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Autore: Acer5520    25/10/2015    1 recensioni
È una storia di magia, maledizioni, guerre e amori impossibili, ma anche di amicizie indissolubili e folli. È la storia di una vita. Spero vi piaccia.
* * * * * * * * * * * * * *
Un potere smisurato, una maledizione, una promessa.
Il potere che scorreva nelle sue vene era antico come il tempo e devastante come solo il potere degli Dei poteva essere.
Ma lei non era una Dea. E non era neanche una semplice ragazza.
Sapeva solo che il peso sulla sua coscienza le impediva di vivere, che il suo potere unito ad una vecchia promessa le vietavano di morire e che non avrebbe più amato nessuno.
Quello che Selyan non sapeva era che, forse, si sbagliava in pieno.
Genere: Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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7. Funzioni straniere

 

-Elydet-

 

Elydet era abbastanza soddisfatta del suo aspetto quella mattina.

I capelli erano ben spazzolati, la veste era una delle migliori che aveva e, come sempre, era in anticipo sulle due confusionarie che divedevano la camera con lei. Ormai erano due settimane che prendevano lezione dai nobili funzionari del Divino, la loro vita procedeva senza mancanze o privazioni che, nonostante le condizioni del regno, il Sommo si impegnava a non far gravare su di loro, ma sua sorella e la sua amica avevano comunque qualcosa per cui lamentarsi.

<< Dai, Irmy, ti prego >> pigolò Selyan implorando << Io sono venuta al tempio con te la settimana scorsa, oggi tocca a te venire con me. Non puoi lasciarmi sola con Keira di nuovo! Già a lezione è insopportabile, mi ruba le cose, mi macchia i fogli per non farmi leggere quello che c’è scritto e risponde alle mie domande facendomi sembrare  più incapace di quello che già sembro da sola. Non puoi abbandonarmi così! >>

La discussione andava avanti ormai da una buona mezz’ora e nessuna delle due era pronta per uscire. A volte Elydet si chiedeva chi fosse realmente la più grande in quella camera.

Era il giorno settimanale dedicato alle “funzioni religiose in tempio straniero”, come lo definiva Irmelin. Il Nobilissimo, Stupendissimo, Sovrano  aveva stabilito che, oltre alle lezioni e alle funzioni di Dalia, le ragazze avrebbero dovuto seguire almeno una volta a settimana una delle loro funzioni.

La Vecchia, nella sua immensa stupidità, aveva provato a  protestare dicendo che non aveva senso che seguissero le funzioni dedicate a un Dio che non conoscevano, ma Il Figlio dell’Intelligenza era stato irremovibile e l’aveva zittita dicendo che, se proprio volevano ostinarsi a restare ignoranti sulla religione del regno che le ospitava, potevano almeno cogliere l’occasione per imparare al meglio la loro lingua ascoltando parole che non erano di uso comune nella vita quotidiana.

Era assolutamente intelligente oltre ogni limite.

<< Se ti fa i dispetti è colpa tua che non hai ancora imparato a sputarle in faccia e prenderla a schiaffi ogni volta che il vostro nobile e pomposo insegnante si gira dall’altra parte >> le rispose Irmelin seria prima di cominciare a urlare  << Stiamo parlando della mia nemica giurata! Non puoi chiedermelo! La scorsa settimana ti ho trascinato con me, è vero, ma c’era tua sorella seduta accanto a noi e sei stata ben felice di lasciare sola Keira, se non ricordo male. Tu mi vuoi portare nella fossa dei leoni senza motivo! >> sbottò imbronciata.

<< Lo so, ma non posso non andare neanche a una funzione da quelle parti. Ti giuro che non te lo chiederò mai più e dalla prossima volta andrò da sola. Per favore! >>

<< Perché non vuoi venire con noi? >> chiese esasperata la sacerdotessa del vento << Il re ha detto che non gli importa in quale tempio andiamo purché si segua almeno una delle loro- >>

<< Il Divino >> la interruppe Elydet  per spiegare a tutte e due per la centesima volta il motivo del suo fermo rifiuto < >

<< Cosa vuoi che importi al re di tua sorella? >> chiese Irmelin sempre più arrabbiata.

<< Il suo insegnante si lamenterà con lui e Il sovrano ha già tanti pensieri essendo a capo di un regno che ha subito la sventura da poco. Non è il caso che anche noi gli diamo preoccupazioni, Povero Figlio del creato in difficoltà >>

<< Allora, vai tu con lei >> la sfidò Irmelin.

<< Ti ho appena detto che non intendo dare preoccupazioni al re andando nel tempio sbagliato. Ovvio che non ci vado! >> disse Elydet irremovibile.

Per sua sfortuna, Elydet si era lasciata sfuggire un dettaglio che alla sacerdotessa del vento non era sfuggito << Ieri abbiamo sentito Lina raccontare alla sua stupida amica, vacca dai capelli rossi,  che aveva visto il re al tempio della nobile Ismene. Io credo che sua maestà cerchi di fare la sua presenza in entrambi i templi, non credi? Questa settimana non ha ancora avuto occasione di presentarsi al tempio della Guarigione, quindi la logica suggerisce che... >> le suggerì lasciando a metà la sua frase.

Il cervello Elydet si bloccò come se fosse stata appena colpita da un fulmine.

 Poteva andare nel tempio sbagliato pur di vederlo?

Poteva rischiare di farlo arrabbiare pur di passare una buona mezz’ora a contemplarlo ?

Ma il Perfettissimo non poteva arrabbiarsi per così poco e, sicuramente, aveva il pregio del perdono e della tolleranza verso gli errori che non arrecavano danno a nessuno

<< Sel, ti accompagno io! >> urlò all’improvviso << Tu puoi andare, Irmelin, grazie, non ci servi. Sel, ti voglio pronta tra un minuto. Se in quel tempio comanda il braccio destro della Divina Luce, allora il re andrà sicuramente lì stamani e noi non possiamo arrivare in ritardo e fare brutta figura davanti ai suoi regali occhi. Sbrigati! Ti concedo un minuto di tempo per vestirti, e sono già magnanima! >> tagliò corto spazzolandosi di nuovo i capelli e controllandosi allo specchio.

