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Autore: PsYkO_Me    26/10/2015    2 recensioni
-Speciale Halloween!-
Questa è la storia di Sora, un ragazzino che ha sempre vissuto nella semplicità della vita di un villaggio.
Una notte però, degli occhi gialli verranno a cercarlo e da allora la vita del giovane diverrà un incubo.
(Nota: i capitoli saranno brevi).
Genere: Dark, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Sora, Vanitas
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun gioco
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Solo.
 
 
Terminò di svolgere i lavoretti per l'anziano verso il tramonto. «Perché non ti fermi a cenare con me?», gli aveva chiesto gentilmente il vicino. Quella sera il profumo di stufato avvolgeva la casa dell'uomo, tuttavia Sora rifiutò. Nonostante la cena fosse invitante, il suo stomaco rifiutava il cibo.
«Ragazzo, va tutto bene? È tutto il giorno che sei pensieroso.»
Sora non avrebbe mai voluto far preoccupare il dolce vecchio e sfoderò il migliore dei suoi sorrisi. «Continuavo a pensare a un incubo che ho avuto, nulla di che.»
Gli occhi stanchi e appesantiti dall'età dell'uomo, si fecero due piccole fessure. «Che genere di incubo?»
«Non è importante.» Si sforzò ad apparire sereno.
«Sì che lo è se continui a pensarci.» Agitò l'indice nodoso. Sora evitò di rispondere ma il vecchio non demorse: «Ti conosco bene, giovanotto. Non provare a mentirmi perché so riconoscere il tuo sorriso quando è sincero.»
Sconfortato, Sora si abbandonò su una sedia di legno che aveva costruito lui stesso qualche anno prima. Non sapeva bene da dove iniziare ma optò per ciò che lo aveva impressionato di più: «Gli occhi ambrati di un demone. Mi venivano a far visita di notte e mi seguivano nella foresta.»
Il vecchio spalancò gli occhi e boccheggiò nell'aria qualche parola incomprensibile che allarmò Sora. Che cosa stava accadendo? Sapeva qualcosa? Improvvisamente si alzò e lanciò su Sora una fiala d'acqua che era appoggiata sul camino. Preso alla sprovvista, il giovane balzò in piedi e fissò sconvolto l'uomo.
«Cosa? Ma che fai?»
Il vecchio si appoggiò al bastone senza staccare gli occhi da Sora e gli si avvicinò continuando a ripetere delle parole incomprensibili dal suono di una preghiera.
«Ti prego, mi stai spaventando.» Balbettò il ragazzo.
Il rumore del bastone che sbatteva sul pavimento del legno faceva eco al cuore di Sora. La gentilezza che aveva sempre riconosciuto in quell'uomo era svanita. Ora occhi e labbra severe lo stavano giudicando in una lingua straniera. In preda ad un nuovo terrore, arraffò il mantello e corse via sbattendo la porta dietro di sé. All'esterno, una raffica di vento lo spinse verso casa sua e Sora non ebbe nulla da obiettare. Corse verso la baracca di legno che lo aveva sempre ospitato con amore e si fiondò dentro bloccando l'entrata con il tavolo.
La testa gli scoppiava, poteva sentire le tempie pulsare. Si passò una mano tra i capelli e cercò di calmarsi ma c'era qualcosa che non andava. Cosa stava accadendo alla sua semplice vita? O era lui stesso che stava impazzendo? Un brivido di freddo gli fece abbassare lo sguardo alla maglietta. Era bagnato e se non voleva prendere un malanno, avrebbe dovuto cambiarsi alla svelta e asciugarsi. Anche i capelli erano leggermente bagnati ma a quelli avrebbe pensato dopo, davanti al fuoco. Si spogliò e andò a cercare un cambio. Sora non possedeva abiti costosi, bensì solo quelli necessari a lavorare. Afferrò una maglia di lana troppo grande per lui, se la infilò e si sistemò dinnanzi alle braci del fuoco della notte passata. Non ci volle molto per preparare un nuovo fuoco, Sora era abituato a farlo. Si sedette a terra e allungò le mani per prendere calore, poi avvicinò un poco la testa e si arruffò i capelli per asciugarli. Non passò un solo secondo senza che lui pensasse a cosa fosse appena accaduto. Di domande ne aveva tante ma di risposte nemmeno una. La tristezza lo assalì quando guardò il tavolo contro la porta: ormai non si sentiva al sicuro nemmeno in casa propria. Si alzò per prendere un altro coltello, lo ripose in un fodero, prese la coperta pesante dal letto e si sdraiò accanto al fuoco. Il calore era l'unica cosa che lo faceva sentire meglio.



_____
Note dell'Autrice.
Streghe, demoni... I piccoli villaggi tendono ad essere i più superstiziosi. 
   
 
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