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Autore: Halina    25/10/2015    3 recensioni
Nymphadora Tonks viene convocata al Ministero della Magia in piena notte, dove le viene rivelato che suo cugino, Sirius Black, è evaso da Azkaban. Anche se il suo addestramento da Auror non è ancora completato, viene inserita nel gruppo di ricerca guidato da Kingsley Shacklebolt con un compito specifico, indagare su Remus Lupin. Così, due anni prima di trovarsi insieme nell'Ordine della Fenice, le strade di Dora e Remus si incrociano.
Genere: Avventura, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Famiglia Weasley, Nimphadora Tonks, Remus Lupin, Sirius Black | Coppie: Remus/Ninfadora
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
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Capitolo 16 – 24 Dicembre 1994

 
“Oh, guarda! Non è ADORABILE?”

Remus sospirò con aria rassegnata: “Nymphadora, abbiamo già comprato sei festoni, quattro luminarie, una stella cometa, due set di angioletti e cinque, e ripeto CINQUE, confezioni di palline colorate da 30 palline l’una, ovvero centocinquanta palline per UN albero… abbiamo davvero bisogno anche di un babbo natale gonfiabile a grandezza naturale con slitta e renne annesse?”

“Ma, Remus, è BELLISSIMO!” ripeté Tonks, spiaccicata contro la vetrina del negozietto come un bambino contro il vetro di una pasticceria. 

L’uomo sospirò nuovamente, spostando di mano i vari sacchetti e il guinzaglio di Snuffles per immergere le dita nella tasca dei calzoni. Ne estrasse un rotolo di banconote e le passò in rassegna per qualche istante, le sopracciglia aggrottate. Tonks vide i suoi gesti dal riflesso della vetrina e sentì una morsa allo stomaco, realizzando che Remus aveva pagato ogni cosa fino a quel momento.

Vivendo e lavorando nella comunità babbana, aveva sicuramente a disposizione più sterline che galeoni, ma Dora immaginava che la sua situazione non fosse comunque rosea. Andò a posargli una mano su un braccio con un piccolo sorriso: “Ci penso io, Remus. C’è uno sportello cambiavalute al Ministero e porto sempre un po’ di pounds con me in caso mi venga voglia di mangiare qualcosa di babbano.”

“Ma, Nymphadora …”

“Niente ma – lo interruppe lei – e niente Nymphadora, te l’ho detto!” aggiunse, mettendo il broncio.

“Ah, sì? L’ho dimenticato – commentò lui con un timido sorriso – sto diventando vecchio, sai?”

Tonks alzò gli occhi al cielo ed entrò nel negozio, facendosi strada tra la gente e gli scaffali per conquistare il suo babbo natale e poi mettersi in coda alla cassa. Quando riemerse nella strada colorata di Camden rimase per un istante imbambolata di fronte alla bellezza e alla semplicità dell’immagine che la fronteggiava: un uomo e un cane che, fianco a fianco sul marciapiede, aspettavano lei.

Remus le sorrise, quando gli fu vicino, e le tolse delicatamente il grosso sacchetto dalle mani: “Lascia, faccio io. Puoi tenere il guinzaglio?”

Annuì, mentre Remus afferrava tutte le borse: “E’ mezzogiorno passato, andiamo a mangiare qualcosa?”

Snuffles abbaiò il suo assenso e Remus rise piano: “Mi sembra un’ottima idea, possiamo girare per il Regent’s Canal e prendere qualcosa alle bancarelle.”

Esitò un istante, quindi allargò un poco il gomito. Tonks arrossì, ma infilò la mano al calduccio, nell’incavo del braccio di Remus. Snuffles tirò al guinzaglio, impaziente di giungere al cibo, e i due si avviarono fianco a fianco, immergendosi nei vicoli dei mercati di Camden Town, zigzagando tra bancarelle ed espositori fino a raggiungere la grande corte dello street food, dove si poteva trovare cibo proveniente da qualsiasi parte del mondo.

Snuffles puntò dritto oltre tutti i banchi di cibo asiatico, snobbando il riso e le verdure, per andare a fermarsi scodinzolando davanti ad un grande stand che esponeva pile di hamburger, hot-dog, salamelle, wurstel, costine e carne di ogni tipo. Poco dopo, con i loro cartocci caldi, Dora e Remus presero posto su una panchina lungo la sponda del Regent’s Canal, guardando le papere lasciarsi trasportare dalla pigra corrente e ragazzi in skateboard sfidarsi sulla ciclabile.