Sua sorella era ancora immobile con la veste in mano e mille pensieri, sicuramente inutili, per la testa. Come doveva farle capire che non voleva fare tardi?

<< Sto aspettando >> le ricordò con le mani sui fianchi.

Finalmente si arrese sospirando e cominciò a collaborare << Irmy, hai vinto, vado con Ely >>

<< Certo, come se potessi andare da sola in mezzo a quel branco di lupi famelici >> commentò Irmelin acida << Ma me la pagherai, Selyan >>

Quando finalmente riuscì a trascinarle al tempio, scoprì che Keira era già seduta su una delle panche più vicine all’altare. Il fatto che oltre a lei ci fossero solo una decina di persone la tranquillizzava, non erano in ritardo, ma sapere che Keira era arrivata prima di loro le fece ribollire il sangue nelle vene dalla rabbia. Era tutta colpa di quelle due!

<< La vecchia ha lasciato sola la sua cara nipotina? Secondo voi ha paura che il Nobile-ombra-antipatica-del-re la maltratti anche nel mezzo di una funzione sacra? >> chiese Irmelin ridacchiando.

Da quando Selyan tornava ogni girono dalla lezione lamentandosi degli insulti e dei rimproveri che riceveva, Irmelin aveva allungato la sua lista di appellativi improbabili per il nobile Neithel. Elydet non lo trovava giusto. Irmelin sapeva benissimo che l’intelligenza di sua sorella era discutibile, più che mai negli ultimi tempi. Non aveva senso insultare i funzionari del Sommo rischiando che qualcuno le sentisse e… non riusciva nemmeno a immaginare il dispiacere e il disappunto sul perfettissimo viso mentre le sgridava per aver mancato di rispetto a un suo funzionario. Doveva assolutamente farla smettere

<< Irmy! Non dire assurdità per favore, qui rimbomba tutto >> la implorò Selyan in uno dei suoi rari lampi di furbizia subito distrutto dalla domanda successiva << Secondo voi dove dobbiamo sederci? >>

<< Ovviamente avanti >> rispose Elydet senza neanche fermarsi << Non sono venuta fino qui per vedere il re da lontano. Mettiamoci dietro Keira >>

<< Sei impazzita?! Che idea malata è questa? >> sbraitò Irmelin senza curarsi di rispettare il silenzio di quel posto.

<< Irmy, non gridare qui dentro. Il Sommo potrebbe offendersi se profani i suoi templi sacri >> la sgridò la più piccola prima di spiegarle quello che aveva in mente << I posti più avanti, da queste parti, sono riservati alle alte cariche. Non so se Keira abbai stupidamente occupato anche la scorsa settimana una delle prime panche perché si ritiene pari ai nobili di questo regno, ma non possiamo dimostrare agli altri che noi sappiamo come comportarci e non l’abbiamo avvertita. Meglio far credere a un errore involontario di tutte, non vi pare? >>

Selyan non era convinta << Perché se restassimo sul fondo la gente non potrebbe pensare che lei ha ignorato la buona educazione di sua volontà? >>

<< Ti ho già detto che sono venuta qui per vedere il re da vicino, o sbaglio? >> chiese Elydet scocciata << mi serve una scusa plausibile, Selyan. Andiamo a sederci e basta discutere >>

Raggiunsero la loro indesiderata compagna e si sedettero in silenzio sulla panca dietro la sua.

<< Voi tre vi muovete sempre in gruppo come le pecore? >> chiese Keira senza neanche degnarsi di girarsi per parlare con loro.

Non risposero alla domanda, ma si udì il chiaro bisbiglio di Irmelin << Sel, me la paghi. Ti giuro che me la paghi >>

<< Zitte adesso >> ordinò di nuovo prima che le altre due inveissero contro la nipote della Somma Sacerdotessa ricevendone solo guai da Dalia e dal Potente Sovrano.

Keira ridacchiò alle parole di Elydet, ma lei non diede segno di aver sentito e le altre due si distrassero fissando qualcosa su un lato dell’ immensa sala.

Meglio così. Finchè guardavano le rifiniture del tempio non potevano creare problemi e, se il Figlio di Dio le avesse viste in quelle circostanze, non avrebbe potuto che essere orgoglioso del fatto che i suoi templi erano ammirati dalle straniere. O almeno, così sperava Elydet.

Tutto lì sembrava di alto pregio, le rifiniture delle statue di marmo bianchissimo che risaltava sul colore scuro delle pareti, i decori sui muri sembravano addirittura d’oro e le vetrate erano tra le più colorate che avesse mai visto. Era un posto assolutamente unico, a parere suo, ma le metteva addosso un senso di inquietudine che non sapeva spiegarsi. Era come se si sentisse fuori posto lì dentro. Decisamente, il Grande Re aveva scelto bene il posto adatto a lei, e non era quello.

Irmelin però non guardava le rifiniture e l’architettura, avrebbe dovuto aspettarselo. Guardava attentamente la schiera di uomini misteriosamente avvolti nei loro mantelli scuri immobili lungo la parete laterale. Sembravano statue scolpite nella dura pietra da quanto erano fermi.

Non era neanche sicura che respirassero. Avevano tutti un pesante cappuccio scuro sulla testa abbassato fino a coprire anche il viso, le braccia erano incrociate e le mani sparivano all’interno delle maniche. Niente di quegli uomini era visibile.

La gente continuava a entrare nella grande sala, ma nessuno si curava di loro e loro altrettanto. Restavano fermi al loro posto invisibili a tutti tranne a Irmelin e, purtroppo, anche a sua sorella.

<< Smettete di guardarli >> sibilò decisa.

<< Chi sono? >> chiese Irmelin.

<< Rinnegati >> rispose Selyan << La gente li chiama incappucciati. Sono peccatori con gravi crimini sulla coscienza che hanno chiesto protezione al tempio >>

<< Farabutti?! >> chiese lei incredula.

<< Basta! >> si intromise di nuovo Elydet cercando di non farsi sentire dalla gente intorno.

