrà tutto bene
qui. Non so quanto tempo ci vorrà, ma le cose si sistemeranno >>
<<
No, Irmy… non è possibile… non… lui non… >>
<<
Lo so, Sel. Fai lo sforzo di credermi: qui staremo bene >> le disse
abbracciandola. Non era convinta neanche lei di quello che le stava
promettendo, ma lo voleva con tutta sé stessa e Selyan aveva bisogno che lei
apparisse sicura di quello che diceva.
<<
Io starei bene solo nel- >>
<<
Non dirlo, ti prego >> la interruppe. Odiava sentirle dire che avrebbe
trovato la sua pace solo nel girone più basso degli inferni della loro Dea. Le
avrebbe promesso qualunque cosa pur di calmarla << Ti prometto che andrà
bene, credimi. Lo sento con quel nuovo, accidenti di potere >>
<<
Allora sbagli e il tuo… nuovo… potere non vale niente! Sei tu che devi credere
a me quando ti dico… che per me… non può esistere niente di buono al mondo…
niente! Sai che non può esistere. Mi ero illusa che si fossero sbagliati tutti,
mi ero illusa di poter sfuggire a quel destino maledetto, mi ero… se io fossi
rimasta al mio posto… se non lo avessi mai incontrato… io non dovevo esistere,
Irmy! >>
Non sapeva assolutamente come calmare quel pianto
disperato.
Cosa faceva suo lui quando stava così? Cosa le aveva
detto quando era morto il povero Kerse? Aveva avuto almeno il tempo di
consolarla, o la guerra aveva tolto a lei il tempo di piangere e a lui quello
di consolarla? Avrebbe trovato il modo di calmarla anche dalla peggiore delle
disgrazie solo sfiorandole il viso, maledizione.
Forse
non doveva cercare qualcosa da dirle, doveva solo lasciare che lui parlasse con
lei di nuovo, per bocca sua.
<<
Sel, ti ricordi quando sei partita con tuo padre per la terraferma al nord
prima che tutto avesse inizio? Sei stata via meno di due giorni interi, hai
dormito fuori solo una notte, ma noi non sapevamo quando e se saresti tornata.
Tua zia aveva detto che forse Kerse voleva cercare il modo di nasconderti da
qualche parte laggiù e io ho parlato con Jonas quella volta. Era in condizioni
orribili. Si trascinava in giro per le stanze senza la capacità di ragionare e
ho provato a convincerlo a venire con me in paese per comprarti i dolci che ti
piacevano tanto per quando saresti tornata, anche se in realtà volevo solo che
mi desse una mano con la spesa che mi aveva ordinato di fare mia madre. Ho
tirargli una scarpa per attirare la sua attenzione perché era perso nel suo
mondo. Quando siamo arrivati in paese si è fermato al tempio, ha scritto
qualcosa sui fogli delle preghiere e è rimasto davanti al braciere sacro finchè
non l’ho minacciato di prenderlo a schiaffi se non si fosse mosso. Gli ho
detto: riesci a immaginare come sarebbe stato se tuo padre non l’avesse
adottata?L’ho visto sfilarsi di dosso l’arco che ti ha detto di aver perso nel
bosco e bruciare anche quello, apparentemente senza motivo. Gli ho chiesto se
fosse impazzito e sai cosa mi ha risposto? Che era grato alla Dea per averti
messa sulla sua strada e che il suo arco era ben misera offerta per
ringraziarla di ogni singolo istante che aveva potuto passare con te perché la
sua vita non avrebbe avuto nessun senso senza di te accanto. Adesso, sentirti
dire che vorresti non essere nata, mi sembra una terribile bestemmia nei suoi
confronti. Non avevo mai visto nessuno tanto convinto di quello che diceva >>
<<
E guarda cosa gli ho fatto >> protestò sconsolata.
<<
L’hai reso felice, Sel. E se la Dea ha deciso di essere spietata con voi, non è
certo colpa tua >>
<<
E di chi? >>
Se
aveva attirato la sua attenzione abbandonando la disperazione, il momentaccio
stava passando. Forse doveva provare a risollevarle il morale con qualche
stupidaggine prima che crollasse di nuovo
<<
Io non credo che la Dea abbia un motivo per fare quello che fa. In più, sai che
è Unica e Sola, quindi non ha marito. Sarà stata invidiosa di- >>
<<
Irmy, stai bestemmiando! >> urlò scuotendo la testa.