Finito di mangiare, Remus allungò le lunghe gambe davanti a sé, rilassandosi all’indietro e reclinando il capo verso il pallido sole; quindi, allargò le braccia sulla spalliera, dietro la schiena di Tonks. Non la stava toccando, ma la ragazza poteva percepirne la presenza e il calore. Lo sbirciò di traverso: aveva gli occhi chiusi e un’espressione serena. Snuffles rosicchiava soddisfatto un osso ai suoi piedi.

Un centimetro alla volta, cauta come mai era stata in vita sua, Dora scivolò di lato sulla panca, andando ad annullare la distanza tra il suo fianco e quello di Remus, e gli appoggiò il capo nell’incavo del collo. Trattenne il fiato. Remus aprì un occhio e spiegò le labbra sottili in un sorriso, cingendole le spalle con un braccio e appoggiando la guancia sui suoi capelli rosa acceso.

Per un istante, Tonks sentì un brivido di eccitazione scorrerle lungo la schiena, a quel contatto così agognato. Subito, però, scemò in una grande pace, fatta di chiacchiericcio in sottofondo, il quack! occasionale di qualche papera e il campanello di una bici di passaggio.      

Rimasero così per qualche tempo, in assoluto silenzio, contenti nella semplice vicinanza, nei loro respiri mescolati davanti ai visi in piccole nuvolette bianche. Quando infine il sole iniziò la sua lenta discesa verso l’orizzonte e la temperatura si fece più fredda si alzarono di comune accordo, riordinando borse e sacchetti; nuovamente, Remus prese tutti i pesi, lasciando a Dora il guinzaglio. 

Si avviarono fianco a fianco sul lungo-canale, dirigendosi verso lo zoo e Regent’s Park. Stavano attraversando un piccolo ponte quando Dora sentì Snuffles appoggiarsi alle sue gambe con tutto il peso, spingendola verso Remus. Incapace di controbilanciare, assecondò il movimento e strusciò la spalla contro quella dell’uomo. Lui ruotò il capo per guardarla, quindi spostò tutte le borse nella destra e le sfiorò le dita con la sinistra.

Automaticamente, Tonks strinse la presa sul suo palmo freddo. Subito entrambi distolsero lo sguardo, imbarazzati come due adolescenti, ma le loro dita rimasero fermamente intrecciate.  

Evitarono accuratamente di guardarsi ma, pian piano, iniziarono entrambi a rilassarsi, a farsi più vicini, ad adeguare il passo… ad abbassare la guardia. Stavano costeggiando il laghetto, e Remus si era saggiamente posto tra Dora e la placida distesa d’acqua, quando Snuffles mise in atto il suo piano.

Dora non fece nemmeno in tempo a capire cosa stesse succedendo; aveva il guinzaglio infilato al polso, molle e lungo dato che Snuffles si stava comportando in modo estremamente educato. Se la sua mente non fosse stata totalmente ottenebrata dalla vicinanza di Remus avrebbe forse realizzato che quel comportamento esemplare era vagamente sospetto… invece, fu totalmente inerme quando il grosso cane le tagliò improvvisamente la strada, infilandosi tra le gambe di Remus per poi girare attorno ad entrambi. E tirare.

Il primo a cadere fu Remus, che girò su se stesso con una buffa piroetta e un’espressione incredula sul volto per poi precipitare al suolo, atterrando su una spalla e rotolando schiena a terra. Dora gli volò scompostamente sopra, smorzandogli il fiato con il suo peso e rischiando di spaccargli il naso con una testata. Riuscì ad evitarlo per un pelo, ammortizzando il colpo puntellandosi con entrambe le mani sul suo petto.

Per un istante si fissarono esterrefatti, poi scattarono all’unisono. Dora strinse convulsamente la presa sul cappotto di Remus, e le mani di lui trovarono la sua schiena; annasparono l’uno alla ricerca delle labbra dell’altro come alla ricerca di ossigeno dopo una lunga apnea e, quando infine le trovarono, fu come se due pezzi di un puzzle a lungo dispersi fossero tornati finalmente insieme.