<< Sì, Irmy, si coprono così per nascondersi agli occhi della gente e degli Dei. Credo restino in questo tempio per dare al Dio la possibilità di guarire la loro anima. Non ricordo la spiegazione precisa >>

<< Sei proprio stupida, Selyan >> si intromise Keira voltandosi verso di loro << Non riesci neanche a ricordare le funzioni del tempio governato dal tuo insegnate. Mi vergogno per te >>

Un coro di voci femminili accompagnato da chissà quale strano strumento musicale cominciò a cantare costringendo Keira a girarsi dal lato giusto e togliendo a Selyan la possibilità di risponderle a tono, ma non fu sufficiente a coprire il bisbiglio di Irmelin

<< Ti giuro che pagherai per avermi costretta a sopportarla più dell’inevitabile >>

<< Cosa devo fare per farvi stare zitte? >> bofonchiò Elydet con un’occhiataccia << Devo ripetervi come funziona se qui ci sono lamentele? Fate silenzio. Non voglio che il Potente si lamenti di noi >>

<< O di te? >> la prese in giro Selyan.

<< Per mia sfortuna, sono sempre con voi, quindi la vostra vergogna è la mia vergogna. E adesso state zitte >>

Irmelin si girò di nuovo dalla parte degli incappucciati, sicuramente, più per evitare di incrociare lo sguardo di sua sorella e scatenare  nuove chiacchiere, che per guardare la fila di statue viventi e Selyan si concentrò attentamente sulle venature dello schienale della panca davanti alla loro. Forse poteva ritenersi soddisfatta e tirare un sospiro di sollievo.

<< Posso sedermi accanto a voi? >> chiese una voce all’improvviso.

Irmelin si spostò con malgrazia tirandola per una manica mentre lei non riusciva a credere ai suoi occhi << A… a… altezza… >>

<< Ho fatto tardi >> le rispose il Figlio della semplicità.

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-Selyan-

<< Ma… perché… perché… >> la Elydet non riusciva a fare altro che balbettare guardando il trono sull’altare dove, secondo i suoi piani, avrebbe dovuto sedersi il re

<< Davanti a Dio, il re non vale nulla, Elydet >>

Selyan rimase stupita da quella frase.

Era la verità o voleva controllarle di persona perché nessun altro si era preso la briga di farlo?

Ne avrebbe parlato con Irmelin una volta in camera loro, e magari anche in assenza di sua sorella.

Cercava disperatamente di seguire quello che accadeva sull’altare.

Ci provava, ma non sopportava più quel tipo di cose. Le funzioni religiose non avevano più il potere di catturare la sua attenzione da tempo, ormai.

Irmelin le tirò un lembo della veste e le indicò Keira con un cenno della testa.

Sembrava non perdere una parola di quello che dicevano o facevano, cosa aveva di strano?

Eppure, l’occhiata esasperata di Irmelin era quella che le lanciava ogni volta che si lasciava sfuggire qualcosa di ovvio e ridicolo.

Uno strano profumo la distrasse dal mistero dell’interesse spropositato di Keira.

 Che accidenti usavano da quelle parti? Perché le bruciavano gli occhi?

<< Perché la Vecchia non ha mai usato una cosa così profumata? >> chiese Irmelin stupita.

Stava per risponderle qualcosa, ma si rese conto che le bruciava anche la gola.

Non voleva tossire e fare rumore davanti a tutti. Avrebbe finito per attirare l’attenzione di nuovo. Forse poteva ignorarlo e aspettare con pazienza che passasse.

Qualcuno da qualche parte aveva cominciato a suonare quella che era quasi sicura fosse un’arpa e fu un coro maschile a cantare questa volta.

Irmelin capì prima che lei si rendesse conto di quello che stava accadendo, la prese per un braccio trascinandola fuori da quella sala e lasciando Elydet a bocca aperta accanto al re.

Nonostante la lunghezza assurda della navata che avevano dovuto attraversare, erano arrivate fuori dalle porte in un attimo

<< Mi ha dato fastidio quell’odore >> si giustificò lei cominciando a tossire finalmente libera.

<< Alla gola, forse >> la corresse Irmelin asciugandole il viso con la manica della sua veste.

<< Anche agli occhi >> insistette lei allontanandola.

<< Questo possiamo raccontarlo a tutti gli altri e possiamo anche usarlo come scusa per non tornare più lì dentro >>

<< Come l’hai capito? >> le chiese più triste che sorpresa << Io credevo di averlo solo immaginato >>

<< Ehi, credi di essere l’unica con un buon orecchio da queste parti? Comunque, anche io credevo di aver solo immaginato di dover odiare quel maledetto nobile e invece lui è insopportabile e il suo tempio porta sfortuna. Avrei anche scommesso una vita di schiavitù sul fatto che fosse stonato, dannazione! >>

Irmelin cercava di distrarla come sempre e di tirarle su il morale con qualche stupidaggine. Doveva cercare di calmarsi.

<< Forse abbiamo sentito male, non era poi così simile, forse… >>

Ma la sua amica interruppe le sue assurde congetture << Dalla prossima volta vieni con noi e non discuti. Solo per un po’ >>

Annuì incapace di rispondere per via della tosse e della tristezza che non voleva abbandonarla << Secondo te quanto dura? >>

<< Non ne ho idea, ma possiamo aspettare Ely sedute sul bordo di quella fontana all’ombra se non muori soffocata nel frattempo >>

Accettò la sua proposta. Irmelin chiacchierava di quanto faceva caldo in quel regno, di quanto avesse cercato ovunque un uomo che rispettasse i suoi ideali e tante altre cose. Selyan sapeva che lo faceva per cercare di distrarla da quello che era successo.

Non era giusto che si desse sempre tanta pena per lei  << Calmati, Irmy. Sto bene >>

<< Oh, non direi proprio! Vorrei chiederti come funziona la questione degli impalati al muro lì dentro, ma non credo che riusciresti a fare un discorso completo con quella accidenti di tosse. Appena arriviamo a palazzo cerchiamo qualcuno che sistemi le cose >>

<< Io spero passi prima >>

<< Mmm… ne dubito fortemente. Sei più rossa di tua sorella quando ha visto il re sedersi accanto a lei >>

Riuscì a farla ridere e tossire ancora di più.