Ma
il pianto era finito. Non si era allontanata da lei e dal suo abbraccio, non
aveva calmato la sua voce, ma i singhiozzi erano finiti. Irmelin aveva troppa
poca fede nella Dea per ringraziarla e preferì ringraziare Jonas per averla
fatta smettere di piangere e nominare gli inferi facendole rizzare i peli sulla
nuca dalla paura.
<<
Ha ragione Ely, attiro le attenzioni di tutti e ho attirato anche quella della
Dea di Dalia >>
<<
Non l’hai attirata tu, la Dea è donna, Sel >>
<<
Smetti di bestemmiare, ti prego! Non farla arrabbiare di nuovo >>
<<
Mpf! Allora che mi mandi un marito se non vuole che mi arrabbi e la insulti di
nuovo >> le disse spingendola verso il lavabo perché si rinfrescasse il
viso arrossato.
<< Perché non
posso andare da lui? >> chiese all’improvviso gettando di nuovo Irmelin
in preda al panico che non poteva permettersi di mostrarle.
Perché era sempre così
maledettamente calma quando parlava di ammazzarsi?
Questa
volta le sue parole l’avevano fatta tremare violentemente e ringraziò la buona
sorte che aveva fatto in modo che Selyan restasse di spalle mentre parlava.
<<
Perché i suicidi vanno da un’altra parte, stupida! Sarete separati in eterno se
ti ammazzi >>
<<
E se fosse solo una credenza popolare? >>
<<
E se fosse la verità? >>
Non aveva altra
possibilità che quella per convincerla che non doveva fare idiozie.
Ovvio
che era una credenza popolare, lei per prima non aveva mai creduto a quella
stupidaggine, ma aveva bisogno che lei ci credesse e pregò la vecchia Dea di
Dalia insieme a tutti gli Dei del mondo che Selyan ci cascasse.
<<
Mi manca da morire >>
<<
Ci credo >>
Irmelin ebbe la netta
sensazione che la sua resa non fosse arrivata per volere di quella che ormai
per lei era la Dea delle disgrazie, ma poco le importava di Chi o cosa l’avesse
calmata.
Questa volta era
passata, ma quanto avrebbe resistito Selyan prima di crollare di nuovo?
Quanto tempo le
avrebbe concesso la Dea, che ormai non sopportava più, prima di mandarle
qualche altro tormento che non avrebbe potuto sopportare?
Irmelin era
preoccupata come mai in vita sua. Di non capire davvero quello che le passava
per la testa, di perderla di vista e di fallire miseramente nel suo tentativo
di aiutarla a sopravvivere alla sua disperazione. Cominciava a pensare che non
poteva più riuscirci da sola.
Dannazione! Elydet
doveva svegliarsi e aiutare sua sorella!
Ma sarebbe bastata
Elydet? Forse no.
La
sacerdotessa del fuoco non le sembrava per niente in grado di aiutarla.
<<
Secondo te possiamo uscire dal palazzo? >> le chiese Selyan guardando
qualcosa fuori dalla loro finestra e interrompendo i suoi pensieri.
<<
Ci è mai importato davvero di quello che potevamo o non potevamo fare? >> le rispose aprendo la porta e aspettando che
uscisse per prima.
Selyan aveva bisogno
di distrazioni e lei aveva bisogno di alleati. Doveva trovare al più presto
qualcuno che sapesse occupare il ruolo che Elydet non sapeva ricoprire.
Aveva
troppa paura di continuare ad affrontare la situazione da sola.
<<
Sel, ti avverto: ho intenzione di fare spese. Hai le tasche piene, vero? >>
le chiese prima di pensare ardentemente la cosa più simile a una preghiera che
la sua testa riuscisse a mettere insieme in quel momento:
Se
da qualche parte esiste una Dea o un Dio con una soluzione per le mani, che ce
la mandi subito se vuole che serva a qualcosa.
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