Dora tenne gli occhi ben chiusi, le sensazioni che le arrivavano al cervello già fin troppo vivide anche senza la vista. Le labbra di Remus erano eccezionalmente morbide, appena screpolate dal freddo, e restarono per qualche istante sulle sue, delicate, prima di schiudersi. Portò le mani dal bavero del cappotto al suo viso, accarezzandogli gli zigomi, facendo scorrere le dita lungo il collo, fino ad immergersi nei capelli. Una delle mani di Remus le teneva un fianco, l’altra era dietro la sua nuca, impedendole di sottrarsi al bacio… se mai avesse voluto farlo. Le loro gambe erano ancora immobilizzate e aggrovigliate, strette dal guinzaglio.

Nel momento in cui ebbe accesso alla bocca calda di Remus, Dora lasciò scappare un piccolo mugolio di soddisfazione e anticipazione e premette il suo intero corpo contro quello snello di lui, agognando per più contatto, non desiderando altro che potersi perdere in lui e dimenticare ogni altra cosa. Sarebbe rapidamente stata travolta dal momento se Remus non avesse mantenuto saldamente il controllo, tenendola ferma contro di sé, senza permetterle di accelerare troppo, lasciando che si godessero ogni singolo istante di quell’attimo.

Quando infine Dora tornò a rilassarsi, l’ondata di desiderio momentaneamente placata e i battiti del cuore un poco più lenti, Remus allentò la presa, le posò un ultimo bacio leggero sulle labbra gonfie e appoggiò il capo a terra, accarezzandole i capelli. Tonks nascose il viso contro il suo collo, respirando il sentore delicato della sua pelle, e per qualche istante rimasero lì immobili, adattandosi nuova famigliarità della vicinanza dei loro corpi.

Fu il freddo che infine spinse Remus a tirarsi a sedere puntellandosi su una mano, portando la ragazza con sé. Improvvisamente, il sorriso rilassato che aveva sul viso scomparve. Dora, che gli era rimasta avvinghiata addosso, avvertì la tensione nelle sue spalle e si staccò da lui, preoccupata: “Remus, c’è qualcosa che non va?”

Lui non rispose, la mascella serrata e uno sguardo di fuoco fisso su un punto dietro la spalla della ragazza. Dora si girò nel suo abbraccio e le sopracciglia le schizzarono all’attaccatura dei capelli. Subito dopo scoppiò a ridere, incapace di trattenersi.

Snuffles, che era in qualche modo riuscito a liberarsi dal guinzaglio, sedeva scodinzolante poco lontano, con una pallina colorata in bocca. Le altre cento-quarantanove palline erano sparpagliate in ogni dove in un raggio di qualche decina di metri tutto attorno, le confezioni saltate per aria quando i sacchetti si erano schiantati al suolo.

“Tu… - esalò Remus, cercando di assumere un tono minaccioso, puntando un indice contro il cane – Tu …”

Si interruppe improvvisamente, guardando in alto: grandi fiocchi di neve bianca stavano iniziando a cadere silenziosi nella sera che si scuriva. Soffocò un verso rassegnato, nascondendo il viso nella spalla di Dora, e lei rise ancora di più, abbracciandolo forte.

 
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Tonks sorrise, dando un’ultima sbirciata al suo riflesso nello specchio; aveva optato per un caschetto rosso, che si intonava perfettamente all’abitino scozzese che avrebbe indossato per la serata. Saltellò fischiettando giù dalle scale, ricordandosi appena in tempo di zittirsi nell’atrio, e scese in cucina.

Per un attimo rimase impalata sulla porta, meravigliata dal cambiamento della stanza: nel tempo che ci aveva messo per lavarsi e cambiarsi, gli uomini avevano dato una bella ripulita, e ora un gigantesco albero, adorno di striscioni, luminarie e palline in abbondanza, capeggiava su un lato della stanza. Candele profumate illuminavano l’ambiente e il babbo natale gonfiabile levitava magicamente sul soffitto, nella sua slitta trainata da renne.

Remus, seduto un poco scostato dal tavolo, appoggiò il libro che stava leggendo e le sorrise, aprendo le braccia. Dora non si fece pregare e lo raggiunse immediatamente, sedendoglisi in grembo e lasciando che lui le abbracciasse delicatamente la vita. Lo guardò un istante, trovandolo anche più bello del solito ora che era… suo.

“Sirius?” chiese, mormorandogli in un orecchio.

“Il damerino è andato a farsi bello …” rispose Remus, divertito.