Per sua fortuna non passò molto tempo prima che la gente cominciasse a uscire e dopo decine e decine di facce sconosciute spuntò quella di sua sorella.

<< Ely! >> chiamò Irmelin agitando le braccia in aria per farsi vedere mentre le andavano incontro.

Lei parlava con il suo re e non diede il minimo segno di averle sentite. Keira era dall’altra parte del sovrano in silenzio e con aria assassina.

<< Selyan, va tutto bene? >> chiese il re guardandola. Doveva avere ancora gli occhi lucidi e le guance arrossate a giudicare dal caldo che sentiva sul viso e dalle immagini sfuocate che vedeva.

<< Mi dispiace per essere andata via così, Vostra Altezza. Non volevo mancare di rispetto al vostro Dio, né alle vostre funzioni religiose. Credo di avere una forte allergia a qualcosa che hanno usato >>

<< Capsico. Mia madre aveva lo stesso problema, anche se più lieve. Scusate, devo andare adesso >> tagliò corto raggiungendo un paio di guardie dall’altro lato della strada e incamminandosi con loro.

<< Le trovi proprio tutte per farti vedere. Non ti vergogni? >> sibilò Keira.

<< Di stare male? >> chiese Selyan contrariata.

<< Sei ridicola >> commentò la rossa prima di girare la sua altezzosa testa e camminare lungo la strada a naso alzato come solo lei e sua zia sapevano fare.

Selyan era rimasta allibita da quella scena e non aveva ancora ripreso l’uso della parola mentre Irmelin sputava insulti a più non posso.

<< Stupida, pomposa, maledetta, idiota- >>

<< Irmy >> la fermò Elydet acida << basta, Keira ha ragione >>

Selyan e Irmelin restarono di sasso << Cosa?! >>

<< Mi ha rubato le ultime parole del Re! È un ingiusta traditrice! >> urlò contro sua sorella << Perché non siete andate via da qui?! Ero la persona più felice del mondo! Sarei tornata al palazzo con lui, accidenti! Siete due maledette impiccione guastafeste! >>

Un attimo di silenzio seguì le urla di Elydet prima che Irmelin sbuffasse divertita << Sembri Dalia >>

<< Non prendermi in giro! >> sbottò incamminandosi nervosamente verso il palazzo mentre le altre due cercavano di raggiungerla.

<< Dai, Ely! >> Implorò Irmelin al posto suo << Ti abbiamo lasciata con il Divinissimo Potentissimo accanto, dovresti ringraziarmi per aver portato via tua sorella >>

La ragazza fermò la sua marcia per girarsi a urlarle contro con tutta la sua rabbia << Ringraziarti?! Tutti ci hanno guardato per tutta la funzione e lui non si avvicinerà più a me adesso! Vi odio con tutte le mie forze! >>

<< Eravate una bella coppia >> commentò Selyan tra un attacco di tosse e l’altro.

Elydet rimase così stupita da quello che aveva detto sua sorella che, per un attimo, si fermò a guardarla a bocca aperta << Cosa… cosa hai detto? >>

Irmelin annuì << Ha ragione. Eravate una coppia perfetta. Per prima cosa, sei dell’altezza giusta per lui e poi- >>

<< Altezza? >> la interruppe Elydet  << Da quando una donna si giudica in base all’altezza? >>

<< Da quando fa coppia con il re, stupida >> la insultò la sacerdotessa del vento << Lasciami parlare: la moglie del re non può essere più alta di lui, è fuori questione. Il re non ha molte possibilità di correre questo rischio, ma- >>

<< Irmy, lui è l’altissimo! devo ricordartelo? >>

<< Se non mi lasci parlare, ti arrangi. E tu smetti di tossire una volta per tutte! >> aggiunse rivolta a Selyan che aveva anche smesso di camminare ed era di nuovo piegata in due senza fiato.

<< Proprio perché è l’altissimo >> riprese Irmelin << non può avere accanto una donna più alta e neanche alta quasi quanto lui. Ma, d’altra parte, non può neanche avere accanto una donnina minuscola e insignificante. Sua moglie sarà regina, maledizione, non può essere gracile e piccola. Una regina è… maestosa >>

Voleva assolutamente dire a tutte e due che probabilmente era il tipo di comportamento che cercava di avere Keira poco prima, ma la tosse le rese quasi impossibile parlare

<< Keira? mi hai paragonata a quella racchia? >> chiese Elydet sempre più arrabbiata.

<< Sel, devi farti vedere da qualcuno >> le disse Irmelin riprendendo a camminare tirandola per un braccio << Quella cosa ti ha dato al cervello. La racchia non ha niente di paragonabile a nessuna di noi persone normali. Hai visto come stava impalata sulla panca? Sembrava che qualcuno le avesse legato un palo alla schiena. E poi ha sempre quel maledetto naso al vento. Perché lei non si è intossicata come te? >>

La risposta arrivò da Elydet << Forse perché era troppo persa a guardare qualcuno per ricordarsi di respirare >>

<< Te ne sei accorta! >> esultò Irmelin << Ho cercato di farlo notare a tua sorella, ma non c’è stato verso e tu, nonostante la distrazione del re vicino, te ne sei accorta? Sei il mio idolo personale >>

<< Distrazione e Re non possono stare nella stessa frase, Irmy! Comunque, se ne sono accorti tutti. Era impossibile non notarlo >>

Ma per Selyan era ancora un mistero incomprensibile << Chi guardava? >>

<< Ely, secondo te, la nobile Ismene riesce a farla tornare normale? Credi che possiamo andare da lei? >>

<< Irmy, mia sorella è così da sempre, non dire stupidaggini. Non esiste nessuno sulla faccia della terra in grado di farla diventare una persona normale >>

<< Nora! >> urlò Selyan per interrompere la conversazione anche se non riuscì a dire altro.