“Bene” rispose lei maliziosa, per poi sfiorare il naso di lui con il proprio e chinarsi sulla sua bocca per baciarlo.

Com'era diverso da quel primo bacio di qualche ora prima! Allora, stesi sul cemento, colti alla sprovvista, si erano incontrati a metà strada; era stato sperimentale e disperato, più caotico di quanto avrebbe dovuto essere, e quindi dolce. Era stato un primo bacio da attrazione fatale, non il primo bacio romantico che si era aspettata, e Tonks li voleva entrambi.

Remus sembrava timido e incerto, così gli sfiorò appena le labbra con le sue, accarezzandogli lentamente la guancia. Lui rispose titubante al suo bacio, goffo, le mani congelate intorno alla sua vita. Chiaramente non era un esperto, e Tonks lo trovò ancora più adorabile. Approfondì un poco il bacio, costringendosi ad andarci piano, e infine gli posò un bacino sulla punta del naso, dolce e innocente.

E si rivelò una scelta saggia e con un perfetto tempismo, dato che la voce di Sirius scelse proprio quel momento per farsi sentire dalle scale, intonando sguaiatamente improbabili canti di Natale. Dora si alzò dalle ginocchia di Remus e l’uomo sorrise, aggiustandosi i capelli

Sirius comparve sulla soglia in un paio di pantaloni neri attillati e una camicia rosso fuoco. I capelli scuri erano lavati e pettinati all’indietro, il viso magro rasato, e sembrava ringiovanito di dieci anni. Impugnava la bacchetta e stava facendo levitare davanti a sé una polverosa cassa di pregiate bottiglie di vino saccheggiate dalla cantina. Depositato fieramente il suo tesoro sul tavolo, accese il grammofono con un colpo di bacchetta e prese posto a capotavola, Remus e Tonks l’uno di fronte all’altra, e la cena ebbe inizio.

La sera scivolò via, tra montagne di cibo, litri di vino e aneddoti del passato. Era ormai piuttosto tardi quando tutti e tre si accomodarono scompostamente sul tappeto davanti al grande camino, tazze di punch in mano e l’umore alle stelle.

Sirius si stese a terra, i piedi verso le fiamme e il capo posato in grembo a Tonks dopo aver rifilato un occhiolino a Remus: “Non ti spiace, vero, Moony?”

Lui si limitò a scuotere il capo con un sorriso benevolo; era a sua volta seduto a terra, con la schiena poggiata ad un vecchio divano: “Se diventa molesto picchialo, Nymphadora.”

“Oh, Remus! – esclamò Tonks alzando gli occhi al soffitto – Ti prego…”

“Non capisco perché tu ce l’abbia così tanto con Nymphadora, – la interruppe lui – è uno splendido nome! Viene dal latino, sai? Significa…”

Lei lo bloccò alzando un dito: “Alt! Frena, professore! Lo so fin troppo bene, credi davvero che mia madre non abbia cercato di giustificarsi con questa cosa almeno mezzo milione di volte negli ultimi vent’anni?”

“Beh, a me piace!” disse Remus stringendosi nelle spalle sottili.

“E a me no!” replicò lei incrociando le braccia sul petto.

“Morgana, che agonia! – intervenne Sirius con un sospiro tragico, allungando una mano per raggiungere la caraffa del punch – Accetta un consiglio da un esperto, Moony, la signora ha sempre ragione. Se il suo nome non le sta bene trovale un bel soprannome stucchevole tipo cucciola o pasticcino e risolvi il problema!”

Tonks non riuscì a trattenere uno sbuffo divertito e cercò Remus con lo sguardo, rifilandogli un’occhiata di ammonimento. Per tutta risposta, lui rise piano, alzando le mani: “Lo so, lo so… non oserei mai!”

Proprio in quel momento, con una serie di piccoli “plop”, una dozzina di pacchetti colorati apparvero ai piedi dell’albero di Natale e Sirius batté entusiasticamente le mani: “E’ mezzanotte! Buon Natale, piccioncini! – urlò tirandosi a sedere per inglobare sia Remus che Tonks in un abbraccio orsino – Vero che possiamo aiutarti a spacchettare qualcosa, baby cousin? Non apro un regalo da un decennio!”

Tonks sorrise timidamente, riconoscendo immediatamente il pacco per Remus e quello per Sirius fare capolino tra i suoi: “Potresti scoprire che qualcuno ha pensato a te… o perlomeno a Snuffles!”