<< Ragazze! Ecco perché non vi ho visto stamani. Tarìc mi ha detto… Selyan, stai peggio di quello che credevo >>

Si affrettò a negare scuotendo la testa.

<< Perché sei andata lì dentro? >> chiese ancora la nuova arrivata << Neith non ti ha detto di stare lontana da quel posto? Dopo la sera in cui ci siamo conosciute, non può non aver capito che sei allergica a quella pianta. Una persona per bene ti avrebbe avvertito >>

Scosse la testa di nuovo senza riuscire a parlare.

<< Per quel che ne so, le ha detto il contrario >> le rispose.

<< Quello stupido! Tieni, ho io quello che ti serve >> le disse frugando nella sua borsa <>

<< Il re? >> chiese Elydet raggiante di felicità.

Nora le passò una boccetta piena di un liquido del colore del miele prima di rispondere a sua sorella << Tu devi essere Elydet del fuoco, giusto? Ti ho vista qualche volta in giro, ma non ci siamo mai presentate >>

<< No, infatti. Loro mi hanno parlato di te, ma non abbiamo mai avuto l’occasione di presentarci di persona >>

Selyan bevve l’intruglio che le aveva gentilmente portato l’amica del re. Diversamente da quanto si aspettava, non era cattivo. Sapeva di miele e qualcosa che non riconobbe, ma ebbe effetto immediato e tornò a respirare senza problemi in pochi secondi.

<< È la seconda volta che mi salvi, Nora. Mi sdebiterò mai con te? >>

<< In realtà sono quasi io a doverti ringraziare per la soddisfazione di veder impazzire quel maledetto antipatico >>

<< Ma… perché lo insulti così ? >> chiese Elydet confusa.

Sua sorella sembrava abbattuta e Nora aveva espressione che a Selyan avrebbe sembrava paura, ma non ne capì il motivo.

<< Per una lunga serie di dispetti che mi è toccato subire >> rispose l’amica del re in tono distaccato e composto.

Lei non poteva capire Nora, ma poteva capire benissimo sua sorella: era delusa come se le avessero appena detto che il re di cui era tanto innamorata, in realtà era una persona orribile circondata da persone ancora più orribili di lui.

<< Ely, se l’uomo più fidato del re è una brutta persona, non vuol dire che lo sia per forza anche lui. Forse è solo un magnanimo sovrano che ha a cuore i propri parenti anche se scorbutici >>

Elydet si riprese in un attimo << Indubbiamente è così, Selyan. Smetti di dire ovvietà! >> la sgridò offesa per la possibilità che Nora avesse capito della sua cotta, ma rincuorata dal fatto che il re era davvero la persona stupenda che credeva.

<< Ma certo che è così! >> intervenne Nora << E poi sono io la persona di cui Tarìc si fida di più in assoluto, o non avrebbe mandato me a cercarvi >>

<< Ti ha mandato il re?! >> chiese Irmelin stupita.

<< Mi ha detto quello che le era successo e- niente scusate >>

<< Cosa!? >>  chiese Elydet prima di riuscire a fermarsi << ti ha detto che l’ho importunato per tutta la funzione? >>

<< No, mi ha detto solo che aveva notato qualcosa di strano nella vostra compagna >>

<< Keira? L’ha capito anche lui?! >> lo stupore di Irmelin era quasi palpabile proprio come il suo desiderio di sentire una delle persone importanti del palazzo che insultava la sua peggiore nemica. Doveva fermarla prima che esagerasse.

<< Cosa? >> chiese Nora.

<< Che esiste >> rispose Selyan tagliando corto e provocando la risata soddisfatta di Irmelin che la abbracciò anche urlando << È tornata normale, Nora, grazie! >>

<< Figurati >>

<< Cosa ti ha detto di quella scimmia? >> Irmelin aveva gli occhi luccicanti di quando si emozionava. Sicuramente stava sperando in un insulto coi fiocchi da parte del re per Keira.

<< Irmy, lascia stare, facciamo tardi da Dalia >>

<< Noi non andiamo da Dalia >> sbottò la sacerdotessa del vento << Ti sei scordata che stai male? Ti hanno visto il re in persona e la sua migliore amica, mi sembra che tu abbia abbastanza testimoni per startene in camera tua e aver anche bisogno di me e Ely >>

<< Mi fai passare per moribonda senza motivo >> protestò.

<< Vuoi davvero affrontare la collera di quella capra stamani? >>

<< Collera? >> chiese confusa.

<< Nora, l’effetto di quella cosa va a ondate? Possibile che sia già svanito? >> domandò Irmelin tastandole la fronte per controllare che no avesse la febbre.

<< Era solo un lenitivo per la gola sinceramente >> rispose la ragazza dubbiosa mentre guardava la boccetta vuota che aveva in mano come se si aspettasse di trovarci dentro chissà quale risposta.

<< Non hai niente per lo stato di ubriacatura che quel diamine di profumo le ha provocato? >> insistette Irmelin.

<< Non so… posso controllare >>

<< Stai tranquilla >> si intromise Elydet << Irmelin esagera sempre e mia sorella sta benissimo. È solo dannatamente tarda nei ragionamenti >>

<< Tu andresti d’accordo con quell’impiastro, lo sai? >> disse Nora ridacchiando.

<< Keira?! >> urlò Irmelin spaventata e eccitata al tempo stesso dall’aver finalmente sentito un insulto.

<< Non conosco quella ragazza, parlavo di Neith. L’ho sentito dire la stessa cosa di Selyan >>

L’eccitazione svanì dal suo viso e fu sostituita dall’aria di rimprovero con le mani sui fianchi  e gli occhi stretti che le rivolgeva ogni volta che faceva una stupidaggine  << Una settimana di lezioni e ti sei già fatta riconoscere? Non ti vergogni? >>

<< Sono bastati due giorni perché si lamentasse con Tarìc, veramente >> la corresse l’amica del re.

<< Nora, mi stai facendo vergognare come compenso per avermi aiutato di nuovo? >> le chiese Selyan.

La ragazza si scusò ridendo e disse di dover portare a termine alcune questioni importanti. Selyan aveva la netta sensazione che fosse scappata da loro e dalle loro conversazioni, ma decise di non sollevare la questione. Non era il caso di parlarne in mezzo ai corridoi del palazzo.

<< Adesso posso sapere cosa ha fatto Keira? >> chiese mentre entrava per prima nella loro stanza e andava a sedersi sul suo letto.

<< Quella capra maleducata! >> sbottò Elydet prima di cominciare a borbottare la solita solfa sul comportamento scorretto che avrebbe potuto innervosire il suo intoccabile sovrano.

<< Di sicuro adesso tutta la nobiltà sa cosa sta tramando nella sua stupida testa >> sentenziò Irmelin prima di puntare un dito in faccia a Selyan << Tu devi andare a lezione domani! Cascasse il mondo, se anche tu fossi moribonda, devi andare! E poi devi raccontarmi tutto. Guarda attentamente la sua faccia mentre la sgridano, guarda bene la ruga profonda che le viene sulla fronte ogni volta che si vergogna e anche il labbro storto del risentimento mentre la insultano. Oh Dea! Posso andare alla tua lezione al posto tuo domani? Ti prego! >>

Non poté trattenersi dal ridere all’immaginare l’impaziente Irmelin a tenere testa agli insulti continui del suo insegnante. Avrebbe scommesso qualunque cosa sul fatto che Irmy avrebbe sopportato pazientemente senza ribellarsi pur di non perdersi un rimprovero all’odiosa nipote di Dalia. Avrebbe pagato anche con la vita per vedere l’umiliazione pubblica di Keira, ne era certa.

<< Come ha fatto a non capire che doveva cedere al re la panca più avanti?! La Dea non le ha dato cervello quando è nata >> commentò decisa.

<< Sel, tu non hai capito una cosa molto più ovvia di quella che non ha capito lei. Nessuno ha pensato al posto sulle panche! >> le urlò sua sorella << Sei senza speranza! >>

<< Non sei neanche lontanamente giustificabile dopo tutto questo tempo senza averlo capito >> commentò Irmelin << È innamorata persa! Per questo non ha visto il riccone accanto a lei offrire il suo posto al re e poi guardarla sdegnato perché non aveva fatto la stessa cosa proprio lei che era sul posto più esterno della panca >>

<< Innamorata? Di chi? >> chiese sorpresa.

<< Irmy, accidenti, non dirglielo! >> urlò Elydet mettendosi in mezzo a loro << Poi non riuscirebbe a far finta di niente, lo sai! Riderebbe di continuo, il nobile Neithel si arrabbierebbe e si lamenterebbe con il Sommo! È sempre la stessa storia, Selyan non deve in nessun modo farlo innervosire più di quanto non faccia con le sue scarse doti mentali, lo capisci o no!? >>

<< Io non capisco il nesso tra le due cose >> protestò Selyan prima che Irmelin perdesse la pazienza e le spiegasse la situazione.

<< Tu non capisci mai niente! Keira è innamorata del vostro maestro! >>

<< Ma Keira si innamora del primo che passa senza problemi >> banalizzò lei senza dare importanza alla cosa <>

Le risate di Irmelin riempirono la stanza prima che Elydet le interrompesse bruscamente con una domanda secca << Perché sei scappata? >>

<< Ely, scherzi? Stavo soffocando >> le chiese sorpresa dal cambio di umore improvviso di sua sorella

<< Sappiamo tutte e tre che potevi risolvere da sola la cosa, perché sei scappata? >> insistette.

<< Non posso guarirmi da sola, lo sai >>

Ma lei non si arrese e non ammorbidì il suo tono << Perché sei scappata? >>

<< Quante volte vuoi chiederlo? >> le chiese annoiata.

<< Finché non risponderai >>

Non poteva dirle la verità, non poteva ammettere quello che aveva solo pensato in quel tempio << Non si risolveva >>

La sua bugia fece esplodere sua sorella come mai si sarebbe aspettata << Prima mi rubi le attenzioni del re e poi non vuoi rispondermi! Vado da Dalia, voi fate quello che volete, tanto non mi considerate mai! >>

Doveva calmarla, anche se non sapeva proprio come, e tentò di essere sincera con lei << Ely, aspetta. Davvero, non so perché non ci riuscivo. Ci ho provato e poi c’era altro, hai ragione, ma… era una cosa stupida e mi vergognavo ad ammetterlo >>

<< Però lei lo sa! >>

Non sapeva affrontare la gelosia di Elydet, né la situazione che si era venuta a creare. Non poteva dirle quello che era successo, non poteva dirlo a nessuno, neanche a sé stessa. Era troppo.

Fu Irmelin a salvarla << Io l’ho capito prima di lei. Se non l’avessi tirata via, non sarebbe mai uscita da quella stanza e sarebbe scoppiata a piangere accanto al re. Mi è sembrata l’unica cosa da fare >>

<< Vuoi un applauso perché hai capito mia sorella prima di me? >> la provocò Elydet per niente interessata a quello che le aveva detto.

<< Uno di loro aveva la voce simile a quella di… beh, la sua >> spiegò Irmelin.

Non c’era altro da dire. Il silenzio nella stanza indicava chiaramente che Elydet aveva capito e a lei restava solo il compito di non farsi atterrare di nuovo da quel pensiero. Non davanti a sua sorella.

<< Ma non è vero, io non l’ho sentito >> protestò Elydet.

<< Ma io lo sento ovunque >> rispose lei lottando di nuovo con le lacrime che non volevano saperne di stare al loro posto.

<< Io ho avuto la stessa impressione, ho visto che guardava il coro con gli occhi lucidi e l’ho portata via >> si giustificò Irmelin cercando di chiudere la conversazione.