Qualche giro di punch più tardi, con la carta colorata fatta a brandelli e i regali impilati precariamente in un angolo del tappeto, Sirius si alzò barcollando e lasciò la stanza con un piccolo inchino, diretto al bagno.

La voce attutita di Celestina Warbeck cantava in sottofondo dal grammofono e quel che restava del fuoco crepitava nel camino. Remus si schiarì la voce: “Grazie, davvero – disse piano, accennando verso la sciarpa e i guanti che aveva delicatamente posato sul divano alle sue spalle – Mi dispiace se non siamo stati troppo originali…”

Tonks scosse il capo con forza, giocherellando con la collanina dorata che portava al collo, ornata da un piccolo ciondolo a bocciolo, che Sirius le aveva rivelato essere un cimelio di famiglia: “Non dire idiozie, è bellissima.”

“Tutto merito di Sirius, io… io non… - si interruppe e si passò una mano sul viso, quindi si tirò in piedi lentamente e tese una mano verso di lei – Balleresti con me?”

Tonks rise piano, ma accettò di farsi tirare in piedi a sua volta: “Sai che è una pessima idea, vero? Ho due piedi sinistri già quando cammino e figurati dopo tutto il punch che…”

Si zittì immediatamente quando le labbra di Remus sfiorarono le sue e si limitò a stringerlo, mentre lui muoveva piccoli passi sul tappeto consunto. Non poteva vederlo, ma poteva quasi sentire il piccolo sorriso che sicuramente gli faceva capolino sul viso ogni volta che lei gli pestava maldestramente un piede.

Si lasciò guidare sulle note della ballata romantica e non oppose resistenza quando Remus la fece piroettare piano per poi accompagnarla in un piccolo casquè. Dalla sua precaria posizione, reclinata indietro sul braccio di Remus, Tonks mise a fuoco il viso di lui e un rametto di vischio che dondolava placido sulle loro teste.

“Buon Natale, Dora” mormorò Remus.

Il respiro le si mozzò nel petto e il cuore prese a batterle furiosamente. Solo due persone al mondo la chiamavano così: la sua … famiglia.

Tirò Remus a sé, in punta di piedi per stringersi a lui e con le dita sprofondate nei suoi capelli. Barcollarono entrambi all’indietro fino a sbattere contro il grande tavolo, i respiri confusi in un bacio frenetico. Remus sollevò Dora senza fatica, facendola sedere sul tavolo, e lei gli strinse le gambe sottili attorno ai fianchi, la corta gonna del vestito che scivolò sulle calze, arricciandosi attorno alla sua vita.

Le mani di Remus iniziarono a risalire dai fianchi lungo la sua schiena, e Tonks si spinse contro di lui…

“Per le palle di Merlino! Dovrò ricordarmi di bussare!” li interruppe la voce divertita di Sirius che, appoggiato allo stipite con le braccia conserte, sogghignava fiero di sé.


 
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Grazie, come sempre, di aver letto… spero di aver finalmente soddisfatto le aspettative di chi attendeva con trepidazione che i nostri due imbranati preferiti si dessero finalmente una mossa! Per chi invece attende il ritorno delle avventure di Tonks in campo professionale anticipo che dopo le vacanze di Natale tornerà a fare l’Auror e non solo l’adolescente ormonata XD  

Ammetto, come forse avrete capito, di amare alla follia La Carica dei 101, quando ero bambina sognavo di incontrare il principe azzurro portando il cane al parco e non ho resistito alla tentazione di far avverare il sogno almeno per Dora! Il mio personalissimo headcanon è che quando Sirius è andato a stare nella casa babbana di Remus si annoiava e gli ha ribaltato la cantina fino a quando non ha trovato un vecchio registratore e una pila di VHS e si è fatto una cultura di film babbani <3

Per chi non è famigliare con la geografia di Londra, Camden Town è una zona molto carina che ospita un agglomerato di mercatini e finisce sulle rive del Regent’s Canal che scorre verso il centro fino ad arrivare al Regent’s Park dove c’è lo zoo. J.K. ci dice che Grimmauld Place è a 20 minuti circa a piedi da King’s Cross e il fandom ha quasi unanimemente convenuto che Grimmauld Place si trovi nel quartiere di Islington che è ragionevolmente vicino a Camden a piedi. Se siete curiosi googolate tutto su maps! 

 
  
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