<< Sel, devi trovare una soluzione, non puoi scoppiare a piangere per niente >> la sgridò la sorella senza un minimo di pietà né comprensione << Non è che per noi sia semplice la situazione, sai? Anche noi abbiamo perso la nostra casa e la nostra famiglia. Devo ricordarti di chi sono figlia? Credi che non soffra per la morte di nostro padre? Credi che non mi manchi mia madre, Selyan? Stiamo tutte male, ma tu sei l’unica che da problemi >>

<< Io non- >>

Elydet interruppe la sua protesta svogliata urlandole contro con tutta la rabbia che non aveva mai sfogato con nessuno << Sai che la metà di noi ha perso almeno un familiare in guerra!? Ti sembra che- >>

<< Ti ho detto milioni di volte che non voglio parlarne! >> le urlò interrompendola << Lasciami in pace, se non riesci a sopportarmi e pensa ai fatti tuoi! >>

<< Certo, Selyan >> sbottò Elydet prendendo di nuovo la sua borsa dal letto dove l’aveva buttata entrando << Penserò ai fatti miei. Non vuoi sentirti dire che stai sbagliando e non vuoi capire che non sei l’unica che soffre. Continua pure a cercare di avere tutte le attenzioni del mondo, così forse il re si fermerà di nuovo a compatirti. Io vado dalla Somma Sacerdotessa come una persona per bene, voi continuate pure a ritenervi superiori alle altre. Ci vediamo a pranzo >>

*****************************

-Irmelin-

 

Irmelin le fu addosso prima che la porta sbattesse e Selyan si aggrappò a lei cercando di soffocare i singhiozzi << Era solo arrabbiata per la distrazione del re, Sel, non lo pensa davvero. Calmati >>

<< Ora… diranno… tutti… >>

<< Nessuno dirà niente. Non piangere così >>

Selyan non la ascoltò. Aveva bisogno di parlare anche se non ci riusciva.

<< Cerco attenzioni anche qui… che voglio… mettermi in mostra e invece… >>

I singhiozzi si fecero ancora più disperati e non riuscì a finire la sua frase, ma Irmelin sapeva benissimo cosa voleva dire: invece non voleva altro che vivere nell’ombra in modo che nessuno si accorgesse di lei.

Come aveva potuto essere così stupida sua sorella?

E lei come aveva potuto credere che sarebbe bastato distrarla con un paese nuovo per farle dimenticare tutto? Si era illusa come una stupida.

Ora che Elydet aveva distrutto il mondo in cui Selyan si era nascosta per tutto quel tempo, i singhiozzi erano venuti fuori con tutta la loro forza.

Come avrebbe fatto a calmarla?

Lei sapeva capirla, sapeva divertirsi con lei, sapeva farla ragionare, sapeva anche distrarla, ma non sapeva calmarla. Non aveva la minima idea di come fare e si sentiva tremendamente in colpa. Forse era questo il problema.

Il suo senso di colpa per quello che aveva fatto e non le aveva ancora detto le toglieva la possibilità di trovare le parole giuste?

Forse, molto più semplicemente, non esistevano le parole giuste per lei. Cosa avrebbe mai potuto dirle per confortarla?

Non esistevano parole per quello che era successo alla sua amica.

Ma lei decise che avrebbe fatto tutto il possibile per rimediare al suo errore.

Irmelin avrebbe seppellito il suo rimorso in fondo al cuore, lì dove aveva seppellito il desiderio di dirle quello che aveva fatto. Nessuno doveva saperlo.

Avrebbe seppellito tutto dove Selyan aveva seppellito la sua felicità, e avrebbe trovato la forza di andare avanti per tutte e due. Doveva trovarla da qualche parte.

Doveva essere quello scoglio che Selyan aveva perso e rimetterla in piedi. Per il suo bene, per il bene delle loro stupide compari, per il bene di quel regno che le ospitava

e anche per alleviare un po’ il senso di colpa che le attanagliava il cuore dal maledetto giorno in cui tutto era cambiato.

La sacerdotessa del vento aveva passato notti intere a pregare la Dea del loro ordine perché le desse una risposta prima, e una soluzione dopo, ma non le aveva mai risposto. Dubitava fortemente che il Dio di quel posto sarebbe stato migliore. Perché mai avrebbe dovuto dare ascolto a una straniera di un’altra fede? Non avrebbe trovato aiuto da nessuna parte, nessuno le avrebbe dato una mano e nessuno le avrebbe dato una soluzione. Doveva risolvere le cose da sola come da sola aveva sbagliato

<< Ti giuro, Selyan, sulla mia vita e sulla mia discendenza, che andrà tutto bene qui. Non so quanto tempo ci vorrà, ma le cose si sistemeranno >>

<< No, Irmy… non è possibile… non… lui non… >>

<< Lo so, Sel. Fai lo sforzo di credermi: qui staremo bene >> le disse abbracciandola. Non era convinta neanche lei di quello che le stava promettendo, ma lo voleva con tutta sé stessa e Selyan aveva bisogno che lei apparisse sicura di quello che diceva.

<< Io starei bene solo nel- >>

<< Non dirlo, ti prego >> la interruppe. Odiava sentirle dire che avrebbe trovato la sua pace solo nel girone più basso degli inferni della loro Dea. Le avrebbe promesso qualunque cosa pur di calmarla << Ti prometto che andrà bene, credimi. Lo sento con quel nuovo, accidenti di potere >>

<< Allora sbagli e il tuo… nuovo… potere non vale niente! Sei tu che devi credere a me quando ti dico… che per me… non può esistere niente di buono al mondo… niente! Sai che non può esistere. Mi ero illusa che si fossero sbagliati tutti, mi ero illusa di poter sfuggire a quel destino maledetto, mi ero… se io fossi rimasta al mio posto… se non lo avessi mai incontrato… io non dovevo esistere, Irmy! >>

Non sapeva  assolutamente come calmare quel pianto disperato.

Cosa faceva suo lui quando stava così? Cosa le aveva detto quando era morto il povero Kerse? Aveva avuto almeno il tempo di consolarla, o la guerra aveva tolto a lei il tempo di piangere e a lui quello di consolarla? Avrebbe trovato il modo di calmarla anche dalla peggiore delle disgrazie solo sfiorandole il viso, maledizione.

Forse non doveva cercare qualcosa da dirle, doveva solo lasciare che lui parlasse con lei di nuovo, per bocca sua.

<< Sel, ti ricordi quando sei partita con tuo padre per la terraferma al nord prima che tutto avesse inizio? Sei stata via meno di due giorni interi, hai dormito fuori solo una notte, ma noi non sapevamo quando e se saresti tornata. Tua zia aveva detto che forse Kerse voleva cercare il modo di nasconderti da qualche parte laggiù e io ho parlato con Jonas quella volta. Era in condizioni orribili. Si trascinava in giro per le stanze senza la capacità di ragionare e ho provato a convincerlo a venire con me in paese per comprarti i dolci che ti piacevano tanto per quando saresti tornata, anche se in realtà volevo solo che mi desse una mano con la spesa che mi aveva ordinato di fare mia madre. Ho tirargli una scarpa per attirare la sua attenzione perché era perso nel suo mondo. Quando siamo arrivati in paese si è fermato al tempio, ha scritto qualcosa sui fogli delle preghiere e è rimasto davanti al braciere sacro finchè non l’ho minacciato di prenderlo a schiaffi se non si fosse mosso. Gli ho detto: riesci a immaginare come sarebbe stato se tuo padre non l’avesse adottata?L’ho visto sfilarsi di dosso l’arco che ti ha detto di aver perso nel bosco e bruciare anche quello, apparentemente senza motivo. Gli ho chiesto se fosse impazzito e sai cosa mi ha risposto? Che era grato alla Dea per averti messa sulla sua strada e che il suo arco era ben misera offerta per ringraziarla di ogni singolo istante che aveva potuto passare con te perché la sua vita non avrebbe avuto nessun senso senza di te accanto. Adesso, sentirti dire che vorresti non essere nata, mi sembra una terribile bestemmia nei suoi confronti. Non avevo mai visto nessuno tanto convinto di quello che diceva >>

<< E guarda cosa gli ho fatto >> protestò sconsolata.

<< L’hai reso felice, Sel. E se la Dea ha deciso di essere spietata con voi, non è certo colpa tua >>

<< E di chi? >>

Se aveva attirato la sua attenzione abbandonando la disperazione, il momentaccio stava passando. Forse doveva provare a risollevarle il morale con qualche stupidaggine prima che crollasse di nuovo

<< Io non credo che la Dea abbia un motivo per fare quello che fa. In più, sai che è Unica e Sola, quindi non ha marito. Sarà stata invidiosa di- >>

<< Irmy, stai bestemmiando! >> urlò scuotendo la testa.

Ma il pianto era finito. Non si era allontanata da lei e dal suo abbraccio, non aveva calmato la sua voce, ma i singhiozzi erano finiti. Irmelin aveva troppa poca fede nella Dea per ringraziarla e preferì ringraziare Jonas per averla fatta smettere di piangere e nominare gli inferi facendole rizzare i peli sulla nuca dalla paura.

<< Ha ragione Ely, attiro le attenzioni di tutti e ho attirato anche quella della Dea di Dalia >>

<< Non l’hai attirata tu, la Dea è donna, Sel >>

<< Smetti di bestemmiare, ti prego! Non farla arrabbiare di nuovo >>

<< Mpf! Allora che mi mandi un marito se non vuole che mi arrabbi e la insulti di nuovo >> le disse spingendola verso il lavabo perché si rinfrescasse il viso arrossato.

<< Perché non posso andare da lui? >> chiese all’improvviso gettando di nuovo Irmelin in preda al panico che non poteva permettersi di mostrarle.

Perché era sempre così maledettamente calma quando parlava di ammazzarsi?

Questa volta le sue parole l’avevano fatta tremare violentemente e ringraziò la buona sorte che aveva fatto in modo che Selyan restasse di spalle mentre parlava.

<< Perché i suicidi vanno da un’altra parte, stupida! Sarete separati in eterno se ti ammazzi >>

<< E se fosse solo una credenza popolare? >>

<< E se fosse la verità? >>

Non aveva altra possibilità che quella per convincerla che non doveva fare idiozie.

Ovvio che era una credenza popolare, lei per prima non aveva mai creduto a quella stupidaggine, ma aveva bisogno che lei ci credesse e pregò la vecchia Dea di Dalia insieme a tutti gli Dei del mondo che Selyan ci cascasse.

<< Mi manca da morire >>

<< Ci credo >>

Irmelin ebbe la netta sensazione che la sua resa non fosse arrivata per volere di quella che ormai per lei era la Dea delle disgrazie, ma poco le importava di Chi o cosa l’avesse calmata.

Questa volta era passata, ma quanto avrebbe resistito Selyan prima di crollare di nuovo?

Quanto tempo le avrebbe concesso la Dea, che ormai non sopportava più, prima di mandarle qualche altro tormento che non avrebbe potuto sopportare?

Irmelin era preoccupata come mai in vita sua. Di non capire davvero quello che le passava per la testa, di perderla di vista e di fallire miseramente nel suo tentativo di aiutarla a sopravvivere alla sua disperazione. Cominciava a pensare che non poteva più riuscirci da sola.

Dannazione! Elydet doveva svegliarsi e aiutare sua sorella!

Ma sarebbe bastata Elydet? Forse no.

La sacerdotessa del fuoco non le sembrava per niente in grado di aiutarla.

<< Secondo te possiamo uscire dal palazzo? >> le chiese Selyan guardando qualcosa fuori dalla loro finestra e interrompendo i suoi pensieri.

<< Ci è mai importato davvero di quello che potevamo o non potevamo fare? >>  le rispose aprendo la porta e aspettando che uscisse per prima.

Selyan aveva bisogno di distrazioni e lei aveva bisogno di alleati. Doveva trovare al più presto qualcuno che sapesse occupare il ruolo che Elydet non sapeva ricoprire.

Aveva troppa paura di continuare ad affrontare la situazione da sola.

<< Sel, ti avverto: ho intenzione di fare spese. Hai le tasche piene, vero? >> le chiese prima di pensare ardentemente la cosa più simile a una preghiera che la sua testa riuscisse a mettere insieme in quel momento:

Se da qualche parte esiste una Dea o un Dio con una soluzione per le mani, che ce la mandi subito se vuole che serva a qualcosa.

 

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